GENTILI PENSANTI TRA LE NAZIONI: Eric Priebke. Il testamento di Eric Priebke: poche gocce di verità, per spazzare via un oceano di menzogne.

In questa fantastica intervista da parte di questo ufficiale nazista, Eric Priebke appunto, ci sono tante verità, specialmente quelle che smontano le false accuse nei confronti dei nazisti al processo di Norimberga, un processo oramai riconosciuto anche dagli osservatori più ingenui come fazioso e propagandistico, o più precisamente, un modulo kennedy su un’intera diversione strategica del giudaismo, parte di una più ampia simulazione giudaica, oggi nota come seconda guerra mondiale. Questo perché i gentili fanno le guerre, e gli ebrei le vincono senza combatterle. Crediamo che il maggior esperto mondiale riguardo questo tema dell’Olocausto – cioè le false accuse nei confronti dei nazisti – sia in realtà lo storico revisionista Carlos Porter, che ha scritto un libro sul tema intitolato:-“Made in Russia: The Holocaust”. Oltre a trattare questo tema, l’ultima intervista di Eric Priebke, datata luglio 2013, senza volerlo ci parla di alcune tattiche giudaiche: il giochetto dei ritornanti, l’usura, e probabilmente quello che “laquestionegiudaica” chiama insider racket, o per meglio dire insider trading di guerra. Si possono perfino scorgere tracce dei “moduli ideologici”, cioè lo strumento principale che gli ebrei utilizzano per attuare l’infiltrazione ideologica, un aspetto della sovversione ideologica che richiede il mimetismo ideologico. Il mimetismo camuffa i moduli, che così possono infiltrarsi all’interno di un’ideologia, al fine di sovvertirla per i fini del giudeo. In questo ambito i maggiori esperti sembrano monsignor Delassus e Don Curzio Nitoglia, anche se il filonazismo di quest’ultimo decisamente non ci va a genio, in quanto sembra non volersi accorgere dei moduli ideologici importati da Alfred Rosenberg nel nazionalsocialismo (Alfred Rosenberg è l’ideologo del nazionalsocialismo). Siamo convinti che uno studio comparato del Mein Kampf e del Talmud babilonese potrebbe rivelare facilmente molti marcatori giudaici,  così come uno studio analogo comparando il Talmud con Il Capitale di Karl Marx, ma per fare ciò servono storici onesti, e non ce ne sono molti in giro. Dopotutto non è stato forse Adolf Hitler (un crittoebreo) ad infettare l’ideologia della quale si faceva portavoce, con il messianismo e il razzismo biologico, tipico degli ebrei talmudici? Ma i suoi marcatori giudaici non si fermano certo qui. Curzio Nitoglia e Delassus sono i massimi esperti di sovversione ideologica, mimetismo ideologico, e moduli ideologici, proprio perché hanno visto tali aspetti del giudaismo nell’attacco sferrato da quest’ultimo, contro la religione cristiano-cattolica. La religione è dogmatica, quindi, almeno in teoria, è meno soggetta a scismi e correnti di pensiero dettate dai tempi, o per meglio dire dagli ebrei, ma quando si comincia a scorgere sempre l’ebreo – nascosto nelle diversioni strategiche da lui create – dietro quelle che lo stato Vaticano considera eresie, quando la religione si sfalda dal punto di vista dei dogmi, accettando e implementando regole/precetti che finiscono col rivelarsi l’esatto contrario dei dogmi che la definivano, quando una religione passa dall’avere tanti dogmi all’avere come unico dogma non averne nessun altro, e si fa un excursus storico di tale metamorfosi, allora è facile scorgere la sovversione ideologica del giudeo in questa trasformazione.

Quanto alla tattica giudaica del giochetto dei ritornanti, ne riparleremo per capire come i criminali ebrei cacciati dallo zar hanno sfruttato una falla normativa nell’impero zarista, re-infiltrandosi in quest’ultimo attraverso documenti falsi americani ottenuti per mimetismo anagrafico, così da potersi dedicare alla “nobile causa” del giudeo-bolscevismo, cioè torturare il popolo russo, annegarlo nel sangue, spolparlo prima, e disossarlo dopo, sfruttando la mentalità da schiavi tipica dei russi cristiano-ortodossi. Un’altra forma di giochetto dei ritornanti è l’aliyah strategica, cioè il ritorno in Israele dopo aver commesso qualche crimine, così da non poter essere estradati, ma questa, è un’altra storia. Ritornante è una traduzione letterale del termine intraducibile francese “revenant”, che sta ad indicare una persona che torna in un posto dopo una lunga assenza da quest’ultimo. Non esiste un termine italiano dal significato equivalente. L’immigrazione dei sefarditi in Israele agli albori della sua fondazione sono una forma di aliyah strategica, in forma di immigrazione strategica,  usata per sovvertire gli equilibri geopolitici della Palestina modificando i rapporti demografici all’interno di quest’ultima.

Quando citiamo questo o quel personaggio, non lo facciamo perché supportiamo qualcuno, non vi scriviamo di seguire esplicitamente Tizio o Caio, ma vogliamo semplicemente constatare che alcuni studiosi, siano essi agenti crittosionisti o meno, hanno fatto dei riferimenti interessanti inerenti il problema ebraico, e che tali riferimenti andrebbero confermati da più fonti indipendenti in maniera critica, tutto qui. Ed è di vitale importanza evitare bocconi avvelenati, in forma di citazioni false e/o errate, per impedire che gli ebrei utilizzino la tattica giudaica della demagnetizzazione generale a mezzo di un particolare, in pratica, per difendersi, possono asserire che tutto il contenuto di un sito internet antisemita – come probabilmente questo blog potrebbe essere classificato – sia in realtà falso per via di una citazione falsa. Abbiamo ribattezzato questo arrampicarsi sugli specchi, o meglio appellarsi a qualunque errore dei gentili, con l’espressione “Cherry Picking Negativo”, che portato all’estremo, potremmo chiamare anche “riduzionismo giudaico”. È per questo che cerchiamo assolutamente il contraddittorio dalle fonti ebraiche, per evitare, tra i tanti errori possibili, il bias di conferma.

L’estrapolazione mistificatoria invece, di cui hanno parlato estesamente sia Gian Pio Mattogno che Michael Hoffman, è una variante, tra le varie fallacie logiche utilizzate dagli ebrei per vincere le loro discussioni,  della metodologia dell’Argomento Fantoccio, che noi chiamiamo anche “Argument Sliding”. Ad ogni modo, il tema del problema ebraico è scottante, emergente, e vasto, e confidiamo nell’accortenza dei gentili pensanti tra le nazioni, e nella loro volontà di segnalarci eventuali contenuti da correggere, perché imprecisi e/o falsi, e noi provvederemo tempestivamente nel rimuovere o correggere tali contenuti.

Parleremo in seguito dei moduli ideologici, che ci saranno utili per riconoscere la puzza di giudaismo talmudico nelle ideologie create e/o infiltrate dagli ebrei. Gli ebrei istigano l’individualismo, anche se sono il popolo più etnocentrico del pianeta, ma al contempo sono dietro il collettivismo giudeo-bolscevico, e i risultati delle collettivizzazioni dei kolchoz in Unione Sovietica, li conosciamo. I loro testi sacri sembrano gestire a tutti i livelli la loro vita, presentando al lettore diatribe morali di ogni tipo, eppure ovunque siano andati gli ebrei, qualunque nazione abbiano infettato, il risultato è stato quello di abbassare il morale e la moralità dei gentili, portando immoralità camuffata da “libertà”. È probabile che molte di quelle che sembrano questioni demenziali nel Talmud, come ad esempio l’utilizzo di gentili del sabato per aprire le porte di casa (utilizzo di gentili come portachiavi degli ebrei), siano in realtà tattiche giudaiche in forma di allegoria:-“One gem concerns the weighty problem of the door key which the “shabbos goy,” or a Sabbath gentile, is carrying home for you so that the Jew is spared that “labor”. The Talmud rule is that you cannot move goods from one category of property to another; from private to public property or from what is neither public or private, on the Sabbath. Your doorstep is neither public nor private. The street or sidewalk outside the doorstep is public; your house inside is private. Therefore, says the Talmud, you must have the “goy” not only insert your key in the lock, but push the door in as, otherwise, if you pushed the door in with the key in it, you would be moving the key from property neither public nor private (the sill) to the inside of the house (private property)” [1].

L’insider trading di guerra, o insider racket, è una tattica giudaica volta ad effettuare una speculazione sulla valuta di un paese in guerra, sfruttando le oscillazioni degli asset strategici di una nazione durante tale evento. Per poter effettuare questa speculazione è necessaria, contestualmente, la tattica giudaica di finanziare tutte o entrambe le fazioni. Un esempio eloquente è il supporto economico dato dagli ebrei all’armata bianca durante la guerra civile in Russia contro l’armata rossa, gli ebrei hanno finanziato l’armata bianca – col supporto dell’impero britannico – fino a quando quest’ultima non doveva sferrare l’attacco finale decisivo, che avrebbe sconfitto il giudeo-bolscevismo, la prevedibile vittoria dell’armata bianca aveva influenzato i mercati, ma poi gli ebrei, dopo aver speculato sul rublo e altre risorse russe, hanno lasciato vincere il giudeo-bolscevismo (con gli inglesi che bombardavano quelli che qualche secondo prima erano i loro alleati), per ovvi motivi. “laquestionegiudaica” è della convinzione che l’insider racket sia stato utilizzato fin dalle guerre napoleoniche, e che altri esempi pratici di tale tattica giudaica siano la guerra in Jugoslavia e la guerra tra Iran e Iraq. A tali guerre si devono aggiungere tutte quelle che Roger Dommergue chiama “pseudoguerre”, cioè le simulazioni giudaiche finalizzate al racket, tra giudeo-liberismo e giudeo-bolscevismo, tra le quali è importante ricordare la pseudoguerra tra sandinisti e contras. Ma questa è un’altra storia.

Veniamo però ad Eric Priebke, autore di questa intervista e capitano delle SS, considerato il principale responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine. Vincenzo Vinciguerra ne ha parlato estesamente:-“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena eletto si è recato a far visita alle Fosse Ardeatine, a Roma, suscitando il plauso della comunità ebraica romana. Però, nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine, i tedeschi fucilarono 75 ebrei e 260 italiani, così che farne un simbolo della sola Shoah ci appare eccessivo.
Mattarella ben sa che i familiari dei caduti italiani in quell’occasione non hanno mai strumentalizzato i loro morti per farne oggetto di propaganda ideologica e politica, anzi è giusto ricordare che alcuni di loro chiesero il risarcimento non al colonnello Herbert Kappler che, in base agli ordini ricevuti, dispose la rappresaglia, bensì a Sandro Pertini, Riccardo Bauer e Giorgio Amendola che avevano organizzato l’attentato di via Rasella nel corso del quale morirono 33 militari alto-atesini del battaglione “Bozen” che, nella Capitale, svolgevano funzioni di guardia ai ministeri. Né i familiari dei caduti italiani alle Fosse Ardeatine si sono uniti al linciaggio del capitano Erich Priebke, incredibilmente indicato e condannato come il responsabile dell’eccidio benché, nel 1948, non fosse stato incluso fra gli imputati del processo a carico del colonnello Herbert Kappler, unico e solo condannato all’ergastolo perché gli altri erano solo subalterni che avevano eseguito gli ordini ricevuti. E un semplice esecutore era il capitano Erich Priebke. In nome della Shoah si è riscritta la storia di quell’episodio, si è condannato un uomo e lo si è fatto morire in Italia vietandone perfino i funerali nella Capitale, come preteso dalla comunità ebraica, che non poteva essere giudicato – e tantomeno condannato – perché il suo superiore gerarchico, il colonnello Kappler, era stato giudicato e condannato per l’uccisione di 15 ostaggi ritenuta proditoria dal Tribunale militare italiano in quanto, al momento della fucilazione, i morti tedeschi risultavano 32 e non 33. Per gli altri 320, i tedeschi avevano rispettato le convenzioni internazionali, sottoscritte da tutti i Paesi belligeranti, che prevedevano la fucilazione di 10 ostaggi per ogni militare ucciso, e non erano pertanto perseguibili. Se per compiacere la comunità ebraica e l’ambasciata israeliana, è stata stravolta la storia di un singolo episodio, è stato calpestato il diritto, imposta una sentenza di condanna emessa sulla base di reati inesistenti, abbiamo il dovere di dubitare della sincerità di politici e pennivendoli nel ricordare per tutto il mese di gennaio di ogni anno (ma non doveva essere una Giornata della memoria?) la tragedia degli ebrei nel corso della Seconda guerra mondiale” [2].

“Il presidente di “tutti gli italiani”, il presidente “partigiano” Alessandro Pertini è stato uno dei responsabili, insieme al comunista Giorgio Amendola e all’azionista Riccardo Bauer, dell’attentato di via Rasella a Roma nel marzo del 1944 e del successivo eccidio delle Fosse Ardeatine. A lui, a Bauer ed Amendola, i familiari di alcune delle vittime delle Fosse Ardeatine chiesero dinanzi al Tribunale civile il risarcimento dovuto per la fucilazione dei loro congiunti. Una verità, anche questa cancellata perché non gestibile da parte del regime attuale. Ed è sempre Alessandro Pertini ad aver impartito al partigiano Giuseppe Maronzin, il 1° maggio 1945, l’ordine perentorio di fucilare Luisa Ferida. La bellissima attrice, difatti, aveva chiesto a Maronzin “ma io perché devo morire?”, e questi non aveva saputo rispondere ed aveva deciso di risparmiarle le vita. Ma non aveva fatto i conti con Pertini per il quale non esistevano giustizia e pietà, quindi decise lui che Luisa Ferida dovesse morire. Anche questa è una storia che non si deve raccontare, come mille altre di quel periodo” [3].

Pertini si dedicò anche ad altre amenità:-“Ai familiari delle vittime della “Volante rossa”, il gruppo paramilitare del Pci che dall’estate del 1945 al gennaio del 1949 uccise a Milano un numero indeterminato di persone (almeno 11 accertate), l’eroe delle Fosse Ardeatine Alessandro Pertini non riconobbe il diritto alla parola quando, nell’autunno del 1978, concesse la grazia a Giulio Paggio, capo della “Volante rossa”, condannato all’ergastolo, da sempre latitante in Unione sovietica. Paggio rientrò in Italia, insieme a Natale Burato anch’egli condannato all’ergastolo per gli stessi delitti, senza aver mai scontato un solo giorno di carcere. Nessuno protestò. Dopo aver chiuso il capitolo dei delitti di guerra riguardanti i partigiani, con la concessione della grazia presidenziale a Francesco Moranino responsabile dell’uccisione di 5 partigiani anticomunisti e delle mogli di due di loro, anch’egli da sempre latitante, ad opera di Giuseppe Saragat, Pertini chiudeva quello relativo ai delitti del dopoguerra concedendo la grazia a Paggio e Burato” [4].

Ecco l’intervista-testamento di Eric Priebke:

“D – Sig. Priebke, anni addietro Lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?

R – Sì.

D – Cosa intende esattamente con questo?

R – Che ho scelto di essere me stesso.

D – Quindi ancora oggi Lei si sente nazista.

R – La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare.

D – Della visione del mondo di cui Lei parla fa parte anche I’antisemitismo.

R – Se le sue domande sono mirate a conoscere la verità è necessario abbandonare i luoghi comuni: criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno. In Germania sin dai primi del novecento si criticava apertamente il comportamento degli ebrei. Il fatto che gli ebrei avessero accumulato nelle loro mani un immenso potere economico e di conseguenza politico, pur rappresentando una parte in proporzione assolutamente esigua della popolazione mondiale era considerato ingiusto. È un fatto che ancora oggi, se prendiamo le mille persone più ricche e potenti del mondo, dobbiamo constatare che una notevole parte di loro sono ebrei, banchieri o azionisti di maggioranza di imprese multinazionali. In Germania poi, specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e l’ingiustizia dei trattati di Versailles, immigrazioni ebraiche dall’est europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà. In quel clima gli usurai si arricchivano e il senso di frustrazione nei confronti degli ebrei cresceva.

D – Quella che gli ebrei abbiano praticato l’usura ammessa dalla loro religione, mentre veniva proibita ai cristiani, è una vecchia storia. Cosa c’è di vero secondo lei.

R – Infatti non è certo una mia idea. Basta leggere Shakespeare o Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo. Questo non vuole assolutamente dire che gli unici usurai all’epoca fossero gli ebrei. Ho fatto mia una frase del poeta Ezra Pound: “Tra uno strozzino ebreo e uno strozzino ariano non vedo nessuna differenza”.

D – Per tutto questo Lei giustifica I’antisemitismo?

R – No, guardi, questo non significa che tra gli ebrei non ci siano persone perbene. Ripeto, antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato. Io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà, ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato. Parlo solo di diritto di critica e ne sto spiegando i motivi. E Le dirò di più: deve considerare che, per loro particolari motivi religiosi, una grossa parte di ebrei si considerava superiore a tutti gli altri esseri umani. Si immedesimava nel “Popolo Eletto da Dio” della Bibbia.

D – Anche Hitler parlava della razza ariana come superiore.

R – Si, Hitler è caduto anche lui nell’equivoco di rincorrere questa idea di superiorità. Questa è stata una delle cause di errori senza ritorno. Tenga conto comunque che un certo razzismo era la normalità in quegli anni, Non solo a livello di mentalità popolare ma anche a livello di governi e addirittura di ordinamenti giuridici. Gli Americani, dopo aver deportato le popolazioni africane ed essere stati schiavisti, continuavano ad essere razzisti, e di fatto discriminavano i neri. Le prime leggi, definite razziali di Hitler, non limitavano i diritti degli ebrei più di quanto fossero limitati quelli dei neri in diversi stati USA. Stessa cosa per le popolazioni dell’India da parte degli Inglesi ed i Francesi, che non si sono comportati molto diversamente con i così detti sudditi delle loro colonie. Non parliamo poi del trattamento subìto all’epoca dalle minoranze etniche nell’ex URSS.

D – E quindi come sono andate peggiorando in Germania le cose secondo Lei?

R – Il conflitto si è radicalizzato, è andato crescendo. Gli ebrei tedeschi, americani, inglesi e l’ebraismo mondiale da un lato, contro la Germania che stava dall’altro. Naturalmente gli ebrei tedeschi si sono venuti a trovare in una posizione sempre più difficile. La successiva decisione di promulgare leggi molto dure resero in Germania la vita veramente difficile agli ebrei. Poi nel novembre del 1938 un ebreo, un certo Grynszpan, per protesta contro la Germania, uccise in Francia un consigliere della nostra ambasciata, Ernest von Rath. Ne seguì la famosa “Notte dei cristalli”. Gruppi di dimostranti ruppero in tutto il Reich le vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei. Da allora gli ebrei furono considerati solo e soltanto come nemici. Hitler, dopo aver vinto le elezioni, li aveva in un primo tempo incoraggiati in tutti i modi a lasciare la Germania. Successivamente, nel clima di forte sospetto nei confronti degli ebrei tedeschi, causato dalla guerra e di boicottaggio e di aperto conflitto con le più importanti organizzazioni ebraiche mondiali, li rinchiuse nei lager, proprio come nemici. Certo per molte famiglie, spesso senza alcuna colpa, questo fu rovinoso.

D – La colpa quindi di ciò che gli ebrei hanno subìto secondo Lei sarebbe degli ebrei stessi?

R – La colpa è un po’ di tutte le parti. Anche degli alleati che scatenarono la seconda guerra mondiale contro la Germania, a seguito dell’invasione della Polonia, per rivendicare territori dove la forte presenza tedesca era sottoposta a continue vessazioni. Territori posti dal trattato di Versailles sotto il controllo del neonato stato polacco. Contro la Russia di Stalin e la sua invasione della restante parte della Polonia nessuno mosse un dito. Anzi a fine conflitto, ufficialmente nato per difendere proprio la indipendenza della Polonia dai tedeschi, fu regalato senza tanti complimenti tutto l’est europeo, Polonia compresa, a Stalin.

D – Quindi politica a parte Lei sposa le teorie storiche revisioniste.

R – Non capisco perfettamente cosa si intenda per revisionismo. Se parliamo del processo di Norimberga del 1945 allora posso dirle che fu una cosa incredibile, un grande palcoscenico creato apposta per disumanizzare di fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco ed i suoi capi. Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi.

D – Su quali basi afferma questo?

R – Cosa si può dire di un autonominatosi tribunale che giudica solo i crimini degli sconfitti e non quelli dei vincitori; dove il vincitore è al tempo stesso pubblica accusa, giudice e parte lesa e dove gli articoli di reato erano stati appositamente creati successivamente ai fatti contestati, proprio per condannare in modo retroattivo? Lo stesso presidente americano Kennedy ha condannato quel processo definendolo una cosa “disgustosa” in quanto “si erano violati i principi della costituzione americana per punire un avversario sconfitto”.

D – Se intende dire che Il reato di crimini contro l’umanità con cui si è condannato a Norimberga non esisteva prima che fosse contestato proprio da quel tribunale internazionale, c’è da dire in ogni caso che le accuse riguardavano fatti comunque terribili.

R – A Norimberga i tedeschi furono accusati della strage di Katyn, poi nel 1990 Gorbaciov ammise che erano stati proprio loro stessi, Russi accusatori, ad uccidere i ventimila ufficiali polacchi con un colpo alla nuca nella foresta di Katyn. Nel 1992 il presidente russo Eltsin produsse anche il documento originale contenente l’ordine firmato da Stalin. I Tedeschi furono anche accusati di aver fatto sapone con gli ebrei. Campioni di quel sapone finirono nei musei USA, in Israele e in altri paesi. Solo nel 1990 un professore della università di Gerusalemme studiò i campioni dovendo infine ammettere che si trattava di un imbroglio.

D – Sì, ma i campi di concentramento non sono una invenzione dei giudici di Norimberga.

R – In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager (in italiano sono i campi di concentramento) popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale. Nell’ultimo conflitto mondiale lo hanno fatto sia i Russi che gli USA. Questi ultimi in particolare con i cittadini americani di origine orientale.

D – In America però, nei campi di concentramento per le popolazioni di etnia giapponese non c’erano le camere a gas.

R – Come Le ho detto, a Norimberga sono state inventate una infinità di accuse, Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano. Molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera. Il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’attività di una camera a gas è invasiva nell’ambiente, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo, nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano senza che si accorgano di nulla è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul piano pratico.

D – Ma Lei quando ha sentito parlare per la prima volta del piano di sterminio degli ebrei e delle camere a gas?

R – La prima volta che ho sentito di cose simili la guerra era finita ed io mi trovavo in un campo di concentramento inglese, ero insieme a Walter Rauff. Rimanemmo entrambi allibiti. Non potevamo assolutamente credere a fatti così orribili: camere a gas per sterminare uomini, donne e bambini. Se ne parlò con il colonnello Rauff e con gli altri colleghi per giorni. Nonostante fossimo tutti SS, ognuno al nostro livello con una particolare posizione nell’apparato nazionalsocialista, mai a nessuno di noi erano giunte alle orecchie cose simili. Pensi che anni e anni dopo venni a sapere che il mio amico e superiore Walter Rauff, che aveva diviso con me anche qualche pezzo di pane duro nel campo di concentramento, veniva accusato di essere l’inventore di un fantomatico autocarro di gasazione. Cose di questo genere le può pensare solo chi non ha conosciuto Walter Rauff.

D – E tutte le testimonianze della esistenza delle camere a gas?

R – Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli Americani a Dachau. Testimonianze che si possono definire affidabili sul piano giudiziario o storico a proposito delle camere a gas non ce ne sono; a cominciare da quelle di alcuni degli ultimi comandanti e responsabili dei campi, come ad esempio quella del più noto dei comandanti di Auschwitz, Rudolf Höss. A parte le grandi contraddizioni della sua testimonianza, prima di deporre a Norimberga fu torturato e dopo la testimonianza per ordine dei Russi gli tapparono la bocca impiccandolo. Per questi testimoni, ritenuti preziosi dai vincitori, le violenze fisiche e morali in caso di mancanza di condiscendenza erano insopportabili; le minacce erano anche di rivalsa sui familiari. So per l’esperienza personale della mia prigionia e quella dei miei colleghi, come, da parte dei vincitori, venivano estorte nei campi di concentramento le confessioni ai prigionieri, i quali spesso non conoscevano nemmeno la lingua inglese. Poi il trattamento riservato ai prigionieri nei campi russi della Siberia oramai è cosa nota, si doveva firmare qualunque tipo di confessione richiesta; e basta.

D – Quindi per Lei quei milioni di morti sono una invenzione.

R – Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 ad interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina. La guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza di cure adeguate si sono risolti spesso in un disastro. Però queste tragedie dei civili, erano all’ordine del giorno non solo nei campi ma in tutta la Germania, soprattutto a causa dei bombardamenti indiscriminati delle città.

D – Quindi Lei minimizza la tragedia degli ebrei: l’Olocausto?

R – C’è poco da minimizzare: una tragedia è una tragedia. Si pone semmai un problema di verità storica. I vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Avevano raso al suolo intere città tedesche, dove non vi era un solo soldato, solo per uccidere donne bambini e vecchi e così fiaccare la volontà di combattere del loro nemico. Questa sorte è toccata ad Amburgo, Lubecca, Berlino, Dresda e tante altre città. Approfittavano della superiorità dei loro bombardieri per uccidere i civili impunemente e con folle spietatezza. Poi è toccato alla popolazione di Tokyo ed infine con le atomiche ai civili di Nagasaki e Hiroshima. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui Hollywood ha girato centinaia di film. Del resto da allora il metodo dei vincitori della seconda guerra mondiale non è molto cambiato: a sentire loro esportano la democrazia con così dette missioni di pace contro le canaglie, descrivono terroristi che si sono macchiati di atti sempre mostruosi, inenarrabili. Ma in pratica attaccano soprattutto con l’aviazione chi non si sottomette. Massacrano militari e civili che non hanno i mezzi per difendersi. Alla fine tra un intervento umanitario e l’altro nei vari paesi, mettono sulle poltrone dei governi dei burattini che assecondano i loro interessi economici e politici.

D – Ma allora certe prove inoppugnabili come filmati e fotografie dei lager, come le spiega?

R – Quei filmati sono un’ulteriore prova della falsificazione: provengono quasi tutti dal campo di Bergen-Belsen. Era un campo dove le autorità tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice lunga sulla volontà assassina dei Tedeschi. Sembra strano che in tempo di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che invece si volevano gasare. I bombardamenti alleati nel 1945 hanno lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa un’epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e morti. Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di accoglienza di Bergen-Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945, era oramai nelle mani degli alleati. Le riprese furono appositamente girate, per motivi propagandistici dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror. È spaventoso il cinismo, la mancanza di senso di umanità con cui ancora oggi si specula con quelle immagini. Proiettate per anni dagli schermi televisivi, con sottofondi musicali angoscianti, si è ingannato il pubblico associando, con spietata astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!

D – Il motivo di tutte queste mistificazioni secondo Lei sarebbe coprire i propri crimini da parte dei vincitori?

R – In un primo tempo fu cosi. Un copione uguale a Norimberga fu inventato anche dal Generale MacArthur in Giappone con il processo di Tokyo. In quel caso per impiccare si escogitarono altre storie e altri crimini. Per criminalizzare i Giapponesi che avevano subìto la bomba atomica si inventarono all’epoca persino accuse di cannibalismo.

D – Perché in un primo tempo?

R – Perché successivamente la letteratura sull’olocausto è servita soprattutto allo Stato di Israele per due motivi. Il primo è chiarito bene da uno scrittore ebreo figlio di deportati: Norman Finkelstein. Nel suo libro “l’industria dell’olocausto” spiega come questa industria abbia portato, attraverso una campagna di rivendicazioni, risarcimenti miliardari nelle casse di istituzioni ebraiche e in quelle dello Stato di Israele. Finkelstein parla di “un vero e proprio racket di estorsioni”. Per quanto riguarda il secondo punto, lo scrittore Sergio Romano, che non è certo un revisionista, spiega che dopo la “guerra del Libano” lo Stato di Israele ha capito che incrementare ed enfatizzare la drammaticità della “letteratura sull’Olocausto” gli avrebbe portato vantaggi nel suo contenzioso territoriale con gli arabi ed “una sorte di semi-immunità diplomatica”.

D – In tutto il mondo si parla dell’olocausto come sterminio; Lei ha dei dubbi o lo nega recisamente?

R – I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono inarginabili. Attraverso una sottocultura storica appositamente creata e divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le coscienze lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne la libertà di giudizio. Come Le ho detto, siamo da quasi 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, una relazione o un parere di una istituzione tedesca, un rapporto degli addetti. Nulla di nulla. Nell’assenza di documenti i giudici di Norimberga hanno dato per scontato che il progetto che si intitolava “Soluzione finale del problema ebraico” allo studio nel Reich, che vagliava le possibilità territoriali di allontanamento degli ebrei dalla Germania e successivamente dai territori occupati, compreso il possibile trasferimento in Madagascar, fosse un codice segreto di copertura che significava il loro sterminio. È assurdo! In piena guerra, quando eravamo ancora vincitori sia in Africa che in Russia, gli ebrei, che erano stati in un primo tempo semplicemente incoraggiati, vennero poi fino al 1941 spinti in tutti i modi a lasciare autonomamente la Germania. Solo dopo due anni dall’inizio della guerra cominciarono i provvedimenti restrittivi della loro libertà.

D – Ammettiamo allora che le prove di cui Lei parla vengano fuori. Parlo di un documento firmato da Hitler o da un altro gerarca. Quale sarebbe la sua posizione.

R – La mia posizione è di condanna tassativa per fatti del genere. Tutti gli atti di violenza indiscriminata contro le comunità, senza che si tenga conto delle effettive responsabilità individuali, sono inaccettabili, assolutamente da condannare. Quello che è successo agli indiani d’America, ai kulaki in Russia, agli Italiani infoibati in Istria, agli Armeni in Turchia, ai prigionieri tedeschi nei campi di concentramento americani in Germania e in Francia così come in quelli russi, i primi lasciati morire di stenti volutamente dal presidente americano Eisenhower, i secondi da Stalin. Entrambi i capi di stato non rispettarono volutamente la convenzione di Ginevra per infierire fino alla tragedia. Tutti episodi ripeto da condannare senza mezzi termini, comprese le persecuzioni fatte dai tedeschi a danno degli ebrei, che indubbiamente ci sono state. Quelle reali però, non quelle inventate per propaganda.

D – Lei ammette quindi la possibilità che queste prove, sfuggite ad una eventuale distruzione fatta dai tedeschi alla fine del conflitto, potrebbero un giorno venir fuori?

R – Le ho già detto che certi fatti vanno condannati in assoluto. Quindi se poniamo anche solo per assurdo che un domani si dovessero trovare prove su queste camere a gas, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale. Vede, in questo senso ho imparato che nella vita le sorprese possono non finire mai. In questo caso però credo di poterlo escludere con certezza perché per quasi sessanta anni i documenti tedeschi, sequestrati dai vincitori della guerra, sono stati esaminati e vagliati da centinaia e centinaia di studiosi, sicché, ciò che non è emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro. Per un altro motivo devo poi ritenerlo estremamente improbabile e le spiego il perché: a guerra già avanzata i nostri avversari avevano cominciato ad insinuare sospetti su attività omicide nei Lager. Parlo della dichiarazione interalleata del dicembre 1942, in cui si diceva genericamente di barbari crimini della Germania contro gli ebrei e si prevedeva la punizione dei colpevoli. Poi, alla fine del 1943, ho saputo che non si trattava di generica propaganda di guerra, ma addirittura i nostri nemici pensavano di fabbricare false prove su questi crimini. La prima notizia la ebbi dal mio compagno di corso, grande amico, Capitano Paul Reinicke, che passava le sue giornate a contatto con il numero due del governo tedesco, il Reichsmarschall Goering: era il suo capo scorta. L’ultima volta che lo vidi mi riferì del progetto di vere e proprie falsificazioni. Goering era furibondo per il fatto che riteneva queste mistificazioni infamanti agli occhi del mondo intero. Proprio Goering, prima di suicidarsi, contestò violentemente di fronte al tribunale di Norimberga la produzione di prove falsificate. Un altro accenno lo ebbi successivamente dal capo della polizia Ernst Kaltenbrunner, l’uomo che aveva sostituito Heydrich dopo la sua morte e che fu poi mandato alla forca a seguito del verdetto di Norimberga. Lo vidi verso la fine della guerra per riferirgli le informazioni raccolte sul tradimento del Re Vittorio Emanuele. Mi accennò che i futuri vincitori, erano già all’opera per costruire false prove di crimini di guerra ed altre efferatezze che avrebbero inventato sui lager a riprova della crudeltà tedesca. Stavano già mettendosi d’accordo sui particolari di come inscenare uno speciale giudizio per i vinti. Soprattutto però ho incontrato nell’agosto 1944 il diretto collaboratore del generale Kaltenbrunner, il capo della Gestapo, generale Heinrich Müller. Grazie a lui ero riuscito a frequentare il corso allievi ufficiali. A lui dovevo molto e lui era affezionato a me. Era venuto a Roma per risolvere un problema personale del mio comandante ten. colonnello Herbert Kappler. In quei giorni la quinta armata americana stava per sfondare a Cassino, i Russi avanzavano verso la Germania. La guerra era già inesorabilmente persa. Quella sera mi chiese di accompagnarlo in albergo. Essendoci un minimo di confidenza mi permisi di chiedergli maggiori dettagli sulla questione. Mi disse che tramite l’attività di spionaggio si aveva avuto conferma che il nemico, in attesa della vittoria finale, stava tentando di fabbricare le prove di nostri crimini per mettere in piedi un giudizio spettacolare di criminalizzazione della Germania una volta sconfitta. Aveva notizie precise ed era seriamente preoccupato. Sosteneva che di questa gente non c’era da fidarsi perché non avevano senso dell’onore né scrupoli. Allora ero giovane e non diedi il giusto peso alle sue parole ma le cose poi di fatto andarono proprio come il generale Müller mi aveva detto. Questi sono gli uomini, i gerarchi, che secondo quanto oggi si dice avrebbero dovuto pensare ed organizzare lo sterminio degli ebrei con le camere a gas! Lo considererei ridicolo se non si trattasse di fatti tragici. Per questo quando gli americani nel 2003 hanno aggredito l’Iraq con la scusa che possedeva “armi di distruzione di massa”, con tanto di falso giuramento di fronte al consiglio di sicurezza dell’ONU del Segretario di stato Powel, proprio loro che quelle armi erano stati gli unici ad usarle in guerra, io mi sono detto: niente di nuovo!

D – Lei da cittadino tedesco sa che alcune leggi in Germania, Austria, Francia, Svizzera Puniscono con il carcere chi nega I’Olocausto?

R – Si, i poteri forti mondiali le hanno imposte e tra poco le imporranno anche in Italia. L’inganno sta proprio nel far credere alla gente che chi, ad esempio, si oppone al colonialismo israeliano e al sionismo in Palestina sia antisemita; che chi si permette di criticare gli ebrei sia sempre e comunque; che chi osa chiedere le prove dell’esistenza di queste camere a gas nei campi di concentramento, è come se approvasse una idea di sterminio degli ebrei. Si tratta di una falsificazione vergognosa. Proprio queste leggi dimostrano la paura che la verità venga a galla. Ovviamente si teme che dopo la campagna propagandistica fatta di emozioni, gli storici si interroghino sulle prove, gli studiosi si rendano conto delle mistificazioni. Proprio queste leggi apriranno gli occhi a chi ancora crede nella libertà di pensiero e nella importanza della indipendenza nella ricerca storica. Certo, per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione potrebbe addirittura ancora peggiorare ma dovevo raccontare le cose come sono realmente state; il coraggio della sincerità era un dovere nei confronti del mio paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo” [5].

È vero, non possiamo verificare le confessioni che Eric Priebke ha ricevuto dai suoi superiori nazisti, ma per fare da corollario a questa intervista, possiamo ancora referenziare i riferimenti da lui fatti in merito ad altri argomenti. Ci riserviamo di trattare i film farsa di Hitchcock, la confessione (falsa) di Rudolf Hoss, e la soluzione finale TERRITORIALE al problema ebraico, in seguito. Quanto al massacro di Katyn, anch’esso merita un approfondimento a parte, possibilmente in contraddittorio.

Il fatto che ci fosse una soluzione territoriale al problema ebraico, sulla carta, non esclude che Hitler sia un agente crittosionista. Per capire il suo ruolo al servizio del giudaismo, bisogna guardare alle sue decisioni in guerra, come la campagna contro la Russia, o il “mistero di Dunkirk”, la sua collaborazione con i sionisti per portare gli ebrei in Palestina, e altri elementi che fanno da marcatori di ebraicità (tattiche giudaiche, comportamenti talmudici, e moduli ideologici), facendo capire il suo ruolo di agente crittosionista, ma questa è un’altra storia. Gli ebrei sono le spie perfette, sono agenti doppi nati, è normale che infiltratisi nell’intellighenzia di una nazione, apportino dei vantaggi, ma bisogna soppesare bene vantaggi e danni che essi apportano nelle società che infettano, per capire davvero chi sono.

Riguardo Grynszpan, è bene sapere che ha “superato” l’Olocausto, senza essere ucciso dai nazisti:-“His assassination of a German diplomat in Paris gave the Nazis the pretext for sanctioning Kristallnacht, the violent pogrom against Jews on 9 November 1938.

Herschel Grynszpan, a Polish Jew considered a controversial figure to this day, was widely believed to have perished in a concentration camp during the 1940s.

But a photograph discovered in the archives of Vienna’s Jewish Museum now appears to show that Grynszpan survived the war. The snapshot, taken in Germany in 1946, shows the then 24-year-old in a gathering of displaced persons. Its discovery effectively clears up one of the most enduring mysteries of the Nazi era.

“There is little doubt this is Herschel Grynszpan,” said Armin Fuhrer, a German historian and journalist who discovered the photograph along with Christa Prokisch, an Austrian archivist” [6].

La sua motivazione per l’omicidio, inizialmente, è stata vendicarsi per le condizioni in cui lui presumeva che i rifugiati ebrei – asserragliati al confine polacco dopo essere stati cacciati dalla Germania – vivessero:

“Grynszpan maintained he had marched into the German embassy on 7 November, 1938 and shot Ernst vom Rath five times in revenge for the thousands of Jewish refugees, including members of his own family, who had been expelled from Germany and were trapped in horrible conditions at the Polish border.

The Nazi propaganda minister, Joseph Goebbels, seized on Vom Rath’s murder as a long-awaited opportunity to unleash brutal violence against Jewish shops, businesses and synagogues, citing the Paris killing as proof of the deadly danger Jews supposedly posed.

Grynszpan’s act made him a hero for some and a traitor for others – a deep divide in opinion which still holds today.

About 100 Jews died during Kristallnacht, and 30,000 were sent to concentration camps” [7].

“Then aged 17, Grynszpan was arrested immediately after Vom Rath’s shooting and transferred to Germany after the invasion of France for questioning by the Gestapo, the Nazi secret state police.

From a Berlin detention centre he was transferred to the Sachsenhausen concentration camp near Berlin and the last official confirmation of his existence is from September 1942, which many historians have held to be the time he was likely to have been murdered by the Nazis” [8].

“A face recognition test on the photograph, taken on 3 July, 1946 in a camp for displaced persons (DPs) in Bamberg, southern Germany, returned a 95% likelihood – considered the highest possible match” [9].

“In the picture Grynszpan appears to be taking part in a demonstration of Holocaust survivors protesting British authorities’ refusal to let them emigrate to Palestine. The demonstrators are being guarded by armed US army military police standing on a lorry.

Prokisch said the photograph had been part of a set of 27 images mostly taken at DP camps which were collected by and donated to the museum by Eliezer Breuer, an emissary of Poale Agudat Israel, an organisation that prepared Jewish refugees for emigration to Palestine.

“When I first came across it I recognised him immediately. But I thought it must have been taken before the end of the war as I knew he hadn’t survived it,” Prokisch said” [10].

Grynszpan applicò – per salvarsi dalle conseguenze penali delle accuse rivoltegli – la tattica giudaica del controllo del danno, asserendo che il movente dell’omicidio di Von Rath fosse di natura passionale:

“Grynszpan never faced a courtroom over the killing. Joseph Goebbels had wanted a huge show trial at which he could be prosecuted on behalf of all Jews against whom the Nazi regime had declared war.

But, after Grynszpan switched his confession to claim the shooting had been a so-called crime of passion resulting from a relationship between him and Vom Rath, Hitler cancelled the proceedings.

Fellow prisoners of Grynszpan’s at Sachsenhausen, where it is believed he spent several years, said he had confided in them that his claims the murder had a sexual motive were untrue. He had realised the embarrassment such a defence could cause the Nazis” [11].

La cosa curiosa è che mentre Grynszpan non ha mai affrontato la giustizia nazista per il suo omicidio, quando poi un giornalista ha detto che Grynszpan sarebbe ritornato in Germania dicendo tutta la verità in cambio dell’immunità, gli è stato detto che aveva un conto in sospeso con la giustizia:-“A German journalist told a court at the start of the 1960s that Grynszpan was prepared to return to Germany and tell the truth of what had happened as long as he could be guaranteed immunity from prosecution. But prosecutors ruled out such a chance, as Grynszpan was a murder suspect and would have to be tried accordingly.

His parents, Sendel and Ryfka, who survived the Holocaust and moved to Israel in 1948, had him pronounced dead in 1960, which enabled them to draw a pension from the German state” [12].

“Prokisch said she hoped the publication of the photograph might trigger people to come forward with new information. “But we have to be prepared that we might not like the answers we get,” she said.

“It was so unusual for someone of his prominence to have survived, as very few others did, the suspicion has to be that he collaborated with the Nazis in some way”” [13].

Un altro articolo del Guardian, cerca invece di far credere ai gentili che la motivazione dell’omicidio di Von Rath, sia passionale:-“The assassination of a top German diplomat which triggered Kristallnacht, the organised Nazi pogrom against Jews across Germany, was not politically-motivated, as commonly believed, but the result of a homosexual love affair between a Nazi diplomat and a young Jewish man, according to a leading expert on the Third Reich.

Hans-Jürgen Döscher, considered Germany’s foremost authority on the events of November 9 1938 following the publication last year of his definitive history, Reichskristallnacht, has gathered scores of documents and eyewitness accounts, including the diaries of the French writer André Gide, to support the theory” [14].

“In the updated edition of Reichskristallnacht, due to be published in November, Prof Döscher claims that Vom Rath was nicknamed Mrs Ambassador and Notre Dame de Paris as a result of his homosexual antics. He and Grynszpan – a “boy with a beautiful penetrative gaze” – met in Le Boeuf sur le Toit bar, a popular haunt for gay men in the autumn of 1938 and became intimate.

Grynszpan, who was in his late teens, had been living illegally in Paris, and Prof Döscher states that 29-year-old Vom Rath agreed to use his influential position to secure official papers for his friend.

When Vom Rath went back on his word, Grynszpan reacted by storming into the German embassy on rue de Lille 78, demanding to see him, and opening fire on him with a revolver.

Grynszpan was arrested and languished in jail in France until 1940, when he was handed over to the Nazis, who planned a show trial which would be used to justify the outbreak of the second world war.

A combined report from the German foreign, justice and propaganda ministries in January 1942 declared: “The purpose of the trial should be to clarify to the German people and the world that the international community of Jews is to blame for the outbreak of this war.”

According to Prof Döscher, when Grynszpan learned of this motivation for the trial in the early 40s, he revealed the real truth to his Nazi captors. Fearing embarrassment and humiliation, they then stripped Vom Rath of his martyrdom and scrapped their plans” [15].

Questa storia, deve aver messo in grande difficoltà i gerarchi nazisti, i ministeri degli esteri, della propaganda e della giustizia, hanno cercato di dire che l’omicidio di Von Rath è uno degli elementi che possono far capire al popolo tedesco, che è a causa del popolo ebraico, se è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, ma se viene fuori una componente passionale di questo omicidio, le indagini devono essere insabbiate. Ma questa “verità” non spiega perché Grynszpan negli anni sessanta voleva tornare in Germania per dire la verità, in cambio dell’immunità (se la verità è il semplice motivo passionale dell’omicidio di Von Rath, cosa avrebbe avuto Grynszpan da aggiungere?), né spiega il comportamento della giustizia tedesca dell’epoca, che avrebbe potuto pur contrattare la verità storica con Grynszpan. Inoltre non spiega come un personaggio così potenzialmente fastidioso per il Reich non sia stato eliminato subito, visto che poteva, con la sua storia, minare la credibilità dei gerarchi nazisti. Altra cosa che non si spiega, è come sia stato possibile il silenzio della stampa su tale questione:-“Most startling are the diaries of Gide, in which the writer expresses his amazement that the scandal failed to gain public attention. Vom Rath, Gide wrote, “had an exceptionally intimate relationship with the little Jew, his murderer”.

Referring to the fact that Vom Rath was both gay and had an affair with a Jew, Gide later said: “The thought that a such highly-thought of representative of the Third Reich sinned twice according to the laws of his country is rather amusing.”

But that was not what amazed him most. “How is it that the press failed to bring this scandal into the open?” he asked” [16].

La spiegazione si trova pensando al nazionalsocialismo come ad una diversione strategica del giudaismo, la cui stampa era altamente infiltrata da crittoebrei, che in maniera etnocentrica, hanno mantenuto questo segreto di Pulcinella tra di loro, al fine di poter far entrare la Germania in una simulazione giudaica finalizzata al racket: la Seconda Guerra Mondiale. È probabile che Von Rath sia stato promosso ad un ruolo di alta responsabilità diplomatica, proprio perché omosessuale, da parte degli stessi crittoebrei nel partito nazionalsocialista, in modo da poter giocare in seguito la carta dell’omosessualità come ricatto psicologico/politico sulla componente non ebraica di suddetto partito. Per non far ammazzare Grynszpan nel campo di concentramento nel quale era rinchiuso, c’era anche bisogno di un eccesso di SS crittoebraiche intorno a lui.

In definitiva, l’omicidio del diplomatico tedesco Von Rath fu, probabilmente, un modulo kennedy. I moduli kennedy possono essere suddivisi sia in maniera funzionale (cioè in base allo scopo che si prefiggono) che strutturale (cioè in base al modus operandi con il quale vengono portati a termine). Dal punto di vista funzionale, l’omicidio di Von Rath, quello di Sergei Kirov, e quello di “tre soldati israeliani (di cui le autorità di Beirut avevano denunciato, per l’ennesima volta, lo sconfinamento) da parte di Hezbollah” [17], sono moduli kennedy “rompighiaccio” cioè servono come pretesto per rivendicazioni politiche/geopolitiche e/o operazioni militari. Dal punto di vista strutturale i primi due moduli kennedy suddetti sono classici, cioè con il solito schema per cui arriva qualcuno che si finge un povero pazzo, ti spara, e ti ammazza dichiarando di non avere particolari motivazioni, o di voler diventare famoso. L’uccisione dei tre soldati israeliani serve ad Israele per giustificare l’invasione del Libano, mentre dal punto di vista strutturale è invece un modulo kennedy “bocca di leone”, nel senso che i propri agenti, o i propri soldati, vengono letteralmente mandati a morire a loro insaputa, in missioni suicide, come parte integrante di una simulazione giudaica. L’omicidio di Von Rath è una simulazione giudaica finalizzata al racket con modulo kennedy “rompighiaccio” incorporato. Il blocco del procedimento penale a carico di Grynszpan (ebreo) da parte di Adolf Hitler (ebreo), ne è la conferma, la collaborazione coi nazisti di cui sospetta Prokisch, è proprio questa, uccidere Von Rath come pretesto per la “Notte dei cristalli” e le prime deportazioni nei campi di “sterminio” del Reich. Anche la minaccia di procedimenti penali contro di lui negli anni sessanta in Germania, rifiutando la sua richiesta di immunità, e coprendo quindi la verità sul suo conto, è una prova circostanziale del fatto che Herschel Grynszpan, sia pure diciassettenne all’epoca dei fatti, era già un agente sionista con addestramento rabbinico alle spalle. Cominciando le prime deportazioni con questo pretesto, Hitler sarebbe riuscito poi a distruggere la Germania dall’interno, condannandola a risarcire i familiari delle  “vittime” dell’Olocausto per tre generazioni, attraverso una serie di false accuse rivolte dai giudici di Norimberga ai gerarchi nazisti. Bisogna notare anche che lo schema di questo omicidio è più o meno lo stesso di quello dell’arciduca Francesco Ferdinando, omicidio che ha portato allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’episodio noto col nome di “Notte dei Cristalli”, fu causato anche da un altro omicidio politico commesso dagli ebrei: l’omicidio del leader del partito nazista svizzero Wilhelm Gustoff, da parte di David Frankfurter (ebreo). L’idea che l’omicidio politico sia un “rompighiaccio” in grado di innescare eventi su più larga scala, è una convinzione  che gli stessi ebrei dicono di avere, visto che Alexander Berkman (ebreo), Emma Goldman (ebrea), e Modest Aronstam (ebreo), hanno giustificato il loro tentato omicidio nei confronti del magnate Henry Clay Frick asserendo che era loro convinzione che tale omicidio avrebbe innescato una “rivoluzione dei lavoratori” in America. Ma questa è un’altra storia. Nell’articolo del prof. Faurisson sulle milizie ebraiche abbiamo potuto constatare che l’omicidio politico “è una pratica che non ripugna affatto gli ebrei. Si può leggere, sul soggetto, la recente opera di Nachman Ben-Yehuda, Political Assassination by Jews. A Rhetorical Device for Justice (New York, State University of New York Press, 1993, XXII+527 pagg.)”.

Sulla Repubblica di Wiemar, è bene sapere fin da subito che le delegazioni di USA e Germania, chiamate a stipulare un trattato di pace – il trattato di Versailles – erano composte quasi interamente da ebrei:

“Henry Ford’s Dearborn Independent carried this article, July 9, 1921:

“It is a most significant fact that, as in Washington, the most constant and privileged visitors to the White House were Jews, so in Berlin the only private telephone wire to the Kaiser was owned by Walter Rathenau [who later wrote the constitution of the post-war Jew-controlled Weimar “Republic”]. Not even the Crown Prince could reach the Kaiser except through the ordinary telephone connections.
“It was a family enterprise, this international campaign. Jacob Schiff swore to destroy
Russia. Paul M. Warburg was his brother-in-law; Felix Warburg was his son-in-law. Max
Warburg, of Hamburg, banker of the Bolsheviks, was thus brother-in-law to Jacob Schiff’s wife and daughter.
“Max Warburg represents the family in its native land. Max Warburg has as much to do
with the German war government as his family and financial colleagues had to do with the United States war government.
“As has been recounted in the press the world over, the brother from America and the
brother from Germany both met at Paris as government representatives in determining the peace. There were so many Jews in the German delegation that it was known by the term ‘kosher,’ also as ‘the Warburg delegation,’ and there were so many Jews in the American delegation that the delegates from the minor countries of Europe looked upon the United States as a Jewish country which through unheard-of-generosity had elected a non-Jew as its president … The Jews had several objectives in the war, and one of them was to ‘Get Russia’ … In this work Max Warburg was a factor. His bank is noted in a dispatch published by the United States government as being one whence funds were forwarded to Trotsky for use in destroying Russia. Always against Russia, not for German reasons, but for Jewish reasons, which in this particular instance coincided. Warburg and Trotsky — against Russia! While Otto Kahn, another partner in Kuhn, Loch & Co. denounced ‘pro-German propaganda,’ his partner Paul was playing the German symphony string!” [18].

Le affermazioni di Eric Priebke sulla Repubblica di Weimar, sono confermate dallo storico Arthur Bryant nel suo saggio “Unfinished Victory”, che parla del ruolo degli ebrei nel periodo di suddetta repubblica.

“The larger landowners, who had not been forced by hunger to sell during the crash, and the great industrialists and astuter financial manipulators found themselves richer than they had been before. The mortgages and prior charges on their equities had been artiicially eliminated. But the chief gainers were those who had been able to command foreign currency or credit during the inflationary period. Theirs had been the opportunity of  buying up the assets of a nation at “knock-out” prices. While others were selling, frantically and at almost any sacrifice to save themselves from starvation, they had been purchasers. Anyone who had a relation or friend abroad capable of advancing the smallest amount of foreign currency could enjoy for the easy reaping a golden harvest he had never sown. It was the Jews with their international affiliations and their hereditary flair for finance who were best able to seize such opportunities. Jakob, the small shopkeeper whose father had emigrated from Eastern Europe a generation before, had only to apply to cousin Mordechai in Poland or Czechoslovakia to receive the needful for effecting the transaction of a lifetime. By purchasing the movable assets of his neighbours for a song during the universal want of Inflation and re-selling abroad for foreign currency, he was able, before the debacle ended, to buy up enough real property in Germany to make him a rich man” [19].

Ma guardiamo più nello specifico alle chiare violazioni di numerus clausus e al clima di ingiustizia sociale che vigeva nella Repubblica di Weimar (clima durato perfino durante il nazismo):

“And since the sun does not shine often on their race, they made hay as fast as they could. They did so with such effect that, even in November 1938, after five years of anti-Semitic legislation and persecution, they still owned, according to The Times Correspondent in Berlin, something like a third of the real property in the Reich. Most of it came into their hands during the Inflation” [20].

“During the years that immediately followed the Inflation, when German trade, freed from every prior charge, was temporarily booming and when foreign money, seeking an outlet from more fortunate lands, poured in the shape of loans into the Republic, the Jews obtained a wonderful ascendancy in politics, business and the learned professions. Though there were little more than half a million of them living in the midst of a people of sixty-two millions – less, that is, than one per cent of the population – their control of the national wealth and power soon lost all relation to their numbers. In the 1924 Reichstag nearly a quarter of the Social Democratic representatives were Jews. Every post-war Ministry had its quota of them. In business, according to figures published in 1931 by a Jewsih statistician, they controlled 57 per cent of the metal trade, 22 per cent of the grain and 39 per cent of the textile. Of 98 members of the Berlin Chamber of Commerce and Industry, 50, or more than half, were Jewish, and of the 1474 of the Stock Exchange in 1930 no less than 1200. Twelve out of sixteen of the Committee of the Berlin Commodity Exchange were Jews and ten out of twelve of the Metal Exchange. The banks, including the Reichsbank and the big private banks, were practically controlled by them. So were the publishing trade, the cinema, the theatres and a large part of the Press – all the normal means, in fact, by which public opinion in a civilised country is formed. In 1931, of 29 theatres in Berlin 23 had Jewish directors. The largest newspaper combine in the country with a daily circulation of four millions was a Jewish monopoly. So virtually were the Press Departments of the Prussian administration. At one period of the Republic’s history, as Mr. Mowrer pointed out, a telephone conversation between three Jews in Ministerial Offices could effect the suspension of any newspaper in the State” [21].

“It was a power that was frequently used. In the artistic and learned professions the Jewish supremacy was as marked. Autorship in Germany almost seemed to have become a kind of Hebrew monopoly. It helps perhaps to explain the contempt for some of the greatest products of the human mind which has since so tragically prevailed in Nazi Germany. For many years the professional organisations of German writers were controlled almost entirely by Jews. In 1931, of 144 film scripts worked, 119 were written by Jews and 77 produced by them. Medicine and the Law followed the same trend: 42 per cent of the Berlin doctors in 1932 were Jews, and 48 per cent of the lawyers. So in Berlin University – by far the largest in the country – were 15 out of 44 of the teachers of Law, and 118 out of 265 of the teachers of Medicine. Every year it became harder for a Gentile to gain or keep a foot-hold in any privileged occupation. At this time it was not the Aryans who exercised racial discrimination. It was a discrimination which operated without violence. It was one exercised by a minority against a majority. There was no persecution, only elimination” [22].

La situazione della Germania dopo le trattative di Versailles, è molto simile a quella della Federazione russa, all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, anche li gli ebrei hanno violato il numerus clausus, occupando i posti più importanti all’interno della classe dirigente, e attraverso il loro comportamento tribale hanno esercitato il loro antigentilismo (razzismo verso i non ebrei), promuovendo nei ranghi delle istituzioni quasi sempre persone appartenenti alla loro tribù. Anche in Russia gli ebrei si sono dati da fare nel mercato dei metalli, ne riparleremo quando tratteremo degli oligarchi ebrei “russi” che hanno devastato la Russia diventando miliardari in meno di cinque anni dalla caduta del comunismo, primo fra tutti Boris Berezovsky, ma questa, è un’altra storia.

Altro aspetto interessante, che si può riscontrare in tutte le nazioni, è l’atteggiamento giudaico di concentrarsi nelle grandi città:

“According to the Prussian Census of 1925, 73 per cent of the Jewish population, as opposed to 30 per cent of the non-Jewish, was concentrated in towns of over 100.000 inhabitants” [23].

La sovversione ideologica, o per meglio dire la perversione morale, da parte degli ebrei, nei confronti del popolo tedesco, si evince chiaramente nelle parole di Bryant:

“They were arrogant, they were vulgar and they were vicious. The films and plays and books of that time seem to be largely concerned with the triumphs of financial crooks, criminals and prostitutes. Their prototypes in real life – possessors of fleet of cars, unlimited champagne and few recognisable standards – were to be seen in the innumerable night-clubs and vice-resorts which mocked the squalid poverty of the German capital” [24].

E anche per questo che vediamo spesso in televisione i parassiti secondari, gli afroamericani nello specifico, mentre vengono emancipati dagli ebrei e salgono alle luci della ribalta, infatti vedremo in seguito come gli ebrei (i parassiti primari) siano i maggiori finanziatori del gangsta rap al mondo, questo è ottimo per loro, perché riescono ad affidare ai parassiti secondari il compito della perversione morale nascondendosi, e condividendo con i parassiti secondari la realtà del ghetto e dell’emancipazione in seguito a una vita di povertà. In realtà però i primi istigatori del ghetto sono proprio gli ebrei, per motivi di assimilazione, e i parassiti secondari, gli afroamericani, difficilmente lasciano il ghetto per una nuova vita, anche quando ne hanno la possibilità. L’unico rapper che ha deciso di distaccarsi sinceramente da questo movimento autentico di perversione morale, è stato solo Mos Def, un amico dei gentili, che ha chiaramente denunciato questi aspetti, rappando in una sua canzone censurata:-“A tall Israeli, is runnin’ this rap shit”, un chiaro riferimento a Lyor Cohen, il padrino del gangsta rap [25].

In una nota del suo libro, Arthur Bryant specifica:-” In 1931, a year of widespread financial failure and bankruptcy, a Berlin publisher issued a Guide to Vicious Berlin in which mention was made, among more natural haunts of vice, of 160 bars, cabarets and dance-halls where the desires of sexual perverts were catered for.- Knickerbocker, Germany – Fascist or Soviet, p. 30″ [26]. “Most of them were owned and managed by Jews” [27].

Al contempo però, gli ebrei raramente approvavano certe pratiche nei bordelli, bar, cabaret, pleasure-resort etc., speculando e iperstimolando le perversioni dei gentili:-“Many of the devotees of the new morality did not confine their pleasures to natural forms of self-indulgence. The perversion which has always been a major  German failing was now exploited and stimulated by Jewish caterers who, while seldom sharing such tastes, did not hesitate to turn them to their profit. The book-stalls – for Berlin in those days was the pornographic Mecca of Europe – made no disguise of the matter. Mr. Mowrer gives a list of titles noted in the window of a Berlin book-store:

  • The Witches’ Love Kettle.
  • Eroticism in Photography.
  • Sexual Errors.
  • Flagellanism and Jesuit Confessions.
  • The Labyrint of Eroticism.
  • Sadism and Masochism.
  • The Whip in Sexuality.
  • Sappho and Lesbos.
  • The Cruel Female.
  • Massage Institutes (for adults only).
  • A magazine. The Third Sex.
  • The Venal Female.
  • Venal Love among Civilised Peoples. Places of Prostitution in Berlin” [28].

La sovversione, o per meglio dire la perversione, morale, è a tutti gli effetti una forma di sovversione ideologica, attuata dal giudeo. Essa raggiunge il suo apice con la “giudaizzazione”, un processo lento e laborioso mediante il quale i gentili, in maniera del tutto inconsapevole, si ritrovano ad attuare prescrizioni talmudiche, giustificando dei crimini che, almeno in partenza, sono ebraici. L’esempio più lampante di questi è l’aborto, che ha origini talmudiche. Per questo non c’è nessuna differenza tra il “Kultur-Bolschevismus” di cui parla Bryant e la “giudaizzazione” di cui parliamo noi,  perché se la matrice è la stessa, e in particolare gli ebrei non condividono (almeno non del tutto), quello che dicono, scrivono, e/o vendono ai gentili, allora il tentativo di sovversione ideologica da parte di quest’ultimi traspare in tutta la sua ipocrisia. Mentre Israele apporta, nella sua storia, un processo di progressivo “spostamento a destra” o in altri termini, “halakhizzazione”(cioè implementare nell’ordinamento giuridico dello stato di Israele le norme dell’halachà), le province di Israele (cioè tutte le nazioni) si “giudaizzano”. Che i gentili si trovino in vista di una rivoluzione comunista, o che siano in una simulazione di democrazia, dietro la quale si cela una giudeocrazia, il tentativo di giudaizzazione di costoro ha luogo comunque.

È interessante notare come questi atteggiamenti di perversione morale, siano utilizzati per aprire la strada al marxismo, come fa notare lo stesso Bryant:

“There were many simple Germans who believed or affected to believe that this organised orgy of vice was not solely the result of commercial opportunism exploiting post-war laxity, but was part of a planned international campaign to overthrow the existing order by undermining the traditional standards of morality. More than a century before a shrewd American observer in Paris had noted how a general prostitution of morals provided the necessary materials for the first of the great revolutions of the modern age. Like those that had preceded in the Communist revolutionary movement was aided by the moral degradation of the ancien regime, for once honour and faith are gone no cement can hold together a crumbling social system in the hour of shock. A stream of subversive books, cubist and jazz pictures and statues, discordant unharmonic music, though mingled sometimes with much that was original and fine, shook men’s belief in the values on which they had formerly based their lives” [29].

La sovversione ideologica è una tattica giudaica, e come tale deve essere presente nella letteratura rabbinica, e siccome è una tattica dei comunisti, ci deve essere anche una sezione degli scritti di Karl Marx, appositamente destinata a tale tattica, se dei passi talmudici e dei passi marxisti contenessero riferimenti abbastanza chiari alla sovversione ideologica, si avrebbe un’ulteriore prova molto convincente della teoria del marxismo come forma camuffata di giudaismo, utilizzata per ingannare i gentili, attraverso la tattica giudaica della mistificazione ideologica (camuffando i moduli ideologici di derivazione talmudica all’interno degli scritti comunisti). Noi di “laquestionegiudaica” di solito ricaviamo le tattiche giudaiche per ingegneria inversa: se un comportamento giudaico è funzionale e viene applicato dagli ebrei in tutte le nazioni, allora è una tattica giudaica.

Un ulteriore prova che per questi ebrei non si tratta semplicemente solo di affari, sta nel fatto che chi si oppone alla perversione morale, viene stigmatizzato con una campagna d’odio, alla faccia della libertà di pensiero e di espressione:

“Those who, refusing to be hypnotised, clung to older ideals, became after a time filled with an insane hatred of its protagonists” [30].

La perversione morale, può essere quindi inquadrata, in definitiva, come una particolare forma di Demoralizzazione, una delle fasi iniziali della tattica giudaica della sovversione ideologica. Dopotutto anche un ebreo giusto tra le nazioni come Roger Dommergue, ha visto nell’arte contemporanea e nel Freudismo delle forme di sovversione ideologica preparatorie per il marxismo, o se preferite, giudeo-bolscevismo. Tutte le forme di perversione morale e più in generale di sovversione ideologica preparatorie affinché i gentili accettino il marxismo, possono andare nel novero del Bolscevismo Culturale. A tale scopo segnaliamo il ruolo della Francia – evidenziato da Bryant – nel favorire i tentativi di bolscevizzazione della Germania da parte di Rosa Luxemburg (ebrea), Karl Radek (ebreo), e altri ebrei, di cui parleremo in seguito.

“”None the less”, the author of Germany puts the Clock Back tells us, “from conviction, ignorance or a desire to kill with a phrase, all the new developments of the revolution came to be known in Conservative newspapers and circles as Kultur-Bolscevismus – bolshevicised culture – and damned accordingly. The struggle against Kultur-Bolschevismus came to be a principal plank in the new National Reactionary platform” [31].

E poi le truffe enormi, alle quali è stato sottoposto il popolo tedesco durante la Repubblica di Weimar, fanno capire molto bene perché i tedeschi abbiano abbracciato con tanta facilità il nazismo, non sapendo però, che sarebbero finiti dalla padella alla brace:

“The financial scandals of that age, such as that of the four Sklarek brothers and the Barmats – all Jews – shook the confidence of the nation in the Republic and lowered the whole national standard of good faith. A Lithuanian Jew named Kutisker, who entered the country without passport or identity papers, was able, under the protection of a highly-placed police official of his own race, to get away with more than fourteen million gold marks of the public money advanced to him by the Prussian State Bank in credits for his fraudulent companies” [32].

“Government officials, parliamentary deputies, police chiefs, all took part in the profitable racket: one Republican Chancellor is alleged to have received 75.000 gold marks in a single year from a millionaire contractor who afterwards – though not till he had robbed the State of thirty-eight million marks – suffered a brief term of imprisonment” [33].

“After the triple agony of Blockade, Defeat and Inflation, commercial Germany dropped all pretence of idealism and hoisted the Jolly Roger of the financial adventurer. Duty and honour were the outworn shibboleths of a discredited past: self-interest and unashamed materialism became the fashion of the hour. Nepotism was rampant, as always happens where power passes into the hands of a class which has not yet learnt to treat privilege as a trust. So was financial pluralism” [34].

“One eminent Jewish financier, according to the Directory of Directors for 1930, held no less than 115 directorships. Fifteen others of the same favoured race shared 718 between them” [35].

Veniamo dunque alla storia del sapone fatto con i resti umani degli ebrei durante l’evento noto come “Olocausto”.

“”Historians have concluded that soap was not made from human fat. When so many people deny the Holocaust ever happened, why give them something to use against the truth?” said Shmuel Krakoski, archives director at the Yad Vashem Museum.

Israeli Holocaust historian Yehuda Bauer said there is no evidence that Nazi Germany had used corpses for soap although some Nazis did use skin to make lampshades and hair to fill mattresses” [36].

Qui viene applicata, da parte di Yehuda Bauer, la tattica giudaica del riproporre menzogne vecchie, come quella sull’utilizzo di pelle e capelli degli ebrei rispettivamente per fare lampade e riempire materassi. Si osservi anche la logica giudaica di Shmuel Krakoski, che ritroveremo come modulo ideologico nei circoli femministi infiltrati dai sionisti, secondo cui la verità sul sapone dovrebbe essere occultata perché nuocerebbe alla “verità” dell'”Olocausto”, come una falla grazie alla quale i negazionisti possono attuare il loro revisionismo. Ci ricordiamo di un esponente femminista negli Stati Uniti, che fece discorsi molto simili sul concetto di “verità”.

C’è addirittura un film che vorrebbe smontare “l’accusa del sapone”, fatta ai nazisti:

““Soaps,” a new film by director Eyal Ballas, 43, finds that the soap myth originated in World War I, when Germans were rumored to be turning bodies into the cleaning product. During World War II, SS guards would harass concentration camp members by threatening to kill them and turn them into soap.

Holocaust historian Deborah Lipstadt told The Jewish Week that “there is no proof that the Nazis made Jews into soap in a mass fashion … There were attempts, but it was never practical.”

Certain German soaps had the intitials “RIF” printed on them, which was thought to stand for “Reichs Juden Fett,” which translates to “State Jewish Fat.” The Holocaust museum in Bat Yam exhibits an RIF soap bar donated by a Holocaust survivor, but the inscription’s meaning is apparently not what we think.

Although this rumor is usually dispelled by historians, Yad Vashem’s website contains three photographs of soap burials, with one captioned, “In this grave is buried soap made from pure Jewish fat … A silent testimony to the Holocaust and the brutality of the Germans.”

According to a Haaretz article about the new film, a Yad Vashem spokesman says this is apparently a “technical and temporary manner.” Apparently the comments were an inaccuracy, and Yad Vashem has changed the picture captions for the exhibition at the museum. They are currently working to make the same changes on the website” [37].

“A survivor, Ipson said that after the war many survivors had bars of this soap that they believed contained human remains. He said one survivor who spoke at his synagogue a few years ago recalled seeing survivors burying a number of bars of soap in a cemetery in Munich.

But Peter Black, senior historian at the United States Holocaust Memorial and Museum in Washington, D.C., said questions about the soap are frequently asked by visitors and that his answer is, “It didn’t happen.”

“There is nothing we can hold our hats on that would indicate the Nazis tried this even experimentally,” he said.

Asked about the Nuremberg Trials, Black said the evidence presented there “gave the rumor some legs.” In addition to the Russian film, two British prisoners of war testified that they worked at the anatomical institute, but Black said their testimony was “inconsistent.” One of them gave the court the “recipe” that was in the institute for making the soap — and there was no mention of using human remains.

Black said he read the report of the tests conducted five years ago in Warsaw, but he noted, “The forensic work was never released.”

Regarding the initials “RIF” on the soap bars, Black said it is widely believed this stood for, “Jews rest in peace.” In fact, he said, it was the initials of the soap manufacturer, Reich Center for Industrial Fat Provisioning.

“The Nazis did a lot of things that were very ghoulish, but for some reason the shock value of the soap, of leather goods and lampshades made of human products capture the imagination,” Black said” [38].

“Black said there is no proof that such objects contain human product “and if it does, we don’t know it is from Jews. … And the difficulty is tying it back to the Nazis. There is nobody who was close enough to have seen the process. There were stories in Romania, Auschwitz and Danzig. But if you follow them to their source, there is nothing.”

Mermelstein said he would like to have the bar of soap from his uncle’s suitcase tested to see if it contains human fat” [39].

“A box of soap which, according to the Romanian Jewish community, was made from the bodies of Jews killed in the Holocaust was found yesterday in a funeral home in Magdiel (part of Hod Hasharon) in central Israel, Army Radio reported.

The box was buried under a tombstone that read “Soap of Holy People.”

Sources at Yad Vashem expressed disappointment at the radio report, calling the story a “pure invention that was given a stage by the media.”

A Yad Vashem spokeswoman said there is no proof the Nazis made soap from human bodies during the Holocaust” [40].

Ma è anche vero che un anno dopo (2006) le rivelazioni riportate da Haaretz con scetticismo, in accordo con lo stesso Yad Vashem, compare una perizia che parla di “sostanze” ottenute dal corpo umano, al fine di produrre saponi, da parte dei nazisti, a danno degli ebrei:

“Poland’s Nazi German occupiers used “substances” from the bodies of concentration camp prisoners to make soap, a study carried out by Poland’s National Remembrance Institute (IPN) to counter the arguments of negationists showed Friday.
“We have determined that, without the shadow of a doubt, soap was produced using substances obtained from human bodies at the anatomical insitute of the Medical Academy of Danzig, led by Professor Rudolf Spanner,” Paulina Szumera of the IPN told AFP.
Danzig is the German name for the Polish city of Gdansk.
“We launched our investigation to still the voices denying that this ever happened,” she said.

Evidence for Nuremberg trials

For the IPN probe, Polish scientists studied a bar of soap that was presented as evidence during the Nuremberg Nazi war crime trials after World War II, that was in the archives of the International Court of Justice in The Hague, Szumera said.
Polish television station TVN24 cited IPN investigators as saying the bodies of prisoners at the Nazi concentration camp of Stutthof, in northern Poland, and at Gdansk municipal jail were used to make the soap.
The bodies of patients at a psychiatric hospital in Gdansk were also used, the investigators told TVN24.
Several dozen kilogrammes of soap were produced by the Nazis in Gdansk and used to clean Spanner’s laboratory work surfaces, the IPN said.
Almond extract was added to the soap to give it a palatable scent” [41].

Chiaramente si tratta di un falso, come per il caso delle perizie chimiche sulle camere a gas naziste, in cui un’organizzazione, sempre in Polonia, parlò di risultati che smentivano i revisionisti, mentre poi saltò fuori un documento sulle iniziali perizie, quelle vere, che confermavano i risultati dei revisionisti, per cui furono falsate dagli sterminazionisti con una seconda perizia, quella ufficiale utilizzata per “confermare” le gasazioni degli ebrei. I casi precedenti ci suggeriscono che questa “perizia dei saponi” è un falso.

Se è per questo ci sono anche nuovi casi, di saponette che si presume siano state fatte con gli ebrei, il caso risale al 2015, ma la polizia sta ancora “indagando” per capire se i resti umani ci sono oppure no, ma se non se ne sente parlare, è perché non ci sono, oppure non hanno ancora trovato il modo di falsificare le perizie:-“Dutch police have launched an investigation into a northern Dutch trader who claims to be selling soap made by the Nazis that is made from the remains of Jews killed in the Holocaust, according to the Dutch newspaper De Telegraag.

The soap, known as “RIF soap” or popularly as Jew soap, was reportedly made during WWII by the Nazis from human remains, and was being sold online for 199 Euros.
Historian Arthur Graaf, who spoke to De Telegraag, said the seller was offering other products from the Holocaust era such as dentures, toothbrushes and glasses, which he took from the vicinity of the Westerbork concentration camp” [42].

C’è stato anche un altro caso, che stavolta implica un ebreo sefardita, o comunque residente in Spagna, il quale ha venduto sapone che si presume sia fatto con i resti degli ebrei, ma il meccanismo è sempre lo stesso, si chiede la perizia forense, e quest’ultima non si fa. Ynetnews riporta:-“Abraham Botines, 73, is the owner of a small antiques shop in Montreal, and has recently added to his list of collectibles soap made in the concentration camps in Poland.

Botines, a Spanish-born Jew, sells items from World War II, including Nazi soldiers’ former belongings. His recent decision to sell soap from the concentration camps has evoked the anger of many members of Montreal’s Jewish community.

The shop owner bought the soap, which were manufactured in 1940, from a Canadian citizen who served in the Second World War. Each bar of soap costs at around $300.

Botines says he is not selling the items to promote Nazi propaganda, but to preserve the memory of the Holocaust. He also says he did not know that the Nazis used to manufacture soap out of the fat of their Jewish victims” [43].

Gilad Atzmon (ebreo), ha scritto un articolo su questa “Soap Opera” a tutti gli effetti, che ci ha fatto davvero sbellicare dalle risate:-“Botines says he is not selling the items to promote Nazi propaganda, but to “preserve the memory of the Holocaust”. I think that this is totally reasonable. For just $300 you can have your own holocaust museum in your bath cabinet. I guess that it is just a question of time before we have the Wannsee Protocol on toilet paper available for general consumption.

Interestingly enough, representatives of the Jewish community in Montreal have requested that the police investigate the matter, and “examine whether the soap really was made from human fat”” [44].

Ci piacerebbe ad ogni modo conoscere l’opinione dei revisionisti dell’Olocausto su questa perizia del 2006 da parte del Poland’s National Remembrance Institute (IPN), perché sembra l’unica che confermi che, in casi isolati, “l’accusa del sapone” fatta ai nazisti, sia vera. Riteniamo che la perizia sia un falso perché casi precedenti confermano che “l’accusa del sapone” è falsa, ed è difficile che in qualche campo isolato si sia adoperata questa pratica, anche perché sembra già abbastanza inutile dal punto di vista razionale. Inoltre gli ebrei hanno confermato la loro tendenza a mentire anche per quanto riguarda le perizie sulle camere a gas. La reiterata richiesta, di perizie chimiche su questi saponi, che puntualmente non vengono analizzati, è un’altra prova circostanziale che la perizia del 2006 è falsa. Anche l’illazione per la quale sono stati i tedeschi ad inventare questo mito, minacciando gli internati di usarli come saponette, è una forma di proiezione giudaica di questa falsa accusa, come abbiamo visto sopra e come fa notare anche Mark Weber:-“Camp inmates “were prepared to believe any horror stories about their persecutors,” Bauer said. At the same time, though, he had the chutzpah to blame the legend on “the Nazis”” [45].

In foto: a sinistra Herschel Grynszpan (ebreo), “laquestionegiudaica” ritiene che Grynszpan sia un agente sionista, utilizzato con un modulo kennedy “rompighiaccio” in una simulazione giudaica, in altre parole ha ucciso il diplomatico Ernst Von Rath come provocazione, affinché Goebbels potesse dire che tale omicidio è una prova della pericolosità degli ebrei e che sono stati gli ebrei a volere lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In alto a destra: Herschel Grynszpan in una foto scattata il 3 luglio 1946 a Bamberg, nel sud della Germania, in un campo per sfollati, e conservata negli archivi del museo ebraico di Vienna. Un test di riconoscimento facciale eseguito sulla foto ha riportato il 95% di compatibilità con il suddetto agente sionista. Herschel Grynszpan è stato riconosciuto a prima vista in questa foto sia da Armin Fuhrer – una storica tedesca e una giornalista che ha scoperto tale foto – che da Christa Prokisch, un’archivista austriaca. In basso a destra: Walter Rathenau (ebreo), ha scritto la Costituzione della Repubblica tedesca di Weimar, probabilmente nella Costituzione sono nascoste varie clausole che hanno permesso le speculazioni e le truffe che gli ebrei hanno prepetrato in seguito in tale Repubblica. Walther Rathenau aveva anche accesso a tutte le telefonate dirette al Kaiser, o per meglio dire “Ersatzkaiser”, sostituto imperatore, della Repubblica di Weimar. È stato in seguito eliminato, probabilmente con modulo kennedy.

bernard_baruch

In foto: Bernard Baruch (ebreo), assieme ad una delegazione di 117 ebrei ha accompagnato il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson alla conferenza “di pace” di Versailles nel 1919. Il trattato di Versailles annullò i guadagni territoriali dei tedeschi a danno della Russia, nonostante ufficialmente i banchieri ebrei “tedeschi” avessero finanziato il giudeo-bolscevismo con la scusa di poter aprire un fronte interno alla Russia per poterla sconfiggere, durante la Prima Simulazione Mondiale. Il popolo tedesco si ritrova così il danno di perdere tutti i territori conquistati con gli accordi di Brest-Litovsk, e la beffa di aver concesso l’intera Russia ai giudeo-bolscevichi, e anche l’ulteriore beffa di vedere di lì a poco Rosa Luxemburg (ebrea), e Karl Radek (ebreo) fomentare il giudeo-bolscevismo in Germania (con l’aiuto della Francia), proprio quello che parte dei funzionari non-ebrei tedeschi volevano portare in Russia per i propri scopi politici. I trattati di Versailles disarmano la polizia e l’esercito, così i giudeo-bolscevichi possono praticare subito dopo il loro sport preferito: il genocidio, stavolta sul popolo tedesco. Tutto ciò si evince chiaramente leggendo “Unfinished Victory” di Arthur Bryant. Questa serie di episodi in Germania sono passati alla storia con la famosa espressione “stab in the back” (“pugnalata alle spalle”), indicando con ciò il tradimento che gli ebrei avevano inflitto alla Germania. I tedeschi subirono il danno (della perdita dei territori) e la doppia beffa (della collusione nell’esportazione del giudeo-bolscevismo in Russia e in casa propria), o come si dice a Napoli “pacco doppio pacco e contropaccotto”. E ci stiamo ancora chiedendo come mai il popolo tedesco scelse il nazional-socialismo, passando così dalla padella alla brace?

In foto (da sinistra verso destra): David Frankfurter (ebreo), ha ucciso con colpi d’arma da fuoco il leader del partito nazista svizzero, Wilhelm Gustoff, nel 1936, a Davos, in Svizzera. Alexander Berkman (ebreo), Emma Goldman (ebrea), Modest Aronstam (ebreo), anarchici che hanno provato ad uccidere il magnate Henry Clay Frick.

ARTICOLO IN FASE DI COMPLETAMENTO.

Fonti:

[1] Elizabeth Dilling, The Jewish Religion: Its Influence Today, pp. 62-63. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[2] Vincenzo Vinciguerra, Il mese del pianto, Opera, 25 gennaio 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/173232528277/il-mese-del-pianto

[3] V. Vinciguerra, Rispetto per i caduti, Opera, 19 settembre 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/166473234422/rispetto-per-i-caduti

[4] V. Vinciguerra, Il passato che non può passare, Opera, 12 ottobre 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/167337567132/il-passato-che-non-pu%C3%B2-passare

[5] Intervista al capitano delle SS Eric Priebke, luglio 2013, disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/109

[6] http://www.theguardian.com/world/2016/dec/18/herschel-grynszpan-photo-mystery-jewish-assassin-kristallnacht-pogrom

[7] Idem.

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] Idem.

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] Idem.

[14] http://www.theguardian.com/world/2001/oct/31/humanities.research

[15] Idem.

[16] Idem.

[17] Giacomo Gabellini, Israele, p. 165.

[18] E. Dilling, op. cit., pp. 136-137. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

Woodrow Wilson who was then President of the United States had as his right hand the banker Simon Wolff; his left was guided by Judge Brandeis, a Zionist. As far back as 1904 Jacob Schiff had financed the Japanese war against anti-semitic Russia and had liberally provided the Russian prisoners of war with revolutionary propaganda. Wilson’s best friend was Bernard Baruch, who, heading another batch of 117 Jews, accompanied Wilson on his trip to the “peace” conference at Versailles“. Cfr. Eckart Dietrich, Russia’s Gravediggers.

[19] Arthur Bryant, Unfinished Victory, vol. 1, pp. 136-137.

[20] A. Bryant, op. cit., p. 137.

[21] Ibid., pp. 139-140. Cfr. Edgar Ansel Mowrer, Germany puts the clock back, p. 177.

[22] Ibid., pp. 140-141.

[23] Ibid., p. 142n.

[24] Ibid., p. 144.

[25] “The rapper’s record label, Geffen Records, and his publicist did not respond to requests for comment by press time. However, after an earlier version of this article appeared, Jim Merlis, head of publicity for Geffen Records, sent a statement to the Forward. He said that the album was initially shipped with “The Rape Over” on it, but that the company realized shortly before the album’s release date that a musical sample on the song by the band The Doors had not been cleared. He said that an alternate version of the album, minus “The Rape Over,” was printed, but that then days later the company was able to clear the sample. However, he added, “there was such demand for the New Danger album that we had to ship additional units to retail to cover the outstanding orders.” He said that 50,000 copies of the album without the song were shipped, out of 440,000 copies shipped domestically so far.

“The Rape Over was never removed from the album for any reason other than the clearance of the sample,” he said. “Geffen has no plans to ship any other version of the album.”

Mos Def, admired by his fans for what many consider his socially conscious lyrics, appears to suggest in the song that rappers are glamorizing ridiculous and violent behavior — goaded on by greed, drugs and their corporate bosses. He complains variously that the rap industry is run by “old white men,” “quasi-homosexuals,” and “corporate forces,” and that “Some tall Israeli is runnin’ this rap s—t.” Although the song does not name the “tall Israeli,” it is widely viewed as a shot at Warner Music Group executive Lyor Cohen. Cohen did not return a call placed at Warner Music Group seeking comment.

Read more: https://forward.com/culture/3977/rap-album-loses-a-controversial-song/

[26] Arthur Bryant, Unfinished Victory, p. 146n.

[27] Ibidem, p. 145.

[28] Ibid., p. 146.

[29] Ibid., p. 147.

[30] Ibid., p. 148.

[31] Ibid., pp. 148-149.

[32] Ibid., pp. 150-151.

[33] Ibid., p. 152.

[34] Ibid.

[35] Ibid. Cfr. Vernon Bartlett, Nazi Germany Explained, p. 112.

[36] http://articles.latimes.com/1990-04-24/news/mn-438_1_nazi-soap

[37] https://www.jta.org/2013/06/06/arts-entertainment/israeli-director-dismantles-nazi-jewish-soap-myth

[38] http://jewishweek.timesofisrael.com/holocaust-era-soap-find-raises-new-questions/

[39] Idem.

[40] https://www.haaretz.com/1.4743238

[41] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3313120,00.html

[42] https://www.jpost.com/Diaspora/Report-Man-selling-Nazi-made-soap-made-of-Jewish-Holocaust-victims-393030

[43] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3869063,00.html

[44] http://www.gilad.co.uk/writings/soap-opera-by-gilad-atzmon.html

[45] http://www.ihr.org/leaflets/soap.shtml

Cfr. https://www.jewishvirtuallibrary.org/the-soap-allegations “Professor Bauer believes that the Nazis “used [soap threats] as a form of additional sadism, in words this time, on their Jewish victims”. “From a letter from Bauer to the editor of The Jewish Standard, dated January 9, 1991” (“Da una lettera di Bauer all’editore del The Jewish Standard, datata 9 gennaio, 1991”).

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

Autore: laquestionegiudaica

Un gentile che risvegliatosi dalle simulazioni giudaiche e smettendo così di essere una pecora matta, ha deciso di non rimanere in silenzio di fronte al problema ebraico (il problema più grande di tutti i tempi per l'umanità e il mondo intero), al fine di risvegliare altri gentili e di non assumersi la responsabilità civile morale e storica del sovvertimento delle nazioni dei cuori e delle menti dei gentili, oltre che per proporre un dibattito in contraddittorio sul problema ebraico e un compromesso pacifico per risolvere in maniera definitiva suddetto problema.

1 commento su “GENTILI PENSANTI TRA LE NAZIONI: Eric Priebke. Il testamento di Eric Priebke: poche gocce di verità, per spazzare via un oceano di menzogne.”

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