TEOLOGIA NATURALE: Esegesi dell’invettiva antigiudaica universale di Gesù Cristo: cose che gli autori greco-romani non potevano sapere, e profezie difficili da indovinare. Svelato il contributo dei marcatori di ebraicità alla storicità di Gesù Cristo.

INTRODUZIONE

Conoscevamo già l’invettiva antifarisaica di Gesù Cristo, contenuta nel Vangelo di Matteo, ma prima di conoscere il problema ebraico, credevamo, erroneamente, che tale invettiva si rivolgesse soltanto ai farisei. In realtà si rivolge in parte ai farisei come singola fazione religiosa nella provincia romana di Giudea, e in parte si rivolge al popolo ebraico nella sua interezza. Un’analisi dettagliata di questa invettiva ci mostra, all’interno di questa, sia i marcatori di ebraicità scoperti da “laquestionegiudaica”, sia le caratteristiche salienti del popolo ebraico, cioè caratteristiche del popolo ebraico che rimangono immutate in tutte le epoche e nazioni, perché la questione giudaica, come sottolineato più volte, è universale.

Ora “l’ipotesi razionale” sull’origine delle religioni, ci dice che fondamentalmente le religioni monoteiste (cioè quelle abramitiche, ovvero islam, cristianesimo e giudaismo), derivano dal paganesimo, perché sembrano sempre rinvenirsi, nei testi sacri di tali religioni, influssi pagani. Secondo questa teoria le religioni monoteiste sarebbero un’invenzione per tenere più uniti gli imperi. In particolare, secondo l’autore Abelard Reuchlin (ebreo), il cristianesimo sarebbe un’invenzione dei Romani per allontanare gli ebrei dal giudaismo e tenere sotto un migliore controllo la provincia di Giudea. In questa ipotesi, autori greco-romani avrebbero inventato il Nuovo Testamento e la figura di Paolo l’Apostolo, nonché quella di Gesù Cristo, facendogli “realizzare” alcune profezie contenute nel Vecchio Testamento, ma questa è un’altra storia. In realtà, per quanto riguarda il cristianesimo, gli influssi pagani, assimilabili a forme di gnosi spuria, non sono rinvenibili né nel Vecchio né nel Nuovo Testamento.

Il massimo che si è riusciti a trovare sono “spunti gnostici”, ai quali accenna uno tra i più grandi esperti al mondo di gnosi spuria, cioè Don Ennio Innocenti, nella sua opera fondamentale, “La Gnosi Spuria” [1]. Altro esperto di gnosi spuria è Luigi Copertino, che fa notare, insieme a Don Ennio Innocenti, come il Vecchio Testamento, ben più antico del Talmud Babilonese, sia rimasto pressoché immune dalla gnosi spuria. Innocenti afferma infatti:-“«Quando il popolo israelitico si sistemò – con lamentevoli compromessi locali – nell’inquinatissima regione oltre il Giordano (occupata da popoli dominatori di origine nordica), esso era già gravemente inficiato della gnosi spuria egiziana. Questa esercitò sulle élites israelitiche una preponderante attrazione fino al tempo di Salomone … Ma anche vari secoli dopo Salomone, i profeti denunciarono la completa corruzione spirituale e religiosa dei sacerdoti ebrei sotto l’influsso egiziano. Dopo Nabucodonosor, peraltro, la cultura ebraica è penetrata anche dalla gnosi spuria mesopotamica e caldaica. I pochi che ritornarono nella terra dei padri, da Babilonia, dovettero ‘ripartire da zero’ e, purtroppo, per nulla immuni da altri influssi spurii (siriaci ed ellenistici). La salvaguardia della gnosi pura in ambiente ebraico ha qualcosa di miracoloso ed è comunque limitata all’elenco ‘canonico’ dei libri sacri ben noti. Ma oltre questa autentica tradizione sacra ce n’è un’altra occulta (contro la quale polemizzava Gesù quando accusava i capi
d’Israele…), che ha i suoi ripetitivi miti … Talmud, Zohar e altri similari scritti
ebraici sono ‘fosse di raccolta’ di liquami gnostici»” [2]. Anche Copertino concorda con Innocenti sul fatto che “il popolo israelita fu inquinato dalla gnosi spuria, sebbene i libri del sacro canone ne siano rimasti, per provvidenziale disposizione divina, del tutto immuni. Certamente in essi è dato registrare “echi culturali esterni” di provenienza spuria come per esempio nel Vecchio testamento le figure, non a caso maligne, del Leviathan e del Behemoth, che saranno utilizzate nell’età moderna da Hobbes nel clima di riemersione in ambito protestante della gnosi spuria. Tuttavia gli Autori dei Libri canonici, ispirati dallo Spirito Santo, pur confrontandosi spesso con intelligenze inquinate, non hanno ceduto mai alla gnosi spuria neanche in età ellenistica” [3]. “I Profeti dell’Antico Testamento e gli Israeliti fedeli al Dio di Abramo, anche quelli del tempo di Gesù come Nicodemo o Giuseppe d’Arimatea, non abbandonarono mai la via luminosa della Rivelazione” [4].

Il Talmud Babilonese – come già scritto – è ricco di influssi gnostici derivanti da miti caldaici, sumeri, babilonesi, ed egizi, come dimostrato da Elizabeth Dilling nel suo libro “Judaism and its influence today” [5].

Si è provato a parlare di Paolo l’apostolo come di uno gnostico, ma come fa notare giustamente Walter Schmithals, l’autore del volume “Nuovo Testamento e gnosi”, si tratta solo di quello che noi chiamiamo “mimetismo espressivo”, ovvero il tentativo dei primi autori cristiani, di parlare con gli stessi moduli espressivi utilizzati dai fomentatori della gnosi spuria, ma che in un altro contesto, portano all’ortodossia o gnosi pura cristiana, o se si preferisce “metafisica della partecipazione”, anziché “metafisica della caduta”, che è sinonimo di gnosi spuria. “Pur dimostrando che il Nuovo Testamento non include alcuno scritto gnostico, Schmithals riesce in modo convincente a scoprire tra gli avversari di Paolo esponenti di tale dottrina allo stato nascente, facendo luce inoltre su aspetti del pensiero paolino e giovanneo che, in misura maggiore o minore, hanno subito l’influsso del linguaggio e dell’immaginario gnostici” [6]. Questo influsso di significanti, che in un contesto diverso, hanno un significato diverso, può essere dovuto al fatto che “sia Giovanni che Paolo pensano di osteggiare più facilmente i loro avversari utilizzando i loro moduli espressivi, nutrendo forse la speranza di conquistarli alla verità” [7].

Infatti lo stesso Paolo l’apostolo lo ammette: “19 Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; 20 con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. 22 Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni” [8]. Ha utilizzato sia modi di esprimersi tipicamente greci, che tecniche rabbiniche per vincere i suoi dibattiti con i non-cristiani.  Infatti  dalle sue lettere “traspaiono i metodi argomentativi tipici delle scuole rabbiniche del tempo, testimoniati poi nei Talmud, come, ad esempio, la gezerah shavah (“decreto simile”), che accosta argomentativamente a un passo biblico un altro per un semplice legame di similitudine-analogia (si veda Rm9,6-28 o 3,1-5,12). L’appartenenza di Paolo al Sinedrio, che sembra essere suggerita da At26,10 è solitamente esclusa dai biblisti. At18,18 indica che Paolo era un nazireo, cioè aveva fatto uno speciale voto di consacrazione a Dio, che implicava una vita particolarmente sobria e rigorosa e il portare i capelli lunghi” (è possibile che Atti 26:10 sia quella che noi chiamiamo mutazione a soppressore, una mutazione del testo originale che va a contraddirsi con altri versetti. Se è così, chi l’ha inserita? nda) [9]. Ha anche effettuato un primo tentativo di ripulire dagli influssi gnostici le religioni elleniche, sottolineando – proprio come consiglio da seguire nella vita di tutti i giorni se si vuole cercare la verità – che bisogna prendere ciò che è buono e scartare ciò che non lo è, quando si analizza il pensiero scritto/orale di qualcuno. “Con San Paolo bisogna, ancora una volta, ripetere “esaminate tutto, prendete ciò che è buono”” [10].

Paolo è stato uno dei primi a sottolineare la presenza, nell’ellenismo, di elementi di gnosi pura, chiamati genericamente Logos Spermatikos, che, nell’impianto religioso pagano, si trovavano mescolati ad elementi di gnosi spuria. I teorici del “senso teologico della storia”, come il già citato Don Ennio Innocenti, affermano che è proprio per un disegno divino che il Vecchio Testamento è rimasto immune dalla gnosi spuria per secoli e secoli mentre il Talmud, ben più recente, non ce l’ha fatta. Ed è sempre per un disegno divino che gli elementi di logos spermatikos, o semi di gnosi pura, sono riusciti a persistere all’interno di religioni “spurie”, proprio per preparare i credenti in tali religioni all’accettazione e alla comprensione delle idee del cristianesimo, in altre parole a convertirsi a quest’ultimo. “Lo stesso San Paolo, annunciando Cristo, parlava agli ateniesi del “dio ignoto” e se è vero che non ebbe molto successo, a proposito della resurrezione della carne, è pur vero che quei pagani si mostrarono interessati quasi fossero in attesa di una sorta di parusia del vero Dio da loro presentito e ricercato. Sempre San Paolo, del resto, invitava a tutto esaminare per poi prendere quel che di buono fosse rintracciato anche nelle culture dei popoli gentili” [11]. Questo perché ci sarebbe stato “un progressivo degrado del ricordo, nella memoria storica e religiosa dei popoli, di un’originaria rivelazione divina, della quale alcuni elementi di purezza continuano a sussistere pur in ambito spirituale spurio” [12]. Secondo Innocenti:-“«Dal punto di vista linguistico […]…sembra che i nomi delle supreme divinità vichinghe e romane derivino da una comune radice che significa ‘splendente’ (lo stesso significato conclusivo di Cristo o Messia), che la dice lunga sul lento degrado della gnosi pura in gnosi spuria»” [13]. “A proposito degli elementi di verità insiti nelle tradizioni religiose pre-cristiane, San Giustino, padre della Chiesa morto martire nel secondo secolo dopo Cristo, parlava di “Lògos spermatikòs”, di Verbo seminale, per indicare la seminagione di verità parziali da Dio fatta tra tutte le genti nella prospettiva di ciò che, da canto loro, Eusebio di Cesarea ed altri padri definivano, “praeparatio evangelica” o, in lingua greca, “propaideia Christoù”. Sant’Agostino insegnava che: «Infatti quella che ora è detta ‘religione cristiana’ già esisteva presso gli antichi né venne meno dall’inizio della stirpe umana fino a quando il Cristo stesso s’incarnò, e da allora la vera religione che già da prima esisteva cominciò ad essere chiamata cristiana» (Retractationes 1,13). In altra occasione l’Ipponate ebbe ad affermare: «Questa religione (è detta) cristiana nei nostri tempi, non perché non fosse esistita già nei tempi precedenti, ma perché solo nei tempi ultimi ha preso questo nome» (De Vera Religione 1). I padri della Chiesa, infatti, da un lato flagellavano le aberrazioni idolatriche del paganesimo, ma dall’altro, ogni qualvolta si imbattevano in valori positivi, contenuti di giustizia e verità, in norme etiche valide, in credenze e filosofie che confusamente aspiravano ad una più alta e trascendente fonte di Verità, non esitarono mai a riconoscere in tutto questo il retaggio, più o meno edulcorato o conservato, della rivelazione universale del Dio trinitario o l’ispirazione del Verbo di Dio presso i cuori pagani per prepararli al loro futuro ingresso nella Chiesa cattolica” [14]. Non solo i Padri della Chiesa fecero questo, ma utilizzarono, al pari di Paolo l’Apostolo, il “mimetismo espressivo”:-“«Gli intellettuali cristiani non si limitarono a contrapporre l’opzione soprannaturale di cui erano trasmettitori; fecero di più: riuscirono a presentarla utilizzando le categorie concettuali degli avversari, depurandole ed arricchendole di nuovi significati: in questo modo fu disarmata la gnosi spuria: la ‘gnosi’ era possibile e non necessariamente essa era dominio di empietà. Così prese il largo la nave della teologia cattolica, ‘flante Spiritu Sancto’…»” [15]. “Esempio di tale uso contro gli avversari delle loro stesse armi concettuali, depurate e cambiate di senso da spurio a puro, è nel buon uso che la patristica fece di ciò che nello stoicismo era concorde con la fede e l’etica cristiana in contrapposizione con lo stesso stoicismo “cattivo” nonché con il pitagorismo che sia all’esterno che all’interno della Chiesa tentava di stravolgere il cristianesimo” [16].

ATTENZIONE! Questo modus operandi, ovvero il “mimetismo espressivo”, cioè utilizzare significanti o anche concetti o addirittura storie che, in un altro contesto, assumono un altro significato, sarebbe tipico anche degli autori del Vecchio Testamento. Possiamo dire, da questo punto di vista, che il Nuovo Testamento si pone in continuità con il Vecchio. Infatti il professore Alberto Caturelli fa le seguenti osservazioni:

“Vediamo: “all’inizio ha creato Elohim i cieli e la terra” (ossia tutto) (Gn 1,1); all’inizio (beresith), “indica semplicemente una categoria logica della mente dell’agiografo, che si mette mentalmente all’inizio dell’opera creativa, quando le cose non avevano ancora un’esistenza” [17]. “Il verbo creò (bára’) anche se non indica un’operazione a partire dal nulla “l’interessante – dice il P. Garcìa Corsero – è che, nella Bibbia, il verbo bárá appare sempre avente come soggetto Dio, e senza accusativo di materia: è l’azione divina (…) per produrre qualcosa di nuovo” [18]. “Suppone l’assenza di materia (dalla quale) e la assoluta trascendenza di Yahvé; anche se il racconto include dei miti mesopotamici, viene tolto il loro anteriore contenuto dualista, la creazione non è processione, emanazione, trasformazione, non è cosmogenesi e nemmeno teogenesi; è donazione dell’esistenza (dell’atto dell’essere) a ciò che esiste (“i cieli e la terra”)” [19]. “Nello stesso racconto biblico è chiara l’intenzione demitologizzante; il P. Garcìa Cordero sottolinea “la maestria con la quale l’agiografo, usando materiale mitologico e teogonico, ha lasciato da parte quello che non era utile all’idea del Dio unico e trascendente, preesistente a tutto” quello che fa essere con la sua parola” [20].

E dopo vari giochi di significanti filosofici astrusi e petulanti, che nella globalità del senso delle frasi in cui sono utilizzati non capiremo nemmeno nel duemilamai, il prof. Alberto Caturelli conclude: “La tradizione giudeo-cristiana e il suo incontro con la tradizione antica (a volte duro e polemico) ha prodotto la demitificazione del pensiero antico e man mano ha prodotto la costituzione del proprio contenuto, originale e rigorosamente scientifico della filosofia cristiana. Non solo non ha significato l’annullamento della filosofia antica, di quello che aveva di verità ma l’ha “pulita” dei “vecchi” contenuti non-filosofici. Questo avvenimento viene da me chiamato trasfigurazione della cultura antica: non è solo “giustapposizione”, non è semplice “trasformazione” o completamento, ma in un certo senso non è più la stessa e simultaneamente, dopo di essere demitificata, è stata ancora più se stessa di prima, ha trovato un nuovo essere, ontologicamente nuovo” [21].

Questa operazione di “pulizia demitologizzante”, è stata riscontrata anche dagli archeologi biblici, che hanno riconosciuto la natura peculiare della Bibbia, aldilà della loro posizione ideologico/religiosa:

“Lo studio della letteratura biblica ha visto l’apporto dei testi cananaici, ugaritici, ecc. con le scoperte di generi letterari, forme di prosa e di poesia, tradizioni, storia. Cade il metodo dell’esegesi basata solo sul confronto interno all’AT. Si impone il criterio dell’evoluzione e del progresso, senza scomodare Darwin, da applicare anche al testo (la lingua) e al contenuto (teologia, kerygma) della Bibbia. Si scoprono temi comuni all’AT e ai miti ugaritici (la marcia del dio della tempesta, il tema della montagna, la promessa di un erede, ecc.) e di altre culture antiche (Ebla, Mari, Nuzi, Bogazkoy, Ninive, ecc.). Israele aveva a disposizione un’eredità letteraria enorme che ha assunto, alterato, sviluppato, adattato. Il dio El di epoca patriarcale era il dio personale di qualche gruppo familiare; il nome e la figura erano diffusi nella cultura cananaica e ugaritica (in realtà si è parlato anche del nome “Yahweh”, come nome storpiato del dio “Yawoo”, di un’altra tribù di nomadi che gli israeliti avrebbero incontrato durante il loro viaggio fuori dall’Egitto, altrimenti noto come Esodo nda). Il concetto di alleanza è stato illustrato ampiamente dai testi dei trattati e delle alleanze politiche del III e II millennio a.C. È un tema assente in Egitto e nella Mesopotamia non semitico-amorrea. Il fenomeno della Profezia in Israele è differente in modo vistoso dalle profezie di Mesopotamia (Mari) e di Egitto. La scrittura era un mezzo diffuso tra tutti i popoli dell’Antico Oriente, che Israele ha accettato e usato a proprio beneficio; in altre parole l’ebraico non è una lingua rivelata” [22].

In realtà, i teorici del “senso teologico della storia”, possono ancora obiettare ai teorici dell’ipotesi razionale delle religioni, che i termini “Yawoo” ed “El”, sono in realtà semi del Verbo divino, che gli agiografi  – in altre parole Mosé – dei primi libri dell’Antico Testamento  hanno selezionato e “ripulito” da contaminazioni di altre culture, per preparare gli altri popoli ad accettare quello che sarebbe poi sfociato nella religione nota come Cristianesimo. Quanto ad altri temi, come “il tema della montagna” (chiaro riferimento al Monte Sinai), bisognerebbe valutare in maniera oggettiva se Israele ha assorbito passivamente miti da culture pagane circostanti, o se c’è un’archeologia biblica dell’Esodo, che smentisce queste affermazioni, relegandole tra le “associazioni spurie”, cioè similitudini soltanto parziali tra miti pagani ed eventi storici effettivamente accaduti nella storia di Israele e tramandatici attraverso la Bibbia in versione integrale, eventi soprannaturali inclusi, per chi crede a questi ultimi. Ma questa è un’altra storia. In definitiva, anche l’operazione di pulizia dei miti pre-filosofici, che vengono riutilizzati, ma senza il contenuto dualista, può essere vista come una distillazione degli elementi puri da quelli spurii, agli occhi dei teorici del “senso teologico della storia”. In altre parole, gli elementi mitici conservati nel Vecchio Testamento, costituirebbero, anch’essi, Logos Spermatikos: semi di gnosi pura, semi del Verbo divino.

C’è un però. Potremmo anche trovarci in una situazione diversa dalle “associazioni spurie”, cioè somiglianze tra il contenuto biblico e miti che casualmente presentano soltanto alcune caratteristiche simili, ad indicare una coincidenza oppure una “pulizia demitologizzante” da parte degli autori biblici. Potremmo trovarci di fronte a delle eresie antibibliche pre-cristiane ad orologeria, basate sul mimetismo ideologico di altre culture nei confronti della Bibbia, attraverso il mimetismo teologico.

Infatti, anche se i ragionamenti del prof. Alberto Caturelli, hanno impressionato gli aderenti al convegno di studi napoletano sull’opera di Don Ennio Innocenti, i più importanti sumerologi e assiriologi dimostrano, con le loro dichiarazioni frutto degli studi di tali civiltà, che gli assunti sui quali Caturelli basa le sue speculazioni, sono errati.

Ad esempio, per quanto riguarda il concetto stesso di Creazione, Daniele Salamone, un biblista ebreo da parte di padre, giustamente si chiede:-“La Genesi mesopotamica ha realmente ispirato la Genesi biblica?”. “Enuma Elis, è un poema mesopotamico che parla della Creazione. Allora, gli esperti Jean Bottero e Samuel Noah Kramer, questi due colossi della sumerologia e assiriologia dicono questa cosa: “<<La composizione dell’Enuma Elis era stata per molto tempo, in mancanza di ulteriori prove, fatta risalire all’epoca di Hammurabi (1792-1750 a. C.). Oggi si è però deciso, in base a solide ragioni […] di abbassarne la datazione di circa mezzo millennio>>”” [23]. Per la filologia biblica tradizionale, Mosé è vissuto intorno al 1450 a. C., dell’Enuma Elis sappiamo che, risale al 1250 a. C., e se crediamo che sia Mosé l’autore del Pentateuco – come le scoperte dell’archeologo amatoriale Ron Wyatt lasciano intendere – allora possiamo affermare che l’Enuma Elis è un’eresia antibiblica precristiana a orologeria, basata sul simulare analogie col resoconto biblico. A tale proposito, se ancora non ci sono solide prove archeologiche, ci diamo a questa speculazione: anche il tema della montagna (chiaro riferimento al Sinai), tipico della mitologia ugaritica, è in realtà un’eresia antibiblica precristiana a orologeria quanto lo è l’Enuma Elis. Se si ottenessero le prove che la mitologia ugaritica deve subire una datazione tardiva post-Pentateuco/Post-Mosè, allora ciò rappresenterebbe un ulteriore elemento di convergenza, verso un quadro che descrive la lotta dei profeti di Israele e dell’Antico Testamento, per proteggere il loro testo più sacro, dai tentativi dei popoli vicini di screditarlo. Sempre sull’Enuma Elis, Salamone continua dicendo che “Giovanni Pettinato, uno studioso ormai scomparso, italiano, il più famoso assiriologo italiano mai esistito scrive: “<<Manoscritti del mito (cioè dell’Enuma Elis nda) si sono trovati nei siti più diversi dell’Assiria e della Babilonia; essi coprono un periodo che va pressappoco dall’anno 1000 al 300 a. C., sicché possiamo ritenere con una certa sicurezza che la sua data di componimento è veramente recente, cioè l’ultimo periodo della civiltà mesopotamica>>”” [24]. La datazione proposta da Giovanni Pettinato, coinvolge il periodo della cattività Babilonese, cioè quando gli ebrei furono condotti prigionieri a Babilonia. È possibile quindi che l’Enuma Elis sia stato composto durante questa prigionia ebraica da parte dei babilonesi, nel tentativo di screditare la Bibbia, specie nel futuro lontano, ipotizzando che se tutti i popoli implementano nella loro mitologia i resoconti biblici, allora i posteri crederanno che il giudaismo vetero-testamentario ha preso ispirazione da miti pagani e ha origini pagane, piuttosto che credere che tutti in passato fossero ossessionati dal distruggere ogni traccia storico/religiosa del popolo ebraico. Anche se l’opera nota come Enuma Elis risalisse al periodo del re babilonese Nabucodonosor I, quindi fosse antecedente alla cattività babilonese, la nostra interpretazione non cambia. È per questo che abbiamo considerato tali eresie come “a orologeria”, perché sembrano concertate, e progettate per demagnetizzare la Bibbia nel futuro lontano, piuttosto che nel periodo in cui sono state effettivamente prodotte. Ma l’errore di Caturelli non sembra esaurirsi con l’Enuma Elis, in quanto “Gilgames è un altro mito mesopotamico, che corrisponderebbe al Noé biblico. Quindi questo Gilgames, è stato tratto in salvo all’interno di una barca, otto persone, raccolse gli animali, sopravvisse al diluvio ecc. ecc., quindi questo testo mesopotamico, sembra effettivamente corrispondere alla Genesi biblica, se noi lo andiamo a leggere nelle varie traduzioni” [25]. “I racconti rinvenuti nei frammenti risalgono al III millennio a. C. (ovvero nel 4000-3000 a. C.), sono stati i musi ispiratori del più antico poema mai scritto: L’Epopea di Gilgamesh, l’opera redatta nella sua versione completa (risale) intorno al 1300 e l’anno 1100 a. C., ovvero, dopo Mosé, […]…dove si parla di Ut-napistim, il Noè sumero-accadico re di Uruk” [26].

A questo punto, se siamo arrivati a parlare addirittura dell’Arca e del suo costruttore, Noè, sarebbe giusto menzionare una prova archeologica dell’esistenza di quest’arca. Riteniamo che l’archeologo Ron Wyatt non solo abbia trovato suddetta arca, che in cubiti egizi ha le stesse misure di altezza lunghezza e larghezza per come sono menzionate nella Bibbia, ma che abbia trovato anche una stele che riassume l’esito dell’evento noto come diluvio universale. Tale stele è comprensiva della raffigurazione di una struttura vulcanica che ha esaurito la sua funzione e la sua esistenza proprio proteggendo l’arca, contribuendo alla sua fossilizzazione. Il che significa che la stele è stata incisa in un periodo che si trova nell’intervallo di tempo necessario per decomporre il legno di una barca nella regione dell’Ararat, congiuntamente col momento delle manifestazioni vulcaniche che hanno cancellato questa struttura vulcanica dalla mappa.

Nelle immagini: in alto a sinistra Ron Wyatt con i suoi amici, mentre posano di fronte ad una stele in cui è inciso il resoconto del Diluvio Universale. Sulla pietra centrale si può vedere raffigurato parte del primo uccello più vicino all’Arca, si può inoltre osservare un pezzo dell’Arca stessa. In seguito il governo turco ha distrutto questa stele. In alto a destra una schematizzazione di ciò che è raffigurato nella stele: una barca con all’interno delle persone, e due uccelli, proprio come vengono menzionati in Genesi, nella quale prima un uccello non trova la terra, poi un secondo uccello la trova. Si può notare dalla schematizzazione anche una struttura montuosa: si tratta del vulcano che con la sua attività ha contribuito alla fossilizzazione dell’Arca. In basso a sinistra: la schematizzazione della stele senza la struttura vulcanica, nella regione dell’Ararat, con le montagne osservabili oggi fisicamente così come sono schematizzate in questa immagine. In basso a destra: dettaglio dei sopravvissuti sull’Arca, in cui troviamo all’estrema sinistra Noè, poi sua moglie, le figure in alto a destra sono femminili, quelle in basso a destra sono maschili e rappresenterebbero i figli di Noè, cioè Sem, Cam e Iafet. Per ulteriori informazioni sulle scoperte archeologiche di Ron Wyatt nella regione dell’Ararat, è visionabile un documentario sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/179

Ci sono però una serie di problemi, riguardanti l’Arca di Noè:

  • Il problema della speciazione: i ciclidi sono organismi modello per lo studio della speciazione e hanno dimostrato che il fenomeno della speciazione esiste perché lo si è osservato come un dato di fatto, quindi nella Genesi cosa si intende per “tipi” o “specie”? Fino a che punto può arrivare il fenomeno della speciazione?
  • Il problema dell’insostenibilità trofica dell’Arca: se è vero che tutti gli animali del pianeta sono stati stipati in una barca, esistendo solo in coppie, come si sono retti gli ecosistemi che in seguito si sarebbero formati?
  • Il problema biogeografico: è stato posto da Charles Darwin. Se è vero che tutti gli animali del pianeta sono stati su una barca e poi si sono diffusi in giro per il mondo, allora perché ci sono animali esclusivi presenti solo in alcune zone del pianeta? Se partono tutti dallo stesso punto, dovrei trovare le tracce della loro migrazione in posti specifici, da qualche parte, lungo il tragitto. Se la storia dell’Arca di Noè fosse vera, le popolazioni di animali negli ecosistemi dovrebbero essere omogenee tra loro indipendentemente dalla zona geografica considerata, salvo considerando ovvie variazioni ambientali.

Ma questi sono altri problemi, altre storie, non ci occuperemo qui dei problemi relativi all’Arca di Noè a prescindere dal fatto che sia stata scoperta o meno.

Quanto all’ipotesi dell’inesistenza fisica di Paolo l’apostolo – sostenuta dall’ebreo Abelard Reuchlin, che si spinge ad affermare che era in realtà un romano, cioè Plinio il Giovane [27] – questa va contro le prove archeologiche di cui oggi disponiamo, in quanto il sarcofago di Paolo risalente al quarto secolo, contiene frammenti ossei di un solo uomo, che però risulta essere vissuto tra il primo secolo dopo Cristo e il secondo secolo dopo Cristo. Non abbiamo la certezza al cento per cento che si tratti di Paolo l’Apostolo, ma per le tecnologie forensi che c’erano nel quarto secolo dopo Cristo, se i Romani avessero voluto mettere in quel sarcofago le ossa di un impostore qualunque, avrebbero potuto metterci lo scheletro di uomo del secondo secolo dopo Cristo, e nessuno avrebbe avuto gli strumenti per dire che erano le ossa di un impostore. Quindi ci sono più probabilità che si tratti davvero di Paolo che probabilità che non si tratti di lui. A tale proposito, il sito zenit.org riporta: “Anche se gli esami del Carbonio 14 realizzati recentemente nel sarcofago di San Paolo “non confermano” che si tratti effettivamente dei suoi resti, “non lo smentiscono nemmeno”. Lo ha affermato questo venerdì mattina l’Arciprete della Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo” [28]. Riguardo tali indagini, il papa emerito Benedetto XVI ha dichiarato:-“E’ stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino” [29]. “Vestiti come questi si trovavano solo nelle tombe importanti dei primi secoli. Il Pontefice ha osservato che durante le ricerche gli scienziati hanno constatato la presenza di grani di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree, e che “piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo”” [30]. “Come ha spiegato il Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, per 20 secoli nessuno ha aperto il sarcofago. L’introduzione della piccola sonda “ha dato dei risultati non solo interessanti” ma che indicano che quanto è stato ritrovato “sembra appartenere a un sepolcro del I o del II secolo”. Secondo il porporato, sono stati trovati altri grani “che indicano anche un aspetto religioso”” [31]. Ma il giornale riporta un’informazione ancora più interessante: “Sono state inoltre rinvenute placche di marmo introdotte sicuramente nella tomba “a scopo di difesa dal Tevere”. Su una di queste è scritto con caratteri primitivi “Paolo apostolo e martire”” [32]. Nel caso in cui si scoprisse che questa scritta è risalente a una data non successiva al I secolo dopo Cristo, ogni dubbio sarebbe fugato, l’unica conclusione che ne potremmo trarre, sarebbe l’esistenza storica del personaggio biblico noto come Paolo l’Apostolo. Ricordiamo che “San Paolo è stato decapitato, secondo la tradizione nel luogo in cui si trova oggi ’abbazia delle Tre Fontane, sulla via Laurentina a Roma. Il suo corpo venne nascosto per vari secoli in un sarcofago familiare. Solo dopo il 313, quando Costantino concesse la libertà di religione nell’Impero romano, iniziò il culto pubblico e la tomba di San Paolo poté essere visitata” [33].

Ma c’è un ulteriore dettaglio, sul quale tutti dovremmo soffermarci, ed è il “prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino” senza parlare del “tessuto di colore azzurro con filamenti di lino”, entrambi ritrovati nel sarcofago di Paolo l’apostolo. Essi sono importanti, perché l’intuito ci suggerisce che, in particolare, il tessuto di lino colorato di porpora, sia risalente al I secolo d. C., e sia stato prodotto nella città di Colossi. Infatti, sulla città di Colossi, le cui rovine si trovano nell’odierna Turchia, sappiamo le seguenti informazioni:

“The town had a pretty tight monopoly on wool production until around the 3rd century CE. Even after things started to decline when other towns started cranking out the quality textiles, Colossae was still famous for a special kind of purple fleece that was only made there” [34].

Infatti lo stesso “Plinio il Vecchio racconta che la lana di Colossi diede il suo nome (colossinus) al colore del ciclamino” [35].

Ora, Wikipedia afferma che non ci sono prove “che san Paolo avesse visitato la città prima di scrivere la Lettera ai Colossesi, giacché dice a Filemone che spera di visitarla dopo la liberazione dal carcere (Filemone 1,22)” [36].

Mentre della lettera di Paolo a Filemone sappiamo che alcuni l’avvicinano “alla Lettera ai Galati e alla Lettera ai Filippesi, deducendo che Paolo l’avrebbe scritta ad Efeso negli anni 54-55” [37]. Sappiamo che nella prima metà degli anni cinquanta del primo secolo dopo Cristo, Paolo era in prigione ad Efeso, per via delle sue predicazioni cristiane. Deve essere durante questa prigionia che Paolo ha scritto la lettera a Filemone, in cui dice di voler visitare Colossi. Delle tante mappe dei viaggi di Paolo, ne abbiamo selezionate due:

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Nell’immagine soprastante si possono vedere i quattro viaggi di Paolo, incrociando le informazioni dalle lettere paoline e dagli Atti degli Apostoli, in questa mappa, Paolo, nel suo terzo viaggio, non passa per la città di Colossi.

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In quest’altra mappa con l’amenità di una Sicilia storta, si possono vedere gli stessi viaggi di Paolo: in questa mappa, nel suo terzo viaggio, Paolo passa per Colossi, anche se non ha mai scritto di esserci stato, né ciò è menzionato negli Atti.

La nostra teoria è che Paolo sia stato sia a Colossi che a Laodicea, nel suo terzo viaggio. Pensiamo inoltre che nel suo terzo viaggio, di nuovo ad Efeso – quindi ben dopo la lettera a Filemone – Paolo abbia affidato la lettera ai Laodicesi e quella ai Colossesi ad un amico fidato, che le ha poi consegnate alle rispettive comunità. Questo spiegherebbe anche Colossesi 2:1: “Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona,” [38]. In questa frase Paolo sembra intendere che i Laodicesi e i Colossesi lo hanno visto di persona, come se “per voi, per quelli di Laodicea” e “per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona” fossero soggetti diversi. Se Paolo non fosse stato visto in faccia da Colossesi e Laodicesi non avrebbe posto l’enfasi su questo aspetto, avrebbe semplicemente scritto “per voi, per quelli di Laodicea e per tanti altri” o anche “per voi, per quelli di Laodicea e per quelli che, come voi, non mi hanno mai visto di persona”.

Consideriamo anche che “Paolo, nella Lettera ai Colossesi (4,16), fa riferimento a un’epistola presumibilmente inviata da lui alla comunità di Laodicea. In passato si è ipotizzato che tale testo si identificasse appunto con la Lettera ai Laodicesi contenuta in alcuni codici della Vulgata; oggi tuttavia si ritiene che quest’ultima sia in realtà pseudoepigrafa. Si tratta in effetti di un testo molto breve (appena 20 versetti), scritto in greco, che si presenta come un vero e proprio collage di passi paolini attinti dalle altre lettere canoniche, e potrebbe essere stata composta probabilmente poco dopo la metà del I secolo (attorno al 60). L’autentica Lettera ai Laodicesi di cui parla Paolo sarebbe quindi andata perduta” [39].  Inoltre la lettera ai Laodicesi “è citata negli scritti di Marcione nella prima metà del II secolo. Il Canone muratoriano (c. 170 d.C.) la indica invece come testo apocrifo” [40]. Non sappiamo se i marcioniti, tra le tante mutazioni che potrebbero aver inserito nelle lettere paoline, si siano anche inventati una lettera ai Laodicesi scritta da Paolo in persona. Ma di Laodicea al Lico sappiamo che in età romana “si sviluppò come centro per la produzione e il commercio della lana e l’industria tessile” [41]. Inoltre “vari tipi di tessuti e vesti che vi erano prodotti sono citati nell’Editto dei prezzi dioclezianeo” [42].

Ma perché ci soffermiamo su tutti questi punti? Paolo nelle sue lettere parlava di umiltà, non di fregiarsi di tessuti dai prezzi esorbitanti. Se si riuscissero a confrontare questi tessuti rinvenuti nel sarcofago di Paolo, con tessuti che sappiamo poter provenire solo da Colossi e da Laodicea nel I secolo dopo Cristo, e trovassimo delle corrispondenze, allora avremmo la prova che Paolo è stato, nel suo terzo viaggio, a Colossi prima, e a Laodicea dopo, per poi andare ad Efeso per la seconda volta. Potremmo affermare che i marcioniti non scherzavano e che c’era davvero una lettera ai Laodicesi, che poi è andata perduta, nonché che la lettera ai Colossesi è indirizzata proprio ai Colossessi perché Paolo vi avrebbe verosimilmente predicato (altrimenti questa lettera ai Colossesi, perché la doveva scrivere proprio a loro? Se Paolo non ha mai messo piede a Colossi, non sarebbe stato a questo punto più logico scrivere una lettera direttamente ad Epafra, che ha fondato le Chiese di Colossi, Laodicea e Hierapolis? Scrivi una lettera a gente che non ti conosce, non ti ha mai visto, né sentito?). E poi visto l’ampio numero di collaboratori, ebrei e non, di cui era circondato Paolo [43], è verosimile che lui sia partito in questi viaggi con testimoni oculari – quindi diretti – della vita di Cristo, proprio per essere creduto. È INVEROSIMILE CHE UN UOMO CHE HA PRESO QUESTO ACCORGIMENTO PUR DI ESSERE PIÙ FACILMENTE CREDUTO, SI SIA MESSO POI A SCRIVERE LETTERE A PERSONE CHE NON HA MAI VISTO NÉ SENTITO!

Durante la sua prigionia è difficile che gli abbiano dato tessuti così costosi, glieli avrebbero tolti le guardie. Difficile era anche che Paolo acquistasse questi prodotti tessili, in quanto viveva per predicare, e non sembrava avere l’indole di chi si fregia di un manto color porpora. L’unica ipotesi che riteniamo plausibile è che Paolo, nel suo terzo viaggio, è stato a Colossi – dove gli ebrei erano molto influenti – e lì è entrato nelle simpatie di romani facoltosi, probabilmente politici che gli garantivano delle protezioni per poter predicare, dandogli un’aria di “intoccabile” grazie a queste vesti. Questi colori sgargianti e vistosi sulle vesti di Paolo, dovevano avere la stessa funzione dei colori sgargianti e vistosi di quelle rane sudamericane talmente velenose che possono uccidere un uomo per avvelenamento transdermico, al minimo contatto con esse. Doveva essere un messaggio molto chiaro per gli ebrei: “Non provate a portare in tribunale quest’uomo dicendo che offende la religione giudaica o quella pagana, perché noi troveremo gli appoggi e i modi per scagionarlo”. Se si trovassero le corrispondenze di cui stiamo parlando, probabilmente scopriremmo che il tessuto di Lino color ciclamino/porpora è tipico dell’industria tessile di Colossi del I secolo dopo Cristo, mentre quello azzurro deve essere una specialità di Laodicea. Se trovassimo queste corrispondenze, potremmo affermare – a causa del terremoto del 60 d. C. che ha posto fine alla città di Colossi – che i resti umani nel sarcofago di Paolo appartengono più probabilmente ad un uomo del primo secolo dopo Cristo, che non del secondo. Chi ci può essere in quel sarcofago, se conosceva tattiche giudaiche come la conversione strategica e l’entrismo (menzionate nelle sue lettere), e usava tecniche rabbiniche come la gezerah shavah (“decreto simile”)? Può mai trattarsi di Plinio il Giovane?!

Chi ci può essere in quel sarcofago se ha indossato i capi più esclusivi di Laodicea e Colossi del I secolo dopo Cristo, e un’iscrizione all’interno del sarcofago recita “Paolo Apostolo e martire”? Se questi capi d’abbigliamento fossero davvero appartenuti ad un semplice magistrato romano, quale era Plinio Il Giovane, non l’avrebbero mai sotterrato insieme con tali vestiti. Il terremoto del 60 d. C., che ha distrutto Colossi, costituisce quello che in gergo si chiama “stop archeologico”, il che significa che se questi tessuti hanno un impronta rinconducibile all’industria tessile di Colossi, allora risalgono a non dopo il 60 d. C. Plinio Il Giovane è morto nel II secolo d. C., il che vuol dire che se ci fosse lui nel sarcofago, allora questi tessuti gli sono stati consegnati invecchiati di almeno vent’anni, visto che Plinio Il Giovane è nato negli anni sessanta del I secolo d. C.,  quindi è più verosimile che ci sia un autentico Paolo l’Apostolo nel sarcofago, che negli anni cinquanta del I secolo d. C., è stato a Colossi, e ha qui ricevuto i prodotti tessili locali, morendo poi da martire cristiano poco dopo, nella prima metà degli anni sessanta del I secolo d. C.

Questi tessuti costosissimi erano sprecati per finire nella una tomba di un uomo qualunque, a meno che…chi li ha messi nel sarcofago col cadavere non avesse un interesse a nascondere quelle che potrebbero essere delle reliquie sacre. Quei tessuti sono in quella tomba perché avevano un significato simbolico importante per chi ce li ha messi dentro: sono le reliquie di un martire. L’ipotesi che Paolo indossasse vestiti esclusivi e alquanto costosi è tutt’altro che inverosimile, visto che Paolo, da quanto si evince dai suoi scritti, godeva di ottime protezioni politiche. Infatti non dovremmo mai dimenticare che un certo Erasto – romano – era “il «tesoriere» (oikonómos) di Corinto, secondo quanto emerge dai saluti in Rm 16,23. La notizia potrebbe trovare conferma in un’iscrizione dell’epoca, proveniente proprio da Corinto, che parla di un Erasto «responsabile dei lavori pubblici». Secondo la narrazione degli Atti degli apostoli (19,21), un Erasto venne inviato da Efeso in Macedonia, assieme a Timoteo. La Seconda lettera a Timoteo lo descrive nuovamente a Corinto, negli ultimi anni di vita dell’apostolo (2Tim 4,20)” [44]. In questo scenario, Paolo si è fermato ad Efeso per una seconda volta nella sua vita, in particolare nel suo terzo viaggio, ed è a questo punto che ha scritto la lettera ai Colossesi e quella ai Laodicesi. Qui deve aver incontrato una o più persone fidate, alle quali Paolo ha consegnato la lettera ai Laodicesi e la lettera ai Colossesi, da consegnare alle rispettive comunità. Quanto all’ipotesi formulata da Flavio Barbiero – cioè l’amicizia tra Giuseppe Flavio (ebreo) e Paolo l’Apostolo – essa non trova riscontro tra i biblisti, perché non ritengono che Paolo facesse parte del Sinedrio, come abbiamo riportato sopra.

E poi a giudicare dalle congiure che gli ebrei ordivano nei confronti di Paolo, come testimoniato sia in Atti che nelle Lettere, è molto probabile che Giuseppe Flavio e Paolo si schifassero vicendevolmente, e parecchio anche. Le ipotesi di Flavio Barbiero sulle origini del cristianesimo vanno anche contro tre secoli di gnosticismo ebraico giudaizzante, chiamato subdolamente “i primi cristianesimi”. Tale gnosticismo aveva l’intento evidente di distruggere il cristianesimo nella sua essenza, attraverso la Cabala, ed è per questo che Giuseppe Flavio si è posto a capo dell’organizzazione “Sol Invictus Mithra”, nel tentativo di paganizzare il cristianesimo nascente, in continuità con lo gnosticismo, che voleva giudaizzare il cristianesimo nascente. Senza contare che il viaggio a Roma, che avrebbe affrontato Giuseppe Flavio e di cui lui stesso parla, dovrebbe essere raffrontato con la datazione delle lettere Paoline e della biografia di Paolo che danno il numero maggiore di spiegazioni, cioè la datazione proposta dalla prof. Marta Sordi. Per Marta Sordi, il desiderio di Paolo di andare a Roma “è già formulato, secondo gli Atti, quando Paolo si trova a Efeso, ed è espresso anche nella Lettera ai Romani, che secondo la cronologia che io ho ricostruito risale al 53-54, non al 57 come generalmente si ritiene. Infatti tra le personalità romane che nomina ci sono Narciso, un liberto di Claudio morto nel 54, e Aristobulo, che nel medesimo anno venne mandato a governare la Piccola Armenia” [45]. Ha anche affermato che “con la cronologia tradizionale un sacco di questioni rimangono incomprensibili” [46]. Mentre “con quella che propongo io – che si accorda con tutti i dati a nostra disposizione – ogni problema si chiarisce. Tutto dipende da un passo degli Atti (24,27), in cui si dice che «trascorsi due anni, Felice (il governatore romano della Giudea) ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice lasciò Paolo in prigione»: generalmente, i due anni vengono riferiti alla prigionia di Paolo, mentre si tratta semplicemente della durata in carica di Felice, che fu governatore, secondo le fonti romane, nel 53-54. Dunque Paolo fu processato sotto il successore Porcio Festo nella prima metà del 55, in forza del suo status di cittadino romano si appellò a Cesare e fu quindi trasferito a Roma, dove giunse agli inizi del 56, e non dopo il 60, come generalmente si ritiene. Nel 56 era prefetto del pretorio Afranio Burro, amico di Seneca, uomo saggio e tollerante, e questo spiega le condizioni della prigionia di Paolo, una sorta di arresti domiciliari molto blandi, in cui era sorvegliato da un pretoriano ma poteva ricevere liberamente chi voleva. Poi venne assolto, verosimilmente da Burro, nella primavera del 58, e qui ha inizio il celebre epistolario con Seneca” [47]. “Paolo rimase agli arresti domiciliari tra il 56 e il 58, venne quindi assolto, e qui si collocano le prime lettere con Seneca. Quindi, dal 59 al 62, c’è un vuoto, durante il quale Paolo si recò in Spagna. Tornò giusto in tempo per subire gli effetti nella svolta di Nerone: proprio in quell’anno morì Burro e Seneca perse il suo ascendente sull’imperatore, sostituito da quello della nuova moglie di lui, Poppea. E in una lettera di Seneca di questo periodo si fa cenno all’ostilità della «domina» nei confronti di Paolo, perché ha «abbandonato la religione dei padri»” [48].

Inoltre oggi sappiamo, grazie alla professoressa Ilaria Ramelli, che un personaggio di cui abbiamo la certezza dell’esistenza storica, cioè il già menzionato Seneca, morto ufficialmente nel primo secolo dopo Cristo (65 d.C.), era in contatto con Paolo l’apostolo, da quanto risulta da un epistolario che, a quanto dice la prof., sarebbe autentico, e non conosciamo argomenti abbastanza forti, avanzati contro la tesi della prof. Ilaria Ramelli. Nel 65 d. C., Plinio il Giovane aveva forse tre o quattro anni, il che significa…nelle teorie dell’ebreo Abelard Reuchlin – per cui Paolo sarebbe stato in realtà Plinio il Giovane – che Seneca scriveva lettere a Plinio Il Giovane mentre doveva ancora avvenire anche solo la scopata che avrebbe poi dato alla luce Plinio il Giovane. In questa interpretazione, le due lettere dell’epistolario considerate sicuramente false, devono essere intese come un’eresia cristiana a orologeria, inserita dagli ebrei per screditare Paolo, e da riscuotere successivamente, con l’avvento della filologia. Possiamo affermare infatti che, in merito a suddetto epistolario, due “sono in particolare gli argomenti forti per negarne l’autenticità. Il primo è rappresentato dal fatto che l’apologeta cristiano Lattanzio, scrivendo nel 324 circa, mostra di ignorare l’esistenza dell’epistolario, visto che afferma che Seneca avrebbe potuto essere cristiano, purché qualcuno gli avesse parlato di Cristo. Il secondo ostacolo è dato dalla XII lettera, o XI secondo altre numerazioni, che è datata nel marzo del 64 e che è attribuita a Seneca: in essa infatti si descrive l’incendio di Roma, che invece avvenne nel luglio dello stesso anno; un errore vistoso, che è impensabile in uno scrittore contemporaneo all’avvenimento” [49]. Ad ogni modo “l’epistolario venne creduto autentico nel corso della tarda antichità e del Medioevo: si andava così dalla testimonianza di san Girolamo (che nel 392 scriveva che le lettere tra i due grandi circolavano e venivano lette da moltissime persone) a quella di intellettuali come Albertino Mussato e il Boccaccio, che non avevano dubbi sia sull’autenticità sia sulla fede cristiana di Seneca” [50]. “Dall’Umanesimo iniziarono invece le critiche demolitrici, sintetizzate da Giusto Lipsio, il filologo fiammingo che affermava che queste lettere sarebbero state scritte per prendere in giro noi lettori, facendoci credere in un epistolario impossibile” [51]. A tale proposito è bene sottolineare che gli ebrei hanno il primato anche come linguisti, la loro versatilità linguistica è impressionante, nonostante tutto hanno inventato lingue come lo Yiddish e il Ladino, che godono di ambiguità linguistica, per consentire agli ebrei di incistarsi meglio nelle società che attaccano. Tali capacità linguistiche hanno raggiunto l’apice nella Russia giudeo-bolscevica, della quale lo stesso Bostunich dirà:-“is even considering replacing the Russian language with the Jewish “Esperanto” (an artificial language combining Italian, French, German and Polish, invented by a Prof. Zamenhof)” (sta anche considerando di rimpiazzare la lingua russa con l’ebraico “Esperanto” (una lingua artificiale che combina italiano, francese, tedesco e polacco, inventata da un Prof. Zamenhof) [52]. Gli ebrei se la cavavano anche con dialetti greci e siriaco-gerolosomitani dei primi secoli dopo Cristo, nonché con l’aramaico. Per questo, la serie di datazioni tardive di molte opere, basate sulla filologia, in molte nazioni, potrebbe dover subire una revisione sistematica, perché non è da escludere che gli ebrei abbiano sviluppato – tra le varie forme di sovversione ideologica di cui sono i maestri insuperati – tecniche/tattiche avanzate di sovversione filologica/linguistica, creando così degli ingranaggi inconsapevoli al servizio del giudeo, grazie all’indottrinamento dei gentili con strumenti di critica testuale falsati. In altre parole, gli ebrei potrebbero aver creato dei “filologi del sabato” inconsapevoli. Dopotutto se gli ebrei sono riusciti a far credere, al mondo intero, che il più grande massacro nella storia dell’umanità è stato commesso dai russi durante il giudeo-bolscevismo, anziché dagli ebrei stessi, perché sarebbe inverosimile parlare anche di giudeo-filologia?

Bisognerebbe infatti, tenere sempre a mente che LA MODERNA FILOLOGIA HA FALLITO MISERAMENTE NEL DATARE IL VECCHIO TESTAMENTO, SOSTENENDO ADDIRITTURA L’INESISTENZA STORICA DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI PERSONAGGI BIBLICI, QUANDO È CHIARAMENTE SMENTITA DA UNA PLETORA DI SCOPERTE DI ARCHEOLOGIA BIBLICA. Un esempio fondamentale, è costituito dagli amuleti di Ketef Hinnom, di cui il sito dell’istituto dei Missionari della Consolata scrive in questi termini:

“L’antichità del testo dell’Antico Testamento è attestata dai due amuleti scoperti al di sotto di una scarpata rocciosa, sulla quale si trova la chiesa di S. Andrea della Scozia, sull’altro lato della valle di Hinnom rispetto alle mura occidentali della città antica di Gerusalemme. Sono conosciuti come gli amuleti di Ketef Hinnom, scoperti nel 1979 da Gabriel Barkay nella caverna 25.

Queste piastre d’argento datate tra il settimo e il sesto secolo a.C., arrotolate così da formare due amuleti (il più grande di 10 x 2,5 centimetri, e il più piccolo di 4 x 1,2 centimetri), riportano incise le parole di Numeri 6,24-26 sull’una, e di Deuteronomio 7,9 sull’altra. Entrambe corrispondono alle parole ebraiche trovate nel Pentateuco e mostrano una straordinaria similitudine con le parole e l’ortografia di queste Scritture. Tutto ciò sfida coloro, che datano il Pentateuco nel periodo post-esilico, a spiegare come due testi dalla Legge di Mosè appaiano molto prima rispetto alla data che la critica accademica ha attribuito loro” [53].

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Nella fotografia soprastante: gli amuleti di Ketef Hinnom. Da soli questi reperti invalidano le ipotesi filologiche minimaliste e ultraminimaliste sulla redazione della Bibbia, impostesi in tempi recenti.

Tornando all’epistolario, la prof. “Marta Sordi si pronuncia innanzitutto a favore della probabilità di una conoscenza personale tra Paolo e Seneca. L’arrivo dell’apostolo a Roma andrebbe collocato nel biennio 56­-58, quando Seneca era potentissimo a Roma e influente consigliere di Nerone; Paolo avrebbe avuto in quel periodo buone amicizie tra i pretoriani, guidati da quel prefetto, Afranio Burro, che sappiamo amico di Seneca: in tale contesto l’ipotesi di un incontro tra le due grandi personalità non è certo inverosimile, anche se non abbiamo alcuna prova certa in merito. Abbiamo invece la prova di un rapporto tra la famiglia di Seneca, la gens Annaea, e Paolo stesso, attraverso un’iscrizione funeraria della fine del I o dell’inizio del II secolo, trovata a Ostia, luogo del martirio di Paolo. Anche la Sordi esclude, per varie ragioni, la paternità di due lettere dal novero di quelle autentiche: la prima è la XII (o XI) per via della descrizione prima del tempo dell’incendio di Roma; l’altra è la XIV, l’ultima, che con linguaggio diverso dalle precedenti suggerisce addirittura l’idea di una conversione di Seneca al Cristianesimo. Le altre dodici lettere sono quindi riconducibili al periodo che va dal 58 al 62, in cui realmente Seneca era l’uomo più potente del momento e Paolo era sicuramente presente nella capitale dell’impero” [54].

Per la prof. Marta Sordi, escluse le due lettere dimostrate come false dalla prof. Ilaria Ramelli,  cadono “gli argomenti che inducevano ad affermare il carattere apocrifo dell’intera raccolta e il problema deve essere riaperto” [55]. Inoltre, Marta Sordi fornisce indizi e prove circostanziali che l’epistolario sia autentico: “Le dodici lettere rimaste, alcune datate con i consoli ordinari e con quelli suffetti, un uso che cessa col III secolo d.C….[…]…Dal punto di vista linguistico, i grecismi sono tutti contenuti nelle lettere di Paolo, mentre la traduzione, da parte di Seneca, horrore divino del paolino phobos theou, sembra escludere la presenza di un falsario cristiano, che avrebbe certamente tradotto timor Dei” [56]. Inoltre Marta Sordi risolve così il “problema dell’ignoranza di Lattanzio” relativamente all’epistolario tra Seneca e Paolo: “Il contenuto non apertamente religioso e il carattere di scambio privato di lettere fra amici giustifica l’ignoranza che i Cristiani ebbero di questo epistolario fino a san Gerolamo: esso è giunto, in effetti, tra le opere di Seneca, non fra quelle di Paolo” [57]. Per Marta Sordi l’epistolario “conferma il periodo della prima prigionia romana di Paolo, 56/58 d.C., risultante dalle fonti migliori relative alle procuratele di Antonio Felice e di Porcio Festo in Giudea; esso permette inoltre di cogliere il momento preciso della svolta anticristiana del governo neroniano, che, se coincide con la svolta generale del 62, trova nell’ostilità della giudaizzante Poppea, sposata in quell’anno dall’imperatore, la sua causa immediata. L’accenno ripetuto all’indignatio della domina per l’allontanamento di Paolo dal giudaismo, con la reticenza incomprensibile in un falsario ma ben giustificabile in un contemporaneo, rivela da parte di chi scrive la conoscenza di fatti (il filogiudaismo di Poppea), che noi conosciamo solo da Flavio Giuseppe, ma che nessun autore cristiano poteva inventare. L’epistolario sembra inoltre presupporre un rapporto che non riguarda solo Seneca e Paolo, ma alcuni dei loro amici e seguaci. Lucilio, amico di Seneca, Teofilo, il cavaliere romano a cui Luca dedica il suo Vangelo” [58].

Per Marta Sordi, il contesto storico fornito dall’epistolario, coincide con quello del dialogo tra stoici pagani e i primi cristiani, come si evince dalle lettere paoline e da personaggi del secondo secolo: “Nella I lettera Seneca ricorda a Paolo un colloquio avvenuto tra lui e Lucilio negli horti Sallustiani, a cui erano presenti quidam disciplinarum tuarum comites: il rapporto non riguarda dunque solo due persone, ma due ambienti, quello cristiano e quello che faceva capo all’ancora potente ministro di Nerone; i convertiti romani al Cristianesimo, presenti anche nella corte neroniana (come risulta del resto anche dalla lettera ai Filippesi, in cui si parla di Cristiani della casa di Cesare) e i seguaci dello Stoicismo romano.

Sono proprio questi rapporti che inducono a non sottovalutare e a non confinare nella leggenda ciò che emerge dall’epistolario, l’esistenza, cioè, di un dialogo in atto fra gli ambienti dello stoicismo romano di età neroniana e la prima predicazione cristiana.

Contatti spesso verbali sono stati riscontrati tra gli scritti neo testamentari e, specialmente, tra le lettere paoline e gli Stoici dell’opposizione neroniana, Musonio Rufo, che Giustino martire proclama martire del logos seminale, Persio, lodato anche da Agostino. Ma è ancora a Seneca e al suo ambiente che ci riporta la tragedia senechiana Hercules Oetaeus, che, se non è di Seneca, è certamente di uno stoico a lui vicino e che rivela, pur essendo sicuramente l’opera di un pagano, quella stessa conoscenza del Cristianesimo, piena di ammirazione e di simpatia, che troviamo nell’epistolario fra Seneca e Paolo” [59]. Per Marta Sordi quindi, nelle opere pagane del I secolo dopo Cristo, si possono rinvenire riferimenti al Cristianesimo, che sono soltanto velati perché non c’era il clima ideale per fare dei riferimenti espliciti ad esso, in quanto stoici pagani e primi cristiani si stavano appena interfacciando, in un ambiente storico e politico inizialmente avverso al cristianesimo. Stoicismo pagano e cristianesimo stavano dialogando, poiché il Logos Spermatikos – cioè l’insieme di semi di gnosi pura precristiana diffusi nella religione pagana – rendeva possibile ciò, facendo da ponte tra le due ideologie, almeno nella ricostruzione dei Padri della Chiesa come Giustino martire e Agostino che hanno lodato personaggi stoici del primo secolo, nonché nell’opinione di tutti quei cattolici che credono alla teoria del senso teologico della storia. Quindi escluse due lettere sicuramente false, non ci sono problemi né linguistici né di contesto storico-politico riscontrabili nel resto dell’epistolario.

Sui lavori di Ilaria Ramelli riguardanti l’eresia nota come apocatastasi, che puzza decisamente di modernismo – pur essendo partita da un padre della Chiesa (eretico) come Origene – ci soffermeremo un giorno, ma quel giorno non è oggi. Possiamo però anticipare perché consideriamo l’apocatastasi un’eresia anticristiana:

  • È una puttanata internazionale senza un briciolo di senso, quindi non può essere, in ogni caso, “divinamente rivelata”
  • Ripropone la concezione ciclica del tempo, una concezione tipicamente gnostica, mentre il tempo per i cristiani è lineare
  • È stata riproposta da un Papa che in realtà è una cellula fantasma, un marrano, al fine di far progredire l’Americanismo all’interno della Chiesa Cattolica
  • Questa eresia crea quello che noi chiamiamo “Problema dell’Ultimo Farabutto”
  • Porta anche al “Problema del Primo Farabutto”, il più fesso di tutti: quanto è divinamente giusto che debba aspettare all’Inferno prima di ricevere l’Apocatastasi, a parità di peccati commessi rispetto ad altri Farabutti, vissuti in epoche più vicine temporalmente all’Apocatastasi finale? Dobbiamo inserire un concetto relativo di tempo e di come scorre, Farabutto per Farabutto? Come funziona esattamente?
  • Porta inevitabilmente, come molte dottrine gnostiche, alla de-moralizzazione di chi abbraccia tale eresia, in quanto gli individui più malvagi e vendicativi potrebbero essere propensi a fare del male in questo mondo a prescindere dall’entità della loro punizione, essendo disposti a tutto pur di ottenere quello che vogliono in questo mondo, e perché tanto sanno che la loro punizione sarà comunque momentanea, prima o poi potranno comunque ricominciare, il che ci riporta al primo punto (vedi sopra).

Per non uscire troppo fuori tema, ci soffermiamo solo sul terzo punto: il problema dell’Ultimo Farabutto. Possiamo enunciare il problema in questo modo: “Posto che l’Apocatastasi avvenga il giorno x, e che in tale giorno “avverrà la redenzione universale e tutte le creature saranno reintegrate nella pienezza del divino, compresi Satana e la morte” [60] e finanche tutti i demoni gli angeli e le restanti creature, esisterà un individuo, noto come Ultimo Farabutto, che sarà il più grande criminale di tutti i tempi, e morirà il giorno x – 1 (il giorno prima dell’Apocatastasi finale di vivi e morti). Se l’Ultimo Farabutto, dopo tutti i crimini che ha commesso, si fa un solo giorno di Inferno al quale segue l’Apocatastasi (cioè il perdono) finale, si può asserire che è stata fatta giustizia divina anche per l’Ultimo Farabutto”? Perché il più grande Farabutto di sempre dovrebbe pagare meno di tutti, solo perché è nato verso la fine dei tempi?

A questo problema segue un logico corollario, che comprende il caso di un’ Apocatastasi che si prolunga nel tempo perché prevede le temporanee espiazioni dell’Ultimo Farabutto anziché il suo perdono immediato: “Se il giorno x – 1, noto come il giorno prima dell’Apocatastasi, muoiono tutte le creature che la devono ricevere, insieme all’Ultimo Farabutto, allora queste creature dove finiranno nell’attesa dell’Apocatastasi? Se fosse vero che prima devono finire le espiazioni dell’Ultimo Farabutto, in quanto i dannati “esistono, ma non per sempre, poiché il disegno salvifico non si può compiere se manca una sola creatura” [61] e quindi l’Apocatastasi non si può compiere, si può dire che i contemporanei dell’Ultimo Farabutto hanno ricevuto giustizia divina? Perché devono aspettare tutto il tempo di espiazione dell’Ultimo Farabutto, quando magari non hanno fatto molto in confronto a lui e meriterebbero l’Apocatastasi anticipata rispetto a lui?

Ad ogni modo, tornando al seminato, un’analisi dettagliata dell’invettiva antigiudaica universale di Gesù Cristo, contenuta nel Vangelo di Matteo, ci ha convinto di diverse cose:

  • Gesù Cristo è stato un personaggio, di chiara origine ebraica, storicamente esistito
  • Gesù Cristo aveva un’ottima conoscenza degli scritti talmudici che circolavano durante la sua epoca, o comunque delle tradizioni orali giudaiche dell’epoca
  • Gesù Cristo aveva una conoscenza tale del popolo ebraico, delle sue caratteristiche salienti, e delle sue usanze, che la sua invettiva non può essere considerata un’ invenzione dell’immaginario antigiudaico di autori greco-romani come Seneca, o Plinio il Giovane, come afferma l’ebreo Abelard Reuchlin in riferimento al Nuovo Testamento nella sua interezza.
  • Gesù Cristo è riuscito, con una lucidità impressionante, a prevedere sia eventi che sarebbero poi accaduti di lì a pochi decenni, sia eventi accaduti migliaia di anni dopo. Come ha fatto?
  • GESÙ CRISTO ERA CONVINTO – COME LO SONO STATI MOLTI EBREI NELLA STORIA DEL GIUDAISMO – DI ESSERE IL MESSIA. Le prove di ciò sono in Mt 16:18, in cui ha cambiato il nome di Simone in Pietro, come Dio ha cambiato il nome ad Abramo in Abrahamo, nonché in Mt 23:37 e Mt 23:34. Gesù è rimasto convinto di essere il Messia fino al suo ultimo respiro, infatti la frase “Eli, Eli, lama sabactani?” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”) in Mt 27:46 è in realtà l’inizio del ventiduesimo salmo del re Davide che descriverebbe la fragilità umana di Gesù Cristo ma anche la sua crocifissione e resurrezione.
  • È difficile già in partenza affermare che i Vangeli sono dei falsi, perché il Vangelo di Matteo è il più semitico tra i Vangeli, e finanche dell’invettiva antigiudaica universale pronunciata da Cristo, si è sottolineato un tipico stile semitico. Se i Vangeli sono dei falsi storici scritti da dei romani o comunque da dei non-ebrei, come hanno fatto questi ad imitare lo stile semitico senza conoscere poi le tradizioni degli ebrei? Se invece i Vangeli sono stati scritti da degli ebrei, allora come fanno gli ebrei a dire che sono dei falsi? Su quale base affermano ciò?

FINE DELL’INTRODUZIONE


Veniamo dunque al testo integrale dell’invettiva antigiudaica universale cioè Matteo capitolo 23, seguito poi dall’elenco dei marcatori di ebraicità/caratteristiche salienti in essa rinvenuti/e, e dal commento dell’invettiva versetto per versetto:

“1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3 Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4 Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente. 8 Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9 E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10 E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11 Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. 13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. 14 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna. 15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. 16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20 Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. 23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. 29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! 33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. 37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! 39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»” [62].

Veniamo dunque ai marcatori di ebraicità/caratteristiche salienti del popolo ebraico:

  • Circolazione di scritti talmudici in Giudea nel I secolo dopo Cristo, congiuntamente con mutazioni inserite nel Vecchio Testamento da parte delle autorità rabbiniche (Mt 23:2)
  • Ipocrisia giudaica negli insegnamenti rabbinici (Mt 23:3)
  • Indolenza giudaica e proiezione giudaica: interpretazione spirituale e letterale non si escludono a vicenda ma vanno integrate (Mt 23:4)
  • Vanità giudaica e filantropismo simulato (Mt 23:5-7)
  • Occultamento della gnosi pura in grado di far conoscere agli ebrei che Gesù è il Cristo (Mt 23:13)
  • Il concetto di “divorce raped” non esiste nella comunità ebraica. Per quanto possa farvi cadere le mascelle per terra dallo stupore, l’invettiva di Cristo sulla negligenza degli ebrei per la causa della vedova, è valida in tutte le epoche e nazioni. Come faceva a conoscere così bene il giudaismo, se gli ebrei continuano a dire che Cristo non è mai esistito? Conoscete degli autori greco-romani che hanno fatto insinuazioni simili?  (Mt 23:14)
  • Abnegazione giudaica, fervore giudaico e sovversione ideologica. Previsione dei falsi profeti dell’Apocalittica giudaica e dello Gnosticismo (Mt 23:15)
  • Logica Giudaica, rispetto religioso per il denaro, radicamento nella materialità (Mt 23:16-22)
  • Minuziosità giudaica, rispetto religioso per il denaro, ipocrisia giudaica (Mt 23:23)
  • Simulazione giudaica convergente a mezzo di clausole giudaiche (kosher hacks). Demenzialità giudaica (Mt 23:24)
  • Sudiciume giudaico e ipocrisia giudaica. La pietra e il concetto di purezza nell’Halacka del I secolo d. C. Anche qui interpretazione materiale e spirituale vanno integrate come due facce della stessa medaglia (Mt 23:25-26)
  • Propaganda giudaica (realismo giudaico): la propaganda israeliana di oggi è la quintessenza dei sepolcri imbiancati di ieri (Mt 23:27-29)
  • Modulo Kennedy su tutti i profeti (Mt 23:30-32)
  • Predizione di persecuzioni anticristiane, e martiri cristiani (Mt 23:34)
  • Protagonismo omicida giudaico: tendenza degli ebrei a compiere tutti gli omicidi politici. Modulo Kennedy sul profeta Zaccaria (Mt 23:35)
  • Dichiarazione di universalità della questione giudaica e dell’invettiva stessa. Gesù predice il suo omicidio da parte degli ebrei (Mt 23:36)
  • Previsione della lapidazione dell’Apostolo Giacomo (Mt 23:37)
  • Previsione della distruzione del Tempio di Gerusalemme (Mt 23:38)
  • BONUS: Predizione dell’infiltrazione di cellule fantasma del giudaismo nelle future nazioni cristiane. Il consiglio di Cristo per riconoscere gli agenti crittosionisti (Mt 7:15-20). Il significato teologico della “seconda morte” e del protagonismo ereticale giudaico (protagonismo omicida giudaico del II tipo) nella religione cattolica
  • Conclusioni: esegesi tipica della questione giudaica attraverso la Bibbia, e nuova definizione del tempo come tipico-lineare
  • Conclusioni sul complesso di eresie note come “copycat thesis”, o “teoria dell’emulatore”: queste eresie non hanno un supporto archeologico, né un senso storico o politico. Vanno contro il significato funzionale dello gnosticismo e contro l’ebraicità/crittoebraicità dei suoi esponenti, ignorano l’eccessiva conoscenza del giudaismo che traspare dall’invettiva antigiudaica universale, e che non si rinviene nella letteratura greco-romana neanche in maniera frammentata. Con l’arecheologia cristiana del I secolo, queste eresie mostrano inoltre il cosiddetto “problema generazionale”
  • Sfigurazione e trasfigurazione modernisti – descritti nell’enciclica Pascendi dominici gregis – sono i “grimaldelli ideologici” degli agenti crittosionisti (cellule fantasma) per infiltrare la “teoria dell’emulatore” all’interno della Chiesa Cattolica 
  • Il significato teologico dell’autosussistenza della figura di Melchisedek: fornire un motivo di conversione per gli ebrei, e una cristofania ai gentili per debellare la futura “tipologia inversa” fomentata dal crittoebreo Joseph Atwill. Melchisedek è l’unico tipo biblico di se stesso, l’unico personaggio della Genesi senza genealogia perché non ce l’ha, per questo non potrà mai essere ritrovato in alcuna tavoletta canaanita. È l’easter egg di Dio nel Vecchio Testamento, che parla di come il Figlio sia venuto a suggellare il primo Patto
  • Circolazione di scritti talmudici in Giudea nel I secolo dopo Cristo, congiuntamente con mutazioni inserite nel Vecchio Testamento da parte delle autorità rabbiniche (Mt 23:2)

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei”. Come interpretare questa frase di Gesù Cristo? Sappiamo che Mosè era uno scriba, ma sappiamo anche dal varsetto successivo (Mt 23:3) che Gesù Cristo fa riferimento ad una tradizione di insegnamenti orali dei farisei, e che, tali insegnamenti orali, almeno sul piano formale, per Gesù Cristo erano da considerarsi corretti. È un fatto risaputo però, quello del problema costituito dalla eccessiva violenza veterotestamentaria, per via del fatto che sembra molto di più umanamente che non divinamente rivelata. Questa enorme differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento, verrà sottolineata da Marcione con l’eresia anticristiana che è stata poi ribattezzata “marcionismo”, cioè la dottrina per cui il Dio del Vecchio Testamento e quello del Nuovo Testamento sono due divinità a se stanti, completamente diverse tra loro. In particolare, il Dio del Vecchio Testamento sarebbe una divinità malvagia e con “un problema nella gestione della collera”, mentre il Dio del Nuovo Testamento sarebbe quello che salva dalla “dannazione”, un bonaccione, un piacione aperto a tutte le genti disposte a credergli, a differenza di quello che nel libro di Isaia viene definito un “Dio geloso” del fatto che gli ebrei antichi siano caduti nell’idolatria e nella venerazione di altre divinità pagane. La violenza e i genocidi del Vecchio Testamento costituiscono un problema esegetico per la religione cattolica ma non per il giudaismo. Si è provato a risolvere questo problema con quella che possiamo chiamare “teoria del crogiuolo della fede”. Ma non abbiamo affatto intenzione di parlarne qui anche perché ne sappiamo poco. Un’altra spiegazione però, come sembra suggerire anche una parte della filologia biblica, è che il Vecchio Testamento abbia subito vari rimaneggiamenti, da parte di vari autori. È quindi possibile ipotizzare che con la frase “sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” Gesù intendesse dire che in taluni passaggi, gli ebrei abbiano utilizzato un po’ di fantasia e ci abbiano messo elementi personali, ricostruzioni magari fittizie, utilizzate a scopo politico, senza però cambiare la legge ebraica nelle sue parti fondamentali. Sappiamo da casi seguenti alla redazione della Bibbia ebraica, che alcuni ebrei hanno provato a cambiare un passo di Isaia. Come scrive Padre Louis-Marie O.P.: “Il rabbino Simmons afferma:

«L’idea cristiana di una nascita verginale ha preso spunto da Isaia 7, 14 dove si parla di un'”‘almah” che ha partorito. La parola ebraica “alma” ha sempre significato “giovane donna”, ma i teologi cristiani, parecchi secoli dopo, l’hanno tradotta come “vergine”».

Il rabbino dimentica che non sono i cristiani che hanno tradotto la Bibbia in greco, ma gli stessi ebrei, molto prima della nascita di Gesù Cristo (la versione greca detta «dei Settanta»). Ora, in questa versione, la parola ebraica ‘almah è tradotta non come «giovane donna», ma come «giovane vergine» (parthènos); è questo stesso termine che San Luca usa per designare la Vergine Maria nel suo racconto dell’Annunciazione” [63]. “È solamente dopo la venuta di Cristo, nel secolo II della nostra era, che gli autori ebrei si prodigarono a fornire una nuova traduzione, per opporla al cristianesimo. Teodozione di Efeso, Aquila del Ponte e Simmaco tradussero ‘almah’ con «giovane donna». Se si vuole considerare il termine ebraico in sé (‘almah) non si può conoscere il senso esatto che esaminando i suoi diversi impieghi nella Bibbia.

Ora, in tutta la Sacra Scrittura non si trova questa parola che una decina di volte. A seconda del contesto, essa designa delle ragazze che sono o certamente o molto verosimilmente vergini; una sola volta, il termine designa una ragazza che è probabile che sia vergine (il contesto non permette di fornire una risposta definitiva)” [64]. “Tutto ciò implica logicamente che:

Nulla si oppone a che il termine ‘almah designi una giovane vergine, (opponendosi al tempo stesso al termine na’arâh, che designa una «ragazza», senza un’ulteriore precisazione, e al termine betûlâh, che designa proprio una vergine, ma senza precisarne l’età);

La probabilità che questo sia il senso esatto di questa parola è forte. Questa probabilità diventa certezza quando si constata che questa parola è stata tradotta come «vergine» nella versione greca dei Settanta” [65]. “Dunque, la realtà è in definitiva rigorosamente contraria alle affermazioni del rabbino Simmons. Non sono i teologi cristiani che, parecchi secoli dopo, hanno tradotto ‘almah’ con «vergine», ma al contrario i traduttori ebrei che, più di un secolo dopo la venuta del Cristo, hanno rigettato la traduzione fino a quel momento accettata per introdurre il termine di «giovane donna». La sfida lanciata da San Girolamo (347-420) agli ebrei del suo tempo è sempre di grande attualità:

«Che gli ebrei ci mostrino dunque un solo passo delle Scritture in cui “‘almah” designa solamente una ragazza e non una vergine, e allora riconosceremo che la parola di Isaia deve intendersi non come “una vergine”, ma come “una giovane donna già sposata”»” [66].

Un altro esempio in cui gli ebrei arrivano a modificare il Vecchio Testamento, è il famoso e discusso capitolo 53 del libro di Isaia, che parla della figura di un “servo sofferente”, che per i cristiani rappresenta chiaramente Cristo, per gli ebrei rappresenta il popolo di Israele nella sua interezza o “un gruppo di giusti”. “Molti israeliti, infatti, hanno dovuto ammettere che questa profezia annunciava il Messia, anche se poi l’hanno sottoposta ad un’esegesi più che acrobatica per cancellarne gli aspetti che li urtavano. Un caso assai significativo è quello del Targum di Gionata, che Padre Marie-Joseph Lagrange (1855-1938) definisce come «un esempio caratteristico e persino divertente dei controsensi cui può condurre la preoccupazione di restare fedeli alle parole di un testo, sottraendosi per quanto possibile al suo spirito»” [67]. Il Targum di Gionata è un esempio di utilizzo di quella che chiamiamo “logica del contrario” o che forse dovremmo chiamare “logica giudaica a inversione”. Nel momento in cui gli ebrei producono una letteratura speciale per modificare – in maniera ridicola – l’interpretazione del Vecchio Testamento al fine di non far trovare in quest’ultimo riferimenti a Gesù Cristo, diventa molto forte il sospetto che l’incredulità giudaica nei confronti di Gesù come il Messia sia un’incredulità soltanto simulata.

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Nell’immagine, pagina 50 dell’opera “The Babylonian Talmud”, tradotta da Michael L. Rodkinson (includendo The History of the Talmud), 1903. In questo frammento, il rabbino Rodkinson ipotizza che Cristo fosse a conoscenza delle “Tradizioni dei saggi” (“Traditions of the elders”)

Un esempio pratico nella Bibbia, che è a favore dell’ipotesi documentale  – ma fino ad un certo punto perché tale ipotesi è fondamentalmente invalidata dalle scoperte archeologiche di Ron Wyatt – viene fornito da Wikipedia. Infatti, nella pagina sull’esilio babilonese, leggiamo: “Secondo la versione tramandata dalla Bibbia, solo nella tribù di Giuda era sopravvissuto il culto di YHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri. (Ciò contrasta con i dati storici e archeologici, che vedono la persistenza nell’ex Regno del Nord, divenuto la Samaria, del culto di YHWH anche in epoca successiva, arrivando addirittura alla costruzione d’un Tempio rivale sul Monte Garizim, che officiò sotto un sacerdozio legittimamente aronnico fino alla sua distruzione da parte dei Giudei sotto gli Asmonei (con Giovanni Ircano, nel 123 a.C.). Ma per i redattori biblici solo il culto di Gerusalemme era legittimo, pertanto il culto samaritano non meritava d’essere preso in considerazione)” [68].

Contestualmente, alla pagina wiki sul monte Garizim leggiamo: “Separatisi dai Giudei, i Samaritani costruirono sul Garizìm un tempio (2 Maccabei 6:2), nel luogo sul quale – secondo una loro tradizione – avvenne il sacrificio di Abramo. Ai piedi del monte la tradizione situa il pozzo di Giacobbe. Il tempio sul Garizìm, costruito all’epoca di Alessandro Magno (328 a.C.) a imitazione del tempio di Gerusalemme, fu distrutto duecento anni dopo da Giovanni Ircano (128 a.C.). Ma tra i Samaritani restò la convinzione che su quel monte bisognava adorare Dio (cfr. Giovanni 4,20)…[…]…Nel 1964 vennero rinvenuti sul Garizìm i resti dell’antico tempio samaritano” [69]. Si noti la differenza di cinque anni in riferimento alla distruzione di questo tempio, nei due virgolettati.

Dunque, nel secondo libro dei Maccabei, scritto durante la dominazione ellenica di Israele, c’è scritto che “il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine, inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo” [70], mentre nei libri precedenti della Bibbia, il tempio di Garizim non viene proprio menzionato. Questa sarebbe la prova che il giudaismo “prototalmudico” non ha voluto ammettere in seno a se stesso uno scisma autentico, cioè lo scisma coi Samaritani. Questo è uno dei motivi per cui i libri dei Maccabei non sono ammessi nel canone della Bibbia ebraica ma sono ammessi in quello della Bibbia cristiana: il tentativo di manipolare la storia di Israele – ad opera della classe sacerdotale – a fini politici, in questo caso è evidente. Alla luce di ciò non possiamo non sospettare che ci siano mutazioni nel Vecchio Testamento inserite dagli scribi e farisei di Israele. Un altro esempio, potrebbe essere il famoso passaggio sull’usura contenuto nel Deuteronomio, tale per cui ha fatto scrivere ad un cattolico tradizionalista come Gian Pio Mattogno, di un “dio giudaico”, aprendosi così ad accuse di marcionismo: “<<Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto, come ti ha promesso, presterai a molte nazioni, ma non prenderai a prestito, dominerai molte nazioni, ma esse non ti domineranno>> (Deut. 15, 6).

<<Ora, se darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, osservando e eseguendo tutti i suoi ordini che oggi io ti do, il Signore ti eleverà sopra tutte le nazioni della terra […] Tu presterai a molte nazioni, ma non prenderai in prestito nulla. Il Signore ti porrà in testa e non in coda, sarai sempre al di sopra, non sarai mai sotto, se darai ascolto agli ordini del Signore, tuo Dio, che oggi io ti do, osservandoli ed eseguendoli >>” [71]. “Qui il Dio giudaico non si limita a promettere a Israele la futura sovranità sui popoli, ma delinea altresì una precisa strategia di conquista: l’usura come strumento di dominio economico” [72]. In questo virgolettato Gian Pio Mattogno ha dimostrato di avere una scarsa conoscenza dell’ipotesi documentale, non riconoscendo che questa tattica giudaica deve essere stata infiltrata all’interno del Pentateuco dalla classe sacerdotale, proprio in occasione della prima prigionia Babilonese, per permettere agli ebrei quella scalata sociale che avrebbe poi garantito loro la libertà.

Riteniamo che Mosè sia realmente esistito e abbia scritto davvero il Pentateuco, probabilmente su delle pelli di animale, nel deserto. È anche verosimile che molte tattiche giudaiche fossero utilizzate dagli ebrei già durante la loro convivenza con gli egizi, ma gli ebrei non avevano forse ancora maturato l’esigenza di usare l’usura in maniera tattica per sopravvivere.

Poi c’è da considerare quello che da sempre è ritenuto, da parte di molti rabbini, come uno dei versi biblici più fraintesi di tutta la Bibbia. Tale versetto è Geremia 8:8. Esso recita: “Come potete dire: Noi siamo saggi, la legge del Signore è con noi? A menzogna l’ha ridotta la penna menzognera degli scribi!” In questo video (https://www.youtube.com/watch?v=j62c82unD0Q) il rabbino Tovia Singer prova a spiegare che bisogna “contestualizzare” questo versetto. Basandosi sul fatto che gli ebrei, erano convinti di avere Dio dalla loro parte e di non poter perdere contro i Babilonesi in una guerra, e considerando che la radice ebraica di ciò che è traducibile con la parola “menzogna”, compare un eccessivo numero di volte nel libro di Geremia – rispetto ad altri libri dei profeti – Tovia Singer prova ad asserire che dei falsi profeti emanavano, a quei tempi, profezie false volte a screditare Geremia, e volte a far credere che il Tempio non sarebbe mai stato distrutto, e che tutto ciò rappresenterebbe “la penna menzognera degli scribi”. Ma purtroppo non ci ha convinto: altri profeti di Israele, come ad esempio Zaccaria, hanno menzionato dei falsi profeti, ma non per questo Zaccaria ha scritto/detto che la Legge è stata resa una falsità, che è stata corrotta dall’interno. Semplicemente, la “contestualizzazione” di cui parla il rabbino Tovia Singer non è sufficiente per fornire l’esegesi che il rabbino Singer ha fornito di questo passo biblico.

Quindi mentre i principi fondamentali della Legge possono essere stati conservati nei secoli, è pacifico ipotizzare che qua e là nel Vecchio Testamento ci siano stati dei cambiamenti.

Alla luce di tutto ciò è possibile che gli scribi, e in misura minore i farisei, abbiano cambiato in parte il Vecchio Testamento sedendosi sulla cattedra di Mosè, inoltre i farisei hanno probabilmente adottato delle tradizioni orali in accordo con le mutazioni inserite nel Vecchio Testamento, il tutto per cominciare a formare quel giudaismo “prototalmudico” che prenderà la sua forma definitiva verso il sesto secolo dopo Cristo. Il corpus letterario del giudaismo “prototalmudico” deve essere considerato comprensivo dell’insieme di scritti che vengono nel loro complesso chiamati “Apocalittica Giudaica”. Tali scritti contengono elementi talmudici e sicuramente a questi si cominciavano ad affiancare dei primi scritti propriamente talmudici durante l’epoca di Cristo. Questa è, fondamentalmente, l’interpretazione che abbiamo dato della frase di Cristo “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei”.

In questa stessa invettiva, Gesù Cristo dice al popolo ebraico di seguire i farisei in riguardo a ciò che dicono, senza seguire le loro azioni, perché sono ipocriti. Ma in un discorso sui giuramenti e sull’oro, Gesù riprende nuovamente i farisei su quello che puntualmente dicono. Questo ci fa pensare che i farisei avessero, congiuntamente con gli scribi, una tradizione orale positiva, in accordo con la letteratura biblica e quindi con la gnosi pura, e un’altra tradizione orale negativa, spuria, che si evolverà poi nel Talmud. Di una tradizione scritta positiva, all’insegna della gnosi pura, pure parla Gesù Cristo, ciò è visionabile in un successivo punto di questa invettiva. Quanto ad una tradizione scritta di tipo spurio, già facente parte di un ipotetico Talmud iniziale, ci viene incontro Don Ennio Innocenti, illuminandoci:

“È ben poco convincente la tesi del silenzio ebraico sostenuta da J. Maier: Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia 1994 (cfr. avallo di T. Federici in L’Oss. Rom. del 5/8/94, 3a pag.). Jacqueline Genot-Bismuth, specialista di cultura rabbinica alla Sorbona, ha pubblicato un documento ebraico del I secolo (tratto dallo Sabat che fa parte del Talmud completo) dove si parla di cristiani e si cita Matteo (cfr. Il Sabato del 10 ottobre 1992, p. 59)” [73]. Se gli ebrei avevano tutta questa fretta di schernire i cristiani nel loro Talmud scritto già nel I secolo dopo Cristo, questo ci porta a pensare che una tradizione scritta e spuria esistesse già, e che questo frammento sia chiaramente solo una parte – redatta di recente – di uno scritto molto più antico.

Tutto ciò ci porta a confermare l’esistenza delle economie pure e le antieconomie spurie di cui parla il rabbino convertito Drach nella sua opera “De l’harmonie entre l’Eglise et la Synagogue”.

  • Ipocrisia giudaica negli insegnamenti rabbinici (Mt 23:3)

Su questo punto non c’è da soffermarsi molto. L’unica cosa da aggiungere è la precisione di Cristo nel riferirsi a legge orale e a legge scritta di volta in volta. In particolare, il biblista Daniele Salamone fa notare che nel Vangelo di Matteo “Gesù ha fatto affermazioni come:

«Voi avete udito che fu detto agli antichi […]» (5:21);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:27);
«Fu detto […]» (5:31);
«Avete anche udito che fu detto agli antichi […]» (5:33);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:38);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:43).

Se Gesù aevsse voluto riferirsi a ciò che Mosè aveva comandato nella vecchia Legge, probabilmente Egli avrebbe usato una formulazione diversa. Ad esempio, in altri passaggi, quando Gesù si riferiva alla Legge di Mosè, Egli ha pronunziato tali dichiarazioni come «sta scritto» (4:4,7,10) o «Mosè ha prescritto» (8:4). Si noti che queste frasi si verificano nei capitoli immediatamente prima e dopo il «sermone della montagna». Gesù, anziché usare frasi come queste per dimostrare che si riferiva alla Legge di Mosé, Egli ha ripetutamente parlato di cose «che erano state dette» (e non «scritte»). Gesù non ha mai menzionato chi l’ha detto, ma solo che «era stato detto»” [74].

Un altro aspetto interessante dei discorsi di Gesù, “è il fatto che alcune Sue affermazioni non si trovano affatto nell’Antico Testamento. Ad esempio, in Matteo 5:21 Egli dice: «Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribuinale”». La frase «chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale» non si trova da nessuna parte dell’Antico Testamento. Allo stesso modo, quando Gesù ha dichiarato: «Avete udito che fu detto. “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”» anche questa frase non può essere una citazione dell’Antico Testamento perché la vecchia Legge non ha mai detto «odierai il tuo nemico»” [75]. Vediamo quindi che c’è una tradizione orale contro la quale si scaglia Gesù Cristo, e questa tradizione orale è negativa, stravolge il significato dell’Antico Testamento. Eppure, in questo versetto del Vangelo di Matteo, leggiamo in riferimento agli insegnamenti orali di scribi e farisei: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23:3). Non è affatto una contraddizione, è invece ciò che ci aspettiamo dagli ebrei: ipocrisia giudaica. Un’ipocrisia della quale sono pieni scribi e farisei, che deviano dal significato del Vecchio Testamento con una tradizione orale negativa che gli fa comodo, mentre si attengono al significato del Vecchio Testamento a parole, con un’altra tradizione orale parallela e positiva, utilizzata sempre quando fa loro comodo, mentre le loro opere parlano più delle parole e in maniera diametralmente opposta. E questo Gesù lo sottolinea prontamente in questo versetto.

  • Indolenza giudaica e proiezione giudaica: interpretazione spirituale e letterale non si escludono a vicenda ma vanno integrate (Mt 23:4)

“Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. Questa frase, intesa in senso materiale, è un chiaro riferimento all’indolenza giudaica, una caratteristica universale nel popolo ebraico, salvo le dovute e onnipresenti eccezioni. Ricordiamo la celebre espressione di Rosenblum, il redattore capo di Yediot Akhronot, il quotidiano più letto dagli israeliani: “La massa degli ebrei sovietici si è allontanata dal lavoro manuale” [76]. Ma mentre questa è una sentenza sugli ebrei sovietici che avrebbero dovuto dedicarsi – a onor della propaganda giudaica – al lavoro manuale nella regione di Kichinev in Russia, si possono citare esempi di indolenza giudaica anche per quanto riguarda la Palestina, così come in tutte le nazioni del mondo. Infatti, alla fine del “XVIII secolo, un certo numero di hassidim emigrarono dalla Russia. “Alla metà del XIX secolo, si contavano in Palestina dodicimila ebrei”, mentre alla fine dell’XIX ce n’erano venticinquemila. “Queste borgate ebree in terra d’Israele costituivano quello che si chiamava Yishuv”. Tutti i loro abitanti (uomini) non facevano altro che studiare il giudaismo. Vivevano della haluka – sussidi inviati dalle comunità ebraiche d’Europa. Questi fondi erano distribuiti dai rabbini, di qui la loro autorità assoluta. I capi dello Yishuv “rigettavano ogni tentativo di creare nel paese anche solo un embrione di lavoro produttivo di origine ebrea”. Si studiava esclusivamente il Talmud, nient’altro, e a un livello molto elementare. “Il grande storico ebreo G. Gretz, che ha visitato la Palestina nel 1872”, trovò che “solo una minoranza studia per davvero, gli altri preferiscono bighellonare nelle strade, restare in ozio, dedicarsi ai pettegolezzi e alla maldicenza”. Egli ritenne che “questo sistema favorisce l’oscurantismo, la povertà e la degenerazione della popolazione ebrea della Palestina” – e, per questo, dovette subire lui stesso l’herem*” [77]. Sull’indolenza giudaica si espresso affermativamente anche il compianto Bobby Fischer, al primo posto nel giardino degli ebrei giusti tra le nazioni, e alla cui memoria imperitura è dedicato questo sito.

L’interpretazione spirituale di Matteo 23:4, invece, rappresenta l’utilizzo da parte degli ebrei della proiezione giudaica: è colpa di tutto e tutti, tranne colpa loro. I “pesanti fardelli” che “impongono sulle spalle della gente”, dal punto di vista spirituale, sono i crimini commessi dagli ebrei e il peso spirituale che essi comportano. A tale scopo, un’immagine può essere più significativa delle parole:

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Nell’immagine soprastante si può osservare la raffigurazione di un ebreo che si porta il peso spirituale dell’oppressione, con altri pesi sulla schiena come, omicidio, furto, e falso. Inutile dire che l’immagine è stata usata a fini filo-giudaici. Tutto il peso di questi fardelli morali, viene proiettato dagli ebrei sui gentili, in continuazione nei secoli.

Il colmo si raggiunge con Jean Paul Sartre (ebreo, non c’è bisogno nemmeno di guardare dei marcatori di ebraicità), ateo della domenica, messianista del sabato, che ha proiettato addirittura la proiezione sui gentili, utilizzando tale meccanismo per poter spiegare lo “strano” fenomeno dell’antisemitismo.

“He authored what has to be one of the most philo-Semitic tracts of all time, “The Anti-Semite and the Jew”. The book takes as its premise the Freudian concept that anti-Semites are just projecting their own shortcomings onto Jews (“If the Jew did not exist, the anti-Semite would invent him”), and ends with the outrageous declaration that “not one Frenchman will be secure so long as a single Jew — in France or in the world at large — can fear for his life”” [78].

In teoria Sartre non è un ebreo,  ma sulle sue origini etniche c’è da dubitare, perché ha utilizzato la proiezione giudaica della proiezione giudaica, sui gentili. Difficile che si sia interessato al giudaismo solo in fin di vita, e poi i suoi trascorsi con un ex membro del gruppo Separat, la dicono lunga.

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Nella foto soprastante: Jean Paul Sartre, un gentile del sabato fin troppo filo-semita per non essere considerato un crittoebreo.

Ovviamente Cristo in questo versetto si riferiva anche alle operazioni a bandiera falsa degli ebrei. Le operazioni a bandiera falsa giudaiche sono una forma applicata di proiezione, per definizione devono essere addebitate fin dall’inizio a una fazione nemica di Israele, così che Israele possa attaccare tale fazione o per fare in modo che i nemici di tale fazione la attacchino. Per il concetto di bolscevismo invece il discorso è diverso: negli anni venti del novecento gli ebrei di tutte le russie vantavano i loro grandi contributi e menzionavano i grandi nomi ebrei del bolscevismo, quando poi i crimini del comunismo erano troppi per essere coperti ed era in preparazione il finto collasso dell’Unione Sovietica con una simulazione di lungo termine, allora si è deciso di addebitare allo “sciovinismo nazionalistico imperialista russo e in generale slavo” i crimini e i demeriti del comunismo.

  • Vanità giudaica e filantropismo simulato (Mt 23:5-7)

Gilad Atzmon (ebreo), in un libro in cui ha discusso cosa sia l’identità ebraica, racconta come si è imbattuto nel filantropismo simulato, che a suo modo di vedere, è simulato dal modo in cui gli ebrei impostano la loro identità: “Durante gli anni trascorsi in Europa ho incontrato gruppi che si chiamavano “Ebrei per la pace”, “Ebrei per la giustizia in Palestina”, “Ebrei contro il sionismo”, “Ebrei per questo” ed “Ebrei per quello”; recentemente, ho sentito che esistono anche gli “Ebrei per il boicottaggio delle merci israeliane”. Di tanto in tanto finisco col chiedermi che cosa animi tutta questa enfasi etnocentrica, separatista, pacifista. Infatti pur avendo – fra l’altro – incontrato molti attivisti per la pace tedeschi, non mi sono mai imbattuto in gruppi chiamati “Solidarietà ariano-palestinese” o “Ariani per la pace” e neanche in attivisti – che so – caucasici contro la guerra. Sono invece gli ebrei e soltanto gli ebrei a impegnarsi in campagne per la pace e la solidarietà basate sulla razza o l’etnia” [79]. Per Gilad Atzmon l’etica si perde nel momento in cui ci si identifica in base a quello che si odia o in base a quello che non si è: questo concetto è chiamato dialettica della negazione. “Nella ricerca di un'”identità politica”, l’ebreo emancipato finisce col soccombere alla dialettica della negazione: la sua identità politica viene definita in negativo piuttosto che in positivo. Riuniti in gruppo, non sono tedeschi, non sono inglesi, non sono ariani, non sono musulmani, non sono semplici proletari o noiosi pacifisti, non sono solo comuni operai: sono ebrei perché non sono nient’altro” [80].

È indubbio il fatto che il popolo ebraico sia il popolo che conta all’attivo il maggior numero di associazioni caritatevoli/filantropiche/di beneficenza al mondo, ma a giudicare da come gli ebrei in tali organizzazioni ignorano volutamente i crimini degli altri ebrei come loro, e a giudicare dallo scopo per cui spesso vengono utilizzate le cosiddette “Organizzazioni Umanitarie” – perlopiù finanziate da George Soros (ebreo) e nelle quali gli ebrei si infiltrano – cioè trovare le coordinate dei punti strategici che la NATO deve bombardare nei paesi nemici di turno esportando la “democrazia delle bombe”, oltre che portare destabilizzazione e caos nei paesi sovrani, possiamo capire cos’è il concetto di filantropismo simulato giudaico.

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Nella fotografia soprastante: George Soros (ebreo), alto finanziere e sospetto criminale. È ricercato dalle autorità di più paesi perché sospettato di aver commesso pesantissimi reati di insider trading ai danni delle economie di tali paesi, ad esempio la Malesia. Sospetto insider trader sfruttante soffiate e simulazioni giudaiche nel tempo libero, fervente filantropo simulatore a tempo pieno. Reinveste buona parte dei suoi profitti  – ottenuti in maniera fin troppo facile da non sembrare sospetta – nel sostegno e nella creazione di organizzazioni umanitarie, anch’esse accusate di commettere crimini, in particolare creare operazioni psicologiche a fini di guerra non ortodossa e spionaggio a vari livelli. George Soros è stato in gioventù un collaboratore dei nazisti, contribuendo a mandare gli ebrei nei lager. Se c’è a una persona alla quale bisogna guardare quando si parla di filantropismo simulato, quella è sicuramente George Soros.

Il filantropismo simulato lo abbiamo già visto nella simulazione giudaica di colonizzazione agricola in Ucraina e in Crimea che era finalizzata al racket ai danni dei gentili in tutto l’Occidente e nell’Unione Sovietica degli anni venti. E poi il filantropismo simulato degli ebrei è stato notato anche dal saggio Roger Dommergue (ebreo giusto tra le nazioni): ““Israele, il solo paese dove non ci sono ebrei”, perché non è là che stanno coloro che governano il mondo. Quelli che governano il mondo, usano Israele nei governi stranieri, come negli Stati Uniti. Ma non vanno in Israele, pagano qualcuno per andarci, come dice il detto…[…]… I miei zii, le mie zie, non conoscevano assolutamente nulla della Torah. Andavano ai funerali e ad altre cerimonie ebraiche solo per vantarsi, tutto qui”.

Tutta questa serie di episodi, nonché altri eventi simili avvenuti in altre epoche, ci permettono di capire Matteo 23:5-7: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente”.

  • Occultamento della gnosi pura in grado di far conoscere agli ebrei che Gesù è il Cristo (Mt 23:13)

“La Sinagoga possedeva, prima dei libri mosaici, una tradizione orale che serviva, in un certo senso, da “anima al corpo della lettera”, e senza la quale il testo correva il pericolo di restare oscuro o incompleto, o di prestarsi ai capricci dell’interpretazione individuale. Mai, sino ai nostri giorni, la Sinagoga avrebbe tollerato questo eccesso di demenza.

Orbene, mentre la legge civile in Israele era custodita dall’intera nazione, l’insegnamento orale fu affidato ad un corpo speciale di dottori, posto sotto l’autorità suprema di Mosè e dei suoi successori. <<Sulla cattedra di Mosè – disse Cristo – si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno>>” [81]. “Questa tradizione della Sinagoga antica si divideva in due rami: una evidente, la tradizione talmudica; fu in seguito conservata per iscritto e formò un Talmud puro e distinto da quelli posteriori a Cristo; fissò il senso della legge scritta. Trattava delle prescrizioni mosaiche; si sapeva, attraverso di essa, ciò che era permesso, obbligatorio, illecito; costituiva, inoltre, il livello materiale e pratico della tradizione.

Il secondo ramo era la sua parte misteriosa e sublime. Formava la tradizione cabalistica, o Càbala, cioè, secondo il senso etimologico di questa parola, l’insegnamento ricevuto tramite la parola. Questa càbala trattava della natura di Dio, dei suoi attributi, degli spiriti e del mondo invisibile. Si appoggiava al senso simbolico e mistico dell’Antico Testamento, “che era ugualmente tradizionale”; era, in poche parole, la teologia speculativa della sinagoga. Quel che vi è di essenziale nei misteri della Santissima Trinità e dell’Incarnazione non era omesso in essa, e vari rabbini si convertirono al Cattolicesimo alla sola lettura di questa Càbala” [82]. “I dottori della Sinagoga fanno risalire la Càbala antica fino a Mosè, ammettendo, tuttavia, che i primi patriarchi del mondo avevano conosciuto per rivelazione le sue principali verità.

I dottori dell’antica sinagoga insegnano all’unanimità che il senso nascosto della Scrittura fu rivelato sul Sinai a Mosè e che questo profeta trasmise, per iniziazione, tale conoscenza a Giosuè e ai suoi altri intimi discepoli. Questo medesimo insegnamento discese subito, oralmente, di generazione in generazione, senza che fosse permesso di porlo per iscritto” [83].

“Nondimeno, prima la cattività in Egitto (1300 a. C.), poi quella babilonese (VI secolo a. C.) crearono, all’interno di Israele, un immenso turbamento e la tradizione cabalistica ortodossa finì col cadere nell’oblio; e inoltre, al ritorno dei fedeli a Gerusalemme, Israele ricevette l’ordine da parte di Dio di porla per iscritto, ma i sessanta volumi di cui essa si compone non furono mai resi pubblici ed il profeta Esdra ricevette l’ordine di non affidarli ad altre mani se non a quelle dei saggi” [84]. “In seguito, quando si compirono i tempi, la colpa dei dottori della sinagoga consistette non nelle indiscrete rivelazioni dei depositari – lungi da ciò – ma nella gelosa cura che ebbero, e che il Salvatore rimprovera loro, di nascondere al pubblico la chiave della scienza, l’esposizione tradizionale dei libri santi, alla cui luce Israele avrebbe riconosciuto nella sua sacra persona il Messia” [85].

Queste che avete letto sono le speculazioni di Don Julio Menvielle, che si basa sulle argomentazioni di Drach, un ebreo convertito al cristianesimo. Nessuno è mai riuscito a dimostrare l’esistenza di una Cabala pura precristiana, quindi quelle di Meinvielle restano speculazioni. Solo perché l’ha detto Drach non significa che esistano, o siano esistiti, addirittura sessanta libri contenenti l’interpretazione mistica dell’Antico Testamento, a meglio chiarire le profezie dei Profeti riguardanti quello che i cristiani chiamano il loro Messia.

Ad ogni modo, per come lo riporta il Vangelo di Matteo, Gesù avrebbe detto qualcosa di simile: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci”. L’interpretazione cattolica che è stata data a questo passo biblico è stata l’omissione – da parte dei rabbini – di una letteratura sulla Cabala cristiana prima di Cristo, che avrebbe potuto portare ad un maggiore tasso di conversioni al Cristianesimo da parte degli ebrei del I secolo d. C. In altre versioni del Vangelo di Matteo, è stata utilizzata proprio l’espressione “chiave della scienza”, da intendersi come chiave interpretativa del Vecchio Testamento, fornita da una letteratura supplementare.

Un’ipotesi suggestiva che ci viene da formulare è che il simbolismo dei giudeo-cristiani del I secolo d. C. – scoperto nelle campagne archeologiche di Emmanuele Testa e padre Bellarmino Bagatti – potrebbe avere le sue chiavi interpretative proprio in questa letteratura di gnosi pura precristiana soppressa, menzionata dal Meinvielle.

  • Il concetto di “divorce raped” non esiste nella comunità ebraica. Per quanto possa farvi cadere le mascelle per terra dallo stupore, l’invettiva di Cristo sulla negligenza degli ebrei per la causa della vedova, è valida in tutte le epoche e nazioni. Come faceva a conoscere così bene il giudaismo, se gli ebrei continuano a dire che Cristo non è mai esistito? Conoscete degli autori greco-romani che hanno fatto insinuazioni simili?  (Mt 23:14)

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna”. Per poter comprendere pienamente il significato di questa frase, dobbiamo guardare a come sono trattate le vedove israelite nella legge ebraica, da oltre duemila anni.

“Batya Oved of Kfar Sava, an Israel Defense Forces widow since 1978 and currently unemployed, was considered a known critic of Pnina Cohen, former chairwoman of the IDF Widows and Orphans organization.

After not receiving a voting slip for the internal elections for the organization’s chair, she found out several of her friends had not received it either. Haaretz has learned they had been blacklisted along with some other 600 widows, most of whom hail from the Bedouin and Druze minorities. The blacklisted widows were not invited to events held by the organization, and excluded from receiving some benefits, according to a document obtained by Haaretz.

The document, in which the names of blacklisted widows are distinctly marked, was exposed by Nava Shoham, an activist for the right of IDF widows. It was prepared by former Chairwoman Pnina Cohen, who had recently been replaced. Cohen denies that such a document exists.

The 600 blacklisted women did not receive any correspondence from the organization, informing them of various benefits and grants afforded to IDF widows. ‘We did not receive invitations to vacations and activities over several years,’ says Oved. ‘These get-togethers are our social circle and our support group. The women marked as Cohen’s detractors were barred, as though the activities of the organization were some sort of private enterprise,’ she accuses” [86].

“In Jewish law as developed by the Rabbis, while orphans inherit their father’s estate, a widow does not inherit her husband’s estate. But the ketuhah consists of a settlement on the estate from which the widow is entitled to maintenance until she remarries.

Many Jewish communities had an orphanage in which the young charges were cared for, not always as kindly as they should have been judging by the frequent complaints found in Jewish literature” [87].

Il sito myjewishlearning.com spiega poi il concetto di “Agunot”, nonché quello di “Agunah” (la moglie incatenata): “The most agonizing moral challenge confronting Jewish law in modern times is nearly 2,000 years old. It is the plight of the agunah, “the chained wife,” which has troubled Jews through the centuries. No one who has read Chaim Grade’s powerful novel The Agunah will soon forget its tragic heroine, whose husband has left her and refuses to give her a get (Jewish divorce), so that she can never remarry” [88].

“Fundamentally, the pathetic situation of these women stems from the fact that the rabbinic interpretation of Deuteronomy 24:1-4 places the initiative for the issuance of a get solely in the hands of the husband. The tragedy has been immeasurably compounded in modern times by the erosion of authority in the Jewish community, so that the community itself is now powerless to compel the husband’s obedience” [89].

“The problem of the agunah was relatively soluble as long as Jewish tradition retained its authority and the Jewish community had the power to enforce its decisions. This condition prevailed everywhere during the Middle Ages and, until our own century, in Eastern Europe. And because it did, there were extralegal procedures, such as public opinion and social ostracism, that could be used to secure the husband’s compliance. In addition, the court could impose a herem (excommunication), which meant total isolation for the offender. Generally, the threat sufficed to bring the husband into line.

Nevertheless, the responsa–the legal decisions of the great rabbinic authorities of the Middle Ages–include many cases of unfortunate women chained to a recalcitrant or nonexistent spouse” [90].

“In sum, four principal categories of the agunah have emerged in modern times and are on the increase:

1. A man divorces his wife in the civil courts and possibly even remarries, but refuses to give his wife a get, either because of malice or greed. All too often the husband tries to extort money from his wife in exchange for the get.

2. A man disappears without leaving a trace, so that he is not available to issue the divorce that halakhah demands. During the early decades of the 20th century , when mass Jewish immigration to the United States from Eastern Europe reached its height, Yiddish newspapers published a regular feature, “The Gallery of Missing Husbands,” asking readers to help locate the errant spouses. Together with photographs, there would appear pathetic pleas for help from the deserted wives.

3. The man is lost in military action or dies in a mass explosion. In modern war, combatants are often blown to bits. Where there is no hard evidence that the soldier is dead, the wife becomes an agunah, since halakhah has no such category as “declared” or “legally” dead.

During the Russo-Japanese war of 1905, some great Russian rabbis visited the troops before they left for the front and persuaded the Jewish soldiers to issue a get al tenai, a “conditional divorce,” so as to free their wives from the status of agunah should the men fail to return. But obviously this temporary procedure, however helpful in individual cases, did not meet the growing dimensions of the problem.

4. Not strictly a case of “desertion” but similar to it is the rarer case of a childless widow who, according to halakhah, requires halitzah (release) from her husband’s brother before she can remarry. [Biblical law requires her brother-in-law to marry her to perpetuate the dead husband’s “name” by providing his wife with a child. The ceremony of halitzah releases the widow from this obligation]. This situation has also served as an occasion for extortion” [91].

È utile anche considerare l’esperienza di una vedova di un docente in un’università israeliana, che ha scritto la sua esperienza sul “The Times of Israel”:

“After my husband died I was entitled to survivors benefits from the Israeli university where he taught. There were all kind of documents that I had to sign in order to complete the transaction, but one paper was especially problematic. It was a contract which specifically stated that in the event that I got remarried I would no longer be eligible to continue getting my late husband’s pension” [92].

“The following month, I started receiving widow benefits from the Israeli Social Security (Bituah Leumi). To my surprise, I discovered that the small allowance came with a heavy price. Here it wasn’t only about getting married, but even living with a partner was enough to cost me my benefits. In order to get the less than 2000 ILS, I had to remain single and live on my own” [93].

“Under those absurd circumstances it is no wonder that most widows my age will not choose to remarry. While for me getting remarried isn’t necessary, it is a serious problem for some women, for example, for Orthodox Jewish women. A friend told me that at her religious community widows get married in secret (in order not to lose their benefits), since it is not an option to live in sin” [94].

  • Abnegazione giudaica, fervore giudaico e sovversione ideologica. Previsione dei falsi profeti dell’Apocalittica giudaica e dello Gnosticismo (Mt 23:15)

L’abnegazione giudaica è la diretta conseguenza della tensione messianica insita nel popolo ebraico. Gli ebrei sono sicuri al cento per cento che il loro Messia non solo arriverà, ma che i tempi in cui ciò avverrà sono alquanto vicini. L’abnegazione giudaica porta gli ebrei a sacrificarsi in nome della tribù ebraica, anche facendo enormi rinunce, pagando anche con la vita, se questo può essere un contributo, sia pure infinitesimale, alla venuta del Messia Talmudico. Il Fervore giudaico è l’intensità, la passionalità, la quasi-ossessione giudaica, per le attività che gli ebrei ritengono importanti, che di solito sono: fare soldi a scapito dei gentili, e avvicinare la venuta del Messia Talmudico col proprio operato. Il fervore messianico è un particolare tipo di fervore giudaico, che si contrappone sia all’indolenza giudaica, sia al parassita, al morbo, di cui gli ebrei si fanno vettori da tempi immemori: la gnosi spuria. La gnosi spuria ha diverse definizioni, ed attinge dalla Cabala Ebraica, ma in buona sostanza il più grande esperto di gnosi spuria del pianeta, Don Ennio Innocenti, sarebbe d’accordo con noi, se affermassimo che la gnosi spuria è la forma di sovversione ideologica atta ad infiltrare l’immanentismo assoluto nella mente umana e nelle religioni, nel migliore dei casi, mentre nel peggiore è la forma di sovversione ideologica che porta alla demoralizzazione e all’ostracismo teologico/autodivinizzazione, nel caso di dottrine gnostiche come la metempsicosi e l’apocatastasi per la demoralizzazione, e nel caso delle dottrine gnostiche che impiegano Ein-Soph o pleromi divini per l’autodivinizzazione o indifferentismo teologico, fino a sconfinare nell’ostracismo/ribellismo teologico, cioè nel rifiuto del divino e della trascendenza, pur riconoscendo l’esistenza di entrambi (come infatti fa notare il prof.re Luigi Copertino, esprimendosi in particolare sulla gnosi spuria moderna (anche detta gnosi gioachimita): “è necessario evitare sia la leibniziana esaltazione dell’ordine del mondo sia la critica radicale del mondo: la prima è parente dell’emanatismo, la seconda della protesta gnostica. E proprio questa ha prevalso nel novecento. La critica del mondo, da una parte si deve fermare di fronte alle misteriose possibilità positive dell’essere perfettissimo; dall’altra si deve fermare di fronte ai limiti, che restano positivi, dell’uomo. Se tutta la sofferenza del mondo dipende dal peccato dell’uomo, il peccato stende la sua ombra su tutto e accusa Dio d’impotenza. Ma era il deismo ad allontanare Dio dalla storia che così appare irredenta: di qui la disperazione e la protesta gnostica e la pretesa dell’autonomia totale che elimina il peccato dalla radice, eliminando l’ordine divino e puntando all’utopia dell’uomo nuovo con tragiche tentazioni politiche e tecnocratiche. Se non si è capaci di accettare il mondo, dando un iniziale credito a Dio, non resta che rifiutare sia il mondo sia Dio per fare un mondo nuovo senza Dio, ossia un mondo che sia esso stesso autosufficiente, perfetto, divino e senza peccato. E questa è stata la strada delle gnosi moderne che dall’ottocento in poi utilizzano anche il cristianesimo per perfezionare, con l’idea dell’incarnazione di Dio, l’immanentizzazione del divino nella storia, che ne prende il posto in prospettiva necessariamente magica” (Luigi Copertino, Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti, Sacra fraternitas aurigarum Urbis, Roma, 2018, pp. 280-281, https://t.me/la_questione_giudaica/155.). Anche se Don Ennio Innocenti nella sua opera più grande, “La Gnosi Spuria”, tende ad identificare – almeno implicitamente – la gnosi spuria con l’immanentismo, non manca di far notare al lettore che esistono forme di gnosi spuria completamente ribelli all’ordine divino (come abbiamo fatto notare poc’anzi in merito alla gnosi gioachimita), che possono essere riconducibili ad un unico propagatore, cioè il popolo decaduto, quello che si è sentito tradito da Dio tra il primo/secondo secolo avanti Cristo e il primo/secondo secolo dopo Cristo: il popolo ebraico. Tutto questo preambolo per poter affermare la cosa più grave di tutte: il popolo con il più acceso fervore messianico della storia, è lo stesso popolo che, con altrettanto fervore, diffonde tra i non-ebrei l’immanentismo (o ateismo) sotto copertura, cioè la gnosi spuria. Tornando all’abnegazione giudaica, è sempre etnocentrica, cioè gli ebrei agiscono con abnegazione totale per le cause della loro tribù, mai per i gentili. Con queste necessarie premesse possiamo riguardare Mt 23:15 sotto una nuova prospettiva: quella che ci fa vedere la verità. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi”. Attraversare il mare e la terra pur di fare un solo proselito è l’essenza dell’abnegazione giudaica, mentre il fare proselitismo, anche per un solo proselito – nello specifico convertire al giudaismo o a dottrine giudaizzanti – rientra sicuramente nel fervore giudaico, sia esso messianico oppure no. L’espressione “lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi” è un riferimento palese alla sovversione ideologica, cioè al tentativo di alterare la percezione della realtà dei gentili. Nessuno vorrebbe essere figlio della Geenna (l’inferno), ma lo diventa nel momento in cui si fa annebbiare il senso del giudizio dalla sovversione ideologica attuata dal giudeo. Che riguardi il giudeo-bolscevismo, o il giudeo-femminismo, o i movimenti per i diritti dei gay o movimenti nazionalistici, sia che si tratti della giudeo-psicanalisi freudiana, i frutti ideologici che l’ebreo offre ai gentili sono o marci dal di fuori, nel migliore dei casi, oppure sono tignosi dall’interno. In un altro passo dei Vangeli, Gesù Cristo parla degli agenti sionisti in maniera chiara, dicendo “dai loro frutti li riconoscerete”. Il giudeo-bolscevismo causa la demoralizzazione degli individui, portandoli a credere che – siccome non c’è trascendenza e l’unico prezzo da pagare è in questa vita, sul piano dell’immanenza – non c’è sacrificio in vite umane che sia troppo grande, quando si tratta di realizzare il comunismo, la rappresentazione del paradiso sulla terra. La mente di una persona affetta dal giudeo-bolscevismo considera la morale un ostacolo per la “nobile” causa del comunismo, in quanto la morale non deriva da un ambito trascendente, ma è frutto degli schemi sociali, creatisi al fine della pacifica convivenza, oramai obsoleta se non falsa, visto che la storia umana è perlopiù una storia di lotta di classe. In quest’ottica, i gentili comunisti sono senza scrupoli, spregiudicati, e cinici, in altre parole sono dei figli della Geenna il doppio di Trotsky (ebreo), pur facendo discorsi intrisi di giustizia sociale e cambiamento. Sul freudismo o psicanalisi si è già soffermato abbastanza Roger Dommergue (un ebreo giusto tra le nazioni), mentre sul giudeo-femminismo è meglio che non ci esprimiamo proprio, per ora.

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Immagine di un gay-pride celebratosi nel 2018: questi individui dagli atteggiamenti offensivi nei confronti della religione cristiana, sono dei proseliti di coloro che attraversano il mare e la terra pur di abbindolarli. Questi individui sono dei “figli della Geenna” il doppio degli ebrei che li hanno istigati.

Gesù Cristo, oltre a conoscere la sovversione ideologica, è riuscito a prevedere sia l’esistenza dei falsi profeti dell’Apocalittica, sia quelli successivi dello Gnosticismo sia quelli del Basso Medioevo. L’Apocalittica giudaica è “<<il complesso di scritti pseudonimi giudaici, sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C.>>” [95]. Tale letteratura nasce “al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso, e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi, dopo il successo di Antioco Epifane (164 a. C.), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù” [96]. Uno dei falsi profeti predetti da Cristo – assimilabile anche tra i falsi Messia adorati di volta in volta dagli ebrei – è stato Simone Bar Kochba, che fallirà nella sua missione profetica/messianica proprio nel 135 d. C., quando Adriano disperderà in maniera definitiva – nella terza e ultima Guerra Giudaica (tra ebrei e romani) – il popolo ebraico, costretto di lì in avanti a vagare tra le nazioni. Se si guarda poi alle relazioni tra Apocalittica Giudaica e Gnosticismo, scoperte dall’autore Robert Grant, risulta ovvio che anche i falsi profeti/falsi Messia dello gnosticismo, sono stati dei sovversori ideologici che attraversavano il mare e la terra pur di fare anche un solo proselito, infatti molti di loro – almeno a quanto scrivevano i Padri Della Chiesa – ad un certo punto della loro “carriera” arrivavano fino a Roma, per poter convertire i gentili alle loro idee. I vari Priscilliano, Montano, Sabellio e compagnia profetica, avevano i centri di diffusione delle loro eresie ai confini dell’impero romano, come se fossero le quinte colonne degli imperi adiacenti (un ruolo che gli ebrei avrebbero ricoperto volentieri), eppure prima o poi giungevano fino a Roma pur di mettersi in mostra. Se poi si osservano – in quanto su internet sono disponibili – le mappe di diffusione di Arianesimo, Manicheismo e altre forme di gnosticismo, è chiaro che i vettori di tali eresie non possono che essere gli ebrei, i cosmopoliti per eccellenza. Quando si guarda alle mappe di diffusione di altri eretici anticristiani come Paoliziani, Bogomili, e Albigesi nel Medioevo, si giunge facilmente alle stesse conclusioni: si tratta dei falsi profeti che attraversano il mare e la terra pur di fare anche un solo proselito, e quando lo fanno, lo rendono un figlio della Geenna il doppio di loro. Come fece Gesù Cristo a prevedere tutto questo? Gli ebrei affermano che i Vangeli sono falsi, o in altre parole, sarebbero stati scritti – non si capisce bene perché – dai Romani. Se è così che stanno le cose, allora cosa pensavano gli autori greco-romani in merito allo Gnosticismo?

  • Logica Giudaica, rispetto religioso per il denaro, radicamento nella materialità (Mt 23:16-22)

“Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.

Questi passi biblici mostrano tutto il pragmatismo e la mancanza di senso di sacralità tipica degli ebrei. Il tempio vale qualcosa nella misura in cui può portare beneficio agli ebrei, ad esempio per depositare l’oro. Non è l’oro ad essere sacro perché viene custodito nel tempio, l’oro è sacro di per se stesso. Questi passi biblici dimostrano tutto l’oppotunismo e lo spirito di sopravvivenza tipico degli ebrei. In altre parole parliamo di radicamento nella materialità da parte degli ebrei, senza un senso di elevazione spirituale. Di radicamento nella materialità – se la memoria non ci inganna – gli ebrei sono stati accusati anche da Wagner, che nei suoi scritti antisemiti ben notava il carattere simulatorio e affettato della recitazione teatrale ebraica.

Per capire invece che cos’è il senso di rispetto religioso per il denaro, dobbiamo capire che gli ebrei sono stati gli inventori della banconota, proprio grazie al fatto che una volta che giurano sull’oro, si sentono vincolati, e soprattutto, mantengono i patti (tranne se si tratta di fare guerra ai cristiani, e non solo, con l’usura).

“E’ storicamente provato che il popolo ebraico , invece di comprare merci mediante l’oro e l’argento , introducesse nel mercato come mezzi di pagamento i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli monetari documentali (terafim, mamrè ) in luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale emessa dal componente il popolo israelita era garantita solidamente da tutta la collettività ebraica. Non ci si può spiegare infatti l’assoluta fiducia riconosciuta al simbolo cartaceo , così come se fosse stato esso stesso d’oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbe nel popolo ebraico un fondamentale comandamento mosaico. Mosè infatti comandò al suo popolo l’obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza del cosiddetto anno sabatico (Deuteronomio 15, 1, 11)… Da questo comandamento derivò dunque la responsabilità solidale di tutto il popolo ebraico a garanzia del pagamento del titolo di credito emesso da uno dei suoi componenti a favore degli stranieri” [97].

Se gli ebrei non avessero avuto un rispetto religioso per l’oro e il denaro, non sarebbero mai stati in grado di far accettare ai mercanti stranieri dei titoli rappresentativi dell’oro. I mercanti andavano a fiducia con gli ebrei proprio perché conoscevano questa sorta di “religiosità”, manco gli ebrei fossero “timorati dell’oro”.

Forse i Romani conoscevano aspetti del genere riguardanti il popolo ebraico, ma chi più di un ebreo come Gesù Cristo poteva raccogliere in una singola invettiva così tante caratteristiche perlopiù esclusive del popolo ebraico?

  • Minuziosità giudaica, rispetto religioso per il denaro, ipocrisia giudaica (Mt 23:23)

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. In questa frase si possono cogliere la minuziosità giudaica, il rispetto religioso per il denaro, e l’ipocrisia giudaica. Esistono almeno due tipi di ipocrisia giudaica: quella per la quale gli ebrei accusano altri (ebrei e non) di quello che in realtà sono i primi a fare, e l’ipocrisia per la quale prima gli ebrei hanno un comportamento in una data circostanza, e quando poi conviene a loro hanno un comportamento diametralmente opposto, in forte contrasto con quello che possono aver detto/fatto poco tempo prima. È ipocrita pagare la decima per tante cose, e poi trasgredire le parti più importanti della legge, come se non contassero. Qui Cristo accusa gli ebrei di avere il denaro e/o l’oro come misura di tutte le cose: gli ebrei sono ligi al dovere, o meglio, sono ligi al denaro. Pagano in tempo e altrettanto in tempo vogliono essere pagati. Questa ossessione per i pagamenti è anche un sintomo di minuziosità giudaica, spesso presente anche nelle discussioni rabbiniche nel Talmud. La legge ebraica è piena di clausole e nella letteratura talmudica ci sono una miriade di commenti “chiarificatori”: tutto questo è minuziosità giudaica. Tale minuziosità, si contrappone alla superficialità giudaica, che è tipica degli articoli di giornale scritti dagli ebrei per i gentili o di intere testate giornalistiche dirette da ebrei. In qualunque momento della storia dall’invenzione della stampa, possiamo trovare un ebreo che stampa ricostruzioni di comodo fin troppo superficiali quando si tratta di prendere in giro l’intelligenza dei gentili, quando contemporaneamente lo stesso ebreo di perde nelle minuzie e nei cavilli delle discussioni rabbiniche quando studia il Talmud, magari sempre dandosi un tono e un aspetto “laico” agli occhi dei gentili. In questo caso abbiamo una superficialità simulata, o superficialità giudaica, e possiamo avere anche una minuziosità simulata, o minuziosità giudaica, quando magari un ebreo deve ingannare un gentile coi commenti depistanti nella Ghemara, affinché il gentile non comprenda eventuali crimini giudaici o la supremazia giudaica contenuta nella Mishna, laddove Mishna e Ghemara sono parti integranti del Talmud.

  • Simulazione giudaica convergente a mezzo di clausole giudaiche (kosher hacks). Demenzialità giudaica (Mt 23:24)

Gesù Cristo era a conoscenza degli scritti talmudici o comunque della tradizione orale che circolava nella sua epoca. Non sappiamo se parallelamente si sia sviluppato un Talmud orale e una Cabala con speculazioni cristiane prima ancora di Cristo, come vorrebbe asserire l’ebreo Drach, citato da Meinvielle, ma l’espressione “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” è un riferimento in senso spirituale al contenuto depravato della letteratura talmudica. Questa espressione simboleggia la simulazione giudaica convergente per eccellenza. Per simulazione giudaica convergente intendiamo una simulazione che si pone un obiettivo di facciata, ma l’effetto finale della simulazione è opposto o nullo. L’effetto finale si raggiunge tramite quelle che chiamiamo “clausole giudaiche”, altrimenti note come “kosher hacks”, esse sono presenti negli ordinamenti giuridici di tutte le nazioni, nelle teologie spurie di tutte le epoche, e ovviamente, le clausole giudaiche sono presenti nella letteratura talmudica al fine implicito di condonare diversi tipi di crimini. Ad esempio, vediamo come gli ebrei giustificano l’incesto nel loro Talmud, stando all’analisi di Elizabeth Dilling:

“Moses ordered the priests that: “They shall not take a wife that is a whore, or profane … for he is holy unto his God.” (Leviticus 21:7) The laws against incest are most vehement: “The nakedness of thy mother, shalt thou not uncover: she is thy mother … (Leviticus 18:7) And in the Talmud the Pharisee “sages” reverse these Biblical injunctions:
“If a woman sported lewdly with her young son, a minor and he committed the first stage of cohabitation with her — Beth Shammai say, he thereby renders her unfit to the Priesthood.” Here a footnote explains that she could not marry a priest, if this made her profane and the above Leviticus 21:7 is cited precisely.
We then learn that the dispute concerns only the age of the son, not the lewdness of the foul mother: “All agree that the connection of a boy aged nine years and one day is a real connection whilst that of one less than eight years is not [Footnote: “So that if he was nine years and a day or more, Beth Hillel agree that she is invalidated from the priesthood, whilst if he was less than eight, Beth Shammai agree that she is not.”] Here silliness reigns supreme, and one understands why Christ called the Pharisees “fools and blind:” “Beth Shammai maintaining, we must base our ruling on the earlier generations” [Footnote states: “When a boy of that age could cause conception.”] “but Hillel holds that we do not.”
The supposition that boys became fathers at eight is the silly excuse for the Shammai school to argue that the boy must be under eight to leave the mother pure. The standard throughout the Jewish Talmud is that a little boy becomes a person, “sexually mature,” at nine years and one day, — another asininity. The whole argument strains at the “gnat” of age and “swallows the camel” of incest between mother and son. (Matthew 23:24)” [98].

82

Nell’immagine soprastante: il documento 82 citato da Elizabeth Dilling sull’apologia dell’incesto tramite clausole giudaiche o “Kosher hacks”. Talmud Babilonese, Soncino, 1936 (edito dal rabbino DR. I Epstein, 1935), Sanhedrin 69b, p. 470. Le annotazioni e le sottolineature sono di Elizabeth Dilling.

Anche per il volume sulle norme che gli ebrei devono attuare il sabato, Elizabeth Dilling ha mosso critiche simili:

No Talmud book illustrates Christ’s depictions of Pharisaism better than the book of Sabbath. He said: “Ye blind guides, which strain at a gnat and swallow a camel.” (Matthew 23:24)
One way to go raving crazy is to study the Talmud book of Sabbath with its rules on what is or what is not permissible on the Sabbath. Concerning the Sabbath, even the digested laws, or Talmud Mishna in the Schulhan Aruch, take up 82 pages of Volume 2 (pages 63-145). The sum and substance of all of them is a game of subversion. A rule is set up. “How many ways are there to get around it and nullify it?” That is the problem, leading to almost endless trivia and discussion” [99].

Questi giochi di sovversione per annullare delle norme prestabilite, sono degli esempi di demenzialità giudaica. Attraverso discussioni quanto mai prolisse e assurde, si arriva a trovare, perlopiù in maniera forzata, i/il cavillo/i che permette di aggirare norme talmudiche o più spesso bibliche.

  • Sudiciume giudaico e ipocrisia giudaica. La pietra e il concetto di purezza nell’Halacka del I secolo d. C. Anche qui interpretazione materiale e spirituale vanno integrate come due facce della stessa medaglia (Mt 23:25-26)

La lingua parlata probabilmente da Gesù era il greco. Ciò ha un senso teologico per molti motivi. Molte circostanze descritte nei Vangeli e prove archeologiche odierne, ci segnalano che Gesù era un tagliatore di pietre, e non già un falegname. Infatti, grazie alle scoperte delle autorità israeliane, sappiamo oggi che nel I secolo d. C., esisteva, non lontano da Nazareth, una cava per la lavorazione della pietra [100]. Questa scoperta, insieme ad altri artifatti trovati in questa cava, può fornire un’esegesi archeologica di Levitico 11:32-34 e Giovanni 2:6. Da un punto di vista cristiano, questa scoperta da un’esegesi archeologica anche di Efesini 2:22, Isaia 28:16, 1 Pietro 2:4-8, e Matteo 16:18.

Il sito aleteia.org, riassume così la questione:

La maggior parte delle traduzioni usa la parola “falegname” per descrivere il mestiere di Gesù e di Giuseppe, ma il termine greco che leggiamo nei Vangeli di Marco e Matteo può essere interpretato in vari modi. La parola usata nei testi evangelici è téktōn, usata per artigiani e lavoratori del legno (e quindi si può tradurre come “falegname”), ma è interessante che si possa riferire anche a scalpellini, costruttori e perfino coloro che eccellevano nel loro mestiere ed erano in grado di insegnarlo agli altri. La traduzione latina che troviamo nella Vulgata, faber, mantiene i vari significati del greco téktōn. Faber era un termine generale usato per lavoratori e artigiani. Un faber poteva sicuramente lavorare come falegname di tanto in tanto, ma un falegname di mestiere era un lignarius.
Il professor James D. Tabor, studioso biblico dell’Università del North Carolina (Stati Uniti), ha suggerito che “costruttore” o “scalpellino”sarebbe una traduzione migliore per il greco téktōn nel caso di Gesù, e per motivi molto specifici. Da un lato, la predicazione di Gesù usa spesso metafore ispirate alla costruzione – riferimenti frequenti alle “pietre angolari” e alla “solide fondamenta” potrebbero suggerire che Gesù avesse familiarità con i dettagli su come progettare, finanziare e costruire una casa –, dall’altro, considerando che la regione in cui Gesù ha vissuto ed è morto non abbonda di alberi e che la maggior parte delle case all’epoca era costruita in pietra, pensare che Gesù e Giuseppe potrebbero aver lavorato con la pietra ha un certo senso.
Ma non è così semplice. Nella Septuaginta (la prima traduzione della Bibbia ebraica dall’ebraico e dall’aramaico in greco), troviamo il termine greco téktōn usato nel libro di Isaia, e anche nella lista degli operai che costruivano o riparavano il Tempio di Gerusalemme nel secondo libro dei Re, per distinguere i falegnami dagli altri lavoratori. Questa distinzione era già classica, e i greci usavano spesso la parola téktōn per riferirsi specificamente a un falegname, impiegando invece il termine lithólogos per i lavoratori della pietra e laxeutés per i muratori. Pensare che questo uso comune del termine sia stato ereditato dagli autori dei Vangeli, che conoscevano bene la Septuaginta, è logico. È però necessario paragonare anche il greco della Septuaginta con l’originale ebraico trovato in Isaia. Il greco téktōn è il termine usato comunemente per tradurre il termine ebraico kharash, usato per “artigiano”. Téktōn xylôn è però la traduzione dell’ebraico kharash-‘etsîm, “falegname”, come si legge in Isaia 44, 13.
Lo studioso biblico ungherese Géza Vermes ha tuttavia suggerito che la parola greca téktōn non sia stata tradotta dall’ebraico kharash, ma corrisponda piuttosto all’aramaico naggara. Vermes ha infatti affermato che quando il Talmud si riferisce a qualcuno come a un “falegname” potrebbe implicare che si trattasse di un uomo molto istruito. Ciò vorrebbe dire, allora, che gli autori dei Vangeli indicavano che Giuseppe era un uomo istruito, non solo saggio ma anche conoscitore della Torah, indipendentemente dal suo mestiere. Si tratta però di una posizione minoritaria, che deve fare i conti col non piccolo ostacolo dato dal fatto stesso che quando Gesù si rivela sapiente, sia da bambino sia da adulto, tutti quanti si chiedono «donde gli venga quella sapienza che gli è data» (Mc 6, 1-6), domanda che nessuno si farebbe se fosse chiaro che Giuseppe era un “grammateus”, cioè un uomo edotto nella legge. La forma sintattica utilizzata in genere dagli evangelisti è proprio quel verbo al passivo senza complemento d’agente – ovvero con il complemento d’agente sottinteso (Dio) – che viene detto “passivo divino”” [101].

Innanzitutto, molti teologi onesti intellettualmente, che hanno letto il Talmud, sono portati a pensare che le “Toledot Jeshu” “Storielle su Jeshu”, siano in realtà riferite proprio a Gesù, in termini molto, molto dispregiativi. La presenza di Gesù nel Talmud è stata denunciata da vari papi nelle cosiddette bolle pontificie sul giudaismo, che coprono un arco di settecento anni, cioè dal XIII° al XX° secolo (le bolle pontificie sul giudaismo sono disponibili sul nostro canale al seguente indirizzo Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/162). Per la tradizione cattolica, per il giudaismo post-biblico (anche se oggi non lo ammette esplicitamente) e per l’autore Peter Schafer, il “figlio di un falegname”, l'”appeso”, “lo stregone che adorava un mattone”, nonché il “figlio di una prostituta”, rappresentano sempre la figura di Gesù Cristo. Quindi i riferimenti fatti da Geza Vermes, non andrebbero nemmeno menzionati. Le polemiche sul “«donde gli venga quella sapienza che gli è data»”, sono polemiche sterili. Dall’analisi di questa invettiva, si evince che le conoscenze dell’Halacka da parte di Gesù erano tali che, non solo tale invettiva non può essere stata scritta dai Romani per dividere gli ebrei, ma che Gesù probabilmente vinceva tutte le diatribe con i farisei della sua epoca, al punto che, se finanche i dottori della Legge non trovavano argomenti contro di lui, la gente a quel tempo si è domandata “«donde gli venga quella sapienza che gli è data»”, perché se venisse solo dalla Torah, Gesù avrebbe trovato con scribi e farisei pane per i suoi denti. Questo passo del Vangelo di Marco, va interpretato in un’ottica cristiana cattolica convinta della divinità di Gesù. Questo passo dimostrerebbe il vacillare degli ebrei del I° secolo d.C., che si chiedevano: “la sapienza di quest’uomo, viene davvero solo dalla Torah? Oppure la sua sapienza gli viene dall’Altissimo?”.

Quanto all’utilizzo del termine téktōn, ci troviamo in una situazione paradossale per cui gli ebrei che hanno scritto la Septuaginta, traducendo la loro Bibbia da ebraico e aramaico in greco, hanno utilizzato tale termine per distinguere i falegnami dagli altri lavoratori, mentre i Greci in epoca classica, hanno usato comunemente téktōn per indicare specificamente la figura del falegname, e gli ebrei che avrebbero scritto i Vangeli avrebbero assecondato questa tendenza, ma quando si tratta, da parte dei non-ebrei, di tradurre dall’originale in ebraico di Isaia “téktōn è il termine usato comunemente per tradurre il termine ebraico kharash, usato per “artigiano”. Téktōn xylôn è però la traduzione dell’ebraico kharash-‘etsîm, “falegname””.

Ma aldilà delle questioni linguistiche, di Nazareth sappiamo che “era un borgo con così poche case, che il “falegname” Giuseppe non avrebbe potuto trovare il reddito necessario al sostentamento della sua famiglia. Tanto più che – come ci ricordano gli studiosi in materia – le case venivano ricavate prevalentemente nelle grotte e dunque le componenti lignee erano minime. Del tutto diverso sarebbe stato se Giuseppe avesse svolto il ruolo di “carpentiere” in giro nei paesi limitrofi. Interessante infatti sapere, a questo proposito, che a mezz’ora di cammino da Nazaret sorgeva Seffori, una delle più grandi città della regione, che era stata distrutta dai Romani nel 4 a.C. a causa di una ribellione. Il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa, aveva deciso di ricostruirla e farne la capitale del suo regno.

La città, ribattezzata Autokratis, doveva avere un piano urbanistico simile alle città greco-romane. Era previsto un teatro con 5.000 posti, che l’avrebbe fatta diventare il centro culturale più importante di tutta la Galilea. A Seffori fu allestito un cantiere che durò anni e che dette lavoro alla manovalanza di tutta la zona. In questi cantieri Gesù avrebbe potuto inoltre imparare il greco, lingua che si ritiene conoscesse, tenuto conto – fra l’altro – dei suoi colloqui prima col centurione di Cafarnao poi con lo stesso Pilato” [102].

Il rabbino Tovia Singer (ebreo) ha gioco facile nel dire che non esistono frammenti del Nuovo Testamento scritti in ebraico [103], ma siamo pronti a scommettere che il frammento di Qumran in ebraico nella grotta dove c’erano solo frammenti greci – indicizzato nel 1956, poi mai più menzionato dal 1962 in poi – fosse un frammento di Vangelo in ebraico del I secolo d. C. [104]. È ovvio che sia stato fatto sparire, cosa ci sarebbe di più vergognoso per gli ebrei, se non il dover ammettere l’esistenza di tali frammenti? Gli argomenti del rabbino Tovia Singer riguardo la lingua dei Vangeli possono essere smontati da un cristiano medio, dicendo semplicemente che ormai Gesù sapeva già di dover sancire una nuova Alleanza estesa a tutte le genti, e che per farlo aveva bisogno di imparare il greco e far diffondere i suoi insegnamenti in greco, la seconda lingua più parlata nell’impero più robusto dell’epoca. La lingua parlata da Gesù era in realtà la “Koinè, ovvero una forma molto antica di dialetto greco, conosciuta anche come “Greco Alessandrino” o “Greco Ellenistico”, in quanto fu la lingua che Alessandro Magno portò nei territori da lui conquistati già nel 332 a.C.. E’ anche chiamata “Greco del Nuovo Testamento” o “Greco Biblico”, in quanto fu utilizzata per le prime traduzioni dei testi cristiani dall’aramaico, eventualità che contribuì alla diffusione del cristianesimo. La Koinè è molto importante non solo per il fatto di essere stata la prima lingua “volgare”, ma soprattutto per la sua grande diffusione nelle civiltà del Mar Mediterraneo, durante l’età ellenistica. Una lingua quindi un po’ paragonabile all’inglese di oggi. Fu inoltre la seconda lingua dell’Impero Romano, dopo il latino. E quando i greci conquistarono e colonizzarono tutto il mondo allora conosciuto, questo loro dialetto fu parlato dall’Egitto al nord dell’India. La Koinè poi, oltre ad essere utilizzata come lingua parlata, lo fu anche come lingua letteraria ed amministrativo/burocratica” [105].

E poi ci sono prove archeologiche che gli ebrei del I secolo d. C. parlavano greco, dopotutto sono stati influenzati da Romani (influenzati dai greci), Macedoni, e dalle incursioni di Antioco Epifane IV, senza contare il fatto che gli ebrei sono il popolo con le più sviluppate capacità linguistiche al mondo. Una prova archeologica dell’esistenza di ebrei fluenti in greco nella Palestina del I secolo d. C. è l’iscrizione di Teodoto:

531

“L’epigrafe che appare nella foto è nota come Iscrizione di Teodoto. Incisa su una lastra di pietra calcarea (lunga 72 cm e larga 42), fu rinvenuta agli inizi del XX secolo sull’Ofel, colle di Gerusalemme. Il testo, scritto in greco, parla di Teodoto come di un sacerdote che “edificò la sinagoga per la lettura della Legge e l’insegnamento dei Precetti” (E. Gabba, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Marietti, Torino, 1958, p. 81). L’iscrizione, ritenuta anteriore alla distruzione di Gerusalemme del 70, conferma la presenza di ebrei di lingua greca a Gerusalemme nel I secolo (At 6:1). Secondo alcuni, la sinagoga menzionata sarebbe la “cosiddetta Sinagoga dei Liberti” (At 6:9). L’iscrizione afferma che Teodoto, come pure suo padre e suo nonno, aveva il titolo di archisinagogo, in greco archisynàgogos (“capo della sinagoga”), titolo che compare varie volte nelle Scritture Greche Cristiane (Mr 5:35; Lu 8:49; At 13:15; 18:8, 17). Afferma inoltre che Teodoto edificò alloggi per coloro che arrivavano in città da altri luoghi. Probabilmente ci si riferisce agli alloggi usati dagli ebrei che giungevano a Gerusalemme da fuori città, in particolare in occasione delle feste annuali (At 2:5)” [106].

Tutte queste premesse, ci portano ad una caratteristica saliente del popolo ebraico: il sudiciume giudaico. Nell’interpretazione che bisogna dare a questo passo dell’invettiva, senso materiale e spirituale si fondono, nel senso che il sudiciume fisico giudaico, non è che il riflesso delle sozzure spirituali contenute nel Talmud Babilonese e nell’operato degli ebrei. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!”. Il sudiciume giudaico viene rivelato dal crittoebreo Adolf Hitler, che nel Mein Kampf, si abbandona a varie rivelazioni sul popolo ebraico, tra le quali viene menzionato l’aspetto un po’ sudicio di questi ebrei ortodossi con le loro lunghe treccioline, che Hitler vedeva circolare nell’Austria e nella Germania dei suoi tempi. Il sudiciume giudaico degli ebrei ortodossi si nota anche in un episodio avvenuto in Italia, subito classificato dagli ebrei come antisemitismo: il personale di un albergo aveva messo un cartello nei pressi della piscina che invitava gli ebrei ortodossi a farsi una doccia, nel caso volessero fare un bagno in piscina. Inutile dire che per questo episodio increscioso degli italiani hanno perso il posto di lavoro. E poi c’è la famosa immagine su Internet, del gruppo di ebrei ortodossi che scava nei cassonetti della spazzatura. Se neanche questo dovesse bastare, la prof. Anna Foa (ebrea), sa bene che gli ebrei nel Medioevo venivano considerati come i responsabili della diffusione della peste se non delle malattie in genere, in quanto venivano considerati sporchi al punto da essere considerati come degli autentici vettori di diverse malattie. L’ipocrisia giudaica sta nell’intemperanza e nella rapina di cui sono pieni bicchieri e piatti usati dai farisei. Il collegamento con un punto di vista spirituale qui è evidente. Gli ebrei si fanno belli di fuori, specie agli occhi dei gentili, ma poi commettono ogni genere di crimine. Ma visto il significato assegnato (implicitamente) dall’Halacka del I secolo d. C. alla pietra, cioè un significato legato al concetto di purezza, e visto che la pietra è di solito considerata il simbolo dell’immutabilità, si può speculare che Cristo qui abbia inteso parlare agli ebrei, tra le altre cose, e in maniera implicita, anche di verità immutabili di tipo divino. Considerando che il Talmud Babilonese, ad un’analisi attenta, fallisce nel suo tentativo di accreditarsi come un libro religioso di stampo monoteista, quello che Gesù ha voluto dire in Matteo 23:25-26, è anche questo: “Perché continuate da fuori a spacciarvi come monoteisti, quando dentro i vostri testi dominano paganesimo, superstizioni, idolatria e panteismo da Ein-Soph? Ripulite i bicchieri (cioè i vostri scritti e i vostri discorsi) dall’interno, dai quali attingete parte del vostro nutrimento (spirituale), affinché anche l’esterno diventi netto! Spurgate dagli elementi spurii i vostri scritti e i vostri discorsi, perché chi vi legge e/o ascolta vede che l’esterno del bicchiere non è netto, intuendo la sporcizia (spirituale, oltre alla sporcizia teologica dovuta alle eresie) che vi è all’interno”.

“Or c’erano là sei recipienti di pietra, usati per la purificazione dei Giudei, che contenevano due o tre misure ciascuno” (Giovanni 2:6). “Qualsiasi cosa su cui uno di essi cadesse quando sono morti sarà impura; sia essa un utensile di legno o vestito o pelle o sacco o qualsiasi oggetto usato per lavoro, dev’essere messa in acqua, e sarà impura fino alla sera; poi sarà pura. Qualsiasi vaso d’argilla entro cui uno di essi cade, lo romperete; e tutto ciò che si trova in esso sarà impuro. Ogni cibo commestibile su cui cade l’acqua di tale vaso sarà impuro; e ogni sorso che possa essere preso da esso sarà impuro” (Levitico 11:32-34). Giovanni 2:6 ha una giustificazione archeologica, cioè la cava di pietra di cui abbiamo parlato, e dimostra che gli ebrei trovarono una clausola “di pietra”, un’eccezione, alle regole loro impostegli da Levitico 11:32-34.

“Perciò così dice il Signore, l’Eterno: «Ecco, io pongo come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una testata d’angolo preziosa, un fondamento sicuro; chi crede in essa non avrà alcuna fretta” (Isaia 28:16). “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Matteo 16:18). In particolare, per quanto riguarda questo versetto di Matteo, visto che anche di fronte a scribi e farisei Gesù ha fatto riferimento a se stesso come a qualcosa fatto di pietra, con la famosa frase “distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni”, è probabile che con la frase “su questa pietra edificherò la mia Chiesa” lui si stesse riferendo ancora una volta a se stesso, anziché a Pietro. Ma il dibattito su questa frase è ancora molto acceso, specie quando si tratta di mettere in discussione la legittimità del potere temporale dei Papi, più che necessario per contrastare le innumerevoli eresie che hanno afflitto la Chiesa: se non ci fosse stata una gerarchia, se non ci fosse stato un Capo, il cristianesimo sarebbe finito con la crocifissione del suo fondatore e capo: Cristo. In realtà, è un po’ più complicato di così.

IL CONCETTO DEL CAMBIO DI NOME NELLA BIBBIA OPERATO DA DIO IN PERSONA, E IL CONTESTO LINGUISTICO IN CUI SONO STATI REDATTI I VANGELI, DIMOSTRANO CHE GESÙ NOMINÒ PIETRO SUO SUCCESSORE DIRETTO SULLA TERRA. L’ESPRESSIONE “SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA” SI RIFERISCE CONTEMPORANEAMENTE A CRISTO E AL SUO RAPPRESENTANTE/VICARIO SULLA TERRA.

Pietro Dimond, ci dà un’ottima spiegazione – basata sul Vecchio Testamento – per poter interpretare correttamente questo spinoso passo di Matteo che abbiamo appena menzionato. Rivediamolo nel giusto contesto:

“Matteo 16:16-19: “E Simon Pietro, rispondendo, disse: Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente. E Gesù, rispondendo, gli disse: Tu sei beato, o Simone, figliuol di Giona, poiché la carne ed il sangue non t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è ne’ cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli”” [107].

Qui, secondo Dimond, bisogna soffermarsi su un pronome in particolare:

“Gesù Cristo affermò: “Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa Universale”. La parola Greca per questa, nel senso di questa pietra, è il pronome dimostrativo taute. In tale contesto esso significa questa stessa pietra o questa vera e propria pietra. Taute è utilizzata allorché si desidera richiamare l’attenzione con enfasi speciale su di un determinato oggetto, sia in prossimità fisica del narratore che nel contesto letterale dell’autore” [108]. “Nell’Anglosassone versione della “Sacra Bibbia” di Re Giacomo taute in 1 Corinzi 7:20 è tradotta come la medesima ed in 2 Corinzi 9:4 come questa medesima” [109]. “Laonde, l’affermazione di Gesù Cristo nei confronti di San Pietro detenne tale significato: “Tu sei Pietro e su questa medesima pietra Io edificherò la Mia Chiesa Universale“. Dal contesto fornito questa pietra si
riferisce naturalmente a San Pietro” [110]. Ma una questione ancora più importante dell’uso del pronome “taute” nel manoscritto greco di riferimento, è il cambio di nome Simone, figlio di Giona, in Pietro. “Nel Vecchio Testamento un cambio di nome denotava una nomina, una chiamata speciale od un cambio di stato. In Genesi si legge ciò che segue circa Abrahamo. Genesi 17:5: “E tu non sarai più nominato Abramo; anzi il tuo nome sarà Abrahamo; perciocché io ti ho costituito padre d’una moltitudine di nazioni“.
Iddio cambiò il nome di Abrahamo da Abramo ad Abrahamo perciocché il nuovo nome avrebbe denotato il suo ruolo speciale come guida del popolo di Dio. Abrahamo fu scelto per essere il padre di molte nazioni, anch’egli fu appellato roccia, come si dimostra. In Ebraico Abram significa un alto padre, mentre Abraham significa il padre della moltitudine. Parimenti, in Genesi 32:28, si legge che Iddio cambiò il nome di Giacobbe in Israele di modo da tipificare la posizione od il ruolo speciale di quest’ultimo. Pertanto, in aggiunta alle altre cose importanti che Gesù Cristo dichiara a San Pietro in Matteo 16, il cambio del nome di San Pietro da Simone a Pietro serve a confermare la posizione speciale di San Pietro assieme al suo nuovo stato” [111]. Per Dimond, la pietra cui fa riferimento Gesù Cristo in Matteo 16:19, rappresenta contemporaneamente sia Cristo che Pietro, non nel senso letterale, bensì nel senso che si evince dalle sue parole, che contengono ulteriori esempi: “il fatto per cui il Cristo è il basamento od il fondamento, come si legge in Efesini 2:20, non significa che il Cristo medesimo non avrebbe potuto stabilire la possessione di un ufficio perpetuo da parte di un Apostolo, egli stesso da divenire la pietra sopra la quale la Chiesa Cattolica sarebbe stata edificata. I due concetti non si escludono mutualmente. Ad esempio: Gesù Cristo è il Buon Pastore, Giovanni 10:14, ciò malgrado, egli rese a San Pietro la responsabilità di pascere il Suo gregge, come leggesi in Giovanni 21:15-17. Gesù Cristo è quello con le chiavi, Apocalisse 1:18; 3:17, ciononostante, egli rese le chiavi a San Pietro” [112]. O ancora: “Iddio è dichiarato essere la roccia nel mezzo di tutto il Vecchio Testamento, specificatamente in Deuteronomio 32:4, bensì anche Abrahamo è descritto come la roccia in Isaia 51:1-2. Deuteronomio 32:4: “L’opera della Rocca [Dio] è compiuta; Conciossiaché tutte le sue vie sieno dirittura; Iddio è verità, senza alcuna iniquità; Egli è giusto e diritto”. Isaia 51:1-2: “Ascoltatemi, voi che procacciate la giustizia, che cercate il Signore; riguardate alla roccia onde siete stati tagliati, e alla buca della cava onde siete stati cavati. Riguardate ad Abrahamo, vostro padre, ed a Sara, che vi ha partoriti; perciocché io lo chiamai solo, e lo benedissi, e lo moltiplicai”. Il Vecchio Testamento afferma di guardare alla roccia, di guardare ad Abrahamo. Abrahamo è descritto essere la roccia perciocché egli fu il padre di tutti gli Israeliti. Il nome di Abrahamo venne mutato da Abramo all’attuale di modo da significare il suo ruolo come roccia e padre del popolo di Dio. Non calzava, quindi, che Gesù Cristo nel Nuovo Testamento potesse scegliere qualcuno come la roccia e padre del nuovo Israele, la Chiesa Universale? Sì ed è per ciò che il nome di Simone fu cambiato a Pietro, significante pietra” [113].

(Da un punto di vista tipologico, Abrahamo rappresenta il tipo di ciò che verrà, cioè Pietro, l’antitipo. Così come Abrahamo è stato il padre biologico della moltitudine di Israeliti, così Pietro, la nuova roccia, o nuova pietra, rappresenta, nel Nuovo Testamento, il padre spirituale di una nuova moltitudine, quella dei cristiani di tutte le etnie, che diventano così i nuovi Israeliti, i nuovi Ebrei, rendendo l’Alleanza tra Dio ed Abramo il tipo della Nuova ed Eterna Alleanza (antitipo della Vecchia Alleanza), quella tra Cristo e Pietro, nonché tra Dio e Roma. La tipologia biblica è in perfetto accordo con la teologia cattolica del rimpiazzo (“replacement Theology”) per cui i cristiani sono diventati i nuovi Ebrei, il nuovo popolo eletto, attraverso un nuovo Patto siglato col sangue di Cristo e iniziato esattamente quando il sangue del Testimone (Cristo appunto) è stato versato fin sopra l’Arca dell’Alleanza). Infatti, il luogo in cui l’archeologo Ron Wyatt ha affermato di aver rinvenuto l’Arca dell’Alleanza, è l’unico posto in cui ha un senso teologico che vi si trovi, cioè esattamente sotto quello che Ron Wyatt ha identificato come il Golgota.

Secondo Dimond inoltre, esiste l'”evidenza Biblica interna per cui il nome di
Pietro in Greco, Petros, è equivalente a petra, la pietra sopra la quale fu edificata la Chiesa Cattolica. L’evidenza interna proviene da Giovanni 1:42…[…]…Giovanni 1:42: “E Gesù, riguardatolo in faccia, disse: Tu sei Simone, figliuol di Giona; tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire: Pietra“. In Giovanni 1:42 il nuovo nome di San Pietro è reso nella sua forma Aramaica: Cefa. Taluni potrebbero domandare: “Io pensavo che il nome Aramaico di San Pietro Cefa fosse reso con la lettera k, non è così?”. Sì, tuttavia, nella versione Italiana di Giovanni 1:42 Cefa è semplicemente la versione Italianizzata del nome Aramaico, scrivibile con la k. Laonde, Giovanni 1:42 detta che Cefa, il nome dell’Apostolo, è tradotto pietra.

Cefa = Il nome di San Pietro (Giovanni 1:42)

Si conosce anche che Cefa potrebbe essere tradotto come petra, la parola per la pietra sopra la quale è edificata la Chiesa Cattolica, Matteo 16:18. Giacché Cefa eguaglia il nuovo nome di San Pietro, come dettato da Giovanni 1:42, e Cefa eguaglia petra, la parola per pietra, è innegabile che il nuovo nome di San Pietro eguaglia petra, la pietra” [114].

A tutto ciò si devono aggiungere altre considerazioni linguistiche:

“I Protestanti argomentano come Gesù Cristo non potesse affermare che San Pietro sarebbe stato la pietra in virtù della differenza tra le due parole in Greco. Essi osservano che nel Greco originale di Matteo 16:18 il nome di San Pietro è Petros, il che significa sasso, mentre la parola denotante pietra è petra, la quale significa pietra, possibilmente larga. Il testo Greco detta: “Tu sei Pietro (Petros) e su questa medesima pietra (petra) Io edificherò la Mia Chiesa Universale”. Tuttavia, tale argomento è confutato dai seguenti punti. Primo, le parole Petros e petra detenevano il medesimo significato, pietra, nel Greco in uso al tempo del Cristo. In della assai più precoce poetria Greca Petros significava piccolo sasso e petra pietra larga, ciò malgrado, tale lieve distinzione era già sparita al tempo della composizione in Greco del Santo Vangelo di San Matteo, circa tale punto si consulti la citazione del Protestante D. Carson (“Nonostante la verità donde Petros e petra possono rispettivamente significare sasso e pietra nel Greco antico la distinzione è largamente confinata alla poetria. In aggiunta, il sottostante Aramaico è in questo caso inopinabile e molto probabilmente cefa fu utilizzata in entrambe le clausole, Tu sei Cefa e su questa cefa, in quanto la parola venne utilizzata sia per il nome che per una pietra… Il testo Greco distingue tra Petros e petra solamente perciocché esso desidera preservare la paronomasia e nel testo Greco il femminile petra potrebbe mai
fungere come nome al maschile” nda)” [115]. “La distinzione minore tra Petros e petra esiste solamente nel Greco Attico e non nel Greco Coinè. Il Santo Vangelo venne stilato in Greco Coinè, nel quale sia Petros che petra significano pietra. In aggiunta, giacché esisteva una parola per sasso Gesù Cristo l’avrebbe potuta utilizzare. Essa è litos. Qualora Gesù Cristo avesse voluto appellare San Pietro un sasso e non pietra, Petros, allora Egli avrebbe utilizzato litos. Egli bensì ciò non fece. Egli utilizzò Petros, significante pietra. Tuttavia, dovesse esistere un’equazione tra San Pietro e la pietra perché allora furono impiegate parole distinte: Petros e petra? La risposta è trovabile nell’importante fatto per cui Gesù Cristo parlava in Aramaico e non in Greco” [116].

Non vogliamo qui usare la tattica dei dizionari rotanti, quella è roba da ebrei. Nessuno può accusarci di fare ciò in quanto aramaico e greco Coiné concordano quando si parla del ruolo di Pietro come pietra sulla quale deve essere edificata la Chiesa. Bisogna inoltre precisare che il termine “Cefa”, in aramaico, è di genere neutro, per questo andava bene in entrambe le proposizioni potendolo ripetere, “petra” in greco è di genere femminile ed è la diretta traduzione di “Cefa”, e per tradurre il cambio di nome di Simone in Pietro serviva un significante diverso, con lo stesso significato di “petra”, ma di genere maschile, “Petros” appunto. È anche presumibile che Gesù parlasse sia l’aramaico che il greco Coiné. Infatti, che credibilità avrebbe un Messia che viene ad annunciare una nuova Legge estesa a tutte le etnie, quando non sa parlare neanche due lingue? In particolare, coi semplici pescatori – suoi discepoli o apostoli – nonché con le folle giudaiche, è probabile che parlasse aramaico, mentre con i Romani, coi mercanti ebrei e anche con alti funzionari religiosi ebraici – i quali dovevano spesso interfacciarsi coi Romani – parlava verosimilmente greco Coiné. Per questo la conversazione tra il fariseo discepolo di Gesù, Nicodemo, e Gesù stesso, ha senso soltanto in greco Coiné e non in aramaico, come giustamente fa notare il rabbino Tovia Singer [117]. La conversazione a cui si riferisce il rabbino è in Giovanni 3:1-5:

“C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” [118]. Qui la versione C.E.I. della Bibbia fonde “nascere di nuovo” e “nascere dall’alto” con la formula “rinasce dall’alto”.

Per via di un gioco di parole per cui in greco “nascere dall’alto” e “nascere di nuovo” vengono resi con la stessa parola, e per via del fatto che in aramaico questa frase non avrebbe senso, il rabbino Tovia Singer vorrebbe ridurre il Vangelo di Giovanni a falso storico scritto dai Romani. Ma la questione è lungi dall’essere risolta. Per prima cosa esiste un Nuovo Testamento in aramaico, detto “Khabouri”, e lasciando perdere le speculazioni filologiche degli studiosi, tale traduzione restituisce così gli stessi passi di Giovanni:

Schermata del 2020-03-02 14:25:12

E poi se è per questo, caro rabbino Tovia Singer, lei dovrebbe avere l’onestà intellettuale  – qualità davvero rara negli ebrei, quasi sempre è apparente perché per un ebreo è legale dire la verità a un non-ebreo, purché mostri agli altri ebrei che sta palesemente mentendo su altri argomenti, e in seguito vedremo degli esempi di questo fenomeno – di dire che se i giochi di parole presenti nel Vangelo di Giovanni hanno senso soltanto in greco anziché aramaico, è vero anche il contrario: ci sono giochi di parole in suddetto Vangelo, che hanno un senso solo con una retroversione in aramaico, come a suggerire che il Vangelo di Giovanni in greco sarebbe una traduzione di un originale in aramaico. Infatti vediamo:

Schermata del 2020-03-02 15:08:06

(https://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Testamento_in_aramaico#Giochi_di_parole)

Il passo di Giovanni in questione (Gv 8:39), recita:

“Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!”.

E adesso come la mettiamo Rabbi? Ad ogni modo, la versione di Tovia Singer potrebbe trovare il contraddittorio che merita nel libro “The Aramaic Origin of the Fourth Gospel” di C. F. Burney. Si potrebbe obiettare che Gv 8:39 riguarda una conversazione tra farisei e Gesù, quindi avrebbe potuto essere benissimo in greco, ma Giovanni 8:1-2 chiarisce che c’era la folla giudaica ad ascoltarlo: “Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava”. Quindi è verosimile che per farsi ascoltare e comprendere da tutti, Gesù abbia pronunciato queste frasi in aramaico, anziché nel greco che avrebbero potuto capire solo mercanti ebrei con contatti estesi, oppure funzionari religiosi con un’autorità politica su Israele, che dovevano dialogare con il loro padrone di turno a quel tempo: i Romani. Se nello stesso libro, attraverso retroversioni sia in greco che aramaico riscopriamo dei giochi di parole, o gli autori dei Vangeli erano dei troll professionisti oppure è verosimile che Gesù parlasse sia il greco che l’aramaico, e che facesse giochi di parole in entrambe le lingue, anche se questo poi pone il problema di capire le capacità linguistiche degli autori dei Vangeli, per poter discernere tra giochi di parole “originali” e giochi di parole postumi, inseriti nelle copie dei Vangeli successive ai testi di partenza. Riteniamo che questi giochi di parole siano importanti. Se dovessimo classificarli in qualche modo, useremmo l’espressione “checkpoints linguistici/filologici”, nel senso che rappresentano una finestra sul probabile testo originale dal quale sono stati ricopiati. Non mettiamo in dubbio che gli ebrei siano dei buontemponi che nascondono facezie e easter egg giudaici ovunque, ma gli easter egg giudaici presenti nella Bibbia – anche quelli di recente inserzione – sono comunque migliori di quello che la mente di un ebreo ha partorito per il video-game “Far Cry 4”: chiamare il “cattivo” della quarta edizione di Far Cry col nome “Pagan Min”**.

Tornando invece al discorso di “Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa”, anche volendo tralasciare le questioni linguistiche, ci sono comunque le questioni del “cambio di nome” come procedura simbolica di assegnazione di un incarico, e dell'”appellativo riferito a più soggetti”, anch’esso tipico del Vecchio Testamento, e rinvenibile nell’esempio Deuteronomio 32:4 – Isaia 51:1-2. Che lavoro certosino che avrebbero fatto i Romani per produrre questi falsi storici antisemiti chiamati Vangeli, dico bene rabbino Tovia Singer?

  • Propaganda giudaica (realismo giudaico): la propaganda israeliana di oggi è la quintessenza dei sepolcri imbiancati di ieri (Mt 23:27-29)

La propaganda israeliana è abile nel fare il lavaggio del cervello ai gentili che non conoscono le manipolazioni degli ebrei, e non studiano in contraddittorio la cosiddetta “questione palestinese”. Non ci fraintendete, quando diciamo che gli arabi sono degli animali…INTENDIAMO DIRE CHE SONO PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ANIMALI…mentre gli ebrei sono…loro “cugini” semiti…e non sono certo da meno. Semplicemente gli ebrei sono “più raffinati nel loro essere degli animali”, rispetto agli arabi. Ad ogni modo, l’Israeli Defense Force – le forze di difesa israeliane – si vantano di essere “The World’s most Moral Army” (“il corpo armato più etico al mondo”). C’è solo un problema con questa pubblicità: non è poi così convincente se l’IDF celebra e istiga l’uccisione di civili arabe incinte con lo slogan “One Shot Two Kills” (“un colpo due morti”).

Nelle fotografie soprastanti: in alto a sinistra una foto di un militare dell’IDF raffigurante una donna araba incinta nel mirino di un cecchino e sotto la scritta “1 shot 2 kills” [119] (“un colpo due morti”).  A destra una maglia raffigura un bambino palestinese nel mirino di un cecchino, con la scritta che si legge da sopra a sotto “Better use Durex” [120] (“Uso migliore Durex”, come a significare che i bambini palestinesi uccisi fungono meglio come preservativi nella loro esistenza terrena). Ancora a destra una maglia raffigura un bambino palestinese armato nel mirino di un cecchino e la scritta in ebraico che si legge dall’alto verso il basso (e da destra verso sinistra) “the smaller they are, the harder it is” [121] (“più piccoli sono, più è difficile”). In basso a sinistra una maglia raffigurante l’angelo della Morte vicino a un fucile e a una citta araba, con la scritta in ebraico dall’alto verso il basso “Let every Arab woman know I hold the fate of her child in my hands” [122] (“Lasciate che ogni donna araba sappia che ho il destino di suo figlio nelle mie mani”). In basso a destra una maglia raffigurante una moschea incendiata e sopra la scritta in ebraico “Only God forgives” [123] (“Solo Dio perdona”).

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Sopra: immagine della propaganda giudaica raffigurante a sinistra un terrorista islamico che usa una donna con un passeggino come scudo umano, a destra un soldato israeliano che protegge due bambini che giocano con una palla. Sotto si può leggere la scritta “The World’s Most Moral Army” (“L’esercito più etico al mondo”), un chiaro riferimento all’esercito israeliano, anche noto come Israeli Defense Force. C’è un problema in questa immagine: i primi ad usare i bambini come scudi umani sono gli ebrei, mentre accusano gli arabi di fare ciò.

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Nell’immagine: stralcio di un articolo del Daily Mail in cui si vede un bambino palestinese legato dagli ebrei su un mezzo militare israeliano: cercavano di evitare che i suoi amici arabi continuassero a tirare pietre sui veicoli.

Esistono diverse prove che Hamas utilizza la sua stessa gente (militanti di Hamas e civili) come scudi umani. Gli ebrei sono più fortunati: hanno abbondanza di palestinesi coi quali farsi scudo.

Al seguente indirizzo Telegram si può vedere un servizio del Guardian sull’utilizzo da parte di Israele, di scudi umani palestinesi: https://t.me/la_questione_giudaica/185

Alla luce di questi elementi, che si possono osservare in questo secolo come anche nei precedenti secoli (cioè i tentativi degli ebrei di accreditarsi agli occhi del mondo come un popolo estremamente morigerato e dagli elevati valori morali/spirituali) possiamo capire ciò che è stato detto da Gesù Cristo nel primo secolo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti”.

A proposito di adornare le tombe dei giusti, bisogna osservare un altro fenomeno tipico del giudaismo, in perfetta contrapposizione con quanto scritto poc’anzi: la celebrazione dei macellai. Con questa espressione si intende l’atteggiamento di glorificare grandi criminali di etnia ebraica, mostrando al mondo soltanto quello che di giusto avrebbero fatto, specie per le cause del giudaismo. Non tratteremo questo aspetto in questo scritto. In altre parole, il “realismo socialista” ha origini chiaramente ebraiche, e andrebbe chiamato “realismo giudaico”. Secondo questo realismo, le ricostruzioni storiche o di eventi recenti nella storia del giudaismo, così come le biografie di ebrei famosi, non sono quelle reali secondo verità. Sono versioni affette da realismo giudaico, cioè vengono propinate le versioni dei fatti che più sono ritenute utili dagli ebrei per i fini del giudaismo, comprensive quindi di iperbole strategica – cioè esagerazione dei meriti e delle sofferenze degli ebrei – o di eufemizzazione strategica – cioè la minimizzazione dei demeriti degli ebrei o anche la minimizzazione della loro presenza/coinvolgimento in fatti di cronaca o eventi storici quando in una data occasione conviene fare ciò.

  • Modulo Kennedy su tutti i profeti (Mt 23:30-32)

Se dovessimo assegnare un’origine alla tattica giudaica nota con l’espressione “Modulo Kennedy” – cioè la tendenza degli ebrei ad uccidersi tra loro o ad uccidere i loro alleati quando non gli servono più da vivi – di sicuro saremmo portati a dire che il Modulo Kennedy nasce con l’uccisione dei primi profeti di Israele. Di più: se si trovassero le prove archeologiche dell’esistenza della cosiddetta “Arca dell’Alleanza”, noi ci spingeremmo fino ad asserire che gli ebrei, in maniera ipocrita, dopo essersi macchiati del sangue dei loro stessi profeti, andavano a versare quest’ultimo anche sull’Arca, laddove la tradizione vuole che gli ebrei versassero il sangue degli empi, di coloro che sono stati ingiusti. È interessante notare come anche nel Corano, il libro sacro dell’Islam, gli ebrei sono concepiti come gli assassini per eccellenza, in particolare anche nel Corano hanno la nomea di essere degli assassini di profeti, tant’è vero che nel Corano c’è scritto che l’esecutrice materiale dell’omicidio di Maometto – il più importante profeta dell’Islam – è una donna ebrea che lo avvelena attraverso un inganno. La convergenza di Islam e Cristianesimo sulla reputazione degli ebrei come assassini dei profeti, ci dà la sicurezza di poter ipotizzare che questa accusa sia verosimile, e che verosimilmente i primi Moduli Kennedy della storia, siano proprio gli omicidi dei profeti. Dopotutto, è nella Bibbia stessa che si menzionano i dissapori tra gli ebrei e i loro stessi profeti: Zaccaria viene accusato di essere un bugiardo, Geremia viene accusato di intendersela coi Caldei dell’epoca, e il povero Michea si lamenta in continuazione degli ebrei, mostrando un atteggiamento fin troppo negativo, secondo Israele.

Ad ogni modo, i versetti dell’invettiva antigiudaica universale recitano:

“e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!”.

Anche qui, a dispetto della posizione ufficiale della Chiesa Cattolica prima del Concilio Vaticano II (o dovremmo dire del 1939?) – cioè una posizione di antigiudaismo, ovvero di opposizione al popolo ebraico da un punto di vista meramente teologico – Gesù Cristo si fa fautore di un antisemitismo biologico, e ciò è confermato dal versetto precedente:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti”.

L’interpretazione, è semplice: “Cari ebrei, è inutile che fate tanto i perfettini innalzando i sepolcri ai profeti e adornando le tombe dei giusti, quando voi stessi siete i primi ad ammettere che i vostri stessi padri hanno ucciso i profeti. Credete forse che il sangue sia acqua? Se i vostri padri erano degli assassini di profeti cosa vi fa pensare che voi siate migliori di loro? Mostrare del rispetto superficiale per i profeti non basta. Se i vostri padri erano degli assassini di profeti, voi che avete il loro sangue in corpo, vi comporterete in maniera forse migliore, ma comunque simile. Buon sangue non mente, se dite che i vostri padri, della generazione precedente, erano degli assassini di profeti, voi dell’attuale generazione non li smentirete: sarete voi stessi degli assassini di profeti. I vostri peccati rimangono, e sono in buona parte rappresentati dai peccati dei vostri padri”.

Questi versetti ricalcano un tema già affrontato nel Vecchio Testamento: il ricadere dei peccati dei padri, sui figli stessi. Infatti, in Esodo 20:5-6 cioè nei ” 10 comandamenti, Dio affermò di punire l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che lo odiano, e di usare bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti. Ci sono anche alcuni esempi di figli uccisi perché il loro padre peccò (Gios 7; 2Sam 21:1-9). Questo principio non sembra giusto a noi. Inoltre, alcuni brani dichiarano che i figli giusti non pagheranno per l’iniquità di padri ingiusti (Dt 24:16; Ger 31:29-30; Ez 18:1-20), e dobbiamo capire come riconciliare questi brani con il principio dei 10 comandamenti.

Anche se le versioni italiane di solito traducono nei 10 comandamenti che Dio punisce l’iniquità dei padri sui figli, è forse una traduzione troppo forte. Letteralmente Dio “visita” l’iniquità (come nella versione Diodati e molte versioni inglesi) dei padri sui figli. In altre parole, Dio manda le conseguenze del peccato ad altre generazioni, non la colpa del peccato. Infatti, è la verità che spesso i figli pagano per uno stile di vita sbagliato da parte dei genitori. Un’altra possibile spiegazione è che “quelli che mi odiano” si riferisce ai discendenti. Cioè, i discendenti che odiano Dio sono puniti per l’iniquità degli antenati, perché colpevoli verso Dio proprio come loro. Non ci sarebbe nessuna ingiustizia in questo caso. Però, è anche possibile prendere la frase come una descrizione dei padri, cioè che Dio punisce l’iniquità dei padri che lo odiano sui loro figli, per cui non possiamo essere sicuri che sia l’interpretazione giusta del versetto.

Dall’altra parte, Ger 31:29-30 e Ez 18:1-20 descrivono la situazione che riteniamo sia giusta, che ognuno muore per il proprio peccato. Però c’è una precisione che sarà approfondita nel seguente paragrafo. Dt 24:16 invece descrive una situazione giudiziaria, quello che un giudice dovrebbe fare, non Dio nel suo giudizio.

C’è però un altro principio da considerare, che per noi è molto difficile da comprendere, perché contrario alla nostra cultura. Nelle culture del medio oriente, dove la Bibbia è stata scritta, il principio della solidarietà è scontato. Solo relativamente recentemente nell’Occidente il principio dell’individualismo ha preso il sopravvento. Che sia un principio che Dio usa nel suo modo di trattare le persone è dimostrato da Rom 5:12-19, dove il peccato e la morte sono passati a tutti dal nostro rappresentante Adamo, e la grazia di Dio è passata alle molte persone di cui Gesù Cristo è il rappresentante. Mentre Dt 24:16 proibisce che un tribunale punisca chi è estraneo al peccato di qualcuno, non esclude che il peccato e la colpa possono essere trasmessi da un capo, né che tutti i seguaci del capo (la famiglia, la tribù, la nazione, o altri) sono responsabili per le azioni del capo, sia per bene sia per male. Questo principio spiega due casi difficili. Il primo è la distruzione di tutta la famiglia e i possessi di Acan quando Acan prese dell’interdetto di Gerico (Gios 7). Quando Acan peccò, tutto Israele soffrì (Gios 7:29), perché era come se tutto Israele avesse peccato – infatti il peccato di Acan era chiamato un’infedeltà degli Israeliti (Gios 7:1,11). Quello che Acan fece (come pure quello che noi facciamo) ebbe delle conseguenze sugli altri, sia materiali (la sconfitta dell’esercito) sia spirituali (il popolo non era più santo, ma interdetto) (Gios 7:12). In realtà, tutto il popolo andava distrutto, ma Dio nella sua grazia limitò la distruzione alla famiglia di Acan. Il secondo è la morte di sette nipoti di Saul per un peccato di Saul contro i Gabaoniti (2Sam 21:1-9) quando cercò di farli perire nonostante il patto di pace (Gios 9:3-15). Questa infedeltà al patto richiedeva una punizione, un debito di sangue (2Sam 21:1). Ma Saul era già morto, e il debito di sangue andava ancora pagato – per questo motivo Dio aveva mandato una carestia nel paese (perché in questo senso le conseguenze del peccato di Saul, in quanto capo di Israele, estendevano su tutta la nazione). Il debito di sangue poteva però essere ancora pagato, perché era stato trasmesso ai figli di Saul (perché in questo senso il debito creato da Saul, in quanto capofamiglia, estendeva su tutta la famiglia). I figli non ereditarono il peccato di Saul, né furono puniti per il suo peccato, ma pagarono il debito di Saul verso i Gabaoniti (con la morte dei loro stessi figli, ovvero i nipoti del defunto Saul, nda)” [124].

In generale, ci può essere un passaggio del peccato, come nel caso del famigerato peccato originale, trasmesso da Adamo istigato da Eva istigata dal serpente, ci può essere un passaggio delle conseguenze del peccato, come nel caso un po’ dubbio di Esodo 20:5-6, ci può essere un passaggio della punizione, come nel caso del peccato di Acan, per cui prima soffre tutto Israele, poi in particolare la famiglia di Acan. Ci può essere poi un passaggio del debito, come il debito di sangue che Saul aveva contratto con i Gabaoniti per averli traditi in maniera meschina: offrendogli la pace con una mano, e la pugnalata mortale alle spalle con l’altra mano.

Ad ogni modo, nel caso qui analizzato, uccidere i profeti, cioè i messaggeri di Dio in persona, non è certo un peccato da quattro soldi. È un po’ come uccidere degli innocenti pieni, oltre che mettere una bella museruola a Dio, manco fosse Hannibal Lecter. Cercare di zittire Dio, privandolo del suo mezzo per comunicare con gli uomini – seguendo la formula consolidata “gesta Dei per homines” – non può mai concludersi con qualcosa di positivo per chi cerca di fare ciò. In questo caso, vista anche la natura del problema ebraico come interna al giudeo, e vista l’immutabilità l’universalità e la costanza del problema ebraico, si può parlare di passaggio del peccato dai padri ai figli, nel senso che com’è vero che i figli appartengono ai loro rispettivi padri, altrettanto vero è che i figli commetteranno gli stessi peccati dei padri. Ma perché eseguire il Modulo Kennedy su tutti i profeti? I profeti sono autori di libri che portano il loro stesso nome, sono fondamentalmente degli scrittori. Se c’è un movente per il quale degli scrittori sono morti ammazzati, o è perché il mandante dell’omicidio non vuole che lo scrittore pubblichi nuove indiscrezioni scottanti, oppure perché il mandante si deve impossessare dell’opera dello scrittore, magari modificandola nelle edizioni successive, relegando nell’oblio la prima edizione, un po’ scomoda per le troppe informazioni scottanti ai danni del mandante. Ora, o gli ebrei, specie i membri del Sinedrio, prevedono il futuro, nel senso che sanno già quello che i profeti stanno per scrivere, o hanno la certezza che i profeti prevedano il futuro e che quindi loro non possano nascondere le loro magagne agli occhi dei profeti, in quanto questi ultimi vedono tali magagne perché è Dio che gliele fa vedere attraverso le visioni, oppure i mandanti degli assassinii dei profeti avevano un interesse a modificare i libri dei profeti, per dare una visione di comodo più consona agli obiettivi che si prefiggevano.

Ad ogni modo, con la frase “e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” Gesù Cristo fonde il materiale con lo spirituale ancora una volta, perché l’aspetto materiale, cioè il sangue dei padri, assassini di profeti, è stato trasmesso ai figli, che già solo svelando la natura omicida dei loro padri (cioè una loro mancanza spirituale) testimoniano contro se stessi, perché hanno rivelato ciò che stanno per fare: uccidere dei profeti.

È interessante notare, inoltre, che questa visione impregnata di antisemitismo biologico, per un periodo relativamente lungo è stata sposata dalla stessa Chiesa Cattolica, pur non comparendo in via ufficiale nelle bolle pontificie sul giudaismo. Stiamo parlando degli statuti sulla purezza del sangue, utilizzati come fonti del diritto interne all’Ordine dei Gesuiti. Attraverso una serie di norme contenute in tali statuti, i gentili Gesuiti erano convinti di poter contenere se non addirittura bloccare del tutto l’infiltrazione dei marrani, o se si preferisce, conversos, all’interno della loro organizzazione. Avevano ragione a preoccuparsi, e probabilmente molti sequestri di bambini ebrei da parte di diversi Papi al fine di battezzarli forzatamente e convertirli, sono serviti come “esperimenti sociali” per verificare proprio questo: se la refrattarietà del popolo ebraico al Cristianesimo non fosse di natura biologica, anziché essere legata ad un retroterra culturale impregnato di giudaismo talmudico, e antecedente ai tentativi di convertire gli ebrei. Infatti, l’autore Robert Aleksander Maryks scrive: “Purity of blood (pureza de sangre) was an obsessive concern that originated in mid-fifteenth-century Spain, based on the biased belief that the unfaithfulness of the “deicide Jews” not only had endured in those who converted to Catholicism but also had been transmitted by blood to their descendants, regardless of their sincerity in professing the Christian faith. Consequently, the Old Christians “of pure blood” considered New Christians impure and morally inadequate to be active members of their communities” [125].

I Gesuiti però non avevano fatto i conti con le innumerevoli tattiche giudaiche, adoperate dagli ebrei con la coerenza di un laser pur di sfuggire alle spade dei loro nemici. Per questo le indagini che i Gesuiti attuavano fino alla quinta generazione, non funzionavano: gli ebrei aggiravano facilmente le manovre dei gentili con l’inseminazione sporca e la dispersione strategica. È importante considerare che i Gesuiti credevano che le caratteristiche salienti degli ebrei si trasmettessero in maniera verticale e pressocché immutata attraverso le generazioni, interpretando questa stessa invettiva antigiudaica universale – cioè il capitolo 23 del Vangelo di Matteo – con la chiave di lettura della natura biologica del problema ebraico.

  • Predizione di persecuzioni anticristiane, e martiri cristiani (Mt 23:34)

“altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città”, è così che recita la seconda metà del versetto 34 del capitolo 23 del Vangelo di Matteo. Se la prima parte si riferiva a Pietro e a Cristo, questa  parte del versetto 34 ci parla dei cristiani comuni, opportunamente flagellati nelle sinagoghe, con omicidio rituale ebraico finale, e perseguitati di città in città, com’è sempre stato. Abbiamo ampiamente parlato della persecuzione dei cristiani ortodossi in Unione Sovietica da parte dei giudeo-bolscevichi, accennando al sistema dei gulag nel quale gli ebrei hanno ucciso milioni di persone, specie alle isole Solovki e nella regione di Kolyma, senza parlare dei campi per la costruzione del canale tra il Mar Bianco e il Mar Baltico. E quando gli ebrei vi dicono che da questo o quel campo di concentramento nazista “tornarono vivi soltanto alcuni” voi rispondetegli apertamente che gli ebrei al dominio assoluto dell’NKVD, dalle isole artiche di Novaya Zemlya non hanno fatto tornare proprio nessuno vivo! [126].

Ma le persecuzioni contro i cristiani si sono verificate anche nella Vandea in Francia (crimini poi proiettati dagli ebrei sui nazisti nel Modulo Kennedy di massa noto come processo di Norimberga), durante il periodo della Rivoluzione Francese, al punto tale che secondo Don Ennio Innocenti “l’accanimento anticristiano degli anni roventi di quella rivoluzione è inspiegabile con ragioni sociologiche: solo una “religione” di segno opposto a quella delle cattedrali cristiane può suggerire motivazioni se non adeguate almeno di qualche credito” [127]. Senza contare i motivi per i quali oggi come ieri Giovanni Calvino viene etichettato come una cellula fantasma (un crittoebreo) in quanto dovunque il Calvinismo prese il sopravvento, “anche nella Francia rinascimentale, si verificarono cacce ai preti cattolici che venivano martirizzati gettandoli in precipizi, saccheggi di chiese e cattedrali, profanazione di tombe e di ostie consacrate che venivano calpestate e date in pasto ai cavalli, stupri di monache e massacri di religiosi inermi, bollitura nell’olio bollente o sventramento o strappo della lingua per chiunque non aderisse alla chiesa riformata” (queste ultime due torture erano guarda caso tipiche anche dei giudeo-bolscevichi) [128]. Poi c’è la questione della macellazione dei Cristeros messicani, una delizia che gli ebrei, inebriati dal sangue cristiano e dal loro protagonismo omicida di massa, non possono essersi lasciati scappare. Innocenti sintetizza così questa tragedia: “La costituzione liberale messicana del 1917 aveva una forte connotazione anticristiana. La costituzione proibisce l’insegnamento religioso, toglie alla Chiesa tutti i beni, limita l’esercizio del ministero sacerdotale, definisce regione per regione il numero dei sacerdoti che possono officiare, obbliga i sacerdoti al servizio militare, ecc. nel 1919 vengono esiliati in USA ben 11 vescovi, 2 a Cuba, altri in europa. Centinaia di sacerdoti e religiosi vengono espulsi dal paese, chiuse migliaia di scuole cattoliche, compresi seminari e conventi. Una serie di dittatori si susseguono. Venustiano Carranza, adotta una specie di comunismo giacobino ed è sostenuto finanziariamente dalla massoneria e dal protestantesimo statunitense dato che il governo nord-americano aveva sentito odore di petrolio, appena scoperto. Siamo nell’epoca dei Pancho Villa e dei Zapata. Segue Alvaro Obregòn, massone, che non cambia la politica giacobina anticattolica ed anzi l’accentua. Tutta la classe dirigente è massonica e persegue con decisione la scristianizzazione della nazione. Il partito rivoluzionario istituzionalizzato guidato dal generale plutarco Elias Calles, potente fratello 33°, prosegue nella stessa politica. Calles, nato negli Stati Uniti, è un massone dichiarato. Per sua ammissione ha la Chiesa Cattolica quale nemico e si autonomina “nemico personale di Dio”. Calles sale ufficialmente al potere nel 1924 dopo l’assassinio del dittatore generale Alvaro Obregòn. Nel 1925 istituisce una scismatica Chiesa messicana con riti liturgici blasfemi che prevedevano la sostituzione del vino e dell’acqua della consacrazione con il liquore locale “mezquite”. Entusiasta delle idee anticristiane di Calles, arriva in Messico anche Augusto Sandino (1895-1934) a dare manforte alla politica scristianizzatrice. Vi ritornerà nel 1929, sotto la presidenza Portes Gil, per fare una brillante e rapidissima carriera nella massoneria messicana per poi entrare nella sezione locale dell’ EMECU (Escuela Magnético Espiritual de la Comuna Universal) ed aderire a questa setta spiritista tuttora esistente. I cattolici si ribellano e si arriva al 14 giugno 1926 con la promulgazione della “Legge Calles” con la quale la Chiesa viene privata di tutti i suoi diritti, viene ulteriormente ristretta la libertà religiosa e consegnato a laici nominati dai sindaci il possesso delle chiese. I vescovi, appoggiati da Pio XI, decidono di sospendere il culto pubblico in tutto il Messico. Iniziano gli assassinii di religiosi e fedeli e scoppiano le prime rivolte armate (64 nei 5 mesi che vanno dall’agosto al dicembre 1926). Pio XI emana l’enciclica Iniquis afflictisque (18.11.1926), con la quale richiama l’attenzione del mondo sulla terribile situazione del Messico, lamentandosi nel contempo con Mussolini perché la stampa, ma non solo quella italiana, non dà spazio a quanto accade in Messico. La Società delle nazioni e la Croce Rossa Internazionale non si interessarono minimamente di quanto stava accadendo in Messico. Praticamente i cattolici messicani erano abbandonati da tutti e la memoria di quanto avvenne è tutt’ora quasi completamente disattesa. Iniziò così la rivolta dei Cristeros. Nel 1927 sono oltre 25.000 i rivoltosi armati, tra di loro anche una ventina di sacerdoti. Nel 1926 mons. Curley, arcivescovo di Baltimora, ebbe ad affermare: «Carranza e Obregòn hanno regnato sul Messico grazie all’appoggio di Washington. Le mitragliatrici che hanno aperto il fuoco, qualche settimana fa, contro il clero e i fedeli di San Luis Potosì, erano
americane. I fucili utilizzati contro le donne a Città del Messico, per profanare la chiesa della Sacra Famiglia, provenivano dal nostro Paese. Siamo noi, per il tramite del nostro governo, che armiamo gli assassini professionisti di Calles, noi che li sosteniamo, in quest’abominevole piano che egli ha intrapreso di distruggere persino l’idea di Dio nel cuore di milioni di bambini messicani». Molti optarono per la resistenza pacifica ma non per questo furono risparmiati da prigione, uccisioni e terribili torture. Sono moltitudine i veri martiri della fede. All’inizio del 1929 i Cristeros erano sul punto di vincere la partita sotto la guida sapiente e organizzata del generale Enrique Gorostieta y Velarde, un liberale, non cattolico, che aveva abbracciato la causa cristera in nome della libertà religiosa e che, mediante, questa esperienza trovò la via per la fede. I vescovi però, alla vista dello spaventoso numero di morti, consapevoli dell’incontenibile ostilità statunitense, decisero di aprire trattative con il governo, alle quali parteciparono anche emissari del governo degli Stati Uniti e tra essi l’ambasciatore americano in Messico, Dwight Whitney Morrow, finanziere del gruppo bancario ebraico Morgan, che fu il vero mediatore fra le parti. Le trattative si conclusero il 21 giugno 1929. Ma l’illusione durò ben poco: venne, sì, dato il permesso di riaprire le chiese, ma la legislazione antiecclesiatica rimase inalterata e continuarono in sordina le persecuzioni e le uccisioni dei Cristeros che nelle trattative non ebbero nessuna garanzia di salvaguardia. Nel 1931 Pio XI con l’enciclica “Acerba animi” manifestava tutta la sua amara delusione. Nei successivi anni continuarono le vendette governative e centinaia di Cristeros vennero ancora assassinati” [129]. Insomma Massoneria, gruppi finanziari ebraici, mancata copertura mediatica, disinteresse planetario – compreso quello della Società delle Nazioni e della Croce Rossa Internazionale – la puzza del giudaismo nel massacro dei Cristeros si riesce a sentire lontano un miglio. Della persecuzione dei cristiani copti e dei cristiani maroniti si è occupato l’Isis, passato fuori moda con l’emergenza coronavirus. Di questa organizzazione si sa poco o nulla, tranne il fatto che hanno minacciato di attaccare la Palestina, e hanno fatto più stragi di arabi e di cristiani, che non di ebrei. Come si faccia a dire che si tratta di un’organizzazione islamica, non sappiamo dirlo. Dell’Isis si sa inoltre che i suoi principali leader sono dei diversori strategici che in passato erano utilizzati da Vladimir Putin per controllare milizie islamiche da lanciare contro i ceceni. Insomma, anche le persecuzioni di maroniti e copti attuate dall’Isis, puzzano di giudaismo. Si riscontrano tra gli istruttori militari dell’Isis anche alti ufficiali dell’Israeli Defense Force. Su internet c’è abbastanza materiale per capire se l’Isis è o non è una diversione strategica del giudaismo, non ce ne occuperemo in questo articolo.

Nelle immagini soprastanti: a sinistra, una schermata di un titolo del quotidiano israeliano Haaretz, che recita testualmente “Il direttore del Mossad si è recato a Doha, ha esortato il Qatar a continuare il sostegno finanziario di Hamas” [130], a destra, una schermata, che recita: “Gaza – Gruppo affiliato a Daesh rivendica un attacco contro una base di Hamas

di Roberta Papaleo

Un gruppo di militanti jihadisti recentemente emerso nella Striscia di Gaza ha rivendicato la responsabilità di un attacco a colpi di mortaio contro una base appartenente al movimento palestinese Hamas.
In una dichiarazione diffusa su internet, il gruppo, che si fa chiamare Sostenitori di Daesh (ISIS) a Gerusalemme, ha dichiarato di aver sparato colpi di mortaio contro la base usata dal braccio armato del movimento, le Brigate Ezzedine al-Qassam, situata a Khan Kunis a sud della Striscia.
Militanti jihadisti gazawi avevano già promesso la loro fedeltà a Daesh in passato, ma l’organizzazione non ha mai ufficialmente confermato la propria presenza nell’enclave.

(ArabPress, 8 maggio 2015)” [131].

Un altro genocidio di cristiani molto importante è il genocidio degli armeni, anch’essi cristiani d’Oriente. La responsabilità del genocidio degli armeni ricade sul Primo Ministro dell’impero Ottomano dell’epoca, Mustafa Kemal Ataturk (ebreo). Tale primo ministro è stato una cellula fantasma del giudaismo per conversione strategica all’Islam, o in altre parole, si tratta di un dunmeh. Il genocidio degli armeni è avvenuto tra il 1915 e il 1918.

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Nella foto soprastante: Mustafa Kemal Ataturk (ebreo), è stato riconosciuto come dunmeh dal rabbino ebreo Joachim Prince nel suo libro “The Secret Jews”. Ataturk è il responsabile del genocidio di oltre un milione di cristiani di origine armena. Ovviamente, nel governo ottomano dell’epoca, lui non era l’unico dunmeh.

La macellazione degli armeni non riesce a trovare una giustificazione sufficiente né con la scusa della “vendetta per le persecuzioni della Chiesa contro gli ebrei”, né con la scusa dell’utilizzo di milizie armene a fini terroristici che lo zar Nicola II avrebbe utilizzato per mettere i bastoni tra le ruote all’Impero Ottomano.

Un’altra persecuzione anticristiana molto famosa è quella attuata dai giudeo-bolscevichi in Spagna, durante i primi anni trenta del Novecento, e continuata puntualmente durante la guerra civile spagnola avvenuta nel periodo che va dal 1936 al 1939. Tratteremo anche questa persecuzione in un’altra sede. Limitiamoci a dire che gli ebrei appendevano i preti cattolici su dei ganci da macellaio, con al collo dei cartelli con su scritto: “Carne di porco in vendita”. Esiste infatti una lettera di combattenti francesi a Franklin Delano Roosevelt che dimostra l’ebraicità e la realtà storica di questa persecuzione:

“Parigi, 20 novembre 1938. Voi non ignorate, signor Presidente, che sedicimila sacerdoti cattolici sono stati uccisi dai rossi in Ispagna. Come sono stati uccisi? Crocifissi e bruciati vivi: ancora sui muri si vedono le tracce. Agganciati ai ganci delle macellerie con il cartello “carne di porco”. “Le monache sono state violate e imprigionate nelle case di tolleranza. Chiunque conservava un segno della religione cristiana è stato fucilato. Le chiese cristiane sono state incendiate, trasformate in scuderie o in lupanari: molte furono distrutte con la dinamite. Gli altari sono stati profanati e le croci capovolte. Che avete detto voi per simili azioni. Che ha detto il mondo? Tutti hanno pensato che trattavasi di episodio banale, come quando in Russia milioni di uomini furono assassinati dai dirigenti ebrei. Si diceva che questa era una strana “esperienza sociale”. Credete signor Presidente, noi in Francia rispettiamo tutte le opinioni; ma abbiamo orrore dell’ipocrisia. L’ipocrisia ci disgusta ovunque e da chiunque manifestata. La giustizia non deve regnare solo per alcuni uomini. Gridare come voi fate, in favore degli ebrei, è una bella cosa: ma a condizione di gridare anche contro tutti i massacri e i delitti che rassomigliano ai peggiori supplizi dei tempi antichi. E soprattutto a condizione di gridare contro la barbarie. Il sol dispiacere nostro è che la Francia accoglie molti ebrei, i quali portano via il pane ai francesi che hanno difeso la Patria con ogni sacrificio durante quattro anni di guerra. Se la grande democrazia, il grande paese della libertà, della giustizia e dell’ umanità, cioè se la vostra America volesse ospitare tutti gli ebrei e specialmente le molte migliaia di ebrei che vivono in Francia, renderebbe un servigio all’umanità e alla Francia stessa. Comunque, noi ex combattenti della Grande Guerra non abbiamo, signor Presidente, alcun desiderio di rifare la guerra per vendicare gli ebrei tedeschi. In nessun caso noi combatteremo” [132]. Luigi Cabrini conclude la nota in cui ha tradotto la lettera così: “Seguono le firme dei combattenti con decorazioni al V. M., mutilazioni e ferite, indirizzi. Vedi “Action Francaise” del 20 nov. 1938″ [133].

A sinistra: Aleksandr Orlov (ebreo), direttore dell’NKVD in Spagna all’epoca della guerra civile spagnola del 1936-39. È il principale responsabile del massacro del clero cattolico in Spagna. Il crittoebreo Stalin lo richiamerà a Mosca ma Orlov capirà che si tratta di una trappola per attuare il Modulo Kennedy su di lui, quindi diserterà e fuggirà in Canada, minacciando i suoi capi precedenti e successivi (rispettivamente di GPU e di NKVD) di rivelare i nomi degli operativi sovietici operanti in Occidente. Alla morte di Stalin pubblicherà un memoriale che elencava i crimini segreti di Stalin perpetrati utilizzando la GPU, poi NKVD. Se n’è anche uscito con la scemenza giudaica che lui e altri barlordi ebrei stavano progettando un colpo di stato per sostituire Stalin perché aveva appreso dagli archivi zaristi che Stalin era un agente dell’Okhrana zarista. Stalin avrebbe “scoperto” il piano e iniziato le purghe, ma ciò è una stupidaggine, metà del giudaismo mondiale era nell’Okhrana zarista prima della Rivoluzione Ebraica del 1917, gli ebrei si conoscevano benissimo tra loro. Orlov è anche coinvolto nel furto di centinaia di milioni di dollari in oro fisico dalle riserve spagnole, un tesoro in buona parte arrivato a Mosca. A destra si può osservare Moses Rosenberg (ebreo), anche noto come Marcel Rosenberg. Ambasciatore sovietico in Spagna all’epoca della guerra civile, è stato anche un funzionario dell’NKVD e ha avuto anche lui un ruolo nel massacro di cristiani in Spagna. Anche Rosenberg ha avuto un ruolo nel furto di oro dalle casse spagnole.

Probabilmente anche tutte le altre “rivoluzioni laiche” hanno visto dei massacri dei cristiani, ma ciò è censurato nei programmi di studio dello yeshiva per gentili. A queste persecuzioni di cristiani si devono aggiungere quelle che attualmente avvengono nello stesso stato di Israele, dove gli ortodossi sputano in faccia ai cristiani e compiono atti vandalici verso i loro luoghi di culto. È interessante notare che i libri più bruciati in Israele…sono i Vangeli! Potremmo anche parlare delle persecuzioni anticristiane effettuate dai nazisti nel Terzo Reich: quanti sono i nazisti kosher, i crittoebrei nazisti che sicuramente vi hanno partecipato? E che dire di quando i mujaideen di tredici paesi islamici sono andati in pellegrinaggio in Bosnia, a macellare cristiani ortodossi serbi, crocifiggendoli e torturandoli? Siamo sicuri che anche lì, qualche ebreo dunmeh è andato a fare il birbante in mezzo ai fanatici islamici massacrando cristiani per sport, dopotutto la guerra in Bosnia è stata forse l’unica guerra in cui Hollyjews e Pallywood sono andate a braccetto, d’amore e d’accordo.

Altre persecuzioni invece risalgono ai tempi dell’impero Romano. I primissimi cristiani contemporanei di Paolo l’Apostolo ne sono stati testimoni, ma le persecuzioni continuano anche nei secoli successivi, e la rivista mensile “Il Timone”, ne fa una intelligente rassegna. “Gesù aveva detto: «Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono in Giudea fuggano ai monti, quelli che sono nella città si allontanino…» (Lc 21,20-21). Così fecero i seguaci di Gesù nel 70, in gran parte giudei divenuti cristiani, dissociandosi dalla sanguinosa rivolta antiromana. I cristiani non parteciparono nemmeno alla rivolta del 132-135 capitanata da Bar Kochba, anzi pagarono caramente.

Alcuni decenni dopo, Giustino di Nablus scriveva: «I Giudei ci considerano loro nemici e loro avversari. Come voi, anch’essi ci perseguitano e ci mettono a morte quando possono farlo […]. Ne potete avere le prove. Nell’ultima guerra di Giudea, Bar Kochba, il capo della rivolta, faceva subire ai soli cristiani gli stessi supplizi se non rinnegavano Cristo» (Apologia 1, 31,6). Eusebio aggiunge: «se non lo bestemmiassero» (Storia Ecclesiastica IV,8). Alcuni ritornarono da Pella, in Transgiordania, ove si erano rifugiati e si stabilirono, secondo la testimonianza di Epifanio nel Trattato dei pesi e delle misure, attorno alla “piccola chiesa” del Sion, nella parte meridionale di Gerusalemme.

La rottura tra cristianesimo e giudaismo si consumò a Yamnia, centro a sud di Jaffa, dove i rabbi farisei presero in mano le redini della nazione, per ridare fiducia ai sopravvissuti al massacro compiuto dai romani e alle deportazioni, prendendo decisioni ardue al fine di riorganizzare la comunità ormai priva del Tempio e delle autorità sacerdotali e nazionali. Si confrontarono posizioni moderate e conciliazioniste, come quelle di rabbi Johanan ben Zakkai e Rabbi Joshua ben Hananyah, e posizioni dure e intransigenti, come quelle di Rabbi Eliezer ben Hircanos e di rabbi Gamaliel. Queste ultime, maggioritarie, prevalsero al momento di definire e approvare le cosiddette 18 Decisioni vincolanti per la comunità, e di passare alla stesura delle 18 Benedizioni, con l’aggiunta di quella dei Minim, ossia gli apostati – invero una maledizione (Birkat-haMinim) – inclusiva dei giudeo-cristiani” [134]. “La Birkat-haMinim finì per sancire la rottura tra l’ebraismo farisaico rappresentato dai Sapienti e la Chiesa Madre di Gerusalemme: sia gli uni che gli altri, infatti, la considerarono una vera e propria scomunica. Il testo, conservato nella ghenizah del Cairo (luogo della sinagoga dove si conservano i libri sacri) recita: «Che gli apostati non abbiano speranza e che il regno dell’insolenza sia sradicato ai nostri giorni. Che i Nozrim (i nazareni) e i Minim spariscano in un batter d’occhio. Che siano rimossi dal libro dei viventi e non siano scritti tra i giusti. Signore che abbassi gli orgogliosi». Con tale scomunica vennero così colpite tre categorie: i Giudei collaborazionisti del vincitore romano, l’impero romano in quanto tale e i Giudei seguaci di Gesù. Veniva sancita la rottura definitiva tra la Sinagoga e la Chiesa nascente. Tale posizione causò la caccia al giudeo divenuto cristiano. Al punto che l’imperatore Costantino nel 315 promulgava alcune leggi, come quella indirizzata ai capi giudei, in cui proibiva di molestare quanti avevano abbracciato la nuova religione, ribadendo la legislazione precedente che proibiva agli incirconcisi di diventare ebrei, insieme all’abolizione del supplizio della croce, del crurifragio – lo spezzar le gambe ai condannati a morte – e del marchio a fuoco sulla fronte degli schiavi. Nel 329, il 18 ottobre, l’imperatore promulgava una legge per proteggere i convertiti dal giudaismo, condannando a morte i Giudei che avessero lapidato chiunque «era fuggito dalla setta omicida e aveva rivolto gli occhi al culto di Dio (diventato cristiano)». Viene alla memoria il protomartire Stefano, ucciso tre secoli prima dagli ebrei ellenisti.

(La Birkat-haMinim, citando sia Nozrim che Minim, conferisce un contesto profondamente anticristiano in generale, infatti è impossibile che non si riferisca anche ai gentili cristiani, oltre che ai già citati giudeo-cristiani nda)

Ancora il 21 ottobre del 335, Costantino decretava la punizione per i Giudei che avessero perseguitato un ebreo convertito al cristianesimo. Anche Valentiniano III e Teodosio II l’8 aprile 426 emanarono una legge con cui proibivano alle famiglie giudee e samaritane di diseredare i loro membri convertiti al cristianesimo. Al tempo dell’imperatore Focas, gli Ebrei o almeno i più fanatici tra loro non perdevano occasione per ripagare autorità e popolazione cristiana con ogni genere di offese, come descrive Giacobbe, un convertito dal giudaismo: «Io odiavo la legge dei cristiani e il ricordo di Cristo, e non volevo udire la profezia di profeti che avevano profetizzato a riguardo di lui; ma restavo a macchinare contro i cristiani in ogni sorta di mali e li oltraggiavo enormemente» (Sargis d’Aberga 63)” [135]. Interessante è sia la somiglianza linguistica tra il termine nokhrim (“stranieri”) e il termine nozrim, sia la traduzione “Cristiani” per il termine Nozrim, fornita sia da Wikipedia (la voce dei sionisti su internet), sia dalla rivista Christian History Institute. Quest’ultima si esprime in questo modo sui Nozrim: “Missionaries and communities of Hebrew Christians in Israel noted in the mid-twentieth century that for Israeli Jews, the term Nozrim (Hebrew for Christians) meant an alien, if not hostile, religion. In contrast, Meshichiyim, meaning Messianists, held an aura of hope, emphasizing the Messianic element of the faith. Especially among themselves many Messianic Jews identified as Maaminim, “Believers” (in Jesus). In recent years many have preferred the more inclusive “Jewish Believers in Jesus,” which includes all Jews who accept the Christian faith and remain connected to their Jewish roots, regardless of their communal affiliation.

The term “Messianic Jew” resurfaced in America in the early 1970s; a vigorous and assertive movement formed out of American Jews who had accepted Jesus as their Savior. Members of the Baby Boomer generation filled these new communities; as in other forms of Boomer religion, Messianic Judaism sought to put together elements that previous generations had considered to be in contrast to each other” [136]. In questo modo, gli ebrei, utilizzano una delle loro tattiche giudaiche preferite: RIPROPORRE MENZOGNE VECCHIE. Nella loro ipocrisia giudaica continuano a recensire libri antisemiti su Amazon dicendo che gli autori di tali libri ripropongono menzogne vecchie già smontate, quando loro sono i primi a riproporle. In altre parole, il movimento “Jewish Believers in Jesus” è la riproposizione di un’eresia vecchia già affrontata dalla Chiesa Cattolica: l’ebionismo, che nel primo secolo si chiamava eresia dei giudaizzanti, debellata nel concilio di Gerusalemme. L’autentica iniquità dell’eresia dei giudaizzanti, sta proprio nelle sue varianti, come quella comparsa a Novgorod migliaia di anni dopo ad opera dell’ebreo Skharia. Quanto a Wikipedia, assegna al termine “Nozrim” lo stesso significato assegnato dalla rivista cristiana sopra menzionata, cioè “Cristiani”.  Schermata del 2020-03-29 17:16:58 https://en.wikipedia.org/wiki/Hebrew_Christian_movement#Early_congregations In entrambi i casi vediamo che sono gli stessi ebrei a fornire il termine “Cristiani” come traduzione del termine “Nozrim”. In conseguenza di ciò, oltre che della definizione di Minim fornita dall’Enciclopedia Giudaica, possiamo concludere senza timore di smentita che la maledizione Birkat-haMinim è indirizzata verso i cristiani in generale, siano essi ebrei oppure dei gentili. Queste sette di ebrei messianici, hanno utilizzato il termine  meschichyim non per la fuffa che dicono loro, ma perché sanno che il termine Nozrim, oltre a significare “cristiani”, non gli si addice perché è indicativo dei non ebrei, a sottolineare ancora di più il loro atteggiamento talmudico e simulatore, perché se fossero stati dei veri cristiani genuinamente convertiti, sarebbero andati fieri di farsi chiamare Nozrim. Peccato che le “connotazioni negative” alle quali si riferiscono, per quanto riguarda la parola “Nozrim”, sono presenti nella letteratura rabbinica, quindi soprattutto nel Talmud Babilonese. È interessante notare anche che questi ebrei messianici si sono talvolta identificati come “Maaminim” quando il termine “Minim” oltre ad avere molte connotazioni negative nel Talmud Babilonese, secondo l’Enciclopedia Giudaica indica gli eretici, con particolare riferimento ai giudeo-cristiani. Si vede che per gli ebrei messianici è meglio essere chiamati eretici simulatori giudeo-cristiani che sporchi gentili cristiani, cioè Nozrim. L’Enciclopedia Giudaica ha inoltre fornito come traduzione di “Nozeri”, “Cristiano”, e “Nozeri” è il singolare di “Noz(e)rim”]. In altre parole, gli ebrei “messianici” sono dei marrani, dei simulatori. Fingono di credere nella divinità di Gesù. Quindi sono assimilabili agli eretici noti come ebioniti o giudaizzanti. Tale eresia, è ricomparsa, secondo lo storico musulmano Muhammad al-Shahrastani, anche nel XII secolo in Arabia Saudita, sempre ad opera di ebrei che seguivano la legge veterotestamentaria e credevano che Gesù fosse un profeta senza attributi divini. Una teoria affascinante è quella che vuole gli ebioniti/giudaizzanti all’origine del Corano e dell’Islam: un gruppo di crittoebrei ebioniti avrebbe forgiato la figura di Cristo nell’Islam, dato la fama di assassini di profeti agli ebrei e avrebbe inserito nel Corano la gnosi spuria e i deliri talmudici tipici degli ebrei, aggiungendo un po’ di gematria e varie simmetrie e easter eggs di tipo matematico, per dare una parvenza di ispirazione divina al Corano. È anche plausibile che i cugini semiti degli ebrei, gli arabi appunto, abbiano semplicemente avuto degli intellettuali ebrei come “Agenti Esther”, suggeritori che hanno iniettato il giudaismo nell’Islam alla stessa nascita e formazione di quest’ultimo. Secondo questa teoria, l’intero mondo islamico sarebbe vittima di un’ampia operazione di sovversione ideologica giudaica poiché dei crittoebrei sarebbero i fondatori di questa religione abramitica. Inoltre i deliri talmudici inseriti dagli ebioniti nel Corano – come ad esempio le spose bambine e l’apologia della pedofilia – sarebbero la prova della loro natura simulatrice, altro che seguaci del Vecchio Testamento. In questo secolo, in Israele, è avvenuta la ricomparsa più recente dell’eresia dei giudaizzanti, il cui principale fautore è stato l’ebreo talmudico simulatore e cabalistico Simcha Jacobovici, in quella che abbiamo ribattezzato la “simulazione giudaica di Talpiot”, una simulazione giudaica demagnetizzante la figura di Gesù Cristo e ripropositrice dell’eresia dei giudaizzanti, attraverso la novità dell’utilizzo, da parte degli israeliani, di strumenti di “sovversione archeologica”. Tale riproposizione di questa eresia vecchia ha forse dato filo da torcere per un po’ alla stessa Santa Sede. Ma non ne parleremo qui. Un esempio importante di “ebraismo messianico”, è sicuramente la cantautrice Elihana Elia (ebrea), che canta di Yeshua e di Yahweh, ma ottimo materiale di studio per il professore Paul Ekmann sarebbe il video-messaggio di Elihana alle Nazioni Unite, rinvenibile sul suo canale Youtube. Non siamo degli esperti di microespressioni facciali ma, ad occhio e croce riusciamo a vedere in Elihana tutto il suo odio feroce e talmudico, verso gli arabi e le Nazioni Unite, un’organizzazione inutile e impotente, che gli ebrei odiano con tutte le loro forze, perché sanno che non potranno mai controllarla completamente, almeno non nel mondo delle fonti aperte, cioè il mondo moderno. Meglio non parlare poi degli sproloqui di Elihana sull'”Olocausto”.

Le persecuzioni di Giustino Martire e in generale dei cristiani del secondo secolo dopo Cristo da parte dei Romani, invalidano da sole le tesi dell’ebreo Abelard Reuchlin e dei vari rabbini, tra cui Tovia Singer, in quanto non ci poteva essere nessun vantaggio per i Romani nel perseguitare gli aderenti ad una religione antisemita, nell’ambito di una guerra non ortodossa al giudaismo. Se è vero che i Vangeli sono dei falsi storici scritti dai Romani, al fine di unificare l’Impero e convertire gli stessi ebrei per raffreddare i loro bollenti spiriti da Apocalittica Giudaica, allora perché i Romani sono stati i primi a perseguitare i seguaci di questa nuova religione? Quale sarebbe il vantaggio del rendere l’antisemitismo (neotestamentario) un crimine che non paga mai? Del processo a Giustino Martire, esiste ancora il verbale, a quanto afferma Wikipedia:

Schermata del 2020-03-22 14:36:09

https://it.wikipedia.org/wiki/Giustino_(filosofo)#Biografia

La religione cristiana è nata in seno al giudaismo, nella provincia romana di Giudea, identificabile in buona parte con l’odierna Palestina, e non c’è più nessun rabbino capace di convincerci del contrario. I primi tre secoli del cristianesimo sono stati colmi del sangue dei martiri, perché i cristiani venivano perseguitati dai Romani, visti con sospetto dagli altri pagani, e letteralmente sterminati dagli ebrei.

Per quanto riguarda il vandalismo in Israele, possiamo limitarci a una notizia del Jerusalem Post:

“The capital’s Dormition Abbey compound of the Orthodox Church of Jerusalem, located near Zion Gate outside the Old City, was vandalized early Sunday morning by alleged Jewish extremists for the second time in nearly a year.
The Benedictine monastery, on Mount Zion, is near a site where many Christians believe Jesus held the Last Supper, as well as a tomb revered as the resting place of the biblical King David, which draws many Jewish worshipers.
The words “Christians to Hell,” “Death to the heathen Christians the enemies of Israel,” and “May his name be obliterated,” accompanied by a Star of David, were crudely scrawled in red ink on a wall in the compound.
Police spokesman Micky Rosenfeld said a forensics team was sent to analyze the writing, and an investigation into the hate crime has been opened, although no arrests have been made” [137]. “May his name be obliterated” è la prova che gli ebrei ortodossi sono i primi ad interpretare l’epressione Jeshu – contenuta nel Talmud – come l’acronimo di una maledizione ebraica che significa “Possa il suo nome essere cancellato per sempre”. Hanno fornito loro stessi l’interpretazione della parola Jeshu. Con il loro modo di esprimersi gli ebrei ortodossi testimoniano contro se stessi, e colmano la misura dei loro padri, che versarono il sangue di Cristo. Tutto questo succede mentre gli ebrei – in particolare i sefarditi sul Corriere dei Sefarditi – prendono in giro l’intelligenza dei gentili. Infatti, in occasione di una prima traduzione italiana “integrale” del Talmud, hanno fatto le seguenti dichiarazioni: “Nella storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei, il Talmud è stato motivo di dispute feroci. Che spesso si concludevano con il rogo pubblico del testo sacro (il primo nel 1244) o con il sequestro dei volumi trovati nei Ghetti. Questo perché frasi estrapolate dal contesto portavano ad accuse di «perfidia» e «blasfemia». Addirittura, siccome in alcuni brani sparsi qua e là («che messi insieme in totale non fanno più di 2 o 3 fogli, un millesimo dell’intera opera», spiega rav Di Segni), si parla di un certo «Yeshu» (Gesù) e di una certa «Miriam» (Maria) — con riferimenti molto dubbi ai personaggi del Vangelo —, nei secoli il Talmud ha subito censure e autocensure, e dunque le edizioni classiche sono state «espurgate» dei delicati riferimenti” [138].

Il rabbino Di Segni, nella sua superficialità giudaica, vorrebbe farci credere che gli ebrei ortodossi che imbrattano le Chiese dei cristiani in Israele come riportato dal Jerusalem Post, abbiano mal interpretato la definizione del termine “Yeshu” nel Talmud. Il problema è, rabbino Di Segni, quali rabbini hanno insegnato loro questa “interpretazione”, per portarli a tali atti di vandalismo? E soprattutto, in quali e quanti Yeshiva si insegna questa “interpretazione”?

Un’altra persecuzione anticristiana effettuata dagli ebrei, di cui ci preme parlare, avviene in un territorio non controllato dalla Chiesa di Roma, dove gli ebrei non hanno “giustificazioni legate alla vendetta”. Stiamo parlando del massacro dei cristiani in Yemen, nel sesto secolo dopo Cristo:

In 500 AD, the inhabitants of Najran in southern Arabia converted to Christianity, but in 522 the Jewish Himyarite king of Yemen began the persecution of Christians, who asked for the Ethiopian assistance. With the Himyarite defeat of the Ethiopians in 523 the Najran Christians were massacred. Najran had been the first place in South Arabia where Christianity was established, and had a large community with the seat of a Bishopric. The Jewish King of Yemen, Yusuf As’ar Dhu Nuwas, aimed to create a “Davidic”
kingdom, but Christian Najran was an important trade route in the way. When the Najran Christians refused to abandon their faith 20,000 were said to have been burned alive, or beheaded and their bodies thrown into flaming pits. A document by Bishop Simeon of Beth Arsham on the Najran holocaust records that a Najran noblewoman named Ruhm brought her daughter before Dhu Nuwas and defiantly stated: “Cut off our heads, so that we may go join our brothers and my daughter’s father.” The daughter and a granddaughter were decapitated and Ruhm was forced to drink the blood. King Dhu Nuwas then asked, “How does your daughter’s blood taste to you?” to which Ruhm replied: “Like a pure spotless offering: that is what it tasted like in my mouth and in my soul”” [139].

Joseph_Dhu_Nuwas_Portrait1

Sopra: una raffigurazione di Dhu Nuwas (ebreo), anche noto come Yusuf Asar Yathar, re dello Yemen dal 515 al 525 dopo Cristo. È stato un sadico e un massacratore di cristiani, come molti ebrei in tutte le epoche e nazioni dopo la nascita del cristianesimo. L’Enciclopedia Giudaica del 1906 insiste che Dhu Nuwas non fosse ebreo, ma ci sono fonti siriache che affermano il contrario, e poi la violenza con la quale ha perseguitato i cristiani…non lascia alcun dubbio sulle sue origini etniche, siamo sicuri che nella letteratura araba e in iscrizioni sopravvissute fino a noi e risalenti al periodo in cui è vissuto, si potrebbero ritrovare notevoli marcatori di ebraicità.

Concludiamo dunque la nostra carrellata di persecuzioni da parte degli ebrei – a dimostrazione del loro anticristianesimo di origine biologica – con il genocidio di cristiani avvenuto a Mamilla. La casa editrice Effedieffe, sul suo sito internet, ne fa un breve resoconto:

“Mamilla era – è – un vasto serbatoio a forma di piscina rettangolare lunga 300 metri; fino a poco tempo fa era ancora visibile appena fuori delle mura di Gerusalemme, a 700 metri dalla porta di Jaffa. Era un serbatoio romano per dare acqua alla città santa, ampliato, si dice, dal procuratore Ponzio Pilato. Era ancora in funzione nel 614 dopo Cristo, quando le sue acque divennero rosse di sangue cristiano. All’epoca, Gerusalemme era diventata integralmente cristiana, fioriva sotto l’impero di Bisanzio. […] Le mura di Gerusalemme ancora sussistono. Ma non difesero la città quando l’esercito sassanide, nel quadro della guerra bizantino-persiana (602-628), dopo aver conquistato d’impeto Cesarea Marittima, capitale amministrativa della provincia, la strinsero d’assedio. In soli venti giorni i persiani sfondarono la resistenza e vi affluirono in massa, le armi in pugno. Il motivo era facile da capire: s’erano uniti ai conquistatori gli ebrei, che di Gerusalemme conoscevano tutti gli angoli, e le segrete debolezze difensive. La storia riporta i nomi di due maggiorenti della comunità talmudica che s’era stabilita a Tiberiade, Nehemia Ben Hshiel e Benjamin di Tiberiade: quest’ultimo, che i cronisti dicono «uomo di immensa ricchezza», armò di tasca sua ventimila ebrei della Galilea desiderosi di vendetta, li rafforzò con una banda di mercenari arabi stipendiati. Investita da forze tanto schiaccianti, la guarnigione di Bisanzio si arrese quasi senza combattere. …[…]… lo scià, di nome Sharbaraz, nominò governatore il sopra citato Nehemia ben Hushiel, il maggiorente ebraico. Immediatamente intraprese le opere preliminari per la ricostruzione del Tempio; Benjamin di Tiberiade, al suo fianco, prese a compulsare le genealogie per selezionare una nuova linea genetica di alti sacerdoti. Per loro ordine, le chiese cristiane furono sistematicamente incendiate, diroccate, rase al suolo. Le folle ebraiche parteciparono con zelo alla distruzione; […]…Ma non fu la devastazione il peggior crimine ebraico…[…]… L’orrore ebbe luogo quando i persiani vincitori concentrarono i cristiani superstiti, come prigionieri di guerra, nella cisterna di Mamilla per venderli come schiavi. Allora gli ebrei fecero a gara per comprarli all’asta ad uno ad uno, ed immediatamente sgozzarli di propria mano. «La sete di vendetta del popolo ebraico fu più forte della loro avarizia», ha scritto lo storico britannico di Oxford Henry Hart Milman nella sua “History of the jewish people”: «Non solo non esitarono a sacrificare i loro tesori nella compra di questi prigionieri, ma misero a morte tutti coloro che avevano comprato a ricco prezzo». Il professore di Oxford ritiene che 90 mila cristiani siano stati massacrati, la valutazione più alta dei cronisti dell’epoca. Il testimone oculare, Strategius di San Saba (un monaco dell’omonimo monastero, distrutto in quella tragedia) valuta gli sterminati a 66 mila…[…]…«Il vile popolo giudaico godeva e tripudiava», ha scritto Strategio. «I giudei riscattavano i cristiani dalle mani dei soldati persiani a caro prezzo e poi li sgozzavano con gran diletto a Mamilla, che traboccava di sangue… Come in antico avevano comprato il Signore con argento, così comprarono i cristiani concentrati nella cisterna. Quanti cristiani furono trucidati nella cisterna di Mamilla! Quanti son morti di fame e sete! Quanti monaci e sacerdoti passati a fil di spada… Quante fanciulle, rifiutandosi al loro oltraggio, ricevettero la morte per mano del nemico. E quanti genitori perirono sui corpi dei loro bambini, quante persone furono macellate dai giudei e divennero confessori di Cristo… Chi può contare la moltitudine di cadaveri che furono ammazzati a Gerusalemme?». Furono i persiani a fermare gli ebrei ubriachi di sangue, quando si resero conto delle dimensioni del massacro. Avversari, non erano tuttavia “inimici generis humani”. La religione di Zoroastro ignora i dettami del Deuteronomio, cui gli ebrei hanno sempre obbedito «con diletto» (Strategius) ogni volta che ne hanno avuto il modo: «Tutti i popoli che il Signore tuo Dio ti dà in mano, tu li divorerai, né avrai alcuna pietà di loro» (7,16)…[…]…Alla fine degli anni ’80, il professor Reich ha condotto una campagna di scavi nelle antiche aree cimiteriali attorno a Gerusalemme, luoghi usati nei secoli anche dai musulmani. L’antico monaco Strategio parlava di 35 fosse comuni dove sarebbero stati seppelliti in fretta i corpi cristiani. Reich ha identificato sette di queste inumazioni di massa, tutte immediatamente al difuori delle mura della città antica, e sicuramente datate al periodo del massacro, grazie alla presenza, fra gli ossami, di piccole monete bizantine emesse dall’imperatore Fokas (602-610 d.C).…[…]…La più significativa di queste scoperte è una caverna tagliata nella roccia viva contigua alla cisterna di Mamilla, e 120 metri dalla porta di Giaffa. La caverna artificiale, lunga dodici metri e larga tre, era piena zeppa di ossa umane, molte delle quali fratturate: centinaia di individui vi dovevano essere stati ammucchiati a forza. Tutti molto più giovani rispetto alla media dei seppelliti nei cimiteri consueti, e senza traccia di malattie (il che permise di escludere fossero vittime della peste del 542) e – particolare tremendo – le donne superavano di gran lunga i maschi…[…]…Strategius monaco attesta […]…, nella sua cronaca, che un certo Tomaso e suoi aiutanti «raccolsero in gran fretta e con molto zelo quelli (i corpi) che trovarono, e li tumularono nella grotta di Mamel»…[…]…i bizantini tornarono nella Città nel 628, sgombrarono le macerie e cominciarono la restaurazione dei santuari e delle basiliche. La restaurazione durò poco; nel 638 la debole guarnigione di Bisanzio cedette davanti alla formidabile armata di Omar ben Kattab, compagno del Profeta. Il patriarca Sofronio capitolò ponendo una condizione, che resta agli atti nel documento di resa “Sulha A-Quds”, e che si capisce solo con la viva memoria del massacro sofferto dalla generazione precedente: il patriarca domandava al vincitore di proteggere gli abitanti «dalla ferocia dei giudei». La risposta di Omar è anch’essa rimasta agli atti, nel trattato di resa: «Nel nome di Allah, il clemente misericordioso. Questa è la salvaguardia accordata agli abitanti di Aelia [Aelia Capitolina: usava ancora il nome romano dato a Gerusalemme, ndr] dal servo di Dio Omar, comandante dei credenti. Egli concede la salvaguardia per le loro persone, i loro beni, le loro chiese, le loro croci – siano queste in buono o cattivo stato – e il loro culto. Le loro chiese non saranno destinate ad abitazione, né distrutte; esse e le loro pertinenze non subiranno danno alcuno e sarà lo stesso per le loro croci e i loro beni. Nessuna costrizione sarà attuata contro di essi in materia di religione,. Nessun giudeo sarà autorizzato ad abitare ad Aelia con loro. Gli abitanti di Aelia dovranno versare la jizya (il tributo) come quelli delle altre città…» ” [140].

Inutile dire che gli israeliani appena hanno scoperto la fossa comune di cristiani alla quale si riferiva Strategius  si sono affrettati a seppellirla ed edificarci un museo del Centro Simon Wiesenthal.

A sinistra: una mappa che mostra la distribuzione delle sette fosse comuni di cristiani attorno a Gerusalemme, scoperte dall’archeologo israeliano Reich, a destra la grotta di Mamel nella quale il monaco Strategius dice che Tomaso e colleghi hanno tumulato i corpi dei cristiani macellati dagli ebrei.

Soltanto dopo aver elencato tutti questi genocidi di cristiani, si può capire davvero il significato di Matteo 23:34. “Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città“. Ci siamo convinti che l’espressione “li perseguiterete di città in città” si riferisca proprio a questo tipo di persecuzioni anticristiane, puntualmente predette da Gesù Cristo.

  • Protagonismo omicida giudaico: tendenza degli ebrei a compiere tutti gli omicidi politici. Modulo Kennedy sul profeta Zaccaria (Mt 23:35)

Questo punto è stato dimostrato da più parti in questo blog, e le conferme del protagonismo omicida ebraico le ritroveremo mano a mano che continueremo ad accusare gli ebrei di commettere sempre più omicidi politici. Possiamo aggiungere che, in taluni casi, sembra che si disinteressino addirittura del rapporto tra vantaggi e rischi nel commettere un omicidio politico, come se volessero semplicemente aumentare la confusione intorno a loro, oppure accreditare nelle loro biografie nascoste ai gentili, l’omicidio di personaggi politici di spicco o l’esecuzione di stragi efferate. È difficile ritenere che, da un punto di vista ebraico, tutti gli omicidi politici che hanno commesso fossero inderogabili e fondamentali per l’avanzamento socio-economico di questo popolo, sia che tale avanzamento fosse fine a se stesso o destinato ad accelerare la venuta del Messia Talmudico.

  • Dichiarazione di universalità della questione giudaica e dell’invettiva stessa. Gesù predice il suo omicidio da parte degli ebrei (Mt 23:36)

“In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione”. Questo è ciò che dice Gesù verso il finale della sua invettiva antifarisaica. L’espressione “ricadranno su questa generazione”, significa, in senso letterale, che tutte le immoralità e l’essenza del fariseismo entreranno a far parte degli ebrei del I secolo d. C., un’intera generazione, quella in cui ha vissuto Gesù, avrà la stessa bassezza morale dei farisei, e dimostrerà tale bassezza commettendo bassezze, comportandosi esattamente come i farisei. Quindi gli ebrei che ascoltavano Cristo, avrebbero avuto le stesse parole, pensieri, e atteggiamenti dei farisei. Ovvio dire che, se un’intera generazione si comporta allo stesso modo, è verosimile che la generazione successiva si comporti in maniera simile, se non addirittura peggio. Quello che Gesù vuole dire in questo passo biblico, è che dopo la sua morte gli ebrei sarebbero diventati tutti quanti dei farisei con le stesse caratteristiche di questi ultimi. Per questo, in tutte le epoche e nazioni, possiamo vedere il modulo kennedy, la proiezione giudaica, il filantropismo simulato, la vanità giudaica, l’indolenza giudaica e tutti gli altri marcatori descritti precedentemente: Cristo è il fautore di un antisemitismo biologico, e afferma che la questione giudaica o problema ebraico, è universale, e le caratteristiche salienti del popolo ebraico, come se fossero insite nel genoma dello stesso, si trasmettono da una generazione all’altra, praticamente inalterate. In particolare, col termine “ricadranno”, Gesù dà ad intendere che gli ebrei non sono ancora spiritualmente/materialmente (spirituale e materiale, nell’invettiva si intrecciano fino a diventare la stessa cosa) dei farisei, ma che lo diventeranno nel caso in cui rifiuteranno Gesù, pur essendo informalmente già dei simulatori con atteggiamenti tipici dei farisei. L’evento che avrebbe poi segnato il marchio a vita del fariseismo sugli ebrei, avverrà sul Golgota, e costituisce la crocifissione di Gesù Cristo. Da un punto di vista cristiano cattolico ciò ha senso perché le profezie materiali di Dio sono sempre state condizionali, e quelle spirituali…anche. Infatti come scrive Padre Louis Marie: “Le promesse di prosperità temporale inviate da Dio al suo popolo sono promesse condizionate: se sarete fedeli, io voi proteggerò e vi benedirò; ma se disubbidite, vi consegnerò ai vostri nemici e vi disperderò. È quasi il riassunto di tutto l’Antico Testamento” [141]. “«È ciò che si è visto sotto i Giudici, da Giosuè fino a Samuele; sotto i re, da Saul fino a Sedecia; sotto i Maccabei, da Mattatia fino a Hircan. Quando erano fedeli, Dio li proteggeva in modo miracoloso; appena cessavano di esserlo, li puniva; e queste punizioni erano sempre proporzionate alla grandezza della loro rivolta: talvolta erano di sette anni, altre volte di dieci o di venti, a seconda dell’enormità dei loro crimini. Ma poiché i loro crimini si protrassero fino ai tempi dell’empio Manasse, la pena che Dio comminò per la cattività fu più lunga di tutte le altre; essa durò settant’anni»” [142]. “Le promesse temporali sono sempre condizionate. E quando la condizione non è esplicita, è sottintesa, come Dio stesso ha indicato, mettendo in guardia contro un’interpretazione troppo assoluta delle sue promesse:

«Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli. Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare; ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli» (Ger 18, 7-10).

Nessuna delle promesse temporali dell’Antico Testamento è dunque assoluta. Ciò che è assoluto, in compenso, per il popolo dell’Alleanza, è il legame tra fedeltà e premio, infedeltà e castigo. Il capitolo ventiseiesimo del Libro del Levitico enumera tutta una serie dei flagelli con cui Dio punirà l’infedeltà, e conclude con la più grave, quella della dispersione:

«Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati […]. Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò con la spada sguainata; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte […]. A quelli che fra di voi saranno superstiti infonderò nel cuore costernazione, nel paese dei loro nemici: il fruscio di una foglia agitata li metterà in fuga; fuggiranno come si fugge di fronte alla spada e cadranno senza che alcuno li insegua. Precipiteranno uno sopra l’altro come di fronte alla spada, senza che alcuno li insegua. Non potrete resistere dinanzi ai vostri nemici. Perirete fra le nazioni: il paese dei vostri nemici vi divorerà. Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno» (Lv 26, 27-39)” [143].

“Secondo il rabbino spagnolo Mosé Maimonide (1138-1204), e la maggior parte degli ebrei attuali, questo esilio sarebbe solamente un mezzo per disperdere nel mondo intero la testimonianza ebraica, come un lievito nella pasta; una misteriosa purificazione estrema (ma interminabile) prima dell’avvento del Messia. Ma anche in questa ipotesi, l’esilio dovrebbe essere – innanzi tutto e necessariamente – un castigo, poiché le promesse formali di Dio legano indissolubilmente dispersione e punizione.

Il fatto che la cattività di Babilonia abbia preparato la venuta del Messia diffondendo le profezie non impedisce che essa sia stata soprattutto un castigo per il popolo eletto. Qualunque sia il modo di rivoltare il problema, la domanda rimane sempre la stessa: quale crimine è stato commesso per attirare un simile castigo?” [144].

La risposta a questa domanda, ha provato a darla Padre Vincent-Toussaint Beurier (1715-1782), nel 1778: “«Sono più di diciassette secoli che Dio vi punisce nel modo più rigoroso; occorre dunque che siate più colpevoli di quanto non lo furono i vostri padri, gli stessi che vivevano al tempo di Manasse. Ora, quale può essere il vostro crimine? Non è l’idolatria che Dio rimproverò così spesso ai vostri antenati; avete tutti un lodevole orrore del culto degli idoli. Non è neanche la disubbidienza alla legge che Dio vi aveva imposto di non mescolarvi con le nazioni diverse dalla vostra; in questo campo vi siete spinti più lontano di quanto si possa andare. Quale può essere dunque un crimine più grande dell’idolatria e di tutte le altre abominazioni che si commisero al tempo di Manasse se non la morte che avete inflitto al Messia? Ecco, sono più di diciassette secoli che siete dispersi in tutti i luoghi del mondo, e malgrado ciò continuate ad esistere. Non è forse il compimento letterale della profezia di Davide che dice al Salmo 58: “Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi, disperdili con la tua potenza” (Sl 58, 12, 1)»?” [145].

Se gli ebrei si fossero convertiti, sarebbero restati nella loro patria, altrimenti sarebbero stati dispersi. In altri termini, gli ebrei del primo secolo d. C., avevano già in buona parte abbracciato il fariseismo, ma sarebbero diventati in massa gli “scribi e farisei ipocriti”, soltanto dopo la Crocifissione. Secondo la tradizione cattolica, il “deicidio” è la premessa necessaria per il successivo degrado morale/spirituale osservato nel giudaismo post-biblico, pur essendo stati gli ebrei bacchettati dalla loro stessa gente, già in tempi molto anteriori, a cominciare da Mosé, come abbiamo già visto, senza parlare dei primi dieci capitoli del libro di Isaia, che sono pieni di astio e di “stizza divina” verso gli ebrei, che vengono considerati i traditori per eccellenza sui quali si deve abbattere lo sdegno divino, che si materializza talvolta con le incursioni dei Babilonesi, tal altre volte con l’attacco ad Israele da parte degli Assiri. Anche se un rotolo completo di Isaia ritrovato a Qumran risale al terzo secolo a. C., si può già vedere negli scritti del famoso profeta il concetto di senso teologico della storia – espresso poi formalmente nel cristianesimo – per cui i piani di Dio si esplicherebbero attraverso le azioni degli uomini, anche malvagi. I profeti maggiori, cioè Isaia, Daniele, Ezechiele e Geremia, hanno provato più di qualunque altro ebreo a dare un senso teologico ai vari esili, alle varie persecuzioni, alle varie guerre e occupazioni affrontate dal popolo ebraico. Per questo affermare che il concetto di “senso teologico della storia” è un concetto nato col cristianesimo, è cosa inesatta; il senso teologico della storia è un concetto espresso già nel giudaismo. Il senso teologico della storia, diventa poi il principio fondante dello storicismo cristiano -formulato da Don Ennio Innocenti in risposta allo storicismo immanentista – il quale dice ““Jesus est rex” e da questa verità parte per descrivere “gesta Dei per homines”; donde se ne trae la convinzione dell’immanenza della Provvidenza sotto la trama di errori e di peccati degli uomini. In questo modo viene recuperato il significato della storia in una dimensione che è di tipo teologico” [146].

Nei versi precedenti Gesù afferma “io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare”. Questi due versetti, parte del 34 e tutto il versetto 35, vogliono dimostrare che gli omicidi compiuti dagli ebrei durante gli eventi ascrivibili al Vecchio Testamento, sono in continuità ideologica con le persecuzioni anticristiane profetizzate da Cristo: in altre parole, così come si è sempre detto che il Nuovo Testamento serve a spiegare ed espandere quello Vecchio, il modus operandi degli ebrei nel Nuovo Testamento, conferisce una spiegazione “retroattiva” degli omicidi commessi dagli ebrei nel periodo del Vecchio Testamento. Per Gesù, il rifiuto del Nuovo Testamento da parte degli ebrei costituisce la cartina di tornasole per dimostrare il loro disprezzo verso il Vecchio Testamento e i profeti, nonché il fatto che gli ebrei sono incapaci di cambiare. In questi passi Gesù fa una profezia autoreferenziale e al contempo afferma che il Nuovo Testamento si realizza con lui. L’espressione “di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete” è chiaramente un riferimento di Gesù a se stesso e all’apostolo Pietro. Tra quelli che gli ebrei uccideranno e crocifiggeranno, ci sono profeti e sapienti, e indubbiamente, per i marcatori d’ebraicità presenti in questa invettiva e riscontrabili universalmente nella storia, Gesù Cristo era sia un profeta che un sapiente. Con l’espressione “io vi mando”, Gesù esprime anche il dogma cristiano della Trinità: “Io, il Padre, vi mando me, mio Figlio, un sapiente e un profeta che voi ucciderete e crocifiggerete”. Gesù parla in riferimento a se stesso quando prevede la sua crocifissione, ma in più parti del Vangelo afferma di essere mandato dal Padre in mezzo agli ebrei, per compiere il Nuovo Testamento. Alla luce del fatto che dice di essere mandato, anziché venire per conto suo, l‘espressione “io vi mando”, e l’autoreferenzialità legata alla crocifissione, possono essere conciliate solo affermando che il Padre e il Figlio sono una cosa sola pur essendo due cose diverse. La cosa che più si avvicina a spiegare questo concetto, è stata trasposta nel cartone animato Dragon Ball, in riferimento al namecciano Junior, ma è un paragone un po’ improprio perché lì si parla di reincarnazione di Al-Satan (il padre), nel corpo di Junior (il Figlio). Qui invece il Padre non si reincarna nel figlio, il Padre ha generato il Figlio e il Figlio è anche il Padre pur essendo i due entità separate. Diciamo che nel periodo “io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete”, la prima proposizione può essere considerata come pronunciata dal Padre, la seconda invece è pronunciata dal Figlio, un po’ come si sente a tratti la voce di Al-Satan a tratti quella di Junior, uscire entrambe dalla bocca di Junior, in alcuni episodi di Dragon Ball. Questa nostra teorizzazione per cercare di spiegare anzitutto a noi stessi il dogma trinitario, però, potrebbe essere considerata da alcuni come una forma di quasi-patrissianesimo. Allo stato attuale, non abbiamo la preparazione teologica necessaria per capire se questo nostro modo di vedere il dogma trinitario cristiano, è eretico oppure no. Ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo, la genesi e il ruolo di Al-Satan*** nel cartone animato Dragon Ball, nonché il nome stesso “Al-Satan” rappresentano nel loro complesso un easter egg giudaico con un significato preciso: manifestare l’identità dei creatori dello gnosticismo. Di più, questo semplice easter egg giudaico fa capire che non solo gli ebrei comprendono dal punto di vista razionale il dogma tridentino cristiano, ma sono in grado di esprimerlo, quando vogliono, in maniera più rigorosa di come lo esprimono i non ebrei.

Non sappiamo qual’è il termine esatto nelle versioni più antiche del Nuovo Testamento, ma è indubbio il fatto che la crocifissione fosse un metodo di esecuzione tipicamente romano, quindi con il termine “crocifiggerete” Gesù intende dire che i romani crocifiggeranno dei cristiani su istigazione e pressione da parte degli ebrei, oppure potrebbe anche sottindendere il ruolo di crittoebrei nei panni di Romani, nella crocifissione di martiri cristiani successivi a Cristo. In altri diversi punti dei Vangeli, Gesù Cristo, sottolinea che gli ebrei lo avrebbero ucciso. Nel resoconto offerto dai Vangeli, Ponzio Pilato se ne lava le mani, e il popolo ebreo, nella sua interezza, ha l’ultima parola sulla vita di Gesù, e opta per la crocifissione. Quindi è un ricadere di un peccato su un’intera generazione, e non una semplice lite tra fazioni come possono essere quelle di Farisei e Sadducei. Le fazioni politico/religiose e i semplici civili erano d’accordo, alla quasi unanimità, nell’uccidere Gesù Cristo. La stragrande maggioranza degli ebrei, vedeva in un Messia crocifisso un autentico scandalo, perché ha sempre pensato che il Messia fosse un personaggio militante, in grado di guidare gli ebrei verso l’emancipazione materiale e la liberazione dal giogo dello straniero di turno, che a quell’epoca, era rappresentato dai Romani.

  • Previsione della lapidazione dell’Apostolo Giacomo (Mt 23:37)

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!”. È importante qui soffermarsi sulla prima parte del periodo, cioè “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati”. In questa frase si scorge di nuovo il dogma trinitario: la prima frase è detta dal Padre, la seconda dal figlio. “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti (tramite i quali vi parlo io, il Padre nda) e lapidi quelli che ti sono inviati (gli Apostoli, gli “inviati” nel senso giornalistico del termine, i cronisti della vita di Cristo, ovvero me, il Figlio, nda). Il senso di questo periodo è, cercare di far comprendere al lettore la cecità e l’ostinazione giudaica, di fronte ai profeti che parlano a nome del Padre – di cui quindi gli ebrei avrebbero prova indiretta – e di fronte agli inviati, gli Apostoli, che hanno visto e sentito, hanno riscontri diretti del Padre tramite le prove concrete del Figlio. In una sola frase, cioè “lapidi quelli che ti sono inviati”, grazie al verbo al tempo presente e al complemento oggetto al plurale, congiuntamente col participio passato plurale “inviati”, (utilizzato per indicare una situazione al presente) Cristo dice comtemporaneamente due cose: “tirate le pietre a me, inviato dal Padre, nel tempo presente (in altri punti dei Vangeli gli ebrei tirano pietre a Gesù), ma ATTENZIONE, perché io non sarò l’unico, perché uno o più miei contemporanei, da me inviati per fare da testimoni diretti, verranno lapidati da voi!”. In questa frase presente e futuro coesistono, come se si sovrapponessero l’uno con l’altro. L’apostolo Giacomo è sicuramente inviato da Gesù, nella sua epoca, a testimoniare per lui, a Gerusalemme, e guarda caso, un certo Giacomo, nel primo secolo d. C., è stato lapidato, infatti “l’ebreo romanizzato Flavio Giuseppe, nel suo libro Antichità Giudaiche, precisa che il sommo sacerdote Ananos, nell’anno 62, per poter uccidere l’apostolo Giacomo, dovette aspettare, come occasione favorevole, l’assenza del governatore romano” [147]. Ennio Innocenti ha stabilito che il Giacomo di cui parla Giuseppe Flavio sia necessariamente l’apostolo Giacomo. Tutto può essere, ma se c’è una cosa che abbiamo imparato dai rabbini, è che le coincidenze “non sono kosher”. Questa lapidazione ha un significato importante. Non è un caso se, ad essere stato lapidato, è stato proprio l’apostolo Giacomo, il fratello di Gesù. La parafrasi della prima parte di Matteo 23:37 è la seguente: “Ai profeti in preda alle visioni inviategli da mio Padre, NON AVETE VOLUTO CREDERE, a me, il figlio, NON AVETE VOLUTO CREDERE, E finanche a mio fratello, da me inviato, e che per primo, dopo aver visto e sentito, NON MI HA CREDUTO PRIMA PER DOVERSI POI RICREDERE SUCCESSIVAMENTE (come affermato in altri punti dei Vangeli nda), ebbene perfino ad un ex scettico come lui, NON AVETE VOLUTO CREDERE. Ora lapidate me, e in futuro lapiderete mio fratello“. In una prospettiva cristiana, Gesù è il Cristo, e quindi conosce anche il futuro, a riprova della sua natura divina. In una prospettiva giudaica, questo non può essere, quindi i Vangeli devono essere stati scritti almeno centocinquantanni dopo i fatti a cui si suppone che essi si riferiscano, o in altre parole, sarebbero dei falsi storici in cui certe profezie vengono “fatte realizzare” a posteriori, cioè prima sono successi i fatti, e anni dopo si è scritto che tali fatti sarebbero successi, spacciando gli scritti per anteriori ai fatti. Peccato per gli ebrei che la prima Chiesa della storia del cristianesimo, sia sita proprio in Gerusalemme, e sia risalente a non oltre il primo secolo d. C. Tale Chiesa aveva vie di fuga per sfuggire ai Romani, era utilizzata da ebrei convertiti al cristianesimo, cioè giudeo-cristiani, e al suo interno sono stati ritrovati reperti archeologici recanti simbolismo giudeo-cristiano anteriore al 70 d. C., anno della distruzione del Tempio di Gerusalemme. Tutto ciò ci fornisce un’esegesi archeologica dei capitoli quattro e cinque degli Atti degli Apostoli. Potete osservare tale Chiesa primitiva ai seguenti indirizzi Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/168——https://t.me/la_questione_giudaica/167. È davvero difficile che il popolo più intelligente della storia, al vertice dell’intellighenzia in tutte le epoche e nazioni, si perda poi in un bicchiere d’acqua costruendo Chiese-sinagoghe nel primo secolo dopo Cristo, solo perché ha letto dei libri che parlano di un tizio chiamato Gesù. La verità è che i giudeo-cristiani furono i diretti testimoni del passaggio di Cristo in questo mondo, e ne sono rimasti sconcertati. Se così non fosse stato, non avrebbero costruito una Chiesa nel primo secolo dopo Cristo, quando il Tempio di Gerusalemme era ancora intatto per giunta. Non avrebbero rischiato l’herem dagli ebrei e le persecuzioni dai romani contemporaneamente.

  • Previsione della distruzione del Tempio di Gerusalemme (Mt 23:38)

“Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta!”. Questo è chiaramente un passo relativo alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, dove i farisei si erano messi di casa, riducendo “la casa di Dio” in un mercato, anziché un luogo di rispetto e di preghiera. Nel capitolo successivo del Vangelo di Matteo, Gesù si fa ancora più chiaro, dicendo che del Tempio non resterà “pietra su pietra” – anche se in realtà questo passo (Matteo 23:38), parla di un avvenimento che è propedeutico alla distruzione del Tempio, lo preannuncia per così dire. Gli ebrei non solo hanno ucciso i Profeti, ma hanno anche ignorato, se non addirittura manipolato, le profezie dei Profeti. Per questi motivi, Gesù ha affermato che il Tempio di Gerusalemme sarebbe rimasto “deserto”. Curzio Nitoglia specifica che “il nazionalismo esasperato dell’Apocalittica e del Messianismo rabbinico spinsero – tramite gli “zeloti” o “sicari” (da “sica” piccolo pugnale) – la Giudea contro Roma, che con Pompeo Magno (63 a. C.) invase la Terra Santa per giungere poi, nel 70 d. C. alla distruzione del Tempio, privo ormai della “shekinah****” dopo il deicidio” [148], intendendo con l’espressione “shekinah”, “la presenza di Dio” [149]. In altre parole, con l’espressione “la vostra casa vi sarà lasciata deserta!”, Gesù intende dire che la shekinah, o presenza di Dio, abbandonerà il Tempio (dove i farisei si erano stabiliti come se fosse la loro casa), e che soltanto dopo, non ne rimarrà “pietra su pietra”, cioè sarà distrutto.

  • BONUS: Predizione dell’infiltrazione di cellule fantasma del giudaismo nelle future nazioni cristiane. Il consiglio di Cristo per riconoscere gli agenti crittosionisti (Mt 7:15-20). Il significato teologico della “seconda morte” e del protagonismo ereticale giudaico (protagonismo omicida giudaico del II tipo) nella religione cattolica

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” [150]. Queste parole pronunciate da Cristo, e rinvenibili nel Vangelo di Matteo, sembrano mettere in guardia contro generici “falsi profeti”, dei quali si occuperà anche Paolo l’Apostolo. In realtà, Cristo si riferisce ai futuri marrani, gli ebrei che diventeranno cellule fantasma per conversione strategica al cristianesimo, nel tentativo di soffocare e compromettere la sua corretta diffusione. Questo sarà particolarmente evidente nei primi tre secoli della storia della Chiesa cattolica ufficiale (dal secondo secolo dopo Cristo al quarto secolo dopo Cristo), con la diffusione dello gnosticismo, maliziosamente chiamato “un insieme di cristianesimi primitivi”. È OPPORTUNO RICORDARE CHE LA PATROLOGIA, CIOÈ IL COMPLESSO DI RICOSTRUZIONI STORICO-BIOGRAFICHE FORNITE DAI PADRI DELLA CHIESA, È A DIR POCO UNANIME NELL’IDENTIFICARE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI PROFETI (FALSI) DELLO GNOSTICISMO COME EBREI DICHIARATI DELL’EPOCA O CRITTOEBREI CONVERTITISI STRATEGICAMENTE AL CRISTIANESIMO.

La figura del lupo, nei Vangeli, rappresenta principalmente il crittoebreo, ma non ci dilungheremo qui nel dimostrare questo collegamento.

Per quanto riguarda invece le altre immagini presenti in Mt 7:15-20, il libro di Isaia riporta in più punti i rovi e i pruni (pruni selvatici che sono più comunemente detti spini). E nei passi di Isaia in cui rovi e pruni (spini) sono menzionati, quasi sempre essi si riferiscono a delle persone fisiche. In particolare, si riferiscono al popolo di Israele. C’è da premettere però che nella frase del Vangelo di Matteo sopra menzionata e cioè “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?”, si rinviene una mutazione missenso, di cui non sappiamo stabilire esattamente la comparsa. Infatti non ha nessun senso raccogliere uva dalle spine, la frase è riferita a due piante: gli spini (o pruni) dai quali non si può certo raccogliere uva, e i rovi, dai quali non si possono certo raccogliere i fichi. Ad ogni modo, gli esempi riportati nel libro di Isaia sono: Is 5:6, Is 7:23, Is 7:24, Is 9:17, Is 10:17, Is 27:4.

Se analizziamo l’inizio del capitolo cinque del libro di Isaia, è inequivocabile il riferimento di rovi e pruni al popolo ebraico:

“Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva disossata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: taglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita” [151].

L’espressione “gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita” è rivelatoria: il popolo di Israele, metaforicamente rappresentato dalle viti della vigna di Dio – cioè la casa di Israele – non ha prodotto col suo operato dei frutti decenti, bensì “acini acerbi”. Così Dio degrada gli abitanti di Giuda – la sua piantagione preferita nella vigna – dalla loro condizione privilegiata, con un pogrom o una guerra antigiudaica, in modo che gli ebrei sopravvissuti, non rappresenteranno più delle viti, bensì rovi e pruni. Da un punto di vista cristiano, questi passi di Isaia preconizzerebbero l’avvento di una nuova religione, una nuova alleanza tra Dio e i non ebrei, nonché una rottura dell’ Alleanza tra Dio e gli ebrei, in quanto Dio non avrebbe proprio ottenuto “i frutti” che si aspettava da questo popolo, cioè non ha osservato in questo popolo delle opere metaforicamente accostabili all’uva. Dio voleva l’uva e nei suoi piani avrebbe affidato ad altri popoli l’oneroso compito di produrla. Inoltre questa trasformazione del popolo ebraico, da un “popolo di viti improduttive” a “popolo di rovi e pruni”, potrebbe simboleggiare l’inizio ufficiale di quella tradizione talmudica deviata dal giudaismo veterotestamentario, contro la quale Gesù Cristo polemizzava. Contestualmente a questa tradizione talmudica si sarebbe sviluppata in maniera sistematica e completa la Cabala spuria dalla quale derivano le eresie, il che ci riporta alla famosa frase “dai loro frutti li riconoscerete”, intendendo con questa espressione i frutti della Cabala, cioè le conseguenze sul vivere umano, derivanti dal credere alle teologie spurie. Tutto ciò rappresenta il passaggio dal giudaismo veterotestamentario ad un giudaismo “prototalmudico”. Tale passaggio, dal giudaismo veterotestamentario a quello “prototalmudico”, dovrebbe coincidere con la nascita dei Targumim, cioè le traduzioni della Bibbia in aramaico, lingua che si è indissolubilmente legata all’ebraico durante la prigionia babilonese. Durante l’esilio babilonese la classe dirigente ebraica è costretta ad imparare l’aramaico, fino a fare di questa lingua la loro lingua principale.

Il capitolo nove del libro di Isaia è altrettanto eloquente nel riferirsi al popolo ebraico con l’espressione “rovi e pruni”:

Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici, stimolò i suoi avversari: gli Aramei dall’oriente, da occidente i Filistei che divorano Israele a grandi morsi. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva; non ha ricercato il Signore degli eserciti. Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda, palma e giunco in un giorno. L’anziano e i notabili sono il capo, il profeta, maestro di menzogna, è la coda. Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato e i guidati si sono perduti. Perciò il Signore non avrà pietà dei suoi giovani, non si impietosirà degli orfani e delle vedove, perché tutti sono empi e perversi; ogni bocca proferisce parole stolte. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. Brucia l’iniquità come fuoco che divora rovi e pruni, divampa nel folto della selva, da dove si sollevano colonne di fumo. Per l’ira del Signore brucia la terra e il popolo è come un’esca per il fuoco; nessuno ha pietà del proprio fratello. Dilania a destra, ma è ancora affamato, mangia a sinistra, ma senza saziarsi; ognuno mangia la carne del suo vicino. Manàsse contro Efraim ed Efraim contro Manàsse, tutti e due insieme contro Giuda. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa” [152].

Qui, sempre secondo la formula “gesta Dei per homines”, il “fuoco” che deve divorare “rovi e pruni” è la guerra e l’essere passati a fil di spada. L’iniquità del popolo ebraico viene consumata consumando rovi e pruni, cioè gli ebrei stessi. Il piano è semplice: contenere l’iniquità dell’intellighenzia ebraica per mano dello straniero – Filistei e Aramei – e bruciare l’iniquità dei ceti ebraici inferiori mettendo le tribù ebraiche le une contro le altre, mostrando gli uni con gli altri la propria iniquità. Il fuoco è una guerra fratricida, e il popolo di Israele è il materiale combustibile che attira su di sé il fuoco.

Il capitolo dieci del libro di Isaia, è ancora più imbevuto di senso teologico della storia, perché non solo gli Assiri vengono rappresentati come un mezzo per uno scopo, ma poi raggiunto quest’ultimo, vengono anche contenuti da Dio, come se fossero dei meri oggetti:

“Oh! Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno. Contro una nazione empia io la mando e la comando contro un popolo con cui sono in collera perché lo saccheggi, lo depredi e lo calpesti come fango di strada. Essa però non pensa così e così non giudica il suo cuore, ma vuole distruggere e annientare non poche nazioni. Anzi dice: «Forse i miei capi non sono altrettanti re? Forse come Càrchemis non è anche Calne? Come Arpad non è forse Amat? Come Damasco non è forse Samaria? Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli, le cui statue erano più numerose di quelle di Gerusalemme e di Samaria, non posso io forse, come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?». Quando il Signore avrà terminato tutta l’opera sua sul monte Sion e a Gerusalemme, punirà l’operato orgoglioso della mente del re di Assiria e ciò di cui si gloria l’alterigia dei suoi occhi…[…]…Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna e una verga sollevare ciò che non è di legno! Perciò il Signore, Dio degli eserciti, manderà una peste contro le sue più valide milizie; sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore come bruciore di fuoco; esso consumerà anima e corpo e sarà come un malato che sta spegnendosi. La luce di Israele diventerà un fuoco, il suo santuario una fiamma; essa divorerà e consumerà rovi e pruni in un giorno, la magnificenza della sua selva e del suo giardino; il resto degli alberi nella selva si conterà facilmente, persino un ragazzo potrebbe farne il conto…[…]…Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo resto ritornerà; è decretato uno sterminio che farà traboccare la giustizia, poiché un decreto di rovina eseguirà il Signore, Dio degli eserciti, su tutta la regione. Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l’Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l’Egitto. Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà». Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell’Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l’Egitto” [153].

Le pestilenze e altre sventure capitate ai nemici di Israele, sono spesso attribuite al trafugamento da parte di questi ultimi della cosiddetta “Arca dell’Alleanza” tra Dio e il popolo ebraico. O almeno così asserisce la tradizione giudaica. Qui gli Assiri vengono prima aizzati contro gli ebrei, e poco dopo vengono puniti anche loro, a dare una bella lezione di teologia ad entrambi. Il collegamento tra piaghe inflitte da Dio e Arca dell’Alleanza trafugata, sarebbe il motivo per cui Isaia menziona anche la volontà degli Assiri di razziare e saccheggiare gli altri popoli, nelle parole del re Assiro dell’epoca. Dio avrebbe dimostrato agli Assiri che ci sono ricchezze delle quali non ci si può appropriare – cioè l’Arca dell’Alleanza – senza conseguenze nefaste. Isaia riporta nel capitolo dieci del suo libro, oltre alla meritata punizione per “rovi e pruni”, anche le parole arroganti del re d’Assiria:

“«Con la forza della mia mano ho agito e con la mia sapienza, perché sono intelligente; ho rimosso i confini dei popoli e ho saccheggiato i loro tesori, ho abbattuto come un gigante coloro che sedevano sul trono. La mia mano, come in un nido, ha scovato la ricchezza dei popoli. Come si raccolgono le uova abbandonate, così ho raccolto tutta la terra; non vi fu battito d’ala, nessuno apriva il becco o pigolava»” [154].

Tornando invece a Mt 7:15-20, l’espressione “in veste di pecore”, ha un significato spirituale e uno letterale, che non si contraddicono tra loro, anzi, vanno integrati. Infatti, deduciamo il significato letterale di questa espressione dal sito laparola.net:

Le vesti degli antichi profeti erano fatte di pelli di pecore, o di pelli di cammello Matteo 3:4; 2Re 1:8, e senza dubbio i falsi profeti si vestivano nella medesima guisa per imitarli. Zaccaria 13:4, dice che questi si mettevano «il mantello di pelo per mentire». L’idea è: essi vengono a voi coll’apparenza della dolcezza e della sincerità, e pretendono d’insegnare dottrine di Cristo, ma dentro sono lupi rapaci” [155].

Il significato spirituale del venire “in veste di pecore”, lo si può dedurre da alcuni passi del Vangelo di Giovanni:

“Giovanni 21:15-17: “Ora, dopo ch’ebbero desinato, Gesù disse a Simon Pietro: Simon di Giona, m’ami tu più che costoro? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse ancora la seconda volta: Simon di Giona, m’ami tu? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore. Gli disse la terza volta: Simon di Giona, m’ami tu? Pietro s’attristò ch’egli gli avesse detto fino a tre volte: M’ami tu? E gli disse: Signore, tu sai ogni cosa, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore”” [156]. Le pecore rappresentano chiaramente i cristiani, gli aderenti alla nuova religione proposta da Gesù. Secondo gli avvertimenti di Gesù, ebrei erano i falsi profeti veterotestamentari che mettevano “il mantello di pelo per mentire”, ed ebrei sarebbero stati quelli che fintisi cristiani (cioè presentantisi in veste di pecore) avrebbero tentato di sviare i veri cristiani dagli insegnamenti di Cristo e degli apostoli. Senza contare che Gesù Cristo in alcuni passi dei Vangeli dice a diversi ebrei che non fanno parte del suo “gregge”. Le testimonianze dei Padri della Chiesa, nonché i contenuti delle teologie dello gnosticismo e le stesse simulazioni tra gli gnostici, sono in accordo con questa interpretazione riguardo il significato delle “vesti di pecore”.

Con l’espressione “dai loro frutti li riconoscerete”, Gesù Cristo intendeva le conseguenze sul vivere umano che le teologie spurie – diffuse dagli ebrei o da chi per loro – comportano per chi le abbraccia. Possiamo in realtà estendere questo ragionamento alle ideologie in generale, anche se nel passo specifico, Cristo si riferisce ad eresie che gli ebrei vogliono inserire nel cristianesimo.

Le clausole giudaiche, o kosher hacks, sono contenute in queste teologie e, illudono chi le assorbe nella propria mente, convincendolo che può perdere il compasso morale, o che non è tenuto ad impegnarsi più di tanto in questo mondo pur di “essere salvo”. Altri effetti di queste teologie spurie possono essere l’autodivinizzazione, l’indifferentismo teologico, o l’ateismo totale. A proposito del concetto di indifferentismo teologico, causato dalla penetrazione capillare della gnosi spuria, è bene fornire una definizione. La definizione di quello che qui è stato chiamato indifferentismo teologico, è stata fornita nel secondo convegno di studi sull’opera di Don Ennio Innocenti, da Padre Giandomenico Mucci, che ci fa notare come “Gaspare Barbiellini Amidei parla di “dissonanza cognitiva” per indicare il “costume religioso, oggi molto diffuso, di credere in Dio e di comportarsi come se si fosse certi che Dio non esista”” [157]. La dissonanza cognitiva e l’analfabetismo funzionale vanno a braccetto, e possono essere considerati entrambi dei sottoprodotti della sovversione ideologica del giudeo. È solo un’intuizione, ma confidiamo nella speranza che prima o poi qualche sociologo/psicologo intellettualmente onesto sarà in grado di dimostrare, in maniera scientifica e rigorosa, questo nostro assunto. In questo caso in particolare, la dissonanza cognitiva non è solo una conseguenza della sovversione ideologica in forma gnostica per portare all’indifferentismo teologico, ma è quasi propedeutica all’indifferentismo. Se non genero prima nei gentili una forma di dissonanza cognitiva, non potrò portarli a credere in Dio ma farli comportare come se non esistesse. Questo è quello a cui hanno pensato i sovversori ideologici giudaici mentre fomentavano e fomentano la gnosi spuria in mezzo a noi.

Tutti questi effetti, o conseguenze o come le vogliamo intendere, rappresentano i “frutti” attraverso i quali possiamo riconoscere i crittoebrei (o i gentili del sabato che si fanno imboccare dagli ebrei) intorno a noi. Con queste parole Cristo sembra anche sottolineare il carattere profondamente anticristiano di ogni eresia. I frutti che gli ebrei offrono, o sono more avvelenate oppure prugne marce, volendoci rifare ai “rovi e pruni” di cui parla anche Isaia. Oltre al protagonismo omicida giudaico quindi – cioè la tendenza a compiere tutti i crimini di sangue più importanti della storia – Cristo ci parla anche di un protagonismo ereticale giudaico, cioè la tendenza da parte degli ebrei a fomentare tutti i tipi di eresie, fungendo, nei secoli e nelle diverse nazioni – specie se cristiane – da cinghia di trasmissione che collega l’albero buono all’albero cattivo. Laddove l’albero cattivo sarebbe la Cabala spuria giudaica, dalla quale secondo fior di teologi derivano la maggior parte se non addirittura tutte le eresie. L’albero buono sarebbe invece il cristianesimo.

Ovviamente questo tipo di ragionamenti deve essere universale, per poterne parlare in questi termini, il che significa che anche nel nostro secolo, dobbiamo poter osservare dei lupi travestiti da agnelli, riconoscibili dai frutti che hanno da offrire, almeno per quanto riguarda la teologia. L’esempio più clamoroso è forse quello del pastore Steven Anderson…un pastore battista americano che segue la Bibbia di Re Giacomo. Orbene questo pastore ripropone eresie vecchie come il quietismo e la negazione della presenza reale nell’eucaristia, nonché l’istigazione al suicidio di massa degli omosessuali accusandoli di essere soggetti “irrecuperabili”. E a ben vedere, il quietismo e l’omofobia sono in contraddizione tra loro, non possono uscire dalla bocca dello stesso predicatore, infatti Anderson afferma che gli assassini che si convertono si salvano, mentre gli omosessuali no. Questo è in contraddizione con il quietismo tipico del protestantesimo, non si può dire che una volta che hai il sentimento religioso puoi commettere tutti i tipi di peccati tutti i giorni, perché tanto sei salvo una volta credente, e poi fare un’eccezione per l’omosessualità. Ad ogni modo, un bel giorno – dopo aver insegnato a molte persone tutte queste sciocchezze – Steven Anderson si è fatto il test del DNA, e con sua “sorpresa”, il laboratorio in cui ha fatto il test gli ha permesso di fare la scoperta della sua vita: “NON SAPEVA DI ESSERE EBREO”! Padre Michele Dimond ha confutato le eresie del crittoebreo Steven Anderson in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=3lwwfCpvXnc&feature=emb_rel_pause

Qui si può visionare il video in cui Steven Anderson (ebreo) mostra i risultati del suo test del DNA: https://t.me/la_questione_giudaica/194

  • Conclusioni: esegesi tipica della questione giudaica attraverso la Bibbia, e nuova definizione del tempo come tipico-lineare

Qualunque storico del giudaismo se lo è chiesto non appena ha cominciato a studiare in maniera sistematica il giudaismo. Ogni storico del giudaismo che si rispetti, sia Hervé Ryssen che Gian Pio Mattogno, e come loro Aleksandr Solgenitsin e molti altri ancora, si sono accorti che la questione giudaica è restata pressocché costante in tutte le epoche e i luoghi in cui gli ebrei si siano mai insediati. La storia del giudaismo è una storia di lenta e irresistibile scalata sociale, più o meno esplicita, alla quale segue puntualmente la persecuzione e l’espulsione degli ebrei da parte dei gentili. Don Ennio Innocenti ha fatto una sintesi magistrale della storia del giudaismo, evidenziando molti aspetti del problema ebraico, presenti già nel Vecchio Testamento, e risalenti fino ad Abramo (il fondatore del popolo ebraico):

“Leggendo i primi libri della Bibbia non si sfugge ad impressioni che suggeriscono piste significative delle ragioni relative al risentimento antiebraico.
L’ingresso di Abramo in Egitto aveva creato problemi e, quindi, rigetto. Al tempo di Giacobbe troviamo l’ebreo Giuseppe al vertice del potere egiziano che attua una politica (certamente non indolore) con caratteri di comunismo statalistico. Successivamente le masse ebree restano passivamente coinvolte nelle maglie di quella macchina sfruttatrice, la quale – tuttavia – le teme e le odia…finché si arriva ad un nuovo rigetto. Gli ebrei procedono alla conquista della terra dei Filistei conducendo una terroristica guerra di sterminio: è comprensibile che le popolazioni residue abbiano conservato risentimenti.
Nell’epoca dei Re notiamo che gli ebrei attuano una politica ondeggiante tra Egitto e Assiria che li espone alle accuse di tradimento e alle vendette di tutte e due le potenze.
Durante il loro radicamento babilonese vediamo ebrei ai vertici del potere e (se non è punto avventato ipotizzarli coinvolti in fazioni ed intrighi pericolosi) è sicuro che essi assurgono – in quella regione – ad un enorme potere finanziario che suscita invidie, gelosie, appetiti, risentimenti…è anche sicuro che essi si vendicano con stragi d’impressionanti proporzioni: tutto ciò provoca un nuovo rigetto. Dopo la conquista di Alessandro il Macedone, notiamo la netta emergenza di un fenomeno nuovo: i libri dei Maccabei sono inequivocabili nell’indicare i principali responsabili ed orchestratori della prima persecuzione antinazionale ed antisemita: sono ebrei rinnegati che vogliono una completa assimilazione della nazione al mondo ellenistico alessandrino. Gli stessi libri dei Maccabei, che denunciano il tradimento perpetrato da ebrei divenuti persecutori dei fratelli ed esaltano – per contro – la Romanità, ci raccontano della “fides” giurata tra il Senato dell’Urbe e la nuova aristocrazia ebraica. Ma, successivamente, i romani hanno seri motivi di lamentarsi della mancata “fides” degli ebrei, nonché di altri aspetti lesivi del bene comune conseguenti alla condotta ebraica, su vari piani (soprattutto sul piano economico-finanziario). Ne conseguono ripetute tragedie e nelle fasi più atroci di queste tragedie nazionali notiamo – attingendo alle stesse fonti ebraiche – che sono proprio elementi ebraici a scatenare i disastri più immani […]…Leggendo i libri neotestamentari, nei quali vengono narrate le persecuzioni ebraiche contro Gesù, contro gli apostoli e contro le prime comunità cristiane, si deve prendere atto che tali scritti insistono nel mettere in guardia contro insidie perenni. La storia delle eresie cristiane nei primi secoli mostra la frequente connessione del fenomeno ereticale con elementi ebraici […]…Nel primo Novecento vediamo la politica inglese e statunitense in mano
a banchieri privati che sono ebrei come lo sono quelli che dominano il continente europeo. E riemerge il fenomeno già rilevato dai Maccabei: Morgan è antisemita, Montagu Norman è antisemita, Rathenau è ultrarazzista e antisemita…sono ebrei che odiano l’identità autentica della tradizione religiosa ebraica e odiano specialmente le comunità ebraiche dell’Europa Orientale, le più religiose, le meno assimilate all’illuminismo, quelle comunità dove molti ebrei sono ancora biblici” [158].

Don Ennio Innocenti, senza volerlo né saperlo, espone qui diverse tattiche giudaiche e caratteristiche salienti del popolo ebraico, mostrandoci chiaramente che queste sono presenti nei testi biblici, redatti dagli ebrei stessi. Si notano continue cacciate di ebrei e risentimento nei loro confronti, tanto per cominciare. Poi vediamo Giuseppe, nei panni di agente Esther all’interno del governo egiziano dell’epoca. Tra l’altro Giuseppe è un esempio di cellula fantasma per dispersione strategica e reclutamento, infatti viene venduto dai suoi stessi fratelli, e poi si incontra di nuovo con essi nel giudaismo. Lo stesso si può dire di Mosè, una delle prime cellule fantasma nella storia del giudaismo: disperso sulle rive del Nilo,  e allevato dalla famiglia del Faraone di turno, ne diventa in breve l’agente Esther, un consigliere politico in forma di scriba, salvo poi incontrarsi di nuovo coi suoi simili nel giudaismo. L’atteggiamento doppio e ambiguo degli ebrei li espone alle vendette di assiri ed egizi. È risaputa la mancata fiducia negli ebrei, lo abbiamo visto anche quando gli ebrei se la intendevano con gli islamici per invadere la penisola iberica mentre manipolavano i cristiani. Oppure come quando gli ebrei facevano il doppio gioco con l’impero romano mentre se la intendevano coi persiani, causando il già citato genocidio di Mamilla, una delle emosbronze più abbondanti e concentrate nella storia del giudaismo (i persiani li hanno fermati per non farli andare in coma ematico, tanto erano inebriati dal sangue dei cristiani). E poi c’è il caso Pollard, il caso Dreyfuss, la questione delle spie giudeo-bolsceviche con cittadinanza americana che hanno rubato i segreti nucleari statunitensi per venderli all’Unione Sovietica e donarli allo stato di Israele, senza parlare dello “stab in the back”, la pugnalata alle spalle, come la chiamavano i tedeschi, quando i banchieri ebrei della famiglia Warburg nonché Jacob Schiff (ebreo) e altri, prima hanno dato il supporto al bolscevismo in funzione antirussa favorendo la Germania, e poi i tedeschi si sono ritrovati rivoluzionari ebrei come Eisner, Rosa Luxemburg, e Carl Radek, in Baviera, pronti ad esportare la rivoluzione in Germania, nella logica Trozkista della “rivoluzione permanente”. Per quanto riguarda le violazioni di numerus clausus, la loro ascesa economico-sociale sembra irresistibile perfino a Babilonia, dove in origine erano stati condotti come prigionieri. Poi, dopo aver fatto pratica in diverse civiltà scalandole dai gradini più bassi, gli ebrei si sentono abbastanza sicuri di se stessi, tanto da poter introdurre per la prima volta nella storia la tattica giudaica dell’antisemitismo simulato, come si può vedere nei libri dei Maccabei. I libri dei Maccabei registrano il primo utilizzo ufficiale, sul piano storico, della tattica giudaica nota come diversione strategica, e che ancora oggi, viene insegnata nelle scuole militari della NATO come una tattica sovietica, quando il suo “ideatore ufficiale” in Unione Sovietica è stato Felix Dzerjinsky (ebreo). I libri dei Maccabei ci mostrano un ritratto, o per meglio dire un tipo, di ciò che oggi chiamiamo “nazisti kosher” (i nazisti che “non sapevano di essere ebrei”), nonché degli Yevsektzias (giudeo-bolscevichi ipocriti alla Kalinin, che prima vogliono rendere gli ebrei laici, poi fanno vari giri di parole petulanti contro l’assimilazione, proponendo progetti come le regioni autonome per soli ebrei in Unione Sovietica). Nazisti kosher e Yevsektzias sono l’antitipo degli ebrei ellenizzanti ai tempi della rivolta dei Maccabei. Il retroscena della guerra antiellenica condotta dagli ebrei – nel periodo a cui si riferiscono i libri dei Maccabei – è quello delle simulazioni giudaiche tra gli ebrei presenti in entrambe le fazioni in guerra. Tali simulazioni sono state rese efficaci usando proprio la diversione strategica, cioè la quinta colonna di Israele ai vertici politico-militari del regno di Antioco Epifane IV. Così, mentre gli ebrei tentavano di liberarsi degli ellenici, strizzavano già l’occhio ai romani, tanto per mantenere le opzioni aperte, nel caso non ce l’avessero fatta da soli contro Antioco Epifane IV. Anche in questo caso, è presente la doppiezza degli ebrei, come testimoniato da Wikipedia: “Di ritorno dalla spedizione in Egitto, Antioco si fermò a Gerusalemme e la saccheggiò, sterminò gran parte della popolazione, rapinò gli arredi sacri del tempio e proibì la pratica della religione ebraica. Le ragioni di questo gesto efferato non sono chiare: secondo alcuni, volle punire i Giudei dell’atteggiamento ambiguo che avrebbero avuto nella guerra contro l’Egitto; secondo altri, una sommossa organizzata dal ex sommo sacerdote Giasone lo indusse a castigare la popolazione” [159]. Era naturale che anche nella guerra di riconquista del tempio di Gerusalemme gli ebrei nei ranghi di Antioco e quelli di Israele si sarebbero comportati in maniera ambigua. Antioco Epifane IV cadde ingenuamente nella ragnatela di Israele, senza imparare dai propri errori. Quanto al rapporto tra ebrei e romani, l’elogio della romanità che si può riscontrare nei libri dei Maccabei, può essere visto come la ripetizione della doppiezza degli ebrei, che elogiavano un potenziale alleato mentre erano in lotta con gli ellenici, nemici di turno: infatti non appena sono stati liquidati questi ultimi, l’elogio della romanità ha lasciato il posto a sommosse antiromane, culminate sempre con vere e proprie guerre, cioè le tre guerre giudaiche contro l’Impero Romano. Per i teorici del senso teologico della storia, invece, l’elogio della romanità viene ingenuamente visto come una “prova” che gli ebrei erano pronti a ricevere il cristianesimo e che Dio aveva scelto l’Impero Romano per diffondere il cristianesimo tra le genti. Se così fosse stato, a convertirsi e diventare giudeo-cristiani sarebbero stati la maggioranza degli ebrei, non un’esigua parte di loro.

Per concludere, Ennio Innocenti nota, ingenuamente – come ha fatto nei libri dei Maccabei – l’antisemitismo di ebrei del novecento come Walther Rathenau, senza capire che si tratta di antisemitismo simulato. Rathenau, in preda ai suoi deliri di onnipotenza giudaica, si è abbandonato a un po’ troppe rivelazioni mentre è stato alla guida della Repubblica di Weimar, così gli ebrei hanno deciso di tappare per sempre la bocca al cialtrone: il Modulo Kennedy per Rathenau non è tardato ad arrivare.

Come giustificare dunque questa costanza così inquietante? Alla luce della dichiarazione di universalità dell’invettiva antigiudaica di Gesù Cristo, possiamo fornire una spiegazione in una visione cristiana, pur restando la certezza della matrice biologica del problema ebraico (che però da sola difficilmente spiega suddetta costanza). Per il cristianesimo, specie quello primitivo, gli eventi del Vecchio Testamento, oltre ad essere degli eventi reali – come l’archeologia biblica ci sta facendo scoprire –  sono prefigurativi di ciò che si è poi compiuto nel Nuovo Testamento. Chiamiamo questo tipo di esegesi con l’espressione “esegesi tipica” o “esegesi tipologica”. L’esempio più importante di esegesi tipica, lo abbiamo con la storia di Giona che finisce nel ventre della balena:

“L’interpretazione allegorica medievale della storia di Giona vede in essa la sepoltura e la risurrezione di Cristo, mentre lo stomaco della balena è la tomba. Infatti, Giona chiamò il ventre della balena “Sheol”, la terra dei morti. Così, ogni volta che si trova un’allusione a Giona in arte o nella letteratura medievale, di solito si tratta di un’allegoria della sepoltura e risurrezione di Cristo” [160].

Gli ebrei sono accusabili di aver usato un modo simile di interpretare la Bibbia ebraica, infatti molti ebrei, specie molti rabbini, concordano nell’affermare che Edom rappresenta Roma ed Esaù l’Occidente cristiano, mentre Ismaele rappresenterebbe l’Islam, il bastone che Israele deve usare per distruggere il cristianesimo, una condizione che sarebbe “sine qua non”, per la venuta del Messia Talmudico tanto atteso dagli ebrei. Possiamo affermare che, in un certo qual modo, gli ebrei considerano gli edomiti come il tipo, e i romani prima e il Vaticano (o dovremmo dire l’Italia?) oggi come l’antitipo degli edomiti coi quali gli ebrei hanno avuto a che fare millenni prima. In altre parole, per gli ebrei, le profezie sanguinarie di Isaia sul regno di Edom sarebbero prefigurative di ciò che accadrà a Roma e in Italia prima di ciò che loro chiamano “la pace universale” e la venuta del Messia Talmudico. Forse non si chiama tipologia biblica nel loro caso, ma il concetto è comunque molto simile.

Ad ogni modo, tornando all’invettiva antigiudaica universale, se la interpretiamo come è stata interpretata da “laquestionegiudaica”, allora dobbiamo asserire che OVUNQUE NELLA STORIA DEL MONDO, LA GENERAZIONE DEGLI EBREI CHE VI HA VISSUTO È STATA L’ANTITIPO DELLA GENERAZIONE PRECEDENTE E IL TIPO DELLA GENERAZIONE SUCCESSIVA. Ogni generazione si è comportata in un modo che prefigurava come si sarebbe comportata anche la generazione successiva, e così via, di generazione in generazione. Questo è, a nostro modesto parere, l’unico modo per poter spiegare l’universalità dell’accusa del sangue, nonché la continuità della gnosi spuria moderna con quella antica affrontata dalla Chiesa nascente, passando per la gnosi spuria luterana e rinascimentale. Per quanto riguarda l’accusa del sangue, bisogna precisare che uno dei primi ad averla formulata, è stato il profeta Isaia. Infatti in Isaia 57:3-5 leggiamo:

“3 Ora, venite qui, voi, figli della maliarda, progenie di un adultero e di una prostituta. 4 Su chi intendete divertirvi? Contro chi allargate la bocca e tirate fuori la lingua? Forse voi non siete figli del peccato, prole bastarda? 5 Voi, che spasimate fra i terebinti, sotto ogni albero verde, che sacrificate bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce” [161].

Il riferimento di Isaia al sacrificare “bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce”, è legato alla prescrizione talmudica di non dare sepoltura ai figli dei non-ebrei che vengono sacrificati, perché sono considerati come animali. Al massimo li si può nascondere sotto le rocce. È per questo motivo che, nella storia dell’accusa del sangue, sono pochissimi i casi in cui i cadaveri dei bambini sacrificati sono stati dissotterrati. Nel 99% dei casi, o venivano trovati all’aperto, o gettati in riva a un fiume, o in un cimitero, oppure tra le rocce, oppure venivano trovati appesi al muro, crocifissi brutalmente. Il modus operandi ci mostra una similitudine con Isaia 57:5 che non può essere ignorata. Sarebbe stato facile lo stesso accusare gli ebrei di omicidio rituale seppellendo i cadaveri di molti bambini cristiani, facendoli poi dissotterrare durante le inchieste che si sono susseguite. Se dovessimo cercare le prove dell’omicidio rituale ebraico in America, cominceremmo dalle Everglades e dal Gran Canyon.

Questa teologia cristiana applicata al popolo ebraico nella sua interezza, ci spiega che le persecuzioni e gli omicidi dei profeti sono il tipo delle persecuzioni e degli omicidi degli apostoli, che ne costituiscono, a loro volta, l’antitipo. Con questa teologia si riesce a spiegare la continua e sistematica riproposizione del paganesimo nel Talmud Babilonese, che è durata dai tempi in cui Isaia inveiva contro il suo popolo (e anche prima), fino ai giorni nostri, senza interruzioni, come dimostrato da Elizabeth Dilling nel suo libro “Judaism and its influence today”. Ora la concezione ciclica del tempo, spesso legata ad un concetto di “necessità”, è tipicamente gnostica. Nel cristianesimo, come esplicitato da Sant’Agostino, il tempo è lineare. Eppure quando si tratta della questione giudaica la storia si “ripete”, in maniera simile, e gli eventi si ripetono in successione, come se fossero uno l’antitipo dell’evento precedente e il tipo dell’evento successivo più simile. I cristiani che sono coscienti del problema ebraico, devono introdurre nel loro vocabolario l’espressione di tempo “tipico-lineare”: il tempo è lineare, ma è anche tipico, nel senso che eventi accaduti secoli prima sono prefigurativi di ciò che accadrà secoli dopo, specie quando si parla della storia del giudaismo. E forse, c’è addirittura una necessità in tutto ciò. In questa analisi abbiamo dimostrato come molte delle critiche di Cristo siano immortali, avendo cioè dei riscontri sia da casi precedenti a quelli a cui si riferiva lui, sia da casi avvenuti successivamente alla sua epoca, come il discorso sulla causa della vedova, per citare un altro esempio. In altre parole: la storia non si ripete, ma può far rima con un’altra storia molto simile. Il tempo come tipico-lineare dovrebbe diventare, in questa visione delle cose, un aspetto, anche importante, della teoria del senso teologico della storia. In una visione cristiana, ogni generazione di ebrei è il tipo della generazione successiva e l’antitipo della generazione precedente, attraverso una conservazione ossessivo-compulsiva di usi e costumi, oltre che crimini, vecchi quanto i volumi originali del Vecchio Testamento. Questa anomalia, questa sorta di “bug del giudaismo” sarebbe usata come prova da parte di Dio che il resoconto biblico (almeno nelle critiche al popolo ebraico presenti nei libri dei profeti) è veritiero. In quest’ottica il comportamento degli ebrei in tutte le epoche e nazioni darebbe validità alla Bibbia secondo la formula “gesta Dei per homines”, o sarebbe meglio usare, in questo caso, l’espressione “gesta Dei per iudeos”. Possiamo concludere dicendo che anche Monsignor Henri Delassus, nel suo saggio sull’Americanismo, si è molto soffermato sulla persistenza e sulla miracolosa sopravvivenza del popolo ebraico in tutti questi millenni: infatti è forse l’unico popolo dell’antichità che è sopravvissuto ai più potenti imperi e alle più avanzate civiltà che la storia abbia conosciuto (persiani, assiri, egizi, romani, macedoni, ellenici, norreni, indios, barbari, babilonesi, sumeri, ugariti, cananei, filistei, caldei, edomiti, amaleciti, arabi in genere ecc.). Tali civiltà sono scomparse, la civiltà ebraica resta, e Delassus, facendo riferimento anche a fonti ebraiche, ha provato ad attribuire – come gli stessi ebrei fanno – un senso teologico alla persistenza della civiltà ebraica. L’immutabilità e la costanza del problema ebraico e del comportamento degli ebrei, deve essere visto in maniera unitaria con la persistenza e le capacità di sopravvivenza del popolo ebraico, per comprendere la teoria dell’esegesi tipologica della questione giudaica.

Il problema dell’interpretazione tipologica della questione giudaica di generazione in generazione – così come il senso teologico che sottosta alla costanza della questione giudaica – è che lascia spazio al fatalismo, e a posizioni predestinaziane, dove non si capisce molto bene dove va a finire la libertà individuale degli ebrei, cioè il cosiddetto libero arbitrio. Se infatti gli ebrei sono costretti per volere divino a colmare la misura dei loro padri comportandosi sempre allo stesso modo, allora dov’è per gli ebrei la via d’uscita dalla dannazione? Come possono esercitare il libero arbitrio di scegliere da che parte stare? Come fanno a convertirsi al cristianesimo, se supponiamo che la loro avversione al cristianesimo sia addirittura di origine biologica? Il modo per uscire da queste contraddizioni, è postulare che l’omicidio di Cristo abbia come effetto una corruzione e quindi una condanna a cascata di generazioni di ebrei l’una dietro l’altra – per cui gli ebrei sarebbero un popolo maledetto da Dio verso una corruzione spirituale presente già alla nascita, il che li porterebbe automaticamente a commettere crimini e assumere “comportamenti talmudici” – e che questo corso degli eventi termina parzialmente con una seconda venuta di Cristo, IN CUI DEVE NECESSARIAMENTE AVVENIRE L’OPPOSTO DI QUELLO CHE È ACCADUTO DURANTE LA SUA PRIMA VENUTA: LA MAGGIORANZA DEGLI EBREI SI DEVONO CONVERTIRE AL CRISTIANESIMO PER NON ESSERE PIÙ L’ANTITIPO DEI LORO ANTENATI, MENTRE UNA PICCOLA RELIQUIA NON SI CONVERTIRÀ. Nella prima venuta di Cristo, i Vangeli attestano il contrario: una piccola reliquia si è convertita, costituendo il nucleo dei “giudeo-cristiani”, mentre la maggioranza degli ebrei ha rigettato Cristo.

Per avere ulteriori esempi di tipologia biblica, che fornirebbero prove che nel Vecchio Testamento sarebbe menzionato Gesù Cristo, abbiamo caricato sul nostro canale Telegram un video interessante: https://t.me/la_questione_giudaica/182

  • Conclusioni sul complesso di eresie note come “copycat thesis”, o “teoria dell’emulatore”: queste eresie non hanno un supporto archeologico, né un senso storico o politico. Vanno contro il significato funzionale dello gnosticismo e contro l’ebraicità/crittoebraicità dei suoi esponenti, ignorano l’eccessiva conoscenza del giudaismo che traspare dall’invettiva antigiudaica universale, e che non si rinviene nella letteratura greco-romana neanche in maniera frammentata. Con l’arecheologia cristiana del I secolo, queste eresie mostrano inoltre il cosiddetto “problema generazionale”
  • Sfigurazione e trasfigurazione modernisti – descritti nell’enciclica Pascendi dominici gregis – sono i “grimaldelli ideologici” degli agenti crittosionisti (cellule fantasma) per infiltrare la “teoria dell’emulatore” all’interno della Chiesa Cattolica 
  • Il significato teologico dell’autosussistenza della figura di Melchisedek: fornire un motivo di conversione per gli ebrei, e una cristofania ai gentili per debellare la futura “tipologia inversa” fomentata dal crittoebreo Joseph Atwill. Melchisedek è l’unico tipo biblico di se stesso, l’unico personaggio della Genesi senza genealogia perché non ce l’ha, per questo non potrà mai essere ritrovato in alcuna tavoletta canaanita. È l’easter egg di Dio nel Vecchio Testamento, che parla di come il Figlio sia venuto a suggellare il primo Patto

*”Herem (parola ebraica): condizione di colui che è cacciato dalla comunità a causa di un’impurità o di una consacrazione. L’individuo in stato di herem è un proscritto. Sorta di scomunica [N.d.T.]” [162].

** Col nome “Pagan Min” si intende l’antagonista principale del videogioco “Far Cry 4”. Nella trama del videogioco, Pagan Min è il padre biologico della sorellastra del protagonista, Ajay Ghal. Il videogioco è ambientato nella località fittizia nota come “Kyrat” pur essendo liberamente ispirato ad eventi realmente accaduti. “Pagan” in inglese significa “pagano”, e “Min” in ebraico ha lo stesso identico (o quasi) significato. “Pagan Min” rappresenta chiaramente un easter egg giudaico, una “sorpresa” lasciata da uno o più sviluppatori del videogioco Far Cry 4, per mostrare in maniera sottile la presenza ebraica tra gli sviluppatori del videogioco o forse a livelli più alti, nonché per prendere in giro i cristiani. Questo easter egg è una figura retorica, una ripetizione a rotazione di significanti (due parole diverse in due lingue diverse, vengono utilizzate per ripetere lo stesso significato). Siccome la religione cristiana – da un punto di vista halackico – è considerata idolatria, e idolatria e paganesimo vanno a braccetto, quasi diventando sfumature diverse dello stesso concetto, possiamo asserire che il termine Min è principalmente riferito ai cristiani in genere, più che agli eretici giudeo-cristiani, come vorrebbe far credere l’Enciclopedia Giudaica. Infatti, tra i tanti usi di questo vocabolo, c’è il sostituirsi alla parola “cristiano”: “In passages referring to the Christian period, “minim” usually indicates the Judæo-Christians, the Gnostics, and the Nazarenes, who often conversed with the Rabbis on the unity of God, creation, resurrection, and similar subjects (comp. Sanh. 39b). In some passages, indeed, it is used even for “Christian”; but it is possible that in such cases it is a substitution for the word “Noẓeri,” which was the usual term for “Christian””  [163].

***L’espressione “Al-Satan” in ebraico ha una serie di significati, il principale tra questi è “avversario” o “oppositore”. La figura di Al-Satan nel cartone animato Dragon Ball rappresenta un easter egg giudaico che svela gli autori dello gnosticismo. Infatti, possiamo asserire che la formazione di Al-Satan come parte malvagia del Supremo, dal quale si distacca, è gnostica. Per quale motivo un termine ebraico è associato ad un evento del genere? È chiaramente un easter egg giudaico. Al-Satan è necessario al Supremo come il Supremo ad Al-Satan, questo è un punto di vista spesso condiviso tra i rabbini quando si parla del rapporto tra Al-Satan e Yahveh. Nella gnosi pura esiste un concetto di indipendenza e irriducibilità ontologica di Dio, che crea gli esseri per dono, non per sua necessità, né tanto meno per emanazione. Tale punto di vista non si può mai conciliare con questi easter eggs, giudaici e gnostici.

****Con l’espressione “shekinah” si intende anche la cosiddetta presenza divina che gli ebrei sostengono che ci sia presso il cosiddetto “Muro del Pianto”.  Cioè la cabalistica (gnostica) emanazione femminile di Jahveh sarebbe chiamata “Shekinah”. Nella preghiera ebraica, la tefillah, anglicizzata col termine “davening”, gli ebrei simulano un movimento pelvico di accoppiamento con questo muro dal quale sarebbe emanata la shekinah, mentre la loro cabalistica emanazione divina maschile, l'”Ein-Soph”, feconda la shekinah, e questo forse viene fatto nel tentativo di “concepire il Messia Talmudico”. L’ex rabbino convertito alla fede ortodossa, Nathanael (ebreo), afferma che il “Muro Occidentale”, anche noto come “Muro del Pianto”, non sarebbe affatto un resto del Tempio di Gerusalemme, bensì della Fortezza di Antonia, una fortezza romana, quindi pagana. In un video, Nathanael afferma anche che gli ebrei sono perfettamente consapevoli di ciò, riproponendo forme di paganesimo presso una costruzione pagana: “this so-called divine presence at the Wailing Wall is actually the Kabbalistic feminine emanation, of their false God, the Shekinah. Whatch closely…how the rabbis thrust their pelvises and penises back and forth, in a prescribed prayer movement called davening, in which the Jew copulates whith the Shekinah, in order to give birth in an erotic union with the Ein-Soph, the Kabbalistic masculine emanation, of their false God” [164].

(https://it.wikipedia.org/wiki/Muro_Occidentale#Storia) (https://it.wikipedia.org/wiki/Fortezza_Antonia#Storia)

Anche se da lontano può sembrare che un ebreo pianga di fronte alla fortezza di Antonia, da vicino sembra evidente il suo movimento pelvico come nel tentativo di pompare il “Muro del Pianto”, o fecondare la “shekinah” che sarebbe emanata da questo muro, infatti, il rabbino Michael Leo Samuel (ebreo), citando il rabbino Israel Baal Shem Tov, scrive: “Hassidic literature teaches that one of the reasons given for Hassidim swaying in prayer is based upon the analogy of the movement that occurs in the act of love making. Prayer is like “making love to the Shekhinah.” The Baal Shem Tov is purported to have taught:

Prayer is zivug (coupling) with the Shechinah.’ Just as there is motion at the beginning of coupling, so, too, one must move (sway) at the beginning of prayer. Thereafter one can stand still, without motion, attached to the Shechinah with great deveikut (“cleaving to God”). As a result of your swaying, you can attain great bestirment. For you think to yourself: “Why do I move myself? Presumably it is because the Shechinah surely stands before me” [165]. Seguono poi da parte del rabbino una serie di sproloqui inutili e pseudognostici tirando in ballo perfino lo psicologo Carl Jung, ma non riprodurremo tali sproloqui qui.

Ad ogni modo, diversi archeologi affermano che il Monte del Tempio o “Spianata delle Moschee” (“Temple Mount”), non è il luogo del Tempio di Gerusalemme, bensì quello della fortezza di Antonia. Se le cose stanno così, è impossibile che gli ebrei non lo sappiano, visto il loro attaccamento alle tradizioni. In altre parole, quello che milioni di ebrei da tutto il mondo mettono in scena da centinaia di anni di fronte a quel muro, non sarebbe altro che UNA SIMULAZIONE GIUDAICA DEMAGNETIZZANTE, VOLTA A SCREDITARE LA PERSONA DI GESÙ CRISTO E L’INIZIO DEL CAPITOLO 24 DEL VANGELO DI MATTEO, IN CUI CRISTO DICE CHIARAMENTE CHE DEL TEMPIO NON SAREBBE RIMASTA “PIETRA SU PIETRA”.

Ad ogni modo, Elizabeth Dilling, citando l’Enciclopedia Giudaica, parla di questa sorta di “rapporto sessuale con Dio”, in termini analoghi: “”Jewish mystics described the highest degree of love of man for God in sensuous forms in terms taken from marital life” (Jewish Encyclopedia, page 465). “Closely connected … is the doctrine of the transmigration of the soul on which the Cabala lays great stress” (same reference, page 476)” [166].  Anche se, nella ricostruzione di Dilling, i ruoli sembrano quasi invertirsi: “In the Cabala the Talmudists represent themselves as the Divine Presence, or Shekinah, and when the Female Shekinah is copulating with her male, then “Israel” will be ruling the world” [167]. Citando invece il libro di Gershom Sholem (ebreo) “Lo Zohar. Il libro dello splendore”: “The section of the book, “The Rose of Sharon” is another intercourse scene in which “the Community of Israel is called Rose of Sharon; because her desire to be watered from the deep stream …. She is named ‘Rose’ when she is about to Join with the King and after she has come together with him in her kisses, she is named ‘lily.'” That excerpt, extended, however, is not enough. The Rabbis are quoted on: “the true devotion of the Community of Israel to God, and her longing for him, for these souls make possible the flow of the lower waters toward the upper, and this brings about perfect friendship and the yearning for mutual embrace in order to bring forth fruit. When they cleave one to another, then says the Community of Israel in the largeness of her affections: ‘Set me a seal upon thy heart'” (same book, pages 69-70)” [168].

ARTICOLO IN FASE DI COSTRUZIONE

Fonti:

[1] https://t.me/la_questione_giudaica/164

[2] Luigi Copertino, Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti, Sacra fraternitas aurigarum Urbis, Roma, 2018 p. 10. https://t.me/la_questione_giudaica/155 Cfr. E. Innocenti La gnosi spuria – I. Dalle origini al Seicento, Sacra fraternitas Aurigarum in urbe, Roma, 2003, pp. 12-13

[3] Ibidem, p. 15.

[4] Luigi Copertino, Vera e Falsa Gnosi. Disponibile al seguente indirizzo: https://www.maurizioblondet.it/vera-falsa-gnosi-luigi-copertino/

[5] https://t.me/la_questione_giudaica/107 Vedi capitoli 6 e 7.

[6] https://www.ibs.it/nuovo-testamento-gnosi-libro-walter-schmithals/e/9788839908353   

[7] https://t.me/la_questione_giudaica/163   Se è per questo, successivamente si è verificato anche l’opposto, infatti, in maniera estremamente subdola, e restituendo pan per focaccia, “gli gnostici usavano espressioni di origine biblica, riprendendole dall’ambiente ellenistico, spesso espressioni paoline e giovannee, ma del tutto svuotate del loro senso autentico” (L. Copertino, op. cit., p. 15).

[8] 1 Corinzi 9:19-22 https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=1Corinzi%209%3A1-22

[9] https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_di_Tarso

[10] L. Copertino, op. cit., p. 373.

[11] Ibidem, p. 12.

[12] Ibid.

[13] Ibid. Cfr. E. Innocenti La gnosi spuria – I. …op. cit., nota 24 p. 10.

[14] Ibidem, pp. 12-13.

[15] Ibidem, pp. 17-18.

[16] Ibidem, p. 18.

[17] Aa. Vv., “La gnosi tra luci e ombre” Atti del secondo convegno di studi sull’opera di don Ennio Innocenti, Napoli 29-31 Ottobre 2009, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2010, p. 61. Cfr. A Colunga – M. Garcia Cordero, Biblia comentada, vol. I, p. 47, B.A.C., Madrid, 1960.

[18] Ibidem, pp. 61-62. Cfr. supra. Cfr. Teologia de la Biblia, vol I, p. 328, 3 vols. BAC, Madrid, 1970; cfr. H. Pinard “Création”, Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. III, col. 2042 – 2202, Paris, 1908.

[19] Ibidem, p. 62.

[20] Ibid. Cfr. Op. cit., I, p. 392.

[21] Ibidem, p. 63. Abbiamo poi deciso di ribattezzare col nome di trasfigurazionismo, quella che consideriamo essere un’eresia anticristiana contro il Vecchio Testamento, volta a far credere che gli eventi narrati in tale Testamento siano in realtà miti presi in prestito da altre culture e riadattati in chiave monoteistica (non si capisce poi per quali ragioni ci sia stato questo adattamento monoteistico). Tale eresia vecchia è stata riproposta – nonostante le moderne scoperte di assiriologia e sumeriologia – da un ebreo, in merito alla famosa “Arca di Noè”: “A recently deciphered 4,000-year-old clay tablet from ancient Mesopotamia — modern-day Iraq — reveals striking new details about the roots of the Old Testament tale of Noah. It tells a similar story, complete with detailed instructions for building a giant round vessel known as a coracle — as well as the key instruction that animals should enter “two by two” […]…

It’s also the subject of a new book, “The Ark Before Noah,” by Irving Finkel, the museum’s assistant keeper of the Middle East and the man who translated the tablet.

Finkel got hold of it a few years ago, when a man brought in a damaged tablet his father had acquired in the Middle East after World War II. It was light brown, about the size of a mobile phone and covered in the jagged cuneiform script of the ancient Mesopotamians…[…]…

Finkel said, a round boat makes sense. Coracles were widely used as river taxis in ancient Iraq and are perfectly designed to bob along on raging floodwaters.

“It’s a perfect thing,” Finkel said. “It never sinks, it’s light to carry.”…[…]…

Elizabeth Stone, an expert on the antiquities of ancient Mesopotamia at New York’s Stony Brook University, said it made sense that ancient Mesopotamians would depict their mythological ark as round.

“People are going to envision the boat however people envision boats where they are,” she said. “Coracles are not unusual things to have had in Mesopotamia.”

The tablet records a Mesopotamian god’s instructions for building a giant vessel — two-thirds the size of a soccer field in area — made of rope, reinforced with wooden ribs and coated in bitumen…[…]…” (http://www.timesofisrael.com/british-museum-prototype-for-noahs-ark-was-round/).

Dal canto suo, Irving Finkel (ebreo), afferma che le tavolette mesopotamiche successive hanno perso questi dettagli tecnici perché si incentravano sulla narrativa, sulla favoletta: “The flood story recurs in later Mesopotamian writings including the “Epic of Gilgamesh.” These versions lack the technical instructions — cut out, Finkel believes, because they got in the way of the storytelling” (Idem).

Salvo poi contraddirsi subito dopo, poiché parla del diluvio come di un evento realmente accaduto, mentre l’Arca coi suoi dettagli tecnici farebbe parte del folklore, ovvero della mitologia: “He believes the tale was likely passed on to the Jews during their exile in Babylon in the 6th century B.C. And he doesn’t think the tablet provides evidence the ark described in the Bible existed. He said it’s more likely that a devastating real flood made its way into folk memory, and has remained there ever since” (Idem). 

È chiaro che ci vorranno anni per smontare le menzogne dell’ebreo simulatore Irvin Finkel, come ci sono voluti anni per smontare le menzogne dell’ebreo simulatore Simcha Jacobovici, uno dei tanti ripropositori dell’ebionismo.

 

Nelle immagini: a sinistra una tavoletta che si ritiene essere risalente a quattromila anni fa, conservata al British Museum. I caratteri cuneiformi sarebbero stati decifrati dallo studioso Irvin Finkel. A destra Irvin Finkel (ebreo), curatore delle tavolette d’argilla cuneiformi presso il British Museum, con in mano la tavoletta poc’anzi citata. Visti i casi precedenti come quello di Simcha Jacobovici e molti altri, riteniamo che Irvin Finkel sia un simulatore che ripropone il trasfigurazionismo, un’eresia anticristiana volta a far credere che non ci sia un senso teologico della storia né un intervento della Provvidenza in quest’ultima, poiché la Bibbia sarebbe un riadattamento in chiave monoteistica di miti pagani politeisti. Queste due negazioni (del senso teologico della storia e dell’intervento divino nella storia) sono – tralasciando il motivo per cui si arriva a concepirle – guarda caso, i due cavalli di battaglia del modernismo, un complesso di eresie anticristiane che riteniamo essere un riadattamento audace dell’Americanismo. Tale modernismo proseguirà nella sua “successione ideologica”, diventando progressivismo al fine di infiltrarsi in maniera diretta in Vaticano. Il principale frutto avvelenato del progressivismo in ambito cristiano, è probabilmente il cattolicesimo liberale (che in realtà forse si dovrebbe chiamare teologia della liberazione, perché il cattolicesimo liberale, è un frutto avvelenato un po’ più vecchio, anteriore allo stesso modernismo, almeno a detta di Julio Loredo). Riteniamo che la tavoletta di argilla riguardante “l’Arca di Noè prima di Noè”, sia un falso, ma non sappiamo quali indagini archeologiche e/o chimico-fisiche possano confermarne la falsità.

[22] Pietro A. Kaswalder, Giudea e Neghev,  edizioni Terra Santa, Milano, 2018, pp. 14-15. Disponibile qui:  https://t.me/la_questione_giudaica/166   È doveroso sottolineare che le speculazioni di Kaswalder sono, con altissima probabilità, sbagliate, per quanto riguarda l’alfabeto ebraico. Infatti l’archeologo e paleografo Douglas Petrovich, avrebbe scoperto che il più antico alfabeto della storia non è quello dei fenici, bensì quello degli ebrei, il popolo al vertice di tutte (o quasi tutte) le intellighenzie di sempre. “Dr. Douglas Petrovich has gathered sufficient evidence to claim that the ancient Israelites took Egyptian hieroglyphics and transformed it into a writing system of 22 alphabetic letters which correspond to the widely recognized Hebrew alphabet used today.

Archaeologist, epigrapher and professor of ancient Egyptian studies at Wilfrid Laurier University in Waterloo, Canada, Dr. Petrovich used Hebrew and the Bible to translate inscriptions found on 18 ancient stone slabs. His findings have truly rocked Bible critics to the core” (https://www.breakingisraelnews.com/81129/a-hebrew-discovery-that-will-shake-bible-critics-to-the-core/). “Following Petrovich’s study of the inscribed Egyptian stone slabs, he asserted that the writings are actually an early form of Hebrew. He believes that the stones recall the Bible’s descriptions about the Israelites living in Egypt and concludes that they transformed Egyptian hieroglyphics into Hebrew more than 3,800 years ago…[…]…Petrovich’s theory is that the Israelites sought to communicate in writing with other Israelites in Egypt. They therefore simplified Pharaoh’s complex hieroglyphic writing system into a 22 letter alphabet” (Idem). 

 

Nell’immagine a sinistra: schematizzazione di una delle lastre di pietra studiate da Petrovich, con le lettere in paleoebraico segnate in nero, e le corrispondenti lettere ebraiche moderne segnate in verde. Petrovich avrebbe trovato il nome di Mosè inciso in paleoebraico su questa lastra di pietra. A destra: fotografia della lastra di pietra denominata reperto “Sinai 361”. Tale lastra di pietra è stata datata dal professor Petrovich al quindicesimo secolo avanti Cristo. Ha infatti dichiarato: ““I absolutely was surprised to find [a reference to] Moses, because he resided in Egypt for less than a year at the time of his provoking of astonishment there”” (Idem). 

Inoltre le speculazioni di Kaswalder sulle origini del monoteismo ebraico potrebbero essere il frutto di interpretazioni sbagliate, in quanto Peter Gentry, professore di interpretazione del Vecchio Testamento, ha affermato, in un’intervista, che le tavolette in ugaritico trovate a Ras Shamra (cioè quella che poi si è scoperto essere Ugarit), mostrano, secondo lui, un’evoluzione al contrario, cioè da un antico monoteismo verso un politeismo in cui Baal diventa la divinità principale e tutte le altre sono i suoi “sottoposti”. L’interpretazione di Peter Gentry è in accordo con quella di Don Ennio Innocenti sul lento degrado della gnosi pura in gnosi spuria, ed è in accordo con la tradizione consolidata dai Padri della Chiesa. L’intervista al professore Gentry è rinvenibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/202 Se qualcuno ha qualche segnalazione da fare su della letteratura in grado di dimostrare la “devoluzione”, la terremo sicuramente in considerazione. L’ipotesi della devoluzione dal monoteismo al politeismo è sostenuta anche da Don Richardson, che ha trovato prove a sostegno di tale ipotesi nelle religioni orientali, infatti è citato da Dan Story sul CHRISTIAN RESEARCH JOURNAL: “Missionary and author Don Richardson, well known for his anthropological and linguistic work among primitive peoples, writes that the earliest reference to religion in China is a Supreme God called “Shang Ti — the Lord of Heaven,” which “predates Confucianism, Taoism and Buddhism by an unknown number of centuries”” (Dan Story, DOES THE OLD TESTAMENT TEACH THE DEVOLUTION OF RELIGION, AND DOES PAUL CONFIRM IT IN ROMANS CHAPTER 1?, CHRISTIAN RESEARCH JOURNAL, volume 40, number 01 (2017). Cfr. Don Richardson, Eternity in Their Hearts, rev. ed. (Ventura, CA: Regal Books, 1984), 62–63. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/203). L’ipotesi della devoluzione viene ritrovata anche nella “Encyclopedia of Religions and Ethics”: ““The Chinese language possesses two terms which, as far as etymology goes, [Shang Ti] seems adequate to stand for God.…The earliest reference to Shang Ti, or indeed to any religion whatever, in the ancient history of China” refers to this ancient term”  (Ibid. Cfr. Encyclopedia of Religion and Ethics, vol. 6, ed. James Hastings (New York: Charles Scribner’s Sons), p. 272).

[23] Jean Bottero, Samuel Noah Kramer, Uomini e dèi della Mesopotamia, Mondadori, Milano, 2012, p. 641.

[24] Giovanni Pettinato, Mitologia assiro-babilonese (UTET – Torino, 2005), p. 101.

[25] https://www.youtube.com/watch?v=diBQyYtPSDw

[26] Idem.

[27] https://pisoproject.wordpress.com/latin-phrases-pliny-as-the-nt-paul/

[28] https://it.zenit.org/articles/illustrata-in-vaticano-l-indagine-condotta-nel-sarcofago-di-san-paolo/

[29] Idem.

[30] Idem.

[31] Idem.

[32] Idem.

[33] Idem.

[34] https://www.shmoop.com/ephesians-and-colossians/setting.html

[35] https://it.wikipedia.org/wiki/Colossi

[36] Idem.

[37] https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_a_Filemone#Data_e_luogo

[38] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Colossesi+2,1&versioni%5B%5D=C.E.I.

[39] https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_ai_Laodicesi

[40] Idem.

[41] https://it.wikipedia.org/wiki/Laodicea_al_Lico

[42] Idem.

[43] http://www.gliscritti.it/blog/entry/249

[44] Idem.

[45] Roberto Persico, Marta Sordi spiega la nuova cronologia della vita di Paolo e conferma l’autenticità del suo carteggio con Seneca, Tempi, 19 maggio 2008. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/183

[46] Idem.

[47] Idem.

[48] Idem.

[49] https://www.avvenire.it/agora/pagine/san-paolo-e-seneca-si-incontrarono_200901151017200330000

[50] Idem.

[51] Idem.

[52] Dr. Gregor, A Sea of Blood, Bamboo Delight Company, Los Gatos, California, USA, 2011, p. 18. Disponibile qui: https://t.me/la_questione_giudaica/100

[53] https://consolata.org/new/index.php/mission/finestra/item/400-le-15-scoperte-piu-importanti-dell-archeologia-biblica

[54] https://www.avvenire.it/agora/pagine/san-paolo-e-seneca-si-incontrarono_200901151017200330000

[55] http://www.paginecattoliche.it/CARO-SAN-PAOLO-CARO-SENECA/

[56] Idem.

[57] Idem.

[58] Idem.

[59] Idem.

[60] https://it.wikipedia.org/wiki/Apocatastasi

[61] Idem.

[62] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Matteo+23&versioni%5B%5D=C.E.I.

[63] Padre Louis-Marie O.P., Perché gli ebrei non credono in Gesù? Traduzione dall’originale francese Pourquoi les juifs ne croient pas en Jésus, apparso sulla rivista Le Sel de la terre (nº 59, Inverno 2006-2007), a cura di Paolo Baroni. Il termine parthènos dei Settanta, designa sempre una vergine. Anche nel greco classico, questo vocabolo designa, nel suo senso principale, una vergine ancora giovane (vedi, ad esempio, il Dizionario di Bailly o il Lexicon di Zorell).

[64] Idem. Per il dettaglio, vedi, ad esempio, P. F. Ceuppens O.P., De Prophetiis messianicis in Antiquo Testamento, Collegium Angelicum, Roma 1935, pagg. 192-196; PP. Lusseau-Collomb, Manuel d’études bibliques («Manuale di studi biblici»), vol. III, Téqui, Parigi 1934, pagg. 148-149.

[65] Idem.

[66] Idem. Cfr. San Girolamo, Contra Jovinianum, I, 32; PL 23, 254.

[67] Idem. Cfr. P. M. – J. Lagrange O.P., Le Messianisme chez les juifs (150 a.C. à 200 d.C.), Gabalda, Parigi 1909, pag. 241. Ma le mutazioni inserite dagli ebrei, non si fermerebbero ai Targumim nemmeno per quanto riguarda le profezie inerenti il Messia. Infatti quest’accusa è già comparsa nella storia della Chiesa: “essi hanno consapevolmente alterato il testo dell’Antico Testamento con la pratica dell’emendazione scribale (tiqqun soferim “correzione degli scribi”): così facendo hanno cancellato per sempre ulteriori prove veterotestamentarie della messianicità di Gesù e della verità del Cristianesimo” (Luca Benotti, Un manuale ebraico di polemica anti-cristiana del XIII secolo. Il manoscritto Or. 53 della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Introduzione, traduzione e commento. Università degli studi di Padova, 2012, p. 47. Cfr. Così Parente, Fausto “La Chiesa e il Talmud. L’atteggiamento della Chiesa e del mondo cristiano nei confronti del Talmud e degli altri scritti rabbinici, con particolare riguardo all’Italia tra XV e XVI secolo” in Storia d’Italia, Annali 11: Gli Ebrei in Italia a cura di Corrado Vivanti, Einaudi, Torino, 1996 (vol. 1: Dall’alto Medioevo all’età dei ghetti, p. 148). “Questo, che può sembrare un dettaglio, in realtà compromette totalmente il paradigma teologico agostiniano secondo cui gli Ebrei sono da tollerare poiché hanno conservato intatto il sistema profetico delle Scritture; Martini (Raimondo Martini, allievo della scuola di Raimondo di Peñaforte, nda), al contrario, non solo afferma (nella sua opera “Pugio Fidei”, nda) che essi hanno volontariamente corrotto molti altri passaggi recanti l’annuncio della venuta di Cristo rispetto a quelli pervenuti; ma anche che essi, fintanto che rimarranno Ebrei, persevereranno nel peccato” (Ibid.). Chiaramente però questa tesi non è condivisibile per quanto riguarda il libro di Isaia, di cui oggi abbiamo un rotolo praticamente completo e di molto antecedente rispetto all’epoca di Gesù Cristo.

[68] https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio_babilonese#L’Esilio_dei_Giudei

[69] https://it.wikipedia.org/wiki/Garizim

[70] https://www.laparola.net/testo.php?versioni[]=C.E.I.&riferimento=2Maccabei6

[71] Gian Pio Mattogno, Gli usurai ebrei nell’Italia medievale e rinascimentale, Lanterna, 2013, p. 53. Cfr. G.P. Mattogno, L’usura come strumento dell’imperialismo ebraico. Appunti per una ricerca storica.

[72] Ibid. Cfr. supra.

[73] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 249. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[74] http://danielesalamone.altervista.org/non-sono-venuto-per-abolire-la-legge-e-i-profeti-cosa-significa/

[75] Idem.

[76] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, Controcorrente, Napoli, 2007, p. 503. Cfr. G. Rosenblum, V. Perelman, Krushenie shuda: pritshiny i sledstvia* [Il crollo di un miracolo: cause e conseguenze], VM (I Tempi e Noi [Vremia i my], rivista internazionale di letteratura e problemi sociali, Tel Aviv, 1977, n. 24, p. 120.

[77] A. Solgenitsin, op. cit., t. 1, pp. 308-309.

[78] https://nationalvanguard.org/2018/11/jewish-merchants-of-sin-and-porn-part-7-second-wave-feminism/

[79] Gilad Atzmon, L’errante chi?, Zambon 2012, p. 95.

[80] Ibidem, p. 96.

[81] Julio Meinvielle, Dalla Cabala al Progressismo, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2018, p. 38. Cfr. Matteo 23, 2.

[82] Ibid. Cfr. Drach, De l’harmonie entre l’Eglise et la Synagogue, Parigi, 1844, tomo I, pp. X-XI.

[83] Ibidem, pp. 38-39.

[84] Ibidem, p. 39. Cfr. Drach, op. cit., tomo II, p. XXI, 1844.

[85] Ibid. Cfr. Gougenot des Mousseaux, Le juif, le judaisme et la judaisation des Peuples chrétiens, Plon, Parigi, 1869, pag. 512.

[86] https://www.haaretz.com/1.4813824

[87] https://www.myjewishlearning.com/article/widows-in-jewish-tradition/

[88] https://www.myjewishlearning.com/article/agunot-a-different-kind-of-hostage/

[89] Idem.

[90] Idem.

[91] Idem.

[92] http://blogs.timesofisrael.com/the-poor-womans-lamb-the-state-of-israel-and-its-widows/

[93] Idem.

[94] Idem.

[95] Henri Delassus, L’Americanismo e la congiura anticristiana, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2015, p. 13.

[96] Ibidem, pp. 13-14. Bisogna però precisare che ci sono scritti dell’Apocalittica giudaica precristiana i cui riferimenti sono rinvenibili – considerando l’intero canone di Vecchio e Nuovo Testamento – soltanto nei Vangeli. Ad esempio il frammento 4Q521 è stato “datato paleograficamente da Emile Puech della Ecole Biblique et Archéologique di Gerusalemme alla seconda metà del I sec. a.C. (tra il 100 e l’80 a.C.); l’analisi al radiocarbonio 14C eseguita nel 1994 dall’Università dell’Arizona (U.S.A.) ha dato come risultato una data di stesura attorno al 30 a.C. con una precisione di ± 30 anni circa” (Gianluigi Bastia, 4Q521 Apocalisse Messianica – 24/02/2007, p. 1. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/192 Cfr. Radiocarbon, vol. 37, n. 1, 1995, pp. 11-19 (A.J.T. Jull, D.L. Donahue, M. Broshi, E. Tov, Radiocarbon Dating of Scroll and Linen Fragments from the Judean Desert)). “La datazione paleografica sembra comunque più attendibile. E’ altamente probabile che il manoscritto non sia un autografo in quanto contiene tra le righe numerose correzioni e quindi sembra essere copia di un documento più antico” (Ibid.). Parte del frammento recita: “1 [poiché i cie]li e la terra ascolteranno il suo Messia 2 [e tutto ci]ò che è in essi non devierà dai precetti dei santi. 3 Rinforzatevi, voi che cercate il Signore nel suo servizio! vacat 4 Forse che non troverete in ciò il Signore, (voi) tutti che aspettate nel loro cuore? 5 Perché il
Signore osserverà i pii e chiamerà per nome i giusti, 6 e poserà il suo spirito sugli umili, e con la sua forza rinnoverà i fedeli, 7 perché onorerà i pii su un trono di regalità eterna, 8 liberando i prigionieri, rendendo la vista ai ciechi, raddrizzando i piegati. 9 Per [sem]pre mi attaccherò a quelli che aspettano e nella sua misericordia […] 10 e il frutto di una [ope]ra buona non sarà procrastinato a nessuno 11 e il Signore farà azioni gloriose che non ci sono mai state, come ha det[to], 12 perché curerà i feriti e farà rivivere i morti e darà l’annuncio agli umili, 13 colmerà i [po-ve]ri, guiderà gli espulsi e arricchirà gli affamati 14 e gli istr[uiti …] e tutti loro, come san[ti …] [Trad. F. G. Martinez…[…]…]” (Ibid. Cfr. F. Garcia Martinez, Testi di Qumran, ediz. italiana a cura di C. Martone, PAIDEIA, Brescia, 1996, pp. 608-610). Confrontando la versione greca del Vangelo di Matteo con la versione greca della Bibbia detta dei Settanta, Bastia conclude che “in Matteo 11:5 ritroviamo allusioni, cioè citazioni tacite, silenti, a Isaia 35:5-6 e Isaia 61:1” (Ibidem, p. 3). Ma “nei citati passi di Isaia, oltre alla guarigione dei lebbrosi (λεπρος nel testo greco), manca tuttavia un elemento fondamentale: il cenno alla risurrezione dei morti (και νεκροι εγειρονται nel testo greco) che è una peculiarità di questo passo di Matteo (cfr. v. 11:5) e di 4Q521 (v. fr. 2., col. II, linea 12, “perché curerà i feriti e farà rivivere i morti e darà l’annuncio agli umili”). Si può anzi osservare anche che in tutto l’Antico Testamento non esiste alcun riferimento alla risurrezione dei morti nei tempi messianici. Questa dottrina è invece presente in 4Q521 per cui si conclude da questa analisi che il passo di Matteo potrebbe alludere anche a questo documento e non soltanto ai passi di Isaia, che non contengono alcun riferimento alla risurrezione” (Ibid.).  “Esiste quindi sostanziale accordo tra Matteo 11:4-6 (e il passo parallelo in Luca (7:22-23 nda)) e documenti quali 4Q521 e Isaia. Interpretato in quest’ottica 4Q521 potrebbe essere la profezia dell’avvento di Gesù come Messia o viceversa: i primi cristiani avrebbero visto in documenti come questo – oltre che negli altri brani più tradizionali dell’Antico Testamento – la “prova” tangibile che i tempi messianici erano ormai giunti e che Gesù era il Messia atteso. Posto poi che esista davvero un collegamento fra i passi di Matteo, Luca e 4Q521, rimarrebbe da spiegare perché Marco non riporta il passo. Questo viene usualmente spiegato con il fatto che Matteo e Luca avrebbero attinto dalla famosa fonte “Q”, una collezione di scritti che invece Marco non avrebbe utilizzato. 4Q521 potrebbe essere uno dei documenti della fonte “Q”, soprattutto in quanto contenente il riferimento
alla “risurrezione dei morti”?” (Ibid.). Alla luce di tutto ciò sembra un po’ improbabile che gli autori dei Vangeli siano stati dei Romani, dubitiamo che si mettessero a leggere il paleo-ebraico dell’Apocalittica Giudaica e implementarlo nei Vangeli ai fini di distogliere gli ebrei dal giudaismo per fargli credere a una nuova religione chiamata cristianesimo. Il livello di dettaglio in questi documenti, è tale per cui gli autori dei Vangeli, erano verosimilmente i primi giudeo-cristiani della storia, che avendo assistito a determinati eventi, decisero di metterli per iscritto, anche a costo di sembrare eretici agli occhi di tutta la comunità ebraica, anche se scrivere tali libri avrebbe comportato per loro l’herem, cioè l’essere banditi per sempre dalla comunità ebraica.

 Tutto ciò costituisce un problema per le ricostruzioni del probabile crittoebreo Bruno Bauer, dell’ebreo Abelard Reuchlin, dell’altro probabile crittoebreo Joesph Atwill, e della crittoebrea Emilia Bassano, quest’ultima sarebbe la vera autrice delle opere di Shakespeare e avrebbe fatto dei riferimenti all’origine romana dei Vangeli nelle opere Skakespseariane, almeno a quanto scrive Joseph Atwill. Tutti o quasi tutti i fautori dell’ipotesi dell’origine romana dei Vangeli sono degli ebrei o dei crittoebrei e non hanno delle prove archeologiche per supportare le loro affermazioni, bensì hanno solo “prove” o per meglio dire interpretazioni filologiche e di analisi del testo. E non è la prima volta che l’archeologia smonta anni e anni di costrutti filologici campati per aria.

[97] Dagoberto Huseyn Bellucci, Il governo mondiale ebraico, cap. 11. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/96

[98] Elizabeth Dilling, Judaism and its influence Today, Elizabeth Dilling Foundation, Chicago 1983, pp. 54-55. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[99] Ibidem, p. 62.

[100] https://t.me/la_questione_giudaica/172

[101] https://it.aleteia.org/2019/02/11/gesu-cristo-giuseppe-erano-falegnami/

[102] https://www.ildolomiti.it/blog/riccardo-petroni/giuseppe-padre-di-gesu-non-era-un-anziano-falegname-ma-un-giovane-carpentiere

[103] https://www.youtube.com/watch?v=tFMmiaI3an4

[104] “In realtà E. Muro ha fatto notare che in una lista del materiale rinvenuto nelle Grotte 7-10, compilata da R. de Vaux sulla Revue Biblique, 63 del 1956 (pag. 572), risultava la presenza di un frammento (7Q21) in ebraico su cuoio rinvenuto nella Grotta 7 (cfr. E. Muro, 7Q21: What is it? Where is it?, pubbl. internet, http://www.breadofangels.com, 1999). Questo frammento tuttavia non compare nella successiva DJD III del 1962, la prima pubblicazione ufficiale dei
documenti della Grotta 7, e nemmeno in successive liste. Ci si chiede quindi se questo reperto sia mai esistito o si tratti di una svista, dove eventualmente sia collocato e se sia davvero significativo”. Gianluigi Bastia, Identificazione del frammento 7Q5, disponibile sul canale Telegram di laquestionegiudaica al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/173

[105] https://www.ildolomiti.it/blog/riccardo-petroni/giuseppe-padre-di-gesu-non-era-un-anziano-falegname-ma-un-giovane-carpentiere

[106] https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1001072152 L’iscrizione di Teodoto è visionabile anche a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=1jSMtQy5dWg

[107] Pietro Dimond, La sacra Bibbia dimostra gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, Monastero della Famiglia Santissima, New York, 2009, p. 34. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/184

[108] Ibid. Cfr. E. Dana e G. Mantey, Una grammatica manuale del Nuovo Testamento Greco (A manual grammar of the Greek New Testament), SUA, pagina 127.

[109] Ibid.

[110] Ibid.

[111] Ibidem, p. 35.

[112] Ibidem, p. 37.

[113] Ibid.

[114] Ibidem, p. 40.

[115] Ibidem, p. 38.

[116] Ibid.

[117] https://www.youtube.com/watch?v=tFMmiaI3an4

[118] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Giovanni+3,1-5&versioni%5B%5D=C.E.I.

[119] https://www.cbsnews.com/news/israeli-t-shirts-joke-about-killing-arabs/

[120] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7960071.stm

[121] Idem.

[122] https://www.haaretz.com/1.5090720

[123] Idem.

[124] https://www.laparola.net/brani/brani.php?b=119

[125] Robert Aleksander Maryks, The Jesuit Order as a Synagogue of Jews, p. XVI. Cfr. Yosef Hayim Yerushalmi, Assimilation and Racial Anti-Semitism: The Iberian and the German Models, Leo Baeck memorial lecture, 26 (New York: Leo Baeck Institute, 1982), pp. 7–8.

[126] “There seem, indeed, to have been camps on the Artic islands of Novaya Zemlya from which no one returned at all: but of these practically nothing is known”. Vedi Robert Conquest, Kolyma: The Artic Death Camps, Oxford University Press, Oxford 1979, pp. 13-14.

[127] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 260. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153.

[128] L. Copertino, op. cit., p. 45.

[129] Ibidem, pp. 397-399.

[130] https://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-netanyahu-israel-mossad-chief-doha-qatar-continue-hamas-gaza-money-transfer-1.8564993

[131] https://www.ilvangelo-israele.it/indexmag15-I.html Un sito di cristiani evangelici chiaramente sionisti e filosemiti.

[132] Luigi Cabrini, Il Potere Segreto, Lanterna, 2012, pp. 117-118.

[133] Ibidem, p. 118.

[134] http://www.iltimone.org/news-timone/archivio-quando-gli-ebrei-perseguitavano-i-cristia/

[135] Idem.

[136] https://christianhistoryinstitute.org/magazine/article/nozrim-and-meshichyim

[137] https://www.jpost.com/Israel-News/Jerusalem-church-vandalized-with-crude-anti-Christian-slogans-441762

[138] http://www.corriere.it/cultura/16_aprile_02/talmud-ebrei-traduzione-italian-volume-salom-ed9e1c26-f82e-11e5-b848-7bd2f7c41e07.shtml

[139] Kerry R. Bolton, Grave Desecrations, Rabbi’s Death Show Rare Glimpses of Israel’s Religious Fanaticism, Foreign Policy Journal, 17 ottobre 2013. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/181

[140] http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&id=318817&Itemid=100021

[141] http://www.centrosangiorgio.com/apologetica/pagine_articoli/perche_gli_ebrei_non_credono_in_gesu.htm

[142] Idem. Cfr. P. V.-T. Beurier, L’aveuglement de ceux qui ont tué Jésus-Christ («L’accecamento di quelli che hanno ucciso Gesù Cristo»). Padre Beurier era un religioso eudista.

[143] Idem.

[144] Idem.

[145] Idem. Cfr. P. V.-T. Beurier, op. cit.

[146] Aa. Vv., Don Ennio Innocenti la figura – l’opera – la milizia, Atti del convegno di studi la Croce e la spada, Roma 23-24 aprile 2004, Bibliotheca Edizioni Roma, 2004. Disponibile sul canale Telegram di laquestionegiudaica al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/174

[147] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 246. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[148] Henri Delassus, L’Americanismo e la congiura anticristiana, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2015, p. 14, n. 7.

[149] Ibidem, p. 13, n. 7.

[150] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Matteo+7,15-20&versioni%5B%5D=C.E.I.

[151] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+5&versioni%5B%5D=C.E.I.

[152] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+9&versioni%5B%5D=C.E.I.

[153] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+10&versioni%5B%5D=C.E.I.

[154] Idem.

[155] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=mt%207:15-20&versioni[]=Commentario

[156] P. Dimond, p. 43. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/184

[157] Aa. Vv., “La gnosi tra luci e ombre” Atti del secondo convegno di studi sull’opera di don Ennio Innocenti, Napoli 29-31 Ottobre 2009, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2010, p. 11. Cfr. G. Barbiellini Amidei, Crolla Marx si riscopre Dio, in Il Tempo, 10 ottobre 1991, 3.

[158] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, pp. 269-270. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[159] https://it.wikipedia.org/wiki/Antioco_IV#Gli_ultimi_anni:_la_ribellione_dei_Maccabei_e_la_spedizione_in_Oriente

[160] https://it.wikipedia.org/wiki/Tipologia_(teologia)#Esempi_di_tipologie

[161] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+57,3-5&versioni%5B%5D=C.E.I. È bene sottolinearlo, chi non crede all’accusa del sangue deve allora credere ad una cospirazione giudeo-cristiano-pagano-islamo-nazista nei confronti degli ebrei, vista la vastità con la quale questa famigerata accusa si è propagata nel corso dei secoli. Infatti è bene ricordare che, pur essendo sempre stata, quella del sangue, un’accusa formulata dai cristiani, bisogna segnalare che un “grammatico alessandrino del I secolo, Apione, muove accuse infamanti nei confronti degli ebrei, tra cui quella di essere misantropi, di adorare una testa d’asino, di non rispettare le divinità locali, e di praticare omicidi rituali” (https://www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti/dallantigiudaismo-cristiano-delle-origini-alle-crociate/). Una più corretta traduzione di Isaia 57:5, si può trovare nella bibbia di re Giacomo: “Enflaming yourselves with idols under every green tree, slaying the children in the valleys under the clifts of the rocks”(https://biblehub.com/kjv/isaiah/57.htm). Qui Isaia accusa gli ebrei, non solo di commettere omicidi rituali, ma anche di praticare “tree idolatry”, idolatria verso gli alberi. L’idolatria dell’albero, a ben vedere, non è una forma di semplice animismo, ma è proprio l’anticamera della variante di gnosi spuria moderna – anche detta gnosi gioachimita perché iniziata formalmente da Gioacchino da Fiore – oggi nota come gnosi ecologista, che praticamente sostiene l'”Ipotesi di Gaia”, quella “teoria” gnostica (o comunque utilizzabile in maniera gnostica) per la quale l’intera Terra resta in omeostasi per via di una teleologia per così dire, attuata da tutto il biota che collabora – interagendo con se stesso e le componenti inorganiche (abiotiche) della Terra – a mantenere stabili le variabili ambientali terrestri. Da qui in poi il passo verso la teoria della “Madre Terra” – con la concezione della Terra come autentico organismo vivente – è breve, e porta all’idolatria della Terra e al panteismo. Non è difficile vedere dove va a parare la gnosi ecologista, i cui semi sono contenuti nel Talmud Babilonese, sono stati piantati da Gioacchino da Fiore, e hanno prodotto i loro frutti maturi negli ultimi due secoli.

[162] A. Solgenitsin, op. cit., p. 309, n. 9.

[163] http://jewishencyclopedia.com/articles/10846-min (Elizabeth Dilling, pure cita la Jewish Encyclopedia del 1905, per fornire la definizione del termine “minim”. “The 1905 Jewish Encyclopedia states: “During the first century of Christianity the Rabbis lived on friendly terms with the minim” (Christians)”. Il termine “friendly” è usato dall’Enciclopedia giudaica come modo di dire (E. Dilling, p. 36)).

[164] https://t.me/la_questione_giudaica/186

[165] https://www.sdjewishworld.com/2013/12/27/davening-at-victorias-secret/

[166] E. Dilling, p. 72.

[167] Ibidem, p. 92.

[168] Ibidem, pp. 76-77.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

TATTICHE GIUDAICHE: Diversione strategica. Le origini ebraiche della Perfidia di Albione, che si esplica attraverso l'”Intelligence Service”, il sistema di sette e logge che da cinquecento anni regge l’impero inglese, una diversione strategica del giudaismo (di Luigi Cabrini).

INTRODUZIONE

Quello che segue è uno stralcio del libro di Luigi Cabrini, “Il Potere Segreto”, al quale abbiamo fatto spesso riferimento, per via delle informazioni eccellenti ivi contenute. Luigi Cabrini aveva non solo una conoscenza approfondita di logge e sette di ogni genere, ma vantava anche contatti con membri di queste sette, che gli avrebbero fatto diverse confidenze, in merito alla politica mondiale e al problema ebraico. In particolare, già nell’anno 1951 – anno di pubblicazione di questo libro censurato dal giudaismo e che è costato all’autore l’esilio in manicomio perché sapeva troppe cose scomode – si snoda il piano del giudaismo mondiale, volto a sopraffare l’Occidente e Roma cattolica attraverso le orde bolsceviche orientali. L’inghilterra in particolare sarebbe al centro di questo piano, perché l’impero inglese, secondo Luigi Cabrini, è una diversione strategica del giudaismo da oltre cinque secoli, attraverso un sistema di sette e logge che va sotto il nome di “Intelligence Service” [1]. Effettivamente, non si spiega come un paese minuscolo come l’Inghilterra, riesca a tenere testa ad imperi come quello russo, cinese, e ottomano. Senza parlare di come l’Inghilterra se l’è giocata alla pari anche con gli Stati Uniti, almeno fino agli accordi di Bretton Woods, che sembrano sancire l’egemonia statunitense sul pianeta, nel ruolo di poliziotto del mondo, all’insegna dell’americanismo-giudaismo e dell’esportazione dei suoi valori. Luigi Cabrini dipinge un quadro in cui l’Inghilterra si “serve” di queste sette per reggere il suo impero, e il ruolo di tali sette e logge sarebbe quello della guerra non convenzionale, basata su agenti doppi che infiltrano le nazioni-colonia dell’impero inglese, e ne compromettono/rallentano lo sviluppo, attraverso le onnipresenti simulazioni giudaiche. Perché se non è con questo meccanismo che l’impero inglese ha retto all’azione del tempo, allora su cos’altro dovrebbe basarsi?

Ne risulta comunque un’Inghilterra più serva che padrona del giudaismo, e forse, non è mai stata padrona in casa sua, fin dalla “Rivoluzione Inglese”, guidata da Oliver Cromwell [2], nella quale non potevano mancare elementi ebraici, come in tutte le rivoluzioni che poi si susseguiranno in Europa, e finanche in Russia, con la Rivoluzione ebraica del 1917.

Il piano del giudaismo è quello di utilizzare l’Oriente per schiacciare l’Occidente, che è il simbolo della cristianità. L’attacco del giudeo parte anche dall’Africa e dal Medio Oriente, attraverso l’immigrazione di scimmie nere a tappe forzate, o per meglio dire, quel gruppo di persone che i rabbini più spregiudicati e assetati di sangue chiamano Ismaele, che deve fare da bastone di Israele per distruggere Edom, Roma, affinché il fantomatico messia talmudico tanto a lungo reclamato dagli ebrei, faccia finalmente la sua comparsa.

Per quanto assurda possa sembrare, quella in cui siamo oggi, come forse siamo da millenni, è una guerra, dove i confini tra i moventi etnici, religiosi, e politici, si diradano sempre più. Ad ogni modo il movente religioso, a giudicare dalle dichiarazioni rabbiniche, resta il movente principale, laddove i moventi etnici, politici, ed eventualmente economici, sono solo una copertura per nascondere il movente religioso. Ciò fa degli ebrei un popolo di milioni di rabbini sotto copertura. Si improvvisano giornalisti, banchieri, filosofi, scrittori, politici, ma nelle loro menzogne si può intravedere, talvolta in maniera palese, altre volte in maniera più nascosta, il movente religioso della guerra nella quale siamo oggi.

A proposito di tale guerra tra Oriente e Occidente, risulta evidente che le teorie del maggiore Anatoliy Golytsin sul collasso dell’Unione Sovietica – interpretato dal Golytsin  come una simulazione di lungo termine, per ingannare l’Occidente – non possono essere comprese fino a quando il problema ebraico non diventa parte dell’equazione. Ciò vuol dire che la Russia è stata guidata da crittoebrei, prima e dopo, il suo collasso. Ma questa è un’altra storia.

Quanto alle teorie di Cabrini, gli diamo credito per le sue referenze, e per il fatto che attraverso le ricorrenze cabalistiche è riuscito a decifrare se non addirittura a prevedere il comportamento della Massoneria Universale, con sede ufficiale a Londra – e Parigi  come quartier generale [3] – e che ha la funzione di coordinare il sistema di logge e sette, di cui l’Inghilterra ha bisogno per dare credito alla sua Perfidia, la perfidia di Albione, che non è altro che perfidia giudaica. Cabrini non manca di segnalare anche le complicate relazioni di parentela stabilite dai vari ebrei , a capo di queste sette o comunque in posizioni influenti nella politica e/o nell’economia. Dopotutto, abbiamo già assaporato il carattere ebraico della Perfidia di Albione, specie quando l’autore slavo Bostunitsch, nel suo libello “A Sea of Blood”, accusa l’Inghilterra di essere il paese mandante degli omicidi degli zar Pietro III, Paolo I, Alessandro II e Alessandro III. Abbiamo visto anche il supporto dell’Inghilterra alle forze bolsceviche – attraverso il bombardamento di Riga, dove c’era l’Armata Bianca – in un articolo in cui abbiamo dimostrato l’ebraicità della diversione strategica, una fondamentale tattica giudaica. A conferma del filo-bolscevismo inglese, Cabrini ci informa che anche “la grave “Gazzetta del Popolo” di Torino rivelerà che tutta la propaganda bolscevica in tempo di guerra usciva dagli uffici del Consolato di Gran Bretagna e con tanto di stampati U.R.S.S…una vera truffa all’americana dunque?” [4].

Abbiamo visto le accuse della rivista “Solidarietà“, che ha dimostrato i rapporti tra il crittoebreo Eugenio Cefis e l’Inghilterra, nonché il vero movente dell’omicidio di Mattei, e cioè fermare la sua strategia “volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle della regina””. La rivista ha anche citato dei documenti in cui la Perfida Albione si pone come protagonista della strategia della tensione degli anni settanta. Con il ruolo che hanno avuto gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica nella strategia della tensione in Italia, il ruolo dell’Intelligence Service sembra mostrarsi solo a livelli elevatissimi e in maniera estremamente subdola, in quanto gli ebrei sono ovunque, e stabilire dove si trova un centro di potere – ammesso che ce ne sia uno solo – non è immediato come sembra.

Da ricordare anche le minacce dell’OAS ad Enrico Mattei tramite Yves Guerin Serac, che sospettiamo fortemente di essere un crittoebreo e un agente dell’Intelligence Service, visto e considerato che il braccio armato di tale internazionale ebraica, cioè la Permindex, era in rapporti con l’OAS. Probabilmente crittoebrei nell’OAS,  la mafia italo-americana, e il Mossad, erano presenti al momento del sabotaggio dell’aereo di Enrico Mattei. Nella strage di Bascapé, in cui morì anche Enrico Mattei, è probabile che gli ebrei fossero sia esecutori che osservatori e organizzatori. Uno schema simile lo incontreremo quando parleremo dell’esfiltrazione all’ultimo secondo di Martin Bormann, visto che anche nella squadra di esfiltrazione erano presenti degli ebrei, ma questa è un’altra storia.

Inutile scrivere qui che la famiglia reale inglese è stata da tempo infiltrata dal giudaismo, tant’è vero che alcuni membri della famiglia Windsor hanno fatto parte del Menorah* di guerra, il sinedrio supremo di diversori strategici che secondo Luigi Cabrini ha tirato le fila della Seconda Simulazione Mondiale, il che vuol dire che questi membri della famiglia reale inglese, devono per forza di cose essere delle cellule fantasma, o se si preferisce, dei crittoebrei. Se la famiglia reale inglese non fosse stata infiltrata dagli ebrei, non potremmo dire che l’impero inglese è una diversione strategica del giudaismo.

Non abbiamo avuto modo di verificare l’esistenza di ognuna delle singole sette menzionate da Cabrini, ma accettiamo lo stesso con fiducia il suo resoconto.  D’altro canto il libro contiene non pochi refusi, quindi i nomi di alcune organizzazioni potrebbero essere sbagliati.

Abbiamo barrato le frasi di Luigi Cabrini con le quali non siamo d’accordo, inserito delle precisazioni tra parentesi, e messo dei punti all’interno di parentesi quadre, per intendere che, in quei punti, abbiamo omesso passaggi ritenuti non necessari.

FINE DELL’INTRODUZIONE


“In Russia, si badi bene, non era mai stato ammesso il rito massonico e la massoneria russa fu per lungo tempo vietata. Stranamente (non per noi però) la Massoneria russa fu riammessa nel 1935 in occasione della guerra d’Africa che, anche se portata a buon fine dall’Italia fascista (!!) non chiuse la partita per la Massoneria internazionale ebraica. La loggia massonica del 1935 riaperta nella ex Capitale russa si chiamava “Al Celeste Silenzio” e servì da preludio alla decisione del “Plenum” di Mosca dell’agosto 1935 nel quale si decideva di comprendere con la parola “fascista” ogni nemico della Russia sovietica (ebraica) e perciò nemici e fascisti erano i capitalisti, la borghesia, il clero, la religione cattolica il Papa, la democrazia, ecc. ecc.

È visibile quindi che il movimento […] rivoluzionario e bolscevico è generato da alcune sette e società segrete completamente in mani ebraiche e per il loro dominio del mondo si è scatenata una lotta a vasto raggio che è solamente religiosa anche se i movimenti vari assumono aspetti politici e sociali. Del resto anche Richelieu che se ne intendeva pronunciò la seguente frase: “Se Calvino e Lutero fossero stati imprigionati quando presero a dogmatizzare, sarebbero stati risparmiati agli Stati molti torbidi”. E a dire dello stesso Lutero, che riconobbe in fin di vita il suo errore, egli fu strumento incosciente degli ebrei nemici di Roma cattolica. Dalla Germania conquistata, specie dopo la morte di Bismark, gli ebrei si impossessarono della Russia da cui organizzarono l’ultimo assalto alla civiltà occidentale, dopo l’avvenuta distruzione di Europa e di America, per il dominio del mondo.

Ma prima di arrivare a ciò bisognerà annientare le forze occulte e segrete cheancora attualmente sono controllate dall’Inghilterra. Poiché scopo di questa “degenerazione erotica” (per Luigi Cabrini gli ebrei userebbero il parossismo erotico come forma ulteriore di sovversione ideologica, infatti è noto il loro ruolo nella diffusione della pornografia, oggi, come ai tempi della Repubblica tedesca di Weimar, nda) è quello di distruggere la religione cristiana per l’instaurazione di una “nuova religione”, vuol dire che il bolscevismo mosso dagli ebrei è prettamente un fenomeno asiatico e come tale in funzione di una supremazia religiosa asiatica talmudista anticristiana. L’affievolimento della religione Cattolica ottenuto attraverso un grande sovvertimento dei valori spirituali conseguenti a guerre e rivoluzioni da loro stessi ebrei organizzate, per la troppa generosità e tolleranza della Chiesa che li ha immessi nella Società Occidentale, ha finito per renderli conosciuti a tutto il mondo […] e ora si sta preparando la prova suprema, quella della loro stessa conservazione.

In Asia ci sono tre centrali di sette segrete, collegate fra di loro e cioè:

  1. Il Tibet o Tetto del Mondo con tre capi e rispettivamente, il Dalai Lma, sedente in un convento, il Pantsa Lama, pure sedente in un convento e dirigente la organizzazione del buddismo con filiale in America detto l'”Aviatore d’Oro”, legato al “Rotary Club”, protagonista del tradimento e massacro del Nord Italia (Cabrini si riferisce alla guerra civile del 1943-1945 nda), e il Lama a Urga, capo del movimento buddista-mongolo, controllato dalla Russia sovietica;
  2. Il Ceylon o Porta del Mondo, sede del buddismo indiano, capeggiato dal Gaimar, prete mongolo che ha relazione con il Dr. Bedmajeff che ha collegamenti a Londra e San Francisco. Fra queste sette e gli ebrei vi sono collegamenti eseguiti da agenti del Comintern a mezzo atei e (altri, nda) giudei. Le maggiori città che hanno sette occultistiche-filosofiche sono Hollywood, Los Angeles, San Francisco, ecc. Tutto questo movimento occulto religioso e settario fa capo (con le società di films) al cosiddetto “Lamismo” che è diretto da un certo Donaldo Lama, che vive in regime mistico in un grandioso tempio detto “Tempio della Nuova Religione”.

Tutto quanto si organizza e fa capo alle sette del Tibet, India, Cina, Giappone, Arabia, Egitto, con molte centinaia di sedi viene unificato dalla società mondiale della Croce Uncinata Rossa. Questa società mondiale ha anche sedi sparse un po’ ovunque nella stessa Russia e per comprova si ha che al tempo di Kerensky sui rubli dell’epoca, sotto l’aquila doppia russa vi era al centro della banconota una Croce Uncinata Rossa. Prova quindi che la setta era vigile e attiva e non si collega per nulla al movimento nazionalista germanico del primo dopoguerra (Luigi Cabrini afferma questa estraneità, ma secondo noi è discutibile, nda).

Almeno questo nel pensiero e nell’azione di Hitler, cattolico, che differiva, in forma fondamentale, da quello […] del Gen. Ludendorf, capo di una setta e rappresentante delle forze militariste anelanti alla rivincita (e vendetta). La Croce Uncinata del tempo di Kerensky significava un simbolo religioso di una setta asiatica ed ebraica.

Accanto a tali sette dei Lama vi è anche quella degli “Oomotokyo” che si ripromette la collaborazione in campo religioso fra Giappone e Islam e precisamente con la setta Islamica Ahmadiya che svolge attività missionaria in Africa e che raggruppa circa 20 milioni di soci presenti in Giappone, India, Africa, America ed Europa. In America vi è una filiazione di questa setta che fa capo a father Divine e che raggruppa i suoi affiliati fra i negri. Altra setta più conosciuta dalla nostra “intelligente” borghesia addottorata in diverse Università “laiche” è quella dell’Armata della Salute detta in francese “Armée de la Salue” (salue in francese non significa “salute”, nda), oppure “Die heilige Armée” in tedesco, facenti capo all’Inghilterra che ne tira i fili a piacimento. Oltre a questa delle diaconesse dell’Armata della Salute vi è la setta dei “Boys Scouts”, organizzazione internazionale a scopo turistico-sportivo ma in effetti setta pseudo religiosa dell’ebraismo inglese (Cabrini non fornisce prove per questa affermazione, nda).

Ma ritorniamo all’Asia: altra società segreta Islamica è quella degli Hashashin con 7 gradi di gerarchia e cioè: “Fratelli”, “Fedavi” (offerenti), “Refik” (artigiano), “Dai” (maestri), “Dai-Kebir” (gran priori), “Sidna” (Sheik el Shebel o vecchio della montagna). Sempre nel campo Islamico troviamo un altro famoso capo di una setta orientale e che ha riempito le cronache mondane dei nostri tempi. Si tratta del Principe Aga Khan, capo della setta ismailita e che non ha trovato di meglio nella sua borsa valori che consenso al figlio per le nozze con l’artista cinematograifca […] Rita Hayworth. Più che un matrimonio d’amore […] si tratta di un legamento di enormi interessi facenti capo ai due sposi. Tutte queste sette sono tenute in collegamento con le Americhe e l’Europa dagli Ordini esoterici dei monaci d’India.

Un capo indiano, molto noto, di tali sette era Ghandi che, secondo un Lord inglese, passò dal 1936 al comunismo (ecco come si spiegano poi gli attentati e le morti violente con relativo falò del cadavere e dispersione delle ceneri). I legami che queste sette mantengono in Europa sono con la Svizzera e Parigi. In Isvizzera la setta che mantiene rapporti con tali ordini è la società “Eranos”, mentre in Inghilterra vi è il Gruppo di Oxford (detto in tedesco Oxfordsbewegung) che ha due satelliti in Isvizzera con l’M.R.M. (Mouvement Rearmement Moral) e in America con la “Christian Science”.

Tutte queste sette sono collegate fra di loro e controllate più o meno occultamente dall’Inghilterra e cioè dalla struttura finanziaria e commerciale più potente che esista al mondo. […]…È però vero che qualche volta si è avverato il caso che anche alcune sette si ribellarono a Londra e combatterono contro l’Impero inglese. Ma finora la prova suprema per l’Inghilterra non è ancora giunta, anche se mi pare prossima. Così almeno dimostrano di far capire gli americani, i “cugini” e “alleati” di ieri.

Altra setta che fa capo ad altro ebreo inglese è il Fabianismo il cui principale animatore era quell’Harold Lasky, morto per un colpo al cuore nel primo semestre del 1950 all’età di 52 anni (in realtà 57, nda)! Ma noi sappiamo che il Fabianismo è la setta che controlla e dirige tutto il socialismo inglese, meglio noto come laburismo che ha addentellati più o meno numerosi in Canada, Australia, Stati Uniti, e Giappone. Sappiamo anche perché il Lasky, che si oppose a un accordo in “extremis” nel marzo 1945, venendo poi in Italia (Firenze) a vantarsi del veto parlamentare agli accordi di G.P.-W.C. con conseguente disastro del Nord Italia, non poté sopravvivere. La sua morte è simile a quella che avviene in Italia di moltissimi altri voltagabbana ed approfittatori che, operati di appendicite, muoiono di peritonite…(questa di eliminare i propri nemici del momento con operazioni chirurgiche è in realtà una tattica giudaica, che abbiamo ribattezzato non a caso “operazione riuscita”, nda). […]…Oltre a quelle già enunciate vi sono poi le sette dei Rosacroce e quelle ebraiche vere e proprie. I Rosacroce hanno la loro sede in India e il loro capo è G. W. Surya che significa “Sole” e che vive vicino alla tomba di Paracelso. Anche in Isvizzera vi sono elementi dei Rosacroce e può essere che abbiano ramificazioni anche in Italia, specie nella zona dell’Adriatico come me ne parlò minutamente mio padre, artigiano, prima socialista riformista e quindi fascista nel 1922-23. Da confessione di alcuni elementi della setta del Tibet o tetto del mondo, si è appreso ultimamente che il dittatore della Russia Sovietica, Stalin, abbia ricevuto una missione asiatica da compiere. Difatti lo stesso nome di famiglia di Stalin (che è uno pseudonimo) e cioè Dgiurcosvili, significa in armeno “Uomo di Israele” (in realtà esistono più spiegazioni su una presunta etimologia giudaica del nome di Stalin che youtubers truccatrici esperte di make-up, come vedremo in seguito. Questo vuol dire che le spiegazioni sul nome di Stalin sono davvero…infinite, quanto a questo caso in particolare, non crediamo che ci siano riscontri nella lingua armena nda). Infatti Stalin è meticcio, figlio di madre ebrea e originario della Georgia. Fu educato anch’egli in un seminario per diversi anni e i suoi antenati, circa un secolo fa, si fecero cristiani ortodossi. Ma come si afferma da parte di alcuni elementi della setta Tibetana, Stalin sarebbe stato investito di una missione dalle genti dell’Asia (che in questo caso significa non solo genti ebraiche) e però è stato affermato dal capo dei Rosacroce, Surya, il Governo dell’Anticristo (qui si ha una demonizzazione del popolo ebraico nel senso letterale del termine, un meccanismo tipico del cattolicesimo pre-conciliare, che considera Gesù trino e il popolo ebraico che lo ha rifiutato, bino. Anche Bobby Fischer, un ebreo giusto tra le nazioni, aveva questa concezione dell’ebreo come demone e essere umano al tempo stesso, tuttavia “laquestionegiudaica” si rifiuta di demonizzare il popolo ebraico in senso letterale, quanto alla sua demonizzazione figurata, sarebbe l’equivalente di chiamarci “jew-basher”, cioè il tipo di antisemita che accolla agli ebrei tutte le colpe possibili e immaginabili. Sinceramente non crediamo di aver demonizzato il popolo ebraico in nessuno dei due sensi, quindi ci dissociamo da questo passaggio in particolare, nda). Lo stesso gruppo dei Rosacroce afferma che verso il periodo 1940-55 si arriverà a una “Nuova Era” mondiale e che durerà 2160 anni e che tutto questo immenso lavorìo di sette e di previsioni con accordi e alleanze segrete, parte dai Savi del Tibet. A questo punto devo fare una nota per avvertire i lettori che il 28 marzo 1950 il Senatore americano Latimore, attaccato dal giornalista Drews Pearson come comunista, è partito in missione speciale straordinaria come Ambasciatore, per il Tibet. […]…Altra aliquota dei Rosacroce opera in California, con sede in S. Francisco ma la vera base dei Berretti rossi e Berretti gialli; i primi diretti da un tibetano, gli altri da un indiano. Oltre a quelle fraternite ci sono quelle dei Berretti neri e Berretti bianchi, con scure e frecce. Un Rosacrociano che viveva in Isvizzera al tempo della prima guerra mondiale, certo Steiner, sarebbe stato il maggior responsabiledella ritirata delle truppe germaniche nella battaglia della Marna, perché lo Steiner avrebbe “occultamente” influenzato il Gen. Moltke, presso il Q.G. dell’esercito operante. Lo Steiner, quindi, che risulta ebreo avrebbe così confessato di aver tradito la sua patria tedesca e tale affermazione sua venne più tardi confermata quando furono trovati alcuni documenti nelle logge massoniche tedesche.

A tale proposito è bene notare come una figlia del musicista Stein, viennese di nascita, di nome Marion Stein, ha sposato, il 29 settembre 1949, Lord Harenwood, figlio della principessa Maria, sorella di Giorgio VI, attuale Re di Inghilterra. I giornali del nostro tempo hanno riferito che a Londra, dopo l’approvazione di Re Giorgio VI al matrimonio di Harenwood, si avrà una riconciliazione (noi non crediamo) (e infatti così non è stato, nda) dell’ex coppia reale Edoardo VIII e la meticcia ebrea Wally Simpson con la corte di San Giacomo. Anche tutto questo è spiegabilissimo alla luce di quanto diremo ora e serve inoltre a spiegare le difficoltà immense cui va incontro l’Impero Inglese e quanti addentellati muove per poter sopravvivere.

Fra le forze occulte debbasi porre anche quelle che passano sotto il nome di “Clubs Tantrici” con rappresentanti in Isvizzera e che raccolgono diversi gruppi filosofici facenti capo a diversi medici come “Magnus Hirschfeld, Freud, Steinach, Felix Abraham, Ivan Bloch e Vachet”. La fondatrice di questi “Clubs Tantrici” è stata la Elsi Woolf (meglio nota come Lady Mendel), legata al “De Bry Institute” di Nuova York come pure il “Brae Burn Country Club” con il “Dottor Cole” sempre in America, mentre in Inghilterra il capo di questi “Clubs” è il “Dottor Cannon”, medico del Duca di Windsor che è anche Gr. Maestro della Loggia Bianca dell’Himalaya e a Vienna se ne occupa il “Dottor Neumann”, cognato di Stalin e medico del Duca di Windsor.

A questo punto vien da collegare due fatti e cioè: 1) la spedizione svizzera all’Himalaya nel primo periodo di guerra favorevole all’Asse (i messaggeri erano degli affiliati alle “Logge alpine svizzere” che dovevano assolvere a una missione per conto della madre “Loggia” sedente a Londra e con il risultato che si vede poi da parte della democratica e amica Svizzera e della “tradizionale amica” Inghilterra); 2) la seconda spedizione, nel 1947, dopo il disaccordo delle ultime conferenze dei quattro “grandi”.

[…]…Per chi non conosce gli addentellati della massoneria elvetica con la inglese, anche se alcune volte gli atteggiamenti sembrano invertiti (si tratta di una “finzione”) (o come la chiamiamo noi, una “simulazione giudaica”, nda) provi a studiare gli effetti storici con gli avvenimenti europei e italiani e tutto sarà chiaro. Ma tenga sempre in mente la funzione di “finzione” che la Massoneria Svizzera adempie nel campo politico pro Massoneria Universale manovrata da Londra.

[…]…Inutile aggiungere che a questi circoli o “Clubs Tantrici” di cui abbiamo detto più sopra, appartiene anche la meticcia Wally Simpson, moglie del Duca di Windsor. La “Duchessa” è stata introdotta nel “Club” dalla fondatrice Lady Mendel all’anno di grazia 1935 proprio al tempo della congiura mondiale antiitaliana e della spartizione delle parti per la vendetta contro l’Italia fascista colpevole della conquista etipica voluta e incoraggiata, da una parte del governo inglese. È vero anche che Mussolini a un certo punto della campagna, quando sembrava che tutto il mondo attendesse la catastrofe dell’Italia sotto il peso della menzogna e della calunnia internazionale, unitamente agli aiuti truffaldini di armi e munizioni e di istruttori “amici” dei barbari in lotta con i missionari cattolici in camicia nera, con una minaccia paurosa e catastrofica per l’Impero inglese riuscì a travolgere le resistenze avendo vittoria completa (poi la situazione, come ben sappiamo, degenerò, e l’Italia perse la guerra, e lo scotto di tale guerra persa, lo paghiamo ancora oggi, nda).

[…]…Per chi è a corto di annuari della Corte Imperiale di Londra deve quindi sapere che la Simpson è cugina del famoso giudeo Upton Sinclair, quello stesso che presiede la Compagnia dei Petroli Sinclair e C.i e che ebbe parte indiretta nella faccenda Matteotti, nei Petroli della Valle Padana, nella “liberazione” con la canea di “sciacalli” venuti dall’estero, tutti suoi mantenuti durante il fuoriuscitismo. È lo stesso Sinclair che è parente di Philips Sassoon e quindi di Eden (che è sposato a una figlia di Sassoon) padrone del giudeo “Manchester Guardian”, il giornale della famosa profezia del 19-20 giugno 1924 a proposito della fine di Mussolini e di chi sogna la dittatura.

Tutta una rete di parentele e di intrighi di messeri giudei che “ostentano” amicizia con i “cristiani” e i cattolici se occorre pur di non perdere nulla del loro dominio occulto, potente e ateo.

[…]…Collegato con la Svizzera vi è in Olanda un “Tempio della Pace” dei “Clubs Tantrici” diretto dal Barone Ryswyk con affiliati ovunque nella Confederazione Elvetica e nel Nord America. A questo proposito posso ricordare che al tempo del mio soggiorno in Isvizzera a Zurigo, un emissario del Barone Ryswyk, che fungeva da segretario aggiunto in un’organizzazione mondiale sportiva e nella quale non figurava ufficialmente l’Inghilterra, mi “propose” di scrivere per un giornale americano articoli di arte  e di storia sull’Italia e sui rapporti culturali italo-elvetici. Egli avrebbe pensato a “introdurmi” e a farmi pagare cinquanta dollari per settimana. L’Italia era in guerra ed io non potevo accettare se non tradendo il mio paese. Non era legalmente “ancora” un tradimento poiché l’America non era entrata ancora in guerra contro L’Italia, ma per chi sapeva chi muoveva i fili della tragica rappresentazione, era l’introduzione al tradimento e al doppio gioco. Naturalmente che vi era di mezzo la solita giudea ed era l’ebrea che fino a quel tempo risultava “fidanzata” del segretario aggiunto. Non si era ancora alla svolta decisiva della guerra e non poteva ancora sposarsi…come difatti avvenne più tardi. Per quel tempo si mandava avanti il…futuro marito.

[…]…Ma torniamo al nostro argomento. La Simpson, adepta a tale gruppo filosofico-tantrico, è amica della signore Reggèe Fellowes e di una dottoressa della magia occulta, certa “Turpin”, con le quali si incontra spesso a Cannes nella Villa le Roc, con Lady Mendel e la proprietaria Lady Cholmedely la quale non è altri che la sorella di Sir Philips Sassoon! Tutta gente amica e imparentata con i giudei banchieri della Rivoluzione e della guerra totalitaria contro gli Stati del Patto Anticomintern. Anche qui dobbiamo aprire una parentesi per gli sciocchi e i faciloni. Questi politici da caffè del suburbio, non si sono mai domandati perché l’Italia, la Germania e i loro alleati facevano una guerra anticomintern enon erano in guerra con la Russia? Se il Komintern fosse stato solamente russo non poteva che essere un assurdo tale definizione. Quindi quando l’Italia e la Germania facevano la guerra anticomintern facevano la guerra principalmente all’Inghilterra e alla Francia dominate dagli interessi giudaici estromessi dall’Europa centrale. Certamente anche la Russia aveva la sua parte in tale organismo del vecchio Komintern. Ma con il patto di non aggressione Ribbentropp-Molotov-(questo aristocratico terriero polacco di nome Aschikrin, ebreo) e l’allontanamento dell’ebreo Litvinov-Finkelstein, cognato di Eden, avendo entrambi sposati due figlie di Philips Sassoon, la Russia si era spostata sul piano delle alleanze più verso l’Asse che verso le democrazie (in realtà oggi sappiamo che c’erano delle clausole segrete nel patto Molotov-Ribbentropp, e sapendo che i test del DNA su diversi parenti di Hitler hanno dimostrato che si tratta di un ebreo, questo patto sembra più una simulazione giudaica, che un vero e proprio accordo tra due parti nda).

Dunque siamo davanti a una serie infinita di sette e di occultismo giudaico, manovrate tutte da ebrei e personaggi che occupano nella gerarchia dell’Impero inglese le più alte vette. Si può affermare, per modo di dire, “Impero inglese” perché più propriamente si dovrebbe dire “associazione mondiale ebrea” sotto la denominazione di Impero inglese che vuole dominare il mondo.

I veri e autentici inglesi non ne hanno colpa di tutta questa tragica rappresentazione o piuttosto vi è una sparuta schiera di inglesi che lottano per poter disfarsi di tali nefasti avviluppamenti, ma è impresa difficile e quasi disperata. Per risorgere, l’Europa ha bisogno di questa difficile operazione chirurgica, tagliare netto e senza titubanza (con gli ebrei, isolandoli nella prigione di ghiaccio a cielo aperto che li aspetta, l’Alaska, nda).

Dunque il Duca di Windsor è legato agli ebrei orientali per la Simpson, originaria di Francoforte in Germania ed hanno entrambi sangue ebraico nelle vene.

[…]…Se i lettori ne vogliono sapere di più consultino la “Messenger and California Jewish Review”, della loggia massonica ebraica, riservata agli ebrei, anzi ai soli ebrei, B’nai B’rith a pagina sette del 14 maggio 1937, vi troveranno informazioni importantissime che poi bisognerà collegare…In tale rivista vi era anche un elenco documentatissimo dei membri della Reale Casa di Inghilterra che avevano sangue ebraico.

Dunque le sette Tantriche cui appartiene, in qualità di direttrice dei movimenti politico-religiosi la signora Simpson, ora Duchessa Windsor, hanno lo scopo di legare al carro orientale, incatenandola al carroccio giudaico, la stessa reale casa di Inghilterra, attraverso la malìa magico-erotico-tantrica di una meticcia ebrea (la Simpson) che soggiornò già in Asia oltre l’India, per addivenire alla incoronazione del novello Davide, Re di Israele e del mondo, vendicatore, nemico del Cristo e della sua Chiesa Romana (questa “tensione messianica”, come viene spesso definita, non si è realizzata certo con la dinastia dei Windsor, ma gli ebrei continuano a credere nella venuta del loro messia, e non è da escludere che in futuro, dei membri della Reale Casa di Inghilterra occuperanno davvero un posto d’onore a Gerusalemme, anche se, guardando a come gli ebrei istigano l’immigrazione nell’Occidente cristiano, il loro messia dovrebbe essere uno psicopatico originario della Russia, nda).

Naturalmente per giungere a ciò vi sono le guerre e le rivoluzioni fomentate e create da una schiera di giudei internazionali arricchiti a spese di tutti gli uomini “pecore” matte ribelli al Pastore e quindi anche dei nobili e onorati autentici inglesi, francesi, italiani, tedeschi, russi, americani, ungheresi, rumeni, bulgari, ecc. ecc. Questi giudei senza patria e senza onore, sordi alla voce del Cristo e della sua Dottrina, con ogni pretesto hanno spossato i popoli e furbescamente hanno sempre fatto vincere, allargando i tentacoli, l’Inghilterra, lasciando la Svizzera come sala da gioco di morte, per poter un giornno incoronarsi con il loro Re su tutti i popoli e dare forma ufficiale al dominio del mondo, con il loro Re Davide di Israele, a beffa e dispregio degli autentici inglesi e americani che assecondano nel tragico destino il gioco degli ebrei e del loro supernazionalismo e internazionalismo quattrinaio a spese dei vari nazionalismi tradizionali. Così la parte terroristica e di azione “diretta” (parole care al giudeo Togliatti) è nelle mani degli ebrei.

Questo vastissimo piano di sovvertimento del mondo si crede sia originario del triangolo Wilna-Kiev-Byalistok, quest’ultima città di Litvinov. In detto centro vi sono le misteriose sette cabalistiche, patria dei talmudici fanatici, dei rabbini taumaturgici (vedi padre Emil Cohen, alias Emil Ludwig e di qualche altro ebreo “ora” italiano, banchiere e finanziere di aziende di armi per la guerra internazionale). Questa centrale che ha diretta l’emigrazione dei giudei europei verso l’America e specie quella del Sud, è collegata al Nord America a mezzo della succursale di Ginevra.

È da Ginevra che partì il famoso manifesto per la formazione degli Stati Uniti Sovietici d’America attraverso l’emigrazione dei “perseguitati” ebrei dell’Europa centrale! E così in America, accanto ai Thomas Mann, al banchiere Warburg, alla Perkins, all’ex sindaco di Nuova York, La Guardia (Kohen-Luzzati) il cui padre è originario di Wilna, anche se Fiorello nacque a Nuova York e si rese celebre per aver organizzato dalla “libera Svizzera” la Rivoluzione in Ungheria del 1918; troviamo il fratello di latte di Winston Churchill, il rabbino Stephen Wise e il “filosofo” Einstein, colui che defraudò il tedesco Lorentz della giusta fama per la teoria della relatività […]…Insomma in Nord America vi è una centrale occidentale ed una orientale e questa fa capo a San Francisco, in California, tutti legati al Komintern. È laggiù che abita il fratello di Litvinov-Finkelstein-Wallace e precisamente a San Francisco, che si può ritenere la sede orientale del bolscevismo nel debole fianco degli  Stati Uniti. […]…Oltre ai “Clubs Tantrici” vi sono anche altre sette che prendono nome e personificazione dallo scopo cui si ispirano. Per esempio il “Circolo dei nudisti”, del “libero amore”, degli “invertiti” (a Zurigo questi ultimi avevano, nel 1934, quando la visitai, una sede propria con un giornale e un locale dove si incontravano le…dichiarazioni. Ora non so se sussiste sempre tale “libertà” democratica da accoppiare a quella propugnata dalla senatrice Merlin).

Naturalmente sono tutte controllate dagli ebrei, ben coadiuvati dai cosiddetti “cristiani” ariani, socialisti di tessera. Tutto è in funzione della Repubblica mondiale che scalzi imperi, regni e distrugga oltre che fisicamente anche nel ricordo, le vestigia e la potenza spirituale della Chiesa di Roma. Tutto fa capo al Sinedrio o Kahal mondiale che si ripromette di diventare padrone assoluto del mondo e delle sue ricchezze facendolo distruggere dagli stessi nemici stupidi di Israele. Sono questi stupidi nemici “le pecore matte” (chiaro riferimento al “pecore matte” di Dante Alighieri, nda) che non avvertono la pericolosità della setta e delle forze occulte sotterranee tutte controllate dagli ebrei che, primi, insegnano e praticano la dittatura spaventosa dei diritti del sangue, della razza, della loro razza “eletta” sulle altre razze decadenti e inquinate da loro stessi, apportatori del comunismo “cristiano” (o cattocomunismo, il frutto di un’operazione di mimetismo ideologico che continua ancora oggi, nda) e della cosiddetta “eguaglianza, libertà e fratellanza”!

Ed ecco un piccolo elenco delle sette terroristiche e confusionistiche. Il “Bund”, creato nel 1897 a Wilna. È un movimento marxista che appartiene alla III Internazionale dal 1920 in accordo con Simoniev. Il “Kombund”, creato nel 1922, dichiaranodsi apertamente comunista.

Il “Partito Socialista Ebraico”, creato nel 1905, operante nel Sud-Russia, in Polonia e in Balcania (ex Jugoslavia nda). I “Socialisti Indipendenti”, gruppo creato nel 1921 a Cracovia dall’ebreo Dobner. Il “Poalei Zion”, creato da terroristi nel 1905 a Poltava, specializzato per la propaganda nelle scuole inferiori e nelle Università. Nel 1914 (vedi attentato a Sarajevo come pretesto) veniva creata la setta terroristica T.I.T.O. (Organizzazione Terroristica Territoriale Judea (ebrea) per la creazione di una patria) (Cfr. Il Touring Club Italiano, agosto 1914 nda) che oggi, 1951, ha preso forma nel dittatore Joseph Brooz, detto Tito, allevato a Mosca e oggi inviso al Kominform e al Cremlino. (Chi ci crede?) (qui Cabrini fa riferimento alla simulazione giudaica divergente tra Tito e Stalin, che sono uniti nel fingersi divisi. La finta divisione interna è una tattica giudaica consegnata per osmosi all’impero sovietico nda).

Altra setta che si è rivelata con un nome nuovo in America del Sud e proprio in Colombia dove nel 1948-49 avvennero due tentativi rivoluzionari, è la cosiddetta “Rapada” a carattere comunista anche se mascherata di nazionalismo (vedi giornali del 29-8-1949). Poi la “Brith Trumpeldor”, setta creata nel 1923 e sparsa specialmente in Polonia dove conta 40.000 soci. È l’unica organizzazione militarizzata ebraica, come una specie di milizia segreta con il programma di proteggere lo Stato ebraico (di Polonia si intende). Collegata a questa vi era la “Jewish Army”, creata nel 1938 a Nuova York da Jabotinsky, lo stesso che fondò nella prima guerra mondiale (1916) la “Zion Mule Corps” per la protezione del canale di Suez e quindi nel 1918 la “Legione ebraica”. Più tardi, non riuscita la missione presso Mussolini, il Jabotinsky girovagò per l’Europa finché giunto in America del Nord trovò le adesioni al suo bellicoso spirito e alle opere per il consolidamento del fronte antigermanico e antieuropeo. Inoltre conosciamo la “Irgun Zwei Leumi”, la stessa organizzazione mondiale che dopo la morte di Jabotinsky, avvenuta nel 1940, cominciò a dimenarsi col suo terrorismo ebraico e segreto avendo per scopo di creare e difendere lo Stato ebraico di Palestina e portare il terrorismo negli altri Stati.

Se il lettore vuol divertirsi ancora a mettere in relazione le sette denominate con quanto è avvenuto nel 1949-50 in America e nei paesi minacciati dal comunismo sotto una denominazione prettamente politica (attività antiamericane) e non più sotto una denominazione antireligiosa e anticristiana (razzista) avrà una chiara idea del tragico periodo passato di quanto si prepara e di chi fu la ragione fra i Capi dell’Asse e gli inetti dirigenti delle cosiddette “democrazie” occidentali. Anche gli spioni dell’atomica in America, provenienti tutti dalle comunità ebraiche dei paesi orientali sono ormai nomi dimenticati? Si potrebbe insomma applicare una formula matematica a certe dimostrazioni. Per esempio, se il bolscevismo è l’ultimo prodotto dell’ebraismo; se quest’ultimo si traduce in politica con la parola comunismo si ha l’equazione perfetta.

[…]…Ah, se gli Italiani avessero dato ascolto a quella nobile voce che nel deserto predicava! La voce di un figlio d’Italia, Giovanni Preziosi” [5].

In foto (da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso): Re Giorgio VI (crittoebreo), ammiraglio supremo dell’Impero inglese, mandante politico dell’omicidio di Benito Mussolini, re d’Inghilterra e capo della Massoneria Universale dal 1936 al 1952, anno della sua morte. La Massoneria Universale è il sinedrio di diversori strategici che coordina l’Intelligence Service, il sistema di sette e logge che, da oltre cinquecento anni, regge l’Impero inglese, una diversione strategica del giudaismo. Giorgio VI era anche a capo della Sezione M dell’MI6 britannico, una diversione strategica del giudaismo, rivelatasi di vitale importanza per l’esfiltrazione all’ultimo secondo dell’agente Esther di Adolf Hitler, Martin Bormann (crittoebreo), nonché di Adolf Hitler (crittoebreo) stesso. Luigi Cabrini ha classificato, nel suo libro, Charles De Gaulle e Franklin Delano Roosevelt (crittoebreo), come massoni e agenti doppi dei servizi segreti “inglesi”. In realtà anche Martin Bormann e Adolf Hitler dovrebbero essere considerati degli agenti doppi dei servizi segreti “inglesi”. Mettiamo inglesi tra virgolette perché come ha specificato lo stesso Cabrini, l’Intelligence Service è un groviglio di associazioni guidate da ebrei, in conseguenza di ciò, anche l’MI6 britannico rientra tra queste associazioni. Sicuramente l’Intelligence Service aveva ramificazioni anche in Germania, nel 1914, quindi vuol dire che Lenin era un agente doppio dei servizi segreti tedeschi, nel senso che tali servizi sono controllati in una certa misura dall’Intelligence Service, che tira le fila di molte simulazioni giudaiche, in molte nazioni, da lungo tempo. Questo spiega il supporto che l’Impero inglese ha dato al giudeo-bolscevismo: i servizi segreti tedeschi erano un ramo dell’Intelligence Service britannico. Harold Lasky (ebreo), fondatore del Fabianismo, una diversione strategica del giudaismo che controlla il socialismo inglese. Lasky è uno dei mandanti politici dell’omicidio di Benito Mussolini. Cabrini specifica che “dopo il delitto Matteotti del 1924 si era creato un “comitato permanente di azione antifascista” diretta emanazione di quello di Parigi e capeggiato da un altro ebreo Harold Lasky, lo stesso che dopo aver posto il veto all’accordo Mussolini-Churchill dell’estate 1944, verrà in maggio del 1945 a Firenze a vantarsi di aver posto il “veto” alla capitolazione condizionata di Mussolini generando così la guerra civile in Italia e le conseguenze future” (mentre sopra abbiamo letto che Lasky si oppose ad un accordo tra Giovanni Preziosi e Winston Churchill, nel marzo 1945 nda) [3]. Wally Simpson (ebrea) e Edoardo VIII (ebreo), sono tra i mandanti politici dell’omicidio di Benito Mussolini. Wally Simpson è stata per un periodo il vestale del candelabro di guerra, o quello che noi chiamiamo sinedrio supremo dei diversori strategici. La Simpson era una puttana bastarda, lo si evince dal comportamento sadico e sprezzante che ha dimostrato con Edoardo VIII. Esistono puttane bastarde di tutte le etnie, ma la perfidia giudaica potrebbe aver conferito alla Simpson quel “qualcosa in più”, viste le umiliazioni che ha riservato ad Edoardo VIII. Quest’ultimo è il fratello di re Giorgio VI ed è chiaramente un ebreo. Una possibile spiegazione per i comportamenti poco virili e proni all’umiliazione, da parte di Edoardo VIII, potrebbe essere il fatto che è stato soggetto e/o oggetto di incesto, una pratica sulla cui estensione nella comunità ebraica non abbiamo statistiche convincenti,  anche perché nessuno si è mai assunto il doloroso e scomodo compito di raccogliere tali statistiche. Come in ogni simulazione giudaica che si rispetti, facevano finta di spiarsi a vicenda:-“KING George VI spied on his brother Edward VIII after his abdication, amid suspicions the rogue royal and his American wife Wallis Simpson were Nazi sympathisers and passing information to the Germans, it has been claimed” [6]. “The FBI also “targeted, tailed and tapped” the royal couple on the orders of US President Franklin D Roosevelt” [7]. Nel documentario “Spying On The Royals” si parla di documenti di archivio che rivelano la rabbia di Churchill per il disfattismo di Edoardo VIII: “Unearthing secret files locked in the royal archives for nearly 80 years, the second part of Spying On The Royals will show how Winston Churchill was outraged to discover that the Duke and Duchess of Windsor had tried to persuade influential Americans not to join the war effort in 1941.

Professor Richard J Aldrich, who carried out the research with fellow historian Dr Rory Cormac, said: “The Duke and Duchess of Windsor imploring important Americans not to join the war on Britain’s side, it’s astonishing. It’s close to treachery actually”” [8]. “Chief Inspector Storrier, Edward’s most trusted bodyguard, was secretly reporting back to London on the royal couple, and an internal Metropolitan Police memo from 1937 states the bill for spying was “paid for by HM”” [9]. “One of Britain’s top spies, David Eccles, watched the couple when they lived in Portugal in 1940. He reported back: “They are very clearly fifth column”” [10]. “Churchill and Roosevelt were left fuming when it was uncovered that they had been urging influential Americans to abandon Britain rather than enter the war. According to one intercept, Edward was asserting it was “too late to do any good”” [11].

Altro fenomeno interessante è il loro antisemitismo, altrettanto simulato: “‘My parents were horrified by their dinner-table talk, where they made it perfectly clear that the world would have been a better place if Jews were exterminated,’ recalled Dr Leinhardt.

At one dinner party, the Duke told an English friend: ‘I have never thought Hitler was such a bad chap.’

At another party, he took hold of the hands of a lady guest, intertwining his fingers in hers to illustrate his view that the Jews had their tentacles around German society.

‘All Hitler tried to do was free the tentacles,’ he told her as the other guests looked on in horrified silence” [12].

Joseph_Stalin1

In foto: Joseph Stalin (crittoebreo), è uno dei mandanti politici dell’omicidio di Benito Mussolini, nel documentario “Europa: The Last Battle”, si cita un segretario della Massoneria Ebraica, il B’nai B’rith, che ha ammesso che Stalin ha origini ebraiche. Questo individuo – un agente doppio dei servizi segreti inglesi, o per meglio dire dell’Intelligence Service – è stato uno dei più grandi assassini di massa della storia. È vero, durante il suo regno del terrore un gran rabbino è stato fucilato, ma Stalin ha posto gli ebrei a capo dei Gulag, attraverso l’OGPU, e tali ebrei sono responsabili del genocidio di più di sessanta milioni di russi, stando alle stime di Solgenitsin. Stalin è anche quello che, dopo la Seconda Simulazione Mondiale – nonostante la propaganda giudeo-sovietica starnazzasse sulla rottura tra giudaismo mondiale e giudeo-bolscevismo – ha piazzato etnocentricamente ebrei a capo di tutti i satelliti dell’Unione Sovietica. Stalin è anche responsabile – insieme alla cricca di assassini ebrei dei quali si circondò, tra i quali Jagoda (ebreo) e Kaganovic (ebreo) – del genocidio per denutrizione forzata di dieci milioni di ucraini durante le “collettivizzazioni” degli anni trenta. Questo orribile crimine, forse uno dei più orribili nella storia dell’umanità, deve essere visto come una vendetta degli ebrei sul popolo ucraino, per via del suo nazionalismo secessionista, ma soprattutto, per i pogrom di Petliura e dei suoi sostenitori nel biennio 1918-1919 , di cui abbiamo già parlato, con riferimento al mimetismo ideologico degli ebrei tra nazionalismo ucraino e giudeo-bolscevismo, nel nostro articolo che dimostra come gli ebrei “italiani” siano felici e contenti di riempire l’Italia di merda. Gli ucraini avevano precedenti imperdonabili per gli ebrei, come la percezione del giudeo-bolscevismo, e il desiderio di libertà. L’holodomor è il prezzo che gli ebrei hanno fatto pagare agli ucraini, per aver osato opporsi al giudeo-bolscevismo. Quanto alle sue relazioni intime, Stalin era attorniato da amanti ebree, in particolare Cabrini riferisce che gli ebrei “mentre abbattevano in Ispagna la Monarchia di Alfonso XIII, al polo opposto insidiavano lo stesso Stalin al quale procuravano come seconda moglie Rosa Kaganovic dopo aver avvelenata la prima” [13]. In realtà si dibatte ancora oggi sull’esistenza stessa, di questa Rosa Kaganovic, e i resoconti che la riguardano sono da sottoporre a una verifica.

Vogliamo qui anticipare alcuni marcatori di ebraicità su Stalin:

  • Ha utilizzato la tattica giudaica del mimetismo ideologico (in una simulazione giudaica con Hitler, e con il popolo russo a Stalingrado).
  • Ha utilizzato la tattica giudaica del mimetismo anagrafico.
  • Ha utilizzato la tattica giudaica del modulo Kennedy con proiezione giudaica, sui suoi colleghi, più volte, e probabilmente stava per riutilizzarlo all’indomani dell’affare dei medici.
  • Stalin dice a Roosevelt di essere un sionista (ipocrisia giudaica).
  • Le sue liti con Trotsky sono simulazioni giudaiche divergenti, perché anche Stalin è un teorico della “Rivoluzione Permanente” (tattica giudaica).
  • La sovversione ideologica di Stalin, supervisore della pace mentre elabora la “Rivoluzione Permanente” (tattica giudaica).
  • La sostituzione di Maksim Litvinov (ebreo), con Vjaceslav Molotov (crittoebreo), è una simulazione giudaica convergente.
  • La sostituzione di Jejov (crittoebreo) con Laurenti Beria (crittoebreo), è una simulazione giudaica convergente (tattica giudaica).
  • La sostituzione di Jagoda (ebreo) con Jejov (crittoebreo) all’NKVD è una simulazione giudaica convergente (tattica giudaica).

(Per dimostrare l’esistenza degli ultimi due marcatori, è fondamentale dimostrare che Beria era ebreo, e abbiamo trovato diversi marcatori di ebraicità che ci hanno convinto delle sue origini ebraiche).

In foto (da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso): Aga Khan III (crittoebreo), capo della setta dei Nizariti, una volta nota come setta degli Hashashin o setta degli assassini. Aga Khan III, come i suoi predecessori e il suo successore, sono riusciti in un tentativo di alterazione della percezione della realtà negli islamici che seguono questa branca dell’islam ismailita. Infatti gli ismaeliti (una parte degli islamici sciiti) versano parte del loro stipendio – qualunque lavoro facciano – ai vari Aga Khan, in altre parole si tratta di estorsione per diritto di sangue. Aga Khan III era un agente dei servizi segreti inglesi, diversore strategico in una ramificazione dell’Intelligence Service. Quanto alla setta degli Hashashin, è almeno dal tredicesimo secolo una diversione strategica del giudaismo, infatti in un articolo di Panorama intitolato “”Bin Laden, Marco Polo e la setta degli Hashashin…Gli antenati dei talebani?” [14], c’è “un brano tratto dal Milione di Marco Polo, dove scrive che aveva incontrato il Gran Maestro di una setta che trafficava oppio e addestrava i ragazzi che allevava ad assassinare i suoi nemici per poter tornare in paradiso!” [15]. Ora, chi sono i primi attentatori suicidi della storia? Gli ebrei, perché li abbiamo già visti in epoca zarista e di sicuro ce n’erano durante le guerre tra i giudei e i romani. Chi ha inventato la Massoneria? Gli ebrei, per questo non c’è dubbio che questo Gran Maestro di cui parla Marco Polo, fosse in realtà un crittoebreo. Chi è in grado di alterare la tua percezione della realtà fino al punto di farti credere che se ti ammazzi vai in paradiso? Gli stessi che dicono che per legge dobbiamo credere che quattro muri e una porta, anche se adiacenti ad un forno crematorio, sono delle camere a gas ad acido cianidrico. Crediamoci dunque. Gli stessi che fanno queste affermazioni, dicono, in tante lingue diverse, in tutta Europa, che l’alba del pianeta delle scimmie sarà un’epoca d’oro perché le scimmie nere pagheranno le nostre pensioni. Aga Khan III è ebreo perché suo figlio è stato classificato da Luigi Cabrini come un membro idoneo a far parte del sinedrio supremo dei diversori strategici, il che vuol dire che, per la nostra definizione di ebreo, deve essere ebreo almeno per metà, e questo può accadere solo se almeno uno dei suoi genitori è ebreo al cento per cento, o sono entrambi ebrei per metà. Se Cleope Teresa Marigliano fosse stata ebrea al cento per cento, qualche prova la si sarebbe trovata. L’ebraicità di Aly Solomon Khan deve perciò venire in buona parte per forza da Aga Khan III. Quest’ultimo deve essere ebreo almeno per metà. Rita Hayworth (ebrea), classificata da Luigi Cabrini come candidata a diventare vestale del candelabro di guerra (sinedrio supremo dei diversori strategici), deve essere ebrea almeno per metà, e infatti il riscontro si trova sia su isjewish.com che su jewnotjew.com. Sul primo sito leggiamo:-“Her father was Jewish, which makes her in some views half Jewish” [16]. Mentre il secondo sito le dà un punteggio di “ebraicità genetica” pari a quattro su cinque [17]. Aly Solomon Khan (ebreo), deve essere ebreo almeno per metà, per i motivi suddetti. Aga Khan IV (ebreo), lo abbiamo classificato come tale per i seguenti motivi:

  • È stato chiamato a dirigere la setta dei Nizariti da parte di un ebreo, sicuramente etnocentrico (tattica giudaica).
  • Circolano voci su Aga Khan IV per cui sarebbe un figlio illeggittimo, abbiamo ragione di credere che la sua ebraicità sia stata ottenuta grazie ad un’inseminazione sporca, di cui Aly Solomon Khan era a conoscenza (tattica giudaica).
  • L’ebreo talmudico e simulatore Nicholas Sarkozy, ha esentato Aga Khan IV dal pagare delle tasse in Francia…con il rispetto religioso che gli ebrei hanno per il denaro e per le prescrizioni halachiche, questa esenzione sembra etnocentrismo, un favoretto tra ebrei (tattica giudaica).

“Now according to a letter leaked to the Paris investigative website Mediapart within a year of coming to power, Sarkozy used ‘exceptional powers’ to assist the 75-year-old Aga Khan, who was born in Switzerland but who has maintained strong links with Britain all his life.

The letter, dated April 4, 2008, pledged that the Aga Khan would be let off all ‘direct taxes, stamp duty, and wealth tax’ – saving him billions.

Mr Sarkozy gave the Aga Khan an obscure diplomatic ‘courtesy’ fiscal status usually reserved for heads of state” [18].

“The then president said a tax bill of zero was justified because the Aga Khan, who claims to be a direct descendant of the prophet Mohammed, runs a charitable foundation funding the poor in Africa and Asia.

Sarkozy wrote in the letter – published in full by Mediapart – that he offered the status after ‘my government informed me about your project to establish in France an important delegation of the Swiss foundation, the Aga Khan Development Network’.

It was approved by Mr Sarkozy’s budget minister Eric Woerth, MP for Chantilly, north of Paris, where the Aga Khan owns an estate and plunged millions into a historic racetrack and equestrian centre” [19].

Ecco poi altri elementi interessanti sulla biografia di questo individuo:

“The Aga Khan is the spiritual leader of some 20 million Ismaili Muslims, who donate money to him their leader, or ‘bringer of light’.

He received the title ‘His Highness’ from the Queen on July 26, 1957, and is a personal friend of both Her Majesty and Prince Philip.

Despite this, he now spends most of his time across the Channel, meaning he can opt out of giving money to the UK’s Inland Revenue” [20].

*Il menorah è il “candelabro a sette bracci del Tempio ebraico, in cui i sette candelieri simboleggiano i sette giorni della creazione e i sette pianeti; in uso anche nelle sinagoghe odierne, fa oggi parte dello stemma dello Stato d’Israele” [21]. Per menorah di guerra, intendiamo l’insieme di sei sinedri dei diversori strategici, con un vestale, una donna ebrea. Nel suo insieme il menorah di guerra viene da noi chiamato sinedrio supremo dei diversori strategici.

Fonti:

[1] “È quindi il centro coordinatore del più potente organismo finanziario del mondo che è l'”Internazionale ebraica” sotto altro nome chiamato “Intelligence Service” e cioè organismo al servizio dell’Impero del denaro il quale tiene in soggezione e in catene tutti i popoli cristiani (anche di lingua inglese), che non sono padroni in casa loro e debbono dare largo contributo di sangue e di beni per ubbidire alle brame dell’insaziato Moloch ebraico” (Luigi Cabrini, Il Potere Segreto, p. 270).

[2] Anche la Svizzera, sede di molte sette dell’Intelligence Service, è un centro di potere del giudaismo da secoli: “La Svizzera è sempre stata amica dell’Italia se la vediamo nella sua anima romantica e cristiana, di autentico “popolo” quindi. È  stata invece la “finzione di amicizia” delle sue classi dirigenti, tutte asservite all’imperialismo industriale e cosmopolita del potente Impero del denaro, che da 500 anni ha le sue leve sulle acque del Tamigi e di Zurigo, che ha fatto credere alla inimicizia del suo popolo e alla tragica commedia della neutralità” (Luigi Cabrini, p. 353). La Rivoluzione ebraica in Inghilterra non ha fatto altro che far uscire gli ebrei dai ghetti, emancipandoli, e peggiorando di gran lunga il problema ebraico, che poteva di lì in poi mostrarsi in piena luce, anziché attraverso le cellule fantasma, come prima delle Rivoluzioni nei vari stati d’Europa e nell’Impero romano.

[3] “Parigi è sempre stata il Gran Quartier Generale della Massoneria Universale con distaccato in quel di Londra il suo “Comitato permanente della Massoneria Universale”, quel Comitato che in tale veste aveva la funzione dal 1924 di “abbattere il Fascismo” o con la soppressione del suo Capo o con la “guerra perduta” o “per tradimento della Monarchia o per effetto di una situazione economica disastrosa”” (Luigi Cabrini, p. 172). I virgolettati di Cabrini sulla guerra perduta, l’abbattimento del fascismo ecc. sono stralci delle minacce che ebrei e massoni vari lanciavano contro Mussolini, fin dal 1924. Ne riparleremo quando tratteremo del ruolo degli ebrei nell’omicidio di Benito Mussolini.

[4] Luigi Cabrini, p. 119.

[5] Ibidem, pp. 307-327. La conferma della natura non convenzionale della Perfidia di Albione arriva da fonti politiche, infatti un “Ministro degli Esteri inglese ci illumina, del resto, su ciò che potevano le società segrete”, in quanto per sua confessione “si apprende che la Francia fu spinta in guerra contro la Spagna per indebolirla. E già fin d’allora l’Inghilterra, con tale guerra, mirava, in definitiva, alla sicurezza della via delle Indie. Tale ministro inglese, Mr. Canning, affermava che “l’Inghilterra non aveva affatto bisogno di inviare un esercito in Ispagna poiché esiste un potere nelle mani della Gran Bretagna più terribile forse e che mai si sia visto in azione nella storia della razza umana” (ivi, p. 302). “Questo “potere” viene all’Inghilterra dalle “Venta” ossia le società segrete orientali comandate e dirette dall’Inghilterra. Infatti da lei dipendevano le logge massoniche di Pietrogrado, la prima delle quali si chiamava “Al Segreto” e costituita nel 1750. Ma in Russia non è mai stato permesso il rito massonico e la massoneria russa fu per molto tempo vietata, fin che solamente nel 1935, veniva riaperta la loggia massonica “Al Celeste Silenzio” (Ibidem, pp. 302-303). Sempre in merito alla massoneria russa, Don Ennio Innocenti invece afferma che la “massoneria francese fu attivissima nel creare logge a Mosca e Pietroburgo. La loggia della Duma, nel 1916, ha ben 40 adepti. il governo provvisorio del 1917 è in mano al massone Kerensky che confida in ben 11 ministri massoni. Kerenski, iniziato nel 1912, è segretario del Consiglio Superiore massonico dei popoli di Russia. Nel 1917 Kerensky viene sostituito dal nuovo capo del governo, il massone Vladimir Lebedev. Anche l’ultimo governo provvisorio, nel periodo settembre-ottobre 1917, è composto da massoni. Massone era anche Ivan Manukin, colui che tenne nascosto Lenin nel luglio del 1917. All’inizio della rivoluzione c’erano in Russia almeno una trentina di logge nelle quali era presente il fermento attivo della società russa. Nell’estate del 1922, tuttavia, la massoneria viene interdetta, e così comincia la diaspora dei massoni russi verso le logge francesi, inglesi ed americane” (Luigi Copertino, Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti, p. 382. Disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/155). Veniamo poi deliziati da altre amenità, in quanto c’è “poi l’influsso, a detta dell’Innocenti, dell’attuale peso delle tracce gnostiche perduranti nell’ortodossia russa, a livello popolare. La setta “dei Castrati”, emerse nel Settecento, esaltante un ideale evidentemente gnostico che, nell’ottocento, coinvolse anche molte donne (le quali si amputavano il seno o anche il clitoride) e perfino commercianti, perfino nobili, perfino ufficiali dell’esercito. Repressi, molti si stabilirono in Moldavia e Romania, ma si registra un’ulteriore repressione ancora nel 1929. La setta è tuttora operante nella russia post-comunista. Un’altra setta simile – detta “dei Cristi” – proibiva l’unione dei sessi, praticava una danza cultuale la quale produceva effetti “estatici” patologici, e pare che fosse stata frequentata anche da rasputin. Altre due sette di notevole diffusione sono quella detta “dei flagellatori”, che ammettevano la bigamia, e quella “dei lottatori dello Spirito”, descritti come protestanti esoterici professanti dottrine gnostiche. Innocenti richiama un articolo del giornalista Antonio Socci (“il giornale”, 8.7.1999) nel quale è raccontata
la storia dell’esoterismo magico che allignava tra i comunisti sovietici” (Ibidem, p. 385).

[6] https://www.express.co.uk/news/royal/789556/king-george-vi-spies-brother-edward-viii-nazi

[7] Idem.

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] Idem.

[11] Idem.

[12] https://www.dailymail.co.uk/femail/article-5355361/Wallis-Simpson-biography-reveals-tired-husband.html

[13] Luigi Cabrini, p. 138.

[14] Antonino Arconte, L’Ultima Missione di G-71, Mursia, 2014, p. 616.

[15] Ibid.

[16] http://www.isjewish.com/rita_hayworth/

[17] http://www.jewornotjew.com/profile.jsp?ID=675

[18] https://www.dailymail.co.uk/news/article-2223084/Sarkozy-exonerated-billionaire-Aga-Khan-paying-tax-corruption-inquiry-hears.html

[19] Idem.

[20] Idem.

[21] http://www.treccani.it/vocabolario/menorah/

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

AGENTI CRITTOSIONISTI: Vladimir Lenin è una cellula fantasma, una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg inviata da Guglielmo II per distruggere la Russia dall’interno, e che poi ha tentato di bolscevizzare la Germania.

Abbiamo spesso parlato, in questo blog, di Vladimir Lenin, il tristemente famoso capo giudeo-bolscevico che ha sterminato, con le sue politiche, milioni di russi cristiano-ortodossi innocenti. È ora però giunto il momento, di fare un resoconto dei marcatori di ebraicità che abbiamo trovato su di lui, convogliandoli in un unico articolo.

Siamo arrivati alla conclusione che Vladimir Lenin è una cellula fantasma, ottenuta forse per conversione strategica dei suoi antenati, ciò avrebbe permesso di cambiare la loro identità nei registri battesimali. Una cellula fantasma, o agente crittosionista, si può ottenere per dispersione e reclutamento, inseminazione clandestina (i genitori sono entrambi ebrei e la gravidanza è extraconiugale), o gentilizzazione anagrafica, quest’ultima attraverso una conversione strategica per l’appunto, o con altri modi. Forse sono stati proprio i servizi segreti tedeschi a manipolare la documentazione dell’albero genealogico di Lenin per farlo apparire russo. Vladimir Lenin è un crittoebreo inviato dai servizi segreti tedeschi nell’illusione di distruggere la Russia dall’interno e ottenere condizioni di pace vantaggiose dopo la Prima Simulazione Mondiale. Così non è stato, poiché gli ebrei sono agenti tripli che fingono di essere agenti doppi. La storia ci insegna che tra due nazioni che litigano, Israele gode.

I tedeschi hanno fatto male i loro conti. Nessuno sembra notare che non appena Rathenau (ebreo) e Bernard Baruch (ebreo) hanno disarmato la Germania, con la Costituzione della Repubblica di Weimar e i trattati di Versailles, sono subentrati Karl Radek (ebreo) e Deshinski (ebreo) a portare il giudeo-bolscevismo in casa dei tedeschi. Questo proprio quando volevano essere i tedeschi – sempre su istigazione e col finanziamento di ebrei e crittoebrei – a portarlo in Russia. Il gioco di acquisizione-restrizione dei territori fatto contro la Germania serviva soltanto a favorire, da un lato immigrazioni di ebrei dall’est, funzionali ad infettare ancora di più l’intellighenzia tedesca di ebrei dall’etnocentrismo più feroce, e dall’altro assicurare ai giudeo-bolscevichi un controllo maggiore della Russia, separandola momentaneamente da un terzo dei suoi territori.

Bernard Baruch (ebreo), ha disarmato la Germania perché conosce bene il valore delle armi, dopotutto è “proprietario di almeno 250 fabbriche di armi” (Luigi Cabrini, Il Potere Segreto, p. 275). Questa è tipica ipocrisia giudaica. È per questo che i cittadini americani devono difendere il secondo emendamento, dai ripetuti tentativi degli ebrei di distruggerlo, poiché i gruppi terroristici, perlopiù islamici e armati fino ai denti, sono già in America, e hanno campi di addestramento.

Ma tornando a Lenin, ecco i marcatori di ebraicità che ci hanno convinto che si tratta di un ebreo al cento per cento, o per metà, o più probabilmente per tre quarti:

  • Due fonti distinte ed esperte di questione ebraica sostengono che Lenin è ebreo di madre.
  • Lenin ha parlato spesso di diversione strategica (tattica giudaica).
  • Le menzogne per omissione/traslazione di Lenin (tattica giudaica).
  • La logica giudaica di Lenin (comportamento talmudico).
  • È un razzista biologico filo-semita, come gli ebrei (comportamento talmudico).
  • È etnocentrico, ma a favore degli ebrei, non dei russi (tattica giudaica).
  • È il fautore della simulazione giudaica del “comunismo di guerra” (tattica giudaica).
  • Ha un comportamento fin troppo “filo-tedesco”.
  •  Il vero significato della frase “la fiducia è bene, il controllo è meglio” (tattica giudaica).
  • La proiezione giudaica di Lenin per l’omicidio di Yushinski (tattica giudaica).
  • La chutzpah di Lenin nel riproporre menzogne vecchie (tattica giudaica).
  • Lenin esternalizza l’antisemitismo (tattica giudaica).
  • Un giornale dell’epoca lo accusa di essere una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg.
  • Lenin ha affermato che il giudeo-capitalismo è un opposizione controllata (diversione strategica) del giudeo-bolscevismo.
  • La sua disputa con il Bund è una simulazione giudaica, ha anche avuto l’ipocrisia giudaica di proiettare su loro la germanofilia (tattiche giudaiche).
  • Il governo provvisorio è una diversione strategica del giudeo-bolscevismo, i dissapori tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, perché anche lui è un crittoebreo (tattica giudaica).
  • Nella sua famiglia si parla Yiddish (tattica giudaica).
  • Dice che gli ebrei non sono una nazione (tattica giudaica).
  • Ha “scoperto” di essere ebreo, come Gianfranco Fini, John Kerry, Madelaine Albright e tanti altri ebrei che “non sapevano di essere ebrei” (tattica giudaica).
  • Il suo ambiente familiare gode di ambiguità anagrafica/genealogica, come quelli di  Vladimir Putin,  Barach Obama, Meghan Markle e tanti altri… (tattica giudaica).
  • Ha parlato di mimetismo ideologico nei suoi scritti (tattica giudaica).
  • PER VERIFICARE: Nel libro di Lenin “Che Fare?”, è stato disperso materiale talmudico? Stalin ha forse concluso così in prigione, il suo addestramento talmudico?
  • Due fonti distinte ed esperte di questione ebraica sostengono che Lenin è ebreo di madre.

Elizabeth Dilling si sofferma sul cognome Ulyanov per mostrare l’ebraicità di Lenin:-“Lenin’s real name was Ulyanov. His father was of Mongol origin, his mother a German Jewess” [1].

Considerando che il nonno materno di Lenin si chiamava Israel ed era ebreo, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, sua nonna materna – se lo vogliamo considerare ebreo di madre, per la nostra definizione di ebreo – deve essere stata altrettanto ebrea, questo farebbe di Lenin un ebreo per metà. Solgenitsin riassume così il suo albero genealogico: “Lenin era un meticcio, generato da razze differenti: il suo nonno paterno, Nikolai Vassilievic, era di sangue calmucco e ciuvascio, la sua nonna, Anna Alekseievna Smirnova, era una calmucca, un altro suo nonno, Israel (Alessandro era il suo nome di battesimo) Davidovic Blank, era ebreo, un’altra sua nonna, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, era figlia di un tedesco e di una svedese, Anna Beata Estedt” [2].

Luigi Cabrini invece parla del “”compagno” massone tedesco, figlio di madre ebrea, Vladimiro Ulyanov (Lenin) spedito, in vagone sigillato” [3] (dalla Svizzera in Russia, passando per la Germania). Cabrini, ha ricevuto nutriti dossier da Giovanni Preziosi, sulla presenza ebraica in Italia, e su massoni eccellenti sparsi per il mondo. Quindi se aggiunge che Lenin è un massone, in via del tutto eccezionale, come già precisato, gli concediamo fiducia. In altri punti del libro gli dà del meticcio, ma non conosciamo casi di ebrei per un quarto che usano le tattiche giudaiche, mentre crediamo che un ebreo per metà possa rientrare benissimo nel novero del problema ebraico. Un ebreo per metà, è per noi un ebreo, un ebreo solo per un quarto non può considerarsi tale secondo noi.

Quindi per “ebreo di madre”, volendolo intendere in senso stretto, dovremmo ipotizzare che la madre di Lenin sia al cento per cento ebrea, ma per quello che ne sappiamo potrebbe avere ascendenze ebraiche anche da parte paterna.

Infatti il vero problema è che il cognome di Lenin potrebbe anche non essere mai stato Ulyanov, bensì Goldberg, come vedremo in seguito, e poi Cabrini ci segnala che è un “massone tedesco”, quando ufficialmente è nato in Russia. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la madre di Lenin apparteneva ai Blank, una famiglia di ebrei aschenaziti, anche “tedeschi”, diventati cristiani per conversione strategica.

  • Lenin ha parlato spesso di diversione strategica (tattica giudaica).

Eric Hufschmid sostiene che “Lenin continuava a ripetere che il modo più semplice per avere il controllo sui dissidenti è quello di fondarne i relativi movimenti, finanziarne i manifestanti, instaurarne i capi, e pilotarne il pensiero” [4]. Questa si chiama diversione strategica, è una tattica giudaica della quale abbiamo già dimostrato l’ebraicità. La citazione esatta si trova probabilmente nei “Quaderni Filosofici” di Lenin.

  • Le menzogne per omissione/traslazione di Lenin (tattica giudaica).

Quando Lenin dice che “la pace è un’altro modo di continuare la guerra”, compie una menzogna per omissione, perché omette di dire che la guerra viene continuata in altri modi contro la Russia e il suo popolo, non contro il capitalismo o la Germania (o almeno non subito contro quest’ultima). Solgenitsin porta più di una prova al riguardo, ma limitiamoci a riportare che per lui non si può scendere a patti col giudeo:-“La Germania di Guglielmo II ha aperto la strada a Lenin perché distruggesse la Russia e, ventotto anni più tardi, si è ritrovata divisa per mezzo secolo” [5]. Solgenitsin cita anche esempi per Russia, Inghilterra, Finlandia, e Polonia, evidenziando come il giudeo, da dietro le quinte della storia, è riuscito ad ingannare più nazioni in più decenni.

  • La logica giudaica di Lenin (comportamento talmudico).

Per giustificare quella che abbiamo classificato come “la simulazione giudaica del comunismo di guerra”, Lenin si è espresso così: “Nel marzo 1921, Lenin pronunciò le seguenti parole al Congresso del Partito: “Fintantoché non c’è rivoluzione negli altri paesi, impiegheremo decine di anni a cavarcela, perciò non bisogna esitare a prelevare centinaia di milioni, se non addirittura miliardi sulle nostre inesauribili ricchezze in materie prime, per ottenere l’aiuto del grande capitalismo moderno” [6]. Orbene questa si chiama logica giudaica, cioè l’uso delle scuse più assurde da parte degli ebrei per giustificare i loro crimini più orribili.

La parafrasi di quello che ha detto Lenin è più o meno questa:-“È proprio perché vogliamo distruggere il capitalismo che dobbiamo dare tutto quello che abbiamo al capitalismo, ottenendo così il suo aiuto a distruggerlo”.

  • È un razzista biologico filo-semita, come gli ebrei (comportamento talmudico).

Lenin avrebbe anche detto la frase  “”An intelligent Russian,” […] “is almost always a Jew or someone with Jewish blood in his veins” [7] (“Un russo intelligente,” […] è quasi sempre un ebreo o qualcuno con sangue ebreo nelle sue vene”). Questo è chiaramente filo-semitismo razzista un po’ ingiustificato.

  • È etnocentrico, ma a favore degli ebrei, non dei russi (tattica giudaica).

Basta guardare le violazioni di numerus clausus degli ebrei nei commissariati sovietici. Il controllo su tali strutture apparteneva al Sovnarkom, in italiano Consiglio dei Commissari del popolo, del quale Lenin è stato presidente. Ogni commissario del popolo è a sua volta direttore di un Commissariato del popolo, in russo Narkomat. Nel 1920 era così composto:-“Presidente: Lenin (ebreo); Affari Esteri: Tjiljerin (russo); Nazionalità: Stalin (crittoebreo); Agricoltura: Protian (armeno); Istruzione: Lunacharsky (russo); Finanze: Larin (ebreo); Beni alimentari: Schlichter (ebreo); Affari militari e marittimi: Trotsky (ebreo); Controllo statale: Lander (ebreo); Public Land: Kauffman (ebreo); Lavoro: Schmidt (ebreo);  Sicurezza Sociale: Lelina (ebreo); Religione: Spitzberg (ebreo); Affari Interni: Zinoviev (ebreo); Salute: Anvelt (ebreo); Finance: Goukovsky (ebreo); Stampa: Volodarsky (ebreo); Elections: Uritsky (ebreo); Giustizia: Steinberg (ebreo); Refugees: Fenigstein (ebreo); Refugees (ass.): Savitj (ebreo); Refugees (ass.): Zaslovsky (ebreo)” [8].

Un altro esempio di etnocentrismo da parte di Lenin, è dato dalle modalità con le quali ha inserito un crittoebreo, Menjinski, alla direzione della Cheka, la polizia segreta giudeo-bolscevica.

Menjinski è un crittoebreo che si spaccia per polacco, grazie alla tattica giudaica del patrocinato nobiliare strategico. È una cellula fantasma per i seguenti motivi:

  • Per lo storico Paul Wieczorkiewicz, è un ebreo.

E per i marcatori di ebraicità a suo carico:

  • Le sue liti con Lenin sono simulazioni giudaiche (tattica giudaica).
  • Menjinski, proprio come Dzerjinski (ebreo), è un campione della diversione strategica (tattica giudaica).
  • È etnocentrico (tattica giudaica).
  • Proviene dalla nobiltà polacca, e alla luce dei casi precedenti abbiamo ragione di credere che tale nobiltà sia, oltre che un serbatoio, anche una sorgente di cellule fantasma (tattica giudaica).
  • Per lo storico Paul Wieczorkiewicz, è un ebreo.

Anche se potrebbe essere messa in discussione, questa illazione, viene fatta comunque da uno storico, e deve essere presa in considerazione, fermo restando che noi identifichiamo gli ebrei in base al loro modus operandi (marcatori d’ebraicità), e non in base a chi dice che questo o quel personaggio sono ebrei.

Ad ogni modo, la voce dei sionisti su internet, Wikipedia, riporta:-“Vyacheslav Menzhinsky, was born into a Polish-Russian family of teachers. According to historian Paul Wieczorkiewicz, Menzhinsky was a Jew, and he spoke every day in the Polish language, like other Jews in Congress. He graduated from the Faculty of Law at Saint Petersburg University in 1898″ (i bastardi hanno prontamente modificato questa versione troppo veritiera sulle origini di Menzhinsky, russificandolo, ma non importa, tanto sono i marcatori di ebraicità che contano, e quelli non li può cancellare nessuno, nda) [9].

  • Le sue liti con Lenin sono simulazioni giudaiche (tattica giudaica).

Menjinski accusa Lenin, prima della rivoluzione ebraica in Russia nel 1917, di essere un “gesuita politico”, che sfrutta il marxismo per i propri scopi: “In July 1916 Menzhinsky attacked Lenin in an anonymous article published in an emigre newspaper, Our Echo: “Lenin is a political Jesuit who over the course of many years has molded Marxism to his aims of the moment. He has now become completely confused…. Lenin, this illegitimate child of Russian absolutism, considers himself not only the natural successor to the Russian throne, when it becomes vacant, but also the sole heir of the Socialist International. Should he ever come to power, the mischief he would do would not be much less than that of Paul I (the Tsar who preceded Alexander I). The Leninists are not even a faction, but a clan of party gypsies, who swing their whips so affectionately and hope to drown the voice of the proletariat with their screams, imagining it to be their unchallengeable right to be the drivers of the proletariat”” [10].

Inutile dire che, come in ogni simulazione giudaica che si rispetti, se un criminale giudaico ti chiama agente doppio, tu in cambio lo fai diventare Commissario del Popolo alle Finanze!

“Lenin appointed Menzhinsky as People’s Commissar of Finance. According to David Shub, the author of Lenin (1948), Lenin told him: “You are not much of a financier, but you are a man of action”” [11].

Dopodiché Lenin, non contento, lo inserisce nei ranghi dell’istituzione preferita dagli ebrei: la Cheka.

“”After October he was made People’s Commissar of Finance, but created such chaos that he was quickly removed. Then, in 1919, Lenin suddenly remembered that Menzhinsky was a lawyer and found a suitable place for him in the senior ranks of the Cheka”” [12].

  • Menjinski, proprio come Dzerjinski (ebreo), è un campione della diversione strategica (tattica giudaica).

Tradotto dal russo all’inglese col traduttore automatico del browser, sul sito dell’FSB (servizio segreto dell’attuale Federazione russa), leggiamo:

“”Sent by the Central Committee on the orders of Dzerzhinsky,” written by him in the KGB questionnaire in the “recommendations” column. So in September 19th, Vyacheslav Menzhinsky, the former people’s commissar of finance and the consul general in Berlin, gets into the thick of the Lubyanka” [13].

He turned out to be a born counterintelligence officer. It was under his direct leadership of the OGPU that he conducted his first brilliant operations: Trust, Syndicate-2, when the largest anti-Soviet centers were completely defeated, and their leaders Savinkov, Reilly were lured to Russia and arrested” [14].

Difficile che la prosecuzione di due diversioni strategiche come “Trust” e “Syndicate-2”, in un organismo come la OGPU – pieno zeppo di ebrei – vengano affidate ad un gentile, quando gli ebrei usano questa tattica giudaica da migliaia di anni.

  • È etnocentrico (tattica giudaica).

Solgenitsin racconta che la Ceka “rivelava i nomi di coloro che servivano nelle sue fila con la più grande parsimonia – la sua forza era nel segreto che avvolgeva il suo lavoro. Ma ecco che scocca l’ora di celebrare il decimo anniversario della gloriosa Ceka!” [15]. Infatti in un “numero speciale delle Izvestia, possiamo ugualmente scoprire una grande foto: Menjinski, un sorriso beffardo sulle labbra, fiancheggiato dal suo fedele e taciturno Iagoda (ebreo nda), ma anche Trilisser (ebreo nda) – non poteva non essere là” [16]. Menjinski è stato nei ranghi della Ceka almeno dal 1921, ed è diventato direttore della struttura nota come OGPU il 30 luglio 1926. L’anniversario della Ceka si è celebrato nel 1927, e deve essere da direttore dell’OGPU che  Menjinski si fa ritrarre  insieme a Iagoda e Trilisser, col privilegio di comparire sulle Izvestia. Menjinski muore nel 1934 mentre è ancora direttore dell’OGPU, e successivamente, durante le grandi purghe di Stalin, Iagoda dirà di aver usato il modulo kennedy su Menjinski, in altre parole dirà di averlo ucciso per avvelenamento. Menjinski non ha certo inserito dei russi nei ranghi dell’OGPU, si è tenuto gli ebrei al suo fianco fino a quando non è stato probabilmente eliminato, dai suoi stessi compagni di merende, quindi è giusto dire che era etnocentrico.

  • Proviene dalla nobiltà polacca, e alla luce dei casi precedenti abbiamo ragione di credere che tale nobiltà sia, oltre che un serbatoio, anche una sorgente di cellule fantasma (tattica giudaica).

La nobiltà polacca sembra proprio una tana di crittoebrei. Lo abbiamo potuto constatare con il caso di Dzerjinski e la serie dei falsi Dimitri. Abbiamo perciò ragione di credere che tale nobiltà sia una sorgente così come un serbatoio di cellule fantasma. Una sorgente di cellule fantasma, è il luogo o l’evento con il quale tali cellule fantasma vengono prodotte. Un serbatoio di cellule fantasma è invece il luogo nel quale solitamente possono essere rinvenute. Ad esempio, se il voto di castità da parte di prelati marrani è rispettato, allora la Chiesa Cattolica è un serbatoio di cellule fantasma ma non una sorgente di tali cellule. L'”Olocausto” degli ebrei, è invece una sorgente di cellule fantasma, perché giustifica l’utilizzo della tattica giudaica nota come dispersione strategica (tattica delle cellule fantasma). Il serbatoio diventa quindi delocalizzato perché i figli degli ebrei vengono dispersi in diverse famiglie di gentili. Il meccanismo è identico a quello utilizzato dagli armeni durante il loro Olocausto, avvenuto decenni prima di quello ebraico. Nel caso della nobiltà polacca, invece, questa è una sorgente di cellule fantasma perché è composta da crittoebrei che si legano ad altri crittoebrei generando altri crittoebrei come loro. Ma è anche un serbatoio di cellule fantasma, perché i crittoebrei nobili polacchi non si spostano da dove sono nati, si ritrovano e si accumulano sempre nella nobiltà polacca. In altre parole, se le cellule fantasma non si spostano dalla loro sorgente, questa coincide col serbatoio.

Adesso però torniamo ai marcatori di ebraicità riguardanti Vladimir Lenin:

  • È il fautore della simulazione giudaica del “comunismo di guerra” (tattica giudaica).

“Alla fine del 1926, “la Russia era già entrata nella seconda fase della reazione comunista che si tradusse […] nel completo smantellamento della NEP. Questo processo iniziò con l’interdizione del commercio privato delle granaglie. Poi, questa misura fu estesa al cuoio, agli oleosi, al tabacco […] Si chiusero mulini, burrifici, manifatture di tabacco. Nel corso dell’estate 1927, si cominciò a procedere alla fissazione dei prezzi di vendita nel commercio privato. Ormai, la maggior parte degli artigiani si ritrovarono senza lavoro, in mancanza di materie prime” [17].

“La situazione delle piccole città delle regioni occidentali commosse la comunità ebraica internazionale. Nel 1922 (al termine del “comunismo di guerra”), Pasmanik scrisse non senza qualche esagerazione: “Sotto il bolscevismo, gli ebrei sono puramente e semplicemente condannati a sparire”; il trionfo dei bolscevichi ha trasformato “tutti gli ebrei russi in un branco di mendicanti” [18]. (Qui viene usata la strategia della compassione, a mezzo di iperbole strategica, esagerando le proprie sofferenze nda).

“Tuttavia, non è questo che l’Occidente voleva sentire. L’opinione pubblica – compresi gli ebrei – vi restava benevola nei confronti del potere sovietico […] Dal canto suo, la propaganda sovietica si dava abilmente da fare per magnificare addirittura la prosperità e le prospettive aperte agli ebrei. Questa sensazione generale di simpatia permetteva ai dirigenti sovietici di ottenere più facilmente l’aiuto finanziario dell’Occidente, particolarmente quello dell’America. Senza questo aiuto, erano incapaci di uscire dal marasma economico provocato dal glorioso “comunismo di guerra”” [19].

““E l’affare fu concluso: il capitalismo moderno non ricalcitrò a rubacchiare un po’ delle ricchezze della Russia. Nell’autunno 1922, fu fondata la prima banca sovietica internazionale – la “Roskombank”, con a capo personalità che ci sono già familiari: Olof Aschberg, che aveva drenato verso Lenin l’aiuto internazionale durante tutta la rivoluzione, ex banchieri del tempo degli zar (Schlesinger, Kalachkin, Ternovski), e Marc Mei, che tanto aiutò i Soviet negli Stati Uniti; si elaborò un sistema di scambio in base al quale tutti i fondi disponibili “dovevano servire all’acquisto negli Stati Uniti di beni per uso civile”. Il segretario di Stato americano ebbe un bel protestare che si trattava “di un riconoscimento de facto dei Soviet”, non venne ascoltato. Dal canto suo, il professor G. Kassel, consigliere presso la “Roskombank”, coniò questa formula: “Non sarebbe ragionevole abbandonare la Russia al suo destino, tenuto conto delle risorse di cui dispone” [20]. “E così arrivarono nell’URSS i primi concessionari – tanto attesi, tanto desiderati dai Soviet! – con, tra loro, il preferito di Lenin, Armand Hammer. Sin dal 1921, “è negli Urali […] dove decide di contribuire alla rinascita dell’industria di questa regione”; ottiene la concessione dei giacimenti di amianto di Alapaievsk. In una nota del 14 ottobre 1921 indirizzata ai membri del Comitato centrale, Lenin annuncia che il padre di Hammer “dà un milione di pud* di grano agli operai degli Urali a condizioni molto vantaggiose e si incarica di rivendere le preziose produzioni degli Urali in America” [21]. “Più tardi, in cambio di consegne di matite ai Soviet, Hammer esportò senza vergogna i tesori delle collezioni imperiali. (Ritornò frequentemente a Mosca, sotto Stalin come sotto Kruscev, e continuò a importare intere navi da carico piene di icone, quadri, porcellana, pezzi di oreficeria di Fabergé)”” [22].

Il cosiddetto “comunismo di guerra”, aveva anche un’altro scopo: l’applicazione della tattica giudaica nota come “RIMPASTO DELL’INTELLIGHENZIA”. In altre parole, la parte acculturata e con capacità gestionali, di una nazione, viene eliminata dagli ebrei, che si sostituiscono ad essa. Il rimpasto dell’intellighenzia può essere lento e graduale, oppure immediato, per eliminazione diretta della precedente intellighenzia. Nel caso della Russia Sovietica, ciò si è svolto in maniera violenta, in varie tappe, una delle quali è appunto il “comunismo di guerra”, anche se si tratta in realtà dell’eliminazione della borghesia media e piccola, ciò non deve trarre in inganno, perché quando si tratta del popolo ebraico, anche piccola e media borghesia partecipano alle simulazioni giudaiche e hanno un quadro più o meno chiaro di ciò che ha in mente l’intellighenzia vera e propria. Infatti, all’inizio “del 1927, Bucharin dichiarò nel corso di una conferenza del Partito che “durante il comunismo di guerra, abbiamo ripulito tanto la grande borghesia quanto quella media e piccola”. Non appena è stata misurata la libertà di commercio, “la piccola e media borghesia ebraica ha occupato le posizioni della piccola e media borghesia russa […] Si osserva pressappoco la stessa cosa con la nostra intellighenzia russa che si è ribellata e ha fatto del sabotaggio: qui o là, è stata l’intellighenzia ebraica a prenderne il posto”. Per di più, “la borghesia e l’intellighenzia ebraiche hanno lasciato le regioni dell’Ovest e le città del Sud per concentrarsi nel centro del paese”. Ed ecco che “non è raro che nel seno stesso del nostro Partito si manifestino tendenze antisemite, in un certo qual modo una leggera deviazione […] Compagni, dobbiamo combattere spietatamente l’antisemitismo” [23].

  • Ha un comportamento fin troppo “filo-tedesco”.

Aleksandr Solgenitsin si è fatto la sua idea, su chi fossero in realtà Trotsky e Lenin:-“La prima azione di rilievo dei bolscevichi consistette, firmando la pace di Brest-Litovsk, nel cedere alla Germania una enorme porzione del territorio russo, per consolidare il loro potere sulla parte restante. Il capo della delegazione firmataria era Ioffré; il capo della politica estera Trotzkij. Il suo segretario e procuratore, I. Zalkin, aveva occupato il gabinetto del compagno Neratov al ministero e operato una purga in seno al vecchio apparato per creare un nuovo organismo, il Commissariato agli Affari esteri. Nel corso delle audizioni effettuate nel 1919 al Senato americano sopra citate, il dottor A. Simons, che dal 1907 al 1918 era stato decano della Chiesa episcopaliana metodista di Pietrogrado, fece un interessante osservazione: “Mentre non avevano peli sulla lingua per criticare gli alleati, Lenin, Trotzkij e i loro accoliti non hanno mai espresso – almeno a quanto mi risulta – il minimo biasimo nei confronti della Germania” [24].

L’autore Pietro Ratto, traducendo in italiano un articolo del Der Spiegel, ci segnala:-”

16 novembre 1917. I compagni Polivanov e Zalkind, alti funzionari del Commissariato per gli Affari Esteri dell’appena nato regime bolscevico, firmano un documento indirizzato al Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, Lenin. Sul documento si legge: “Secondo la risoluzione presa alla riunione dei commissari del popolo compagni Lenin, Trotskij, Podvojskij, Dybenko, Volodarskij, abbiamo eseguito quanto segue:

1) nell’archivio del ministero della Giustizia dall’incartamento sul “tradimento” dei compagni Lenin, Zinoviev, Kamenev, Kollontaj, ecc. abbiamo tolto l’ordine della banca imperiale germanica n. 7433 del 2 marzo 1917 con l’autorizzazione di un pagamento ai compagni Lenin, Zinoviev, Kamenev, Trotskij, Sumenson, Kozlovskij, ecc. per la propaganda di pace in Russia.

2) Sono stati controllati tutti i registri della Nya Banken di Stoccolma contenenti i conti dei compagni Lenin, Trotskij, Zinoviev, ecc., aperti dietro l’ordine della banca imperiale germanica n. 2754“” [25].

Pietro Ratto continua così:-“Il 17 di quel mese un telegramma era partito da Stoccolma. Il capo dei servizi segreti tedeschi avvisava Berlino: “L’ingresso di Lenin in Russia è riuscito. Sta lavorando esattamente come richiesto“” [26].

E sintetizza in breve i finanziamenti ai giudeo-bolscevichi:-“Se ne evince che per ben quattro anni il solo Ministero degli Esteri tedesco versò nelle casse sovietiche 26 milioni di marchi (circa 75 milioni di euro attuali). Ma i finanziamenti totali furono molto più ingenti, e si concretizzarono in armamenti, esplosivi e, naturalmente, molti, molti soldi. Anzi, il periodico tedesco sostiene che già nel settembre 1914, a guerra appena iniziata, “due personaggi particolarmente influenti” avessero ricevuto dal Kaiser un anticipo di 50 mila marchi d’oro per mettere in piedi in Russia un’insurrezione che, una volta verificatasi, avrebbe ottenuto un’ulteriore copertura tedesca di altri due milioni di marchi” [27].

È evidente che i “due personaggi molto influenti” sono Trozkij e Lenin. E a giudicare dal virgolettato del capo dei servizi segreti tedeschi dell’epoca, non ci sorprende affatto che  Lenin sia stato accusato di essere un agente tedesco.

  • Significato della frase “la fiducia è bene, il controllo è meglio” (tattica giudaica).

Quando Lenin dice la frase “la fiducia è bene ma il controllo è meglio”, parla della tattica giudaica di infiltrare tutte le fazioni (ciò rappresenta il controllo) e della tattica del ricatto dell’intellighenzia (basato sulla fiducia reciproca) al fine di ottenere gentili corrotti tra le nazioni e/o gentili del sabato, servi degli ebrei. Ovviamente avere dei gentili del sabato infiltrati nelle nazioni dei gentili è bene (ma ci si basa sulla fiducia), mentre avere dei consanguinei ebrei o crittoebrei è meglio (rappresenta il vero controllo).

Anche Aleksandr Solgenitsin ha parlato di tale tattica nel suo saggio “Warning To The West”:

“A system that, in the 20th Century, was the first to introduce the use of hostages, that is to say, not to seize the person whom they were seeking, but rather a member of his family or someone at random, and shoot that person.

This system of hostages and persecution of the family exists to this day. It is still the most powerful weapon of persecution, because the bravest person, who is not afraid for himself, still shivers at the threat to his family” [28].

E Alfred Rosenberg è arrivato alle stesse conclusioni:

“The remnant of Russian intellectuals, that had survived the massacres, was forced to take service under the Jews by the application of the clever stratagem of decreeing all their relatives as hostages, a guarantee for their good behaviour, for their willingness to work and for their efficient zeal in the furtherance of bolshevist enterprises.
Stupefied by hunger and the ever present menace of death, continually surrounded by spies disguised as political commissaries, they had no other choice than to put their practical knowledge and their expert intelligence to the service of their merciless enemies. Many, indeed, have preferred death, but many have yielded. The supremacy of the Jews is complete” [29].

  • La proiezione giudaica di Lenin per l’omicidio di Yushinski (tattica giudaica).

In merito all’omicidio rituale ebraico di Yushinski (meglio noto come “caso Beiliss”), Lenin ha affermato che ad ucciderlo è stato un cristiano, quando il profilo delle ferite inferte ad Andrei è compatibile con il processo di dissanguamento operato dagli ebrei in questi omicidi:

“The ex-General Alexandre Netchvoldov of the Russian Imperial Army, tells us the rest in an article, “La Russie et les Juifs,” in Le Front Unique, published at Oran, 1927, p. 59: Quoting Evrijskaja Tribuna of 24th August, 1922, he says “that at a visit of the Rabbi of Moscow to Lenin, the first word Lenin said to his visitor was to ask him if the Jews were satisfied with the Soviet tribunal which had annulled the Beiliss verdict, saying that Joutchinksy had been killed by a Christian!”” [30].

Si tratta chiaramente di una proiezione giudaica, il signorino non mostra alcun dubbio, non gli passa per la mente neanche per un secondo, che possano essere stati gli ebrei ad uccidere Yushinski. Distrutte le prove da parte di Kerenski, non è stato poi difficile da parte dei giudeo-bolscevichi cambiare il verdetto del processo Beiliss!

  • La chutzpah di Lenin nel riproporre menzogne vecchie (tattica giudaica).

Lenin ha detto la frase: “Una menzogna ripetuta in continuazione diventerà la verità”. La citazione è più o meno questa, e verrà puntualmente ripetuta da altre cellule fantasma come Joseph Stalin (ebreo) e Adolf Hitler (ebreo). Queste tre persone conoscono molto bene il valore di riproporre menzogne vecchie, come lo sanno gli ebrei nelle loro “risposte” ai revisionisti dell’Olocausto, così come lo sa Mark Regev (ebreo), quello che ha affermato che i cinque “israeliani danzanti” – che sono stati visti festeggiare la caduta del primo edificio delle Torri Gemelle – non sono in alcun modo collegati al Mossad, quando un alto ufficiale che ha voluto restare anonimo, ha dichiarato sul Forward che almeno tre di loro erano degli agenti del Mossad. Non appena il Forward ha rimosso furbescamente la notizia dai suoi archivi, altrettanto furbescamente Regev ha riproposto menzogne già smontate, un esempio perfetto…

Riproporre menzogne vecchie è chutzpah o comunque una sua forma, a quanto ci dice Alain Soral: “This is the chutzpah, which consists in repeating counter-truths with a smile on their lips thinking that the morons will believe it” [31].

  • Lenin esternalizza l’antisemitismo (tattica giudaica).

Esternalizzare l’antisemitismo è una tattica giudaica, consiste nell’asserire che l’antisemitismo viene infiltrato nella nazione ospite da una nazione nemica, in questo modo gli ebrei possono fingersi amici dei gentili nella nazione che infettano e dire “vedete, non siete voi ad essere antisemiti, sono i nostri nemici ad esserlo, e sono sempre loro a fomentare l’antisemitismo a casa nostra”. Degli esempi verranno forniti successivamente.

Quanto a Vladimir Lenin, anche lui ha utilizzato tale tattica giudaica, Aleksandr Solgenitsin ne riporta l’utilizzo da parte di quest’ultimo:

“Al culmine di questo stesso 1918, Lenin registrò su grammofono un “discorso speciale sull’antisemitismo e gli ebrei”. Egli vi denuncia “la maledetta autocrazia zarista che ha sempre lanciato contro gli ebrei gli operai e i contadini incolti. La polizia zarista, aiutata dai proprietari terrieri e dai capitalisti, ha perpetrato pogrom antiebraici. L’ostilità verso gli ebrei è tenace solo là dove il complotto capitalista ha definitivamente oscurato la mente degli operai e dei contadini […] Tra gli ebrei ci sono operai, uomini di fatica, essi sono la maggioranza. Sono nostri fratelli, oppressi come noi dal capitalismo, sono nostri compagni che lottano con noi per il socialismo […] Male incolga al maledetto zarismo! […] Vergogna a quelli che seminano l’ostilità verso gli ebrei!” [32]. Solgenitsin commenta in questo modo le prese di posizione di Lenin sugli ebrei:- “In fondo, a causa del suo internazionalismo e in seguito alla sua disputa con il Bund nel 1903, Lenin condivideva la tesi che non c’è e non può esserci affatto una “nazionalità ebraica”; che questa è una macchinazione reazionaria che disunisce le forze rivoluzionarie” [33]. E continua:-“Di conseguenza, Lenin vedeva nell’antisemitismo una manovra del capitalismo, una facile arma tra le mani della controrivoluzione, qualcosa che non era naturale” [34].

  • Un giornale dell’epoca lo accusa di essere una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg.

Nel secondo volume de “La Rivoluzione Russa” del giornalista Enzo Biagi, sottotitolato “La battaglia per sopravvivere” leggiamo questo:

“Secondo il “Figaro”, Lenin è il ‘pallido zar della canaglia’. Gustave Hervé, vecchio rivoluzionario e antipatriota, definisce Lenin e i suoi accoliti << un mucchio di traditori, di dottrinari, di maleteste, di illusi, di ignoranti >>. << Ah! >> esclama Hervé << perché Kerenski ha soppresso la potenza del knut**? >> In generale, per la stampa francese, Lenin e i bolscevichi non sono che dei Bronstein, dei Rosenfeld, dei Goldmann, << una banda di ebrei rinnegati, traditori della comunità israelitica, traditori della patria, traditori degli alleati di quest’ultima e di tutta quanta l’umanità >>.

Il ”Journal de Genève” che rimane ‘il foglio più reazionario d’Europa’, come lo definiva Karl Marx, non voleva certamente passare per meno antibolscevico dei suoi confratelli parigini. Eppure, dimenticando di stabilire gli accordi del caso, a volte i giornali facevano passare Lenin come un pangermanista intossicato dal marxismo, a volte affermavano che, durante il suo soggiorno in Svizzera, egli si fosse dato alla teoria della violenza di Georges Sorel!

Vladimir Ilic è russo al cento per cento. Il “Matin” che sa tutto scoprì che Lenin altro non era che una spia tedesca, << il cui vero nome sarebbe Goldberg >>! Tripla manifestazione d’antigermanismo, d’antibolscevismo e d’antisemitismo!” [35].

Ad oggi sappiamo che non è vero che Lenin è russo al cento per cento, ufficialmente lo è per tre quarti. Ma i marcatori d’ebraicità sono d’accordo con il Matin. Se Lenin è più ebreo di quello che da a vedere, e il suo vero nome è davvero Goldberg, allora si tratta di un figlio ebreo disperso in una famiglia composta per la maggior parte da gentili, come di regola dovrebbe essere la famiglia Ulyanov. In altre parole Vladimir Lenin è uno splinter cell, una cellula fantasma. Quanto ad Enzo Biagi, è molto bravo nelle sue inversioni accusatorie, ma non reggono alla prova dei fatti, cioè delle violazioni di numerus clausus palesi in seno all’intellighenzia sovietica degli anni venti. Il “Journal de Genève” invece lo abbiamo già incontrato per parlare dell’insider racket commesso dagli ebrei durante la guerra civile tra Armata Rossa e Armata Bianca, e se su tale giornale è stato scritto che Lenin era un pangermanista, non c’è motivo per non crederci. Il pangermanesimo, come il panislamismo wahabita o quello di Erdogan o quello di Alija Izetbegovic, sono il sintomo dell’infiltrazione ideologica, attraverso il mimetismo ideologico, dei moduli ideologici insiti nell’imperialismo giudaico, che si evince dalla letteratura rabbinica. Ma in un articolo a parte sarà necessario discutere l’origine giudaica di queste forme di imperialismo, dopotutto Israele ha saputo inserirsi, con l’ideologia sionista, all’interno dei progetti colonialistici delle grandi potenze dell’Ottocento, come ad esempio l’Inghilterra, che non a caso è stata ribattezzata l'”Israele britannico” per via delle vaste operazioni di sovversione ideologica attuate in quel paese, sempre per il tornaconto del giudeo. Un raffronto tra gli scritti di Sorel e quelli di Lenin potrebbe essere necessario per l’individuazione di moduli ideologici di stampo talmudico, abilmente camuffati per compartimentazione dei moduli, come ha saputo fare Karl Marx con il suo “Il Capitale”.

Esiste anche un’altra accusa, non solo di crittoebraicità, ma di autentica dispersione strategica (o tattica giudaica delle cellule fantasma, come l’abbiamo finora chiamata), a carico di Lenin. Tale accusa è stata formulata dal conte zarista Arthur Cherep-Spiridovich, nella sua opera “Secret World Government or The Hidden Hand”:-“Lenin (or Oulianov by adoption, originally Zederbaum, a Kalmuck Jew, married a Jewess, and whose children speak Yiddish) is no more. The press assures us, women fainted and leaders wept . Such is the report published by the press . Who purveys such ‘gup’ to swallow and what is its object? The Hidden Hand wangles it into our press” (The Patriot . Jan. 31, 1924, Capt. A. Proctor” [36].

In altre parole Lenin sarebbe stato adottato/disperso nella famiglia Ulyanov, ed è stata quasi sicuramente sua madre adottiva, per metà ebrea, ad averlo indirizzato verso quegli ambienti ebraici/crittoebraici, che gli avrebbero poi fornito l’addestramento rabbinico/talmudico necessario per ingannare il popolo russo. Ad ogni modo, anche se da soli i marcatori d’ebraicità non possono fare una distinzione tra i due (Goldberg e Zederbaum), noi sosteniamo la versione del quotidiano “Matin”, anche perché Spiridovich non fornisce alcuna prova – per giustificare come possa aver affermato che Lenin è uno Zederbaum, anziché un autentico Ulyanov – mentre il “Matin” sembra informato quanto il “Journal de Genève”, sulla questione giudaica.

  • Lenin ha affermato che il giudeo-capitalismo è un’opposizione controllata (diversione strategica) del giudeo-bolscevismo.

In  uno dei suoi discorsi, raccolti nel libro “Warning To The West”, Solgenitsin ci fornisce alcune citazioni di Lenin molto interessanti, perché dipingono il giudeo-capitalismo come una diversione strategica del giudeo-bolscevismo:

“This is something which is almost incomprehensible to the human mind: that burning greed for profit which goes beyond all reason, all self-control, all conscience, only to get money.

I must say that Lenin foretold this whole process. Lenin, who spent most of his life in the West and not in Russia, who knew the West much better than Russia, always wrote and said that the western capitalists would do anything to strengthen the economy of the USSR. They will compete with each other to sell us goods cheaper and sell them quicker, so that the Soviets will buy from one rather than from the other. He said: They will bring it themselves without thinking about their future. And, in a difficult moment, at a party meeting in Moscow, he said: “Comrades, don’t panic, when things go very hard for us, we will give a rope to the bourgeoisie, and the bourgeoisie will hang itself.”

Then, Karl Radek, whom you may have heard of, who was a very resourceful wit, said: “Vladimir Ilyich, but where are we going to get enough rope to hang the whole bourgeoisie?

Lenin effortlessly replied, “They’ll supply us with it“” [37].

  • La sua disputa con il Bund è una simulazione giudaica, ha anche avuto l’ipocrisia giudaica di proiettare su di loro la germanofilia (tattiche giudaiche).

In questo interessante aneddoto, si vede un crittoebreo, Lenin, accusare di parassitismo gli ebrei bundisti, per bocca di Plechanov. Infatti, nel 1917, il cosiddetto Comitato esecutivo “combatté l’antisemitismo con la massima energia […] (anche nda) rifiutando di far entrare Plechanov in seno a questo Comitato, si sanzionò il suo articolo diretto contro il Bund, “La tribù dei parassiti”, reso famoso da Lenin” [38].

È patetico anche che dei documenti tedeschi classifichino Lenin come agente doppio dei loro servizi segreti in funzione anti-russa, mentre tale agente doppio accusa di germanofilia il Bund. Infatti Solgenitsin giustamente si chiede, in riferimento all’atteggiamento degli ebrei verso la Russia durante la Prima Guerra Mondiale, “nel 1914 […] in nome di cosa aiutare l’esercito russo? In nome della Zona di residenza? Al contrario, la guerra non lasciava balenare la speranza di una liberazione? Con l’arrivo degli austriaci e dei tedeschi, non si sarebbe comunque instaurata una nuova Zona di residenza, non si sarebbe mantenuto il numero chiuso negli istituti scolastici!” [39].

“È appunto nella parte occidentale della Zona di residenza che il Bund conservava influenza e Lenin ci informa che i suoi membri “sono in maggioranza germanofili e gioiscono della disfatta della Russia” [40]. “Apprendiamo ugualmente che, durante la guerra, il movimento ebreo autonomista Vorwarts adottò una posizione apertamente filo-tedesca” [41].

Nell’atteggiamento di Lenin verso il Bund, ipocrisia e proiezione giudaica si confondono, diventando una cosa sola.

  • Il governo provvisorio è una diversione strategica del giudeo-bolscevismo, i dissapori tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, anche lui è ebreo (tattica giudaica).

Kerensky, il primo ministro del governo Provvisorio che nel 1917 ha abolito la Zona di Residenza, permettendo così agli ebrei di infiltrare a piacimento tutta la Russia, è un agente crittosionista, ovvero una cellula fantasma. Le liti tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, e gli ebrei conoscono la crittoebraicità di entrambi. Quindi le barzellette su Lenin “goy del sabato” sono delle simulazioni giudaiche divergenti, utilizzate per sviare i sospetti dei gentili sull’ebraicità di Lenin.

Kerensky è una cellula fantasma a capo di una diversione strategica, per i seguenti motivi:

  • Documenti conservati negli Stati Uniti provano che il comportamento di Kerensky, è quello di un tipico diversore strategico.

“”To quote from the 1920 four-volume report of the New York State Committee Investigating Subversive Activities (headed by Senator Clayton R. Lusk): “Alongside of the provisional government headed first by Prince Lvov, the socialist and anarchist elements of Petrograd’s population established a Soviet of Soldiers’, Workmen’s, and Sailor’s Deputies… Its president was at first Tcheidze [Menshevik leader] and its vice-president Kerensky [leader of the socialist Social Revolution Party]. In May, 1917, the Soviet [Kerensky’s] forced the resignation of the first cabinet … Kerensky then succeeded Prince Lvov, the first premier of the provisional government, who proved to be a weak and vacillating character.” (Vol. 1, Page 218) Kerensky was “weak and vacillating,” not because he did not know about the Lenin-Trotsky revolution being financed by the Kuhn, Loeb cabal, and which was to follow him. The State Department papers herein show he knew every move in advance and did nothing about it. About five months after Kerensky became Russian Premier, the Bolsheviks took over. The wrecking Red work of Jewish Kerensky during his time in office is described in part as follows in the above N.Y. State Lusk Report: “The liberal decrees of the Provisional Government had destroyed the discipline of the army and the disintegration of the once powerful Russian military machine became complete.” (Page 219) “Kerensky’s Social Democrats distributed hundreds of thousands of leaflets among Russian soldiers” urging “that the soldiers should disobey their officers and lay down their arms.” (Page 215) The “swift success” of the final Revolution was “attributed in large measure by Lenin to a fortuitous cooperation between contending groups and factions.” (Page 217)” [42].

“While the Army was disintegrating, Premier Kerensky knowing all the time what was to
follow, was fluttering with small talk when the take-over by the Red murderers came in
November, 1917. The day of the “Coup D’Etat,” November 7, 1917, Ambassador Francis communicated with Lansing, telling him that the Secretary of the Embassy, Sheldon Whitehouse, had met Kerensky hurrying out of Petrograd, and acknowledging that the Bolsheviks held the city and the Ministers of his government would be arrested (page 224). From then on, the reports go like this: “All Ministers arrested except Kerensky.” “Bolsheviki took possession of Winter Palace where all Ministers except Kerensky were located, all Ministers except Kerensky in Peter and Paul Fortress.” Conflicting reports screen Kerensky’s safe exit, not a hair of his head being harmed. Kerensky later retired to New York, to live graciously after performing his part in the Russian Red Revolution.
It is plain to see from State Department papers that at first Ambassador Francis saw the “German money” financing the Bolsheviks as just that and nothing more. He sensed, however, that a general European revolution was being fomented. And his information came from the files of “Kontrerazvedka, Government secret service organized under Kerensky.” Concerning this, Ambassador Francis stated in February, 1918:“If so, unavoidable questions arise why K [Kerensky] did not use evidence against Bolsheviki last July.” “Many clues lead to Stockholm and Copenhagen.”” [43].

Bostunitsch, il dissidente che ha scritto “A Sea of Blood”, ci parla dell’enorme chutzpah di Kerensky, nello stracciare un mandato d’arresto per Trotsky, e nell’annichilire sezioni intere dell’esercito, oltre che della sua comodissima esfiltrazione mai del tutto chiarita. Bostunitsch spiega infatti che: “to provide a show for the friendly and pacifistic democracies there had to be street battles and a firing upon the Winter Palace, in the course of which Kerensky [the prime minister] (whose real name was Kirbis meaning “pumpkin”, a half-Jew) did not hesitate to send a battalion of women and young officer cadets into the jaws of a howling and murderous mob, where they were sadistically annihilated. Kerensky, meanwhile, dressed in a sailor suit, fled St. Petersburg. On the same day the infamous foreign minister of the provisional government, Paul Milyukov, also fled the scene.
Just before that, Kerensky had signed, for publicity reasons, an arrest warrant against the “traitor Trotsky” [Bronstein]. But when General Polovtsev showed up with his Cossacks in Trotsky’s apartment, there was Kerensky sitting in a plush armchair with Trotsky, enjoying liqueurs. He took the arrest warrant from the astonished general’s hand, theatrically tore it up, and sent the general on his way — a man who lacked the courage to simply arrest both of these scum, for in a revolution the first one to pick up his stick is on top. In any case, the Russian and foreign publics were treated to scenes of urban warfare and bloodshed — Aryan blood, of course — and the heroic vanguard of the proletariat, consisting of busted-out jailbirds, deserted soldiers, too-lazy-to-work thieves, foreign agents and other trash, were able to celebrate the collapse of all support for the old regime” [44].

Solgenitsin, nel capitolo sull’anno 1917, ci fa notare che nel corso “di questo stesso anno, non si rivela il minimo sospetto di sentimento nazionale russo nel ministro e storico Miliukov” [45]. “E nemmeno nell'”uomo forte della rivoluzione”, Kerenski. Mai. Un sospetto, invece, viscerale e permanente nei confronti degli ambienti conservatori e, in primo luogo, di coloro che difendevano la causa nazionale russa. E il 24 ottobre, nel suo ultimo discorso al Pre-parlamento, mentre le truppe di Trotzkij prendono d’assalto Pietrogrado, casa per casa, e il palazzo Maria è già in fiamme, Kerenski si prodiga per dimostrare che i giornali che ha appena proibito – il Rabotchy Put (la “Pravda”) dei bolscevichi e la Novaia Rus di destra – hanno lo stesso orientamento” [46].

Un primo ministro che si applica sull’aria fritta, diffusa a mezzo stampa dai giornali infiltrati dal giudeo, anziché concentrarsi sull’operato di quello che dovrebbe essere un suo oppositore – Trotzkij – è chiaramente un agente doppio, nel caso specifico è un diversore strategico.

Come se non bastasse già tutto questo, Solgenitsin ci fa una confessione:-“Nel 1975, a Parigi, l’ultimo comandante del reggimento di Kornilov, M.N. Levitov, mi dichiarò che abbastanza numerosi corpi di fanteria ebrei, promossi al tempo di Kerenski, restarono fedeli a Kornilov in occasione delle storiche giornate dell’agosto 1917” [47]. Il problema è che per “prevenire un colpo di stato bolscevico, il generale Kornilov, comandante in capo dell’esercito russo, marciò su Pietrogrado (nel mese di settembre nda), ma fu arrestato da Kerenski e imprigionato” [48].

Quando è Trotzkij a prendere d’assalto Pietrogrado non c’è nulla di strano, quando invece è Kornilov a farlo viene subito arrestato, grazie probabilmente anche ai “numerosi corpi di fanteria ebrei” che “restarono fedeli a Kornilov”. E per arrestare Kornilov c’è ovviamente bisogno di liberare Trotzkij, dalla sua finta prigionia.

  • La liberazione di Trotskij e degli altri bolscevichi per liquidare Kornilov è una simulazione giudaica (tattica giudaica).

Se l’episodio del generale Polovtsev incapace di arrestare sia Kerenski che Trozkij mentre bevono insieme anziché essere nemici, è vero, allora la liberazione di Trozkij per contenere il colpo di stato del generale Kornilov è una simulazione giudaica convergente***.

Il New York Times segnala:-“there was a dramatic reversal of Kerensky’s fortunes in mid‐July, when a Bolshevik adventurist attempt to seize power in Petrograd was suppressed (although Kerensky barely escaped being captured) and a number of Communist leaders, Trotsky among them, were jailed. The Provisional Government’s ordeal in quelling the uprising intensified conflicts within the Cabinet, and Prince Lvov, its nominal but shadowy Premier, resigned his office to Kerensky” [49].

Poi continua così:- “In early September Kornilov, believing he had Kerensky’s secret personal support, marched on Petrograd in an attempt at a coup detat. To counter this threat to the Government, Kerensky was obliged to seek help from the Left. Trotsky and other Communist leaders were released from prison as Kerensky appealed to the soviets and the populace of Petrograd to repulse Kornilov.

Lenin was quick to grasp and to exploit the Kornilov plot. Urging Bolsheviks to fight the general without building up Kerensky, he said, “We shall now show everybody the weakness of Kerensky”” [50].

“Kerensky himself regarded the Kornilov affair as decisive. He argued afterward that financiers, industrialists and Rightists had supported the general and that he had also enjoyed British and French backing” [51].

Tutto questo quando nel rapporto Lusk, come abbiamo visto, ci sono le prove che Kerensky sapeva della collusione dei bolscevichi con il governo tedesco. Era venuto a sapere di tale collusione attraverso il “Kontrerazvedka”, il servizio segreto da lui stesso organizzato. Quindi la liberazione di Trozkij per contrastare il generale Kornilov è una simulazione giudaica (convergente).

Perfino la marcia dello stesso Kornilov, su Pietrogrado, sembra una farsa, stando a quello che afferma il nipote di Kerensky, cioè Stephen Kerensky:

“One of the tantalising possibilities around the whole Kornilov affair is the role of the British. Now we know a few weeks, possibly a few days before the Kornilov rebellion that the American military attache William Judson wrote in a private letter that he believed something was going to happen but that the Americans would have clean hands: “suspicions could not attach to us”. So it’s very obvious that he had picked up that some allied representatives were playing with the idea of some kind of military counter-revolution. The question is: what was British involvement?

Now at some point, Commander Locker-Lampson of the Royal Navy Air Service, armoured car division which had been in Russia since 1915, was told that if Kornilov invited him or ordered him to his HQ, he was to take his armoured division of 500 men [and support Kornilov]. And he did. Now the only reports I know of this is what’s in grandfather’s book … [Locker-Lampson] went to Kornilov’s HQ and Kornilov tried to get to St Petersburg to close down the soviet and the railwaymen wouldn’t transport his men. So it was a farce” [52].

Di conseguenza non possiamo sapere se Kornilov abbia fatto parte della squadra di simulatori.

  • Ha mostrato la sua ipocrisia giudaica accusando Lenin di essere un agente tedesco, omettendo che anche lui è uno di loro, ha usato un’esca di verità su un amo di menzogne (tattica giudaica).

Lenin e Kerensky sono entrambi degli agenti doppi dei servizi segreti tedeschi, che nelle loro simulazioni giudaiche si accusano a vicenda, di essere degli agenti doppi:-“Kerensky, Lenin wrote during the revolution, was a “loud mouth,” an “idiot” and “objectively” an agent of Russian bourgeois imperialism.

Kerensky’s assessment of Lenin was scarcely less cordial. In his “Russia and History’s Turning Point,” published by Duell, Sloan & Pearce in 1965, the former Russian leader insisted that Lenin was a paid agent of the German General Staff who had thwarted the Provisional Government “with a stab in the back.”

“Lenin,” he wrote, “had no moral or spiritual objection to promoting the defeat of his own country.” He argued that “Lenin’s chief aim [in 1917] was to overthrow the Provi sional Government as an essential step toward the signing of a separate place [with Germany]”” [53].

Abbiamo già visto in un articolo sui finanziatori ebrei del giudeo-bolscevismo, che non solo Lenin, ma anche Kerensky, era un “paid agent of the German General Staff”. Il suo silenzio al riguardo, è la prova che dice la verità su un argomento mentre mente su un altro, tipica tattica giudaica, ovviamente presente nella letteratura rabbinica.

Dobbiamo ricordarci che “Appena arrivato a San Pietroburgo, Thompson si preoccupò di incontrare, presso l’ambasciata americana, Alexandr Kerensky (1881-1970), cui si premurò di assicurare l’appoggio economico di Wall Street al suo governo. Ma analogo appoggio fu assicurato ai bolscevichi, ai quali Thompson versò un milione di dollari, pagati sull’unica banca di San Pietroburgo sfuggita alla nazionalizzazione: la National City Bank dei Rockefeller“ [54]. Ma anche che “Thomas Lamont (1870-1948), incontrò David Lloyd George (1862-1945)Nel colloquio, Thompson assicurò il suo interlocutore che Trotskij e Lenin non erano agenti tedeschi e che un appoggio alla Rivoluzione bolscevica era necessario per fare sì che i russi continuassero la guerra contro la Germania“ [55].

Kerensky ha ricevuto i soldi dalla Federal Reserve americana e da Wall Street, e la Federal Reserve era in ottimi rapporti con la Khun Loeb & Co., banca letteralmente coniugata alla banca Warburg di Amburgo, che ha dato sostegno ai bolscevichi. In più secondo l’autore Pearson, per quanto riguarda Lenin, la ragione “delle sue frenetiche pressioni perché il partito agisse in ottobre sarebbe stata la notizia avuta da Berlino, secondo cui gli austriaci stavano per offrire a Kerensky un accordo di pace separata, e che questo avrebbe fatto crollare tutte le speranze dei bolscevichi di arrivare al potere” [56].

Dal canto suo, Kerensky può obiettare:-““The Germans needed a coup detat in Petrograd to stop Austria from signing a separate peace treaty. For Lenin, an immediate peace with Germany after his accession to power was the only way he could establish a dictatorship,” Kerensky wrote in 1965 in “Russia and History’s Turning Point.” Then he added:

“I am firmly convinced that the uprising of Oct. 24–25 was deliberately timed to coincide with the serious crisis in Austro‐German relations” [57].

In altre parole, agenti doppi del nemico sono sempre gli altri, e la pace separata con la Germania per consolidare il potere a discapito dell’altra fazione, la vogliono sempre gli altri. Lenin dice che è Kerensky a volere la pace separata con la Germania perché è un agente doppio, e Kerensky dice l’opposto ribaltando le accuse. Si tratta chiaramente di una simulazione giudaica ambivalente****.

  • È stato oggetto della tattica giudaica nota come “esfiltrazione all’ultimo secondo”, necessaria a salvare il capo di una diversione strategica.

“Kerensky always maintained that he had rejected an offer to be driven out of Petrograd under the American flag and that he had ridden boldly in his own automobile. Many his torians, however, dispute this. William Henry Chamberlain, writing in “The Russian Revolution” (Macmillan) and citing the American Ambassador in Russia, said:

“About 10 in the morning [of Oct. 25] Kerensky decided that his only hope was to make his way to the front and return at the head of reinforcements. One of his adjutants requisitioned a car which belonged to Secretary Whitehouse of the American Embassy; and Kerensky made off in this car, which carried the American flag and, aided by this dis guise, slipped through the numerous Bolshevik patrols which were already active in the city”” [58].

Mentre tutti i ministri del Governo Provvisorio vengono arrestati dai bolscevichi, Kerenski e Miliukov si salvano, scomparendo entrambi dalla circolazione il 24 ottobre 1917. Si chiama esfiltrazione all’ultimo secondo, molti casi del suo utilizzo sono, ancora oggi, discussi tra gli storici, ma quello più lampante è sicuramente il caso dei due agenti provocatori dell’FSB, esfiltrati all’ultimo secondo, poco prima che Vladimir Putin, uccidesse terroristi ceceni e civili russi in una strage strategica col letale gas Sarin, presso il teatro Dubrovka. Ma questa è un’altra storia.

  • Un libro edito in Russia, AFFERMA CHE KERENSKY È UNA CELLULA FANTASMA ED È IL FIGLIO DISPERSO DELLA TERRORISTA HESIA HELFMAN (EBREA).

Il quotidiano israeliano “The Times of Israel”, segnala un libro edito in Russia, la cui tesi è che Kerensky sia una cellula fantasma, più nello specifico sarebbe il figlio disperso di Gesia Gelfman (ebrea), una terrorista che ha contribuito ad uccidere lo zar Alessandro II:-“In 2002, a book published in Russia and entitled “The Shadowy People,” claimed that Kerensky’s real name was Aaron Gelfman, and that he was actually the son of a female Jewish terrorist Gesya Gelfman who had tried to assassinate the Tsar, said Gitelman, who read the book after stumbling on it at the University of Michigan library” [59].

Zvi Gitelman è “professor of Judaic Studies and Political Science at the University of Michigan” [60].

Un test del DNA comparativo, tra i discendenti di Kerensky e quelli di Gesia Gelfman ( anche conosciuta come Hesia Helfman), potrebbe provare questa teoria, e potrebbe essere anche un’importante prova documentale – o sarebbe meglio dire molecolare – dell’applicazione della tattica giudaica delle cellule fantasma, in quanto l’unica applicazione ad oggi riscontrata unanimamente e ammessa dagli stessi ministri israeliani, è la dispersione dei figli dei sefarditi all’interno delle famiglie degli aschenaziti agli albori della fondazione dello stato di Israele. Tale dispersione è stata attuata principalmente per i seguenti motivi:

  1. Contrastare l’infiltrazione di arabi tra i nuovi immigrati ebrei dalle fattezze arabe, importati nello stato di Israele.
  2. Applicare la tattica giudaica inversa dell’assimilazione strategica, ovvero il rimpasto genetico, per dissolvere, nelle generazioni, l’arabicità delle fattezze dei discendenti dei sefarditi.
  3. Schedare tutti i sefarditi dello stato di Israele come se fossero arabi palestinesi.
  4. Evitare anche la minima possibilità di sovversione ideologica da parte degli ebrei sefarditi recentemente immigrati (ipotesi remota, ma comunque plausibile).
  5. Lucrare sugli organi dei figli dei sefarditi attraverso il “mercato nero alla luce del sole”, ed effettuare esperimenti sugli esseri umani, testando armi biologiche e chimiche, che nei piani di Ben Gurion avrebbero fatto da deterrente non-convenzionale contro gli arabi.

Si sa, in quel periodo dello stato di Israele, se eri un genitore sefardita ti poteva andare bene oppure male, nel migliore dei casi i tuoi figli venivano dis-persi, nel peggiore semplicemente persi. In ogni caso si rientra nella definizione di genocidio fornita dalle Nazioni Unite, anche se qualche ebreo “di destra” ultrasionista, potrebbe obiettare con qualche giudeo-statistica che se dal 1948 ad oggi i sefarditi in Israele sono aumentati, non si può parlare di genocidio.

  • È filo-tedesco quanto e più di Lenin.

Kerensky è quello che ha fornito i passaporti agli ebrei bolscevichi residenti negli Stati Uniti, permettendogli così di applicare il “gioco dei ritornanti”, la tattica giudaica per la quale gli ebrei, lasciata una nazione, ne infettano di nuovo una dalla quale erano stati precedentemente cacciati, riaggravando il problema ebraico.

Solgenitsin infatti ci segnala che, durante il governo provvisorio, “numerosi furono gli ebrei che ora sbarcavano a centinaia provenienti dagli Stati Uniti – emigrati della prima ora, rivoluzionari o disertori che avevano evitato il servizio militare – ormai li si chiamava “combattenti rivoluzionari” o “vittime dello zarismo” e, su ordine di Kerenski, l’ambasciata russa negli USA rilasciava loro senza difficoltà un passaporto russo dal momento che si presentavano in compagnia di due testimoni – talvolta sollecitati per strada” [61].

Tra l’altro, nel corso “del “raduno russo di New York” che si svolse il 26 giugno, in un’atmosfera esaltata (sotto la presidenza di P. Rutenberg, lo stesso che aveva prima manipolato e poi assassinato Gapon), il redattore capo del giornale ebreo Forwards, Abraham Kagan, si rivolse in questi termini all’ambasciatore russo Bakhmetiev, “in nome dei due milioni di ebrei che vivono negli Stati Uniti d’America del Nord”: “Abbiamo sempre amato la nostra patria;  ci siamo sempre sentiti legati da sentimenti di fraternità con l’insieme  della popolazione russa […] I nostri cuori sono pieni di dedizione verso la bandiera rossa e la bandiera nazionale tricolore della Russia libera”. Aggiunse ancora che il sacrificio dei militanti de “La Volontà del Popolo” “è stato la conseguenza diretta dell’aggravamento delle persecuzioni contro gli ebrei” e che “persone come Zundelovic, Deutsch, Gerchuny, Lieber e Abramovic sono da annoverare tra le più coraggiose” [62].

“E cominciarono ad affluire, i ritornanti, e forse non soltanto da New York, poiché nel mese di agosto il Governo provvisorio decise di accordare biglietti di favore, sulla linea ferroviaria di Vladivostok, agli “emigrati politici” provenienti dall’America. A Londra, nel mese di giugno (ma quanti erano già tornati in Russia?), nel corso di un raduno a White Chapel, “fu stabilito che nella sola capitale britannica 10 mila ebrei avevano manifestato il loro desiderio di ritornare in Russia”, e fu adottata la seguente risoluzione: ci rallegriamo che “gli ebrei ritornino per partecipare alla lotta per una nuova Russia sociale e democratica” [63].

Peccato però che con i ritornanti c’erano anche i giudeo-bolscevichi, tanto fintamente temuti dall’agente doppio Alexander Kerensky:

“Troviamo ugualmente il gruppo dei compagni new-yorkesi di Trotzkij, chiamati ad esercitare alte funzioni: il gioielliere G. Melnitchanki, il contabile Friman, il tipografo A. Minkin-Menson (avrebbero presto assunto  la direzione dei sindacati sovietici, della Pravda e della spedizione della cartamoneta e dei titoli bancari), l’imbianchino Gomberg-Zorin (futuro presidente del Tribunale rivoluzionario di Pietrogrado)” [64].

Alla luce di ciò non c’è nessuno di più filo-tedesco/antirusso di Alexander Kerensky, il quale ha liquidato la Zona di Residenza per aprire le porte agli ebrei bolscevichi dall’interno – che avevano tutto da guadagnare dalla collusione con la Germania – e ha fatto penetrare in Russia, dagli Stati Uniti, i bolscevichi ebrei amanti della “bandiera rossa e la bandiera nazionale tricolore della Russia libera”, ovviamente anche loro più filo-tedeschi che mai, ma sempre al fine di mandare l’intera Russia gambe all’aria, eliminarne l’intellighenzia, e sostituirvisi finalmente.

Alexander Kerensky è anche quello che, dal rapporto Lusk, sappiamo aver istigato abbondantemente la diserzione in seno all’esercito russo, tutto ciò mentre continuava assieme al principe Lvov a istigare l’esercito a combattere la guerra contro la Germania, smembrando ancora di più la Russia e facendo impazzire il generale Kornilov. Ricordiamoci sempre: “The liberal decrees of the Provisional Government had destroyed the discipline of the army and the disintegration of the once powerful Russian military machine became complete.” (Page 219) “Kerensky’s Social Democrats distributed hundreds of thousands of leaflets among Russian soldiers” urging “that the soldiers should disobey their officers and lay down their arms.”

Congiuntamente con la volontà di Kerenski, Miliukov e Lvov di continuare ad oltranza la guerra contro la Germania: “In May also there was a grave ministerial crisis in the Provisional Government when the Foreign Minister resigned at Kerensky’s insistence. The issue was Pavel N. Milyukov’s espousal of annexationist aims in the war. In the resulting shifts Kerensky became Minister of War and the Navy. The Cabinet, in which Kerensky was definitely the strongest man, still agreed to continue the war and called for “a general democratic peace.”

To revive shattered discipline among the armed forces and to instill patriotism in the troops, Kerensky toured the battle fronts and exhorted the men to fight on. He would cry in his mighty voice:

The destinies of the country are in your hands, and she is in great danger. We have drunk liberty and we are slightly intoxicated. However, we do not need intoxication but the greatest soberness and discipline. We must enter history so that on our graves it will be written: ‘They died but they were never slaves’”.

(In questo virgolettato estratto dall’articolo di commemorazione di Kerensky sul New York Times, si può notare la fusione tra l’ipocrisia giudaica di Kerensky e la sua divergenza assertiva, parla di disciplina mentre il suo governo istiga la diserzione tra i soldati, solo un ebreo può arrivare a tanto nda).

But words were not enough. The massive offensive that Kerensky ordered late in June against German and Austrian forces ended in disastrous defeat for the Russians. The only winners were the Bolsheviks, and their insistent appeals for peace and bread” [65].

Kerensky è anche quello che si risparmia di scrivere, nelle sue memorie del 1965, che il potere, ai tempi del Governo Provvisorio, era tutto nelle mani di un sinedrio di diversori strategici i cui nomi venivano dissimulati con pseudonimi per tenerne i membri nel più completo anonimato: stiamo parlando del Comitato Esecutivo di Pietrogrado, la cui composizione, ovviamente, è perlopiù giudeo-bolscevica filo-tedesca.

In teoria Kerensky è un patriota russo, in pratica è un crittoebreo momentaneamente filo-tedesco, perennemente etnocentrico e leale alla tribù ebraica della quale fa parte.

Il Comitato Esecutivo, ha avuto anche un ruolo chiave nel favorire i bolscevichi durante la loro insurrezione nel mese di luglio: “E quando ebbe luogo l’insurrezione bolscevica, il 3 e 4 luglio, il suo obiettivo non era un Governo provvisorio allo stremo, ma il solo, vero concorrente, il Comitato esecutivo – e i bolscevichi rinfocolarono di nascosto l’odio dei soldati contro gli ebrei: non era là che si erano imboscati?” [66].

Chiaramente qui si nota una simulazione giudaica, ci sono ebrei nel Comitato esecutivo, e ce ne sono ancora di più tra i bolscevichi, ai quali si aggiungeranno poi gli ebrei “rinnegati” per mimetismo ideologico.

“Dopo il fallimento dell’insurrezione, il Comitato esecutivo nominò una commissione d’inchiesta che contava un buon numero di ebrei, membri dell’Ufficio del CE. Ma la loro “coscienza rivoluzionaria” impedì loro di condurre sino in fondo le loro investigazioni e di mettere in luce le criminali intenzioni dei bolscevichi; la commissione fu immediatamente disciolta senza essere arrivata alla minima conclusione” [67].

  • Ha contribuito alla distruzione delle prove dell’omicidio rituale di Andrei Yushinski (il cosiddetto “affare Beyliss”). Ha contribuito all’arresto di testimoni e persone con informazioni dirette sul caso Beyliss.

“Il ministro della Giustizia Kerenski richiese al tribunale regionale di Kiev tutti i documenti concernenti l’affare Beyliss, in vista di una clamorosa revisione del processo, che però non potette aver luogo a causa dei tumultuosi avvenimenti del 1917” [68]. In realtà per capire quello che ha fatto Kerensky bisogna tornare più indietro, e cioè a quando non era ancora ministro della giustizia durante la rivoluzione di febbraio:

“Il primo ad essere arrestato, il 27 febbraio, fu il ministro della Giustizia, Tcheglovitov, accusato di aver dato personalmente istruzioni affinché l’affare Beyliss fosse gestito in modo non imparziale. I giorni successivi, si procedette all’arresto del procuratore Vipper e del senatore Tchaplinski, che in quel processo sostenevano l’accusa. (Tuttavia, contro di loro non si avanzò nessun preciso indizio, e nel marzo 1917 Vipper fu semplicemente dimesso dalle sue funzioni di procuratore generale presso la camera criminale di cassazione del Senato; la repressione lo attendeva più tardi, sotto i bolscevichi). Al giudice istruttore Machkevic si intimò di dimettersi per aver ammesso all’epoca, oltre alla perizia che negava l’esistenza di omicidi rituali, un’altra che li ammetteva” [69].

Si tratta di preparare il terreno per la vendetta degli ebrei, che deve essere esplicitata solo quando il loro controllo è assoluto, per questo queste persone venivano arrestate e trattenute senza prove né indizi, Kerenski non ha mai avuto intenzione di fare una revisione del processo Beyliss, perché da crittoebreo quale egli era, non poteva permettersi di rivedere un bel niente – a meno di distruggere delle prove – sapeva che i suoi compagni di merende erano colpevoli, ma per salvaguardare la sua copertura non poteva agire apertamente, per questo sapeva in anticipo dei movimenti dei bolscevichi e non ha fatto nulla. Probabilmente nel rapporto Lusk citato da Dilling c’è anche la consapevolezza, da parte di Kerenski, delle attività distruttive nei confronti dell’esercito, da parte del Comitato Esecutivo – e anche da parte dello stesso Kerenski – una forma di sinedrio dei diversori strategici – contornato da pochi gentili idioti come specchietto per le allodole –  che doveva togliere il potere al Governo Provvisorio senza far notare ai gentili la propria presenza.

  • Luigi Cabrini, esperto della questione ebraica, così come Elizabeth Dilling (e anche Bostunitsch), lo hanno classificato come ebreo.

Il riferimento di Luigi Cabrini è stato già citato, quelli di Elizabeth Dilling e Bostunitsch sono disponibili sul nostro canale Telegram.

Tornando ai marcatori di ebraicità riferiti a Vladimir Lenin

  • Nella sua famiglia si parla Yiddish (tattica giudaica).

Nel libello “The Grave Diggers of Russia”, leggiamo questa delizia su Lenin:-“His wife is a Jewess; the family speaks Yiddish. However, he is said not to be a Jew, though his face… speaks for Itself” [70].

L’utilizzo dello Yiddish da parte degli ebrei aschenaziti, è tattico come l’utilizzo del Ladino da parte degli ebrei sefarditi, perché queste lingue sono costituite da miscele di token/significanti presi da lingue diverse, ciò conferisce ambiguità linguistica, che consente mimetismo linguistico, che consente a sua volta di mantenere le opzioni (di infiltrazione nelle società dei gentili) aperte. In questo senso gli impianti linguistici costruiti dagli ebrei hanno la stessa struttura generale del Talmud.

  • Dice che gli ebrei non sono una nazione (tattica giudaica).

Per “teoria della Khazaria” si intende una teoria per cui la maggior parte degli ebrei, composta da aschenaziti, sia in realtà composta da gentili convertitisi al giudaismo, in particolare slavi e turchi-caucasici. Questa teoria è proposta da ebrei tutti appartenenti al partito comunista, che vogliono convincerci che “è l’ambiente a formare la coscienza”, come affermava l’ebreo Lenin, in maniera Lamarckiana. Il problema di questa teoria però è che non spiega perché gli slavi e/o i caucasici siano influenzati dalle esecrabili pratiche contenute nel Talmud, o come facciano ad interpretare maliziosamente la Torah, addirittura suggerendo lo sterminio anticipato di bambini palestinesi, prima che possano diventare “come i genitori”, cioè dei terroristi. Come vedremo in seguito, i sefarditi commettono le stesse violazioni di numerus clausus degli aschenaziti, e invocano il genocidio degli arabi allo stesso modo in cui fanno gli aschenaziti. In realtà, come dimostreremo in seguito, la “teoria della Khazaria”, non è altro che una forma di proiezione giudaica sui gentili, dell’intero problema ebraico, con separazione propedeutica di quest’ultimo dal concetto di etnia. Parafrasando in sintesi ciò che vogliono dire questi studiosi ebrei come Shlomo Sands e Koestler (entrambi giudeo-bolscevichi):- “Il problema ebraico esiste, ma in realtà non sono gli ebrei il problema, bensì dei gentili convertiti al giudaismo, che nel loro nome, commettono orribili atrocità, e hanno rubato le terre agli arabi, senza averne diritto”. Questa è una tattica combinata, la proiezione giudaica, e il separare il problema ebraico dal concetto di etnia, insieme, portano a far credere ai gentili che il problema non sono gli ebrei, ma altri gentili come loro, ideologizzati e vittime inconsapevoli del giudaismo e/o del sionismo. Nella storia delle conversioni bisogna ricordare che soltanto i cazari hanno abbracciato il Talmud – e senza mostrare prove, anche i berberi – gli altri convertiti al giudaismo lo hanno rifiutato. Perfino gli ebrei etiopi, esfiltrati agli albori della fondazione dello stato di Israele, in Israele, dall’Etiopia, attraverso l’Operazione Moses, non si sono mai integrati nella società israeliana e non hanno mai accettato il Talmud. Nonostante ciò, affermano di essere discendenti di una tribù di Israele. Shlomo Sands e Koestler arrivano all’assurdo per cui i veri ebrei, che hanno scritto il Talmud, si sono assimilati e non esistono addirittura più, mentre i gentili convertiti al giudaismo (cazari e berberi), hanno rimpiazzato gli ebrei occupando Israele. I razzisti iniziali che rappresentavano un’etnia sono scomparsi e i discepoli che non la rappresentano sono ancora più razzisti e non si assimilano, che assurdità senza senso, senza contare che la teoria della Khazaria non è in grado di spiegare le origini degli ebrei mizrahi, cioè gli ebrei orientali. Inoltre la teoria della Khazaria va contro il lungo elenco di cacciate degli ebrei nella storia, questo elenco data molte cacciate di ebrei ben prima della conversione dei cosiddetti “cazari” e prima ancora della stesura del Talmud.

Poteva mai, un razzista biologico filo-semita come Lenin, non contraddirsi dicendo che gli ebrei non sono una razza/etnia? Certo che no, che chutzpah sarebbe senza contraddizioni (leggasi divergenza assertiva)?

In una simulazione giudaica, con il Bund, Lenin afferma che la tesi centrale di tale organismo politico, “era che il proletariato ebreo “è una parte del popolo ebreo, che occupa un posto a parte in seno alle nazioni” [71].

Solgenitsin sentenzia così l’atteggiamento di Lenin verso gli ebrei:

“Qui Lenin vede rosso e si sente obbligato a tirare lui stesso di scherma con il Bund. Non invita soltanto a “mantenere la pressione [contro l’autocrazia] evitando una frammentazione del partito in diverse formazioni indipendenti”” [72], “ma si lancia in un appassionato ragionamento tendente a provare (in verità, dopo Kautski) che gli ebrei non sono affatto una nazione: essi non hanno né lingua né territorio comuni (un giudizio piattamente materialistico: gli ebrei sono una delle nazioni più autentiche, più unite che ci siano sulla terra; è unita spiritualmente. Con il suo superficiale e volgare materialismo, Lenin non capiva niente della profondità né del radicamento storico della questione ebrea)” [73].

“”L’idea di un popolo ebreo a parte è politicamente reazionaria” [74], poiché giustifica il particolarismo ebreo. (E tanto più “reazionari” erano per lui i sionisti!)” [75].

A Lenin però non è dispiaciuto affatto accogliere i vari ebrei che per mimetismo ideologico, da bundisti, socialdemocratici, sionisti socialisti che fossero, si sono trasformati in bolscevichi. Non aveva alcun dubbio che avrebbero rigettato le loro idee, anziché costituire una frazione reazionaria all’interno del partito, perché le liti tra ebrei sono un gioco delle parti, simulazioni giudaiche appunto, come quelle discussioni tra rabbini – riportate nel Talmud Babilonese – che si dilungano su qualunque questione. Tali simulazioni servono ad ingannare i non-ebrei, e costituiscono il vero cuore del problema ebraico o questione giudaica.

La stessa persona che “si lancia in un appassionato ragionamento tendente a provare […] che gli ebrei non sono affatto una nazione” ha anche detto la frase: ““Un russo intelligente,” […] è quasi sempre un ebreo o qualcuno con sangue ebreo nelle sue vene”. Se diceva che un russo intelligente è uno che studia il Talmud, come fanno gli ebrei, lo avremmo potuto capire, ma non si può asserire che gli ebrei non sono una nazione, e al contempo dire che se i russi hanno sangue ebreo nelle vene sono più intelligenti, dei russi al cento per cento. Si tratta chiaramente di divergenza assertiva, come quella dei ministri israeliani che durante e dopo l’Operazione Piombo Fuso hanno detto di aver ordinato l’uso di fosforo bianco contro i palestinesi un giorno, e il giorno dopo dicono di non averlo mai ordinato, tutto ciò detto e contraddetto per mesi interi.

Gilad Atzmon (ebreo) aggiunge qualcosa in più: “Le sue obiezioni alla richiesta di autodeterminazione culturale (non territoriale, anche se alcune fazioni bundiste volevano anche tale autodeterminazione nda) del Bund erano di tre ordini:

  1. Il sostegno di vessilli inneggianti alle autonomie cultural-nazionali avrebbe condotto a dividere le nazioni, distruggendo di conseguenza l’unità del loro proletariato.
  2. L’incontro e amalgama delle nazioni sarebbe stato un progresso, mentre la decisione di muoversi in direzione opposta avrebbe costituito un passo indietro. Egli non risparmiava critiche a quelli che “gridavano allo scandalo contro l’assimilazione”.
  3. La “indipendenza culturale non territoriale” sostenuta dal Bund e da altri partiti ebraici non era né vantaggiosa, né pratica, né praticabile” [76].

Inoltre “Lenin metteva in dubbio, per motivi etici e politici, il diritto degli ebrei all’autodeterminazione, mentre il Bund chiedeva che gli ebrei fossero considerati una identità nazionale come tutte le altre. La risposta di Lenin fu semplice: “Mi dispiace amici, ma non lo siete; non siete una minoranza nazionale semplicemente perché non siete legati a nessun territorio geografico” [77].

  • Ha “scoperto” di essere ebreo, come Gianfranco Fini,  John Kerry, Madelaine Albright e tanti altri ebrei che “non sapevano di essere ebrei” (tattica giudaica).

“Scoprire l’ebraicità” è la tattica giudaica inversa della “dissimulazione di ebraicità”, come quella applicata dagli agenti sionisti che convincono – nelle trasmissioni televisive – i gentili che Arnold Rothstein e Meyer Lanski non sono ebrei, così come fa anche il nostro caro Trotsky (Gad Lerner, ebreo) quando vuole farci credere che Antonio Mastrapasqua non è ebreo, ma è stato selezionato per dirigere l’Ospedale Israelitico di Roma grazie alle sue capacità gestionali (sicuramente dovute alla sua laurea falsa, aggiungiamo noi). Ma torniamo a Lenin:

““Tra le dozzine di documenti rilasciati recentemente in esposizione al Museo di Storia dello Stato c’è una lettera della sorella maggiore di Lenin, Anna Ulyanova, che afferma che il loro nonno materno era un ebreo ucraino che si è convertito al cristianesimo per fuggire dalla Zona di Residenza (zona di confino per gli ebrei nell’impero russo nda) e ottenere l’accesso ad un istruzione superiore.

“Arrivò da una famiglia ebraica di umili origini ed era, stando al suo certificato di battesimo, il figlio di Moses Blank, un nativo di (la parte occidentale della città di) Zhitomir”, ha scritto Ulyanova in una lettera del 1932 a Josef Stalin, che succedette a Lenin dopo la sua morte nel 1924.

“Vladimir Ilych ha avuto sempre grande stima degli ebrei”, ha scritto lei. “Sono molto dispiaciuta dal fatto che la nostra provenienza – della quale avevo in precedenza sospettato – non fosse conosciuta durante la sua vita”” [78]. Anche se non è stato Lenin a “scoprire di essere ebreo”, bensì una sua parente, crediamo che la cosa sia stata fatta di proposito in forma di simulazione con Stalin. Dopotutto, oggi come oggi, quanti skinheads hanno “scoperto” che in realtà erano ebrei?

  • Il suo ambiente familiare gode di ambiguità anagrafica/genealogica, come quelli di Putin, Obama, Meghan Markle e tanti altri… (tattica giudaica).

Abbiamo già precisato sopra, che gli antenati di Lenin sono fortemente sospetti. Come molti gentili sospettati di essere dei crittoebrei, i suoi antenati hanno le origini etniche più disparate:-“Lenin era un meticcio, generato da razze differenti: il suo nonno paterno, Nikolai Vassilievic, era di sangue calmucco e ciuvascio, la sua nonna, Anna Alekseievna Smirnova, era una calmucca, un altro suo nonno, Israel (Alessandro era il suo nome di battesimo) Davidovic Blank, era ebreo, un’altra sua nonna, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, era figlia di un tedesco e di una svedese, Anna Beata Estedt” [79].

  • Ha parlato di mimetismo ideologico nei suoi scritti (tattica giudaica).

Il New York Times ci informa delle tracce di mimetismo ideologico presenti nella letteratura di Lenin:

“Lenin argued in his 1915 pamphlet “Socialism and War” that revolutionaries should instead infiltrate the armies and turn them red, promoting mutinies and actively seeking the defeat of “ ‘their’ governments” (Lenin’s own quotation marks).

So explosive were the implications of Lenin’s program, known as “revolutionary defeatism,” that the German Foreign Office intervened to prevent this program from being distributed to front-line soldiers, lest it lead the czarist government to arrest Bolshevik Party members for treason” [80].

Incontreremo di nuovo il cosiddetto “disfattismo rivoluzionario”, che assumerà la forma di “disfattismo socialista” in Italia, descritto da Luigi Cabrini in merito alla disfatta di Caporetto, che doveva essere il  punto di partenza per una rivoluzione bolscevica in Italia, nel 1917. Ma questa è un’altra storia.

Tornando a Lenin, avrebbe mentito riguardo al cosiddetto “treno sigillato”:

“In reality, the train was not sealed: Lenin got off on several occasions, and stayed overnight in a German hotel at Sassnitz. According to witnesses, Lenin even gave political speeches on German soil at Russian prisoner-of-war camps” [81].

Si può perfino osservare la sovversione ideologica in Lenin – nell’accezione sovietica del termine – quando vuole convincere il popolo russo che quello tedesco è un popolo alleato, anziché nemico:-“Nor did Lenin conceal his antiwar views after returning to Russia. The “April Theses” advocated toppling the provisional government that had come to power after the February Revolution. During the April Days putsch, which occurred two weeks after Lenin’s return, Bolshevik activists held up antiwar placards that openly urged fraternization with the enemy (“the Germans are our brothers”)” [82].

  • PER VERIFICARE: Nel libro di Lenin “Che Fare?”, è stato disperso materiale talmudico? Stalin ha forse concluso così in prigione, il suo addestramento talmudico?

CONCLUSIONE: I marcatori di ebraicità di nostra invenzione, collimano con i documenti pubblicati dal Der Spiegel, così come collimano con le affermazioni della cellula fantasma Alexander Kerensky, e con l’accusa di crittoebraicità e connivenza con i servizi segreti tedeschi, da parte del giornale citato nel secondo volume sulla rivoluzione russa redatto da Enzo Biagi, e queste accuse, come abbiamo visto, sono state formulate anche da altri giornali come “Le Notizie di Borsa”, di cui abbiamo già parlato. I marcatori di ebraicità dicono che Lenin non può essere ebreo solo per un quarto, quindi abbiamo cercato un’accusa di ebraicità maggiore, e l’abbiamo finalmente trovata.

È evidente, da quello che si sa oggi, che non si trattava di mere voci, bensì di vere e proprie fughe di notizie, che stavano per bruciare la copertura di Lenin, se non fosse per il fatto che sono passate inascoltate. La storia del “treno sigillato” – sul quale erano presenti gli ebrei che hanno fatto la rivoluzione del 1917 – che attraversa la Germania per arrivare fino in Russia, allo scopo di dimostrare che non ci sono connivenze con il governo tedesco, sembra un’autentica barzelletta e un’offesa all’intelligenza, e, paradossalmente, dimostra ancora di più la vicinanza tra il governo tedesco e i giudeo-bolscevichi. Alla luce di queste convergenze, riteniamo che l’ebraicità di Lenin debba essere innalzata almeno di un venticinque per cento in più, considerandolo ebreo per metà. Innalzarla è importante perché ci permette di stabilire che Lenin non era chi diceva di essere, perché per definizione le tattiche giudaiche vengono applicate tutt’al più dagli ebrei per metà, mentre non crediamo possibile che vengano applicate da un ebreo per un quarto, come Lenin, di regola, dovrebbe essere. Abbiamo visto Roberto Saviano (ebreo, per quanto ne sappiamo, per metà) applicare la sovversione ideologica, la minimizzazione dei crimini degli immigrati, lo abbiamo visto in tutta la sua chutzpah quando ha detto di aver “risposto” al provocatorio video di Vittorio Arrigoni sulle operazioni israeliane a Gaza. Si può anche osservare l’iperbole strategica di Saviano nell’esagerare la storia della camorra napoletana, con la citazione del famoso episodio dei cinesi morti che traboccano da un container del porto di Napoli, quando, in realtà, ciò non è avvenuto a quanto dicono testimoni diretti. Si può vedere l’ipocrisia giudaica di Saviano da come si esprime su Israele e la sua politica di protezionismo etnico, mentre chiama gli italiani razzisti xenofobi.

E che dire del fatto che non menziona mai il ruolo criminale degli ebrei nella storia? Un’altra tattica giudaica, applicata da tanti ebrei, tra i quali Anne Applebaum (ebrea), che sputa sul buon nome di Solgenitsin, e si permette di riscrivere la storia dei gulag, omettendo il ruolo dirigenziale degli ebrei in tali strutture. Aspettiamo che il signor Saviano ci parli del suo sempre compagno di merende Gusinskij (ebreo), mafioso in ottimi rapporti con la camorra di cui blatera così tanto, oppure del ruolo degli ebrei nel traffico di organi in Kosovo, descritto da Hervé Ryssen. Parleremo in seguito dell’atteggiamento di censura che gli ebrei applicano sui propri crimini.

Invitiamo qualunque gentile pensante tra le nazioni, così come qualunque ebreo, a segnalarci dei sicuri ebrei per un quarto che applicano un numero rilevante di tattiche giudaiche, tra quelle menzionate su questo sito. Ma non vorremmo che il nostro appello restasse inascoltato come la sfida di Faurisson: “disegnatemi una camera a gas nazista, e  mostratemi come avrebbe dovuto funzionare”. Tale sfida, aspetta da quarant’anni di essere anche solo accettata.

In foto: a sinistra Alexander Kerenski (ebreo, è una cellula fantasma forse di nome Kirbis, forse è il figlio disperso della terrorista ebrea Gesia Gelfman, un controllo del DNA sui discendenti di entrambi potrebbe confermare tale teoria), primo ministro del cosiddetto Governo Provvisorio del 1917 in Russia, ha tutte le caratteristiche tipiche del diversore strategico: ha a disposizione occasioni e informazioni per liquidare i bolscevichi, ma non lo fa, anzi, se proprio può li libera dalla loro finta prigionia, ha l’occasione di concludere la Prima Simulazione Mondiale contro la Germania, per occuparsi del suo paese disastrato, ma istiga la diserzione mentre chiede la disciplina, e chiude un occhio sui terroristi giudeo-bolscevichi al fronte, al punto che, dopo la sua offensiva di primavera, anche se non fa nulla per liquidarli, “prova a dare la colpa ai bolscevichi infiltrati tra le truppe, scrive un telegramma agli ambasciatori alleati, denunciando l’invio da parte dei loro governi di forniture belliche difettose. Dal fronte, il comandante Denikin lo accuserà di “isterismo””[83]. I marcatori giudaici che lo riguardano traboccano da ogni sua sentenza, mostrando che si tratta di un agente provocatore dei servizi segreti “tedeschi”, opportunamente esfiltrato all’ultimo secondo quando ha finito di svolgere il suo compito. A destra Vladimir Lenin (ebreo, è una cellula fantasma ed è più ebreo di ciò che vuole dare a vedere sua sorella maggiore, probabilmente è un Goldberg disperso in una famiglia Ulyanov, al fine di “russificarlo”, o meno probabilmente si tratta di uno Zederbaum), agente provocatore dei servizi segreti “tedeschi” nel tempo libero, assassino di massa etnocentrico a tempo pieno, a capo di una banda di maschiach che si fanno chiamare bolscevichi, proclamano in grande stile la “pace”, che non è altro che un altro modo di continuare la guerra, o con termini giudeo-bolscevichi, “comunismo di guerra” e “nuova politica economica” (che sono le prove più forti a sostegno del fatto che Lenin era un agente doppio, lo stesso Solgenitsin ha scritto:-“L’opinione pubblica – compresi gli ebrei – vi restava benevola nei confronti del potere sovietico […] Dal canto suo, la propaganda sovietica si dava abilmente da fare per magnificare addirittura la prosperità e le prospettive aperte agli ebrei. Questa sensazione generale di simpatia permetteva ai dirigenti sovietici di ottenere più facilmente l’aiuto finanziario dell’Occidente, particolarmente quello dell’America. Senza questo aiuto, erano incapaci di uscire dal marasma economico provocato dal glorioso “comunismo di guerra””“. La NEP, ovvero la “Nuova Politica Economica”, ha ucciso milioni di persone ed è riuscita nell’intento che Jacob Schiff (ebreo), si prefiggeva: isolare economicamente la Russia (che parafrasato significa derubare i gentili russi delle ricchezze dell’impero zarista, nella maniera più completa, affidando tali ricchezze nelle mani dell’alta finanza giudaica che ha finanziato il giudeo-bolscevismo). Elizabeth Dilling, nel “Jewish Communal (Kehillah) Register of New York City”, dell’anno 1917-18, ha trovato questo:-““Mr. Schiff has always used his wealth and his influence in the best interests of his people. He financed the enemies of autocratic Russia. [This was written in 1918, after the Bolshevik revolution had been made secure] … and used his financial influence to keep Russia from the money market of the United States” [84]. Poi continua così:- “It is stated that “all factions of Jewry” hailed him for this” [85].

Non bisogna dimenticare che in piena NEP, “le posizioni economiche della popolazione ebraica conobbero un rafforzamento su basi nuove, sovietiche” [86]. “Mosca, 1924: il 75% delle farmacie e delle profumerie sono gestite da ebrei; allo stesso modo, il 55% dei commerci di prodotti lavorati, il 49% delle gioiellerie, il 39% delle mercerie, il 36% dei depositi di legna da riscaldamento” [87]. “Tra coloro che si sono arricchiti per primi durante la NEP troviamo spesso degli ebrei. L’odio nei loro confronti era dovuto ugualmente al fatto che agivano sul terreno delle istituzioni sovietiche, non soltanto su quello del mercato: numerosi maneggi erano per loro più facili, grazie alle relazioni che intrattenevano in seno all’apparato sovietico. Talvolta, questi legami arrivavano alla conoscenza delle autorità – così, ad esempio, in occasione del celebre “affare della paraffina” (1922) nel quale furono implicati i dirigenti di cooperative fittizie. Come abbiamo visto, gli anni Venti crearonno condizioni molto favorevoli all’acquisizione dei beni appartenenti ai “nobili” – esposti a ogni genere di persecuzioni – in particolare della mobilia di valore” [88]. “Ettinger nota che “la maggioranza dei nepmen o nuovi ricchi era costituita da ebrei” [89], “il che è confermato dall’impressionante lista, pubblicata nelle Izvestia nel 1928, di “coloro che non avevano pagato le tasse o si erano sottratti alle collette” [90].

Il maggiore Anatoliy Golitsyn, dal canto suo, afferma che la NEP (o per meglio dire il Trattato di Rapallo) indebolì la Repubblica di Weimar tedesca: “Although the NEP failed to attract large credits from the West, it brought technology and efficient new equipment. Thousands of Western technicians helped to industrialize the Soviet Union, and Western firms built essential factories there. It is fair to say that the foundations of Soviet heavy and military industry were laid in the 1920s with American, British, Czechoslovak, and, after the Treaty of Rapallo (1922), German help. Germany played an especially significant role in the Soviet militarization. According to the secret clauses of the treaty, Germans helped to build modern aviation and tank factories in the USSR. Communists spoke cynically of foreign concessionaires and businessmen as “assistants of socialism””[91]. “The Treaty of Rapallo, signed with Germany in 1922 (the crowning achievement of Lenin’s activist diplomacy), raised Soviet prestige, helped to increase Soviet military strength, precluded a united anticommunist front in Europe, and weakened the Weimar Republic” [92].

Probabilmente nelle relazioni commerciali tra Unione Giudeo-Sovietica e Repubblica giudaica di Weimar, sono comparsi vari “Hammer”, ebrei, stavolta “tedeschi”, che hanno fatto da concessionari per l’Unione Giudeo-Sovietica, all’insegna delle simulazioni giudaiche finalizzate al racket.

C’è poi un altro elemento, che non viene mai considerato quando si tratta della germanofilia di Lenin, e cioè che la “”leggenda nera” dell’accordo Sykes-Picot nacque perché il leader bolscevico Lenin ne fece pubblicare la copia conservata negli archivi dello zar dopo la Rivoluzione di Ottobre. Fu un grande scandalo all’epoca, perché l’accordo era rimasto segreto fino ad allora, mentre pubblicamente Francia e Regno Unito si erano impegnate a non suddividersi quello che rimaneva dell’Impero Ottomano prima di aver concluso la guerra e consultato le popolazioni locali” [93]. Questa decisione di pubblicare l’accordo Sykes-Picot, è chiaramente germanofila e anti-inglese e anti-francese, in quanto Inghilterra e Francia erano in guerra con la Germania all’epoca, quindi se Vladimir Lenin fosse stato il rivoluzionario “idealista ma senza scrupoli”, avrebbe pubblicato tale accordo DOPO la pace di Brest-Litovsk, e non PRIMA. Avrebbe dovuto semplicemente dire “date alla Rivoluzione un attimo di respiro, stipuliamo la pace separata, e in cambio io pubblicherò un documento che screditerà Inghilterra e Francia, così ci possiamo alleare anche con l’impero Ottomano”. Questa pubblicazione invece sa di regalo gratuito alla Germania, in quanto “Lenin ordinò (23 novembre 1917) ai giornali russi <<Pravda>> e <<Izvestija>> di pubblicare il testo integrale dell’accordo Sykes-Picot” [94]. Non conosciamo prove che il governo tedesco, all’epoca dei fatti, sapesse già di tale accordo per la spartizione del Medio Oriente tra Francia e Inghilterra, facendo così pressioni, anche finanziarie, su Lenin, affinché pubblicasse una prova documentale dell’accordo Sykes-Picot, quindi consideriamo tale pubblicazione un esempio di germanofilia di Lenin. Vladimir Lenin è quello che ha posto gli ebrei in condizione di superiorità intellettuale rispetto ai gentili, su base biologica quindi, ma che al contempo dice che gli ebrei non sono una nazione perché non sono “legati a nessun territorio geografico”. È anche quello che dice di non creare fazioni in grado di separare il movimento bolscevico, e dice anche di infiltrare l’esercito per propagare il bolscevismo, ma non ha affatto paura che possa succedere lo stesso al partito bolscevico, accogliendo gli ebrei populisti, socialisti, menscevichi ecc. che per mimetismo ideologico si rinnegano e si riversano nel suo partito, chissà perché. Vladimir Lenin non sembra affatto né un russo né uno che agisce negli interessi di tale popolo, visto che non ha mai “manifestato il minimo sentimento di affetto per qualunque cosa, nemmeno per il fiume sulle cui rive aveva trascorso la sua infanzia, il Volga (e non intentò un processo ai suoi contadini per dei danni perpetrati sulle sue terre?). Di più: fu lui a consegnare senza pietà tutta la regione alla spaventosa carestia del 1921. Sì, tutto questo è vero” [95].

Parla di un certo “complotto capitalista”, ma dalla sua parte ha il supporto dell’Inghilterra (vedi il bombardamento a danno dell’armata bianca a Riga nel 1920), della Germania attraverso le “D banks” e la banca Warburg, e di sicuro ha l’appoggio dell’americanismo-giudaismo attraverso Wall Street, la Federal Reserve, e la Khun Loeb & Co., grazie all’onnipotente magnate ebraico delle ferrovie Jacob Schiff, senza contare il suo compagno di merende Armand Hammer (ebreo), grazie al quale ha potuto derubare la Russia e portarne le ricchezze in America in mani giudaiche, attraverso la simulazione giudaica del “comunismo di guerra”. Di quale “complotto capitalista” parla esattamente Vladimir Lenin? L’unico complotto capitalista che vediamo noi, è quello di cui ha fatto parte lui. I giornali francesi hanno parlato del pangermanesimo di Lenin, se questo è vero, ulteriori prove del fatto che era un agente doppio dei servizi segreti tedeschi, devono trovarsi nei suoi scritti, dove ci devono essere tracce di pangermanesimo.

Ad ogni modo, il New York Times è categorico nell’asserire che Lenin ha sicuramente servito, almeno per un certo periodo, gli interessi della Germania, in funzione antirussa: “The evidence assembled by Kerensky’s justice department, much of which has only recently been rediscovered in the Russian archives, was damning. No matter Lenin’s real intentions, it is undeniable that he received German logistical and financial support in 1917, and that his actions, from antiwar agitation in the Russian armies to his request for an unconditional cease-fire, served the interests of Russia’s wartime enemy in Berlin. They also brought about disastrous consequences for Russia herself, from territorial dismemberment in 1918 to decades of agony under the suffocating Bolshevik dictatorship” [96].

ALTRE INFORMAZIONI UTILI SULLA RIVOLUZIONE GIUDEO-BOLSCEVICA IN RUSSIA (LA “RIVOLUZIONE COMPRATA”), E COME LENIN HA POI PROVATO A BOLSCEVIZZARE LA GERMANIA.

“Il Giornale” sintetizza così il contesto in cui Lenin fece la sua rivoluzione:-“I tedeschi avevano il fiato corto e far ritirare la Russia dal conflitto avrebbe dato loro la possibilità di lanciare tutte le loro divisioni sul fronte occidentale” [97]. “Come spiega una recente biografia – The first nazi, tradotta in Italia come L’uomo che creò Adolf Hitler per i tipi di Newton Compton – scritta da Will Brownell e Denise Drace Brownell, della pratica si occupò soprattutto il generale tedesco Erich Ludendorff (a cui va anche la responsabilità di aver favorito l’ascesa del Führer). Il generale fece pressione su un suo amico, Arthur Zimmermann, perché contattasse un faccendiere russo-polacco (ebreo nda), Alexander Parvus, che contattò Lenin. Era disposto a tornare a fare il rivoluzionario in Russia? Lenin disse che gli serviva un treno dotato di mandato extraterritoriale. Glielo fornirono” [98]. “Lenin e 32 compagni si imbarcarono il 9 aprile 1917 su quello che poi sarebbe stato a lungo chiamato il «vagone piombato»” [99]. “Il convoglio attraversò una Germania spettrale sino a giungere a Berlino. La leggenda vuole che i volenterosi comunisti, circondati dalle truppe tedesche in stazione, facessero un bel discorso ai militari di guardia per spingerli alla rivoluzione. Non ottennero risposta. Di sicuro vennero a far loro visita degli alti ufficiali, tra cui forse lo stesso Ludendorff. In questo caso si parlò solo di soldi. I tedeschi promisero a Lenin svariati milioni di marchi-oro. Gli storici non sono mai riusciti a ottenere la stima esatta, ma oscilla tra i 30 e 40 milioni: un’enormità. Lo scopo del finanziamento era chiaro, far uscire la Russia dal conflitto” [100]. Una volta arrivato a Pietroburgo, Lenin utilizzò la Pravda per diffondere la sua propaganda di pace tra i soldati russi. Ma Lenin non si limitò soltanto a questo, perché utilizzò i soldi dei tedeschi “anche per diffondere materiale rivoluzionario comunista tra le truppe degli Imperi centrali. Per dirla con le parole del generale tedesco Max Hoffmann: «Il nostro vittorioso esercito sul fronte orientale si infettò di bolscevismo»” [101].

I tedeschi hanno fatto male i loro conti, non si può scendere a patti con gli ebrei.

“La Corte imperiale, la diplomazia, i servizi segreti, non temevano che il crollo dello zarismo e una vittoria rivoluzionaria avrebbe messo in pericolo anche gli Hohenzollern. «Al momento giusto convinceremo elementi del movimento a collaborare con noi», scrisse l’ ambasciatore a Copenhagen, conte Ulrich von Brockdorff- Rantzau. E il piano per lasciar passare Lenin dal territorio tedesco, nell’ aprile 1917, non sollevò obiezioni, né da parte del Cancelliere del Reich Bethmann Hollweg, né dal comandante in campo delle forze armate Paul von Hindenburg. Max Hoffmann, un alto ufficiale vicinissimo a Hindenburg, scrisse: «Così come faccio sparare granate o lanciare gas contro il nemico, ho il diritto di usare i mezzi della propaganda contro la sua occupazione»” [102]. Ma importantissimo è stato il ruolo di Helphand Parvus (ebreo capitalista), che se da un lato “suggerì a Leon Bronstein Trotskij (1879-1940) la teoria della «Rivoluzione permanente»” [103], dall’altro “contattò l’ ambasciata imperiale a Costantinopoli. «Gli interessi del governo tedesco sono identici a quelli dei rivoluzionari russi», disse. A fine febbraio 1915, era pronto un piano di 23 pagine, stilato da Helphand: suggeriva finanziamenti in marchi e forniture di esplosivi per organizzare scioperi, attentati, sabotaggi” [104]. “A Helphand, ufficialmente ricercato dalla polizia politica imperiale, fu concesso un passaporto di polizia con cui poteva muoversi liberamente nel Reich, in territori occupati o paesi neutrali. Helphand si stabilì in Svezia, e dalla città di confine di Haparanda esportò o contrabbandò in Russia merci di ogni genere. Non si sa quanto, ma certo parte del ricavato finì ai bolscevichi. Che vi finanziarono propaganda, scioperi, proteste. Helphand pare organizzò anche attentati e sabotaggi” [105]. “Von Brockdorff-Rantzau nelle sue note lodò Helphand, «uno dei primi ad aver lavorato per questo successo ora conseguito»” [106]. “Più volte, scrive Spiegel citando i documenti finora riservati, il Reichsschatzant (Ministero del Tesoro imperiale) fornì allo Auswaertiges Amt (ministero degli Esteri) cospicui pagamenti per «la propaganda rivoluzionaria in Russia». Due milioni di marchi l’ 11 marzo 1915, quindi poco dopo il piano di 23 pagine. Poi cinque milioni di marchi il 9 luglio 1915, e di nuovo cinque milioni il 3 aprile 1917, pochi giorni prima della partenza di Lenin dall’ esilio elvetico alla volta di Pietrogrado” [107].

In tutto questo, i bolscevichi “«hanno fornito utili informazioni sulla situazione nella Russia zarista», scrisse allora Walter Nicolai, capo del servizio segreto del Kaiser” [108].

“Dopo la rivoluzione d’ ottobre, Lenin firmò con Berlino la dura pace di Brest-Litowsk. Le potenze dell’ Intesa sostenevano la «controrivoluzione» anticomunista. Ma l’ Impero di Guglielmo II continuò ad aiutarli. «I bolscevichi sono bravi ragazzi, finora si sono comportati benissimo», scrisse Kurt Riezler, responsabile della politica verso la Russia allo Auswaertiges Amt, chiedendo nuovi soldi per loro” [109].

La germanofilia degli ebrei e le implicazioni di questa alleanza, tra loro e la Germania, attraverso, soprattutto banche ebraiche della Germania stessa, verranno approfondite in un articolo a parte, perché vanno oltre gli scopi di questo scritto.

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In foto: Vyacheslav Menzhinsky (o Menjinski, un crittoebreo proveniente dalla nobiltà “polacca”), esperto di diversioni strategiche e assassino professionista. È stato direttore dei servizi segreti sovietici quando si chiamavano OGPU, dal 1927 al 1934, anno in cui Iagoda (ebreo, nonché suo successore alla direzione dei servizi segreti), lo avrebbe eliminato con modulo kennedy, per avvelenamento.

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Nella mappa sovrastante si può osservare il percorso sul “treno piombato”, affrontato nel 1917 da Lenin e gli altri giudeo-bolscevichi, da Zurigo fino a Pietrogrado, ATTRAVERSANDO TUTTA LA GERMANIA!

* Un pud equivale a 16,38 chili.

** knut: “knut s. m., russo [dall’ant. nord. knútr, ant. sved. knuter «nocchio, nodo», in origine quindi «frusta nodosa»]. – Strumento di tortura e di punizione usato in Russia dai tempi più antichi sino alla metà del sec. 19°: consisteva in una frusta costituita da un manico di legno alla cui estremità era unita una treccia di cuoio con un anello di rame, al quale facevano capo strisce di cuoio ruvido e arrotolato terminanti con ganci o punte metalliche” [110]. Il riferimento di Gustave Hervé al knut indica l’atteggiamento di Kerenski verso l’esercito russo, che Kerenski ha personalmente indebolito con le sue stesse manovre.

***Una simulazione giudaica convergente, come le altre simulazioni giudaiche, è un’operazione psicologica attuata dagli ebrei per ingannare i gentili e/o alterare la loro percezione della realtà. Tale tipo di simulazione si propone di ottenere un effetto opposto o nullo rispetto a quanto vuole far credere ai gentili. La legge Bossi-Fini sui migranti, la sostituzione di Litvinov (ebreo) con Molotov (crittoebreo) al Commissariato agli affari esteri da parte di Stalin (ebreo), il passaggio dei beni dalla famiglia di Mikhail Khodorkovsky (ebreo) alla famiglia Rothschild (famiglia di ebrei) da parte di Vladimir Putin (in seguito verranno discussi i suoi marcatori), la liberazione di Trozkij (ebreo) da parte di Kerenski (ebreo) per risolvere l’affare Kornilov, e le discussioni dei rabbini nel loro insieme in Sanhedrin 69b, Yebamoth 55b, Yebamoth 56 e 56b, apologizzanti verso l’incesto e la pedofilia, sono tutti esempi di simulazioni giudaiche convergenti (l’esegesi  delle diatribe rabbiniche nel Talmud richiederebbe però una classificazione a parte, perché contengono sfumature in termini di simulazione giudaica, e per vedere le tattiche giudaiche di “legalizzazione” di un crimine). La simulazione giudaica convergente non deve essere confusa con la simulazione giudaica direzionale, nella quale gli ebrei scrivono e/o dicono cose a cui non credono, nel tentativo di portare le società dei gentili in una determinata direzione, senza apparente dibattito. A tale proposito, la simulazione giudaica sui migranti tra Lilli Gruber e Tito Boeri, è di tipo direzionale, entrambi sono d’accordo sul fatto che le scimmie nere pagheranno le nostre pensioni, quando in realtà non ci credono affatto. In questa simulazione invece (https://t.me/la_questione_giudaica/157) tra gli ebrei Lilli Gruber e Corrado Augias si può notare che sono entrambi in disaccordo con l’Islam, Gruber per dei motivi, Augias per altri, ma sono fondamentalmente d’accordo sull’integrazione di scimmie nere, nessuno dei due dice chiaramente che non si deve attuare. Tale simulazione, dal punto di vista strutturale, è praticamente identica alle simulazioni giudaiche talmudiche sopra menzionate.

****Una simulazione giudaica ambivalente è una simulazione giudaica, in cui gli ebrei si accusano a vicenda di crimini o nefandezze che hanno in realtà commesso entrambi, o comunque tutti o quasi tutti i soggetti coinvolti nella simulazione. “laquestionegiudaica” ritiene che l’Italia, sia il paese nel quale si assiste al più elevato numero di simulazioni giudaiche ambivalenti di tutta Europa.

ARTICOLO IN FASE DI COSTRUZIONE

Fonti:

[1] Elizabeth Dilling, Judaism and its influence today, p. 144. Disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[2] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, pp. 90-91.

[3] Luigi Cabrini, Il potere segreto, p. 51.

[4] http://hugequestions.com/Eric/JIB/disinformation-I.html

[5] A. Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 1, p. 533.

[6] A. Solgenitsin, op. cit., p. 287. Cfr. V. Lenin, Opere in 55 volumi [in russo], t. 32, p. 201.

[7] http://www.ihr.org/jhr/v14/v14n1p-4_Weber.html, cfr. Richard Pipes, The Russian Revolution (New York: Knopf, 1990), p. 352.

[8] David Duke, The Secret Behind Communism, p. 104.

[9] https://en.wikipedia.org/wiki/Vyacheslav_Menzhinsky

[10]  https://spartacus-educational.com/RUS-menzhinsky.htm

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] http://www.fsb.ru/fsb/history/author/single.htm!id%3D10318026%40fsbPublication.html

[14] Idem.

[15] A. Solgenitsin, op. cit., pp. 251-252.

[16] Ibid. Cfr. Izvestia, 1927, 18 dic., pp. 1, 3, 4.

[17] Ibidem, p. 132. Cfr. B. Brutskus, Ievreiskoie naselenie pod kommunistitcheskoi vlastiu [La popolazione ebraica sotto il regime comunista], Sovremennye sapiski, 1928, n. 36, pp. 513-518.

[18]  Ibidem, pp. 286-287. Cfr. D.S. Pasmanik, Tchevo je my dobivaemsia? [Cosa cerchiamo esattamente?], ReE: La Russia e gli ebrei [Rossia i evrei], YMCA Press, Parigi 1978 (ed. originale, Berlino 1924), pp. 194, 195.

[19] Ibidem, p. 287.

[20] Ibidem, p. 288. Cfr. A. Sutton, Wall Street e la rivoluzione bolscevica [tradotto dall’inglese in russo], Mosca 1998, pp. 64-66, 193.

[21] Ibid. Cfr. V. Lenin, Opere complete in 55 volumi, t. 53, p. 267.

[22] Ibid.

[23] Ibidem, pp. 244-245. Cfr. N. Bucharin, La Pravda, 1927, 2 febb., p. 4.

[24] Ibidem, pp. 98-99. Cfr. Oktiabrskaia revoliutsiia pered amerikanskikh senatorov [La rivoluzione d’Ottobre davanti al tribunale dei senatori americani], resoconto ufficiale della Commissione Overmen del Senato, M.; L., GIZ, 1927, p. 7.

[25] http://www.incontrostoria.it/Lenin2.htm.

[26] Idem. Più precisamente la frase sarebbe di un diplomatico tedesco in Svezia: “Soon after his arrival, a German diplomat in Sweden wrote a note to a colleague: “Lenin’s entry into Russia successful. He is working exactly as we would wish”” (https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/lenin-and-the-russian-spark). “Poco dopo il suo arrivo, un diplomatico tedesco in Svezia ha scritto una nota ad un collega:”Entrata di Lenin in Russia riuscita. Sta lavorando proprio come vorremmo””.

[27] Idem.

[28] http://www.orthodoxytoday.org/articles7/SolzhenitsynWarning.php.

[29] Eckart Dietrich, The Gravediggers of Russia, p. 6. Alfred Rosemberg è stato testimone diretto anche della germanofilia degli ebrei durante la Prima Simulazione Mondiale – osservata anche da Solgenitsin – che distribuivano la “propaganda di pace” diffusa dalla Pravda, quotidiano al soldo delle banche ebree “tedesche”: “I myself have seen Jewish students distributing the ‘Pravda’ (Truth) among the wounded, in the hospitals of the Crimea” (Ibidem, p. 1). “Io stesso ho visto studenti ebrei distribuire la ‘Pravda’ (Verità) tra i feriti, negli ospedali della Crimea”.

[30] Arnold Leese, My Irrelevant Defence, p. 33. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/8.

[31] Hervé Ryssen, Le Judaisme: Unification mondiale, domination mondiale, disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/34.

[32] A. Solgenitsin, op. cit., , pp. 112-113, cfr. Iu. Larin, Evrei i antisemitism v SSSR* [Gli ebrei e l’antisemitismo in URSS], pp. 7-8.

[33] Ibidem, p. 92.

[34] Ibidem, p. 92.

[35] Enzo Biagi, La Rivoluzione Russa, Istituto Geografico De Agostini, 1965, t. 2, p. 29.

[36] Maj. Gen. Count Cherep Spiridovich, The Secret World Government or The Hidden Hand, p. 36.

[37] http://www.orthodoxytoday.org/articles7/SolzhenitsynWarning.php

[38] A. Solgenitsin, op. cit., p. 79. Cfr. V.I. Lenin, Opere in 45 volumi (in russo), Mosca, 1941-1967, t. 4, p. 311.

[39] A. Solgenitsin, t. 1, p. 574.

[40] Ibid. Cfr. V.I. Lenin, Opere complete in 55 volumi [in russo], 1958-1965, t. 49, p. 64.

[41] Ibid.

[42] E. Dilling, p. 144. https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[43] Ibidem, p. 147.  https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[44] Gregor Schwartz-Bostunitsch, A Sea of Blood, p. 13. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/100.

[45] A. Solgenitsin, op. cit., p. 75.

[46] Ibid.

[47] Ibidem, p. 179.

[48] Ibidem, p. 179n.

[49] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html.

[50] Idem.

[51] Idem.

[52] http://www.independent.co.uk/news/long_reads/alexander-kerensky-russia-bolshevik-revolution-interview-1917-centenary-a8036256.html.

[53] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html

[54] Cfr. A. C. Sutton, Wall Street and the Bolshevik Revolution, Arlington House, New Rochelle 1974, pagg. 82-83. L’episodio fu registrato, tra l’altro, dalla Washington Post del 2 febbraio 1918 in questi termini: «William Boyce Thompson, che è stato a Pietrogrado da luglio fino a novembre scorso, ha offerto un contributo personale di un milione di dollari ai bolscevichi per la propagazione della loro dottrina in Germania e in Austria».

[55] Ibidem, pagg. 91-95.

[56] Cfr. M. Pearson, Il treno piombato, Sperling and Kupfer, Milano 1976, pagg. 311-317.

[57] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html.

[58] Idem.

[59] https://www.timesofisrael.com/before-the-bolsheviks-this-man-abolished-russias-pale-of-settlement/.

[60] Idem.

[61] A. Solgenitsin, op. cit., p. 62.

[62] Ibid., cfr. Retch, 1917, 27 giugno, p. 3; 28 giugno, pp. 2-3.

[63] Ibidem, p. 63. Cfr. Retch, 1917; 2 agosto, p. 3.

[64] Ibidem, p. 64.

[65] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html

[66] A. Solgenitsin, op. cit., p. 80.

[67] Ibid.

[68] Ibidem, p. 36. Cfr. La Libertà russa, 1917, 21 aprile, p. 4.

[69] Ibid.

[70] Eckart Dietrich, p. 12.

[71] A. Solgenitsin, t. 1, p. 298. Cfr. V.I. Lenin, Sotchineniia (CEuvres in 45 voll., 4ª ed.), Gospolitizdat, 1941-1967, t. 7, p. 77.

[72] Ibid. Cfr. supra, t. 6, p. 300.

[73] Ibidem, pp. 298-299.

[74] Ibidem, p. 299. Cfr. V.I. Lenin, Sotchineniia (CEuvres in 45 voll., 4ª ed.), Gospolitizdat, 1941-1967, t. 7, pp. 83-84.

[75] Ibid.

[76] Gilad Atzmon, L’errante chi?, pp. 151-152.

[77] Ibidem, p. 152.

[78] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4073133,00.html.

[79] A. Solgenitsin, op. cit., pp. 90-91.

[80] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html. Tecnicamente, Lenin qui propone una delle prime forme documentate di entrismo, cioè l’infiltrazione fisica diretta degli agenti provocatori in una o più organizzazioni, per favorire meglio l’infiltrazione ideologica. In questo caso il “disfattismo rivoluzionario” doveva fare leva sulle necessità comuni dei soldati e far credere che l’ammutinamento fosse negli interessi sia dei comunisti che di coloro che invece volevano una democrazia in Russia, quindi utilizzando il mimetismo ideologico. Nell’opera “Socialismo e guerra” di Lenin si ha quindi uno dei primi esempi documentati di entrismo, ben prima che lo proponessero i trozkisti dunque. Ma su Wikipedia leggiamo comunque:-“L’entrismo è una pratica politica impiegata da alcuni gruppi trotskisti della IV Internazionale che consiste nell’affiliazione nei grandi partiti di massa (comunisti, in primo luogo, ma, se del caso, anche socialisti, socialdemocratici e perfino anche solo genericamente progressisti) dei rispettivi paesi, con l’obiettivo di trasformarli da riformisti a rivoluzionari. Con questa tattica si voleva tentare di mantenere un contatto quotidiano con decine di migliaia di lavoratori, guadagnare il diritto a partecipare alla discussione sugli obiettivi del movimento e allo stesso tempo provare ogni giorno le idee nelle azioni delle masse. […]…Stalin, dopo aver vinto il quindicesimo congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, cominciò a imporre la sua concezione di socialismo in un solo paese sia nell’Unione Sovietica che nel comunismo internazionale. I trotskisti e altri oppositori allo stalinismo, che formavano l’opposizione di sinistra internazionale, erano rimasti in minoranza in tutti i Partiti comunisti, e Stalin cominciò a perseguitarli in tutto il mondo, usando membri dei partiti comunisti locali e agenti del NKVD. […]…In questo contesto venne proposta la pratica entrista, per conquistare simpatizzanti e trasformare i partiti locali da riformisti a rivoluzionari; fu sostenuta dallo stesso Trotski e da altri membri distaccati a partire dagli anni trenta, e ciò provocò grandi polemiche che acutizzarono le fratture interne. Molti attaccarono gli entristi condannandoli come opportunisti che volevano dissolvere la IV Internazionale nella II” (https://it.wikipedia.org/wiki/Entrismo). Tutto questo baccano deve essere interpretato come una serie di simulazioni giudaiche divergenti, utilizzate dagli ebrei quando restano uniti nel fingersi divisi agli occhi dei non ebrei, alterando così la loro percezione della realtà. L’entrismo non è altro che l’ennesima tattica giudaica, antichissima, e proposta ufficialmente da Lenin, ancor prima che da Trotsky, ad ulteriore prova della crittoebraicità del primo. Dopotutto, abbiamo già visto l’entrismo, quando è stato applicato dai crittoebrei che per conversione strategica, si sono infiltrati in Vaticano con l’intento di annacquare il cristianesimo e i suoi dogmi, provando anche a giudaizzarlo tra un’eresia e un’altra.

[81] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html. Il “The New Yorker”, già citato, aggiunge, in merito al viaggio sul “treno piombato”:-“Lenin tried to avoid leaving his carriage, to be able to say later that he had never set foot in Germany, but in Frankfurt the band of passengers secretly stepped off the train to spend the night” (https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/lenin-and-the-russian-spark). “Il Foglio dei Sefarditi”, facendo riferimento allo stesso libro cui fa riferimento il “The New Yorker”, si esprime nel modo seguente: “il treno non era affatto piombato, solo circondato da un servizio di sicurezza, in verità abbastanza lasco; le coincidenze che l’hanno favorito – su tutte, la risposta dell’imperturbabile Miljukov, nel frattempo spostato al dicastero della giustizia, il quale, avvertito dell’arrivo del pericoloso agitatore e invitato a bloccarlo alla frontiera, serafico risponde: “La Russia democratica non vieta l’ingresso ai suoi cittadini”” (https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/06/28/news/recensione-libro-lenin-sul-treno-141933/). È una coincidenza se Miljukov, ministro degli esteri del Governo Provvisorio – che ha consentito ai giudeo-bolscevichi di invadere la Russia – è stato poi oggetto, anche lui, di esfiltrazione all’ultimo secondo? Il già citato Bostunitsch afferma che mentre gli altri ministri del governo provvisorio venivano arrestati, lo stesso giorno, Kerensky e Miljukov venivano esfiltrati: “On the same day the infamous foreign minister of the provisional government, Paul Milyukov, also fled the scene” (Gregor Schwartz-Bostunitsch, A Sea of Blood, 1926, p. 13, Disponibile qui: https://t.me/la_questione_giudaica/100). “Lo stesso giorno il famigerato ministro degli esteri del governo provvisorio, Paul Milyukov, ha altresì lasciato la scena”.

Ancora sul “treno piombato”, “La Repubblica dei Sefarditi”, si esprime così citando un quotidiano tedesco:-“nota Der Spiegel, «ma non è vero che fosse un vagone tutto piombato come si è detto finora: aveva tre porte piombate, ma una libera»” (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/12/10/la-rivoluzione-comprata-cosi-il-kaiser-finanzio.html).

[82] Idem. Il New York Times si spinge oltre, asserendo che la Germania aveva attuato operazioni psicologiche con agenti doppi anche contro la Francia e l’Inghilterra. Inoltre cita altri esempi di queste operazioni psicologiche, attuate da altre nazioni: “In a sense, there was nothing particularly new about a German plot to undermine an enemy government in wartime. For centuries, great powers had played at this game. During the Napoleonic wars, France aided Irish rebels to undermine Britain, and Polish nationalists against Russia. Britain, in turn, backed Spanish guerrillas fighting French occupation forces. The Germans, though latecomers to the arena, were quick learners after Germany’s unification in 1871. They even coined a word for this specific type of influence operation: “Revolutionierungspolitik,” or policy of revolutionizing.
Had the British or French governments been weaker in World War I, they might have been undermined by other Lenins. In fact, Germany did target them, too, though German support for Irish nationalists and French pacifists never amounted to much” (Ibidem).  “Il Foglio dei Sefarditi”, quanto a questo tipo di operazioni psicologiche, afferma che la pace imposta alla Russia, attraverso il soviet di Pietrogrado, sarebbe “per i tedeschi una festa e per gli anglo-francesi una iattura, perché permetterebbe al Kaiser di spostare milioni di soldati dal fronte orientale a quello francese, e ribalterebbe forse le sorti della guerra. Così, ciascuno gioca le sue carte. Gli inglesi mandano in Russia una vecchia gloria del comunismo russo in esilio, Georgij Plechanov, che “seppur marxista, riguardo alla guerra era un uomo affidabile, un patriota che ad altri socialisti poteva dire quale fosse il loro dovere”: proseguire la lotta contro i capitalisti tedeschi. Ma la missione di Plechanov è un fiasco. I tedeschi puntano invece su un avvocato di Pietroburgo, esule in Svizzera, al tempo voce abbastanza isolata nel dibattito del comunismo internazionale ma noto per la sua straordinaria energia, che alla notizia della caduta dello zar ha subito lanciato ai socialisti russi il suo appello, rivoluzione subito, pace al più presto: Vladimir Il’ic Ul’janov, Lenin. Così lo caricano su un “treno piombato”, gli fanno attraversare le zone di guerra e lo recapitano tra i piedi del malfermo governo russo, pacco-bomba destinato a esplodere di lì a poco, con le conseguenze che tutti conoscono” (https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/06/28/news/recensione-libro-lenin-sul-treno-141933/).

[83] https://www.repubblica.it/cultura/2017/05/22/news/al_palazzo_arriva_kerenskij_e_da_ordini_allo_zar-165393025/?refresh_ce

[84] Elizabeth Dilling, p. 134. Cfr. Jewish Communal (Kehillah) Register of New York City, 1917-18, p. 1019.

[85] Ibid., cfr. supra.

[86] A. Solgenitsin, op. cit.,p. 281. Cfr. G. Aronson, Evreiskii vopros v epoku Stalina [La questione ebraica all’epoca di Stalin] p. 137.

[87] Ibidem, pp. 281-282.

[88] Ibidem, p. 282.

[89] Ibid. Cfr. Samuel Ettinger, Russian Society and the Jews, Bullettin on Soviet and East European Jewish Affairs, 1970, n. 5, pp. 38-39.

[90] Ibid. Cfr. Izvestia, 1929, 22 aprile, p. 7.

[91] Anatoliy Golitsyn, New Lies for Old, p. 16.

[92] Ibidem, p. 17.

[93] https://www.ilpost.it/2016/05/16/accordo-sykes-picot/.

[94] Giacomo Gabellini, Israele, p. 67n.

[95] A. Solgenitsin, op. cit., p. 90.

[96] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html

[97] http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/cos-lenin-trionf-colpi-marchi-doro-forniti-dai-prussiani-1324405.html

[98] Idem.

[99] Idem.

[100] Idem.

[101] Idem.

[102] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/12/10/la-rivoluzione-comprata-cosi-il-kaiser-finanzio.html.

[103] Idem.

[104] Idem.

[105] Idem.

[106] Idem.

[107] Idem.

[108] Idem.

[109] Idem.

[110] http://www.treccani.it/vocabolario/knut/.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

Gli ebrei (capitalisti, rabbini, socialisti sionisti, socialdemocratici, socialisti rivoluzionari e populisti) che hanno finanziato il giudeo-bolscevismo: all’origine delle simulazioni giudaiche tra giudeo-liberismo e giudeo-bolscevismo nel XX secolo, PARTE 1. Rivoluzione d’Ottobre e Supercapitalismo.

Il Centro Culturale San Giorgio ha pubblicato un articolo –  in realtà abbastanza datato nella sua versione cartacea – in cui ci si pone il problema di chi ha finanziato il giudeo-bolscevismo, e la risposta, alla quale noi non abbiamo molto da obiettare, è chiara: le banche ebraiche occidentali hanno finanziato il comunismo, quello che in teoria dovrebbe essere il loro peggior nemico, visto che il comunismo nelle parole di Karl Marx, si è posto sempre come ideologia anti-capitalistica, e addirittura come soluzione economica alternativa al capitalismo. Nel momento in cui si mostra questa contraddizione, sorgono domande riguardo ciò che ci è stato insegnato alla scuola dell’obbligo, e riguardo ciò che il giudeo-capitalismo rappresenta rispetto al giudeo-bolscevismo. Per “laquestionegiudaica”, pur essendosi manifestato dopo, il giudeo-bolscevismo è la forza principale nelle simulazioni giudaiche, mentre è il giudeo-liberismo, ad essere la sua finta opposizione, o se preferite, opposizione controllata.

Nell’articolo si cita anche un autore che sospetta del comportamento di Lenin riguardo il colpo di stato bolscevico dell’ottobre 1917, come serie di contromosse contro il Bund, i socialisti sionisti, il governo di Kerensky e la Germania, ma in realtà si tratta solo di simulazioni giudaiche, non ci sono scismi all’interno del giudaismo, sul piano religioso, e/o sul piano politico (tranne forse per il caso dei karaiti, che accettano la Torah ma rigettano il Talmud, e vengono per questo sputati in faccia dai rabbini,  capire invece i rapporti tra chassidismo, giudaismo ortodosso, e sionismo, merita un approfondimento a parte). Gli scismi ci sono all’interno della cristianità invece, perché fomentati dal giudeo attraverso le eresie. Nell’articolo si evince anche la tattica giudaica di finanziare tutte le fazioni, ma tale tattica giudaica, deve sempre essere vista, nell’ottica dell’insider racket, altra tattica giudaica, anche perché questi finanziamenti sia alla Germania che alla Russia avvengono in tempo di guerra tra tali potenze, per cui i loro mercati possono essere influenzati da tale evento. Tali finanziamenti apparentemente illogici, devono essere visti come tentativi di speculazione sul marco tedesco e sul rublo russo, con il susseguirsi degli avvenimenti di guerra.

È importante notare che “Appena arrivato a San Pietroburgo, Thompson si preoccupò di incontrare, presso l’ambasciata americana, Alexandr Kerensky (1881-1970), cui si premurò di assicurare l’appoggio economico di Wall Street al suo governo. Ma analogo appoggio fu assicurato ai bolscevichi, ai quali Thompson versò un milione di dollari, pagati sull’unica banca di San Pietroburgo sfuggita alla nazionalizzazione: la National City Bank dei Rockefeller“. Ma anche che “Thomas Lamont (1870-1948), incontrò David Lloyd George (1862-1945). Nel colloquio, Thompson assicurò il suo interlocutore che Trotskij e Lenin non erano agenti tedeschi e che un appoggio alla Rivoluzione bolscevica era necessario per fare sì che i russi continuassero la guerra contro la Germania“. “I Warburg americani e tedeschi conservavano naturalmente stretti contatti, tanto che il maggior prestito concesso dagli Stati Uniti alla Germania, nel settembre 1914, fu negoziato dalla banca Kuhn, Loeb and Co., che depositò venticinque milioni di marchi sulla propria corrispondente tedesca: la banca Warburg di Amburgo“. E infine  l'”aiuto tedesco ai bolscevichi si concretizzò, inoltre, nel famoso viaggio di ritorno di Lenin in Russia sul «treno piombato»“, “operazione, approvata dal Cancelliere e personalmente seguita da Zimmermann e dagli ambasciatori tedeschi a Copenaghen e a Berna, era stata varata perché «è nostro interesse che in Russia prevalga la frazione radicale dei rivoluzionari». «Dobbiamo assolutamente cercare di creare in Russia il maggiore caos possibile. A questo scopo, evitare ogni aperta ingerenza nel corso della Rivoluzione russa. Ma in segreto fare di tutto per approfondire le contraddizioni tra i partiti moderati e i partiti estremisti, tenendo presente che noi abbiamo tutto l’interesse che prevalgano questi ultimi“. Ma non dimentichiamoci un articolo del Morning Post in cui si afferma:-“L’ America ha fatto comprendere alla Russia” che, in caso di pace separata (con la Germania, nda), gli Stati Uniti “avrebbero denunciato tutti i loro accordi finanziari con la Russia“. E neanche il fatto che in “una dichiarazione al New York Times del 22 novembre 1914, Jacob H. Schiff la cui banca – la Khun, Loeb, appunto (ai tempi, la seconda banca privata americana più grande) – accusò gli inglesi e i francesi di voler distruggere la Germania”.


Rivoluzione d’Ottobre e Supercapitalismo [1]

  • Premessa

“Tutto, forse, è già stato scritto sulla Rivoluzione russa, ma una domanda inquietante non ha avuto ancora esauriente risposta. Chi finanziò la Rivoluzione? Quali furono, cioè, gli uomini o i gruppi che offrirono alla Rivoluzione il supporto economico necessario per il suo successo e per il suo consolidamento? [2]. Si tratta di una domanda non retorica e non secondaria, che viene stimolata dal recente libro di Aleksandr Solženicyn (1918-2008) Lenin a Zurigo [3]: un volume che, al di là dei suoi pregi letterari, ha il merito di offrire al grande pubblico uno squarcio di storia contemporanea, che fino a oggi aveva attirato l’interesse solo dei «sovietologi» o di qualche cultore di quel genere particolare di storia che va sotto il nome di «guerra occulta». Il lettore estraneo a tale tematica rimarrà certamente sconcertato nel vedere emergere, come reale protagonista delle pagine di Solženicyn, un personaggio fin qui ignoto ai libri di storia: Aleksander Israel Helphand (1867-1924), detto Parvus [4], la cui figura sanguigna e ributtante giganteggia accanto a quella di Lenin (1870-1924), «l’unico al mondo che potesse veramente competere con lui e il più delle volte vittoriosamente, sempre avanti di qualche passo» [5].

Parvus-Helphand non fu infatti solo l’uomo in casa del quale nacque l’Iskra, il giornale di Lenin, e che suggerì a Leon Bronstein Trotskij (1879-1940) la teoria della «Rivoluzione permanente» [6], tirando le fila del primo Soviet di San Pietroburgo, nel 1905; ma fu anche il veicolo del massiccio aiuto finanziario che Lenin ottenne dagli ambienti politici e militari tedeschi. «Fanatico rivoluzionario, non gli tremava la mano nel distruggere gli imperi; mercante fino al midollo, gli tremava la mano quando doveva contare i soldi» [7]. «Non c’era socialdemocratico al mondo – scrive ancora Solženicyn – del quale Lenin non sapesse con che chiave aprirlo e su che ripiano sistemarlo: il solo Parvus non si lasciava aprire e incasellare, e restava a sbarrargli la strada» [8].

  • Il finanziamento “tedesco” (o per meglio dire, ebraico “tedesco” nda)

I documenti tedeschi conservati nella Wilhelmstrasse, su cui George Katkov [9] ha per primo attirato l’attenzione, hanno offerto agli storici la prova definitiva del decisivo appoggio finanziario tedesco ai bolscevichi [10]. Un prezioso spoglio dei documenti è stato fatto da Werner Hahlweg (1912-1989) [11] e da Zbyněk Anthony Bohuslav Zeman (1928-2011) [12]. Lo stesso Zeman nella sua biografia di Parvus ha perfettamente messo in luce la stretta collaborazione tra Parvus e il conte Ulrich von Brockdorff-Rantzau (1869-1928), ambasciatore tedesco a Copenaghen, a sua volta intimo amico del sottosegretario al ministero degli Esteri Arthur Zimmermann (1864-1940). Attraverso questa catena [13], i cui capi erano rispettivamente Lenin e il cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg (1856-1921), fu trasferita ai bolscevichi una somma che Zeman e Scharlau valutano non inferiore ai trenta milioni di marchi-oro [14].

L’aiuto tedesco ai bolscevichi si concretizzò, inoltre, nel famoso viaggio di ritorno di Lenin in Russia sul «treno piombato», di cui Michael Pearson [15] ci ha dato di recente un’attenta ricostruzione. Il 17 aprile 1917, trentadue esponenti rivoluzionari, tra cui Lenin, la Nadezhda Krupskaya (1869-1939), Grigory Zinoviev (1883-1936), Karl Radek (1885-1939) e Grigory Sokolnikov (1888-1939), lasciarono infatti Zurigo sul «treno piombato» (isolato, cioè, con sigilli, dalle altre carrozze, per sottolineare la non connivenza tra Lenin e il nemico tedesco) alla volta di San Pietroburgo, da qualche settimana in piena rivoluzione.

L’operazione, approvata dal Cancelliere e personalmente seguita da Zimmermann e dagli ambasciatori tedeschi a Copenaghen e a Berna, era stata varata perché «è nostro interesse che in Russia prevalga la frazione radicale dei rivoluzionari» [16]. «Dobbiamo assolutamente cercare di creare in Russia il maggiore caos possibile. A questo scopo, evitare ogni aperta ingerenza nel corso della Rivoluzione russa. Ma in segreto fare di tutto per approfondire le contraddizioni tra i partiti moderati e i partiti estremisti, tenendo presente che noi abbiamo tutto l’interesse che prevalgano questi ultimi, poiché in tal caso un rivolgimento sarà inevitabile e tale da scuotere le fondamenta dello Stato russo […]. Abbiamo un maggior interesse ad appoggiare gli elementi estremisti in quanto essi sono in grado di compiere un lavoro più efficace e di raggiungere più in fretta dei risultati. Secondo tutte le previsioni, si può valutare che nel giro di tre mesi la decomposizione sarà abbastanza avanzata perché un intervento militare da parte nostra provochi immancabilmente il crollo della potenza russa» [17].

  • Il finanziamento “americano” (ebraico “americano”, nda)

Se il viaggio di Lenin sul «treno piombato» è passato alla storia, ancora oscure sono le circostanze di un non meno storico ritorno in Russia. Il 27 marzo 1917, infatti, venti giorni prima della partenza di Lenin, aveva lasciato New York la motonave Christiana Fiord, anch’essa con il suo carico di rivoluzionari che prendevano la via della Russia. Il viaggio ebbe solo uno spiacevole intoppo ad Halifax (Nuova Scozia), dove le autorità canadesi fecero sbarcare sei passeggeri, sospetti di attività sovversive. Tra questi era Leon Bronstein Trotskij, giunto negli Stati Uniti il 13 gennaio dello stesso anno, dopo essere stato espulso dalla Francia [18].

Era stato lo stesso presidente Thomas Woodrow Wilson (1856-1924) a interessarsi perché Trotskij potesse ottenere un passaporto americano con il quale intraprendere il viaggio di ritorno in Russia [19]. Trotskij fu dunque rilasciato senza difficoltà dalle autorità canadesi, soprattutto quando intervenne l’autorevole raccomandazione del Colonnello Edward Mandell House (1858-1938), conosciuto come l’alter ego del presidente Wilson e noto come figura di spicco dell’establishment finanziario di Wall Street. «House aveva delle potenti relazioni tra i banchieri internazionali di New York. Era peraltro influente, ad esempio, presso grandi istituti finanziari rappresentati da personalità quali Paul e Felix Warburg, Otto H. Kahn, Luis Marburg, Henry Morgenthau, Jacob e Lortimer Schiff. House aveva inoltre potenti relazioni tra i banchieri e gli uomini politici d’Europa» [20].

L’avallo di House e Wilson alla partenza per la Russia di Trotskij ci apre uno spiraglio per avvicinarci a un’altra pagina, che ci permette di gettare un’occhiata più approfondita sul complesso capitolo dei finanziamenti ai bolscevichi. Non esistono, infatti, solo i documenti tedeschi, ma anche i documenti americani, contenuti per lo più nella sezione 861.000 dell’U.S. State Dept. Decimal File degli Archivi Nazionali. Si tratta di documenti quasi totalmente inediti, di cui un primo spoglio è stato fatto, tuttavia, da Antony C. Sutton (1925-2002) in un volume che ha lo straordinario merito di avere per primo sollevato, sul piano scientifico, il velo sui rapporti tra Wall Street e la Rivoluzione bolscevica [21].

Mi limito qui a ricordare un altro storico viaggio a San Pietroburgo, avvenuto nel fatidico 1917, di cui Sutton ci rivela gli interessanti retroscena. Si trattò di una strana «missione» della Croce Rossa [22], finanziata da William Boyce Thompson (1869-1930) [23], uomo di spicco dell’establishment, direttore dal 1914 della Federal Reserve Bank of New York, uno dei gangli più importanti di Wall Street. Lo stesso Thompson si aggregò alla delegazione, peraltro più ricca di banchieri che di medici (solo cinque, su ventiquattro componenti). Appena arrivato a San Pietroburgo, Thompson si preoccupò di incontrare, presso l’ambasciata americana, Alexandr Kerensky (1881-1970), cui si premurò di assicurare l’appoggio economico di Wall Street al suo governo. Ma analogo appoggio fu assicurato ai bolscevichi, ai quali Thompson versò un milione di dollari, pagati sull’unica banca di San Pietroburgo sfuggita alla nazionalizzazione: la National City Bank dei Rockefeller [24].

Thompson si fermò in Russia fino al 5 dicembre 1917. Sulla via del ritorno negli Stati Uniti fece sosta a Londra dove, assieme a un altro esponente dell’establishment, Thomas Lamont (1870-1948), incontrò David Lloyd George (1862-1945) [25]. Nel colloquio, Thompson assicurò il suo interlocutore che Trotskij e Lenin non erano agenti tedeschi e che un appoggio alla Rivoluzione bolscevica era necessario per fare sì che i russi continuassero la guerra contro la Germania. L’atteggiamento di Thompson non fu isolato. Il libro di Sutton dimostra ad abundantiam come il gesto del passaporto americano a Trotskij del presidente Wilson non fosse un gesto occasionale, ma la conseguenza di una precisa scelta dei circoli finanziari di Wall Street.

  • Wall Street

Una sorpresa ci attende a questo punto: anche l’esame attento dei canali usati dai tedeschi per il loro finanziamento ci porta agli stessi circoli di Wall Street. Questi canali, infatti, come risulta dai documenti, furono sostanzialmente due: la svedese Nya Banken e la banca tedesca Warburg.

La Nya Banken fu fondata nel 1912 dall’ebreo russo Olof Aschberg (1877-1960) [26], col fine di aiutare, attraverso uno strumento finanziario, la Rivoluzione socialista. Ora, fin dall’epoca zarista, Aschberg era legato al gruppo Morgan-Rockefeller, per conto del quale, durante la guerra, negoziò un prestito di cinquanta milioni di dollari alla Russia [27]. Nel 1918, la Nya Banken cambiò nome e divenne la Svensk Ekonomiebolaget. Aschberg ne mantenne il controllo, ma chiamò a succedergli Marcus Wallenberg [28].

Nel frattempo i bolscevichi si posero il problema della loro organizzazione finanziaria. «Ciò di cui abbiamo bisogno – scrisse Trotskij – è un organizzatore come Bernard Baruch» [29]. Il Baruch sovietico fu Aschberg, posto a capo della Ruskombank, la banca commerciale sovietica nata con un capitale di dieci milioni di rubli-oro, sottoscritto in gran parte da banche anglo-americane. Tra i suoi più stretti collaboratori alla Ruskombank, Aschberg nominò Max May, vice-presidente del Guaranty Trust of New York (dei Morgan), uno dei gruppi finanziari portanti di Wall Street [30].

– La Banca Warburg, fondata ad Amburgo nel 1798, risulta essere l’altro canale del finanziamento tedesco. Ora, vale la pena ricordare che mentre il più anziano dei fratelli Warburg, Max, era rimasto ad Amburgo a curare gli interessi della famiglia, i due fratelli più giovani, Paul e Felix, si erano da diversi anni trasferiti negli Stati Uniti, dove avevano sposato le figlie di due noti banchieri dell’establishment. Paul aveva sposato Nina Loeb (1863-1912), figlia di Salomon Loeb, e Felix Frieda Schiff (1876-1958), figlia di Jacob. Jacob Schiff (1847-1920) [31] aveva sposato a sua volta l’altra figlia di Solomon Loeb, Teresa, ed era stato da questi associato alla guida della banca da lui fondata, la Kuhn, Loeb and Co. [32], una delle maggiori degli Stati Uniti.

Felix Warburg divenne partner e poi senior partner nella banca del suocero [33], Paul Warburg fu l’uomo che riformò il sistema finanziario degli Stati Uniti con il Federal Reserve Act, elaborato in una storica riunione di banchieri internazionali a Jekyl Island (Georgia) nel 1910, e presentato al Congresso dal presidente Wilson nel 1913 [34]. I Warburg americani e tedeschi conservavano naturalmente stretti contatti, tanto che il maggior prestito concesso dagli Stati Uniti alla Germania, nel settembre 1914, fu negoziato dalla banca Kuhn, Loeb and Co., che depositò venticinque milioni di marchi sulla propria corrispondente tedesca: la banca Warburg di Amburgo [35].

  • Un <<clan>> supercapitalista

Vale la pena, a questo punto, di tentare una ricapitolazione. È certo che i bolscevichi ricevettero cospicui fondi dai tedeschi, ufficialmente in chiave anti-russa: al fine cioè di accelerare la disgregazione dell’esercito russo attraverso l’apertura di un «fronte interno». È anche certo, però, che i bolscevichi ricevettero fondi da alcuni circoli finanziari americani, ufficialmente in chiave anti-tedesca: al fine cioè di ottenere che i russi continuassero la guerra contro la Germania e che, in tempo di pace, il mercato economico russo fosse sottratto ai tedeschi.

D’altra parte, emerge altrettanto inconfutabilmente che i finanziatori americani erano in realtà così poco anti-tedeschi da continuare a finanziare, durante la guerra, la stessa Germania (vedi Kuhn, Loeb and Co.); di più, i finanziatori americani e tedeschi dei bolscevichi, apparentemente contrapposti in quanto a intenzioni, risultano strettamente legati tra loro da vincoli economici, se non addirittura «dinastici». Non può dunque reggere l’ipotesi di una «furbizia» bolscevica nel riuscire a ottenere fondi dalle due parti contrapposte, ma prende invece concretezza quella della «furbizia» di un vero e proprio «clan» tedesco-americano che finanziò deliberatamente i bolscevichi dietro copertura patriottica.

Alla domanda «chi finanziò la Rivoluzione russa»? sembra dunque improprio rispondere «gli americani» o «i tedeschi», ma pare storicamente più preciso rispondere che la Rivoluzione russa fu finanziata, attraverso canali diversi, da un «clan» internazionale, che aveva nelle banche americane ed europee i suoi, non più misteriosi, centri di potenza. I legami intrecciati tra questa élite supercapitalista e la sètta bolscevica furono di natura non ideologica, strettamente legati cioè a interessi commerciali, o tradussero invece, sul piano finanziario, affinità più reali e profonde? Quel che è certo è che questi legami, in sessant’anni di storia, non sono venuti meno; hanno, anzi, acquistato consistenza e spessore e sembrano orientare oggi supercapitalismo e comunismo verso un medesimo oscuro destino.


FINE ARTICOLO

In realtà il finanziamento, da parte di queste banche – dalla forte, se non assoluta presenza ebraica – del giudeo-bolscevismo, deve essere considerato come la prima simulazione giudaica finalizzata al racket, tra giudeo-liberismo, e giudeo-bolscevismo,  avvenuta durante il ventesimo secolo. In questa simulazione, a differenza di come abbiamo visto in un precedente articolo su come gli ebrei hanno commesso il crimine dell’usura in tutte le nazioni (parlando di una simulazione giudaica spacciata per colonizzazione di terre da parte degli ebrei in Crimea e in Ucraina), il capitale giudaico si sposta dall’Occidente verso l’Unione Sovietica, dopodiché gli ebrei “russi” derubano i russi e l’impero zarista dall’interno, e restituiscono ai loro compagni di merende giudaici gli interessi sul prestito che hanno ricevuto. Quindi il capitale giudaico ritorna in Occidente, accresciutosi grazie alle ricchezze dell’ex impero zarista e del popolo russo, ottenute per peculato, truffa, estorsione. Una nota di un libro di Gilad Atzmon (ebreo) ci fa comprendere molto bene lo scopo finale del finanziamento del giudeo-bolscevismo:-“A Jakob Schiff (capo di Khun, Loeb & Company) si attribuisce la donazione di venti milioni di dollari a sostegno della rivoluzione bolscevica. Un anno dopo la sua morte, i bolscevichi depositarono oltre seicento milioni di rubli nella banca di Schiff (New York Journal American, 3 febbraio 1949)” [36].

È qui il caso di parlare di un’altra simulazione giudaica finalizzata al racket, cioè quella che abbiamo chiamato “la simulazione del comunismo di guerra”. Aleksandr Solgenitsin ne parla in questi termini:-“Alla fine del 1926, “la Russia era già entrata nella seconda fase della reazione comunista che si tradusse […] nel completo smantellamento della NEP. Questo processo iniziò con l’interdizione del commercio privato delle granaglie. Poi, questa misura fu estesa al cuoio, agli oleosi, al tabacco […] Si chiusero mulini, burrifici, manifatture di tabacco. Nel corso dell’estate 1927, si cominciò a procedere alla fissazione dei prezzi di vendita nel commercio privato. Ormai, la maggior parte degli artigiani si ritrovarono senza lavoro, in mancanza di materie prime” [37].

“La situazione delle piccole città delle regioni occidentali commosse la comunità ebraica internazionale. Nel 1922 (al termine del “comunismo di guerra”), Pasmanik scrisse non senza qualche esagerazione: “Sotto il bolscevismo, gli ebrei sono puramente e semplicemente condannati a sparire”; il trionfo dei bolscevichi ha trasformato “tutti gli ebrei russi in un branco di mendicanti” [38]. (Qui viene usata la strategia della compassione, nda).

“Tuttavia, non è questo che l’Occidente voleva sentire. L’opinione pubblica – compresi gli ebrei – vi restava benevola nei confronti del potere sovietico […] Dal canto suo, la propaganda sovietica si dava abilmente da fare per magnificare addirittura la prosperità e le prospettive aperte agli ebrei. Questa sensazione generale di simpatia permetteva ai dirigenti sovietici di ottenere più facilmente l’aiuto finanziario dell’Occidente, particolarmente quello dell’America. Senza questo aiuto, erano incapaci di uscire dal marasma economico provocato dal glorioso “comunismo di guerra”” [39].

Da notare poi la logica giudaica di Lenin, sposato con un’ebrea, e con una famiglia nella quale si parlava Yiddish (il dialetto degli ebrei parlato nella Zona di Residenza), abbiamo già descritto alcuni marcatori di ebraicità di Lenin nel nostro articolo sull’omicidio dello zar Nicola II da parte degli ebrei.

“Nel marzo 1921, Lenin pronunciò le seguenti parole al Congresso del Partito: “Fintantoché non c’è rivoluzione negli altri paesi, impiegheremo decine di anni a cavarcela, perciò non bisogna esitare a prelevare centinaia di milioni, se non addirittura miliardi sulle nostre inesauribili ricchezze in materie prime, per ottenere l’aiuto del grande capitalismo moderno” [40]. Orbene questa si chiama logica giudaica, cioè l’uso delle scuse più assurde da parte degli ebrei per giustificare i loro crimini più orribili.

La parafrasi di quello che ha detto Lenin è più o meno questa:-“È proprio perché vogliamo distruggere il capitalismo che dobbiamo dare tutto quello che abbiamo al capitalismo, ottenendo così il suo aiuto a distruggerlo”. Lenin presenta anche un altro marcatore di ebraicità molto interessante, ovvero la menzogna per traslazione/omissione. Quando Lenin dice la frase “la fiducia è bene ma il controllo è meglio”, parla della tattica giudaica di infiltrare tutte le fazioni (ciò rappresenta il controllo) e della tattica del ricatto dell’intellighenzia (basato sulla fiducia reciproca) al fine di ottenere gentili corrotti tra le nazioni e/o gentili del sabato, servi degli ebrei. Quando Lenin dice che la pace è un’altro modo di continuare la guerra, compie una menzogna per omissione, perché omette di dire che la guerra viene continuata in altri modi contro la Russia e il suo popolo, non contro il capitalismo o la Germania. Quando Lenin dice che è l’ambiente a formare la coscienza, si riferisce alla tattica giudaica di separare il problema ebraico dal concetto di etnia – una forma di proiezione giudaica sulle ideologie – infatti quasi tutti i propositori della “teoria della Khazaria” sono degli ebrei comunisti, non vogliamo avere un atteggiamento di tipo “killing character”, cioè screditare ciò che viene detto in base a chi lo ha detto, però vi facciamo notare questa convergenza. Quando Lilli Gruber (ebrea) dice che l'”integrazione degli immigrati è nei nostri interessi”, intende quelli degli ebrei, mai e poi mai quelli degli italiani. Quando Eugenio Cefis si inventa l’espressione “razza padrona” non si riferisce ai grandi industriali che dettano legge ai politici…si riferisce ai membri della sua tribù…gli ebrei. Ma questa è un’altra storia. È per questi motivi che Lenin non può essere considerato ebreo solo per un quarto, deve esserlo almeno per metà. Un ebreo per un quarto non potrebbe mai utilizzare la logica giudaica, secondo noi. “laquestionegiudaica” sospetta fortemente che molte delle opere di Lenin siano in realtà moduli talmudici, camuffati attraverso la tattica giudaica della mistificazione ideologica, con la duplice finalità di sovvertire ideologicamente i gentili, e addestrare talmudicamente gli ebrei e i crittoebrei che hanno devastato la Russia.

Ma continuiamo a parlare della suddetta simulazione giudaica finalizzata al racket, sotto la copertura del glorioso “comunismo di guerra”:-“E l’affare fu concluso: il capitalismo moderno non ricalcitrò a rubacchiare un po’ delle ricchezze della Russia. Nell’autunno 1922, fu fondata la prima banca sovietica internazionale – la “Roskombank”, con a capo personalità che ci sono già familiari: Olof Aschberg, che aveva drenato verso Lenin l’aiuto internazionale durante tutta la rivoluzione, ex banchieri del tempo degli zar (Schlesinger, Kalachkin, Ternovski), e Marc Mei, che tanto aiutò i Soviet negli Stati Uniti; si elaborò un sistema di scambio in base al quale tutti i fondi disponibili “dovevano servire all’acquisto negli Stati Uniti di beni per uso civile”. Il segretario di Stato americano ebbe un bel protestare che si trattava “di un riconoscimento de facto dei Soviet”, non venne ascoltato. Dal canto suo, il professor G. Kassel, consigliere presso la “Roskombank”, coniò questa formula: “Non sarebbe ragionevole abbandonare la Russia al suo destino, tenuto conto delle risorse di cui dispone” [41]. “E così arrivarono nell’URSS i primi concessionari – tanto attesi, tanto desiderati dai Soviet! – con, tra loro, il preferito di Lenin, Armand Hammer. Sin dal 1921, “è negli Urali […] dove decide di contribuire alla rinascita dell’industria di questa regione”; ottiene la concessione dei giacimenti di amianto di Alapaievsk. In una nota del 14 ottobre 1921 indirizzata ai membri del Comitato centrale, Lenin annuncia che il padre di Hammer “dà un milione di pud* di grano agli operai degli Urali a condizioni molto vantaggiose e si incarica di rivendere le preziose produzioni degli Urali in America” [42]. “Più tardi, in cambio di consegne di matite ai Soviet, Hammer esportò senza vergogna i tesori delle collezioni imperiali. (Ritornò frequentemente a Mosca, sotto Stalin come sotto Kruscev, e continuò a importare intere navi da carico piene di icone, quadri, porcellana, pezzi di oreficeria di Fabergé)” [43].

Si è discusso in questo articolo, sull’ambiguità nel capire se i finanziamenti degli ebrei capitalisti fossero in chiave anti-tedesca, o in chiave anti-russa, ciò verrà trattato in un articolo a parte, ma una parziale risposta possiamo già fornirla: nel breve termine i finanziamenti erano anti-russi, nel medio termine anti-tedeschi, visto che Karl Radek e Deshinski provarono ad esportare il giudeo-bolscevismo – con l’aiuto della Francia – all’interno delle Repubblica tedesca di Weimar. Infatti come possiamo notare più in basso tra le note di fine articolo:-“«William Boyce Thompson, che è stato a Pietrogrado da luglio fino a novembre scorso (1918 nda), ha offerto un contributo personale di un milione di dollari ai bolscevichi per la propagazione della loro dottrina in Germania e in Austria»“. Abbiamo visto – in un articolo esteso sul testamento di Eric Priebke – che la propagazione della “dottrina” dei giudeo-bolscevichi in Germania, in forma preliminare e propedeutica per esportare lì il bolscevismo, prende il nome di “Kultur-Bolschevismus”.Nel lungo termine questi finanziamenti sono chiaramente filo-giudaici, come tutti gli accordi che gli ebrei stipulano con i gentili.

Aleksandr Solgenitsin si è fatto la sua idea, su chi fossero in realtà Trotsky e Lenin:-“La prima azione di rilievo dei bolscevichi consistette, firmando la pace di Brest-Litovsk, nel cedere alla Germania una enorme porzione del territorio russo, per consolidare il loro potere sulla parte restante. Il capo della delegazione firmataria era Ioffré; il capo della politica estera Trotzkij. Il suo segretario e procuratore, I. Zalkin, aveva occupato il gabinetto del compagno Neratov al ministero e operato una purga in seno al vecchio apparato per creare un nuovo organismo, il Commissariato agli Affari esteri. Nel corso delle audizioni effettuate nel 1919 al Senato americano sopra citate, il dottor A. Simons, che dal 1907 al 1918 era stato decano della Chiesa episcopaliana metodista di Pietrogrado, fece un interessante osservazione: “Mentre non avevano peli sulla lingua per criticare gli alleati, Lenin, Trotzkij e i loro accoliti non hanno mai espresso – almeno a quanto mi risulta – il minimo biasimo nei confronti della Germania” [44].

“Oltre ai posti di prima fila, esistevano nella struttura del potere leninista, come in ogni cospirazione, figure mute e invisibili destinate a non scrivere mai i loro nomi in qualunque cronaca: da Ganetski (Furstenberg nda), avventuriero affezionato a Lenin, fino a tutte le torbide figure gravitanti nell’orbita di Parvus. (In particolare, Evgheniia Sumenson, che riapparve per un breve lasso di tempo durante l’estate del 1917, fu perfino arrestata per intrallazzi finanziari con la Germania e restò in contatto con i capifila bolscevichi, benché non figurasse sulle liste dei dirigenti dell’apparato). Dopo le “giornate di luglio”, la Russkaia Volia pubblicò dei documenti appena abbozzati sull’attività clandestina di Parvus e del suo più vicino collaboratore Zubarov, il quale “occupa oggi, nei circoli socialdemocratici di Pietrogrado, una posizione in vista”; “a Pietrogrado si trovavano ugualmente i signori Binstock, Levin, Perazic e alcuni altri” [45].

Inoltre un giornale russo lascia intendere che ci sono documenti che collegano le attività dei bolscevichi alla Germania:-“Durante questo periodo, a giornali di destra era proibito pubblicare – la Malenkaia Gazeta e la Narodnaia Gazeta – perché avevano accusato i bolscevichi di collusione con la Germania. E quando, nel mese di maggio, parecchi giornali pubblicarono dei telegrammi falsamente attribuiti all’imperatrice (erano dei falsi, ovviamente, ma si trattava solo di “una gentile burla immaginata da un’impiegata del telegrafo”) e che bisognò comunque smentire, Le Notizie di Borsa acconsentirono a riconoscere che “né negli archivi speciali della Direzione centrale delle Poste dei Telegrafi dove sono conservati i telegrammi inviati dalle alte personalità, né negli archivi della Censura militare, né in quelli del Telegrafo si è trovato traccia di questa corrispondenza” [46]. “In altri termini: questi telegrammi sono forse davvero esistiti, ma la loro traccia è stata abilmente cancellata. Meravigliosa libertà di stampa!” [47].

Senza parlare di un capo di una fazione giudeo-populista, che accetta i soldi degli ebrei “tedeschi”, e poi per mimetismo ideologico si scopre bolscevico, cosa che a Lenin non dispiace affatto:-“Al Congresso dei socialisti rivoluzionari riunito a fine maggio-inizio giugno 1917, si contavano 39 ebrei su 318 delegati; sui 20 membri del Comitato centrale eletto in occasione di questo congresso, c’erano 7 ebrei. Tra i leader dell’ala destra del Partito, troviamo A. Gotz; tra quelli dell’ala sinistra, M. Natanson” [48]. “Ma quale triste fine conobbe quest’ultimo, fondatore del populismo russo, colui che era stato soprannominato “Marco il Saggio”: rifugiato all’estero durante la Prima Guerra mondiale, accettò il sostegno finanziario dei tedeschi, attraversò la Germania nel maggio 1917; di ritorno in Russia, si schierò immediatamente dalla parte di Lenin, coprendo con la sua autorità la decisione di dissolvere l’Assemblea costituente – e fu sempre lui che, prima di tutti, ne formulò l’idea, ma si può essere certi che Lenin vi aveva già pensato” [49].

Senza parlare dei capi socialrivoluzionari ebrei che si alleano con i giudeo-bolscevichi poco prima del colpo di stato di quest’ultimi nell’ottobre del 1917 (tra i quali ritroviamo Natanson):-“Il bolscevismo non era molto popolare tra gli ebrei prima del putsch di ottobre. Ma, proprio prima del suo sopraggiungere, Natanson, Kamkov e Steinberg conclusero, a nome dei socialisti-rivoluzionari di sinistra, un’alleanza con i bolscevichi Trotzkij e Kamenev” [50].

Bisogna anche rammentare come gli ebrei dall’interno della Russia continuassero a fomentare la guerra contro la Germania, probabilmente per poter ottenere delle condizioni di pace ancora più favorevoli a quest’ultima e indebolire ulteriormente la Russia (in questo modo si ripartiscono più equamente i territori tra gli ebrei “tedeschi”, che hanno devastato la repubblica di Weimar, e quelli “russi”, che hanno devastato la Russia), con la partecipazione degli Stati Uniti. “Ma chi governò veramente la Russia dalla primavera all’autunno del 1917? Non il Governo provvisorio – che non aveva né potere, né volontà – ma il Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado, potente e impenetrabile, sostituito dopo giugno dal Comitato centrale esecutivo. Costoro tennero le redini del potere” [51]. Solgenitsin continua asserendo che tale comitato “cominciò ad esitare seriamente sull’atteggiamento da adottare nei confronti della guerra: bisognava smantellare l’esercito o, al contrario, rafforzarlo?” [52]. Solgenitsin si fa anche una domanda retorica, chiedendosi “qual è l’atteggiamento del nuovo potere nei confronti di tutto ciò che è russo? La fine del mese di agosto sono i “giorni di Kornilov”. La Russia sta sprofondando, è chiaro: perde la guerra, l’esercito è in uno stato di totale decomposizione, sia al fronte che nelle retrovie. Il generale Kornilov, di cui Kerenski ha appena sfruttato abilmente l’ingenuità, lancia una richiesta di soccorso, un vero grido di dolore: “Popolo della Russia! La nostra grande Patria sta morendo. L’ora della sua fine è vicina […] Tutti coloro nei quali batte un cuore russo, nei quali dimora la fede, si rechino nelle chiese e preghino Dio affinché compia il più grande dei miracoli e salvi la terra in cui siamo nati!”” [53]. “Queste parole fanno sghignazzare Guimmer-Sukhanov, ideologo della rivoluzione di Febbraio e membro influente del Comitato esecutivo: “È maldestro e vuoto, è cattiva politica e cattiva letteratura […] una miserabile contraffazione della “buona, vecchia Russia di una volta”!”” [54].

In pratica sotto gli zar, gli ebrei tentano di ucciderne quanti più possibile, perché si dicono oppressi dallo zarismo, quando invece non lo sono affatto, ma quando poi la Russia è nelle mani dei giudeo-bolscevichi che devono trascinarla nel baratro della guerra per farla letteralmente a pezzi, si parla di contraffazione della “buona, vecchia Russia di una volta”, tipico degli ebrei.

Solgenitsin sentenzia in maniera implacabile l’attività del Governo provvisorio, che ha dato prova “di perseveranza patriottica in un solo ambito: guidare una Russia in fase di decomposizione (fin d’ora, la “Repubblica di Kronstadt”, e non soltanto essa, si era “separata dalla Russia”) verso la vittoria militare! La vittoria ad ogni costo! La fedeltà ai propri alleati. (Del resto, questi ultimi non rinunciavano a dare una spinta sia a livello dei governi, sia a livello delle opinioni pubbliche e delle potenze finanziarie. A maggio, ad esempio, i giornali citano un articolo del Morning Post: “L’ America ha fatto comprendere alla Russia” che, in caso di pace separata, gli Stati Uniti “avrebbero denunciato tutti i loro accordi finanziari con la Russia” [55]. “E il principe Lvov rincarava la dose: “Il paese deve esprimersi con tutta la sua forza e inviare il suo esercito in combattimento”) [56]. “Quanto alle conseguenze che la prosecuzione della guerra provocherà per la Russia, nessuno se ne preoccupa. E ogni riunione – o quasi – del Governo provvisorio, ogni questione da esso dibattuta, recano il segno di questa deriva, di questa atrofia dell’istinto di conservazione nazionale” [57].

Per ultimo, ma non per ultimo, è bene ricordarsi la capacità simulatoria degli ebrei:-“The Jews had several objectives in the war, and one of them was to ‘Get Russia’ … In this work Max Warburg was a factor. His bank is noted in a dispatch published by the United States government as being one whence funds were forwarded to Trotsky for use in destroying Russia. Always against Russia, not for German reasons, but for Jewish reasons, which in this particular instance coincided. Warburg and Trotsky — against Russia! While Otto Kahn, another partner in Kuhn, Loch & Co. denounced ‘pro-German propaganda,’ his partner Paul was playing the German symphony string!”” [58].

Vi lasciamo con la frase di Roger Dommergue:-“Non è difficile da comprendere: tutte le pseudo-guerre post seconda guerra mondiale, sono tutti conflitti capitalistico-marxisti, tutte quante. Sono state tutte create dalla manipolazione dell’alta finanza, che fa uso del marxismo dal suo concepimento, visto che loro stessi lo hanno finanziato! Perché il marxismo fu finanziato fin dagli albori, tutto incluso, dai finanzieri ebrei americani: Hammer, Loeb, Kuhn, ecc.. Warburg, ecc. Questo lo sanno tutti, è ovvio””.

Non è difficile da comprendere: i gentili hanno combattuto la Prima Guerra Mondiale, gli ebrei l’hanno vinta. La prova che l’hanno vinta loro sta nella formazione della Repubblica di Weimar da una parte, e nell’instaurazione del giudeo-bolscevismo in Russia dall’altra, rovesciando per sempre il regime zarista che, nonostante la clemenza verso gli ebrei, andava rovesciato per potersi guadagnare i posti migliori all’interno dell’intellighenzia della Russia, un traguardo prima irraggiungibile per l’ebreo in tutte le russie contemporaneamente, visto che era sempre stato parzialmente confinato nella Zona di Residenza. Se siete dei revisionisti dell'”Olocausto”, o con termine dispregiativo “negazionisti”, allora potreste benissimo pensare che l’industria dell’Olocausto e la formazione dello stato di Israele (il paradiso dei criminali giudaici della diaspora che cercano l'”immunità effettiva”, come la chiamiamo noi) sono le prove che i gentili hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale, ma sono stati ancora una volta gli ebrei a vincere.

In foto (da sinistra verso destra, e dall’alto verso il basso): Armand Hammer (ebreo), un capitalista che ha sfruttato la simulazione giudaica del comunismo di guerra per accaparrarsi l’amianto degli Urali e le opere d’arte dell’impero zarista. Felix Warburg (ebreo), membro della banca ebraico-“americana” Khun Loeb & Co., ha finanziato la banca Warburg di Amburgo, con un prestito di venticinque milioni di marchi (mentre Thompson, il direttore della Federal Reserve, assicarava a David Lloyd George che Lenin e Trotsky non erano agenti tedeschi). Paul Warburg (ebreo), fratello di Felix e Max Warburg, ha sposato Nina Loeb, la nipote di Jacob Schiff, a capo della banca Khun Loeb & Co, mentre finanziava i tedeschi, l’altro suo partner nella stessa banca, Otto Khan (ebreo), denunciava “propaganda pro-Germania”. Paul Warburg ha anche avuto un ruolo nella “simulazione giudaica della colonizzazione ebraica delle terre in Ucraina”, una simulazione finalizzata al racket. Infatti Solgenitsin afferma che a partire dal 1925 “salì al proscenio l’Agro-Joint international (con a capo, accanto a Marshall, il banchiere tedesco-americano Paul Warburg), che stipulò un accordo con il Comitato governativo per l’Insediamento rurale dei Lavoratori ebrei per la consegna di trattori, macchine agricole, semi, la costruzione di pozzi artesiani, la formazione ai lavori agricoli della gioventù ebrea” [59]. Max Warburg (ebreo), fratello di Felix e Paul Warburg, membro della banca Warburg di Amburgo che ha ricevuto un prestito per decine di milioni di dollari dalla Khun Loeb & Co. americana. Parvus (ebreo, il cui vero nome è in realtà Aleksander Israel Helphand), coinvolto in vari intrallazzi finanziari in più nazioni, è un capitalista che ha finanziato il bolscevismo, e ha “suggerito” a Trotsky il concetto di “rivoluzione permanente”, cioè esportare il bolscevismo nelle altre nazioni, in altre parole l’internazionalismo bolscevico, che in forma massonica si chiama umanesimo, mentre in forma capitalistica si chiama “multinazionalismo”, cioè il controllo totale delle multinazionali sulle nazioni, secondo la strategia giudaica della convergenza. Il globalismo è funzionale a delinquere meglio, ci sono molti vantaggi in questa strategia, ma ciò merita un approfondimento a parte.

Tutte queste persone sono ebrei capitalisti, cioè quelli che dovrebbero essere, di regola, i più acerrimi nemici del comunismo, ma come abbiamo visto le cose stanno in maniera ben diversa, lo hanno finanziato loro!

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In foto: Otto Khan (ebreo), è un capitalista partner della Khun Loeb & Co. A quanto riporta il Dearborn Indipendent di Henry Ford, mentre Paul Warburg della Khun Loeb & Co. si premurava di finanziare con un prestito la banca Warburg, Otto Khan faceva baccano perché l’America era troppo filo-tedesca, chiaramente è un ebreo talmudico e simulatore.

ARTICOLO IN FASE DI COMPLETAMENTO

*Un pud equivale a 16,38 chili.

Fonti:

[1] Articolo estratto dalla rivista Cristianità, Anno V, nº 24, aprile 1977, pagg. 7-9.

[2] Tralascio, evidentemente, la risorsa dell’«autofinanziamento» attraverso «esproprio proletario», attentamente considerata in M. Lucini, Chi finanziò la Rivoluzione d’Ottobre, Editrice Italiana, Roma 1967.

[3] Cfr. A. Solženicyn, Lenin a Zurigo, Mondadori, Milano 1976.

[4] Aleksander Israel Helphand, di origine ebraica, fu il punto d’incontro tra gli ambienti socialdemocratici tedeschi e quelli russi. Dopo la scissione dei socialdemocratici russi nel 1903, si avvicinò a Trotskij, dirigendo di fatto la prima Rivoluzione russa del 1905. Sfuggito alla deportazione, riparò all’estero, riuscendo ad accumulare in breve tempo una considerevole fortuna. Dal 1910 al 1915 fu nei Balcani, consigliere finanziario, tra l’altro. dei governi turco e bulgaro. Nel febbraio 1915 iniziò le trattative con il ministero degli Esteri tedesco per suscitare la Rivoluzione in Russia. Morì in una ricca dimora nei pressi di Berlino nel 1924. Vedi la sua importante biografia, cui attinge Solženicyn, di Z.A.B. Zeman-W.B. Scharlau, The Merchant of Revolution: The Life of Alexander Israel Helphand (Parvus) 1867-1924, Oxford University Press, New York 1965.

[5] Cfr. A. Solženicyn, op. cit., pag. 133.

[6] Su questo punto, vedi Encyclopaedia Judaica, Keter Publishing House, Gerusalemme 1972, vol. XV, pag. 1404.

[7] Cfr. A. Solženicyn, op. cit., pag. 131.

[8] Ibid., pag. 130.

[9] Cfr. G. Katkov, «German Foreign Office Documents of Financial Support to the Bolsheviks in 1917», in International Affairs, vol. XXXII, 1956, pagg. 181 e ss.

[10] Il finanziamento tedesco, fin dall’apparizione dei «documenti Sisson» – settanta documenti, dal 27 settembre 1917 al 9 marzo 1918, raccolti nel febbraio e nel marzo 1918 a San Pietroburgo da Edgar Sisson, rappresentante del Committee on Public Information (organo ufficiale della propaganda americana nella Prima Guerra Mondiale) e poi pubblicati in The German-Bolshevik Conspiracy, War Information Series, nº 20, Washington 1918 – è stato oggetto di una lunga querelle storica. George F. Kennan, che ha mostrato come quei documenti fossero parzialmente falsificati (cfr. «The Sisson Documents», in Journal of Modern History, Vol. XXVIII, 1956, pagg. 130-154), non ha potuto dimostrare l’inautenticità delle informazioni in essi raccolte. Il più recente tentativo di «minimizzare» il finanziamento ai bolsevichi si deve a B. Souvarin, in «Soljénitsine et Lenin», in Est et Ouest, 1-15 aprile 1976, pagg. 121-136. Ma agli studi citati di Katkov, Hahlweg e Zeman si possono aggiungere quelli di Michael Futrell, Northern Underground, Faber and Faber, Londra 1963; Stefan Possony, Lenin: The Compulsive Revolutionary, George Allen and Unwin, Londra 1966 e Joel Carmichael, «German Money and Bolshevik Honour», in Encounter, marzo 1974.

[11] Cfr. W. Hahlweg, Lenins Ruckkehr nach Russland 1917. Die deutschen Akten, E. J. Brill, Leida 1957, che raccoglie cento documenti tedeschi sul viaggio di Lenin dal 7 settembre 1914 all’11 luglio 1917.

[12] Cfr. Z.A.B. Zeman, Germany and Revolution in Russia 1915-1918. Documents from the Archives of the German Foreign History, Oxford University Press, Londra 1958, che raccoglie 136 documenti (di cui alcuni già pubblicati da Hahlweg) dal 9 gennaio 1915 al 25 giugno 1918.

[13] Jacob Furstenberg (1879-1937), conosciuto come Hanecki, Ganecjkji o «Kuba», un ebreo polacco legato a Radek e Dzeshinsky, fu probabilmente, come inclina a credere Futrell (op. cit., passim), la figura chiave della vicenda. Furstenberg, stretto collaboratore politico di Lenin e braccio destro finanziario di Parvus, fu incaricato da Lenin di far passare in Russia i fondi di Parvus. Dopo la Rivoluzione di Ottobre fu commissario principale delle banche presso il ministero delle Finanze e quindi ministro del Commercio Estero. Venne eliminato durante le purghe del 1937.

[14] Cfr. Z.A.B. Zeman-W.B. Scharlau, The Marchant of Revolution, pag. 231.

[15] Cfr. M. Pearson, Il treno piombato, Sperling and Kupfer, Milano 1976. Pearson avanza, tra l’altro, l’ipotesi che Lenin, dopo avere appreso dai tedeschi, durante il viaggio sul treno piombato, l’ampiezza del finanziamento a sua disposizione, cambiò opinione sulla tattica rivoluzionaria, decidendo di compiere immediatamente il balzo verso la seconda fase della Rivoluzione (la formula «tutto il potere ai soviet»!). Né è escluso, secondo Pearson, che Lenin abbia lasciato San Pietroburgo il 12 luglio non solo perché malato, ma perché a conoscenza della data precisa della controffensiva tedesca, e abbia progettato il suo colpo di Stato in previsione dell’umiliazione nazionale che avrebbe fatto seguito a una disfatta dell’esercito russo. Inoltre, una delle ragioni delle sue frenetiche pressioni perché il partito agisse in ottobre sarebbe stata la notizia avuta da Berlino, secondo cui gli austriaci stavano per offrire a Kerensky un accordo di pace separata, e che questo avrebbe fatto crollare tutte le speranze dei bolscevichi di arrivare al potere (pagg. 311-317). (QUESTA ULTIMA OPINIONE NON È CONDIVISIBILE PER “laquestionegiudaica” in quanto abbiamo già visto il mimetismo ideologico degli ebrei che da menscevichi, socialdemocratici, socialrivoluzionari ecc. diventano bolscevichi, un esempio lo abbiamo mostrato in questo articolo su Roger Dommergue (un ebreo giusto tra le nazioni). In seguito vedremo inoltre come anche la Nya Banken sia legata sia alla banca Warburg che alla Khun Loeb & Co., e come Kerensky in realtà ebbe un ruolo completamente passivo nei confronti del bolscevismo, pur conoscendone le mosse, un chiaro sintomo di una simulazione giudaica, della eventuale ebraicità di Kerensky discuteremo in seguito).

[16] Telegramma dal segretario di Stato agli Affari Esteri Zimmermann al rappresentante del ministro degli Affari Esteri presso il Quartier generale del 23 marzo 1917, in Z.A.B. Zeman, Germany and Revolution, pagg. 25-26.

[17] Telegramma dall’ambasciatore di Germania a Copenaghen conte von Brockdorff-Rantzau al Ministro degli Affari Esteri, del 2 aprile 1917 (segretissimo); in Z.A.B. Zeman, Germany and Revolution, pagg. 30-31.

[18] Sul soggiorno di Trotskij a New York, vedi tra l’altro, J. Nevada, Trotzky and the Jews, Jewish Publication Society of America, Filadelfia 1972.

[19] Cfr. J. L. Wise, Woodrow Wilson: Discipline of Revolution, Paisley Press, New York 1938. «Gli storici – ha scritto Wise – non possono dimenticare che Woodrow Wilson […] rese possibile a Leon Trotzky di entrare in Russia con un passaporto americano» (pag. 647).

[20] Cfr. D. Smoot, The Invisible. Government, Western Islands, The Americanist Library, Belmont 1965, pag. 2.

[21] Cfr. A. C. Sutton, Wall Street and the Bolshevik Revolution, Arlington House, New Rochelle 1974.

[22] Ibid., pagg. 71-78.

[23] Su William Boyce Thompson vedi H. Hagedorn, The Magnate: William Boyce Thompson and His Time, Reynal and Hitchcock, New York 1935.

[24] Cfr. A. C. Sutton, op. cit., pagg. 82-83. L’episodio fu registrato, tra l’altro, dalla Washington Post del 2 febbraio 1918 in questi termini: «William Boyce Thompson, che è stato a Pietrogrado da luglio fino a novembre scorso, ha offerto un contributo personale di un milione di dollari ai bolscevichi per la propagazione della loro dottrina in Germania e in Austria».

[25] Cfr. A. C. Sutton, op. cit., pagg. 91-95.

[26] Su Olof Aschberg, vedi Le Meoarer, Albert Bonniers Förlag, Stoccolma 1946. Michael Futrell, che lo intervistò prima della morte, ne ebbe la conferma che i fondi bolscevichi furono depositati presso la Nya Banken.

[27] Cfr. A. C. Sutton, op. cit., pagg. 55-58.

[28] Il banchiere Marcus Wallenberg è uno degli insider ammessi nella ristretta cerchia del Bilderberg Club, come risulta dall’elenco pubblicato in Cristianità, Piacenza, marzo-aprile 1976, anno IV, nº 16.

[29] Cfr. H. Coston, Les financiers qui mènent le monde, La Libraire Française, Parigi 1955, pag. 115. Secondo Coston, Aschberg sarebbe stato «il dittatore delle finanze sovietiche» e «il grande corruttore sovietico in Europa occidentale» tra le due guerre (ibid.).

[30] Cfr. A. C. Sutton, op. cit., pagg. 62-63.

[31] Jacob Schiff, discendente del rabbino Meir ben Jacob Schiff, è esplicitamente indicato, accanto ai Warburg e ad altri esponenti della comunità ebraica tedesco-americana, come uno dei finanziatori della Rivoluzione russa in uno dei documenti centrali degli Archivi Nazionali americani, sotto la collocazione State Dept. Decimal File 861.000/5339, dal titolo Bolshevism and Judaism. L’interesse storico di questo documento deriva dal fatto che esso fu ampiamente utilizzato negli ambienti dell’emigrazione russa (vedi, ad esempio, A. De Goulevitch, Zarismo e Rivoluzione, Bocca, Milano 1939, pagg. 164-165), e dalla pubblicistica contro-rivoluzionaria (vedi, ad esempio, P. Virion, Bientot un gouvernement mondial, Editions St. Michel, Parigi 1967, pagg. 134-135), senza che peraltro ne fosse mai dimostrata l’autenticità, ora provata dal prof. Sutton (op. cit., pagg. 186-187). L’Encyclopaedia Judaica sottolinea l’odio di Schiff verso i Romanoff e il suo appoggio finanziario a Kerensky, ma tace dei rapporti con i bolscevichi (vol. XIV, pagg. 960-962).

[32] La Kuhn, Loeb and Co. fu fondata nel 1867 dai cognati Abraham Kuhn (1819-1892) e Solomon Loeb (1828 1913). Vedi Encyclopaedia Judaica, vol. X, nº 1287.

[33] Su Felix M. Warburg (1871-1937), vedi Encyclopaedia Judaica, vol. XVI, pagg. 282-284.

[34] Su Paul M. Warburg, vedi Encyclopaedia Judaica, vol. XVI, pagg. 281-282.

[35] Cfr. A. C. Sutton, op. cit., pag. 64.

[36] Gilad Atzmon, L’errante chi?, p. 56, nota 6. Gilad Atzmon continua così:-“Sembra che alla vigilia della Prima guerra mondiale, operassero in America alcune potenti lobby ebraiche tedesche e che alcuni ebrei tedesco-americani avessero protestato perché gli Stati Uniti si erano alleati a Inghilterra e Francia. In una dichiarazione al New York Times del 22 novembre 1914, Jacob H. Schiff la cui banca – la Khun, Loeb, appunto (ai tempi, la seconda banca privata americana più grande) – accusò gli inglesi e i francesi di voler distruggere la Germania (Elon, p. 253). Gli ebrei dell’Est Europa, che erano immigrati negli USA per sfuggire alla Russia zarista e antisemita, consideravano l’esercito tedesco un liberatore; perciò il mondo ebraico americano era per la maggior parte filotedesco. Il governo inglese prese questi sviluppi della situazione molto seriamente e l’ambasciatore inglese presso gli Stati Uniti cominciò a sospettare una cospirazione da parte degli ebrei americani. La Dichiarazione Balfour del 1917 fu in larga misura il tentativo di dirottare i sentimenti antinglesi del mondo ebraico”. Cfr. Amos Elon, The Pity of it All.

[37] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, vol. 2, p. 132. Cfr. B. Brutskus, Ievreiskoie naselenie pod kommunistitcheskoi vlastiu [La popolazione ebraica sotto il regime comunista], Sovremennye sapiski, 1928, n. 36, pp. 513-518.

[38] A. Solgenitsin, op. cit., pp. 286-287. Cfr. D.S. Pasmanik, Tchevo je my dobivaemsia? [Cosa cerchiamo esattamente?], ReE: La Russia e gli ebrei [Rossia i evrei], YMCA Press, Parigi 1978 (ed. originale, Berlino 1924), pp. 194, 195.

[39] Ibid., p. 287.

[40] Ibid. Cfr. V. Lenin, Opere in 55 volumi [in russo],t. 32, p. 201.

[41] Ibid., p. 288. Cfr. A. Sutton, op. cit. [tradotto dall’inglese in russo], Mosca 1998, pp. 64-66, 193.

[42] Ibid. Cfr. V. Lenin, Opere complete in 55 volumi, t. 53, p. 267.

[43] Ibid.

[44] Ibid., pp. 98-99. Cfr. Oktiabrskaia revoliutsiia pered amerikanskikh senatorov [La rivoluzione d’Ottobre davanti al tribunale dei senatori americani], resoconto ufficiale della Commissione Overmen del Senato, M.; L., GIZ, 1927, p. 7.

[45] Ibid., p. 101. Cfr. Russkaia Ulia [La volontà russa], 1917, 8 luglio, numero serale, p. 4.

Cfr.: https://evz.ro/100-de-ani-revolutia-octombrie-1917.html?v=347635&page=2

[46] Ibid., p. 67. Cfr. Birjevye vedomosti, 1917, 7 maggio, p. 3.

[47] Ibid.

[48] Ibid., p. 69. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 7, p. 399.

[49] Ibid., pp. 69-70.

[50] Ibid., p. 89. Cfr. Kh. M. Astrakhan, Bolcheviki i ikh polititcheskie protivniki v 1917 godu (I bolscevichi e i loro avversari politici nel 1917), Leningrado 1973, p. 407.

[51] Ibid., p. 71.

[52] Ibid.

[53] Ibid., p. 73. Cfr. A.I. Denikin, Otcherki russkoi smuty, t. 1: Kruchenie viasti I armii (Racconti del tempo dei torbidi in Russia, t. 1: Il crollo del potere e dell’esercito), p. 216.

[54] Ibid. Cfr. Nik. Sukhanov, Zapiski o revolutsii (Note sulla rivoluzione), Berlino 1923, vol. 5, p. 287.

[55] Ibid., p. 74. Cfr. Russkaia volia, 1917, 7 maggio, p. 4.

[56] Ibid. Cfr. supra.

[57] Ibid.

[58] Elizabeth Dilling, The Jewish Religion: Its Influence Today, p. 137. Disponibile sul  canale Telegram di “laquestionegiudaica” in formato pdf: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[59] A. Solgenitsin, op. cit., p. 292.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

GENTILI PENSANTI TRA LE NAZIONI: Eric Priebke. Il testamento di Eric Priebke: poche gocce di verità, per spazzare via un oceano di menzogne.

In questa fantastica intervista da parte di questo ufficiale nazista, Eric Priebke appunto, ci sono tante verità, specialmente quelle che smontano le false accuse nei confronti dei nazisti al processo di Norimberga, un processo oramai riconosciuto anche dagli osservatori più ingenui come fazioso e propagandistico, o più precisamente, un modulo kennedy su un’intera diversione strategica del giudaismo, parte di una più ampia simulazione giudaica, oggi nota come seconda guerra mondiale. Questo perché i gentili fanno le guerre, e gli ebrei le vincono senza combatterle. Crediamo che il maggior esperto mondiale riguardo questo tema dell’Olocausto – cioè le false accuse nei confronti dei nazisti – sia in realtà lo storico revisionista Carlos Porter, che ha scritto un libro sul tema intitolato:-“Made in Russia: The Holocaust”. Oltre a trattare questo tema, l’ultima intervista di Eric Priebke, datata luglio 2013, senza volerlo ci parla di alcune tattiche giudaiche: il giochetto dei ritornanti, l’usura, e probabilmente quello che “laquestionegiudaica” chiama insider racket, o per meglio dire insider trading di guerra. Si possono perfino scorgere tracce dei “moduli ideologici”, cioè lo strumento principale che gli ebrei utilizzano per attuare l’infiltrazione ideologica, un aspetto della sovversione ideologica che richiede il mimetismo ideologico. Il mimetismo camuffa i moduli, che così possono infiltrarsi all’interno di un’ideologia, al fine di sovvertirla per i fini del giudeo. In questo ambito i maggiori esperti sembrano monsignor Delassus e Don Curzio Nitoglia, anche se il filonazismo di quest’ultimo decisamente non ci va a genio, in quanto sembra non volersi accorgere dei moduli ideologici importati da Alfred Rosenberg nel nazionalsocialismo (Alfred Rosenberg è l’ideologo del nazionalsocialismo). Siamo convinti che uno studio comparato del Mein Kampf e del Talmud babilonese potrebbe rivelare facilmente molti marcatori giudaici,  così come uno studio analogo comparando il Talmud con Il Capitale di Karl Marx, ma per fare ciò servono storici onesti, e non ce ne sono molti in giro. Dopotutto non è stato forse Adolf Hitler (un crittoebreo) ad infettare l’ideologia della quale si faceva portavoce, con il messianismo e il razzismo biologico, tipico degli ebrei talmudici? Ma i suoi marcatori giudaici non si fermano certo qui. Curzio Nitoglia e Delassus sono i massimi esperti di sovversione ideologica, mimetismo ideologico, e moduli ideologici, proprio perché hanno visto tali aspetti del giudaismo nell’attacco sferrato da quest’ultimo, contro la religione cristiano-cattolica. La religione è dogmatica, quindi, almeno in teoria, è meno soggetta a scismi e correnti di pensiero dettate dai tempi, o per meglio dire dagli ebrei, ma quando si comincia a scorgere sempre l’ebreo – nascosto nelle diversioni strategiche da lui create – dietro quelle che lo stato Vaticano considera eresie, quando la religione si sfalda dal punto di vista dei dogmi, accettando e implementando regole/precetti che finiscono col rivelarsi l’esatto contrario dei dogmi che la definivano, quando una religione passa dall’avere tanti dogmi all’avere come unico dogma non averne nessun altro, e si fa un excursus storico di tale metamorfosi, allora è facile scorgere la sovversione ideologica del giudeo in questa trasformazione.

Quanto alla tattica giudaica del giochetto dei ritornanti, ne riparleremo per capire come i criminali ebrei cacciati dallo zar hanno sfruttato una falla normativa nell’impero zarista, re-infiltrandosi in quest’ultimo attraverso documenti falsi americani ottenuti per mimetismo anagrafico, così da potersi dedicare alla “nobile causa” del giudeo-bolscevismo, cioè torturare il popolo russo, annegarlo nel sangue, spolparlo prima, e disossarlo dopo, sfruttando la mentalità da schiavi tipica dei russi cristiano-ortodossi. Un’altra forma di giochetto dei ritornanti è l’aliyah strategica, cioè il ritorno in Israele dopo aver commesso qualche crimine, così da non poter essere estradati, ma questa, è un’altra storia. Ritornante è una traduzione letterale del termine intraducibile francese “revenant”, che sta ad indicare una persona che torna in un posto dopo una lunga assenza da quest’ultimo. Non esiste un termine italiano dal significato equivalente. L’immigrazione dei sefarditi in Israele agli albori della sua fondazione sono una forma di aliyah strategica, in forma di immigrazione strategica,  usata per sovvertire gli equilibri geopolitici della Palestina modificando i rapporti demografici all’interno di quest’ultima.

Quando citiamo questo o quel personaggio, non lo facciamo perché supportiamo qualcuno, non vi scriviamo di seguire esplicitamente Tizio o Caio, ma vogliamo semplicemente constatare che alcuni studiosi, siano essi agenti crittosionisti o meno, hanno fatto dei riferimenti interessanti inerenti il problema ebraico, e che tali riferimenti andrebbero confermati da più fonti indipendenti in maniera critica, tutto qui. Ed è di vitale importanza evitare bocconi avvelenati, in forma di citazioni false e/o errate, per impedire che gli ebrei utilizzino la tattica giudaica della demagnetizzazione generale a mezzo di un particolare, in pratica, per difendersi, possono asserire che tutto il contenuto di un sito internet antisemita – come probabilmente questo blog potrebbe essere classificato – sia in realtà falso per via di una citazione falsa. Abbiamo ribattezzato questo arrampicarsi sugli specchi, o meglio appellarsi a qualunque errore dei gentili, con l’espressione “Cherry Picking Negativo”, che portato all’estremo, potremmo chiamare anche “riduzionismo giudaico”. È per questo che cerchiamo assolutamente il contraddittorio dalle fonti ebraiche, per evitare, tra i tanti errori possibili, il bias di conferma.

L’estrapolazione mistificatoria invece, di cui hanno parlato estesamente sia Gian Pio Mattogno che Michael Hoffman, è una variante, tra le varie fallacie logiche utilizzate dagli ebrei per vincere le loro discussioni,  della metodologia dell’Argomento Fantoccio, che noi chiamiamo anche “Argument Sliding”. Ad ogni modo, il tema del problema ebraico è scottante, emergente, e vasto, e confidiamo nell’accortenza dei gentili pensanti tra le nazioni, e nella loro volontà di segnalarci eventuali contenuti da correggere, perché imprecisi e/o falsi, e noi provvederemo tempestivamente nel rimuovere o correggere tali contenuti.

Parleremo in seguito dei moduli ideologici, che ci saranno utili per riconoscere la puzza di giudaismo talmudico nelle ideologie create e/o infiltrate dagli ebrei. Gli ebrei istigano l’individualismo, anche se sono il popolo più etnocentrico del pianeta, ma al contempo sono dietro il collettivismo giudeo-bolscevico, e i risultati delle collettivizzazioni dei kolchoz in Unione Sovietica, li conosciamo. I loro testi sacri sembrano gestire a tutti i livelli la loro vita, presentando al lettore diatribe morali di ogni tipo, eppure ovunque siano andati gli ebrei, qualunque nazione abbiano infettato, il risultato è stato quello di abbassare il morale e la moralità dei gentili, portando immoralità camuffata da “libertà”. È probabile che molte di quelle che sembrano questioni demenziali nel Talmud, come ad esempio l’utilizzo di gentili del sabato per aprire le porte di casa (utilizzo di gentili come portachiavi degli ebrei), siano in realtà tattiche giudaiche in forma di allegoria:-“One gem concerns the weighty problem of the door key which the “shabbos goy,” or a Sabbath gentile, is carrying home for you so that the Jew is spared that “labor”. The Talmud rule is that you cannot move goods from one category of property to another; from private to public property or from what is neither public or private, on the Sabbath. Your doorstep is neither public nor private. The street or sidewalk outside the doorstep is public; your house inside is private. Therefore, says the Talmud, you must have the “goy” not only insert your key in the lock, but push the door in as, otherwise, if you pushed the door in with the key in it, you would be moving the key from property neither public nor private (the sill) to the inside of the house (private property)” [1].

L’insider trading di guerra, o insider racket, è una tattica giudaica volta ad effettuare una speculazione sulla valuta di un paese in guerra, sfruttando le oscillazioni degli asset strategici di una nazione durante tale evento. Per poter effettuare questa speculazione è necessaria, contestualmente, la tattica giudaica di finanziare tutte o entrambe le fazioni. Un esempio eloquente è il supporto economico dato dagli ebrei all’armata bianca durante la guerra civile in Russia contro l’armata rossa, gli ebrei hanno finanziato l’armata bianca – col supporto dell’impero britannico – fino a quando quest’ultima non doveva sferrare l’attacco finale decisivo, che avrebbe sconfitto il giudeo-bolscevismo, la prevedibile vittoria dell’armata bianca aveva influenzato i mercati, ma poi gli ebrei, dopo aver speculato sul rublo e altre risorse russe, hanno lasciato vincere il giudeo-bolscevismo (con gli inglesi che bombardavano quelli che qualche secondo prima erano i loro alleati), per ovvi motivi. “laquestionegiudaica” è della convinzione che l’insider racket sia stato utilizzato fin dalle guerre napoleoniche, e che altri esempi pratici di tale tattica giudaica siano la guerra in Jugoslavia e la guerra tra Iran e Iraq. A tali guerre si devono aggiungere tutte quelle che Roger Dommergue chiama “pseudoguerre”, cioè le simulazioni giudaiche finalizzate al racket, tra giudeo-liberismo e giudeo-bolscevismo, tra le quali è importante ricordare la pseudoguerra tra sandinisti e contras. Ma questa è un’altra storia.

Veniamo però ad Eric Priebke, autore di questa intervista e capitano delle SS, considerato il principale responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine. Vincenzo Vinciguerra ne ha parlato estesamente:-“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena eletto si è recato a far visita alle Fosse Ardeatine, a Roma, suscitando il plauso della comunità ebraica romana. Però, nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine, i tedeschi fucilarono 75 ebrei e 260 italiani, così che farne un simbolo della sola Shoah ci appare eccessivo.
Mattarella ben sa che i familiari dei caduti italiani in quell’occasione non hanno mai strumentalizzato i loro morti per farne oggetto di propaganda ideologica e politica, anzi è giusto ricordare che alcuni di loro chiesero il risarcimento non al colonnello Herbert Kappler che, in base agli ordini ricevuti, dispose la rappresaglia, bensì a Sandro Pertini, Riccardo Bauer e Giorgio Amendola che avevano organizzato l’attentato di via Rasella nel corso del quale morirono 33 militari alto-atesini del battaglione “Bozen” che, nella Capitale, svolgevano funzioni di guardia ai ministeri. Né i familiari dei caduti italiani alle Fosse Ardeatine si sono uniti al linciaggio del capitano Erich Priebke, incredibilmente indicato e condannato come il responsabile dell’eccidio benché, nel 1948, non fosse stato incluso fra gli imputati del processo a carico del colonnello Herbert Kappler, unico e solo condannato all’ergastolo perché gli altri erano solo subalterni che avevano eseguito gli ordini ricevuti. E un semplice esecutore era il capitano Erich Priebke. In nome della Shoah si è riscritta la storia di quell’episodio, si è condannato un uomo e lo si è fatto morire in Italia vietandone perfino i funerali nella Capitale, come preteso dalla comunità ebraica, che non poteva essere giudicato – e tantomeno condannato – perché il suo superiore gerarchico, il colonnello Kappler, era stato giudicato e condannato per l’uccisione di 15 ostaggi ritenuta proditoria dal Tribunale militare italiano in quanto, al momento della fucilazione, i morti tedeschi risultavano 32 e non 33. Per gli altri 320, i tedeschi avevano rispettato le convenzioni internazionali, sottoscritte da tutti i Paesi belligeranti, che prevedevano la fucilazione di 10 ostaggi per ogni militare ucciso, e non erano pertanto perseguibili. Se per compiacere la comunità ebraica e l’ambasciata israeliana, è stata stravolta la storia di un singolo episodio, è stato calpestato il diritto, imposta una sentenza di condanna emessa sulla base di reati inesistenti, abbiamo il dovere di dubitare della sincerità di politici e pennivendoli nel ricordare per tutto il mese di gennaio di ogni anno (ma non doveva essere una Giornata della memoria?) la tragedia degli ebrei nel corso della Seconda guerra mondiale” [2].

“Il presidente di “tutti gli italiani”, il presidente “partigiano” Alessandro Pertini è stato uno dei responsabili, insieme al comunista Giorgio Amendola e all’azionista Riccardo Bauer, dell’attentato di via Rasella a Roma nel marzo del 1944 e del successivo eccidio delle Fosse Ardeatine. A lui, a Bauer ed Amendola, i familiari di alcune delle vittime delle Fosse Ardeatine chiesero dinanzi al Tribunale civile il risarcimento dovuto per la fucilazione dei loro congiunti. Una verità, anche questa cancellata perché non gestibile da parte del regime attuale. Ed è sempre Alessandro Pertini ad aver impartito al partigiano Giuseppe Maronzin, il 1° maggio 1945, l’ordine perentorio di fucilare Luisa Ferida. La bellissima attrice, difatti, aveva chiesto a Maronzin “ma io perché devo morire?”, e questi non aveva saputo rispondere ed aveva deciso di risparmiarle le vita. Ma non aveva fatto i conti con Pertini per il quale non esistevano giustizia e pietà, quindi decise lui che Luisa Ferida dovesse morire. Anche questa è una storia che non si deve raccontare, come mille altre di quel periodo” [3].

Pertini si dedicò anche ad altre amenità:-“Ai familiari delle vittime della “Volante rossa”, il gruppo paramilitare del Pci che dall’estate del 1945 al gennaio del 1949 uccise a Milano un numero indeterminato di persone (almeno 11 accertate), l’eroe delle Fosse Ardeatine Alessandro Pertini non riconobbe il diritto alla parola quando, nell’autunno del 1978, concesse la grazia a Giulio Paggio, capo della “Volante rossa”, condannato all’ergastolo, da sempre latitante in Unione sovietica. Paggio rientrò in Italia, insieme a Natale Burato anch’egli condannato all’ergastolo per gli stessi delitti, senza aver mai scontato un solo giorno di carcere. Nessuno protestò. Dopo aver chiuso il capitolo dei delitti di guerra riguardanti i partigiani, con la concessione della grazia presidenziale a Francesco Moranino responsabile dell’uccisione di 5 partigiani anticomunisti e delle mogli di due di loro, anch’egli da sempre latitante, ad opera di Giuseppe Saragat, Pertini chiudeva quello relativo ai delitti del dopoguerra concedendo la grazia a Paggio e Burato” [4].

Ecco l’intervista-testamento di Eric Priebke:

“D – Sig. Priebke, anni addietro Lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?

R – Sì.

D – Cosa intende esattamente con questo?

R – Che ho scelto di essere me stesso.

D – Quindi ancora oggi Lei si sente nazista.

R – La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare.

D – Della visione del mondo di cui Lei parla fa parte anche I’antisemitismo.

R – Se le sue domande sono mirate a conoscere la verità è necessario abbandonare i luoghi comuni: criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno. In Germania sin dai primi del novecento si criticava apertamente il comportamento degli ebrei. Il fatto che gli ebrei avessero accumulato nelle loro mani un immenso potere economico e di conseguenza politico, pur rappresentando una parte in proporzione assolutamente esigua della popolazione mondiale era considerato ingiusto. È un fatto che ancora oggi, se prendiamo le mille persone più ricche e potenti del mondo, dobbiamo constatare che una notevole parte di loro sono ebrei, banchieri o azionisti di maggioranza di imprese multinazionali. In Germania poi, specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e l’ingiustizia dei trattati di Versailles, immigrazioni ebraiche dall’est europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà. In quel clima gli usurai si arricchivano e il senso di frustrazione nei confronti degli ebrei cresceva.

D – Quella che gli ebrei abbiano praticato l’usura ammessa dalla loro religione, mentre veniva proibita ai cristiani, è una vecchia storia. Cosa c’è di vero secondo lei.

R – Infatti non è certo una mia idea. Basta leggere Shakespeare o Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo. Questo non vuole assolutamente dire che gli unici usurai all’epoca fossero gli ebrei. Ho fatto mia una frase del poeta Ezra Pound: “Tra uno strozzino ebreo e uno strozzino ariano non vedo nessuna differenza”.

D – Per tutto questo Lei giustifica I’antisemitismo?

R – No, guardi, questo non significa che tra gli ebrei non ci siano persone perbene. Ripeto, antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato. Io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà, ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato. Parlo solo di diritto di critica e ne sto spiegando i motivi. E Le dirò di più: deve considerare che, per loro particolari motivi religiosi, una grossa parte di ebrei si considerava superiore a tutti gli altri esseri umani. Si immedesimava nel “Popolo Eletto da Dio” della Bibbia.

D – Anche Hitler parlava della razza ariana come superiore.

R – Si, Hitler è caduto anche lui nell’equivoco di rincorrere questa idea di superiorità. Questa è stata una delle cause di errori senza ritorno. Tenga conto comunque che un certo razzismo era la normalità in quegli anni, Non solo a livello di mentalità popolare ma anche a livello di governi e addirittura di ordinamenti giuridici. Gli Americani, dopo aver deportato le popolazioni africane ed essere stati schiavisti, continuavano ad essere razzisti, e di fatto discriminavano i neri. Le prime leggi, definite razziali di Hitler, non limitavano i diritti degli ebrei più di quanto fossero limitati quelli dei neri in diversi stati USA. Stessa cosa per le popolazioni dell’India da parte degli Inglesi ed i Francesi, che non si sono comportati molto diversamente con i così detti sudditi delle loro colonie. Non parliamo poi del trattamento subìto all’epoca dalle minoranze etniche nell’ex URSS.

D – E quindi come sono andate peggiorando in Germania le cose secondo Lei?

R – Il conflitto si è radicalizzato, è andato crescendo. Gli ebrei tedeschi, americani, inglesi e l’ebraismo mondiale da un lato, contro la Germania che stava dall’altro. Naturalmente gli ebrei tedeschi si sono venuti a trovare in una posizione sempre più difficile. La successiva decisione di promulgare leggi molto dure resero in Germania la vita veramente difficile agli ebrei. Poi nel novembre del 1938 un ebreo, un certo Grynszpan, per protesta contro la Germania, uccise in Francia un consigliere della nostra ambasciata, Ernest von Rath. Ne seguì la famosa “Notte dei cristalli”. Gruppi di dimostranti ruppero in tutto il Reich le vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei. Da allora gli ebrei furono considerati solo e soltanto come nemici. Hitler, dopo aver vinto le elezioni, li aveva in un primo tempo incoraggiati in tutti i modi a lasciare la Germania. Successivamente, nel clima di forte sospetto nei confronti degli ebrei tedeschi, causato dalla guerra e di boicottaggio e di aperto conflitto con le più importanti organizzazioni ebraiche mondiali, li rinchiuse nei lager, proprio come nemici. Certo per molte famiglie, spesso senza alcuna colpa, questo fu rovinoso.

D – La colpa quindi di ciò che gli ebrei hanno subìto secondo Lei sarebbe degli ebrei stessi?

R – La colpa è un po’ di tutte le parti. Anche degli alleati che scatenarono la seconda guerra mondiale contro la Germania, a seguito dell’invasione della Polonia, per rivendicare territori dove la forte presenza tedesca era sottoposta a continue vessazioni. Territori posti dal trattato di Versailles sotto il controllo del neonato stato polacco. Contro la Russia di Stalin e la sua invasione della restante parte della Polonia nessuno mosse un dito. Anzi a fine conflitto, ufficialmente nato per difendere proprio la indipendenza della Polonia dai tedeschi, fu regalato senza tanti complimenti tutto l’est europeo, Polonia compresa, a Stalin.

D – Quindi politica a parte Lei sposa le teorie storiche revisioniste.

R – Non capisco perfettamente cosa si intenda per revisionismo. Se parliamo del processo di Norimberga del 1945 allora posso dirle che fu una cosa incredibile, un grande palcoscenico creato apposta per disumanizzare di fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco ed i suoi capi. Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi.

D – Su quali basi afferma questo?

R – Cosa si può dire di un autonominatosi tribunale che giudica solo i crimini degli sconfitti e non quelli dei vincitori; dove il vincitore è al tempo stesso pubblica accusa, giudice e parte lesa e dove gli articoli di reato erano stati appositamente creati successivamente ai fatti contestati, proprio per condannare in modo retroattivo? Lo stesso presidente americano Kennedy ha condannato quel processo definendolo una cosa “disgustosa” in quanto “si erano violati i principi della costituzione americana per punire un avversario sconfitto”.

D – Se intende dire che Il reato di crimini contro l’umanità con cui si è condannato a Norimberga non esisteva prima che fosse contestato proprio da quel tribunale internazionale, c’è da dire in ogni caso che le accuse riguardavano fatti comunque terribili.

R – A Norimberga i tedeschi furono accusati della strage di Katyn, poi nel 1990 Gorbaciov ammise che erano stati proprio loro stessi, Russi accusatori, ad uccidere i ventimila ufficiali polacchi con un colpo alla nuca nella foresta di Katyn. Nel 1992 il presidente russo Eltsin produsse anche il documento originale contenente l’ordine firmato da Stalin. I Tedeschi furono anche accusati di aver fatto sapone con gli ebrei. Campioni di quel sapone finirono nei musei USA, in Israele e in altri paesi. Solo nel 1990 un professore della università di Gerusalemme studiò i campioni dovendo infine ammettere che si trattava di un imbroglio.

D – Sì, ma i campi di concentramento non sono una invenzione dei giudici di Norimberga.

R – In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager (in italiano sono i campi di concentramento) popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale. Nell’ultimo conflitto mondiale lo hanno fatto sia i Russi che gli USA. Questi ultimi in particolare con i cittadini americani di origine orientale.

D – In America però, nei campi di concentramento per le popolazioni di etnia giapponese non c’erano le camere a gas.

R – Come Le ho detto, a Norimberga sono state inventate una infinità di accuse, Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano. Molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera. Il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’attività di una camera a gas è invasiva nell’ambiente, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo, nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano senza che si accorgano di nulla è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul piano pratico.

D – Ma Lei quando ha sentito parlare per la prima volta del piano di sterminio degli ebrei e delle camere a gas?

R – La prima volta che ho sentito di cose simili la guerra era finita ed io mi trovavo in un campo di concentramento inglese, ero insieme a Walter Rauff. Rimanemmo entrambi allibiti. Non potevamo assolutamente credere a fatti così orribili: camere a gas per sterminare uomini, donne e bambini. Se ne parlò con il colonnello Rauff e con gli altri colleghi per giorni. Nonostante fossimo tutti SS, ognuno al nostro livello con una particolare posizione nell’apparato nazionalsocialista, mai a nessuno di noi erano giunte alle orecchie cose simili. Pensi che anni e anni dopo venni a sapere che il mio amico e superiore Walter Rauff, che aveva diviso con me anche qualche pezzo di pane duro nel campo di concentramento, veniva accusato di essere l’inventore di un fantomatico autocarro di gasazione. Cose di questo genere le può pensare solo chi non ha conosciuto Walter Rauff.

D – E tutte le testimonianze della esistenza delle camere a gas?

R – Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli Americani a Dachau. Testimonianze che si possono definire affidabili sul piano giudiziario o storico a proposito delle camere a gas non ce ne sono; a cominciare da quelle di alcuni degli ultimi comandanti e responsabili dei campi, come ad esempio quella del più noto dei comandanti di Auschwitz, Rudolf Höss. A parte le grandi contraddizioni della sua testimonianza, prima di deporre a Norimberga fu torturato e dopo la testimonianza per ordine dei Russi gli tapparono la bocca impiccandolo. Per questi testimoni, ritenuti preziosi dai vincitori, le violenze fisiche e morali in caso di mancanza di condiscendenza erano insopportabili; le minacce erano anche di rivalsa sui familiari. So per l’esperienza personale della mia prigionia e quella dei miei colleghi, come, da parte dei vincitori, venivano estorte nei campi di concentramento le confessioni ai prigionieri, i quali spesso non conoscevano nemmeno la lingua inglese. Poi il trattamento riservato ai prigionieri nei campi russi della Siberia oramai è cosa nota, si doveva firmare qualunque tipo di confessione richiesta; e basta.

D – Quindi per Lei quei milioni di morti sono una invenzione.

R – Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 ad interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina. La guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza di cure adeguate si sono risolti spesso in un disastro. Però queste tragedie dei civili, erano all’ordine del giorno non solo nei campi ma in tutta la Germania, soprattutto a causa dei bombardamenti indiscriminati delle città.

D – Quindi Lei minimizza la tragedia degli ebrei: l’Olocausto?

R – C’è poco da minimizzare: una tragedia è una tragedia. Si pone semmai un problema di verità storica. I vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Avevano raso al suolo intere città tedesche, dove non vi era un solo soldato, solo per uccidere donne bambini e vecchi e così fiaccare la volontà di combattere del loro nemico. Questa sorte è toccata ad Amburgo, Lubecca, Berlino, Dresda e tante altre città. Approfittavano della superiorità dei loro bombardieri per uccidere i civili impunemente e con folle spietatezza. Poi è toccato alla popolazione di Tokyo ed infine con le atomiche ai civili di Nagasaki e Hiroshima. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui Hollywood ha girato centinaia di film. Del resto da allora il metodo dei vincitori della seconda guerra mondiale non è molto cambiato: a sentire loro esportano la democrazia con così dette missioni di pace contro le canaglie, descrivono terroristi che si sono macchiati di atti sempre mostruosi, inenarrabili. Ma in pratica attaccano soprattutto con l’aviazione chi non si sottomette. Massacrano militari e civili che non hanno i mezzi per difendersi. Alla fine tra un intervento umanitario e l’altro nei vari paesi, mettono sulle poltrone dei governi dei burattini che assecondano i loro interessi economici e politici.

D – Ma allora certe prove inoppugnabili come filmati e fotografie dei lager, come le spiega?

R – Quei filmati sono un’ulteriore prova della falsificazione: provengono quasi tutti dal campo di Bergen-Belsen. Era un campo dove le autorità tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice lunga sulla volontà assassina dei Tedeschi. Sembra strano che in tempo di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che invece si volevano gasare. I bombardamenti alleati nel 1945 hanno lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa un’epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e morti. Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di accoglienza di Bergen-Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945, era oramai nelle mani degli alleati. Le riprese furono appositamente girate, per motivi propagandistici dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror. È spaventoso il cinismo, la mancanza di senso di umanità con cui ancora oggi si specula con quelle immagini. Proiettate per anni dagli schermi televisivi, con sottofondi musicali angoscianti, si è ingannato il pubblico associando, con spietata astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!

D – Il motivo di tutte queste mistificazioni secondo Lei sarebbe coprire i propri crimini da parte dei vincitori?

R – In un primo tempo fu cosi. Un copione uguale a Norimberga fu inventato anche dal Generale MacArthur in Giappone con il processo di Tokyo. In quel caso per impiccare si escogitarono altre storie e altri crimini. Per criminalizzare i Giapponesi che avevano subìto la bomba atomica si inventarono all’epoca persino accuse di cannibalismo.

D – Perché in un primo tempo?

R – Perché successivamente la letteratura sull’olocausto è servita soprattutto allo Stato di Israele per due motivi. Il primo è chiarito bene da uno scrittore ebreo figlio di deportati: Norman Finkelstein. Nel suo libro “l’industria dell’olocausto” spiega come questa industria abbia portato, attraverso una campagna di rivendicazioni, risarcimenti miliardari nelle casse di istituzioni ebraiche e in quelle dello Stato di Israele. Finkelstein parla di “un vero e proprio racket di estorsioni”. Per quanto riguarda il secondo punto, lo scrittore Sergio Romano, che non è certo un revisionista, spiega che dopo la “guerra del Libano” lo Stato di Israele ha capito che incrementare ed enfatizzare la drammaticità della “letteratura sull’Olocausto” gli avrebbe portato vantaggi nel suo contenzioso territoriale con gli arabi ed “una sorte di semi-immunità diplomatica”.

D – In tutto il mondo si parla dell’olocausto come sterminio; Lei ha dei dubbi o lo nega recisamente?

R – I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono inarginabili. Attraverso una sottocultura storica appositamente creata e divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le coscienze lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne la libertà di giudizio. Come Le ho detto, siamo da quasi 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, una relazione o un parere di una istituzione tedesca, un rapporto degli addetti. Nulla di nulla. Nell’assenza di documenti i giudici di Norimberga hanno dato per scontato che il progetto che si intitolava “Soluzione finale del problema ebraico” allo studio nel Reich, che vagliava le possibilità territoriali di allontanamento degli ebrei dalla Germania e successivamente dai territori occupati, compreso il possibile trasferimento in Madagascar, fosse un codice segreto di copertura che significava il loro sterminio. È assurdo! In piena guerra, quando eravamo ancora vincitori sia in Africa che in Russia, gli ebrei, che erano stati in un primo tempo semplicemente incoraggiati, vennero poi fino al 1941 spinti in tutti i modi a lasciare autonomamente la Germania. Solo dopo due anni dall’inizio della guerra cominciarono i provvedimenti restrittivi della loro libertà.

D – Ammettiamo allora che le prove di cui Lei parla vengano fuori. Parlo di un documento firmato da Hitler o da un altro gerarca. Quale sarebbe la sua posizione.

R – La mia posizione è di condanna tassativa per fatti del genere. Tutti gli atti di violenza indiscriminata contro le comunità, senza che si tenga conto delle effettive responsabilità individuali, sono inaccettabili, assolutamente da condannare. Quello che è successo agli indiani d’America, ai kulaki in Russia, agli Italiani infoibati in Istria, agli Armeni in Turchia, ai prigionieri tedeschi nei campi di concentramento americani in Germania e in Francia così come in quelli russi, i primi lasciati morire di stenti volutamente dal presidente americano Eisenhower, i secondi da Stalin. Entrambi i capi di stato non rispettarono volutamente la convenzione di Ginevra per infierire fino alla tragedia. Tutti episodi ripeto da condannare senza mezzi termini, comprese le persecuzioni fatte dai tedeschi a danno degli ebrei, che indubbiamente ci sono state. Quelle reali però, non quelle inventate per propaganda.

D – Lei ammette quindi la possibilità che queste prove, sfuggite ad una eventuale distruzione fatta dai tedeschi alla fine del conflitto, potrebbero un giorno venir fuori?

R – Le ho già detto che certi fatti vanno condannati in assoluto. Quindi se poniamo anche solo per assurdo che un domani si dovessero trovare prove su queste camere a gas, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale. Vede, in questo senso ho imparato che nella vita le sorprese possono non finire mai. In questo caso però credo di poterlo escludere con certezza perché per quasi sessanta anni i documenti tedeschi, sequestrati dai vincitori della guerra, sono stati esaminati e vagliati da centinaia e centinaia di studiosi, sicché, ciò che non è emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro. Per un altro motivo devo poi ritenerlo estremamente improbabile e le spiego il perché: a guerra già avanzata i nostri avversari avevano cominciato ad insinuare sospetti su attività omicide nei Lager. Parlo della dichiarazione interalleata del dicembre 1942, in cui si diceva genericamente di barbari crimini della Germania contro gli ebrei e si prevedeva la punizione dei colpevoli. Poi, alla fine del 1943, ho saputo che non si trattava di generica propaganda di guerra, ma addirittura i nostri nemici pensavano di fabbricare false prove su questi crimini. La prima notizia la ebbi dal mio compagno di corso, grande amico, Capitano Paul Reinicke, che passava le sue giornate a contatto con il numero due del governo tedesco, il Reichsmarschall Goering: era il suo capo scorta. L’ultima volta che lo vidi mi riferì del progetto di vere e proprie falsificazioni. Goering era furibondo per il fatto che riteneva queste mistificazioni infamanti agli occhi del mondo intero. Proprio Goering, prima di suicidarsi, contestò violentemente di fronte al tribunale di Norimberga la produzione di prove falsificate. Un altro accenno lo ebbi successivamente dal capo della polizia Ernst Kaltenbrunner, l’uomo che aveva sostituito Heydrich dopo la sua morte e che fu poi mandato alla forca a seguito del verdetto di Norimberga. Lo vidi verso la fine della guerra per riferirgli le informazioni raccolte sul tradimento del Re Vittorio Emanuele. Mi accennò che i futuri vincitori, erano già all’opera per costruire false prove di crimini di guerra ed altre efferatezze che avrebbero inventato sui lager a riprova della crudeltà tedesca. Stavano già mettendosi d’accordo sui particolari di come inscenare uno speciale giudizio per i vinti. Soprattutto però ho incontrato nell’agosto 1944 il diretto collaboratore del generale Kaltenbrunner, il capo della Gestapo, generale Heinrich Müller. Grazie a lui ero riuscito a frequentare il corso allievi ufficiali. A lui dovevo molto e lui era affezionato a me. Era venuto a Roma per risolvere un problema personale del mio comandante ten. colonnello Herbert Kappler. In quei giorni la quinta armata americana stava per sfondare a Cassino, i Russi avanzavano verso la Germania. La guerra era già inesorabilmente persa. Quella sera mi chiese di accompagnarlo in albergo. Essendoci un minimo di confidenza mi permisi di chiedergli maggiori dettagli sulla questione. Mi disse che tramite l’attività di spionaggio si aveva avuto conferma che il nemico, in attesa della vittoria finale, stava tentando di fabbricare le prove di nostri crimini per mettere in piedi un giudizio spettacolare di criminalizzazione della Germania una volta sconfitta. Aveva notizie precise ed era seriamente preoccupato. Sosteneva che di questa gente non c’era da fidarsi perché non avevano senso dell’onore né scrupoli. Allora ero giovane e non diedi il giusto peso alle sue parole ma le cose poi di fatto andarono proprio come il generale Müller mi aveva detto. Questi sono gli uomini, i gerarchi, che secondo quanto oggi si dice avrebbero dovuto pensare ed organizzare lo sterminio degli ebrei con le camere a gas! Lo considererei ridicolo se non si trattasse di fatti tragici. Per questo quando gli americani nel 2003 hanno aggredito l’Iraq con la scusa che possedeva “armi di distruzione di massa”, con tanto di falso giuramento di fronte al consiglio di sicurezza dell’ONU del Segretario di stato Powel, proprio loro che quelle armi erano stati gli unici ad usarle in guerra, io mi sono detto: niente di nuovo!

D – Lei da cittadino tedesco sa che alcune leggi in Germania, Austria, Francia, Svizzera Puniscono con il carcere chi nega I’Olocausto?

R – Si, i poteri forti mondiali le hanno imposte e tra poco le imporranno anche in Italia. L’inganno sta proprio nel far credere alla gente che chi, ad esempio, si oppone al colonialismo israeliano e al sionismo in Palestina sia antisemita; che chi si permette di criticare gli ebrei sia sempre e comunque; che chi osa chiedere le prove dell’esistenza di queste camere a gas nei campi di concentramento, è come se approvasse una idea di sterminio degli ebrei. Si tratta di una falsificazione vergognosa. Proprio queste leggi dimostrano la paura che la verità venga a galla. Ovviamente si teme che dopo la campagna propagandistica fatta di emozioni, gli storici si interroghino sulle prove, gli studiosi si rendano conto delle mistificazioni. Proprio queste leggi apriranno gli occhi a chi ancora crede nella libertà di pensiero e nella importanza della indipendenza nella ricerca storica. Certo, per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione potrebbe addirittura ancora peggiorare ma dovevo raccontare le cose come sono realmente state; il coraggio della sincerità era un dovere nei confronti del mio paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo” [5].

È vero, non possiamo verificare le confessioni che Eric Priebke ha ricevuto dai suoi superiori nazisti, ma per fare da corollario a questa intervista, possiamo ancora referenziare i riferimenti da lui fatti in merito ad altri argomenti. Ci riserviamo di trattare i film farsa di Hitchcock, la confessione (falsa) di Rudolf Hoss, e la soluzione finale TERRITORIALE al problema ebraico, in seguito. Quanto al massacro di Katyn, anch’esso merita un approfondimento a parte, possibilmente in contraddittorio.

Il fatto che ci fosse una soluzione territoriale al problema ebraico, sulla carta, non esclude che Hitler sia un agente crittosionista. Per capire il suo ruolo al servizio del giudaismo, bisogna guardare alle sue decisioni in guerra, come la campagna contro la Russia, o il “mistero di Dunkirk”, la sua collaborazione con i sionisti per portare gli ebrei in Palestina, e altri elementi che fanno da marcatori di ebraicità (tattiche giudaiche, comportamenti talmudici, e moduli ideologici), facendo capire il suo ruolo di agente crittosionista, ma questa è un’altra storia. Gli ebrei sono le spie perfette, sono agenti doppi nati, è normale che infiltratisi nell’intellighenzia di una nazione, apportino dei vantaggi, ma bisogna soppesare bene vantaggi e danni che essi apportano nelle società che infettano, per capire davvero chi sono.

Riguardo Grynszpan, è bene sapere che ha “superato” l’Olocausto, senza essere ucciso dai nazisti:-“His assassination of a German diplomat in Paris gave the Nazis the pretext for sanctioning Kristallnacht, the violent pogrom against Jews on 9 November 1938.

Herschel Grynszpan, a Polish Jew considered a controversial figure to this day, was widely believed to have perished in a concentration camp during the 1940s.

But a photograph discovered in the archives of Vienna’s Jewish Museum now appears to show that Grynszpan survived the war. The snapshot, taken in Germany in 1946, shows the then 24-year-old in a gathering of displaced persons. Its discovery effectively clears up one of the most enduring mysteries of the Nazi era.

“There is little doubt this is Herschel Grynszpan,” said Armin Fuhrer, a German historian and journalist who discovered the photograph along with Christa Prokisch, an Austrian archivist” [6].

La sua motivazione per l’omicidio, inizialmente, è stata vendicarsi per le condizioni in cui lui presumeva che i rifugiati ebrei – asserragliati al confine polacco dopo essere stati cacciati dalla Germania – vivessero:

“Grynszpan maintained he had marched into the German embassy on 7 November, 1938 and shot Ernst vom Rath five times in revenge for the thousands of Jewish refugees, including members of his own family, who had been expelled from Germany and were trapped in horrible conditions at the Polish border.

The Nazi propaganda minister, Joseph Goebbels, seized on Vom Rath’s murder as a long-awaited opportunity to unleash brutal violence against Jewish shops, businesses and synagogues, citing the Paris killing as proof of the deadly danger Jews supposedly posed.

Grynszpan’s act made him a hero for some and a traitor for others – a deep divide in opinion which still holds today.

About 100 Jews died during Kristallnacht, and 30,000 were sent to concentration camps” [7].

“Then aged 17, Grynszpan was arrested immediately after Vom Rath’s shooting and transferred to Germany after the invasion of France for questioning by the Gestapo, the Nazi secret state police.

From a Berlin detention centre he was transferred to the Sachsenhausen concentration camp near Berlin and the last official confirmation of his existence is from September 1942, which many historians have held to be the time he was likely to have been murdered by the Nazis” [8].

“A face recognition test on the photograph, taken on 3 July, 1946 in a camp for displaced persons (DPs) in Bamberg, southern Germany, returned a 95% likelihood – considered the highest possible match” [9].

“In the picture Grynszpan appears to be taking part in a demonstration of Holocaust survivors protesting British authorities’ refusal to let them emigrate to Palestine. The demonstrators are being guarded by armed US army military police standing on a lorry.

Prokisch said the photograph had been part of a set of 27 images mostly taken at DP camps which were collected by and donated to the museum by Eliezer Breuer, an emissary of Poale Agudat Israel, an organisation that prepared Jewish refugees for emigration to Palestine.

“When I first came across it I recognised him immediately. But I thought it must have been taken before the end of the war as I knew he hadn’t survived it,” Prokisch said” [10].

Grynszpan applicò – per salvarsi dalle conseguenze penali delle accuse rivoltegli – la tattica giudaica del controllo del danno, asserendo che il movente dell’omicidio di Von Rath fosse di natura passionale:

“Grynszpan never faced a courtroom over the killing. Joseph Goebbels had wanted a huge show trial at which he could be prosecuted on behalf of all Jews against whom the Nazi regime had declared war.

But, after Grynszpan switched his confession to claim the shooting had been a so-called crime of passion resulting from a relationship between him and Vom Rath, Hitler cancelled the proceedings.

Fellow prisoners of Grynszpan’s at Sachsenhausen, where it is believed he spent several years, said he had confided in them that his claims the murder had a sexual motive were untrue. He had realised the embarrassment such a defence could cause the Nazis” [11].

La cosa curiosa è che mentre Grynszpan non ha mai affrontato la giustizia nazista per il suo omicidio, quando poi un giornalista ha detto che Grynszpan sarebbe ritornato in Germania dicendo tutta la verità in cambio dell’immunità, gli è stato detto che aveva un conto in sospeso con la giustizia:-“A German journalist told a court at the start of the 1960s that Grynszpan was prepared to return to Germany and tell the truth of what had happened as long as he could be guaranteed immunity from prosecution. But prosecutors ruled out such a chance, as Grynszpan was a murder suspect and would have to be tried accordingly.

His parents, Sendel and Ryfka, who survived the Holocaust and moved to Israel in 1948, had him pronounced dead in 1960, which enabled them to draw a pension from the German state” [12].

“Prokisch said she hoped the publication of the photograph might trigger people to come forward with new information. “But we have to be prepared that we might not like the answers we get,” she said.

“It was so unusual for someone of his prominence to have survived, as very few others did, the suspicion has to be that he collaborated with the Nazis in some way”” [13].

Un altro articolo del Guardian, cerca invece di far credere ai gentili che la motivazione dell’omicidio di Von Rath, sia passionale:-“The assassination of a top German diplomat which triggered Kristallnacht, the organised Nazi pogrom against Jews across Germany, was not politically-motivated, as commonly believed, but the result of a homosexual love affair between a Nazi diplomat and a young Jewish man, according to a leading expert on the Third Reich.

Hans-Jürgen Döscher, considered Germany’s foremost authority on the events of November 9 1938 following the publication last year of his definitive history, Reichskristallnacht, has gathered scores of documents and eyewitness accounts, including the diaries of the French writer André Gide, to support the theory” [14].

“In the updated edition of Reichskristallnacht, due to be published in November, Prof Döscher claims that Vom Rath was nicknamed Mrs Ambassador and Notre Dame de Paris as a result of his homosexual antics. He and Grynszpan – a “boy with a beautiful penetrative gaze” – met in Le Boeuf sur le Toit bar, a popular haunt for gay men in the autumn of 1938 and became intimate.

Grynszpan, who was in his late teens, had been living illegally in Paris, and Prof Döscher states that 29-year-old Vom Rath agreed to use his influential position to secure official papers for his friend.

When Vom Rath went back on his word, Grynszpan reacted by storming into the German embassy on rue de Lille 78, demanding to see him, and opening fire on him with a revolver.

Grynszpan was arrested and languished in jail in France until 1940, when he was handed over to the Nazis, who planned a show trial which would be used to justify the outbreak of the second world war.

A combined report from the German foreign, justice and propaganda ministries in January 1942 declared: “The purpose of the trial should be to clarify to the German people and the world that the international community of Jews is to blame for the outbreak of this war.”

According to Prof Döscher, when Grynszpan learned of this motivation for the trial in the early 40s, he revealed the real truth to his Nazi captors. Fearing embarrassment and humiliation, they then stripped Vom Rath of his martyrdom and scrapped their plans” [15].

Questa storia, deve aver messo in grande difficoltà i gerarchi nazisti, i ministeri degli esteri, della propaganda e della giustizia, hanno cercato di dire che l’omicidio di Von Rath è uno degli elementi che possono far capire al popolo tedesco, che è a causa del popolo ebraico, se è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, ma se viene fuori una componente passionale di questo omicidio, le indagini devono essere insabbiate. Ma questa “verità” non spiega perché Grynszpan negli anni sessanta voleva tornare in Germania per dire la verità, in cambio dell’immunità (se la verità è il semplice motivo passionale dell’omicidio di Von Rath, cosa avrebbe avuto Grynszpan da aggiungere?), né spiega il comportamento della giustizia tedesca dell’epoca, che avrebbe potuto pur contrattare la verità storica con Grynszpan. Inoltre non spiega come un personaggio così potenzialmente fastidioso per il Reich non sia stato eliminato subito, visto che poteva, con la sua storia, minare la credibilità dei gerarchi nazisti. Altra cosa che non si spiega, è come sia stato possibile il silenzio della stampa su tale questione:-“Most startling are the diaries of Gide, in which the writer expresses his amazement that the scandal failed to gain public attention. Vom Rath, Gide wrote, “had an exceptionally intimate relationship with the little Jew, his murderer”.

Referring to the fact that Vom Rath was both gay and had an affair with a Jew, Gide later said: “The thought that a such highly-thought of representative of the Third Reich sinned twice according to the laws of his country is rather amusing.”

But that was not what amazed him most. “How is it that the press failed to bring this scandal into the open?” he asked” [16].

La spiegazione si trova pensando al nazionalsocialismo come ad una diversione strategica del giudaismo, la cui stampa era altamente infiltrata da crittoebrei, che in maniera etnocentrica, hanno mantenuto questo segreto di Pulcinella tra di loro, al fine di poter far entrare la Germania in una simulazione giudaica finalizzata al racket: la Seconda Guerra Mondiale. È probabile che Von Rath sia stato promosso ad un ruolo di alta responsabilità diplomatica, proprio perché omosessuale, da parte degli stessi crittoebrei nel partito nazionalsocialista, in modo da poter giocare in seguito la carta dell’omosessualità come ricatto psicologico/politico sulla componente non ebraica di suddetto partito. Per non far ammazzare Grynszpan nel campo di concentramento nel quale era rinchiuso, c’era anche bisogno di un eccesso di SS crittoebraiche intorno a lui.

In definitiva, l’omicidio del diplomatico tedesco Von Rath fu, probabilmente, un modulo kennedy. I moduli kennedy possono essere suddivisi sia in maniera funzionale (cioè in base allo scopo che si prefiggono) che strutturale (cioè in base al modus operandi con il quale vengono portati a termine). Dal punto di vista funzionale, l’omicidio di Von Rath, quello di Sergei Kirov, e quello di “tre soldati israeliani (di cui le autorità di Beirut avevano denunciato, per l’ennesima volta, lo sconfinamento) da parte di Hezbollah” [17], sono moduli kennedy “rompighiaccio” cioè servono come pretesto per rivendicazioni politiche/geopolitiche e/o operazioni militari. Dal punto di vista strutturale i primi due moduli kennedy suddetti sono classici, cioè con il solito schema per cui arriva qualcuno che si finge un povero pazzo, ti spara, e ti ammazza dichiarando di non avere particolari motivazioni, o di voler diventare famoso. L’uccisione dei tre soldati israeliani serve ad Israele per giustificare l’invasione del Libano, mentre dal punto di vista strutturale è invece un modulo kennedy “bocca di leone”, nel senso che i propri agenti, o i propri soldati, vengono letteralmente mandati a morire a loro insaputa, in missioni suicide, come parte integrante di una simulazione giudaica. L’omicidio di Von Rath è una simulazione giudaica finalizzata al racket con modulo kennedy “rompighiaccio” incorporato. Il blocco del procedimento penale a carico di Grynszpan (ebreo) da parte di Adolf Hitler (ebreo), ne è la conferma, la collaborazione coi nazisti di cui sospetta Prokisch, è proprio questa, uccidere Von Rath come pretesto per la “Notte dei cristalli” e le prime deportazioni nei campi di “sterminio” del Reich. Anche la minaccia di procedimenti penali contro di lui negli anni sessanta in Germania, rifiutando la sua richiesta di immunità, e coprendo quindi la verità sul suo conto, è una prova circostanziale del fatto che Herschel Grynszpan, sia pure diciassettenne all’epoca dei fatti, era già un agente sionista con addestramento rabbinico alle spalle. Cominciando le prime deportazioni con questo pretesto, Hitler sarebbe riuscito poi a distruggere la Germania dall’interno, condannandola a risarcire i familiari delle  “vittime” dell’Olocausto per tre generazioni, attraverso una serie di false accuse rivolte dai giudici di Norimberga ai gerarchi nazisti. Bisogna notare anche che lo schema di questo omicidio è più o meno lo stesso di quello dell’arciduca Francesco Ferdinando, omicidio che ha portato allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’episodio noto col nome di “Notte dei Cristalli”, fu causato anche da un altro omicidio politico commesso dagli ebrei: l’omicidio del leader del partito nazista svizzero Wilhelm Gustoff, da parte di David Frankfurter (ebreo). L’idea che l’omicidio politico sia un “rompighiaccio” in grado di innescare eventi su più larga scala, è una convinzione  che gli stessi ebrei dicono di avere, visto che Alexander Berkman (ebreo), Emma Goldman (ebrea), e Modest Aronstam (ebreo), hanno giustificato il loro tentato omicidio nei confronti del magnate Henry Clay Frick asserendo che era loro convinzione che tale omicidio avrebbe innescato una “rivoluzione dei lavoratori” in America. Ma questa è un’altra storia. Nell’articolo del prof. Faurisson sulle milizie ebraiche abbiamo potuto constatare che l’omicidio politico “è una pratica che non ripugna affatto gli ebrei. Si può leggere, sul soggetto, la recente opera di Nachman Ben-Yehuda, Political Assassination by Jews. A Rhetorical Device for Justice (New York, State University of New York Press, 1993, XXII+527 pagg.)”.

Sulla Repubblica di Wiemar, è bene sapere fin da subito che le delegazioni di USA e Germania, chiamate a stipulare un trattato di pace – il trattato di Versailles – erano composte quasi interamente da ebrei:

“Henry Ford’s Dearborn Independent carried this article, July 9, 1921:

“It is a most significant fact that, as in Washington, the most constant and privileged visitors to the White House were Jews, so in Berlin the only private telephone wire to the Kaiser was owned by Walter Rathenau [who later wrote the constitution of the post-war Jew-controlled Weimar “Republic”]. Not even the Crown Prince could reach the Kaiser except through the ordinary telephone connections.
“It was a family enterprise, this international campaign. Jacob Schiff swore to destroy
Russia. Paul M. Warburg was his brother-in-law; Felix Warburg was his son-in-law. Max
Warburg, of Hamburg, banker of the Bolsheviks, was thus brother-in-law to Jacob Schiff’s wife and daughter.
“Max Warburg represents the family in its native land. Max Warburg has as much to do
with the German war government as his family and financial colleagues had to do with the United States war government.
“As has been recounted in the press the world over, the brother from America and the
brother from Germany both met at Paris as government representatives in determining the peace. There were so many Jews in the German delegation that it was known by the term ‘kosher,’ also as ‘the Warburg delegation,’ and there were so many Jews in the American delegation that the delegates from the minor countries of Europe looked upon the United States as a Jewish country which through unheard-of-generosity had elected a non-Jew as its president … The Jews had several objectives in the war, and one of them was to ‘Get Russia’ … In this work Max Warburg was a factor. His bank is noted in a dispatch published by the United States government as being one whence funds were forwarded to Trotsky for use in destroying Russia. Always against Russia, not for German reasons, but for Jewish reasons, which in this particular instance coincided. Warburg and Trotsky — against Russia! While Otto Kahn, another partner in Kuhn, Loch & Co. denounced ‘pro-German propaganda,’ his partner Paul was playing the German symphony string!” [18].

Le affermazioni di Eric Priebke sulla Repubblica di Weimar, sono confermate dallo storico Arthur Bryant nel suo saggio “Unfinished Victory”, che parla del ruolo degli ebrei nel periodo di suddetta repubblica.

“The larger landowners, who had not been forced by hunger to sell during the crash, and the great industrialists and astuter financial manipulators found themselves richer than they had been before. The mortgages and prior charges on their equities had been artiicially eliminated. But the chief gainers were those who had been able to command foreign currency or credit during the inflationary period. Theirs had been the opportunity of  buying up the assets of a nation at “knock-out” prices. While others were selling, frantically and at almost any sacrifice to save themselves from starvation, they had been purchasers. Anyone who had a relation or friend abroad capable of advancing the smallest amount of foreign currency could enjoy for the easy reaping a golden harvest he had never sown. It was the Jews with their international affiliations and their hereditary flair for finance who were best able to seize such opportunities. Jakob, the small shopkeeper whose father had emigrated from Eastern Europe a generation before, had only to apply to cousin Mordechai in Poland or Czechoslovakia to receive the needful for effecting the transaction of a lifetime. By purchasing the movable assets of his neighbours for a song during the universal want of Inflation and re-selling abroad for foreign currency, he was able, before the debacle ended, to buy up enough real property in Germany to make him a rich man” [19].

Ma guardiamo più nello specifico alle chiare violazioni di numerus clausus e al clima di ingiustizia sociale che vigeva nella Repubblica di Weimar (clima durato perfino durante il nazismo):

“And since the sun does not shine often on their race, they made hay as fast as they could. They did so with such effect that, even in November 1938, after five years of anti-Semitic legislation and persecution, they still owned, according to The Times Correspondent in Berlin, something like a third of the real property in the Reich. Most of it came into their hands during the Inflation” [20].

“During the years that immediately followed the Inflation, when German trade, freed from every prior charge, was temporarily booming and when foreign money, seeking an outlet from more fortunate lands, poured in the shape of loans into the Republic, the Jews obtained a wonderful ascendancy in politics, business and the learned professions. Though there were little more than half a million of them living in the midst of a people of sixty-two millions – less, that is, than one per cent of the population – their control of the national wealth and power soon lost all relation to their numbers. In the 1924 Reichstag nearly a quarter of the Social Democratic representatives were Jews. Every post-war Ministry had its quota of them. In business, according to figures published in 1931 by a Jewsih statistician, they controlled 57 per cent of the metal trade, 22 per cent of the grain and 39 per cent of the textile. Of 98 members of the Berlin Chamber of Commerce and Industry, 50, or more than half, were Jewish, and of the 1474 of the Stock Exchange in 1930 no less than 1200. Twelve out of sixteen of the Committee of the Berlin Commodity Exchange were Jews and ten out of twelve of the Metal Exchange. The banks, including the Reichsbank and the big private banks, were practically controlled by them. So were the publishing trade, the cinema, the theatres and a large part of the Press – all the normal means, in fact, by which public opinion in a civilised country is formed. In 1931, of 29 theatres in Berlin 23 had Jewish directors. The largest newspaper combine in the country with a daily circulation of four millions was a Jewish monopoly. So virtually were the Press Departments of the Prussian administration. At one period of the Republic’s history, as Mr. Mowrer pointed out, a telephone conversation between three Jews in Ministerial Offices could effect the suspension of any newspaper in the State” [21].

“It was a power that was frequently used. In the artistic and learned professions the Jewish supremacy was as marked. Autorship in Germany almost seemed to have become a kind of Hebrew monopoly. It helps perhaps to explain the contempt for some of the greatest products of the human mind which has since so tragically prevailed in Nazi Germany. For many years the professional organisations of German writers were controlled almost entirely by Jews. In 1931, of 144 film scripts worked, 119 were written by Jews and 77 produced by them. Medicine and the Law followed the same trend: 42 per cent of the Berlin doctors in 1932 were Jews, and 48 per cent of the lawyers. So in Berlin University – by far the largest in the country – were 15 out of 44 of the teachers of Law, and 118 out of 265 of the teachers of Medicine. Every year it became harder for a Gentile to gain or keep a foot-hold in any privileged occupation. At this time it was not the Aryans who exercised racial discrimination. It was a discrimination which operated without violence. It was one exercised by a minority against a majority. There was no persecution, only elimination” [22].

La situazione della Germania dopo le trattative di Versailles, è molto simile a quella della Federazione russa, all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, anche li gli ebrei hanno violato il numerus clausus, occupando i posti più importanti all’interno della classe dirigente, e attraverso il loro comportamento tribale hanno esercitato il loro antigentilismo (razzismo verso i non ebrei), promuovendo nei ranghi delle istituzioni quasi sempre persone appartenenti alla loro tribù. Anche in Russia gli ebrei si sono dati da fare nel mercato dei metalli, ne riparleremo quando tratteremo degli oligarchi ebrei “russi” che hanno devastato la Russia diventando miliardari in meno di cinque anni dalla caduta del comunismo, primo fra tutti Boris Berezovsky, ma questa, è un’altra storia.

Altro aspetto interessante, che si può riscontrare in tutte le nazioni, è l’atteggiamento giudaico di concentrarsi nelle grandi città:

“According to the Prussian Census of 1925, 73 per cent of the Jewish population, as opposed to 30 per cent of the non-Jewish, was concentrated in towns of over 100.000 inhabitants” [23].

La sovversione ideologica, o per meglio dire la perversione morale, da parte degli ebrei, nei confronti del popolo tedesco, si evince chiaramente nelle parole di Bryant:

“They were arrogant, they were vulgar and they were vicious. The films and plays and books of that time seem to be largely concerned with the triumphs of financial crooks, criminals and prostitutes. Their prototypes in real life – possessors of fleet of cars, unlimited champagne and few recognisable standards – were to be seen in the innumerable night-clubs and vice-resorts which mocked the squalid poverty of the German capital” [24].

E anche per questo che vediamo spesso in televisione i parassiti secondari, gli afroamericani nello specifico, mentre vengono emancipati dagli ebrei e salgono alle luci della ribalta, infatti vedremo in seguito come gli ebrei (i parassiti primari) siano i maggiori finanziatori del gangsta rap al mondo, questo è ottimo per loro, perché riescono ad affidare ai parassiti secondari il compito della perversione morale nascondendosi, e condividendo con i parassiti secondari la realtà del ghetto e dell’emancipazione in seguito a una vita di povertà. In realtà però i primi istigatori del ghetto sono proprio gli ebrei, per motivi di assimilazione, e i parassiti secondari, gli afroamericani, difficilmente lasciano il ghetto per una nuova vita, anche quando ne hanno la possibilità. L’unico rapper che ha deciso di distaccarsi sinceramente da questo movimento autentico di perversione morale, è stato solo Mos Def, un amico dei gentili, che ha chiaramente denunciato questi aspetti, rappando in una sua canzone censurata:-“A tall Israeli, is runnin’ this rap shit”, un chiaro riferimento a Lyor Cohen, il padrino del gangsta rap [25].

In una nota del suo libro, Arthur Bryant specifica:-” In 1931, a year of widespread financial failure and bankruptcy, a Berlin publisher issued a Guide to Vicious Berlin in which mention was made, among more natural haunts of vice, of 160 bars, cabarets and dance-halls where the desires of sexual perverts were catered for.- Knickerbocker, Germany – Fascist or Soviet, p. 30″ [26]. “Most of them were owned and managed by Jews” [27].

Al contempo però, gli ebrei raramente approvavano certe pratiche nei bordelli, bar, cabaret, pleasure-resort etc., speculando e iperstimolando le perversioni dei gentili:-“Many of the devotees of the new morality did not confine their pleasures to natural forms of self-indulgence. The perversion which has always been a major  German failing was now exploited and stimulated by Jewish caterers who, while seldom sharing such tastes, did not hesitate to turn them to their profit. The book-stalls – for Berlin in those days was the pornographic Mecca of Europe – made no disguise of the matter. Mr. Mowrer gives a list of titles noted in the window of a Berlin book-store:

  • The Witches’ Love Kettle.
  • Eroticism in Photography.
  • Sexual Errors.
  • Flagellanism and Jesuit Confessions.
  • The Labyrint of Eroticism.
  • Sadism and Masochism.
  • The Whip in Sexuality.
  • Sappho and Lesbos.
  • The Cruel Female.
  • Massage Institutes (for adults only).
  • A magazine. The Third Sex.
  • The Venal Female.
  • Venal Love among Civilised Peoples. Places of Prostitution in Berlin” [28].

La sovversione, o per meglio dire la perversione, morale, è a tutti gli effetti una forma di sovversione ideologica, attuata dal giudeo. Essa raggiunge il suo apice con la “giudaizzazione”, un processo lento e laborioso mediante il quale i gentili, in maniera del tutto inconsapevole, si ritrovano ad attuare prescrizioni talmudiche, giustificando dei crimini che, almeno in partenza, sono ebraici. L’esempio più lampante di questi è l’aborto, che ha origini talmudiche. Per questo non c’è nessuna differenza tra il “Kultur-Bolschevismus” di cui parla Bryant e la “giudaizzazione” di cui parliamo noi,  perché se la matrice è la stessa, e in particolare gli ebrei non condividono (almeno non del tutto), quello che dicono, scrivono, e/o vendono ai gentili, allora il tentativo di sovversione ideologica da parte di quest’ultimi traspare in tutta la sua ipocrisia. Mentre Israele apporta, nella sua storia, un processo di progressivo “spostamento a destra” o in altri termini, “halakhizzazione”(cioè implementare nell’ordinamento giuridico dello stato di Israele le norme dell’halachà), le province di Israele (cioè tutte le nazioni) si “giudaizzano”. Che i gentili si trovino in vista di una rivoluzione comunista, o che siano in una simulazione di democrazia, dietro la quale si cela una giudeocrazia, il tentativo di giudaizzazione di costoro ha luogo comunque.

È interessante notare come questi atteggiamenti di perversione morale, siano utilizzati per aprire la strada al marxismo, come fa notare lo stesso Bryant:

“There were many simple Germans who believed or affected to believe that this organised orgy of vice was not solely the result of commercial opportunism exploiting post-war laxity, but was part of a planned international campaign to overthrow the existing order by undermining the traditional standards of morality. More than a century before a shrewd American observer in Paris had noted how a general prostitution of morals provided the necessary materials for the first of the great revolutions of the modern age. Like those that had preceded in the Communist revolutionary movement was aided by the moral degradation of the ancien regime, for once honour and faith are gone no cement can hold together a crumbling social system in the hour of shock. A stream of subversive books, cubist and jazz pictures and statues, discordant unharmonic music, though mingled sometimes with much that was original and fine, shook men’s belief in the values on which they had formerly based their lives” [29].

La sovversione ideologica è una tattica giudaica, e come tale deve essere presente nella letteratura rabbinica, e siccome è una tattica dei comunisti, ci deve essere anche una sezione degli scritti di Karl Marx, appositamente destinata a tale tattica, se dei passi talmudici e dei passi marxisti contenessero riferimenti abbastanza chiari alla sovversione ideologica, si avrebbe un’ulteriore prova molto convincente della teoria del marxismo come forma camuffata di giudaismo, utilizzata per ingannare i gentili, attraverso la tattica giudaica della mistificazione ideologica (camuffando i moduli ideologici di derivazione talmudica all’interno degli scritti comunisti). Noi di “laquestionegiudaica” di solito ricaviamo le tattiche giudaiche per ingegneria inversa: se un comportamento giudaico è funzionale e viene applicato dagli ebrei in tutte le nazioni, allora è una tattica giudaica.

Un ulteriore prova che per questi ebrei non si tratta semplicemente solo di affari, sta nel fatto che chi si oppone alla perversione morale, viene stigmatizzato con una campagna d’odio, alla faccia della libertà di pensiero e di espressione:

“Those who, refusing to be hypnotised, clung to older ideals, became after a time filled with an insane hatred of its protagonists” [30].

La perversione morale, può essere quindi inquadrata, in definitiva, come una particolare forma di Demoralizzazione, una delle fasi iniziali della tattica giudaica della sovversione ideologica. Dopotutto anche un ebreo giusto tra le nazioni come Roger Dommergue, ha visto nell’arte contemporanea e nel Freudismo delle forme di sovversione ideologica preparatorie per il marxismo, o se preferite, giudeo-bolscevismo. Tutte le forme di perversione morale e più in generale di sovversione ideologica preparatorie affinché i gentili accettino il marxismo, possono andare nel novero del Bolscevismo Culturale. A tale scopo segnaliamo il ruolo della Francia – evidenziato da Bryant – nel favorire i tentativi di bolscevizzazione della Germania da parte di Rosa Luxemburg (ebrea), Karl Radek (ebreo), e altri ebrei, di cui parleremo in seguito.

“”None the less”, the author of Germany puts the Clock Back tells us, “from conviction, ignorance or a desire to kill with a phrase, all the new developments of the revolution came to be known in Conservative newspapers and circles as Kultur-Bolscevismus – bolshevicised culture – and damned accordingly. The struggle against Kultur-Bolschevismus came to be a principal plank in the new National Reactionary platform” [31].

E poi le truffe enormi, alle quali è stato sottoposto il popolo tedesco durante la Repubblica di Weimar, fanno capire molto bene perché i tedeschi abbiano abbracciato con tanta facilità il nazismo, non sapendo però, che sarebbero finiti dalla padella alla brace:

“The financial scandals of that age, such as that of the four Sklarek brothers and the Barmats – all Jews – shook the confidence of the nation in the Republic and lowered the whole national standard of good faith. A Lithuanian Jew named Kutisker, who entered the country without passport or identity papers, was able, under the protection of a highly-placed police official of his own race, to get away with more than fourteen million gold marks of the public money advanced to him by the Prussian State Bank in credits for his fraudulent companies” [32].

“Government officials, parliamentary deputies, police chiefs, all took part in the profitable racket: one Republican Chancellor is alleged to have received 75.000 gold marks in a single year from a millionaire contractor who afterwards – though not till he had robbed the State of thirty-eight million marks – suffered a brief term of imprisonment” [33].

“After the triple agony of Blockade, Defeat and Inflation, commercial Germany dropped all pretence of idealism and hoisted the Jolly Roger of the financial adventurer. Duty and honour were the outworn shibboleths of a discredited past: self-interest and unashamed materialism became the fashion of the hour. Nepotism was rampant, as always happens where power passes into the hands of a class which has not yet learnt to treat privilege as a trust. So was financial pluralism” [34].

“One eminent Jewish financier, according to the Directory of Directors for 1930, held no less than 115 directorships. Fifteen others of the same favoured race shared 718 between them” [35].

Veniamo dunque alla storia del sapone fatto con i resti umani degli ebrei durante l’evento noto come “Olocausto”.

“”Historians have concluded that soap was not made from human fat. When so many people deny the Holocaust ever happened, why give them something to use against the truth?” said Shmuel Krakoski, archives director at the Yad Vashem Museum.

Israeli Holocaust historian Yehuda Bauer said there is no evidence that Nazi Germany had used corpses for soap although some Nazis did use skin to make lampshades and hair to fill mattresses” [36].

Qui viene applicata, da parte di Yehuda Bauer, la tattica giudaica del riproporre menzogne vecchie, come quella sull’utilizzo di pelle e capelli degli ebrei rispettivamente per fare lampade e riempire materassi. Si osservi anche la logica giudaica di Shmuel Krakoski, che ritroveremo come modulo ideologico nei circoli femministi infiltrati dai sionisti, secondo cui la verità sul sapone dovrebbe essere occultata perché nuocerebbe alla “verità” dell'”Olocausto”, come una falla grazie alla quale i negazionisti possono attuare il loro revisionismo. Ci ricordiamo di un esponente femminista negli Stati Uniti, che fece discorsi molto simili sul concetto di “verità”.

C’è addirittura un film che vorrebbe smontare “l’accusa del sapone”, fatta ai nazisti:

““Soaps,” a new film by director Eyal Ballas, 43, finds that the soap myth originated in World War I, when Germans were rumored to be turning bodies into the cleaning product. During World War II, SS guards would harass concentration camp members by threatening to kill them and turn them into soap.

Holocaust historian Deborah Lipstadt told The Jewish Week that “there is no proof that the Nazis made Jews into soap in a mass fashion … There were attempts, but it was never practical.”

Certain German soaps had the intitials “RIF” printed on them, which was thought to stand for “Reichs Juden Fett,” which translates to “State Jewish Fat.” The Holocaust museum in Bat Yam exhibits an RIF soap bar donated by a Holocaust survivor, but the inscription’s meaning is apparently not what we think.

Although this rumor is usually dispelled by historians, Yad Vashem’s website contains three photographs of soap burials, with one captioned, “In this grave is buried soap made from pure Jewish fat … A silent testimony to the Holocaust and the brutality of the Germans.”

According to a Haaretz article about the new film, a Yad Vashem spokesman says this is apparently a “technical and temporary manner.” Apparently the comments were an inaccuracy, and Yad Vashem has changed the picture captions for the exhibition at the museum. They are currently working to make the same changes on the website” [37].

“A survivor, Ipson said that after the war many survivors had bars of this soap that they believed contained human remains. He said one survivor who spoke at his synagogue a few years ago recalled seeing survivors burying a number of bars of soap in a cemetery in Munich.

But Peter Black, senior historian at the United States Holocaust Memorial and Museum in Washington, D.C., said questions about the soap are frequently asked by visitors and that his answer is, “It didn’t happen.”

“There is nothing we can hold our hats on that would indicate the Nazis tried this even experimentally,” he said.

Asked about the Nuremberg Trials, Black said the evidence presented there “gave the rumor some legs.” In addition to the Russian film, two British prisoners of war testified that they worked at the anatomical institute, but Black said their testimony was “inconsistent.” One of them gave the court the “recipe” that was in the institute for making the soap — and there was no mention of using human remains.

Black said he read the report of the tests conducted five years ago in Warsaw, but he noted, “The forensic work was never released.”

Regarding the initials “RIF” on the soap bars, Black said it is widely believed this stood for, “Jews rest in peace.” In fact, he said, it was the initials of the soap manufacturer, Reich Center for Industrial Fat Provisioning.

“The Nazis did a lot of things that were very ghoulish, but for some reason the shock value of the soap, of leather goods and lampshades made of human products capture the imagination,” Black said” [38].

“Black said there is no proof that such objects contain human product “and if it does, we don’t know it is from Jews. … And the difficulty is tying it back to the Nazis. There is nobody who was close enough to have seen the process. There were stories in Romania, Auschwitz and Danzig. But if you follow them to their source, there is nothing.”

Mermelstein said he would like to have the bar of soap from his uncle’s suitcase tested to see if it contains human fat” [39].

“A box of soap which, according to the Romanian Jewish community, was made from the bodies of Jews killed in the Holocaust was found yesterday in a funeral home in Magdiel (part of Hod Hasharon) in central Israel, Army Radio reported.

The box was buried under a tombstone that read “Soap of Holy People.”

Sources at Yad Vashem expressed disappointment at the radio report, calling the story a “pure invention that was given a stage by the media.”

A Yad Vashem spokeswoman said there is no proof the Nazis made soap from human bodies during the Holocaust” [40].

Ma è anche vero che un anno dopo (2006) le rivelazioni riportate da Haaretz con scetticismo, in accordo con lo stesso Yad Vashem, compare una perizia che parla di “sostanze” ottenute dal corpo umano, al fine di produrre saponi, da parte dei nazisti, a danno degli ebrei:

“Poland’s Nazi German occupiers used “substances” from the bodies of concentration camp prisoners to make soap, a study carried out by Poland’s National Remembrance Institute (IPN) to counter the arguments of negationists showed Friday.
“We have determined that, without the shadow of a doubt, soap was produced using substances obtained from human bodies at the anatomical insitute of the Medical Academy of Danzig, led by Professor Rudolf Spanner,” Paulina Szumera of the IPN told AFP.
Danzig is the German name for the Polish city of Gdansk.
“We launched our investigation to still the voices denying that this ever happened,” she said.

Evidence for Nuremberg trials

For the IPN probe, Polish scientists studied a bar of soap that was presented as evidence during the Nuremberg Nazi war crime trials after World War II, that was in the archives of the International Court of Justice in The Hague, Szumera said.
Polish television station TVN24 cited IPN investigators as saying the bodies of prisoners at the Nazi concentration camp of Stutthof, in northern Poland, and at Gdansk municipal jail were used to make the soap.
The bodies of patients at a psychiatric hospital in Gdansk were also used, the investigators told TVN24.
Several dozen kilogrammes of soap were produced by the Nazis in Gdansk and used to clean Spanner’s laboratory work surfaces, the IPN said.
Almond extract was added to the soap to give it a palatable scent” [41].

Chiaramente si tratta di un falso, come per il caso delle perizie chimiche sulle camere a gas naziste, in cui un’organizzazione, sempre in Polonia, parlò di risultati che smentivano i revisionisti, mentre poi saltò fuori un documento sulle iniziali perizie, quelle vere, che confermavano i risultati dei revisionisti, per cui furono falsate dagli sterminazionisti con una seconda perizia, quella ufficiale utilizzata per “confermare” le gasazioni degli ebrei. I casi precedenti ci suggeriscono che questa “perizia dei saponi” è un falso.

Se è per questo ci sono anche nuovi casi, di saponette che si presume siano state fatte con gli ebrei, il caso risale al 2015, ma la polizia sta ancora “indagando” per capire se i resti umani ci sono oppure no, ma se non se ne sente parlare, è perché non ci sono, oppure non hanno ancora trovato il modo di falsificare le perizie:-“Dutch police have launched an investigation into a northern Dutch trader who claims to be selling soap made by the Nazis that is made from the remains of Jews killed in the Holocaust, according to the Dutch newspaper De Telegraag.

The soap, known as “RIF soap” or popularly as Jew soap, was reportedly made during WWII by the Nazis from human remains, and was being sold online for 199 Euros.
Historian Arthur Graaf, who spoke to De Telegraag, said the seller was offering other products from the Holocaust era such as dentures, toothbrushes and glasses, which he took from the vicinity of the Westerbork concentration camp” [42].

C’è stato anche un altro caso, che stavolta implica un ebreo sefardita, o comunque residente in Spagna, il quale ha venduto sapone che si presume sia fatto con i resti degli ebrei, ma il meccanismo è sempre lo stesso, si chiede la perizia forense, e quest’ultima non si fa. Ynetnews riporta:-“Abraham Botines, 73, is the owner of a small antiques shop in Montreal, and has recently added to his list of collectibles soap made in the concentration camps in Poland.

Botines, a Spanish-born Jew, sells items from World War II, including Nazi soldiers’ former belongings. His recent decision to sell soap from the concentration camps has evoked the anger of many members of Montreal’s Jewish community.

The shop owner bought the soap, which were manufactured in 1940, from a Canadian citizen who served in the Second World War. Each bar of soap costs at around $300.

Botines says he is not selling the items to promote Nazi propaganda, but to preserve the memory of the Holocaust. He also says he did not know that the Nazis used to manufacture soap out of the fat of their Jewish victims” [43].

Gilad Atzmon (ebreo), ha scritto un articolo su questa “Soap Opera” a tutti gli effetti, che ci ha fatto davvero sbellicare dalle risate:-“Botines says he is not selling the items to promote Nazi propaganda, but to “preserve the memory of the Holocaust”. I think that this is totally reasonable. For just $300 you can have your own holocaust museum in your bath cabinet. I guess that it is just a question of time before we have the Wannsee Protocol on toilet paper available for general consumption.

Interestingly enough, representatives of the Jewish community in Montreal have requested that the police investigate the matter, and “examine whether the soap really was made from human fat”” [44].

Ci piacerebbe ad ogni modo conoscere l’opinione dei revisionisti dell’Olocausto su questa perizia del 2006 da parte del Poland’s National Remembrance Institute (IPN), perché sembra l’unica che confermi che, in casi isolati, “l’accusa del sapone” fatta ai nazisti, sia vera. Riteniamo che la perizia sia un falso perché casi precedenti confermano che “l’accusa del sapone” è falsa, ed è difficile che in qualche campo isolato si sia adoperata questa pratica, anche perché sembra già abbastanza inutile dal punto di vista razionale. Inoltre gli ebrei hanno confermato la loro tendenza a mentire anche per quanto riguarda le perizie sulle camere a gas. La reiterata richiesta, di perizie chimiche su questi saponi, che puntualmente non vengono analizzati, è un’altra prova circostanziale che la perizia del 2006 è falsa. Anche l’illazione per la quale sono stati i tedeschi ad inventare questo mito, minacciando gli internati di usarli come saponette, è una forma di proiezione giudaica di questa falsa accusa, come abbiamo visto sopra e come fa notare anche Mark Weber:-“Camp inmates “were prepared to believe any horror stories about their persecutors,” Bauer said. At the same time, though, he had the chutzpah to blame the legend on “the Nazis”” [45].

In foto: a sinistra Herschel Grynszpan (ebreo), “laquestionegiudaica” ritiene che Grynszpan sia un agente sionista, utilizzato con un modulo kennedy “rompighiaccio” in una simulazione giudaica, in altre parole ha ucciso il diplomatico Ernst Von Rath come provocazione, affinché Goebbels potesse dire che tale omicidio è una prova della pericolosità degli ebrei e che sono stati gli ebrei a volere lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In alto a destra: Herschel Grynszpan in una foto scattata il 3 luglio 1946 a Bamberg, nel sud della Germania, in un campo per sfollati, e conservata negli archivi del museo ebraico di Vienna. Un test di riconoscimento facciale eseguito sulla foto ha riportato il 95% di compatibilità con il suddetto agente sionista. Herschel Grynszpan è stato riconosciuto a prima vista in questa foto sia da Armin Fuhrer – una storica tedesca e una giornalista che ha scoperto tale foto – che da Christa Prokisch, un’archivista austriaca. In basso a destra: Walter Rathenau (ebreo), ha scritto la Costituzione della Repubblica tedesca di Weimar, probabilmente nella Costituzione sono nascoste varie clausole che hanno permesso le speculazioni e le truffe che gli ebrei hanno prepetrato in seguito in tale Repubblica. Walther Rathenau aveva anche accesso a tutte le telefonate dirette al Kaiser, o per meglio dire “Ersatzkaiser”, sostituto imperatore, della Repubblica di Weimar. È stato in seguito eliminato, probabilmente con modulo kennedy.

bernard_baruch

In foto: Bernard Baruch (ebreo), assieme ad una delegazione di 117 ebrei ha accompagnato il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson alla conferenza “di pace” di Versailles nel 1919. Il trattato di Versailles annullò i guadagni territoriali dei tedeschi a danno della Russia, nonostante ufficialmente i banchieri ebrei “tedeschi” avessero finanziato il giudeo-bolscevismo con la scusa di poter aprire un fronte interno alla Russia per poterla sconfiggere, durante la Prima Simulazione Mondiale. Il popolo tedesco si ritrova così il danno di perdere tutti i territori conquistati con gli accordi di Brest-Litovsk, e la beffa di aver concesso l’intera Russia ai giudeo-bolscevichi, e anche l’ulteriore beffa di vedere di lì a poco Rosa Luxemburg (ebrea), e Karl Radek (ebreo) fomentare il giudeo-bolscevismo in Germania (con l’aiuto della Francia), proprio quello che parte dei funzionari non-ebrei tedeschi volevano portare in Russia per i propri scopi politici. I trattati di Versailles disarmano la polizia e l’esercito, così i giudeo-bolscevichi possono praticare subito dopo il loro sport preferito: il genocidio, stavolta sul popolo tedesco. Tutto ciò si evince chiaramente leggendo “Unfinished Victory” di Arthur Bryant. Questa serie di episodi in Germania sono passati alla storia con la famosa espressione “stab in the back” (“pugnalata alle spalle”), indicando con ciò il tradimento che gli ebrei avevano inflitto alla Germania. I tedeschi subirono il danno (della perdita dei territori) e la doppia beffa (della collusione nell’esportazione del giudeo-bolscevismo in Russia e in casa propria), o come si dice a Napoli “pacco doppio pacco e contropaccotto”. E ci stiamo ancora chiedendo come mai il popolo tedesco scelse il nazional-socialismo, passando così dalla padella alla brace?

In foto (da sinistra verso destra): David Frankfurter (ebreo), ha ucciso con colpi d’arma da fuoco il leader del partito nazista svizzero, Wilhelm Gustoff, nel 1936, a Davos, in Svizzera. Alexander Berkman (ebreo), Emma Goldman (ebrea), Modest Aronstam (ebreo), anarchici che hanno provato ad uccidere il magnate Henry Clay Frick.

ARTICOLO IN FASE DI COMPLETAMENTO.

Fonti:

[1] Elizabeth Dilling, The Jewish Religion: Its Influence Today, pp. 62-63. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[2] Vincenzo Vinciguerra, Il mese del pianto, Opera, 25 gennaio 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/173232528277/il-mese-del-pianto

[3] V. Vinciguerra, Rispetto per i caduti, Opera, 19 settembre 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/166473234422/rispetto-per-i-caduti

[4] V. Vinciguerra, Il passato che non può passare, Opera, 12 ottobre 2017, disponibile al seguente indirizzo: http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/167337567132/il-passato-che-non-pu%C3%B2-passare

[5] Intervista al capitano delle SS Eric Priebke, luglio 2013, disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/109

[6] http://www.theguardian.com/world/2016/dec/18/herschel-grynszpan-photo-mystery-jewish-assassin-kristallnacht-pogrom

[7] Idem.

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] Idem.

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] Idem.

[14] http://www.theguardian.com/world/2001/oct/31/humanities.research

[15] Idem.

[16] Idem.

[17] Giacomo Gabellini, Israele, p. 165.

[18] E. Dilling, op. cit., pp. 136-137. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

Woodrow Wilson who was then President of the United States had as his right hand the banker Simon Wolff; his left was guided by Judge Brandeis, a Zionist. As far back as 1904 Jacob Schiff had financed the Japanese war against anti-semitic Russia and had liberally provided the Russian prisoners of war with revolutionary propaganda. Wilson’s best friend was Bernard Baruch, who, heading another batch of 117 Jews, accompanied Wilson on his trip to the “peace” conference at Versailles“. Cfr. Eckart Dietrich, Russia’s Gravediggers.

[19] Arthur Bryant, Unfinished Victory, vol. 1, pp. 136-137.

[20] A. Bryant, op. cit., p. 137.

[21] Ibid., pp. 139-140. Cfr. Edgar Ansel Mowrer, Germany puts the clock back, p. 177.

[22] Ibid., pp. 140-141.

[23] Ibid., p. 142n.

[24] Ibid., p. 144.

[25] “The rapper’s record label, Geffen Records, and his publicist did not respond to requests for comment by press time. However, after an earlier version of this article appeared, Jim Merlis, head of publicity for Geffen Records, sent a statement to the Forward. He said that the album was initially shipped with “The Rape Over” on it, but that the company realized shortly before the album’s release date that a musical sample on the song by the band The Doors had not been cleared. He said that an alternate version of the album, minus “The Rape Over,” was printed, but that then days later the company was able to clear the sample. However, he added, “there was such demand for the New Danger album that we had to ship additional units to retail to cover the outstanding orders.” He said that 50,000 copies of the album without the song were shipped, out of 440,000 copies shipped domestically so far.

“The Rape Over was never removed from the album for any reason other than the clearance of the sample,” he said. “Geffen has no plans to ship any other version of the album.”

Mos Def, admired by his fans for what many consider his socially conscious lyrics, appears to suggest in the song that rappers are glamorizing ridiculous and violent behavior — goaded on by greed, drugs and their corporate bosses. He complains variously that the rap industry is run by “old white men,” “quasi-homosexuals,” and “corporate forces,” and that “Some tall Israeli is runnin’ this rap s—t.” Although the song does not name the “tall Israeli,” it is widely viewed as a shot at Warner Music Group executive Lyor Cohen. Cohen did not return a call placed at Warner Music Group seeking comment.

Read more: https://forward.com/culture/3977/rap-album-loses-a-controversial-song/

[26] Arthur Bryant, Unfinished Victory, p. 146n.

[27] Ibidem, p. 145.

[28] Ibid., p. 146.

[29] Ibid., p. 147.

[30] Ibid., p. 148.

[31] Ibid., pp. 148-149.

[32] Ibid., pp. 150-151.

[33] Ibid., p. 152.

[34] Ibid.

[35] Ibid. Cfr. Vernon Bartlett, Nazi Germany Explained, p. 112.

[36] http://articles.latimes.com/1990-04-24/news/mn-438_1_nazi-soap

[37] https://www.jta.org/2013/06/06/arts-entertainment/israeli-director-dismantles-nazi-jewish-soap-myth

[38] http://jewishweek.timesofisrael.com/holocaust-era-soap-find-raises-new-questions/

[39] Idem.

[40] https://www.haaretz.com/1.4743238

[41] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3313120,00.html

[42] https://www.jpost.com/Diaspora/Report-Man-selling-Nazi-made-soap-made-of-Jewish-Holocaust-victims-393030

[43] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3869063,00.html

[44] http://www.gilad.co.uk/writings/soap-opera-by-gilad-atzmon.html

[45] http://www.ihr.org/leaflets/soap.shtml

Cfr. https://www.jewishvirtuallibrary.org/the-soap-allegations “Professor Bauer believes that the Nazis “used [soap threats] as a form of additional sadism, in words this time, on their Jewish victims”. “From a letter from Bauer to the editor of The Jewish Standard, dated January 9, 1991” (“Da una lettera di Bauer all’editore del The Jewish Standard, datata 9 gennaio, 1991”).

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

CRIMINI DEGLI EBREI: Usura in tutte le nazioni, oltre a ricettazione e traffico di valute.

Non possiamo far altro che ringraziare Gian Pio Mattogno per il suo utile, dettagliato, e illuminante saggio sugli usurai ebrei in tutte le nazioni, con particolare riferimento all’Italia. Il suo libro “Gli usurai ebrei nell’Italia medievale e rinascimentale” è una miniera di crimini e tattiche giudaiche, oltre che di cacciate di ebrei, e ci racconta quali sono le vere origini etniche di Equitalia, rinominata per fondati motivi da “laquestionegiudaica” come l'”NKVD dei sefarditi”.

Bisogna anzitutto specificare la fattispecie dell’usura, per distinguere la figura dell’usuraio da quella del prestatore, poi parlare degli strumenti economici inventati dagli ebrei, e di come li hanno utilizzati contro i gentili, per loro scelta – quando potevano scegliere altri mestieri – e per prescrizione talmudica.

  • La differenza tra un prestatore e un usuraio.

“<<Perché gli ebrei potessero fermarsi in una città o in un comune e aprirvi un banco di prestito, bisognava innanzitutto che le autorità ne regolassero lo stato giuridico e le modalità della presenza. A questo scopo, lecittà stipulavano generalmente un vero e proprio patto, che concedeva al prestatore e al suo seguito la cittadinanza per un certo numero di anni e stabiliva le condizioni dell’apertura del banco di prestito e della sua gestione. Attraverso questi documenti – le condotte, conservatisi in gran numero  e tutti molto simili nelle clausole e nelle formule adottate – è possibile risalire all’origine di tali insediamenti e coglierne le caratteristiche principali.

<<I contratti della condotta erano d’abitudine temporanei, ossia fissavano il numero di anni per cui il comune – e reciprocamente il prestatore – si impegnavano a tenere in piedi il banco. Fissavano inoltre l’ammontare del capitale che il prestatore si impegnava ad investire nel banco e il limite dell’interesse esigibile – il 20 per cento sul prestito a pegno, ma a volte meno, a volte anche molto di più, a seconda del tipo di prestito e della carenza di denaro liquido, e quindi delle leggi della domanda e dell’offerta e dei rischi che il prestito comportava per il prestatore.

<<Un interesse del 20 per cento corrispondeva al limite fissato dalla Chiesa per distinguere l’interesse moderato dall’usura, mentre un interesse troppo basso rischiava di diventare improduttivo per il prestatore, che aveva sempre la scelta di cercare un luogo più favorevole per aprirvi il banco […]” [1].

In realtà Gian Pio Mattogno cita Anna Foa (ebrea), ma come vedremo in un articolo a parte sulle tattiche giudaiche legate all’usura, gli ebrei riuscivano a far promulgare condotte che prevedessero interessi molto più alti, istigando il legislatore ad indebitarsi! Questa del prestito al legislatore è solo una delle tante tattiche che gli ebrei hanno usato per comprare la miseria dei gentili. Per quanto ci riguarda,  richiedere oltre il 20% di interesse all’anno, alle fasce più povere della popolazione, si può chiamare usura e non più prestito ad interesse, indipendentemente dalla disponibilità relativa di denaro liquido, non siamo dei giuristi internazionali, né ci definiamo dei giusnaturalisti, ma è il buon senso a dirci che sulle fasce più povere della popolazione ci devono chiaramente essere dei limiti alla percentuale di interesse che un prestatore può richiedere al suo cliente.

  • Strumenti economici inventati dagli ebrei.

“Agli ebrei si devono, secondo Roscher, <<i tre grandi progressi economici nel Medio Evo>>: l’introduzione degli interessi del capitale, la protezione del possesso bona fide di una cosa illegalmente alienata e l’invenzione della cambiale [2].

Dagoberto Huseyn Bellucci cita il prof. Giacinto Auriti, il quale si spinge oltre, sostenendo che gli ebrei abbiano inventato addirittura le banconote:-“‘Non si può comprendere come sia stata possibile la realizzazione storica di questa strategia monetaria – scrive il prof. Giacinto Auriti – se non si considera la fondamentale esperienza del popolo ebraico dopo la fuga dall’Egitto. Questo popolo si fermò e visse per quarant’anni nel deserto del Sinai, in un periodo storico in cui l’economia era prevalentemente agricola. Per sopravvivere non aveva altra alternativa che spendere il tesoro rubato agli egiziani, consumando definitivamente la ricchezza acquistata, ovvero trovare un espediente per appropriarsi senza costo dei beni prodotti dagli altri popoli. E’ storicamente provato che il popolo ebraico , invece di comprare merci mediante l’oro e l’argento , introducesse nel mercato come mezzi di pagamento i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli monetari documentali ( terafim, mamrè ) in luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale emessa dal componente il popolo israelita era garantita solidamente da tutta la collettività ebraica. Non ci si può spiegare infatti l’assoluta fiducia riconosciuta al simbolo cartaceo , così come se fosse stato esso stesso d’oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbe nel popolo ebraico un fondamentale comandamento mosaico. Mosè infatti comandò al suo popolo l’obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza del cosiddetto anno sabatico (Deuteronomio 15, 1, 11)… Da questo comandamento derivò dunque la responsabilità solidale di tutto il popolo ebraico a garanzia del pagamento del titolo di credito emesso da uno dei suoi componenti a favore degli stranieri’” [3].

In realtà i testi sacri degli ebrei sono ricchi di inganni, il prof. Auriti cita un passo del Deuteronomio in cui gli ebrei non credono – come vedremo più avanti – e che è stato scritto secondo la tattica giudaica “un passo di crimini/tattiche per dieci passi di menzogne”. Tali inganni, in forma di tattiche giudaiche (come la logica giudaica, la logica del contrario, la proiezione giudaica, e l’estrapolazione mistificatoria, di cui parleremo) vanno a costituire una strategia giudaica: la mistificazione ideologica. Il Talmud e Il Capitale di Karl Marx (Talmud politico per gentili), sono esempi di mistificazione ideologica. La mistificazione ideologica consiste nel nascondere ai gentili le vere intenzioni degli ebrei, nei testi da loro stessi prodotti e nei loro discorsi, in particolare Il Capitale di Karl Marx riesce non solo nel suo intento di mistificazione ideologica, ma anche in quello della sovversione ideologica, perché trattandosi di propaganda giudaica è in grado di penetrare nelle menti dei gentili e alterare la loro percezione della realtà. In particolare Il Capitale di Karl Marx è in grado di ideologizzare i gentili, cioè renderli dei veri e propri automi che fanno da ingranaggi nelle più ampie simulazioni giudaiche, facendogli credere che un’ideologia di stampo talmudico sia in realtà la soluzione scientifica e definitiva ai problemi del mondo. Altre strategie giudaiche sono la strategia della tensione, la strategia della compassione (o della auto-vittimizzazione, cioè dipingersi sempre come vittime dei crimini e mai come i perpetratori) e la strategia della convergenza. Per tattiche giudaiche intendiamo i mezzi che il giudeo utilizza per attuare i suoi piani d’azione generali, cioé le strategie, da conseguire nel medio/lungo termine e/o mantenere in auge, per arrivare ad ottenere degli obiettivi nel concreto. Ad esempio la sovversione ideologica, che abbiamo visto in un nostro precedente articolo su come gli ebrei in tutte le nazioni istigano il genocidio delle popolazioni autoctone europee, può essere considerata una tattica giudaica, nell’ottica della strategia della tensione, la quale è finalizzata a stabilizzare o riformare l’ordine politico, attraverso la destabilizzazione, psicologica, economica e quant’altro, dell’ordine pubblico. Nel caso dell’islamizzazione a tappe forzate dell’Europa, il giudeo vuole ottenere, probabilmente, un cambiamento geopolitico su vasta scala, per fare ciò il piano è la strategia della tensione, cioé destabilizzarci, utilizzando varie azioni isolate, ma continue e costanti, come la sovversione ideologica e la proiezione giudaica, oltre alle stesse scimmie nere e islamici vari, lanciatici addosso dagli ebrei come se fossero birilli. Il piano, come dicono loro stessi, è utilizzare l’Islam contro di noi per distruggerci e cambiare il volto dell’Europa e probabilmente anche degli Stati Uniti, visto che anche lì hanno istigato la promulgazione di leggi favorevoli all’immigrazione. In questo caso utilizzano anche la strategia della compassione, ma sugli immigrati anziché su loro stessi, dipingendoli come vittime di regimi dittatoriali, guerre, povertà ecc., mentre utilizzano la sovversione ideologica per dipingere scimmie nere e islamici vari come delle risorse umane valide in grado di arricchirci (quando nel loro stato, lo stato di Israele, che si suppone laico e democratico, gli immigrati a cui è stato garantito l’asilo politico sono quattro gatti che si contano sulle dita delle mani, e per quello che ne sappiamo potrebbero essere perfino ebrei quei pochi che hanno ricevuto lo status di rifugiati). La sovversione ideologica si suddivide in quattro fasi:

  • Demoralizzazione
  • Destabilizzazione
  • Crisi
  • Normalizzazione

Se la intendiamo semplicemente come alterazione della percezione della realtà, cioè mentire in vario modo – con una nostra definizione alla buona – è una tattica, se si guarda agli effetti della sovversione ideologica nel lungo termine e i mezzi che effettivamente servono per applicarla e definirla per quello che realmente è, è una strategia. Per ottenere la sovversione ideologica è necessario infiltrare i media e i giornali (tattica), è necessario anche che nei programmi televisivi la maggioranza degli opinionisti siano dell’opinione (falsa) che consente la sovversione ideologica, ciò lo chiamiamo mobbing opinionistico, una tattica giudaica utilizzata per vincere più facilmente le discussioni coi gentili nei programmi televisivi, aumentando le probabilità che la propaganda giudaica funzioni, mentre a volte può essere necessario il mimetismo ideologico (altra tattica) ecc. Abbiamo già incontrato il mobbing opinionistico in un documentario di Hervé Ryssen disponibile al seguente indirizzo Telegram sul nostro canale: https://t.me/la_questione_giudaica/21 . In tale documentario possiamo ascoltare l’intellettuale Alain Soral (un gentile pensante tra le nazioni), parlare di un importante violazione di numerus clausus nei mezzi di comunicazione francesi, funzionale ad applicare il mobbing opinionistico:-“Mr. Renaud Camus was placed on the bench of the French society, not because he was a sodomite, for this is accepted long ago, but because he dared wrote in a book […], entitled “La campagne de France”, which he found absolutely abnormal that in a program of French Culture, therefore French Culture, national radio, in a program he partecipated once in a while, called Panorama, on eight guests, seven were Jewish. […] He had been massacred as an Anti-Semitic” [4].

Quando invece tutti coloro che hanno voce in capitolo, in un programma televisivo di dibattito politico, sono ebrei, allora si tratta più semplicemente di una simulazione giudaica.

La strategia della compassione invece, nel caso in cui l’ebreo vuole dipingere sé stesso come una vittima, necessita dell’antisemitismo a bandiera falsa (tattica), del non menzionare mai l’ebreo nella descrizione dei crimini commessi  da quest’ultimo (tattica), anche omettere i motivi reali per i quali gli ebrei nel corso dei secoli sono stati cacciati praticamente da qualunque luogo nel quale si sono insediati – come l’omicidio rituale e l’usura – parlando invece di antisemitismo fanatico degli islamici dei pagani e di tutti gli scismi del cristianesimo, si può rivelare molto utile nell’attuare tale strategia, che è funzionale a tenere all’oscuro i gentili dell’esistenza del problema ebraico ed indebolire le critiche al popolo ebraico da parte dei gentili pensanti tra le nazioni, causando nelle pecore matte reazioni isteriche, in difesa degli ebrei.

La strategia della convergenza nella propaganda giudaica si può osservare in tanti aspetti. Dal punto di vista ideologico, il mondialismo, o globalismo, trae le sue radici dal Sanhedrin come da tutto il Talmud e la restante letteratura rabbinica, poi cambia forma nella giudeo-massoneria con l’espressione “umanesimo”, come dimostrato da Henri Delassus nei suoi saggi sulla massoneria, mentre nel giudeo-bolscevismo diventa “internazionalismo rivoluzionario”, e nel giudeo-liberismo lo abbiamo incontrato in una forma di “società delle corporazioni, senza più nazioni”, per così dire. Dal punto di vista geopolitico possiamo vedere la strategia della convergenza attraverso le menzogne degli ebrei di cui veniamo imbottiti ogni giorno, in tema di immigrazione, per ottenere il nostro genocidio, anche se, considerando il caso specifico, la convergenza assertiva è una tattica, cioè mentire in modi diversi per ottenere la stessa cosa. Abbiamo sentito il rabbino capo di Londra dire che dobbiamo accogliere i migranti per vincere in maniera non convenzionale la guerra in Siria. Oppure ci dicono di salvarli direttamente dalle mani di Assad. Oppure abbiamo sentito Roberto Saviano (ebreo), che dice che dobbiamo accogliere i migranti per togliere risorse all’ISIS. Giuliano Ferrara (ebreo) che dice di accogliere i migranti perché non abbiamo i soldi per fare la guerra e siamo degli ipocriti. Vari sinistrorsi ebrei che dicono di accogliere i migranti perché così dicono gli accordi europei, o così dicono gli articoli della nostra Costituzione riguardanti l’asilo politico (questo lo dice Vittorio Sgarbi, che teoricamente non è ebreo, ma sente una “sensibilità ebraica” dentro di lui). Poi ci dicono che li dobbiamo accogliere perché altrimenti è un genocidio per omissione di soccorso (quello che in realtà fanno i medici ebrei negando il soccorso ai bambini palestinesi dicendo che sono terroristi, ma questa è un’altra storia). Oppure ci dicono che è a causa delle guerre sbagliate che abbiamo fatto (in realtà istigate dagli stessi ebrei che istigano oggi il nostro genocidio) che ora dobbiamo accogliere le scimmie nere, cioè per un debito morale verso di loro. Ma possono anche parlare di integrazione e pagamento delle nostre pensioni attraverso le scimmie nere che non lavorano e portano malattie come malaria, scabbia, AIDS ecc. (mentre abbiamo visto come circa il 52% degli israeliani ritenga le scimmie nere un autentico cancro, ma il silenzio è d’obbligo per gli ebrei bolscevichi “italiani” nei confronti dei giudeo-nazisti israeliani, in quanto blaterano senza credere a nulla di quello che dicono, basta che ci credano gli italiani, senza parlare del fatto che nel sondaggio sono inclusi gli arabi israeliani, mentre se facciamo riferimento solo agli ebrei di Israele, coloro che ritengono le scimmie nere l’equivalente di un cancro schizzano ad oltre il 70%, ma Roberto Saviano chiama solo noi italiani “gretti, ignoranti e razzisti”). Infine, possono sempre parlare come Barbara Spectre (ebrea “svedese”) che sostiene che l’Europa deve diventare multi-culturale, non può restare primitiva, arrivando a dire chiaramente che gli ebrei saranno al centro di tale processo di trasformazione e che “the jews will be resented, because of our leading role” (“gli ebrei saranno invidiati, per via del nostro ruolo di comando”). L’unica verità senza mezzi termini l’hanno detta i rabbini ebrei “francesi”, felici e contenti di riempire di merda la Francia, e il resto d’Europa, ovviamente per lo sport preferito del giudeo: il genocidio. Il massimo dell’ipocrisia si raggiunge quando il Jerusalem Post parla di “emotional fluff” come base irrazionale sulla quale viene gestita la “questione dei migranti”, citando le stupidaggini del rabbino capo di Londra, mentre perfino in Israele c’è un rabbino che supporta il nostro genocidio e ha capito che l’Europa si sta islamizzando (ed è felice e contento di ciò):

“Rabbi Baruch Efrati, a yeshiva head and community rabbi in the West Bank settlement of Efrat, believes that the Islamization of Europe is actually a good thing.

“With the help of God, the gentiles there will adopt a healthier life with a lot of modesty and integrity, and not like the hypocritical Christianity which appears pure but is fundamentally corrupt,” he explained.

Rabbi Efrati was asked to discuss the issue by an oriental studies student, who inquired on Judaism’s stand toward the process Europe has been going through in recent years.

Following the election of a hijab-wearing Muslim woman as the mayor of the Bosnian city of Visoko for the first time in continent’s history, the student asked the rabbi on the Kipa website: “How do we fight the Islamization of Europe and return it to the hands of Christians and moderates?”

Efrati wrote in response that the Islamization of Europe was better than a Christian Europe for ethical and theological reasons – as a punishment against Christians for persecuting the Jews and the fact that Christianity, as opposed to Islam, is considered “idolatry” from a halachic point of view.

“Jews should rejoice at the fact that Christian Europe is losing its identity as a punishment for what it did to us for the hundreds of years were in exile there,” the rabbi explained as the ethical reason for favoring Muslims, quoting shocking descriptions from the Rishonim literature (written by leading rabbis who lived during the 11th to 15th centuries) about pogroms and mass murders committed by Christians against Jews.

“We will never forgive Europe’s Christians for slaughtering millions of our children, women and elderly… Not just in the recent Holocaust, but throughout the generations, in a consistent manner which characterizes all factions of hypocritical Christianity…

“A now, Europe is losing its identity in favor of another people and another religion, and there will be no remnants and survivors from the impurity of Christianity, which shed a lot of blood it won’t be able to atone for.”

‘Islam a relatively honest religion’

The theological reason, according to Rabbi Efrati, is that Christianity – which he sees as idolatry – has a tendency to “destroy normal life and abstain from it on the one hand, while losing modesty on the other hand,” as it “ranges between radical monasticism to radical Western licentiousness.”

Islam, the rabbi added, is “a religion which misjudges its prophets but is relatively honest. It educates a bit more for a stable life of marriage and creation, where there is certain modesty and respect for God.”

Efrati ruled, therefore, that “even if we are in a major war with the region’s Arabs over the Land of Israel, Islam is still much better as a gentile culture than Christianity.”

He added, however, that Jews must pray that the Islamization of most of Europe will not harm the people of Israel” [5].

Si può essere dei farabutti più ipocriti e simulatori di così? I gentili d’Europa e i rabbini più megalomani hanno capito quello che sta succedendo, mentre il Jerusalem Post fa finta di non capire cosa dicono gli ebrei della diaspora, e tali ebrei “laici” della diaspora, assieme ai gentili (sinistronzi, e in minoranza apparente, anche destronzi) del sabato vogliono farci credere che le scimmie nere sono una risorsa indispensabile per pagare le nostre pensioni.  Il popolo ebraico ha sicuramente il primato assoluto in quanto a ipocrisia e simulazioni. Dopotutto lo stato di Israele fonda la sua esistenza sull’ambiguità, in tutti i sensi, dall’ambiguità ideologico/religiosa a quella nucleare che deriva sia dall’ambiguità assertiva che da quella d’armamento (grazie alla quale riesce ad ingannare anche le organizzazioni per i diritti umani, che hanno dei sospetti ma mai delle prove certe sulle armi utilizzate da Israele, in quanto non esistono ufficialmente, perché gli ebrei modificano opportunamente armi in dotazione alla NATO per fare in modo che gli effetti di tali armi non siano mai compatibili al cento per cento con quelli di armi conosciute, ma questa, è un’altra storia), e non dimentichiamoci  mai dell’ambiguità normativa e di quella istituzionale. Ma potremmo anche parlare dell’ambiguità messianica, un tema inquietante, cioè le ragioni profonde per le quali gli ebrei hanno ripudiato Gesù Cristo come messia (praticamente tutte le fazioni del giudaismo lo odiano), ma poi per gli stessi motivi o quasi, alcune fazioni hanno considerato altri fanatici il messia in persona, talvolta per poter attuare conversioni strategiche, necessarie per infiltrarsi, mentre in altri casi il loro atteggiamento è a dir poco assurdo, ma questa è un’altra storia. In pratica sono tutti uniti nell’odiare Gesù Cristo, e sono ancora più uniti nel farci credere che siano divisi su chi considerino il messia.

La tattica della convergenza assertiva può essere intravista anche nella politica preventiva e aggressiva dello stato di Israele, che dal punto di vista religioso/storico vede i rabbini istigare gli attacchi contro gli arabi per evitare “un nuovo Olocausto”, o in altri termini, gli ebrei soffrirebbero della cosiddetta “sindrome da stress pre-traumatico”. Pensate quindi ai processi Zundel e Faurisson, nonché alle ricerche di Nick Kollerstrom, al processo Degesch, alla propaganda dell’Olocausto prima dell’Olocausto (cominciata quarant’anni prima dell’Olocausto e durata quarant’anni fino all’Olocausto, per continuare ancora oggi) e all’ambiguità assertiva degli ebrei sulle “camere a gas” nelle loro memorie da “sopravvissuti” all’Olocausto, senza però mai dimenticare il documentario di David Cole su Auschwitz in cui si vedono teatri, cinema, campi di calcetto, due piscine, e un ospedale, ad Auschwitz, che dovrebbe essere in teoria un campo di sterminio. Ma si potrebbe parlare anche del memoriale di Paul Rassinier, della lettera di Leon Degrelle a papa Giovanni Paolo II, oppure delle perizie chimiche sulle sedicenti camere a gas naziste, e di molto, molto altro. Tornando alla convergenza sulle decisioni politiche dello stato di Israele, dal punto di vista militare gli attacchi preventivi vengono giustificati dalla conformazione del territorio, che non consentirebbe di monitorare accuratamente gli stati arabi confinanti e neanche di affrontare una buona guerra difensiva, oppure vengono giustificati dall’accerchiamento in sé per sé o anche dalla mancanza di profondità strategica necessaria per guadagnare tempo e riorganizzare le forze di terra in caso di attacco. Se i motivi non sono neanche questi, la necessità di attacco preventivo Israele la giustifica sulla base dell’armamento, presunto o in dotazione, ai paesi arabi confinanti, lo abbiamo visto particolarmente bene per quanto riguarda le armi nucleari iraniane, o anche quando Menachem Begin decise di bombardare il reattore Osirak dell’Iraq per evitare (?) una escalation nucleare. Se non basta questo c’è comunque il terrorismo a bandiera falsa ebraico. Il punto di vista diplomatico non migliora le cose, in quanto molti stati arabi non riconoscono l’esistenza dello stato di Israele e non trattano con esso, quindi ciò porta la dirigenza israeliana ancora di più a scegliere gli attacchi preventivi. Il livello politico internazionale, conosce qualche eccezione forse per la guerra dello Yom Kippur, durante la quale Moshe Dayan fu aspramente criticato per via del fatto di non aver scelto la soluzione preventiva, in quanto Dayan affermava di aver “rinunciato ad un vantaggio militare per avere un vantaggio politico” (cioè il supporto degli Stati Uniti se Israele non avesse attaccato per primo). Ma non illudetevi, a noi queste guerre di Israele anti-arabe, suonano più come pseudo-guerre in forma di simulazioni giudaiche, ci sembra molto sospetto che uno staterello circondato da paesi arabi resista in maniera così eccellente, senza eccellenti penetrazioni all’interno della società islamica, ma stiamo ancora studiando il fenomeno, pur avendo già qualche elemento a disposizione.

Nota Bene: In parte queste strategie giudaiche si compenetrano vicendevolmente, condividendo alcuni elementi comuni.

In definitiva, la tattica della convergenza è tale se si tratta di convergenza assertiva, cioè giustificare con menzogne diverse lo stesso obiettivo. Se invece questa passa all’operatività volta a raggiungere un obiettivo, come nel caso dell’erosione delle nazioni e delle religioni, allora c’è bisogno delle diversioni strategiche del giudaismo, come la giudeo-massoneria, il giudeo-bolscevismo e il giudeo-liberismo, in tal caso è una strategia (di medio/lungo termine). La convergenza assertiva è una tattica giudaica offensiva utilizzata per confondere i gentili inducendoli a commettere degli errori, mentre l’ambiguità assertiva (o divergenza assertiva) è una tattica giudaica difensiva, necessaria al giudeo per nascondere i suoi crimini e le sue reali intenzioni nei confronti dei gentili, e viene usata soprattutto quando si tratta di dare delle definizioni a tutto ciò che riguarda l’ebreo, come vedremo in seguito. Mantenere le opzioni aperte è nella filosofia del popolo ebraico. La tattica della convergenza assertiva serve a mantenere le opzioni (di inganno) aperte, stessa cosa per la divergenza assertiva, che oltre a fare ciò, se applicata al giudaismo stesso, apportà ambiguità ideologica propedeutica per il mimetismo ideologico, in pratica mantenere le opzioni (di infiltrazione, e/o di inganno) aperte.

Un membro dell’autorità palestinese sostiene che gli ebrei abbiano inventato i derivati. In realtà chi li ha inventati sembra essere un gentile.

“A “global Jewish hegemony” caused the financial crisis of 2008, a former Palestinian Authority (PA) governor and senior economist claimed last week – based on a principle from the anti-Semitic pamphlet Protocols of the Elders of Zion.

Dr. Fouad Bseiso, the first governor of the Palestinian Monetary Authority in 1994-2001, explained in an Al-Quds TV interview Sunday that Jews “plundered from the land of Palestine and from the other Islamic countries.” His comments were translated into English by the Middle East Media Research Institute (MEMRI).

“They do it by inventing economic tools, bonds, and financial derivatives, which absorb most of the Arab savings,” Bseiso stated. “By investing in these financial derivatives, one buys contracts, not commodities.”

“One can buy oil contracts,” he continued. “It’s all on paper. That way the Jews control the prices of strategic commodities, like oil, silver, gold, and others.”

“They control the rise and fall of prices, and are the number one beneficiaries of fluctuations in the world’s financial markets,” he explained. “This was proven by the global financial crisis of 2007-2008.”

Bseiso then claimed that Israel made “30%” of its 2008 income by “the plundering of Palestine and the Arab and Islamic world, through the absorption of Arab financial investments”” [6].

Parleremo in seguito dell’antisemitismo a bandiera falsa contenuto nei “Protocolli dei Savi anziani di Sion”, che costituiscono un falso storico costruito e distribuito dagli ebrei, in una variante della tattica giudaica del “boccone avvelenato” (cioè mettere in giro una voce falsa per poi criticarla). Vedremo in seguito come i manuali di infiltrazione delle società dei gentili, così come di quelle degli altri semiti, siano in realtà il Talmud, la Torah, e la letteratura rabbinica in generale.

Quanto invece all’inventore ufficiale dei derivati, leggiamo questo:

“Edmund “Eddie” O’Connor passed away early on Jan. 17, 2011 at age 85. If you haven’t heard of him before, that’s as he wanted it. O’Connor was an intensely private man, a trader primarily of soybeans. But he also was one of the men who invented modern-day derivatives” [7].

“O’Connor was a Chicagoan, born in 1925 and bred on the West Side. His dad was from Limerick, his mom was from Cork, and O’Connor, his sister and brother were from Lockwood Ave. More importantly, he grew up in the wake of the 1929 stock market crash in a world that must have been the antithesis of Wall Street” [8].

“He became an insurance adjustor but then found the Chicago Board of Trade, long before it became part of what’s now the publicly-traded exchange company CME Group” [9].

“The Board was widely known as an Irish trading club, a characterization O’Connor disputed because there were people who weren’t Irish” [10].

“He shook things up further in 1973, when he helped open the Chicago Board Options Exchange, created to give Board of Trade men something to do when the grain markets were slow. He didn’t pull this off himself, but it was his idea and it wouldn’t have happened without him. When the traders he knew were reluctant to trade this complicated new product, he and Billy formed another clearing firm and provided backing and support. “It was a little scary,” he said. “We didn’t know if the concept would fly, and we didn’t have much money.” But it worked so well that they had more business than they could handle. They sold their firm in 1979, and it’s now part of Goldman Sachs” [11].

“Eddie happily returned to the soybean pit, just in time to make a mint in the 1970s commodities explosion” [12].

“O’Connor and his colleagues, in starting the options exchange, opened a door to securities traders and to Wall Street, something for which some people in Chicago never forgave him. He started an options trading firm, which he sold to Swiss Bank Corp. (now UBS) and which Eddie considered the first derivatives firm in the country. Futures are derivatives, and the Board’s rival Chicago Mercantile Exchange had been rolling out new futures contracts. But with stock options, the Securities and Exchange Commission blessed the first derivative of the securities world. That led to an explosion of them” [13].

“One day in the 1980s O’Connor read in the Wall Street Journal that someone had split a bond in two pieces to be traded separately. “Then it suddenly dawned on me what was happening,” he told me last year. “Derivatives began to proliferate. It’s completely out of control, really. When you look at what happened with the mortgage markets, they were creating derivatives that were based upon garbage”” [14].

È pacifico ipotizzare che, forse, il popolo ebraico, deve aver reso negli anni un pò più rischiosi i derivati come strumenti economici, rispetto a come O’Connor li aveva originariamente concepiti. Anche il fatto che la Goldman Sachs – in pratica una banca ebraica – abbia assorbito la società di Connor – l’inventore dei derivati – e che sia forse l’unica banca che non solo non ha avuto danni dalla crisi del 2008, ma che ci ha addirittura guadagnato, ci fa pensare sicuramente ad una correlazione, ma non conosciamo i derivati, e per il momento non conosciamo il ruolo effettivo del popolo ebraico nella crisi economica del 2008. In via teorica possono aver avuto un ruolo da protagonisti, sia nel causarla, che nello speculare su tale crisi – e la cosa non ci stupirebbe affatto – ma al momento non conosciamo l’argomento.

  • Usura in tutte le regioni d’Italia, per secoli.

Abbiamo deciso di citare le citazioni originali dei personaggi del tempo, citati a loro volta sugli articoli della rivista fascista “La difesa della razza”, che Gian Pio Mattogno ha coraggiosamente raccolto nel suo saggio.

USURAI EBREI NEL REGNO DI NAPOLI.

“Ad Altomonte, nel maggio di detto anno (1494 nda), gli ebrei, secondo [quanto nda] ci dice una relazione della R. Camera della Summaria, venivano <<bactuti et detraciati da li cristiani et necessitati per tale ad stare nascosti>> (R. Cam. Summ., Part. 4°, f. 219). Tumulti antisemiti scoppiavano a Salerno e in altre terre” [15].

Dopo vari tumulti in cui si arriva a delle espulsioni mancate o spontanee di ebrei, si arriva alla prima metà del cinquecento, in cui arriva a Napoli il viceré don Pedro di Toledo, che “in una sua realazione del gennaio 1533 a S. M. Cesarea, dice esser gli ebrei manifestamente refrattari a ogni evoluzione morale, aver <<la Maestà Cesarea tollerato molto tempo che li judei abitassero in quisto regno de Neapoli; credendo et tenendo per fermo che con la comunication de li cristiani venerriano al conoscimento de la verità et se converterriano a la catholica fede del nostro Signore>>; avere, al contrario, <<la experiencia demostrato che non solamente non se ha seguito il bono effecto che S.M. pensava; anzi la loro conversasciune [sic] han fatti multi danni in quisto regno et seminati multe usure et damnati le conscientie de multi christiani>>” [16].

Don Pedro di Toledo nota qui una tattica giudaica: la conversione strategica, in forma  di marranesimo. Abbiamo già visto questa tattica giudaica, utilizzata dagli ebrei per sfuggire alla Zona di Residenza e infiltrarsi nell’impero zarista (come fece il nonno di Lenin), convertendosi al cristianesimo ortodosso, ma tale tattica è stata utilizzata dagli ebrei anche per convertirsi al caraitismo e infiltrare la Russia zarista secoli prima! Abbiamo visto la conversione strategica applicata sia dagli islamici che dai giudei nel regno d’Aragona fingendosi cristiani, sovvertendo il regno di Spagna dall’interno. O ancora, si può osservare la conversione strategica nel movimento dei Donmeh, ebrei che si fingono convertiti all’Islam e che hanno poi fondato il movimento dei giovani turchi. Gli esempi, nella storia, dell’applicazione di tale tattica, sono quanto mai innumerevoli.

Nel 1539 c’è una regia prammatica che decreta l’espulsione degli ebrei, ma viene applicata solo nel 1541.

“Nonostante i mezzi posti in essere dagli ebrei, nell’intento di far abrogare l’editto di espulsione, nell’ottobre del 1541, essi son costretti a lasciare il regno di Napoli.

Quali le cause di quest’ultima espulsione?

Quasi tutti gli scrittori del tempo sono concordi nello ammettere doversi il provvedimento attribuire alla necessità d’impedire che gli eccessi scandalosi e le usure giudaiche avessero a continuare. Andrea della Monaca asserisce che il decreto di espulsione venne emanato <<parendo che con le loro usure [gli ebrei] devorassero le sostanze dei popoli sotto l’ombra di sovvenirsi dei loro bisogni>>” [17].

USURAI EBREI IN SARDEGNA.

“In Sardegna già nel VI secolo gli ebrei erano mercanti, artigiani e usurai” [18]. “Nel XIV secolo <<molti ebrei sardi si guadagnavano da vivere trafficando in denaro e metalli, e la maggiore differenza rispetto ad altre comunità ebraiche dell’Italia meridionale e insulare è appunto questa concentrazione nelle attività di prestito, cambio e affini, che peraltro costituivano una specialità degli ebrei anche nei territori spagnoli della Corona d’Aragona>>” [19]. “Nel XV secolo erano intermediari nella vendita dei prodotti dell’agricoltura e della pastorizia ed <<avevano mano attiva negli affari di prestito e di cambio di moneta>>” [20].

USURAI EBREI A FIRENZE.

“La chiave di volta del prestito usuraio ebraico era allora come oggi costituita dal pegno, la valutazione del quale era fatta ad esclusivo giudizio del prestatore, come ad esclusivo giudizio del prestatore veniva fatta la conservazione o l’alienazione del pegno, rappresentato per i ricchi delle città da oggetti preziosi, e per il popolo da attrezzi di lavoro o dal raccolto.

I tassi imposti dagli ebrei si aggiravano intorno al trentadue e mezzo per cento, con interessi composti, di modo che si era constatato come cento fiorini, imprestati alla loro ragione ordinaria in Firenze fossero arrivati, dopo cinquant’anni, 49.792.566 fiorini, 7 grossi e 7 denari!” [21].

“D’altra parte, ogni resistenza o provvedimento contro l’usura ebraica rimaneva spesso lettera morta per la corruttela che gli ebrei sapevano usare magistralmente. Così la legge approvata il 28 dicembre 1495 dai magistrati fiorentini <<contro la pestifera voragine e pessimo verme dell’usura, già sopportata in Firenze circa sessant’anni, da quella perfida e di Dio nemica setta ebraica>> non ebbe alcun effetto, e gli ebrei poterono seguitare per molti anni ancora ad esercitare l’usura non solo, ma a far cacciare da Firenze chi ci trovava da ridire. Un giudeo onnipotente, un Rothschild del tempo, dirigeva la battuta tanto a Firenze quanto a Pisa, e la nefasta attività giudaica era singolarmente facilitata dalla scarsa efficienza sociale delle banche del tempo.

Queste erano costituite infatti principalmente dagli armatori che commerciavano con l’Oriente, e servivano solo ai bisogni di tale commercio: quindi il raggio d’azione bancario era limitato al cambio delle monete estere ed alle grandi transazioni con gli Stati, mentre il prestito ai privati era sconosciuto e perciò lasciato completamente in mano all’usura ebraica” [22].

Ogni volta potevano scegliere un altro lavoro, ma non lo hanno fatto. “In Toscana il prestito ebraico cominciò ad affermarsi, a partire dal XIV secolo, come attività principale rispetto a quella mercantile, che divenne sussidiaria e complementare” [23]. “Ciò significa che, pur potendosi dedicare al commercio, gli ebrei preferirono l’attività usuraia” [24].

USURAI EBREI IN SICILIA, TRAFFICO DI VALUTE DA PARTE DEGLI EBREI.

“Sempre più stanco il popolo siciliano divenne di esser vittima in casa sua di trufferie, raggiri, frodi, inganni, ribalderie, malvagità e mille altre scelleratezze di ogni sorta. Era infine stanco di vedersi poco e male salvaguardato da chi era in dovere di farlo, e a un certo momento disse basta. Tumulti scoppiarono a Palermo nel 1339 nei quali rimasero uccisi molti ebrei e fu distrutta gran parte dei loro beni” [25].

“Nel 1413 si sollevò Polizzi, e nel 1455 Taormina con grande spargimento di sangue. Il 15 agosto 1474 fu la volta di Modica e tutti gli ebrei, uomini, donne, grandi e piccoli furono passati per le armi. Sul posto accorse il viceré Lopes Scimen de Urrea il quale esercitò tremende repressioni. Messina, Augusta, Sciacca nel 1486, Siracusa a Caltagirone l’anno dopo, e ancora Caltagirone nel 1491: tutta la Sicilia ribolliva” [26].

Ma gli ebrei si sono dedicati anche al traffico di valute, nel tentativo di sottrarre un bel po’ di monete agli italiani, così che potessero andare in crisi di liquidità ancora peggiore di quella causata dall’usura.

“Si sappia, dunque, che in Sicilia vigeva una legge, promulgata il primo di giugno 1400, che vietava rigorosamente l’esportazione della valuta. Essa diceva: <<Nessun siciliano o forastiero di qualsiasi nazione fosse presuma di estrarre dalla Sicilia alcuna moneta, né oro o argento in massa, ovvero in vasi sotto pena di perdere la stessa moneta, l’oro o l’argento estratto, che si intende confiscato>>.

Chissà da quanto tempo i trafficanti eludevano le disposizioni della legge, ma nel 1455 scoppiò il fattaccio che mise in chiaro la delittuosa attività. Alcuni ebrei di Palermo, Messina, Catania, parte di Termini e Siracusa e anche di Lentini e Mineo, fecero combutta tra loro e fattosi ciascuno grande provvista di monete e d’argento tentarono di contrabbandarla. La cosa fu scoperta e sollevò enorme scalpore. Non solo la confisca dei beni dei contrabbandieri fu decretata, ma anche quella delle loro persone, che furono ridotte allo stato di schiavi.

Come al solito, immantinente si mise in moto la solidarietà dei correligionari e tra altri intervennero il rabbino Ulia Nimirchi e gli ebrei Sabatino Gilmes e Raba Attare, della comunità di Siracusa, i quali sostenevano che non di contrabbando si trattava ma di un fine quanto mai nobile: volevano andare a morire a Gerusalemme ed essere seppelliti nella terra dei padri” [27].

“Si arrivò così alla soluzione ch’era divenuta imperiosa e indilazionabile. In data 31 gennaio del 1492 fu promulgato il bando della memorabile generale scacciata degli ebrei dalla Sicilia. Tre mesi di tempo furono accordati perché tutti prendessero il largo.

<<Di maniera che – dice il bando – passato lo detto tempo alcuni giudeo masculo né fimmina, grande né picciolo, di qualunque etati sia non possa stare, né starà in parte alcuna delli nostri regni e dominazioni, né pozzano tornare a quelli per stare, né passare per quelli, o per alcuna parte di quelli sub pena della morte>>.

Anche per i favoreggiatori era prevista la stessa pena:

<<In questa medesima pena incorrano qualsivoglia persona, di qualsivoglia stato e condizione siano, che da poi di lo detto tempo, giudio o giudia di qualsivoglia etati ricoglierà, terrà o recepterà in li detti regni o dominazioni nostri o in parte di quelli>>” [28].

Ovviamente l’editto di espulsione prevedeva anche la confisca di tutti i beni rubati dagli ebrei.

Anche se sembra che in realtà questa opera igienico sanitaria sia stata ultimata con “l’editto del 18 giugno 1492 di Re Ferdinando il cattolico pel totale discacciamento degli Ebrei” [29].

“<<Trovamo li detti Iudei per mezzo di grandissimi usuri, et insopportabili usurii, denudati et assorbiti li beni et sub stantia delli Christiani esercendo inquietamente et senza pietate la pravitate et usura contra li detti Christiani pubblicamente et manifestamente, come contra i nemici et reputandosi idolatri.

<<De la qual cosa gravi quereli di nostri subditi et naturali a nostri aurichi hannu pervenutu, e come si voglia hagiamo inteso in quella con molta diligentia harem canuxuto, stando li detti Iudei intra li Christiani non ci potere remediare, e cossi ni fussi licitu secondo la loro perfidia et secondo li detti atti tantu nefarii et detestabili per essi commissi delinquenti, e certo che per la loro obstinata infidelitate e summa incurregibilitate punirli di grandi e più peni>> (Ex off. Senatus Panorm. Lib. Anni 1492 die 18 Iunii, pubblicato dal Di Giovanni nella sua opera L’Ebraismo della Sicilia)” [30].

USURAI E RICETTATORI EBREI A VERCELLI.

“Un esempio di convenzione municipale con Giudei e soprattutto della avidità e cautela di tali banchieri è in una pergamena inedita del 1446 della Civica Biblioteca di Vercelli” [31].

Si trattava di due ebrei, “Abramo e Angelo” [32], i quali chiedevano “di potersi fermare in Vercelli per dieci anni, godere i diritti dei cittadini Cristiani e di essere esenti da ogn’onere fiscale e gravame civile” [33], e “di ottenere licenza di impiantare un banco di prestiti a pegno, e non sola fede di carte o di strumenti, con l’interesse di danari dieci mensili per ogni fiorino, cioè del 333% annuo per i prestiti fatti ai cittadini, e a piacere per gli abitanti del contado!” [34].

Ma i privilegi loro accordatigli, non si fermano qui:-“I due Ebrei potevano ricevere in pegno cose di provenienza furtiva e non erano tenuti a farne restituzione al legittimo proprietario, se non dopo il pagamento del pattuito interesse, e venivano così ad esercitare in certo qual modo legalmente il mestiere di ricettatori” [35].

“Se tali piovre fossero bene amate dalle laboriose popolazioni dell’agro Vercellese, il cui sangue si era sparso in tante guerre, ed ora era succhiato dagli usurai, lo dice un ordine del Comune in data 2 novembre 1548 col quale i Giudei, che tenevano banco di usura ed avevano eliminato con contratti municipali la concorrenza di banchieri cristiani, furono espulsi dalla Città e dal distretto” [36].

USURAI EBREI A BOLOGNA.

“I primi accenni sull’esistenza di nuclei ebraici in Bologna si trovano presso quei cronisti che trattando delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano, indirettamente ne testimoniano la presenza sul principio del IV secolo.

I santi Vitale ed Agricola, crocefissi, furono gettati per disprezzo nel cimitero ebraico da dove, novant’anni dopo, sant’Ambrogio li trasse al culto dei fedeli” [37].

Niente di nuovo, si tratta dei soliti omicidi rituali ebraici, seguono poi “otto secoli di silenzio” [38], poi, al tramonto “del II sec. dopo il Mille riaffiorano nelle nostre cronache con l’eterno marchio dell’usura: nel 1171 i Consoli della Città li bandiscono <<per lo gran danno che faceano con le loro eccessive usure>> (Ghirarducci, Storia di Bologna, libro 2°)” [39].

Seguono poi secoli e secoli di contrasti tra gli ebrei e i gentili, per venire al XVI secolo, in cui si sono presi dei seri provvedimenti contro gli ebrei.

“Sisto V sul finire del 1586 riammise pur con varie restrizioni, gli ebrei nei suoi stati onde anche Bologna fu invasa per la millesima volta dai figli d’Israele che vi piantarono i loro banchi di prestito. Ma <<abusando troppo licenziosamente le grazie concedute loro dal Papa, cominciarono tosto a far mille ruberie, e illeciti contratti, tenendo mano a’ ladri, che portavano loro la roba involata; e con grande usura prestando denaro ai giovani e facendo mille altre scempiaggini e ribalderie>> indispettirono ancora il popolo. Il malcontento e l’astio antisemita aumentava di giorno in giorno.

Clemente VIII <<essendone certificato da molte bande che i perfidi Hebrei, oltre al gran danno che dalle loro usure, rubberie, contratti e trafichi perversi, pativano i Christiani, erano ancora cagione di enormi peccati, volle che fossero cacciati di Bologna per non avervi mai più a tornare: di che i cittadini tutti e precisamente i buoni ne restarono forte contenti>> (P. Vizzani).

Un bando del Vicelegato in data 13 maggio diede pratica esecuzione alla bolla pontificia fissando le modalità dell’evacuazione: gli ebrei che nel breve intervallo di tempo erano saliti a circa 900 dovevano uscire dalla città entro il mese di maggio ad eccezione dei banchieri della città e del contado che ebbero il permesso di rimanere fino alla fine dei raccolti onde i poveri avessero agio di riscuotere i loro pegni” [40].

USURAI EBREI NELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO (L’UNICO LUOGO DEL PIANETA DAL QUALE GLI EBREI SI SONO CACCIATI VIA DA SOLI).

Per quello che ne sappiamo, la Repubblica di San Marino è l’unico luogo del pianeta Terra dal quale gli ebrei si sono cacciati via da soli,  mentre nelle altre nazioni, regioni più o meno estese e città, sono stati sempre cacciati per via dell’esasperazione dei gentili nei loro confronti, anche se gli ebrei parlano di antisemitismo fanatico in tutto il pianeta (perché sono dei teorici della cospirazione gentile-cattolica e islamo-pagana nei loro confronti).

I motivi per cui gli ebrei hanno levato le tende dalla Repubblica di San Marino sono presto detti, in quanto il popolo sanmarinese, è costituito da persone speciali.

“Il più antico stato del mondo, come si compiacciono di dire e di scrivere i sanmarinesi, ebbe anch’esso a soffrire nel passato la piaga dell’invasione ebraica” [41].

“Non bisogna dimenticare d’altro canto che una delle ragioni della conservazione e dell’immunità ormai proverbiale, della repubblica è consistita – attraverso i tempi – in un geloso isolamento che la escludeva da espansioni territoriali.

Napoleone Bonaparte, quando invase l’Italia, passando per le terre di Romagna ammirò e rispettò quel monte tricuspidato – il Titàno – i cui abitanti si reggevano in libertà con usi patriarcali e abitudini spartane. Inviò l’ambasciatore Monge proponendo ai sanmarinesi di ampliare il loro territorio e creare di San Marino una più vasta repubblica. Ma i sanmarinesi guidati dal saggio Antonio Onofri, padre della patria, rifiutarono accontentandosi di rimanere negli storici confini; onde al congresso di Vienna i rappresentanti diplomatici delle nazioni che avevano piegato l’imperatore a Waterloo, rispettarono a loro volta la piccola repubblica, che non aveva approfittato dell’offerta napoleonica” [42].

“Quando non bastarono più i dirupi della montagna madre a proteggere gli abitanti, allora furono costruite le fortificazioni che rimangono mirabilmente intatte. Poi le leggi sane, semplici, umane, compirono l’opera. La Repubblica fu salva, tranne i brevissimi tentativi di soffocamento compiuti da Cesare Borgia nel secolo XVI e dal Cardinale Alberoni nel secolo XVIII” [43].

Né va dimenticato il rifiuto che i sanmarinesi fecero ad alcuni speculatori stranieri, i quali in cambio di lauti benefici che avevano proposto di aprire in repubblica una grande casa da gioco sullo stile di quella che ha reso tristemente celebre Montecarlo.

I primi elementi ebraici si infiltrarono nella Repubblica di San Marino verso il secolo XV” [44].

“Capitarono forse in un momento di incertezza politica o di bisogno: talché non si spiega la loro sosta fino al secolo XVII. La Repubblica era tanto gelosa quanto ospitale; e si può comprendere come e con quali scuse i giudei abbiano preso stanza lassù.

Gli ospiti indesiderabili non si diedero naturalmente né all’agricoltura, né alle armi, né al lavoro: esuli forse da altro paese che non li tollerava, e non certamente a tasche vuote ma ben provvisti di denaro, esercitarono fin d’allora l’usura. Urgevano alla Repubblica le nuove fortificazioni, si doveva mantenere la milizia e sostenere le guerre contro i Malatesta di Rimini” [45].

Gli ebrei diventarono così, per l’ennesima volta, nell’ennesima nazione, dei prestatori, ma “seguendo ben presto le speculazioni ignobili e i ricatti, lo stato fissò leggi con cui regolava i prestiti e l’operato in genere della colonia giudaica” [46]. “Nel 1559, per esempio, troviamo che un regolamento consentiva il prestito [ai privati nda] al frutto di 3 quattrini per lira” [47]. Gli autori della rivista fascista calcolano che “l’interesse che gli ebrei percepivano sarebbe stato circa il 15 per cento…” [48].

“L’usuraio più noto e più oscuro nello stesso tempo, è l’ebreo Musetto, che aveva rapporti con la comunità sanmarinese cui prestava denari. Il suo nome ricorre sovente ed è poi del tutto dimenticato. Infatti, nel secolo XVII, non esistono più nomi singoli di ebrei a San Marino, ma c’è un Banco degli Ebrei, che dimostra la loro fusione, e che poteva svolgere la sua attività corrispondendo all’erario pubblico una tassa annua di 50 o 100 scudi” [49].

Per gli ebrei la situazione economica peggiorò, in quanto il “secolo XVII e XVIII avevano portato alla trasformazione politica della Repubblica” [50]. “Mentre nel Medioevo e nel Rinascimento essa aveva dovuto lottare con gli stati vicini, nel tempo che seguì, cambiate molte cose nell’arte della guerra, negli eserciti, e nelle armi, affidò la propria indipendenza alla saggia diplomazia dei reggitori” [51].

Venendo così a cessare, per la Repubblica di San Marino, la necessità di denaro per sostenere le spese militari, gli ebrei “non fecero più buoni affari” [52]. “Dalla popolazione non c’era da sperar nulla, dati i suoi costumi e le sue modeste necessità. Il Banco degli Ebrei fu chiuso e tutti gli israeliti abbandonarono San Marino, purificando l’ambiente, che non ebbe certo a dolersene” [53].

USURAI EBREI IN CALABRIA.

Mario Borretti, autore di uno degli articoli raccolti da Gian Pio Mattogno, ci fa sapere che in Calabria, il “primo centro giudaico di Val di Crati è storicamente accertato in Bisignano” [54]. “Altri centri importanti erano Altomonte (oltre il 50% della  popolazione era ebrea), Acri, Celico, Castrovillari, Castrolibero, Cariati, Dipignano, Fuscaldo, Montalto Uffugo, Magli, Malvito, Morano Calabro, Paterno, Paola, Rossano (vi erano ebrei sin dai tempi del beato Nilo), Scalea, e diversi casali cosentini” [55].

“In quei paesi gli ebrei esercitavano con profitti larghissimi […] l’usura, con tasso esorbitante, che arrivava al 45% annuo o a grana due mezzo al mese per ogni ducato” [56].

Esercitavano l’arte “della chirurgia (si ricordino Giuseppe ebreo, fisico, ed i chirurghi Niccolò Pagano, Giaquinto di Giordano, Cristoforo Pipa); l’arte dei ramai e delle fonderie (notevole industria di Dipignano), della stampa (con Salomone de Manfredonia, il 1478, in Cosenza); la cultura dei gelsi, le banche, i prestiti a pegno, ecc.” [57].

E poi un’accusa vecchia quanto l’ebreo errante: l’avvelenamento delle falde acquifere finalizzato alla strage. Infatti gli ebrei,  in Calabria – come in ogni dove – “determinarono il sorgere di un movimento antisemitico verso i primi del sec. XV, per i sistemi vessatori di usura, e per gli eccidi causati da funesti avvenimenti, quali l’avvelenamento delle fontane di Montalto, Vaccarizzo e Parentoro (1422)” [58].

In realtà vedremo, in seguito, che questa accusa è vera, e non è un mito come affermano gli ebrei. Abbiamo deciso di creare la rubrica “L’IMMONDIZIA DEI POPOLI”, per parlare del ruolo degli ebrei nell’avvelenamento delle falde acquifere e nella diffusione di malattie infettive, ma questa è un’altra storia.

“Vanno inoltre ricordati l’eccidio del Beato Pietro Cathin, francescano (1264) e il tradimento fatto a S. Francesco di Paola, da un ebreo, tale del Giudice” [59].

Ma è nel “XV sec. che la potenza degli ebrei nelle Calabrie, e segnatamente in Cosenza e provincia raggiunge l’apogeo: essi erano allora una organizzazione <<capitalistica, industriale e commerciale che assommò, per oltre un secolo, la vita economica meridionale e rappresentò anche una forza politica>>” [60]. A tal punto che la “calata di Carlo VIII nel Regno di Napoli, fu soltanto il pretesto per la cacciata degli ebrei: troppo pesava la loro supremazia morale e materiale: fu con vero sollievo che le università ed i cittadini, indebitati all’eccesso, videro finalmente cassati i debiti, da cui erano stati dissanguati. I quartieri ebraici furono saccheggiati: da Cosenza gli ultimi ebrei si allontanarono nell’ottobre del 1496. Rimase qualcuno che abiurò, e che ebbe in dono tre carlini, dopo il battesimo” [61].

In realtà molti ebrei abiurarono, per poter continuare ad infettare la Calabria, fingendosi cristiani mentre continuavano a praticare il giudaismo, è la tattica giudaica della conversione strategica.

Ad ogni modo, dopo la cacciata del 1496, qualche nucleo ritornò, “non appena si vide un po’ di calma” [62], ma “succedevano continuamente provvedimenti contro gli ebrei, dopo il bando emanato da Ferdinando il Cattolico (1510), ed il perentorio termine di allontanamento fissato al marzo 1511, rari furono quelli che rimasero: ormai l’antisemitismo aveva preso piede, l’avversione era generale” [63]. Ma nonostante tutto ciò, “bisognava giungere alla Prammatica del Viceré di Toledo (1533) per assistere alla definitiva dipartita anche dei più ostinati, ciò che accadde nell’ottobre del 1541” [64].

La differenza temporale, tra il momento dell’entrata in vigore delle norme che impongono agli ebrei di andarsene, e il momento in cui effettivamente questi se ne vanno, è la prova di quanto sia stato difficile nei secoli liberarsi di loro: tra la prammatica del viceré di Toledo (1533) e l’effettiva cacciata degli ebrei da Cosenza (1541) intercorrono ben otto anni!

USURAI EBREI A ROMA.

“A partire dal XIII secolo la principale occupazione degli ebrei romani era il commercio dei tessuti. Ciò non impedì ad un nucleo ristretto di correligionari <<transazioni più specificamente finanziarie>> che consentirono loro di penetrare <<nelle sale più riposte dei palazzi apostolici e di quelli nobiliari, per offrirvi i propri ricercati servigi>>” [65].

USURAI EBREI NELLE MARCHE.

Durante il XIII° e XIV° secolo questo era ciò che succedeva nelle Marche:

“Gli interessi per poveri, sia nel comune di Urbino che in quello di Fano, erano niente po’ po’ di meno che del 37 per cento, ed avevano preso il monopolio del prestito in città, ed erano riusciti a carpire al signore del luogo il permesso di abitare in qualunque parte di essa.

Per questa condizione privilegiata, attorno al banchiere, che faceva quasi le parti del “patrono”, si andavano raccogliendo a poco a poco altre famiglie di ebrei e si formarono così le prime comunità marchigiane: quella di Fano aveva già raggiunto in quel tempo 1435 anime, cifra piuttosto rilevante, e di 982 quelladi Urbino, e numerose dovevano già essere in quell’epoca le comunità di Ancona, di Sinigallia e di Pesaro” [66].

Ma anche nelle Marche “l’odio popolare, per quanto compresso, era sempre vivo contro di loro e di quando in quando scoppiava in aperte sommosse che finivano col saccheggio delle loro case e dei loro banchi” [67]. Bisogna poi ricordare “di una di quelle cacciate agli ebrei, avvenuta nel 1295, si conservano i documenti in Montegiorgio;” [68], “né dovettero essere immuni da tale pericolo nei secoli posteriori le comunità di Ancona, Urbino, Pesaro e Fano; ad Ancona nel 1427 il popolo ed il Senato infervorati dalle prediche di Fra Jacopo di Montegrandone – San Giacomo delle Marche – ne seguivano il consiglio di scostarsi dagli israeliti e li obbligarono ad abitar tutti nella Via dei Giudei” [69].

Gli ebrei verranno successivamente cacciati sia da Urbino che da Pesaro.

Questo è, grossomodo, lo stato in cui l’Italia medievale e rinascimentale versava a causa dell’infezione giudaica. Ciò è valido per tutte le regioni d’Italia, noi ne abbiamo considerate alcune solo a titolo di esempio, la realtà dell’epoca ci parla di un’usura giudaica diffusa in maniera capillare su tutta la nostra penisola.

  • Soluzioni contro l’usura ebraica: i Monti di Pietà.

“<<Per eliminare l’attività del prestito ebraico, infatti, non bastavano le prediche contro l’usura, ma era necessario trovare strumenti che lo sostituissero. Il Monte di Pietà, ideato dai francescani nella seconda metà del Quattrocento, obbediva appunto a queste esigenze” [70]. “<<Il Monte è, nella sua prima fase, una via di mezzo tra un istituto bancario e un’istituzione caritatevole. L’area d’intervento che ricopre è quella del piccolissimo prestito ai poveri, rigidamente regolato in funzionedi evitare che si trasformi, da sovvenzione al bisogno, in prestito produttivo o non necessario. L’interesse richiesto – dal 5 al 10 per cento – era considerato come una copertura delle spese di gestione, il che non impedì a domenicani e aostiniani di attaccare il Monte come una forma di prestito su interesse” [71]. Tutto ciò avviene nel Quattroceto, nel “corso del Cinquecento, però, il Monte si avviò a trasformarsi in un istituto di credito vero e proprio, con investimenti produttivi e interessi legalizzati. La banca  cristiana aveva così soppiantato quella ebraica>>” [72].

In realtà non fu soppiantato un granché, se non nel breve termine, in quanto coi secoli il Monte di Pietà deve essere diventata un’istituzione ampiamente infiltrata dagli ebrei per fargli perdere quell’impianto morale e religioso, che regolava in maniera umana l’attività di prestito di denaro a interesse. Ma la storia della Repubblica di San Marino ci ha insegnato che siamo vittime degli ebrei, solo se noi glielo permettiamo, se non stringiamo accordi con loro, e non seguiamo le loro istigazioni, non c’è nulla che possano fare contro di noi, gli ebrei non sono dei burattinai, i fili ce li tiriamo da soli, specie quando scendiamo a patti con loro, in quanto gli ebrei escono fuori dai patti non appena gli conviene, non conoscono il significato della lealtà. Se è vero che i sanmarinesi non sono mai cambiati evitando agli ebrei di permettergli di saccheggiare San Marino, così come non sono mai cambiati gli ebrei facendosi cacciare da qualunque posto nel quale si siano mai insediati, è vero anche che i gentili al di fuori di San Marino non sono mai cambiati, nonostante i ripetuti avvertimenti contro le trame giudaiche.

“San Bernardino da Siena aveva ai suoi tempi inflitto agli abitanti di Brescia questo biasimo necessario:

<<Non posso riavermi dalla sorpresa, quando vedo un accecamento sì profondo negli adoratori di Gesù Cristo, i quali non si accorgono con qual malizia consumata e ponderata, agiscono i Giudei nei loro rapporti con essi. Siccome non possono appropiarsi con la forza delle loro ricchezze, si sforzano di rendersene padroni con mezzi perversi, o almeno di diminuirle con l’astuzia. Tolgono loro i beni terrestri con usure pubbliche, come tutti ne sono testimoni: cercano di toglier loro la salute e la vita, costituendosi loro medici, malgrado le proibizioni della Chiesa; e si vedono dei cristiani tanti insensati, i quali hanno più fiducia in quei praticanti ignoranti e rozzi, che sugli uomini più abili, della nostra religione >>” [73].

“Bernardino da Feltre, a sua volta, sostenne questa lotta del buon senso contro uno stolto fanatismo” [74].

“Spesso rammentava questa narrazione di Bernardino da Siena: <<Un medico ebreo di Avignone, giunto all’ora della sua morte, confessò che moriva contento, perché durante la sua vita aveva avuto il piacere di uccidere migliaia di cristiani con i pretesi rimedi che somministrava loro, e che non erano altro che veleni>>” [75].

I gentili non cambiano, non sono in grado di evolversi e di apprendere cose nuove, non sono capaci di capire la gravità e la vastità del problema ebraico.

Bernardino da Feltre vide bene che “il nemico non era stato colpito a morte né dall’autorità dei Pontefici, né dall’eloquenza dei suoi fratelli, Bernardino da Siena, e Giovanni da Capistrano. I consigli venivano dimenticati presto; il continuo contatto con l’avversario faceva abbandonare negli scontri parziali, il piano generale della guerra; dopo alcune ore di valente disciplina ciascuno tornava alle sue abitudini di vigliaccheria o di violenza” [76].

“Gli schiavi si offrivano da sé stessi sul mercato finanziario. L’usura era lo strumento del regno ebraico. Per spezzarlo, non c’era che un mezzo: allontanare dal sovversore giudeo giudeo la clientela cristiana” [77]. Perciò “si desiderava, si cercava ansiosamente questa necessaria istituzione da sostituire alla banca israelita” [78], e questa istituzione fu il Monte di Pietà, “creazione dell’intelligenza e del cuore di Bernardino” [79]. “Basata sulla carità cristiana, adattata ai bisogni del tempo, essa produsse con il sollievo individuale, un principio di rinnovazione sociale” [80].

A Perugia il Monte di Pietà funzionò. “Il sorgere dei Monti di Pietà fece cadere di colpo gli affari alle comunità ebraiche. Lo Statuto del Monte perugino – ad esempio – chiedeva un interesse due terzi minore di quello preteso dagli ebrei” [81]. Infatti, a gran parte dei figli d’Israele convenne “di far fagotto, e cercare altre regioni, dove ancora la nobile istituzione dei Monti non era stata fondata” [82]. “L’usura ebraica era stata così stroncata dall’Umbria” [83].

Anche a Bologna ci furono risultati simili, in quanto l’istituzione “dei Monti di Pietà dell’Archiginnasio (1505) e di via Altabella (1532) pur contro le vivaci opposizioni degli ebrei che vedevano in essi l’inaridimento della principale fonte delle loro ruberie, furono conseguenze d’un incalcolabile beneficio pel popolo, delle predicazioni di quel santo frate [Bernardino da Feltre nda]” [84].

Ma gli ebrei non si danno per vinti, hanno una fede encomiabile, nei propri mezzi, specialmente quando si tratta di fare del male, poiché vedendo un solo Monte di Pietà “rovinare ventidue delle loro banche, ritrovavano in mezzo all’estremo pericolo, tutte le audacie: e queste audacie si attaccavano spesso a coscienze deboli” [85]. I Monti di Pietà, si è pensato bene di ometterli dai libri di storia per gentili, specie se si sono diffusi in tutte le nazioni, perché i gentili devono sentir parlare solo dell'”irrazionale fanatismo della Chiesa”, mentre i crimini degli ebrei, in lungo e in largo nel tempo e nello spazio, non devono essere menzionati. “<<I Monti di Pietà dell’Umbria si diffusero in Italia, dall’Italia nel mondo. Dall’Italia si propagarono in Fiandra, a Bruges, a Ipres, ad Amsterdam, quindi nel secolo XVI, in Francia, a Berques, a Lille, a Cambrai, e Dorvai, e Valenciennes e a Parigi, e contemporaneamente in Spagna, in Inghilterra, in Russia, modificando e adottando il proprio tipo alle diverse condizioni dei diversi paesi>>” [86].

“Nei “Capitoli del Monte di Pietà de’ Poveri del Comune di Prato”, con i quali fu aperto per la prima volta il Monte si legge al Capitolo primo: <<Per porre rimedio alle infinite usure per mezzo delle quali gli ebrei per molti anni passati, prestando nella terra di Prato, hanno devorato e consunte delle sustanzie degli uomini d’essa et per comodità de’ poveri calamitati et miserabili d’essa, avendo lo Onnipotente per Prato nella mente del ferventissimo banditore dello Spirito Santo, Frate Cherubino da Spoleto della osservanza del divo Ordine dei Minori da predicare nella Terra di Prato, et per li uomini d’essa in tra l’altre buone opere al Monte di Pietà de’ poveri esortare molti detti uomini

L’idea dei Monti di Pietà “fu concretata, molto probabilmente, da Barnaba da Terni e da Fortunato Coppoli” [87]. Ma l’eroe propagatore di questa istituzione “fu il R. Bernardino da Feltre” [88]. Non è un caso se gli ebrei provarono ad ucciderlo:-“Una donna ebrea gli fece offrire, da una persona conosciuta a Modena, alcuni frutti avvelenati. Ma un frate concepì qualche sospetto, e il Santo fu salvo” [89]. Il lavoro di Bernardino da Feltre fu talmente encomiabile da essere rimasto una spina nel fianco per gli ebrei, che hanno ben pensato di far sparire il libro che parlava della sua opera, come afferma Mario de’ Bagni:-“Nella bibliografia italiana manca un libro che parli di lui. L’Enciclopedia gli dedica esattamente dieci righe, e della traduzione della vita di Bernardino scritta dal de Besse si trova alla Biblioteca Nazionale di Roma solo il primo volume, mentre manca il secondo, e cioè proprio quello in cui si parla dell’opera di Lui, senza ch’io sia riuscito a sapere perché. Per quanto ne abbia fatto richiesta verbale e scritta” [90].

L’odio per Bernardino da Feltre da parte del giudeo è stato tale che non potendolo uccidere hanno vilipeso i suoi resti:-“Come italiano di purissima razza e come cattolico egli fu naturalmente odiato ferocemente dagli ebrei e dai loro odierni servi sciocchi, i francesi, che non rispettarono nemmeno la pace della sua tomba. A tre secoli di distanza dalla morte di lui, nel 1796, quando Pavia fu invasa, prima cura della soldataglia francese – allora come oggi agli ordini dei giudei – fu di iniziare il saccheggio della città, correndo ad un convento ben lontano dall’abitato per devastarlo da cima a fondo, onde rintracciare l’arca d’argento in cui riposavano i resti di Bernardino da Feltre, e violarla, spezzarla, dividerne il metallo fra i manigoldi autori di tanta impresa, e gettare sprezzantemente il corpo del Santo fra le rovine ed i frantumi dei mobili, delle predelle, dei cori e degli altari squarciati a colpi d’ascia” [91].

  • L’usura giudaica nel Talmud, e nella Torah.

“La fonte primaria dell’idea ebraica di usura è la Torah. Gli apologeti giudei e i loro ausiliari amano riferirsi ai celebri versetti di Deut. 23, 20-21:

<<Non far pagare interessi al tuo fratello, né per denaro, né per cibo, né per alcun’ altra cosa che si presta ad interesse. Fa’ pagare interessi allo straniero (nokhri), ma a tuo fratello non far pagare interessi, affinché il Signore, tuo Dio, ti benedica, dovunque metterai la tua mano, nella terra dove vai, per prenderne possesso>>” [92].

Gian Pio Mattogno cita Giacomo Todeschini che si è espresso così sui testi sacri degi ebrei e la loro percezione da parte dei cristiani:-“Gli autori cristiani medievali conoscevano questi testi quasi esclusivamente nella versione greca dei Settanta o nella traduzione latina attribuita a Girolamo – la cosiddetta Vulgata – e ignoravano abitualmente sia la Bibbia ebraica che le definizioni dell’usura della Mishnah e del Talmud proposte nei trattati sui danni (Nezikin, Baba Metzià, 5).

<<Tale situazione ebbe conseguenze importanti: per  esempio, la parola “nokhrì”, straniero, con la quale il testo ebraico indicava la persona che avrebbe potuto pagare interessi, nella versione dei Settanta divenne allotriòs, estraneo, e poi, nella Vulgata, alienus; un ultimo passo nello slittamento semantico fu compiuto grazie alla Glossa Ordinaria, il commento medievale alla Bibbia (assestatasi nella versione definitiva del IX secolo), che stabilì l’equivalenza tra la parola alienus e le parole infidelis e iniquus.

<<Attraverso tali graduali spostamenti di significato, la relazione di credito tra residenti e stranieri, o tra cristiani ed ebrei, iniziò ad implicare un antagonismo economico inesistente in precedenza>> [93].

Gian Pio Mattogno in tutta risposta invece afferma:-“Sia i Settanta che la Vulgata rendono esattamente nokhri con allotriòs e alienus. Il nokhri è l’antitesi etnica e spirituale di Israele. La sua bocca proferisce menzogne e la sua destra è una destra spergiura (Sal. 144, 7-8, 11). Egli ricostruirà le mura di Gerusalemme e i suoi re si porranno al servizio di Israele (Is. 60, 10). Allora ci sarà proprio il figlio dello straniero a pascolare le greggi degli Israeliti” [94].

“Pertanto il nokhri è esattamente lo straniero infidelis e iniquus della Glossa ordinaria, lo straniero da combattere e al quale prestare ad usura” [95].

Altra obiezione che viene posta dagli ebrei è che questi passi biblici debbano essere contestualizzati storicamente per essere capiti.

“Scrive E.S. Artom in riferimento a Deut. 23, 20-21 che la cosa <<trova la sua spiegazione nel fatto che la Torà scritta, dove sancisce queste norme, ha di mira le condizioni di Israele, nella propria terra subito dopo la conquista; esso viveva esclusivamente di agricoltura, e in mezzo ad esso non vivevano stranieri liberi se non per ragioni di commercio. In tali condizioni, il prestito di un Ebreo ad un altro Ebreo è un soccorso, quello con uno straniero è un atto commerciale: l’Ebreo adopera il denaro ricevuto dal fratello per poter vivere, e quindi il fratello non  deve approfittare della sua miseria; lo straniero lo adoperaper trarne dei guadagni, ed è quindi giusto che a questi partecipi chi fornisce il denaro>>” [96].

Ma Gian Pio Mattogno afferma che le norme della Torah circa l’usura “furono stabilite dal Dio giudaico, per bocca di Mosé, prima della conquista della “Terra promessa” [97].

A ragione, cita altri passi biblici:-“<<Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto, come ti ha promesso, presterai a molte nazioni, ma non prenderai a prestito, dominerai molte nazioni, ma esse non ti domineranno>> (Deut. 15, 6).

<<Ora, se darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, osservando e eseguendo tutti i suoi ordini che oggi io ti do, il Signore ti eleverà sopra tutte le nazioni della terra […] Tu presterai a molte nazioni, ma non prenderai in prestito nulla. Il Signore ti porrà in testa e non in coda, sarai sempre al di sopra, non sarai mai sotto, se darai ascolto agli ordini del Signore, tuo Dio, che oggi io ti do, osservandoli ed eseguendoli >>” [98].

“Qui il Dio giudaico non si limita a promettere a Israele la futura sovranità sui popoli, ma delinea altresì una precisa strategia di conquista: l’usura come strumento di dominio economico” [99].

Per Gian Pio Mattogno l’usura non è solo un crimine, ma anche una tattica giudaica allo stesso tempo, e siamo d’accordo con lui su questo.

“In Makkoth 24a viene menzionato il Salmo 15, il quale contiene undici precetti di David, che il pio giudeo deve osservare se vuole dimorare nella tenda del Signore, abitare nel suo santo monte e non vacillare in eterno. Fra questi vi è il precetto di non dare denaro a usura (al prossimo, cioè ad un altro  ebreo). R. Simlai chiosa: <<Neppure ad un idolatra>>.

Baba Mezia 70b contiene l’esegesi di Prov. 28, 8:<<Chi aumenta le sue ricchezze con usura e interessi le accumula per chi ha misericordia dei poveri>>. Secondo R. Hona ciò si riferisce all’usura ai danni di un non-ebreo, cioè anche le ricchezze acquistate con l’usura ai danni di un non-ebreo vanno in rovina” [100].

Makkoth 24a è solo una trappola, uno specchio per le allodole, mentre Baba Mezia 70b è un esempio di logica del contrario. La logica del contrario è un meccanismo giudaico per cui non è vero quello che c’è scritto, è vero l’esatto opposto. Gian Pio Mattogno forse non conosceva questo meccanismo, ma Elizabeth Dilling (una gentile pensante tra le nazioni, diventata tale dopo aver scritto il libro “Red Networks” al seguito di un suo viaggio nell’Unione Sovietica degli anni trenta, è stata così accusata di anti-semitismo per aver scritto suddetto libro, e lei non capiva perché, ha studiato e ha scoperto che le persone di cui parlava nel suo libro erano in realtà ebrei, rendendosi così conto dell’esistenza del problema ebraico, grazie all’errore degli ebrei di averla giudicata anti-semita troppo in fretta [101]) invece sì:

“This is perhaps an apt place to expound upon the amazing fact that those people who really believe in the Book of Books, the Bible, and accept the Holy One of Israel, Christ, and the Israel prophets who foretold Him, meekly accept the designation “Gentiles,” a term which in the Bible refers to pagan sex-worshippers, demon invokers and the like (I Thes. 4:5; I Cor. 10:20, etc.). Metatron-venerating, demon-invoking Talmudists who revile every teaching, every respected character in the Old Testament, we give these the name of “Israelites,” and “Jews”” [102].

“Bear in mind, once again, that the pagan Babylonian Talmudists have always stolen the
Biblical names which should designate the followers of the Holy One of Israel (Christ), and who believe in Him and in the Israel prophets who foretold Him. Biblically and as previously noted, they are the sex-worshipping “Gentiles” and we are spiritually “Israel.” But for better understanding of matters discussed herein, let them reverse these terms” [103].

“Rabbi Hertz extolls the Babylonian Exile, saying: “The Babylonian Exile is a momentous
period … During that Exile Israel found itself. It … rediscovered the Torah and made it the rule of life …” What he really means is that it was discovered how the Torah or Bible could be used as a “whited sepulchre” for Babylonian degeneracy, as even a cursory study will reveal” [104].

“The Bible under Talmudic Judaism is considered to be a collection of simple tales fit only for fools, women and children. The Talmud “sages” thus must find new meanings in it by letter and number tricks which reverse the plain meaning and create out of it the permission to do otherwise forbidden crimes and misdeeds. The words of the Bible are continually misused and misquoted for purposes of blasphemy and reversal.

Stealing for themselves the title of “Israelites,” the Talmud “sages” teach that “God made a
covenant with Israel only for the sake of that which was transmitted orally.” (See Exhibit 60) And the Biblical “basis” of this is given as Exodus 34:27. But that verse states, instead: “And the Lord said unto Moses, Write thou these words: for after the tenor of these words I have made a covenant with thee and with Israel” — the opposite! (Talmud, Gittin 60b, See Exhibit 204) The Talmudic reversal of Moses’ written words are said to have been transmitted “orally,” and through Moses himself — believe it or not!” [105].

Gli ebrei citano Esodo 34:27 per dire che il patto tra Israele e Dio è stato fatto unicamente ai fini della legge orale, quando il passo citato dalla Torah afferma chiaramente che queste parole vanno scritte, non sono da trasmettere oralmente. Questo è un esempio molto semplice, di quella che chiamiamo logica del contrario.

Nell’interpretazione di Elizabeth Dilling quindi, i “gentili” sono in realtà gli ebrei (che seguono il giudaismo talmudico, mentre coloro che hanno seguito la dottrina cristiana sono “Israele” dal punto di vista spirituale. Questa interpretazione però non spiega i passi del Deuteronomio visti in precedenza. Inoltre troviamo difficile riuscire a fuorviare tutti gli elementi della Torah, attraverso il Talmud, come Elizabeth Dilling afferma, anche se non dobbiamo mai sottovalutare il popolo ebraico, maestro della disinformazione e degli inganni. Questo ci riporta al grande dibattito sulla società giudaico-cristiana, nel senso di stabilire se tale società esiste davvero, oppure cristianesimo e giudaismo sono diametralmente opposti (per dimostrare ciò secondo “laquestionegiudaica” bisogna dimostrare che la Torah e il Talmud dicono cose diametralmente opposte su tutta la linea, e che nonostante ciò gli ebrei sono riusciti a far credere che tale falsificazione completa della Torah costituisce invece una sua continuazione più “autorevole” con il Talmud). Per il momento ci asteniamo dal formulare un giudizio definitivo su tale questione perché non abbiamo ancora elementi sufficienti, in quanto se da un lato l’omicidio rituale ebraico esiste (la quantità delle accuse ha fornito veridicità ad esse, se non a tutte, almeno ad una parte di esse, senza contare gli ebrei giusti tra le nazioni che si sono già espressi sull’argomento), d’altro canto alcuni passi della Torah sembrano essere in accordo con la restante letteratura rabbinica, come i passi del Deuteronomio sul prestare a molte nazioni senza prendere in prestito nulla.

Quanto alla logica del contrario, essa è distinta dalla proiezione giudaica, in quanto quest’ultima è una mera inversione accusatoria, mentre nella logica del contrario c’è un esatta inversione di significato, e/o dei soggetti all’interno di una frase. Nel caso “dubbio” citato in precedenza da Gian Pio Mattogno, vige la logica del contrario, gli ebrei sono quindi i misericordiosi verso i poveri:-“<<Chi aumenta le sue ricchezze con usura e interessi le accumula per chi ha misericordia dei poveri>>”. La frase va anche interpretata con la logica giudaica:-“È proprio perché siamo misericordiosi verso i poveri che vi togliamo tutti i soldi che avete, per non farvene portare il peso”. Abbiamo visto gli ebrei fare lo stesso tipo di ragionamento quando hanno detto di espellere le scimmie nere dallo stato di Israele per il loro bene, per dissuaderli dall’affrontare un viaggio lungo e pericoloso! Gli esempi di logica giudaica, cioè la contestualizzazione in cui un crimine giudaico è permesso o è addirittura una buona azione, sono innumerevoli, sia negli scritti che nei discorsi degli ebrei di oggi, sia nella loro letteratura sacra.

“Il Midrash (Sifre Deut. 21, par. 263, 121b) e Maimonide (Mishneh Torah, Hilchoth Malveh Veloveh 5,1) stabiliscono la corretta esegesi della Torah: prestare ad usura a un non-ebreo è un mitzvah, un comandamento” [106].

  • Usura in tutte le nazioni, insieme ad altri crimini. Tentativi delle autorità in tutte le nazioni (o quasi), di istigare gli ebrei a cambiare mestiere.

“<<Sarebbe ormai l’ora – scrive Werner Sombart – che svanisse l’abbaglio secondo cui durante il Medioevo europeo – in sostanza, a partire “dalle crociate” – , risultando loro preclusa qualsiasi altra professione, gli Ebrei sarebbero costretti a dedicarsi all’usura. La storia bimillenaria dell’usura ebraica sino al Medioevo dimostra in modo chiaro ed evidente la falsità di simile ricostruzione storica. Ma anche a proposito del Medioevo europeo e dei tempi moderni non è affatto vero quello che la storiografia ufficiale afferma.

Anche allora non risulta assolutamente preclusa agli Ebrei la via di professioni che non siano legate all’usura – eppure gli Ebrei si dedicano di preferenza ai prestiti su pegno. Per Francoforte sul Meno lo ha dimostrato, per esempio, Buecher; altrettanto si potrebbe dire per altre regioni e località. Rinveniamo nel Medioevo e oltre la prova più significativa della naturale tendenza degli Ebrei al mestiere di prestatori su pegno: allorché i governi addirittura si premurarono – ma invano – di orientare gli Ebrei ad altre professioni.

Così succede in Inghilterra sotto Edoardo I e nella Posnania del XVIII secolo, ove le autorità tentano con premi e altri mezzi di indurli a cambiare mestiere>>” [107].

“Anche per Félix Vernet <<non è esatto che gli ebrei siano stati costretti a rifugiarsi nell’usura. Sotto il regime feudale le terredisponibili erano rare e ciò rendeva difficile agli Ebrei di divenire grandi proprietari, ma non di divenire proprietari. I limiti al diritto di proprietà non esistevano ancora o esistevano in minima misura quando essi intrapresero il commercio dell’oro. In Francia, sino alla fine del medio evo, “la libertà di mestiere è stata la legge pressocché generale del paese” ; il movimento che comprende il progresso dell’organismo corporativo e quello della regolamentazione “inizia con Carlo VII si accentua sotto Luigi XI e alla fine del XV secolo” […]

<<A lungo gli Ebrei hanno potuto dedicarsi alle stesse professioni dei cristiani; una minoranza l’ha fatto, ma molti hanno preferito praticare l’usura. Spesso alle lamentele contro gli Ebrei usurai si accompagna l’invito a dedicare la loro attività a un lavoro onesto. Un’ ordinanza di san Luigi (1254) suona: “Vivano gli Ebrei del lavoro delle loro mani o di altre attività senza usura”. L’imperatore Federico II stabilì che gli immigrati ebrei si occupassero dei lavori agricoli (1237). San Tommaso D’Aquino (De regimine Judaeorum ad ducissam Brabantiae) consiglia alla pubblica autorità di obbligarli a un lavoro utile per guadagnarsi da vivere, come si fa in Italia, invece di vivere sulle spalle altrui>>” [108].

“Per Abram Léon, gli storici i quali sostengono che gli ebrei iniziarono l’attività usuraia solo dopo essere stati eliminati dal commercio, commettono un errore grossolano.

<<Il capitale usuraio è fratello del capitale commerciale. Nei paesi dell’Est dell’Europa, dove gli ebrei non furono estromessi dal commercio, incontriamo […] un numero considerevole di usurai ebrei. In realtà, l’estromissione degli Ebrei dal commercio aveva come conseguenza il loro trincerarsi in una delle attività che avevano già esercitato in precedenza>> [109].

“<<L’esempio della Polonia – scrive ancora Léon – mostra ancora la puerilità dello schema abituale degli storici ebrei che tentano di spiegare la funzione commerciale o usuraia degli Ebrei con le persecuzioni. Chi ha dunque proibito agli Ebrei della Polonia di divenire agricoltori o artigiani? Molto prima di qualsiasi tentativo da parte delle città polacche di lottare contro gli Ebrei, questi ultimi avevano già in mano tutto il commercio e tutta l’attività del paese>>” [110].

Tra le note a pié pagina Gian Pio Mattogno si dilunga ulteriormente:-“Nei secoli XIII, XIV e XV gli usurai ebrei riuscirono perfino ad impossessarsi di una parte dei beni della nobiltà e ad impadronirsi di villaggi e terre (Ivi, pp. 145 sgg.). Essi possedevano terre, erano mercanti e artigiani, cioè non erano inibite loro altre professioni. Nondimeno, tra il XIII e il XV secolo, prima a Cracovia, Poznan e Kalisz, e successivamente nelle regioni economicamente più deboli, operavano usurai ebrei che pretendevano un tasso d’interesse anche del 100 per cento e oltre (Heiko Haumann, Storia degli ebrei dell’Est, Milano, 1990, pp. 22 sgg.)” [111].

“Léon cita inoltre un ampio brano della Allgemeine Wirtschftsgeschichte di H. Cunow (Berlin, 1926-31, vol. III, p. 110 sgg.) nel quale l’autore afferma che è errato <<affermare che agli Ebrei fosse proibito possedere terra. Dovunque troviamo Ebrei concludere affari in città medievali constatiamo che essi sono anche possessori delle case in cui abitano, e inoltre essi spesso possedevano vasti terreni nel territorio della città. A dire il vero, non sembra che coltivassero mai queste terre e non appena acquistavano la proprietà di terre date in pegno, cercavano di venderle, e non perché fosse loro proibito di tenerle, ma semplicemente perché non lo desideravano affatto. Tuttavia riscontriamo spesso negli archivi l’esistenza di vigne, orti, campi di lino etc. appartenenti ad Ebrei e il fatto che i prodotti di queste terre erano venduti facilmente>>” [112].

“<<In numerosi scritti sulla vita economica degli Ebrei nel Medio Evo si afferma che essi furono esclusi, sin dall’inizio, dall’artigianato, dal traffico di merci, e che era proibito loro il possesso di proprietà terriere. Si tratta, in realtà, di un’affermazione priva di base reale. Infatti, nel XII e XIII secolo, gli Ebrei vivevano praticamente in tutte le grandi città della Germania Occidentale, dimoravano fra i Cristiani e godevano degli stessi diritti civili di quest’ultimi […]

<<A Colonia, per tutto un periodo, gli Ebrei avevano il diritto di obbligare i Cristiani che avanzavano pretese legali nei riguardi di Ebrei di presentarsi dinanzi a giudici ebrei per far regolare la lite secondo la legge ebraica […]” [113].

“<<Anche le corporazioni che escludevano gli Ebrei non lo facevano per animosità religiosa o odio razziale, ma perché consideravano “disoneste” le professioni dell’usura e del commercio…Le corporazioni escludevano i figli di Ebrei impegnati nell’usura e nel commercio allo stesso modo con cui non accettavano i figli di semplici operai, barcaioli, barbieri e tessitori di lino>>” [114].

“Questo vale anche per altri paesi europei. Ad es. in Francia l’usura ebraica era largamente diffusa (G. Nahon, Le crédit et les Juifs dans la France du XIIIe siécle, in “Annales. ESC”, 24 (1969). Eppure, in diverse regioni gli ebrei possedevano fondi agricoli già nel IX secolo. Un numero considerevole di terre appartenenti ad ebrei si trovava intorno a Vienne. Qui come altrove gli ebrei praticavano l’usura chiedendo in pegno i terreni preferibilmente attigui ai propri (B. Blumenkranz, Juifs et Chrétiens dans le monde occidental. 430-1096, Paris, 1960, pp. 22 sgg., 346 sgg.). Il concilio di Vienne del 1267 impose agli ebrei di pagare la decima sui loro terreni, il che significa che essi potevano possedere fondi in proprietà (G. Roscher, op. cit., p. 97). A Narbonne, verso il 1250, gli ebrei convertirono le loro ricchezze fondiarie in denaro e si dedicarono esclusivamente al prestito (André-E. Sayous, Les Juifs, in “Revue Économique Internationale”, mars 1932, p. 508). Nel XIV secolo a Marsiglia gli ebrei erano commercianti, artigiani, proprietari di fondi agricoli e usurai (C. Sousse, Juliette Sibon, Les Juifs de Marseille au XIVe siècle, in “Cahiers de recherches médiévale et humanistes”, 2011). Anche a Bruxelles gli ebrei possedevano proprietà terriere e nel contempo praticavano l’usura (Plac. Lefèvre O. Praem., À propos du trafic de l’argent exercé par les Juifs de Bruxelles au XIVe siècle, in “Revue belge de philologie et d’histoire”, t. 9, fasc. 3-4, 1930). In Spagna l’usura ebraica, praticata nei secoli precedenti da pochi finanzieri, si andò radicando a partire dalla fine del XIII secolo. E ciò nonostante che un editto del re di Castiglia sottolineasse che nulla vietava agli ebrei di commerciare con i cristiani, e che non erano proibiti loro mestieri come negozianti di tessuti di lana, orefici, falegnami, barbieri, calzolai, sarti, calderari, conciatori, sellai, cordai, vasai, intrecciatori di nastri, cambiamonete e tutti gli altri mestieri analoghi (L. Poliakov, Storia dell’antisemitismo II. Da Maometto ai marrani, Firenze, 1974, pp. 144-145). Come risulta dagli archivi notarili, nel Principato di Catalogna e nei Pirenei Orientali l’attività principale degli ebrei era l’usura, pur essendo loro aperte la professione del commercio e dell’artigianato. Essi potevano anche investire gli utili delle usure in acquisti di terre, ma si guardarono bene dal farlo, poiché queste terre erano soggette a imposte speciali (Anthony Pinto, Juifs et conversos dans les diocèses d’Elne et de Gérone: une reconversion réussie dans le secteur textile à la fin du Moyen Age (circa 1390 – circa 1440)?, in “Documents pour l’histoire des techniques”, 15 (1er semestre 2008). In Inghilterra, nel secolo XIII, gli usurai ebrei erano molto attivi ed avevano numerosi debitori cristiani (Robin R. Mundill, Lumbard and Son: the Business Jewish Moneylenders in Late Thirteenth Century England, in “The Jewish Quarterly Review”, LXXXII (1991), pp. 137-170). Alcuni di essi possedevano terre date loro in pegno da debitori insolventi, ma preferirono cederle alla Corona per soddisfare le richieste del fisco (A. Foa, op. cit., p. 9), continuando a praticare l’usura, anziché diventare essi stessi agricoltori. Quando Edoardo I vietò il prestito a interesse, consentì agli ebrei di dedicarsi al commercio e all’artigianato. Qualcuno si diede al commercio all’ingrosso della lana grezza, ma altri preferirono il contrabbando e l’usura clandestina” [115].

È bene ricordare che l’usura veniva praticata dagli ebrei anche nella società islamica, vediamo l’elenco di luoghi e date – fornito da Dagoberto Bellucci – in cui gli ebrei hanno commesso il crimine di usura:

“1035 d.C. si produce un’eccidio di ebrei a Castrogeriz, in Spagna, come reazione della
popolazione cristiana alla richiesta dei prestamonete usurai ebrei di fare schiavi tutti i debitori morosi” [116].

“1096 d.C. si producono sollevazioni popolari contro gli ebrei , accusati di usura e crimini rituali in tutta Europa. A Rouen (Francia) Treviri , Spira Worms e Ratisbona (Germania)” [117].

“1189 d.C. sollevazione popolare contro gli ebrei di Londra, accusati di usura, tratta di schiavi e omicidi rituali” [118].

“1213 d.C. Alfonso VIII° riconosce nel proprio testamento un debito di notevoli quantità d’oro con l’ebreo Aben Susa” [119].

“1229 d.C. Gregorio IX° scrive al vescovo di Burgos, Maurice, perché sia messo un freno alle attività usuraie dei prestamonete ebrei” [120].

“1287 d.C. Argun Khan , sovrano mogol dell’Oriente Medio, nomina l’ebreo Sad el Daula primo ministro. Opprimerà con balzelli e tasse inique le comunità islamiche della provincia iraniana di Tabriz” [121].

“1307 d.C. le popolazioni d’Aragona protestano inutilmente contro le frodi e gli abusi commessi dai giudei. Nel frattempo, nel Regno di Castiglia , il re Ferdinando IV° , minaccia i canonici della cattedrale di Toledo i quali cercano di annullare i debiti usurai dei propri parrocchiani contratti con gli strozzini ebrei” [122].

“1325 d.C. Alfonso XI° salito al trono di Castiglia ordina il massimo rispetto dei commercianti ebrei e il pagamento dei debiti contratti.

1329 d.C. Movimento popolare cattolico contro l’usurocrazia giudaica in Navarra. Tumulti in numerose città: Pamplona, Estella, Marcilla e Tudela. A capitanare la rivolta don Pedro de Olligoyen poi arrestato successivamente per incitamento all’odio antisemita” [123].

“1388 d.C. a Valencia i commercianti ebrei sono denunciati dai procuratori locali.

1391 d.C. Rivolta anti-semita a Siviglia : quattromila ebrei eliminati. In tutta la Spagna si
susseguiranno altri moti analoghi da Alcala de Guadalajara, Carmona, Cordoba,
Toledo, Madrid, Barcelona, Ciudad Real, Burgos, Valensia, Palma de Majorca, Lerida
e Gerona” [124].

“1413/15 d.C. il papa Benedetto XIII° proibisce agli ebrei la lettura del Talmud ordinando nuove disposizioni contro l’usura” [125].

Anche durante la Repubblica di Weimar, in Germania, l’usura era particolarmente in voga tra gli ebrei. Nell’ultima intervista ad Eric Priebke leggiamo:

“D – Della visione del mondo di cui Lei parla fa parte anche I’antisemitismo.

R – Se le sue domande sono mirate a conoscere la verità è necessario abbandonare i luoghi comuni: criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno. In Germania sin dai primi del novecento si criticava apertamente il comportamento degli ebrei. Il fatto che gli ebrei avessero accumulato nelle loro mani un immenso potere economico e di conseguenza politico, pur rappresentando una parte in proporzione assolutamente esigua della popolazione mondiale era considerato ingiusto. È un fatto che ancora oggi, se prendiamo le mille persone più ricche e potenti del mondo, dobbiamo constatare che una notevole parte di loro sono ebrei, banchieri o azionisti di maggioranza di imprese multinazionali. In Germania poi, specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e l’ingiustizia dei trattati di Versailles, immigrazioni ebraiche dall’est europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà. In quel clima gli usurai si arricchivano e il senso di frustrazione nei confronti degli ebrei cresceva.

D – Quella che gli ebrei abbiano praticato l’usura ammessa dalla loro religione, mentre veniva proibita ai cristiani, è una vecchia storia. Cosa c’è di vero secondo lei.

R – Infatti non è certo una mia idea. Basta leggere Shakespeare o Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo. Questo non vuole assolutamente dire che gli unici usurai all’epoca fossero gli ebrei. Ho fatto mia una frase del poeta Ezra Pound: “Tra uno strozzino ebreo e uno strozzino ariano non vedo nessuna differenza”” [126].

Infatti anche in Russia le cose non sono andate diversamente, stando a quello che dice Aleksandr Solgenitsin.

“Far from living in oppression, Russia’s Jews not only had more freedom than the serfs, but also more than the Russian traders and merchants. (pp. 16-17), and this was also true of more recent times. (p. 45). Soon after the Partitions of Poland, Derzhavin visited the area and reported on the Jews in the then-current manorial society. The Polish nobility had turned over the management of their estates to the Jews (p. 21), and the Jews engaged in conduct that brought them short-term profits and long-term antagonisms” [127].

“The Jews accumulated wealth by cooperating with each other. (p. 31). They made profits by taking the peasants’ grain to the point of impoverishing them (and causing famine), turning it into brandy, and then encouraging drunkenness. (p. 21, 24). Jews forced peasants into lifelong debt and crushing poverty by requiring payment, in cattle and tools, for liquor. (p. 31).

In addition, a system of bribery protected this arrangement. Thus, the Polish magnates were on the “take” of part of the wealth squeezed by Jews out of the peasantry, and, without the Jews and their inventiveness, this system of exploitation could not have functioned, and would have ended. (p. 22). Solzhenitsyn adds that, “…the Jewish business class derived enormous benefit from the helplessness, wastefulness, and impracticality of landowners…” (p. 54).

The Jews kept moving around in order to prevent an accurate count of their numbers—in order to evade taxes. (p. 25). A delegation of Jews travelled to St. Petersburg to try to bribe Russian officials to suppress Derzhavin’s report. (p. 28). In 1824, Tsar Alexander I noticed that Jews were corrupting local inhabitants to the detriment of the treasury and private investors. (p. 32).

Jews were not forced into “parasitic” occupations: They chose them. (p. 31). By the late 19th century (the time of the pogroms), Russian anger had boiled over, focusing on such things as Jews not making their own bread, massive overpricing and profiteering, enriching themselves while impoverishing the muzhik, and taking control of forests, lands, and taverns. (pp. 78-80).

Nor is it true that the Jews were kept out of “productive” occupations. To the contrary. A concerted 50-year tsarist effort to turn Jews into farmers attracted few participants (p. 33), and ended in failure. (p. 58). None of the rationalizations for its failure are valid: Other newcomers to Russian agriculture (Mennonites, Bulgarian and German colonists, etc.), facing the same challenges as the Jews, did quite well. (p. 36). Jewish farmers neglected farm work (pp. 34-35), and kept drifting back into selling goods and leasing of their property to others to farm. (pp. 56-57). The century-later efforts by the Communists, to get Jews into farming, fared no better. (p. 208, 251)” [128].

Ma se questo è ciò che successe durante lo zarismo, le cose non cambiarono durante il periodo sovietico, in cui gli ebrei furono i protagonisti assoluti:-“Tra le idee più in voga negli anni Venti, bisogna citare anche la colonizzazione ebraica delle terre – concetto che proveniva non tanto dagli stessi ebrei, quanto da ciò che il potere sovietico aveva programmato per loro. Ecco in cosa consisteva: nel corso della loro lunga erranza, gli ebrei sono stati privati della possibilità di coltivare la terra, cosicché solo per necessità e contro la loro volontà si sono dedicati all’usura e al commercio; d’ora innanzi, possono finalmente radicarsi, rinunciare alle cattive abitudini ereditate dal passato e, grazie al lavoro produttivo che avranno realizzato sotto il cielo sovietico, dissipare tutte le malevoli leggende che circolano su di loro!” [129].

In realtà gli ebrei per centinaia di anni non hanno voluto lavorare la terra, per dedicarsi,  di loro spontanea volontà, al commercio e all’usura,  ciò lo abbiamo visto nelle citazioni precedenti, e la realtà dei fatti è che furono gli ebrei a volere l’iniziativa della colonizzazione, e non “il potere sovietico” perché agli ebrei ufficiali bisogna aggiungere i crittoebrei che per conversione strategica e/o mimetismo anagrafico si sono finti polacchi bielorussi ucraini lettoni etc. della ex Zona di Residenza, oltre ai crittoebrei che si fingono russi o di altre nazionalità. Se gli ebrei hanno voluto inscenare questa scemenza della colonizzazione delle terre, non è di certo perché volevano lavorarle – visto che non hanno alzato la zappa in alcuna nazione per centinaia di anni – ma per derubare i gentili attraverso una simulazione giudaica finalizzata al racket (o se preferite, finalizzata alla finta elemosina di aiuti dai gentili).

“Brutskus scrive: “Nella sua corsa ai crediti, il potere sovietico cerca di attirarsi a simpatia della borghesia straniera, particolarmente della borghesia ebraica”. Tuttavia, i doni cessarono di affluire sin dal 1924, e anche “l’organo principale della beneficenza ebraica americana [il “Joint”] dovette mettere fine alle sue attività in Europa […] Per raccogliere di nuovo somme importanti [come nel caso dell’ARA nel 1921], occorreva, come si dice negli Stati Uniti, un boom. Questa funzione fu fatta assolvere alla colonizzazione. Il grandioso progetto di una colonizzazione delle terre coinvolgente centomila famiglie ebree non mirava, a quanto pare, solo a scopi di propaganda” [130].

“Nell’autunno 1924, fu creato un Comitato governativo per l’Insediamento rurale dei Lavoratori ebrei, fiancheggiato da una Unione panrussa di volontari per l’Insediamento rurale dei lavoratori ebrei. (Un ricordo d’infanzia: nel 1927-1928, a scuola, ci obbligavano a versare una quota – cioè a chiedere denaro ai nostri genitori – per l’Associazione degli Amici dei bambini della […] suddetta Unione panrussa!). Per sostenere questa iniziativa, furono create associazioni in numerosi paesi” [131].

A ciò bisogna aggiungere la logica giudaica nella convergenza assertiva volta a convincere i gentili che devono finanziare il regime giudeo-bolscevico:-“L’editoriale del Rul di Berlino: “Il mondo identifica a sufficienza i bolscevichi con gli ebrei. Bisogna ancora renderli corresponsabili del destino di centinaia di migliaia di povere persone. Si potrà allora sottoporre i ricchi americani a questo ricatto: se il potere sovietico crollerà, un immenso pogrom spazzerà via tutte le colonie ebraiche che esso avrà fondato – perciò, bisogna sostenere il potere sovietico a qualunque prezzo”” [132].

“E, di fatto, l’idea di una riabilitazione del lavoro della terra da parte degli ebrei sollevò un’ondata di gioiosa speranza nella comunità ebraica internazionale. Nel settembre 1925, “un Congresso pangermanico […] della borghesia ebraica, presieduto dal presidente della Reichsbank”, Hjalmar Schacht, prese la decisione di apportare il suo sostegno a questo progetto. In Francia, Léon Blum raccolse fondi per inviare trattori ai nuovi contadini ebrei. A New York fu creata l’Associazione per l’aiuto all’agricoltura ebraica nell’URSS. Furono organizzate collette in numerosi paesi, compresa l’Africa del Sud; tutti diedero il loro contributo: i socialdemocratici, gli anarchici, semplici operai. E quando “il redattore capo del Mourning Journal, Fishman, pose, dopo molti altri, la domanda: ‘È conforme all’etica che gli ebrei russi colonizzino terre espropriate?'” e il Jewish Chronicle ebbe ricordato che tra gli ex-proprietari “la maggior parte sono in prigione, in esilio o fucilati”, fu lo stesso presidente del “Joint”, il grande giurista americano Louis Marshall, a rispondere, dichiarando che le confische rivoluzionarie costituivano un diritto di beneficenza” [133].

Ma tale simulazione giudaica non si ferma certo qui:-“Nel 1926, al congresso dell’Associazione panrussa di volontari per l’Insediamento rurale dei Lavoratori ebrei, Kalinin “si scagliò vigorosamente contro l’assimilazione [degli ebrei sovietici] e propose un vasto programma mirante alla loro autonomia” (conosciuto in Occidente col nome di “Dichiarazione di Kalinin”). “Si prevedeva all’inizio di trapiantare verso il sud dell’Ucraina e la Crimea circa centomila famiglie ebree, ossia quasi il 20% della popolazione ebrea dell’URSS”; si prevedeva ugualmente di creare delle regioni ebraiche autonome. (Tuttavia, “molti ebrei, benché senza lavoro, rifiutarono di dedicarsi all’agricoltura”; e “soltanto la metà degli ebrei che avevano accettato di partire si stabilirono durevolmente nelle loro nuove case”) [134].

“Tuttavia, questo programma suscitò reazioni critiche da parte dei sionisti americani “che vedevano nella propaganda in favore della colonizzazione agricola ebrea in Unione Sovietica un’alternativa al sionismo e all’idea del ritorno in Israele”. L’Associazione panrussa di volontari per l’Insediamento rurale dei Lavoratori ebrei dovette tentare di giustificarsi, adducendo che il suo progetto non era affatto in contraddizione con la colonizzazione della Palestina” [135].

Diffidate degli ebrei che litigano tra di loro per motivi ideologico/religiosi, gli ebrei sono radicati nella materialità, non vedono le ideologie nel modo in cui le vedono i gentili. Gli ebrei vedono le ideologie come un mezzo, mentre i gentili le vedono come un fine. Quando degli ebrei discutono di sionismo, assimilazione, e quant’altro, contestualmente a delle manovre economiche, in realtà vuol dire che sta avendo luogo una simulazione giudaica.

“Le maggiori speranze erano riposte nella Crimea. Il progetto prevedeva di attribuire alla colonizzazione ebraica 455 mila ettari in Ucraina e Bielorussia, e 697 mila ettari in Crimea” [136].

“Conformemente al piano decennale di trasferimento degli ebrei in Crimea”, la loro percentuale nella popolazione doveva passarvi dall’8% nel 1929 al 25% nel 1939 (si supponeva che gli ebrei sarebbero diventati più numerosi dei tatari) – e “non possono esserci obiezioni di principio” alla costituzione di una Repubblica o di una Regione autonoma ebrea della Crimea del Nord nel quadro della Repubblica autonoma sovietica della Crimea” [137].

Tante belle parole, certo, ma cosa fecero gli ebrei una volta arrivati in Crimea allo scopo dichiarato di coltivare la terra? Fecero quello che hanno fatto in tutte le altre nazioni per centinaia di anni, perché gli ebrei non cambiano mai, è la storia, a ricordarcelo.

“Le voci relative ai sostanziali aiuti di cui avrebbero beneficiato i coloni ebrei non cessavano. Le autorità si sforzavano di mettervi fine. Apriamo una copia delle Izvestia del 1927: “I coloni ebrei ricevono un aiuto importante da parte delle organizzazioni ebraiche” (non si dice che queste organizzazioni si trovano in Occidente) e non del governo, come si sente dire. Per far tacere queste voci, il commissario all’Agricoltura dell’Ucraina, Schlichter (lo stesso, come forse si ricorderà, che aveva fatto baccano alla Duma di Kiev nel 1905), dovette recarsi personalmente nel sud dell’Ucraina. Infatti, vi si propalavano voci secondo le quali “gli ebrei non lavorano sulle terre loro assegnate, ma le affittano o le fanno coltivare da altri”, ossia da braccianti. Ed ecco: “Noi non abbiamo constatato tali fatti”; tuttavia, in ogni caso, bisogna “vietare ai coloni ebrei di affittare le loro terre”. A proposito del ricorso al lavoro salariato, Schlichter si limitò a dichiarare che “non abbiamo rilevato casi di ricorso al lavoro salariato”. Più in generale, bisogna condurre “una vasta campagna di spiegazione per combattere l’atmosfera deleteria che regna intorno alla questione della colonizzazione ebraica”” [138].

Solgenitsin sentenzia che “[…] questo programma di conversione degli ebrei all’agricoltura fu un fallimento” [139].

“Niente spingeva davvero i coloni a restare. Il loro trasferimento (proprio come la costruzione delle loro abitazioni) era stato deciso dall’alto e finanziato da organizzazioni occidentali. Inoltre, lo Stato stesso fece ricorso al lavoro “salariato” per facilitare l’insediamento dei coloni ebrei: ad esempio, “pochi sanno” che le colonne di trattori di sovkhoz Shevchenko, in Ucraina, lavorarono i campi dei “villaggi ebrei adiacenti” [140].

“E malgrado il fatto che “alla fine degli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta, tra le duemila e le tremila famiglie ebree partirono per installarsi in Crimea”, “al termine di cinque anni di lavoro”, in Crimea non si erano stabilite le dieci/ quindicimila famiglie previste, ma “soltanto cinquemila”. Motivo: “il frequente ritorno dei coloni ai loro antichi luoghi di residenza, o la loro partenza per le città della Crimea o di altre regioni dell’URSS” [141].

“Si può paragonare questa situazione con quella delle colonie agricole ebraiche del XIX secolo, ma con questa differenza, che ormai “nuove possibilità erano [loro] aperte nell’industria” (così come nell’amministrazione, il che non accadeva nel XIX secolo)” [142].

“Per finire, la collettivizzazione era ormai in cammino. Semion Dimanstein, un comunista a tutta prova che fu per molti anni a capo della “Sezione ebraica” e che accettò senza tentennare tutte le misure prese dai Soviet nel corso degli anni Venti, decise improvvisamente, nel 1930, per proteggere le colonie ebraiche, di pubblicare un articolo per “denunciare la collettivizzazione totale nelle regioni riservate alle minoranze nazionali”, “il che gli valse un avvertimento” [143].

“Ma la collettivizzazione si impose “senza risparmiare i giovani germogli dell’agricoltura ebraica” [144], “i kolkoz ebrei furono uniti agli altri” [145] e il progetto di colonizzazione agricola ebrea in Ucraina e in Crimea fu definitivamente sepolto” [146].

Il progetto di colonizzazione agricola ebrea in Ucraina e in Crimea è una simulazione giudaica finalizzata al racket (che coinvolge milioni di ebrei in tutte le nazioni), il capitale giudaico in questa simulazione resta immutato, si sposta solo in parte, dall’occidente verso il mondo sovietico, mentre una parte dei soldi dei gentili vengono risucchiati dai giudeo-bolscevichi, e tutto si conclude in un nulla di fatto, mentre gli ebrei hanno aumentato le loro ricchezze grazie a questa “propaganda dell’elemosina”. Questo è il vero significato della “colonizzazione agricola”. Gli ebrei “russi” non avevano intenzione di coltivare la terra fin dall’inizio, e gli altri ebrei all’estero lo sapevano benissimo. Gentili lettori, nei modi come nel sangue, vi invitiamo a riflettere, cosa vi fa pensare che gli ebrei, che non hanno mai lavorato la terra in alcuna nazione per centinaia di anni, lo avrebbero fatto invece in una delle terre più inospitali del pianeta, quando erano aperte loro ben altre opportunità nell’amministrazione politica nell’industria etc.? Questo ci dà un idea si quanto grande e grave sia il problema ebraico.

Gli ebrei  “russi” non sono cambiati nemmeno circa quarant’anni dopo:-“G. Rosenblum, redattore capo del giornale popolare israeliano Ediot Akhronot, cita il racconto quasi comico che fece uno degli ambasciatori di Israele a Mosca del suo viaggio attraverso l’URSS alla metà degli anni Sessanta. In un grande sovkhoz della regione di Kichinev, gli si fa sapere che “gli ebrei che lavorano qui desiderano incontrarlo. Egli è molto contento di sapere che degli ebrei lavorano in un sovkhoz” (per Israele, amare il lavoro della terra è un buon segno). Egli prosegue il suo racconto: “Mi si presentarono tre ebrei […]: il primo era cassiere, il secondo redigeva il giornale murale del sovkhoz, e il terzo si occupava di gestione. Non ne vidi altri. In altri termini, gli ebrei continuavano a fare quello che hanno sempre fatto”. G. Rosenblum conferma queste parole: “La massa degli ebrei sovietici si è allontanata dal lavoro manuale”” [147].

Gli ebrei, in tutte le nazioni e le epoche, non hanno voluto dedicarsi alla diretta coltivazione della terra, semplicemente perché nel loro testo sacro, il Talmud, c’è scritto che non c’è cosa peggiore per un ebreo di coltivare la terra.

“In the course of a terrible prophecy against Tyre, the New York of the ancient world, and reprobate with sodomy, lesbianism, child-burning, and other abominations, is a Bible verse foretelling that “all that handle the oar, the mariners, and all the pilots of the sea, shall come down from their ships; they shall stand upon the land.” (Ezekiel 27:29) The prophecy, including all the details of the preceding chapter were literally fulfilled by Nebuchadnezzar and Alexander the Great. Nebuchadnezzar pounded down the walls of Tyre and Alexander made a causeway of the rocks, killing or selling into slavery the inhabitants, who had taken refuge on an island off shore.
However, the Talmud nullifies and twists these Biblical words, and out of the words
foretelling the end of the seagoing trading power, coming “down from their ships they shall stand upon the land,” the Pharisee Talmud “sages” state: “No occupation is inferior to that of agricultural labor, for it is said, ‘they shall come down.” (From Yebamoth 63a of the Talmud -See Exhibit 161)” [148].

Ma il “popolo eletto”, in Russia come in Italia, si dedicò anche al traffico di valute:-“Orbene, negli anni Sessanta, il nostro caro Nikita si rese improvvisamente conto che l’economia sovietica era stata sistematicamente depredata da ladri e lestofanti” [149].

“Lanciata nel 1961, la campagna contro il ‘saccheggio della proprietà sovietica’ rivestì un carattere apertamente antisemita” [150]. Il Soviet supremo decretò una serie di misure repressive, prima contro il “traffico di valute”, in seguito contro le bustarelle, presto punite con la pena capitale, poi quest’ultima fu estesa ai fatti anteriori a queste decisioni (si veda, ad esempio, l’affare Rokotov-Faibishenko). Sin dal primo anno, furono pronunciate condanne a morte – undici al termine dei primi nove processi, “sei dei quali, forse, contro ebrei” [151]. L’Enciclopedia giudaica è più affermativa: “Nel 1961-1964, 39 ebrei furono condannati a morte per crimini economici nella RSFSR, 79, in Ucraina e 43 nel resto delle repubbliche dell’URSS” [152]. In questi processi, “la schiacciante maggioranza degli accusati erano ebrei”. (Conformemente alla procedura giudiziaria, si pubblicavano i cognomi usuali degli accusati preceduti dal loro nome e dal loro patronimico, di conseguenza “si vedeva subito che erano ebrei”)” [153].

“Sui 46 accusati del grande processo di Frunze, nel 1962, 19 erano probabilmente ebrei. “Non esiste alcuna ragione di pensare che questa nuova politica fosse orientata specificamente contro gli ebrei. Ma essa rivestì di primo acchitto un carattere antisemita” – forse a causa della pubblicazione dell’identità completa degli accusati, perché né le autorità giudiziarie, né il potere, né la stampa si permisero in nessun momento il minimo attacco esplicito contro gli ebrei” [154].

“Poi viene l’affare dei trafficanti di valute di Vilnius nel gennaio 1962. Lì, tutti gli accusati erano ebrei (nel corso del processo, si dissimularono i nomi dei membri della nomenklatura non ebrei: metodo tipicamente sovietico). Stavolta, l’accusa comportava un aspetto apertamente antiebraico: “Le transazioni avevano luogo nella sinagoga, le controversie erano decise dal rabbino”” [155].

“S. Schwartz vede in questi processi solo dell’antisemitismo esacerbato, dimenticando “la tendenza alla concentrazione degli ebrei in certi settori della vita economica”. L’insieme della stampa occidentale adottò lo stesso punto di vista, parlando della violenta campagna diretta contro gli ebrei, dell’umiliazione e della messa in disparte di tutto un popolo; e Bertrand Russell indirizzò una lettera di protesta a Kruscev – che gli rispose pubblicamente” [156].

“Ma, dopo questi fatti, le autorità sovietiche esitarono fortemente, a quanto sembra, a toccare gli ebrei” [157].

*In Francia potrebbero essersi verificate, forse , delle strumentalizzazioni del problema ebraico ingiuste, ai danni degli ebrei prestatori, ma parleremo di tale argomento introducendo l’elenco delle cacciate degli ebrei negli ultimi tremila anni, in un articolo separato.

L’ARTICOLO È ANCORA INCOMPLETO E IN VIA DI STESURA, NEL FRATTEMPO LO PORTEREMO A TERMINE E AGGIUNGEREMO VIA VIA LE FONTI DALLA PRIMA ALL’ULTIMA, QUANTO ALLE TRADUZIONI, COME PER IL NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO SULL’IMMIGRAZIONE, ABBIAMO DECISO DI PUBBLICARE PRIMA UNA SERIE DI ARTICOLI COMPRENSIVI DI PARTI NON TRADOTTE, E AGGIUNGERE LE TRADUZIONI SOLO IN UN SECONDO MOMENTO.

Fonti:

[1] Gian Pio Mattogno, Gli usurai ebrei nell’Italia medievale e rinascimentale, p. 12. Cfr. A. Foa, Ebrei in Europa. Dalla peste nera all’emancipazione, Roma-Bari, 1992, pp. 122-124.

[2] Ibid., p. 18n. Cfr. Guglielmo Roscher, La situazione degli Ebrei nel Medio Evo considerata dal punto di vista della generale politica commerciale, in “Giornale degli Economisti”, maggio 1875, p.94.

[3] Dagoberto Huseyn Bellucci, Il governo mondiale ebraico, cap. 11. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/96

[4] Hervé Ryssen, Conspiracy Theories for Dummies, Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/21

[5] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4299673,00.html Ma se questo è ciò che si scrive sul quotidiano più letto dagli israeliani, e cioè che l’islamizzazione dell’Europa è tutto sommato un bene perché il cristianesimo da un punto di vista halackico è l’equivalente dell’idolatria, il Jerusalem Post, altro quotidiano a tiratura nazionale molto letto dagli israeliani, dopo aver elencato un presunto aumento di atti antisemiti in Francia e averlo collegato all’aumento di immigrati musulmani nella Francia stessa, bacchetta il rabbino capo di Londra in questo modo: “Take the greatly respected former chief rabbi of Britain, Jonathan Sacks, who last week penned a moving albeit short-sighted article in support of the EU’s decision to absorb hundreds of thousands of additional people…[…]…“Now is a unique opportunity to show that the ideals for which the European Union and other international bodies such as the United Nations were formed are still compelling, compassionate and humane,” Sacks contended…[…]…Sacks justifies his position by quoting the biblical axiom, “Love the stranger because you were once strangers,” but ignores another commandment which overrides all others: Pikuach Nefesh, which demands that no policy be enacted which endangers life. And make no mistake, support for mass immigration from war-torn, destitute, traditionally anti-Semitic countries places Jewish lives at risk. Sacks also makes the typical mistake of universally applying the Jewish ideal of Tikkun Olam – repairing the world – without acknowledging that Western values are foreign to many MENA migrants.

Another common rationalization employed by Sacks invokes the lead-up to the Holocaust. “One of the dark moments in [world] history occurred in July 1938,” he writes, “when representatives of 32 countries gathered in the French spa town of Evian to discuss the disaster that everyone knew was about to overtake the Jews of Europe wherever Hitler’s Germany held sway…. Yet country after country shut its doors.”

The flaw in this argument is glaring; namely, that there is no concerted genocide taking place in Syria, Iraq or Libya, but rather Sunni-Shi’ite proxy wars. Some minority populations are, in fact, being systematically targeted – such as the Yazidis, for example – but they are not primary among the young, single and mainly Muslim migrants currently being absorbed into Europe (according to the UN’s refugee agency [UNHCR], 70% of the nearly 450,000 immigrants that arrived by sea to Europe this year are men, compared to just 13% who are women and 18% children)…[…]…But taking in millions of migrants will not end the war in Syria or anywhere else; by contrast, it will simply import the root causes – Islamic fundamentalism and tribalism – to the West. (A representative example is the Greek island of Kos, where thousands of migrants have caused utter chaos for local residents, with violent riots erupting between competing ethnic groups)” (https://www.jpost.com/opinion/muslim-immigration-and-european-jewry-419337). Questo che è riportato sul Jerusalem Post, è un classico esempio di simulazione giudaica divergente, una simulazione giudaica in cui gli ebrei sono molto uniti nel fingersi divisi, al fine di ingannare i non ebrei.

[6] http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/210609

[7] https://www.forbes.com/sites/emilylambert/2011/01/17/the-man-who-gave-us-derivatives/

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] https://www.forbes.com/sites/emilylambert/2011/01/17/the-man-who-gave-us-derivatives/2/

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] Idem.

[14] https://www.forbes.com/sites/emilylambert/2011/01/17/the-man-who-gave-us-derivatives/3/#7bb60bcf5f77

[15] G.P. Mattogno, op. cit., p. 198. Cfr. E. Stancampiano, Gli ebrei nel Regno di Napoli, in “La Difesa della Razza”, 20 febbraio 1939.

[16] Ibid., p. 201.

[17] Ibid., p. 202.

[18] Ibid. (G.P. Mattogno, L’usura come strumento dell’imperialismo ebraico. Appunti per una ricerca storica), p. 49. Cfr. O. Schena, Tracce di presenze ebraiche in Sardegna fra VI e XIII secolo, in “Materia Giudaica”, XVI/1-2, 2009, p. 117.

[19] Ibid., p. 49. Cfr. D. Abulafia, Gli ebrei di Sardegna, in Gli ebrei in Italia cit., p. 90.

[20] Ibid. Cfr. A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, p. 181.

[21] Ibid. p. 75. Cfr. M. de’ Bagni, Bernardino da Feltre e la Crociata Francescana contro l’usura ebraica, in “La Vita Italiana”, Dicembre 1938.

[22] Ibid., p. 76. Cfr. M. de’ Bagni, op. cit.

[23] Ibid., p. 40. Cfr. M. Cassandro, Gli Ebrei e il prestito ebraico a Siena nel Cinquecento, Milano, 1979, p. 15.

[24] Ibid., p. 40.

[25] Ibid., pp. 227-228. Cfr. A. Trizzino, La cacciata degli ebrei dalla Sicilia, in “La Difesa della razza”, 20 novembre 1938.

[26] Ibid., p. 228. Cfr. supra.

[27] Ibid., pp. 228-229. Cfr. supra.

[28] Ibid., pp. 229-230. Cfr. supra.

[29] Ibid., p. 218. Cfr. F. Lionti, Le usure presso gli ebrei in Sicilia. Estratto dall'”Archivio Storico Siciliano”, N.S., anno XIX, Palermo, 1884, pp. 3-5.

[30] Ibid. Cfr. F. Lionti, op. cit.

[31] Ibid., p. 118. Cfr. C. Zumaglini, Gli strozzini di Vercelli, in “La Difesa della Razza”, 20 giugno 1939.

[32] Ibid. Cfr. supra.

[33] Ibid., p. 119. Cfr. supra.

[34] Ibid. Cfr. supra.

[35] Ibid., p. 121. Cfr. supra.

[36] Ibid., p. 122. Cfr. supra.

[37] Ibid., p. 138. Cfr. P. Guidotti, Gli ebrei sotto le due torri, in “La Difesa della Razza”, 5 ottobre 1940.

[38] Ibid. Cfr. supra.

[39] Ibid. Cfr. supra.

[40] Ibid., pp. 142-143. Cfr. supra.

[41] Ibid., p. 158. Cfr. O. Gurrieri, Usurai e banchieri ebrei nella Repubblica di San Marino, in “La Difesa della Razza”, 5 luglio 1940.

[42] Ibid., pp. 158-159. Cfr. O. Gurrieri, op. cit.

[43] Ibid., p. 159. Cfr. supra.

[44] Ibid., p. 160. Cfr. supra.

[45] Ibid. Cfr. supra.

[46] Ibid., p. 161. Cfr. supra.

[47] Ibid. Cfr. supra.

[48] Ibid. Cfr. supra.

[49] Ibid., p. 162. Cfr. supra.

[50] Ibid. Cfr. supra.

[51] Ibid. Cfr. supra.

[52] Ibid. Cfr. supra.

[53] Ibid. Cfr. supra.

[54] Ibid., p. 206. Cfr. M. Borretti, Gli ebrei in Cosenza e nella Calabria Citra, in “La Difesa della Razza”, 20 febbraio 1939.

[55] Ibid. Cfr. M. Borretti, op. cit.

[56] Ibid. Cfr. supra.

[57] Ibid., p. 207. Cfr. supra.

[58] Ibid. Cfr. supra.

[59] Ibid. Cfr. supra.

[60] Ibid., p. 208. Cfr. supra.

[61] Ibid., pp. 210-211. Cfr. supra.

[62] Ibid., p. 211. Cfr. supra.

[63] Ibid. Cfr. supra.

[64] Ibid. Cfr. supra.

[65] Ibid., p. 41. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit. Cfr. A. Milano, I primordi del prestito ebraico in Italia. Estratto da “La Rassegna Mensile di Israel”, vol. XIX, Città di Castello, 1953, p. 21.

[66] Ibid., p. 182. Cfr. U. Soriti, Gli ebrei delle Marche nei secoli XII e XVI, in “La Difesa della Razza”, 20 gennaio 1942.

[67] Ibid. Cfr. U. Soriti, op. cit.

[68] Ibid., p. 183. Cfr. supra.

[69] Ibid. Cfr. supra.

[70] Ibid., p. 15. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit. Cfr. A. Foa, op. cit., pp. 126-127.

[71] Ibid., p. 16. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit. Cfr. supra.

[72] Ibid. Cfr. supra.

[73] Ibid., p. 112. Cfr. Bernardino, Opera (cit.), E. Flornoy, La Lotta contro i giudei, da E. Flornoy, Il Beato Bernardino da Feltre, Roma, 1908, pp. 126-148.

[74] Ibid. Cfr. E. Flornoy, op. cit. Cfr. Gregorio XIII (Constitut. 68, anno 1581).

[75] Ibid., p. 113. Citato dall’Abate Surrel de Saint-Julien, Un gran benefattore del popolo, p. 156.

[76] Ibid., pp. 113-114. Cfr. E. Flornoy, op. cit.

[77] Ibid., p. 114. Cfr. supra.

[78] Ibid. Cfr. supra.

[79] Ibid. Cfr. supra.

[80] Ibid. Cfr. supra.

[81] Ibid., p. 152. Cfr. Ottorino Gurrieri, L’Umbria contro gli ebrei, in “La Difesa della Razza”, 5-20 settembre 1940.

[82] Ibid. Cfr. supra.

[83] Ibid. Cfr. supra.

[84] Ibid., p. 140. Cfr. Paolo Guidotti, Gli ebrei sotto le due torri, in “La Difesa della Razza”, 5 ottobre 1940.

[85] Ibid., p. 106. Cfr. E. Flornoy, op. cit., pp. 126-148.

[86] Ibid., p. 67. Cfr. P. Menassei, Barnaba da Terni e i Monti di Pietà, in “Bollett. della R. Deput. St. Patria per l’Umbria”, 1902, p. 469. Citato in R. Mazzetti, La prima campagna antiebraica italiana overosia i francescani e i Monti di Pietà.

[87] Ibid., p. 66. Cfr. R. Mazzetti, op. cit. Nello stesso articolo si parla anche di come l’inventore del Monte di Pietà potrebbe essere un certo ” frate Michele da Milano”. Cfr. A. Fabretti, Nota storica intorno alla origine dei Monti di Pietà in Italia, Torino, Stamp. Reale, 1871, p. 5.

[88] Ibid. Cfr. supra.

[89] Ibid., p. 107. Cfr. E. Flornoy, op. cit., pp. 126-148.

[90] Ibid., p. 88. Cfr. M. de’ Bagni, op. cit.

[91] Ibid., p. 97. Cfr. M. de’ Bagni, Bernardino da Feltre e i Frati Minori, in “La Difesa della Razza”, 5 febbraio 1939.

[92] Ibid., p. 50. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit.

[93] Ibid., p. 51. Cfr. supra. Cfr. G. Todeschini, La rappresentazione degli ebrei come usurai nel Medioevo: dall’immagine teologica allo stereotipo economico, in “La Rassegna Mensile di Israel”, genn.-aprile 2007, p. 34.

[94] Ibid. pp. 51-52. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit. Cfr. G.P. Mattogno, La non-umanità dei gojim nel Talmud e nella letteratura rabbinica, Parma, 2011, pp. 88-89.

[95] Ibid., p. 52. Cfr. G.P. Mattogno, op. cit.

[96] Ibid. Cfr. supra. Cfr. E.S. Artom, La vita di Israele, Firenze, 5735-1975, pp. 78-79.

[97] Ibid. Cfr. supra.

[98] Ibid., p. 53. Cfr. supra.

[99] Ibid. Cfr. supra.

[100] Ibid., p. 54. Cfr. supra.

[101] “After hearing of the great “humanitarian experiment” in Soviet Russia, she traveled there in 1931, and was able to go behind the scenes. She was shocked at the forced labor, the squalid living quarters, and deplorable living conditions, and the atmosphere of fear created by the Soviet dictatorship. She was most shocked by the virulent anti-Christianity of the atheist Communist regime. Following her return to the United States she lectured and wrote about what she had seen, realizing from the opposition which immediately arose that a substantial Marxist movement was
active in the United States. In 1934 her first book The Red Network was published, and exposé of the persons and organizations furthering Red causes in the United States. In 1936, her second book, The Roosevelt Red Record and Its Background, was published.
Almost immediately after these books were published, she was attacked as “anti-semitic,”although she had actually offered her anti-Communist services to Jewish organizations, and knew nothing of organized Jewish involvement in the Marxist movement. After researching and studying, however, in 1940 she published her third book The Octopus, which dealt with these subjects”. Elizabeth Dilling, The Jewish Religion: Its Influence Today, p. 9. Disponibile sul nostro canale Telegram in formato pdf: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[102] Ibid., p. 41.

[103] Ibid., p. 47.

[104] Ibid., p. 16.

[105] Ibid.

[106] G.P. Mattogno, op. cit., p. 55. Cfr. G.P. Mattogno, L’usura come strumento dell’imperialismo ebraico. Appunti per una ricerca storica.

[107] Ibid., p. 27. Cfr. W. Sombart, Gli Ebrei e la vita economica, Padova, 1997, III. p. 45.

[108] Ibid., pp. 27-28. Cfr. F. Vernet, Juifs et Chrétiens, in Dictionnaire Apologétique de la Foi Catholique, Paris, 1915, t. II, coll. 1696-1697.

[109] Ibid., pp. 28-29. Cfr. A. Léon, Il marxismo e la questione ebraica, Roma, 1972, pp. 97-98.

[110] Ibid., p. 29. Cfr. A. Léon, op. cit., p. 98, nota 12.

[111] Ibid., nota 26.

[112] Ibid., pp. 29-30. Cfr. A. Léon, op. cit., p. 98, nota 13.

[113] Ibid., p. 30. Cfr. A. Léon, op. cit., pp. 101-102.

[114] Ibid., p. 31. Cfr. supra.

[115] Ibid., pp. 31-32, nota 28.

[116] Dagoberto Huseyn Bellucci, Il governo mondiale ebraico, cap.8. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo:

https://t.me/la_questione_giudaica/37

[117] Ibid.

[118] Ibid.

[119] Ibid.

[120] Ibid.

[121] Ibid.

[123] Ibid.

[124] Ibid.

[125] Ibid.

[126] Intervista di Eric Priebke rilasciata a fine luglio 2013. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/109

[127] Solzhenitsyn’s Damning History of the Jews in Russia – a Review:

https://russia-insider.com/en/solzhenitsyns-damning-history-jews-russia-review/ri22354

[128] Idem.

[129] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, vol. 2, p. 289.

[130] Ibid. Cfr. B. Brutskus, Ievreiskoie naselenie pod kommunistichekoi vlastiu [La popolazione ebraica sotto il regime comunista], Sovremennye sapiski, 1928, n. 36, p. 525.

[131] Ibid., pp. 289-290.

[132] Ibid., pp. 290-291. Cfr. Rul, Berlino 1925, 1 ott. (n. 1469), p. 1.

[133] Ibid., p. 291. Cfr. I. Larin, Evrei i antisemitism v SSSR [Gli ebrei e l’antisemitismo nell’URSS], M.-L. 1929, pp. 295, 296, 300-302.

[134] Ibid., p. 292. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 8, pp. 185, 188.

[135] Ibid. Cfr. supra, t. 6, pp. 139-140.

[136] Ibid., pp. 292-293.

[137] Ibid., p. 293. Cfr. Larin, op. cit., pp. 74, 174, 175, 308.

[138] Ibid., pp. 293-294. Cfr. Izvestia, 1927, 13 luglio, p. 4.

[139] Ibid., p. 295.

[140] Ibid. Cfr. Larin, p. 206.

[141] Ibid. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 4, p. 600.

[142] Ibid. Cfr. supra, t. 2, p. 554.

[143] Ibid., p. 296. Cfr. supra, p. 354.

[144] Ibid. Cfr. G. Aronson, Evreiskii vopros v epokhu Stalina [La questione ebraica all’epoca di Stalin], LMGR-2 (Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]) p. 137.

[145] Ibid. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 2, p. 554.

[146] Ibid.

[147] Ibid., p. 503. Cfr. G. Rosenblum, V. Perelman, Krushenie shuda: pritshiny i sledstvia* [Il crollo di un miracolo: cause e conseguenze], VM (I Tempi e Noi [Vremia i my ], rivista internazionale di letteratura e problemi sociali, Tel Aviv, 1977, n. 24, p. 120.

[148] Elizabeth Dilling, The Jewish Religion: Its Influence Today, p. 62. Disponibile sul nostro canale Telegram in formato pdf: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[149] A. Solgenitsin, op. cit., p. 507.

[150] Ibid. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 8, p. 261.

[151] Ibid. Cfr. S. Schwartz, Ievrei v Sovetskom Soiuze s natshala Vtoroi mirovoi voiny (1939-1945) [Gli ebrei in Unione Sovietica dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945)], New York, 1966, pp. 326-327, 329.

[152] Ibid. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 8, p. 261.

[153] Ibid. Cfr. N. Shapiro, Slovo riadonovo ievreia [La testimonianza di un ebreo normale], Russkii antisemitizm i ievrei, Londra 1968, p. 55.

[154] Ibid., p. 508. Cfr.  S. Schwartz, op. cit., pp. 330-333.

[155] Ibid. Cfr. S. Schwartz, pp. 333-334.

[156] Ibid., p. 509. Cfr. La Pravda, 1963, 1 marzo, p. 1.

[157] Ibid.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

CRIMINI DEGLI EBREI: Falso e istigazione al genocidio. Ebrei “italiani” felici e contenti di riempire l’Italia di parassiti.

La discrepanza tra le politiche di immigrazione in Europa, istigate dagli ebrei in tutta l’UE, e le politiche che potremmo definire di “protezionismo etnico”, del ministero degli interni dello stato di Israele, supportate dagli stessi ebrei che mentono di continuo sull’immigrazione in questo continente, è la prova della malafede di queste persone, che stanno effettuando un tentativo di sovversione ideologica, cioè alterare la nostra percezione della realtà, al punto di farci credere che  i parassiti secondari  (quelli primari sono gli ebrei) che vengono qui con il pretesto dell’asilo politico porteranno prosperità, lavoro e tante altre belle cose, quando sono portatori di malattie infettive, alzano il livello della microcriminalità e sono intolleranti ai nostri valori e alle etnie d’Europa. Le promesse di questi pazzoidi sono via via disattese sotto gli occhi anche dei gentili più stupidi, ma bisogna tenere presente che tali promesse trovano le loro radici nel giudeo-bolscevismo, che sul piano della propaganda potremmo chiamare giudeo-marxismo culturale, – infiltratosi nella democrazia – che come vedremo in seguito, strizza l’occhio al giudaismo neomessianista mondialista, il cui fetore più insopportabile si può riscontrare nelle dichiarazioni di rabbini ebrei “francesi”, che non solo sono felici e contenti di riempire di merda la Francia e il resto d’Europa ma invocano il genocidio dei cristiani, interpretando alcuni passi della Torah come indicativi di una profezia neomessianica che deve passare per il nostro genocidio, per potersi avverare, arrivando perfino a parlare di “vendetta” nei confronti dei cristiani per le persecuzioni subite in passato. Hanno testualmente detto che l’islamizzazione aiuterà gli ebrei a distruggere una volta per tutte il cristianesimo, il ruolo del giudaismo in tutto ciò sarebbe di mero istigatore che, seduto sulla sua poltrona se la ride mentre cristiani e islamici si uccidono tra loro, e non è la prima volta che gli islamici (cioè i mongoloidi degli ebrei) ci vengono lanciati contro dal giudaismo come birilli. Questa di riproporre menzogne vecchie è una tattica giudaica, quello che una volta è stato giudeo-bolscevismo (che i giudei continuano a propagandare) viene riproposto ai gentili in forma di giudeo-marxismo culturale, o se preferite, politicamente corretto sinistroide, che è ciò che vediamo nelle moderne simulazioni di democrazia europee che nel rispetto ossessivo compulsivo delle minoranze, riconoscono e garantiscono i diritti a queste ultime mentre riconoscono ma non garantiscono diritti alla maggioranza, e sono quindi snaturate di qualunque principio che potremmo definire democratico, e servono solo a nascondere la presenza degli ebrei (tra le minoranze) che sovvertono le nazioni dall’interno stabilendo la loro giudeocrazia, con l’aiuto di milioni di gentili idioti e/o corrotti. A destra gli ebrei offrono ai gentili la scelta di poter credere nel giudeo-liberismo, il libero mercato senza regole se non quella del più forte (quindi senza libertà), tale giudeo-liberismo ha sempre l’ottica di distruggere le barriere culturali, religiose, economiche e nazionali, al fine di un’economia dettata da sistemi centralizzati di multinazionali e banche. Prendetevi il vostro tempo gentili, poiché noi ci prenderemo il nostro per parlare in seguito più estesamente di tali argomenti. I discorsi di Roger Dommergue (un ebreo giusto tra le nazioni) al riguardo sono un illuminante introduzione, in quanto Dommergue è riuscito a scorgere molto distintamente l’impronta ebraica nel capitalismo, nel marxismo, e nel freudismo, tutte ideologie degradanti, senza considerare il finanziamento del comunismo da parte dei capitalisti ebrei, e ovviamente, il ruolo fondamentale degli ebrei nell’esprimere sul piano sia teorico che pratico tali ideologie.

Hervé Ryssen è uno studioso del problema ebraico, e in un documentario ha raccolto le testmonianze dei rabbini ebrei “francesi” che invocano il genocidio delle etnie d’Europa tramite islamizzazione a tappe forzate. Ci sono loro dietro la “questione dei migranti” o “emergenza migranti”. Il documentario è sottotitolato in inglese e disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo:

https://t.me/la_questione_giudaica/34

Quelle che avete ascoltato nel documentario sono le loro dichiarazioni, e a giudicare da come procede l’immigrazione, non sono solo i rabbini a pensare all’islamizzazione forzata d’Europa, ma anche i sionisti politici, quelli che a sinistra sono laici, e a destra sono neomessianisti, ma non importa, tanto gli ebrei dicono solo sciocchezze pur di farci credere alle loro simulazioni, il problema è la loro determinazione, il loro etnocentrismo, la loro abnegazione, la loro  mancanza di scrupoli (verso di noi) e il loro spirito di sacrificio (tra ebrei). Stanno usando tutti i loro mezzi e le loro forze per portare sul piano pratico le sciocchezze che sbraitano, e non stanno incontrando alcuna resistenza da parte dei gentili.

Fatta questa premessa per sensibilizzarvi, passiamo alle dichiarazioni degli ebrei “italiani” felici e contenti di riempire di merda l’Italia. Per meglio organizzare l’articolo lo abbiamo suddiviso in cinque parti:

  • Dichiarazioni degli ebrei “italiani” sull’immigrazione in Italia.
  • Dichiarazioni degli ebrei “italiani” in merito ad uno stato di Israele con due nazionalità (palestinesi ed ebrei).
  • Il mimetismo ideologico degli ebrei, istericamente indecisi tra nazionalismo ucraino e internazionalismo bolscevico.
  • La “solidarietà” dello stato di Israele verso gli immigrati (ebrei sefarditi e non).
  • L’accoglienza di Israele è talmente elevata che un suo primo ministro parla di accordi tra Israele e ONU (solo formali) per mandare gli immigrati dallo stato di Israele…in Italia!
  • Dichiarazioni degli ebrei “italiani” sull’immigrazione in Italia

Gad Lerner (ebreo), si esprime così:-““Accogliamoli” – I naufraghi in arrivo sono “gli uomini nuovi che stanno cambiando non solo la storia ma anche la geografia del Mediterraneo“, spiega Gad Lerner su Repubblica. Il dipinto è pieno di pathos ma sembra dimenticare alcuni aspetti del dramma: “Stanno arrivando, inermi e con intenzioni pacifiche, nei luoghi delle nostre vacanze estive. L’ecatombe in corso non basterà a sbarazzarcene”. Siamo di fronte a un genocidio, sottolinea, di fronte a cui l’unica possibilità è la “accoglienza”. “Si tratta di gestire con realismo un flusso migratorio provocato da guerre sfuggite al nostro controllo, cercando di prevenire la saldatura (in parte già avvenuta) fra i trafficanti che monopolizzano la navigazione marittima e i jihadisti che presidiano porzioni crescenti di terraferma“. Le opzioni in campo? “Istituire presidi per l’identificazione e lo smistamento dei profughi già nei loro primi luoghi di transito. Condividere tra gli Stati membri l’accoglimento delle richieste d’asilo, in deroga agli accordi di Dublino. Garantire un servizio di traghetti e voli charter. Forse si fa ancora in tempo”. Azioni dispendiose in taluni casi, sicuramente complicate dal punto di vista politico dall’altro. Ma l’obiettivo è chiaro: “In mezzo a quel mare non c’è altro gesto d’umanità possibile che protendere verso di loro le nostre braccia. Non c’è altra salvezza che una salvezza comune. Trasformando i sommersi in salvati”” [1].

Giuliano Ferrara (ebreo) tra i giornalisti più interventisti e guerrafondai, scala gli specchi ma in maniera ipnotizzante, poiché la sua dialettica non è goffa come le sue movenze: -“Bisogna accogliere gli afflitti e accettare l’invasione, bisogna sanare la piaga, accettare la posizione marittima speciale dell’Italia e farne fonte di condivisione e corresponsabilità in Europa, bisogna curare la scabbia degli immigrati sfortunati e trattare con delicatezza i neonati raccolti nelle stazioni ferroviarie, e bisogna farsi largo tra folle impreviste di clochard del nostro secolo, pulire dove qualcuno defeca in assenza di servizi con la stessa delicatezza e rassegnazione con cui io pulisco appresso alle mie tre creature canine. Bisogna sporcarsi le mani (letteralmente) con la tragedia di disordine, di malagrazia, di povertà e di abissale follia che incombe alle nostre frontiere. Bisogna subire l’invasione e smetterla di pensare e di dire che c’è un’alternativa.
Le alternative in realtà ci sono e sono due e solo due. La prima è sparargli, affondarli, respingerli con violenza e rigore doganiere come merci non autorizzate o come esseri umani nemici. Non è minimamente praticabile. Non è praticata da alcuno, salvo qualche fucilata nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla, dove la frontiera è la frontiera perché al di là della frontiera non ci sono tribù sparse in guerra e drammi epocali incontrollati del continente africano ma il rassicurante Re del Marocco (insomma una ordinata situazione postcoloniale). E’ un’alternativa bloccata dallo spirito di carità suffragato dal buonsenso ordinario: siamo filistei ma pieni di amore, almeno in apparenza, e non ammazziamo i vicini di mare. Neanche quando si fanno minacciosi alle nostre coste. E’ così e non puoi farci niente, caro Langone.

L’altra soluzione è impervia, sarebbe quella giusta in linea teorica, ma non siamo disponibili, perché ha un costo politico, civile e sociale superiore al diffondersi della paura, superiore alla paura stessa nuda e cruda, e magari al disgusto per il decoro violato della nostra pace semisecolare. La soluzione è la guerra. Cioè una politica estera aggressiva, la ricerca del casus, la pressione sugli alleati occidentali, la willing coalition per dare ordine al disordine africano e mediorientale. La guerra implica la calata del sipario sul nostro benessere insidiato dai mendicanti di spazio vitale, la guerra per risanare il mondo che preme in farraginoso subbuglio implica uno sforzo nazionale, tasse, spese militari, impegno civile che riguarda ciascuno, rinuncia all’equilibrio. Tutti sanno che quello è il problema. L’islam politico fanatizzato, da una parte (e Dio solo sa quanto questo islam assomigli all’islam, e basta). E tutto il resto di destabilizzazione, guerre civili, caduta dei regimi nostri alleati, i nostri figli di puttana, non si cura se non con la terapia militare e politica dell’intervento forte, di natura imperiale. Ma siamo noi, potremo mai tornare ad essere, “interventisti” o addirittura “imperialisti”? No, siamo realisti immaginari” [2].

Un cumulo di scempiaggini e sproloqui tipici degli articoli de “Il Foglio” (dei sefarditi), fare la guerra per combattere l’immigrazione, come se non fosse stata la guerra a portare essa stessa l’immigrazione di massa alla quale assistiamo, come ha detto il suo compagno di merende ebreo Lerner. Per Ferrara, l'”ateo devoto”, oltre ad essere dei “realisti immaginari” (fingiamo che la realtà della guerra non sia utile) ci teniamo questi individui perché siamo troppo spilorci per andare in guerra (in realtà se andassimo a fare una guerra, con chiunque, buona parte dei soldi finirebbero risucchiati dagli ebrei infiltrati nelle nostre istituzioni). Questa non è altro che una menzogna tipica degli ebrei che hanno fomentato tutte le guerre medio-orientali. Ci piacerebbe leggere quali sciocchezze ha scritto Giuliano Ferrara per giustificare la guerra in Libia, poiché era una guerra della NATO, e lui non può non averla appoggiata. Ad ogni modo ha ragione solo sul nostro genocidio che lui chiama “grande rimpiazzo demografico”, oltre che sull'”islam politico fanatizzato” “(e Dio solo sa quanto questo islam assomigli all’islam, e basta)”, riconoscendo che non ci sono islamici moderati. Parla agli italiani di imperialismo, ma non è sicuramente italiano l’imperialismo di cui parla, anche se tale vorrebbe farlo sembrare. Ricordiamo ai gentili che l’organizzazione NATO ha succhiato centinaia e centinaia di miliardi di euro dall’Italia, per spese folli e guerre giudaiche che non hanno apportato nessun vantaggio all’Italia, perché siamo dei vassalli dell’impero di cui parla Ferrara, non certo dei soci alla pari, paghiamo un tributo di sangue e soldi per guerre che non sono nostre, e che non ci danno nulla in cambio, né dal punto di vista geopolitico/strategico né economico.

“”O guerra o confini aperti” – Sul Foglio Giuliano Ferrara, più schietto e diretto che cinico, delinea la questione come un aut aut: “C’è una sola cosa decente che si possa fare: la guerra ai nemici dell’ordine mondiale, nei luoghi elettivi in cui si fanno mediatori di un’invasione selvaggia dei nostri confini e delle nostre coste, oppure l’apertura delle frontiere e l’organizzazione del trasbordo, il grande rimpiazzo demografico”. Guerra che non si deve portare avanti solo con le armi e i droni, ma anche “con l’informazione tecnologica e i suoi portenti. Si fa distruggendo chirurgicamente le basi, che si conoscono anche via satellite, del traffico di esseri umani. Si fa finanziando lo sviluppo e la cacciata dei regimi corrotti e satanici in cui allignano i Boko Haram e i serbatoi di mortuaria migrazione-invasione, e il conto finale lo dobbiamo pagare noi ricchi, e forse non è a nostro svantaggio”” [3].

Passiamo quindi a Roberto Saviano (ebreo sefardita), il giornalista che dice di aver visto con i suoi occhi, presso il porto di Napoli, un avvenimento che in realtà non sarebbe mai accaduto secondo un addetto ai lavori del porto (Ciro Perna), e cioè l’episodio dei cinesi morti che traboccano da un container finendo in mare, tale episodio è l’incipit del best-seller Gomorra. Caro signor Saviano, quando si parla di un tema delicato come la mafia, accusando tutto il popolo napoletano o quasi di avere una certa mentalità emulatoria del fenomeno mafioso, e di provare un’ammirazione mal celata verso quest’ultimo, non sarebbe stato meglio tenere distinti e separati i fatti dalle opinioni, o per meglio dire, dalle sue fantasie da quattro lire e una gassosa?  In realtà Roberto Saviano ha rubato il lavoro di altri giornalisti, è possibile che abbia anche rubato il segreto istruttorio da alcune indagini, e il resto, probabilmente se lo è inventato, pur essendo verosimile. Ma il falso verosimile condito con qualche verità (rubata) interessa alle pecore matte signor Saviano, a noi interessa il vero e basta. Torneremo a scrivere di lei.

Quanto alla “questione migranti”, il fanatismo islamico, l’accerchiamento di Israele e i razzi su Sderot non trovano spazio nella mente di Saviano, perché quando devono essere gli italiani a farsi circondare da semiti islamici etnocentrici che fanno schizzare alle stelle la microcriminalità, devono accogliere tali semiti e varie scimmie nere dall’Africa con la “solidarietà”: – “Se le navi delle Ong Proactiva open arms, Medici senza frontiere, Sos Méditerranée, Moas, Save the Children, Jugend Rettet, Sea watch, Sea eye e Life boat si trovano anche vicino alle coste libiche è perché è lì che serve la loro presenza allo scopo di salvare vite. Le Ong non si sono messe a fare un “servizio taxi” per i migranti di punto in bianco, ma riempiono un vuoto umanitario lasciato dalle istituzioni europee.

Ma Di Maio afferma ancora: “La verità è che in Italia in questi ultimi 20 anni ci sono stati due generi di sfruttamento dell’immigrazione. Il primo è quello della Lega, che ha lucrato elettoralmente sul problema, senza mai risolverlo. L’altro invece è quello del centrosinistra, che ha anche preso soldi dalle cooperative che sfruttavano il business dei migranti. Non a caso Salvatore Buzzi finanziò una cena elettorale di Matteo Renzi. Destra e sinistra hanno già fallito”.

Bene, se è così, allora il M5S ha capito che vale sicuramente la pena, in questo momento, aderire alla prima strada, ovvero a quelli che la questione migranti la sfruttano per motivi elettorali. E sono i numeri a parlare: nel 2016 su 178.415 migranti salvati nel Mediterraneo, le Ong ne hanno salvati 46.796, a fronte dei 35.875 salvati dalla Guardia Costiera, dei 36.084 salvati dalla Marina Italiana, dei 13.616 salvati da Frontex (dati della Guardia Costiera Italiana). Se le Ong fossero spazzate via da diffidenza e sospetti, se si interrompesse il sostegno economico privato, calcolate quanti migranti in meno arriverebbero in Italia, e non perché ne partirebbero di meno, ma perché morirebbero in mare, seppelliti dalle acque, e noi saremmo circondati da un cimitero più cimitero di quanto non lo sia già.

E in tutto questo, come ha reagito il Partito democratico alla polemica sulle Ong? Parole vuote e di circostanza. Dichiarazioni smentite dai fatti, con il Decreto Minniti che sta progressivamente criminalizzando la solidarietà. Invece di eliminare, come sarebbe ovvio, giusto e conveniente, il reato di immigrazione clandestina si sta subdolamente introducendo il reato di solidarietà” [4].

Se il signor Saviano avesse saputo dove sta di casa la solidarietà, si sarebbe attenuto al vero parlando della criminalità organizzata a Napoli, non avrebbe gettato fango e disonore sul popolo di Napoli e dintorni scrivendo un mucchio di falsità miste a verità rubate, avrebbe scritto un saggio i cui riferimenti si possono riscontrare senza timore di smentite, invece di scrivere un romanzo horror-splatter-pulp frutto dell’umorismo macabro degli ebrei talmudici, più che di tradizioni criminali napoletane. E poi se il signor Saviano sapesse cos’è la solidarietà, la mostrerebbe verso i palestinesi che certo, essendo semiti islamici etnocentrici intolleranti, non sono di sicuro il massimo come popolo, ma neanche si meritano di diventare cavie da laboratorio per testare le armi sperimentali di Israele. Ma questa è un’altra storia, non ne discuteremo qui. Tra i libri mai letti da Roberto Saviano perché ne conosce bene il contenuto c’è “Gaza. Restiamo umani.”, di Vittorio Arrigoni (un gentile rimasto umano tra le nazioni), ma la parola degli “antisemiti” per Saviano non vale, è di parte, sarebbe pronto a dire che i palestinesi hanno montato una sceneggiatura pallywoodiana* alla quale Vittorio Arrigoni ha sicuramente aderito. Ma vedremo in seguito che non è così, e che la maggior parte dei crimini descritti da Vittorio ha putroppo avuto luogo davvero.

“Per Roberto Saviano la correlazione tra stupri ed immigrazione è tutta una balla. L’autore di Gomorra ha snocciolato la sua teoria a Propaganda Live, il programma di Zoro su La7, dove ha affermato: “Gli italiani denunciati o arrestati per violenze sessuali sono stati di più rispetto al 2016. Eppure questo dato è stato trascurato: l’obiettivo è associare l’immigrato alla figura di stupratore“. Peccato che il signor Saviano “trascuri”, giusto per usare le sue parole, il fatto che, in termini percentuali (il link è stato rimosso dall’archivio di Libero, potete trovarlo sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/198 nda) – carta canta – i crimini sessuali commessi dagli immigrati siano di gran lunga superiori a quelli riferibili agli italiani” [5].

E poi la perla di saggezza, quella che qualunque pecora matta savianizzata brucherebbe all’istante, e che ogni sayan del mossad propagherebbe con devozione cadaverica:

roberto_saviano

Ci potremmo addentrare nella miriade di documenti che mostrano che il capo dell’ISIS è stato addestrato in Israele, oppure potremmo parlare di quell’alto ufficiale dell’IDF (Israeli Defense Force) trovato tra le fila dell’ISIS come istruttore militare, ma basterebbe anche solo parlare del modus operandi di questa sedicente organizzazione islamica, che attacca l’islamismo sunnita e sciita e non è solidale verso i palestinesi ma vuole altresì attaccare Gaza, invece di Israele, per capire che l’ISIS è in realtà l’ennesima diversione strategica del Mossad, ma adesso siamo impegnati a scrivere questo articolo su come gli ebrei ci prendono in giro quando parlano dell’immigrazione. E poi se davvero hanno la tentazione di affiliarsi all’ISIS, non diventeranno certo dei perfetti rifugiati senza macchia, una volta arrivati qui. Ma gentili lettori, nei modi come nel sangue, tenete a mente questa dichiarazione di Saviano, perché è un importante esempio di logica giudaica**.

“Con un video editoriale apparso su Repubblica il 27 agosto Roberto Saviano ha provato a smontare le dieci presunte bufale che ammorberebbero il dibattito pubblico sui migranti e che sarebbero amplificate in rete e per ogni dove da italiani gretti, razzisti e ignoranti.

Lo scrittore napoletano ha sottolineato, fra le altre cose, come, dati alla mano, i migranti costino al contribuente italiano solo lo 0,2% del PIL (circa 3,3 miliardi) mentre arricchiscano le casse dello Stato per circo 8 miliardi di euro (in pratica ci pagano le pensioni, ha chiosato Saviano), rappresentino appena il 7% della popolazione europea composta da ben cinquecento milioni di abitanti, percepiscano solo 2,5 euro al giorno e non già 35 euro, come in mala fede sarebbe stato detto in più occasioni, atteso che quest’ultima cifra, in realtà, è quanto viene speso (dal contribuente italiano) per vitto, alloggio e pagamento di servizi vari.

I migranti nella ricostruzione di Saviano, poi, svolgono lavori che gli italiani non vogliono più realizzare, vengono accolti in alloggi che tutto sono fuorché alberghi comodi e confortevoli e rappresentano l’unica risorsa per contro bilanciare il calo demografico italiano e per riequilibrare il conto complessivo delle pensioni nazionali” [6].

Praticamente Roberto Saviano è Librandi sotto l’effetto di steroidi sinistrorsi (o a configurazione S, per gli amanti della stereochimica). O forse è vero il contrario, visto che queste affermazioni assurde sono fatte dagli ebrei e dobbiamo supporre che Librandi sia un gentile qualunque, pecora matta o corrotto per dire quello che dice, o forse anche lui è ebreo, forse anche più di quelli che stiamo citando.

In realtà Gianfranco Librandi, è sicuramente ebreo. In questo sito lo accusiamo di crittoebraicità. Accuseremo in seguito molte persone di essere in realtà dei crittoebrei, non abbiamo paura di sbagliarci, questo atteggiamento potrebbe essere visto come una zappata sui piedi, ma potrebbe venire un giorno in cui si riesce a provare che una parte consistente delle nostre previsioni si è rivelata vera. Quando una persona riscrive il passato può essere screditata per vari motivi, ma quando riscrive la storia e sulla basa della sua stessa revisione, fa anche delle previsioni e queste si rivelano per la maggior parte vere, a quel punto non la si può più liquidare con facilità, quindi correremo il rischio, e ritratteremo i nostri scritti in caso di errore, come abbiamo ritrattato i nostri pensieri sulla questione giudaica più e più volte, cercando di aggiustare sempre più il tiro.

Gianfranco Librandi è ebreo secondo noi per i seguenti motivi:

  • Ha avuto una carriera lampo, come tanti ebrei.
  • Utilizza la tattica giudaica della sovversione ideologica.
  • Utilizza la tattica giudaica del mimetismo ideologico.
  • Utilizza la tattica giudaica della proiezione giudaica.
  • Difende Israele per delle decisioni che invece critica quando vengono prese in Italia.
  • Ha avuto uno strano lapsus, da interpretare.
  • Le sue liti televisive con Giorgia Meloni sono simulazioni giudaiche, perché sottobanco finanzia il centro-destra.
  • Ha avuto una carriera lampo, come tanti ebrei

Gianfranco Librandi ha una carriera un pò troppo rapida per essere quella di un gentile.

“Sono nato a Saronno (VA) il 3 agosto 1954 da madre emiliana e padre calabrese, partigiano. Ho iniziato a lavorare a 12 anni come garzone di una panetteria. Per molti anni ho studiato e lavorato duramente, con la convinzione che il futuro me lo sarei dovuto conquistare da solo. E così ho fatto. Sono entrato come operaio di quinto livello alla Ultra-vox, una ditta produttrice di televisori, e dopo tre anni di gavetta sono diventato dirigente.

Nel 1987 ho lasciato il posto fisso per aprire la mia impresa, la TCI che in 25 anni è diventata un’azienda leader nella progettazione e realizzazione di sistemi elettronici per l’illuminazione e l’efficienza energetica che oggi esporta in tutto il mondo e da lavoro a più di 300 persone. Nel mentre mi sono laureato in economia aziendale e poi in giurisprudenza (a 45 anni, perché non si smette mai di imparare…)” [7].

In pratica questa persona che dice un mucchio di scemenze sull’immigrazione ha due lauree, di cui almeno una quinquennale (giurisprudenza), ed è stato operaio di quinto livello, in un’azienda di elettronica! Ora l’elettronica dei televisori degli anni settanta sicuramente è diversa da quella di oggi, ma molti principi di base restano validi. In generale, un pò per tutte le tipologie di operaio, il massimo livello è il settimo, Librandi ha il quinto, ciò lo qualifica come un esperto. È un esperto di elettronica (probabilmente perlopiù analogica), diritto, ed economia aziendale, praticamente un genio! Peccato che la maggioranza degli italiani, la cui maggioranza è composta da analfabeti funzionali senza istruzione superiore, ha capito la minaccia alla nostra democrazia costituita dall’immigrazione fuori controllo, come ha capito i principi di base della leggittima difesa. Gianfranco Librandi, il genio poliedrico in tre diversi settori, non lo ha capito, o così vuole farci credere. Lasciandogli il beneficio del dubbio, non lo ha capito perché evidentemente le sue lauree sono false come quella di Antonio Mastrapasqua, l’ebreo vicedirettore di Equitalia, direttore dell’INPS, direttore dell’ospedale israelitico di Roma, e della casa di riposo ebraica di Roma, che avrebbe spostato un bel po’ di milioni di euro dal gettito di Equitalia…all’ospedale israelitico di Roma! Ma questa è un’altra storia, e la magistratura sta ancora indagando. Parleremo in seguito dell’NKVD dei sefarditi (Equitalia), dei suoi massacri ai danni degli italiani, finalizzati all’infiltrazione/rilevamento delle loro aziende da parte degli ebrei, e ovviamente, all’espropriazione dei capitali italiani per farli finire nelle mani degli ebrei, ma sempre perseguendo di facciata i più alti valori di democrazia, legalità, lotta agli evasori,  lotta al riciclaggio, insomma, le solite menzogne dei sefarditi, delle quali gli italiani sono prigionieri inconsapevoli.

Ad ogni modo Librandi è nato nel 1954. Ha lavorato per la Ultravox nella prima metà degli anni settanta, quindi aveva sedici anni nel 1970, anche ammesso che abbia cominciato a lavorare come operaio (di quinto livello) a diciotto anni, cioè nel 1972, è diventato dirigente di un’azienda dopo tre anni dalla sua assunzione, cioè a ventun’anni!

“Cresce a Saronno dove inizia nella prima metà degli anni ’70 a lavorare come operaio per la ditta produttrice di televisori, Ultravox, della quale diventa poi dirigente” [8].

Gentili italiani, diffidate di queste carriere dorate degli ebrei, di solito sono solo specchietti per le allodole.

  • Utilizza la tattica giudaica della sovversione ideologica.

Librandi è il più grande sostenitore delle pensioni pagate dagli immigrati. In realtà gli ebrei dall’alto mettono in competizione i gentili tra loro, comprandosi la miseria degli italiani, col basso costo della manodopera degli immigrati. Anche gli italiani scelgono manodopera a basso prezzo straniera, e questo non migliora le cose.

“Che tristezza il Movimento 5 Stelle che rincorre la Lega Nord! Non solo su una linea intollerante, ma anche su una totale ignoranza dei dati relativi all’integrazione degli immigrati. Cito quelli divulgati dall’ANPAL sugli stranieri a Milano: costituiscono l’11,7 per cento della popolazione; hanno un tasso di fecondita’ al 24,6% rispetto al 15,2 % degli italiani; il tasso di occupazione 66,8% rispetto al 56,9% degli italiani. Sul piano nazionale, invece, producono l’8,7% del PIL italiano. In piu’, nel periodo 2008/2015 le rimesse verso i loro Paesi sono diminuite del 30 per cento: segno di integrazione e che i soldi che guadagnano in Italia, li spendono in Italia, facendo lievitare i consumi e il mercato immobiliare, oltre che generare introiti per il fisco, aprire nuove imprese che danno lavoro e pagare le nostre pensioni: nel 2014 i contributi versati dagli immigrati hanno raggiunto quota 10,9 miliardi che sono equivalenti a 640mila pensioni italiane” [9].

Gli ebrei stanno fallendo in tutte le nazioni nel convincere con disinformazione giudeo-sovietica i gentili che le scimmie nere siano una risorsa imprescindibile per salvare la nostra società, e addirittura per aumentare il walfare. Tutto ciò è chiaramente un falso, tutti possono vedere i costi processuali e in termini di sicurezza, sanitaria e sociale, che queste persone portano con sé, senza contare i costi del walfare, o stato sociale, che loro stanno divorando, e non accrescendo come l’ebreo Librandi vuole farci credere. Il mercato immobiliare non lievita affatto, gli immigrati con la loro microcriminalità dilagante lo hanno portato al collasso, il loro tasso di fecondità è più alto, questo significa un maggior numero di parassiti che seguiranno a ciondolare per le nostre città. Quanto alle statistiche sul PIL bisognerebbe fare un indagine etnica per capire se sono ebrei quelli che le pubblicano, così da screditarle immediatamente. Quanti ebrei ci sono nell’ANPAL? Non è che per caso sono delle giudeo-statistiche? Perché se così fosse, invitiamo gli italiani a screditare le statistiche degli ebrei, in quanto servono a confezionare meglio le loro menzogne, dietro la facciata dell’obiettività e delle scienze esatte, quando tutti sanno che le statistiche sono facilmente manipolabili per portare acqua al proprio mulino.

Questa si chiama sovversione ideologica, ovvero l’alterazione della percezione della realtà nel tuo nemico, al punto tale che tale nemico concepisce come alleato, quello che in realtà è un nemico e/o un parassita. Gli ebrei non sono degli alleati dell’occidente, non lo sono mai stati, e stanno impegnando tutte le loro energie per convincervi che i parassiti di tutta l’Africa e il Medio-Oriente, sono in realtà una risorsa fondamentale.

  • Utilizza la tattica giudaica del mimetismo ideologico.

Librandi sta col centro-destra oppure col centro-sinistra, l’importante è parassitare gli italiani. Sul sito di “Unione Italiana”, una lista elettorale fondata da Gianfranco Librandi stesso, possiamo avere ulteriori dettagli della sua biografia per capire come abbia le mani in pasta ovunque:-“Docente di Economia Aziendale presso l’Università eCampus, e consulente del Ministero dell’Industria sui temi legati al risparmio energetico e della Delegazione Parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’Iniziativa Centro Europea (INCE). Sostenitore e componente del direttivo di numerose associazioni operanti nel settore sociale, scientifico, culturale e sportivo” [10].

Fondatore e presidente dell’Associazione culturale Satelios, ha promosso a Saronno diversi convegni sul tema delle “Emergenze Planetarie” alla presenza del prof. Antonino Zichichi e diversi incontri culturali con l’allora Presidente del Senato Prof. Marcello Pera, gli scrittori Luca Goldoni, Massimo Introvigne e Dacia Maraini, gli economisti Oscar Giannino e Claudio Privitera, il giornalista e scrittore Magdi Cristiano Allam, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’ex portavoce di Papa Giovanni Paolo II Joaquin Navarro Valls, a cui è molto vicino anche come sostenitore dell’Università Campus Biomedico di Roma.

Fondatore e presidente della web tv Satelios e del quotidiano on line Satelios News, componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Magna Carta con sede a Roma. A Saronno è stato consigliere comunale nel gruppo Forza Italia e poi PDL,  Vice Presidente della Commissione Bilancio e Consigliere incaricato per le Politiche Energetiche.

Fondatore e segretario nazionale di UNIONE ITALIANA, un soggetto politico nato dalla volontà di un gruppo di persone che credono e si riconoscono nell’identità italiana e nella tradizione cattolica, liberale, sociale democratica ed occidentale e che ha nell’etica, nella meritocrazia e nella competenza i suoi valori fondamentali” [11].

Unione Italiana è una lista di centro-destra, anche se poi Librandi da destrorso è diventato giudeo-bolscevico del PD.

In questo fuorionda (vedi link sottostante), probabilmente in prossimità delle elezioni, diventa leghista (ma sempre istigando la truffa dei “soldi per i rimpatri”):

https://t.me/la_questione_giudaica/60

“Quelli che vengono riconosciuti profughi, hanno diritto di stare qua, che sono il 5%, o chi ha un lavoro, un posto di lavoro in un’azienda” [12].

“Allora, io lo immagino già questo lavoro. Ci sono cento posti nelle concerie, benissimo, allora tu mi devi dare il tuo nome mi devi dire che studi hai fatto, che lavoro hai fatto, se non hai precedenti penali, tutte queste cose […] d’accordo? Allora, poi c’è il lavoro da pizzeria, il lavoro da calzolaio, il lavoro da idraulico, ce ne sono tantissimi, […] uno deve dimostrare di venire qua perché vuole fare qualcosa, e ti dirò di più, magari ci sarà un momento che questi non hanno le capacità diciamo di fare questi lavori, potremmo anche insegnare a fare questi lavori, diciamo umili, dove gli italiani diciamo “sfuggono”, chiamiamo così, cioè dove gli italiani non si propongono più. Però dobbiamo essere molto duri, chi viene, non ha un lavoro se ne va a casa, a casa, basta. […] Sai perché non vengono portati indietro? Perché dicono che non ci sono i soldi, per portarli indietro, no? […] O perché non c’è l’accordo con la nazione per portarli indietro. Allora noi dobbiamo risolvere questo problema. A parte che ci sono gli accordi bilaterali con…no ma è il problema dei soldi! Dobbiamo creare il fondo per il rimpatrio” [13].

  • Utilizza la tattica giudaica della proiezione giudaica.

Librandi accusa gli italiani per i reati commessi dagli immigrati:- “Precedentemente si era scagliato contro l’ormai famosissimo pensionato che aveva sparato al ladro penetrato nella sua casa: «Prima di sparare». Sentenziò Librandi, «avrebbe dovuto dire “altolà, chi va là” e sparare in aria»” [14].

  • Difende Israele per delle decisioni che invece critica quando vengono prese in Italia.

Di Shimon Peres, un primo ministro dello stato di Israele ( e un macellaio di palestinesi), ha parlato così:

“(ITALPRESS) – Roma, 28 set 2016

“Addio a Shimon Peres, uomo del dialogo e politico responsabile che ha dato un contributo fondamentale a quel processo di pace che deve necessariamente riprendere in Medioriente. L’ex presidente israelianoche ho avuto l’onore di salutare a Cernobbio poco tempo fa – ha saputo tutelare i diritti del popolo israeliano in modo intelligente, mettendo in evidenza la necessita’ di lavorare in modo continuo per debellare gli estremismi violenti presenti nei Territori palestinesi, nell’ottica di costruire una pace stabile e duratura”. Lo afferma in una nota Gianfranco LIBRANDI, parlamentare di Scelta Civica” [15].

Librandi è nazista quando deve difendere  Israele, mentre è giudeo-bolscevico quando deve istigare l’immigrazione di scimmie in Italia. Niente di nuovo, tutti gli ebrei “italiani” sono fatti così. Gli “estremismi violenti” per il nazista Librandi esistono in Israele, in Italia invece, devi “dire “altolà, chi va là” e sparare in aria»””.

  • Ha avuto uno strano lapsus, da interpretare.

Librandi in questo video dice di essere immigrato nel nord Italia:

https://t.me/la_questione_giudaica/61

“Io sono stato un immigrato, la mia famiglia è stata un’immigrata nel nord, dalla calabria, e sono stato preso in giro, ha capito? […] quando ero immigrato, dalle stesse persone che adesso…” [16].

Quando Librandi dice “immigrato, dalle stesse persone che adesso…” si riferisce agli abitanti italiani della città di Fiumicino, è stato interrotto ma la sua frase completa doveva essere grossomodo questa:- “Io sono stato un immigrato […] e sono stato preso in giro […] dalle stesse persone che adesso (dicono che li sto prendendo in giro)”, in quanto una cittadina italiana ha rimproverato a Librandi di ripetere sempre le stesse cose e prendere in giro gli italiani. Quindi in questo stralcio di trasmissione lui afferma di essere emigrato dal sud Italia per arrivare al nord Italia.

In quest’altro video (già citato poc’anzi parlando del mimetismo ideologico) afferma di essere emigrato verso la Germania: https://t.me/la_questione_giudaica/60

” […] pensavo agli italiani quando andavano all’estero a cercare di lavorare, mi immedesimavo di quando io andavo in Germania, mi trattavano male, quando capisci, mio nonno mio padre, tuo nonno” [17].

Quello di Librandi è un semplice lapsus o va guardato alla luce del suo comportamento ebraico? “laquestionegiudaica” ipotizza che i nonni di Librandi possano essere degli ebrei, immigrati in Italia dalla Germania, forse proprio con l’ascesa del nazionalsocialismo, oppure erano ebrei “italiani” che durante il ventennio fascista sono andati a nord, magari nella neutrale Svizzera. Quando non si conosce l’ebraicità di un individuo, “laquestionegiudaica” consiglia sempre di guardare ai nonni di quest’ultimo.

  • Le sue liti televisive con Giorgia Meloni sono simulazioni giudaiche, perché sottobanco finanzia il centro-destra.

“C’è una sorpresina nell’elenco dei finanziatori di Fratelli di Italia- il partito di Giorgia Meloni– depositato alla tesoreria del Parlamento con tanto di dichiarazioni congiunte. Nei 161 mila euro arrivati nell’ultimo anno c’è anche un contributo di 10 mila euro versato il 7 ottobre scorso dalla TCI Comunicazioni Italia srl di Saronno. E’ l’azienda posseduta al 95% e amministrata da Gianfranco Librandi, responsabile finanziario di Scelta civica fin dai suoi esordi, scelto proprio da Mario Monti.Fa specie che un deputato di uno schieramento finanzi volontariamente un partito avversario. Ancora più singolare è che il partito della Meloni accetti un contributo, per quanto limitato, da quello che dovrebbe essere il nemico per eccellenza: il cassiere del partito che ha varato la legge Fornero, che viene accusato proprio da Fratelli di Italia di connivenza con l’Europa dei poteri forti, con i salotti di Bildeberg, la Trilateral e così via. Pecunia evidentemente non olet, e riesce ad andare perfino al di là dei contrasti personali. La Meloni e Librandi infatti se ne sono dette sempre di tutti i colori in trasmissioni televisive, in particolare modo a Quinta Colonna, condotta da Paolo Del Debbio” [18].

Gli italiani dormono, mentre gli ebrei ridono guadagnando sulla nostra miseria e fingendo di litigare tra di loro. Questa di finanziare il proprio nemico, potrebbe essere una tattica giudaica, nel senso che potrebbe essere utilizzata dagli ebrei per riconoscersi tra loro. Siamo della convinzione che gli ebrei usino effettivamente dei “codici comportamentali” tali per cui riescono a riconoscersi tra di loro, anche attraverso un elevato livello di camuffamento.

Ma ecco chi fa sul serio, un altro ebreo che parla di necessità di integrazione (che nessun italiano ha mai chiesto alla nostra classe politica) e di come gli italiani debbano pagare delle tasse per favorire ciò:

“Caro David, hai letto il nostro pezzo su “il Talebano”? Che ne pensi?

Buono, ottimo, condivisibile in molte parti.

Ma spiegaci un po’ la tua posizione sui Rom e l’immigrazione.

Benissimo, intanto mi hanno affibbiato un aggettivo che non apprezzo perché non è vero, non mi piace e non mi appartiene. Io non sono un buonista. Non sono come quella sinistra che dice “si accogliamoli e assistiamoli”… No! Ci vuole un progetto che coinvolga i Rom come gli immigrati. Vanno assimilati. È anche stupido dire mandiamoli a casa, non ha senso perché irrealizzabile e quindi è utile solo per una politica dello scontro. Ecco, questo credo sia assolutamente sbagliato” [19].

“Nel nostro articolo oltre all’analisi vi è anche una soluzione, tu cosa proponi?

Investimenti per l’integrazione. Si deve essere un attimino seri perché al contrario, chi paga, è sempre la povera gente. Lo stato deve investire un bel po’ di soldi  per spazi ben strutturati dove sia i rom e gli immigrati possano integrarsi e non sentirsi esclusi dalla società; sentendosi esclusi è evidente che vi saranno sempre problemi. Come si fa a non capirlo?

In Veneto vi è un modello integrativo che funziona, tu invece cosa proponi?

Hai presente Massimo Cacciari? Lui fece un ottimo lavoro e garantì sicurezza sociale. Certo ha dovuto investire soldini, un bel po’ di soldi… Ma ha funzionato! A Mestre ha creato un villaggio controllato e con il tempo si stanno vedendo i risultati, l’integrazione è possibile, servono soldi, capacità e lungimiranza.

Di soldi se ne versano tanti, forse troppi. Non credi?

No. I soldi non si versano per risolvere i problemi delle persone, dei rom e dell’immigrazione ma per sostenere cooperative che non fanno il loro dovere perché non controllate. Ecco poi i casi come quello di mafia capitaleBuzzi Carminati. Li la colpa è della sinistra, di un buonismo da “mentecatti” (aggettivo nostro, non appartenente al linguaggio sempre educato di Parenzo), “vogliamoci bene” e tolleriamo tutto senza controllare… Dove ci sono i soldi deve esserci controllo, vanno fatte verifiche su come vengono utilizzati, si deve attestare che gli assistenti sociali funzionino. Ripeto, servono soldi e controlli. A Firenze ci sono gruppi di Rom che rubano alla stazione, la mia proposta di creare delle cooperative per dare loro lavoro è anche un po’ provocatoria, ma dettata da una semplice ragione: se non dai l’alternativa non puoi nemmeno accusarli. Sono esclusi e allora integriamoli con il lavoro, dando loro delle regole e facendole rispettare, tutto questo è possibile grazie a un progetto ben strutturato” [20].

E se invece facessimo il test del DNA ai dirigenti di queste cooperative e scoprissimo che “per caso”, sono risultati essere ebrei? Forse è per questo che i controlli non si fanno, oppure “laquestionegiudaica” azzarda troppo signor Parenzo?

“Tu parli di soldi, ma dove li prendiamo ora?

Con le tasse!!!

David, le tasse andrebbero abbassate, mica alzate, le persone sono massacrate da questa sinistra che alza solo le tasse.

Vero, ma ora spiego meglio il mio discorso. Il costo economico va pagato dalla società in quanto poi vi sarà un ritorno di sicurezza sociale. Ora va certamente sviluppato un percorso di diminuzione della tassazione ma resta comunque il fatto che i soldi vanno reperiti dal “pubblico” e il beneficio per i comuni che adotteranno questa metodologia saranno verificabili. La sicurezza è una necessità e ha costi. Faccio un esempio: se in campo medico applico la prevenzione poi avrò un risparmio sulle cure, quindi il mio investimento iniziale sarà alla fine minore di quello del costo di un intervento per curare il malato. Lo stesso vale per la sicurezza, se noi investiamo oggi domani avremo un risparmio. E chi dovrebbe investire se non lo stato? Al contrario, mantenendo così le cose nessun risultato sarà ottenibile e si spenderanno sempre più soldi … E forse le cose peggioreranno pure”  [21].

Per sicurezza sociale David Parenzo (ebreo) intende dire che bisogna ingrassare ancora di più i parassiti come lui, anche se non sono ebrei, solo così se ne staranno buoni, bisogna dire che il suo ragionamento non fa una piega!

Tra i sinistrorsi non può mancare il nostro grande vecchio, la versione all’italiana di George Soros, un parassita primario (quindi un ebreo) che con la sua presenza ha appesantito la spina dorsale dell’Italia fino a renderla economicamente paraplegica: Carlo De Benedetti.

“Parla chiaro Carlo De Benedetti, presidente della fondazione Rodolfo De Benedetti, e spiega cosa pensa del fenomeno immigrazione. Lo fa davanti ad una platea attenta, arrivata alla Reggia di Caserta per  la presentazione di due studi sul rapporto immigrazione illegale e criminalità.

”Che la Bossi-Fini abbia fallito lo ha ammesso lo stesso Fini. La gente ha acquisito l’equazione immigrazione uguale criminalita’. Ma non e’ cosi’. Infatti, e’ solo con l’immigrazione irregolare che aumenta la criminalita’. E l’immigrazione irregolare e’ dimostrato sia aumentata con regole piu’ strette: tanto piu’ sono gli irregolari, tanto piu’ crescono i reati, spesso compiuti da chi dovendo sopravvivere diventa manovalanza della criminalita”,  ha sottolineato De Benedetti.
Dalla ricerca emerge che in un Paese in cui il 53% della popolazione associa il termine immigrazione al concetto di criminalita’, e solo l’8% all’idea di integrazione, i reati crescono solo se collegati all’immigrazione illegale, aumentata negli ultimi anni con l’applicazione di politiche restrittive. Per ribaltare questo trend negativo – e’ la ricetta emersa nel corso del dibattito svoltosi alla Reggia  – occorre puntare sull’integrazione culturale piu’ che su leggi restrittive” [22].

Anche queste sono delle affermazioni assolutamente demenziali, non si può credere che conferire dei diritti a dei parassiti li trasformerà in produttori pacifici, specie quando hanno già vitto alloggio e medicinali, quanto ai palestinesi, gli ebrei in maniera speculare affermano che sono dei parassiti ingrassati dall’UNRWA e che invece di fare qualcosa di produttivo lanciano razzi, pur avendo vitto alloggio e medicinali, e che invece di costruire bunker  per proteggere i civili dai bombardamenti di Israele, costruiscono tunnel per infiltrarsi nello stato ebraico e attaccare i civili israeliani (in realtà è meglio così, altrimenti gli ebrei avanzerebbero qualche scusa basata sul terrorismo e userebbero ordigni per far saltare i bunker, mentre i palestinesi se ne starebbero stipati come sardine all’interno di tali bunker aspettando la morte che arriva dal cielo – dominato dagli arei israeliani – e sarebbero costretti a scavare suddetti bunker talmente in profondità che Satana gli chiederebbe comunque un affitto di mille anime al mese. Ma purtroppo, tornando alle affermazioni di De Benedetti, nonostante la palese assurdità di tali dichiarazioni, ci sono molti italiani pecore matte, cioè i cosiddetti italioti, disposti a credere alle menzogne degli ebrei, e al loro atteggiamento tutt’altro che imparziale, quindi falso. Gli ebrei “italiani” sono quelli che gli ebrei israeliani chiamerebbero attivisti filo-palestinesi e pacifinti***.

“Va dunque accelerato il processo di legalizzazione degli immigrati e provvedimenti come la cittadinanza a chi nasce in Italia sono da auspicare: ”Fosse per me – aggiunge De Benedetti – darei la cittadinanza anche a chi, come il ministro Kyenge, rappresenta l’Italia con merito pur non essendovi nata”” [23].

L’obiezione secondo la quale sarebbero solo gli ebrei di sinistra a fomentare l’immigrazione è sbagliata, altrimenti come si possono giustificare le affermazioni di Guliano Ferrara? E che dire di Enrico Mentana (ebreo)?

“E l’ha fatto anche sulla marcia pro-migranti di Milano. C’è chi non ha apprezzato la manifestazione. Ed è proprio contro queste persone che Mentana si scaglia. “Sui social tanto tanto livore per chi manifesta a Milano oggi. Si può non essere d’accordo in nulla con le ragioni di chi marcia, ma perché tutto questo veleno? Perché un odio così forte verso l’idea di accoglienza? Perché quelle litanie sul sostegno che non si darebbe invece agli italiani poveri? Chi non lo darebbe, l’Unicef? Emergency? La Caritas? O invece, molto più probabilmente, una buona parte degli stessi autori dei commenti? Vi rode forse che tutto questo avvenga nella città che è stata sempre l’emblema dell’accoglienza, negli anni delle migrazioni dal sud, che tuttora accoglie più di tutti, e ciò nonostante produce occupazione e sviluppo? Vi piacerebbe che le cose andassero male, che la festa si trasformasse in qualcos’altro“, scrive il giornalista” [24].

Anche Mentana si cimenta in disinvolte proiezioni giudaiche sui gentili e affermazioni aberranti sull’immigrazione che nelle sue parole affettate produrrebbe occupazione e sviluppo. Mentana si chiuda da solo per una settimana in qualche stazione metropolitana di Milano, poi ne riparliamo.

“Mentana poi continua rincarando la dose: “Non avete mai mosso un dito contro mafiosi e camorristi, contro gli evasori e i corrotti, sbraitate solo quando acciuffano un politico ladro, purché della parte opposta alla vostra, avete fatto il tifo per la banda di Romanzo Criminale e i Savastano di Gomorra, parcheggiate in seconda fila e ve ne fregate della differenziata, e però per voi la vergogna sono quei manifestanti di Milano. Non concepite che uno possa aiutare chi ha bisogno, e infatti diffondete la calunnia che le Ong siano spinte dal lucro e dal malaffare. Mi sono chiesto per tanto tempo come sia stato possibile che da noi, 80 anni fa, le leggi razziali siano state varate e attuate senza nessuna reazione popolare. Ma come, noi, gli “italiani brava gente”, restammo zitti, e anzi partecipammo con zelo alla loro applicazione, alcuni fino alle estreme conseguenze? Grazie a voi, al cinismo ferino delle vostre parole, ho potuto capire di chi siete ideali eredi. E siccome, è cosa nota, la storia si ripete in farsa, magari arriverà il giorno, come avvenne dopo la Liberazione, in cui cancellerete in fretta e furia i vostri tweet e correrete a giurare e spergiurare che quel 20 maggio a Milano, a manifestare per una buona causa c’eravate pure voi..” [25].

“Enrico Mentana, giornalista e direttore del telegiornale di La7, sta promuovendo su Facebook e sul tg che dirige una raccolta fondi – organizzata insieme al Corriere della Sera – a favore delle persone colpite dal terremoto di mercoledì nel Lazio: un’iniziativa analoga ad altre organizzate in passato da Mentana quando era direttore del Tg5. Rispondendo alle molte persone che gli hanno scritto commenti di protesta, sostenendo che il governo dovrebbe usare a favore delle zone coinvolte dal terremoto i fondi destinati alla gestione dell’immigrazione – peraltro rilanciando la vecchia storia degli “immigrati negli alberghi” – Mentana ha scritto:

«Non si era ancora al tramonto della prima giornata dopo il terremoto e già la pestilenza del web tornava a diffondersi: “nelle tendopoli metteteci gli immigrati, così lasciano agli sfollati le camere negli alberghi a 5 stelle”. Ed è evidente che non gli interessa né degli uni né degli altri. Vogliono solo contribuire a loro modo, versando bile»” [26].

Passiamo quindi a Lilli Gruber (ebrea), quella che parla dell’islamismo in Iran, ma gli aspetti dell’islamismo e la figura della donna in Iran di cui scrive nei suoi libri, sono gli stessi che vuole importare nel nostro paese, ma sempre dietro i più alti principi di umanità, solidarietà, integrazione ecc. come del resto vogliono tutti (o quasi) i parassiti appartenenti al “popolo eletto”, altrimenti senza islamizzazione come fa il loro messia a governare tutte le nazioni? Potremmo anche cercare delle ragioni geopolitiche in queste dichiarazioni degli ebrei, forse in passato hanno governato più di nascosto e meglio le nazioni islamiche che non quelle cristiane, ma non è una spiegazione sufficiente per capire le ragioni di questa loro continua propaganda e istigazione al genocidio.

Per capire la falsità e la malafede di questo personaggio, non c’è bisogno di leggere i suoi libri, perché la sua opinione sull’islam la si evince già nell’introduzione a quest’ultimi. Ad esempio su amazon si possono leggere introduzioni e anche capitoli iniziali. Nell’introduzione al libro di Lilli Gruber “Chador: Nel cuore diviso dell’Iran”, leggiamo:- “In un viaggio nel presente e attraverso i luoghi di una storia millenaria, Lilli Gruber ci mostra da vicino la realtà di questa grande nazione: incontra intellettuali e giornalisti perseguitati; intervista la figlia di Khomeini e la premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, ma anche tassisti, pellegrini, imam, ex Mujaheddin, calligrafi e blogger; visita centri per ragazze maltrattate e studi di chirurghi plastici, entra nelle moschee proibite e nelle case dell’alta società di Teheran. La sua è una sorprendente immersione in un mondo in cui la teocrazia dei mullah convive in precario equilibrio con una diffusa ansia di libertà, e i veli neri si alternano ai foulard colorati. Una testimonianza unica per osservare in una luce completamente diversa un Paese fondamentale per gli equilibri del Medio Oriente e dell’universo islamico” [27].

Mentre nell’introduzione a “Figlie dell’islam: La rivoluzione pacifista delle donne musulmane”, rinveniamo le seguenti delizie:-“Shabara è nata in Inghilterra da una famiglia pakistana, si sente “inglese al cento per cento” e il velo islamico lo mette solo quando va in moschea. Sua cugina Tiyaba lo tiene sempre: le hanno detto che nel giorno del giudizio il diavolo urinerà sulle teste delle donne che non lo portano. Asmaa ha una cicatrice che non guarirà mai: a quattro anni, la mammana del suo villaggio egiziano le ha reciso il clitoride con un rasoio. La madre di Husnia si è sposata a nove anni ma a quattordici sua figlia, oggi docente universitaria nello Yemen, è riuscita a rifiutare il marito scelto per lei. M., psicoanalista, e altre quarantasette donne dell’alta borghesia saudita si sono messe al volante per protestare contro la legge che vieta loro di guidare; hanno percorso poche centinaia di metri prima di essere arrestate. Khadija, fuggita dall’Algeria della guerra civile, ha scatenato polemiche indossando l’hijab per condurre il tg su Al Jazeera. Proprio perché non voleva uscire senza velo, Hayrunisa, l’attuale first lady turca, da giovane è stata costretta a rinunciare all’università: nel suo Paese il copricapo islamico è proibito nelle istituzioni pubbliche. A Tangeri, Meriam scrive la tesi di dottorato sulla condizione delle prostitute e per le sue ricerche ha vissuto un mese con loro; l’hanno sgridata perché non rispettava il digiuno del Ramadan.

Sono solo alcune delle voci che Lilli Gruber ha ascoltato nel corso del suo viaggio nel mondo islamico, alla scoperta di un universo femminile che si batte con straordinario vigore per il riconoscimento dei propri diritti in una realtà maschilista e retrograda. È una lotta che non conta solo per il destino delle donne: dalla loro battaglia rivoluzionaria dipende l’avvento della democrazia e della modernità nei Paesi islamici, unico rimedio contro i mali opposti e intrecciati dell’estremismo e del dispotismo” [28].

Appunto, se come scrive Lilli Gruber nei paesi islamici c’è “una realtà maschilista e retrograda”, perché la Gruber li istiga a venire tutti quanti qui, ben sapendo che sono per la maggior parte uomini le scimmie nere e i semiti islamici venuti a sterminarci? Lilli Gruber afferma maliziosamente che è nell’interesse degli italiani integrare i migranti, o in altre parole, entrare in guerra civile con loro, peccato però che poi scriva nei suoi libri che è dalle donne e “dalla loro battaglia rivoluzionaria” che “dipende l’avvento della democrazia e della modernità nei Paesi islamici, unico rimedio contro i mali opposti e intrecciati dell’estremismo e del dispotismo”. L’unico rimedio al fanatismo islamico è importare la democrazia in medio oriente da parte delle donne del posto, ma nel frattempo, sempre secondo la Gruber, è meglio islamizzare prima l’Europa!

E per finire, ecco l’introduzione di un altro libro di Lilli Gruber,  “L’altro islam: In viaggio nella terra degli sciiti”, in cui si può leggere di ulteriori amenità:-“È un viaggio alla scoperta di una dimensione più complessa e profonda: il mondo degli sciiti, l’“altro Islam” rispetto all’ortodossia dei sunniti. Chi sono davvero gli sciiti? Dobbiamo avere paura del loro fervore religioso? Qual è il progetto dei capi da cui prendono ordini? Per rispondere a queste domande, Lilli Gruber ha percorso le strade di Baghdad, ha incontrato leader religiosi, ha visitato le moschee e le scuole coraniche della città santa di Najaf. E ha raccontato i Paesi da dove negli ultimi decenni è stata lanciata al mondo la sfida sciita: l’Iran della rivoluzione islamica di Khomeini nel 1979 e il Libano in cui l’invasione israeliana del 1982 è stata all’origine del potere di Hezbollah. Un libro necessario per capire il Medio Oriente e l’estremismo islamico. Perché, oggi più che mai, le parole di Lilli Gruber risuonano drammaticamente attuali: “Non siamo stati capaci di fermare la guerra in Iraq, ma ora dobbiamo impedire la prossima: una guerra di religioni, di culture, di civiltà, nella quale gli ideologi neoconservatori e i fanatici del jihad vogliono trascinarci” [29].

Lasciate perdere il pluralismo affettato di cui Lilli Gruber avrà probabilmente ammantato i suoi libri sull’islam, è un pluralismo di facciata che si pone come maschera anche nel giudaismo, volendo distinguere tra estremisti e moderati per placare le ansie dei gentili, semiti islamici e semiti giudaici condividono una parte del loro patrimonio strategico, l’unica differenza è che gli ebrei sono più subdoli, passano più inosservati, e sono di gran lunga più raffinati rispetto agli islamici nell’applicare le loro tattiche sovversive all’interno delle nazioni che invadono, questi sono popoli etnocentrici, non sono come i gentili, sono in grado di compiere reati associativi su una scala che noi non immaginiamo neanche, per questo gli ebrei continuano a ripetere che è imbarazzante parlare di cosiddette “teorie della cospirazione”. Quando l’enclave musulmana ha cominciato la sua jihad in Bosnia e Milosevic ha provato a contenerla, molti islamici da tutto il medio-oriente si sono riversati in Jugoslavia appoggiati dall’organizzazione NATO – quindi dall’americanismo-giudaismo – per partecipare alla jihad dei loro correligionari. Ora che la capitale di Israele è Gerusalemme tutto il mondo arabo è unito e coeso contro Israele, almeno in apparenza. Voi riuscite ad immaginarvi una comunità italiana minacciata in qualche zona del mondo? Credete forse che gli italiani si alzerebbero dalle loro poltrone per aiutare i loro connazionali? Quello che bisogna capire è la profonda e inconciliabile diversità tra i popoli etnocentrici e quelli che non lo sono, o non si capirà il nostro ragionamento.

E poi se questi paesi hanno queste teocrazie è perché alla maggioranza delle persone del posto sta bene così, sono le stesse donne a togliere il clitoride ad altre donne, sono anche loro ad essere intolleranti, sarebbe sbagliato e fuorviante dire che in tutti questi paesi citati da Lilli Gruber c’è sempre una minoranza di estremisti al potere, sono altresì i rappresentanti della maggioranza a governare, e si tratta di una maggioranza estremista.

Questa persona prende in giro gli italiani, si rende perfettamente conto della minaccia alla nostra sicurezza nazionale, ma lei come tutti gli ebrei, i parassiti primari, istiga l’immigrazione di parassiti secondari per sterminarci, è questa l’unica verità, tra l’altro già affermata dai rabbini ebrei “francesi”, ma gli ebrei sono in grado di rivoltare la mente dei gentili come un calzino facendogli credere anche agli unicorni volanti, come alle varie – e tra loro contraddittorie, quindi non credibili, o almeno non tutte – gasazioni con l’acido cianidrico durante l’evento che chiamano Olocausto, prima all’aperto, poi in camere con le finestre i cui vetri venivano rotti dalle SS per gasare gli ebrei, poi ci hanno parlato di camere a tenuta di gas, cioè quattro muri e una porta, col gas che sarebbe uscito dai rubinetti delle docce, poi dopo aver fatto notare che avrebbe corroso i rubinetti, hanno detto invece che veniva versato da aperture dall’alto, poi si è mostrato che il gas noto come acido cianidrico è incendiario e non poteva stare di fianco ai forni crematori, e la testimonianza di Rudolf Hoss che entrava nella camera a gas quando non sentiva più lamenti, si è rivelata contraddittoria con la comparsa di “spioncini con protezioni a tenuta di gas” e coi documenti di Jean Claude Pressac che parlano di “rilevatori di acido cianidrico” posti vicino ai forni e vicino alle camere a gas. Potremmo parlare anche dei forni crematori, cioè di come si cremavano duemila ebrei al giorno nei forni nazisti mentre oggi non si riescono a cremare più di venti morti, né si sono mai ritrovate le ceneri di questi sei milioni di cadaveri. Per legge non si può negare l’Olocausto, è ciò che gli ebrei impongono in tutti i paesi strangolandoli dall’interno, ma possiamo ancora parlare dei vari tipi di gasazione di cui hanno parlato gli ebrei nelle loro memorie. Gentili lettori, potete credergli, sulla base di quali evidenze non sappiamo, e potete anche non notare le contraddizioni dei loro resoconti, potete scegliere la camera a gas che preferite tra le versioni che gli ebrei vi hanno offerto. Ma parleremo in altri interventi del tema delle camere a gas, come anche di ebrei famosi, fucilati dai nazisti sul fronte est durante la seconda guerra mondiale, come riportato da Solgenitsin nel suo lavoro “Due secoli insieme”, citando le enciclopedie giudaiche, anche se ci piacerebbe conoscere l’opinione del “Comitato di Dibattito Aperto sull’Olocausto” al riguardo.

Tornando agli sproloqui di Lilli Gruber, vuole illudere gli italiani con fiumi di inchiostro, coi quali cerca di convincere i gentili che gli islamici sono integrabili, brandendo “l’arma della disobbedienza”:-“L’islam ci fa paura. Per i fanatici che in suo nome seminano morte nel mondo, e perché è la religione dominante nell’ondata migratoria da cui l’Europa teme di venire sommersa. Di questa paura e dei nostri pregiudizi siamo prigionieri, così come lo sono gli stessi musulmani, spesso ostaggio di un’interpretazione retrograda del Corano. È possibile aprire un discorso comune sulle regole e sui valori? E cosa ci aspetta in un futuro in cui l’islam avrà un ruolo sempre più importante, anche in Italia? Sono domande che mettono in gioco la nostra identità, a partire dalle conquiste fondamentali e più minacciate: i diritti e la libertà delle donne, su cui si misura il progresso di una società. In questo libro battagliero, Lilli Gruber ci conduce in un’Italia che cambia sotto i nostri occhi: dal porto di Augusta, presidio permanente dove approdano i migranti in fuga da fame e guerre, fino all’amara sorpresa della propaganda estremista nelle periferie di Roma, incontriamo giovani pasionarie che rivendicano il diritto al velo e imam prudenti che temono la radicalizzazione, agenti segreti e italiane convertite. Mentre sullo sfondo scorre la storia dei decenni che hanno insanguinato il Medioriente, un avvincente racconto ci porta dai tormenti del Siraq, luogo di nascita dell’Isis, all’Iran riconciliato. Per scoprire che dietro lo “scontro di civiltà” si nasconde un grande inganno. E che l’unica arma da brandire è quella della disobbedienza, per difendere uno spazio comune di dialogo e di libertà” [30].

In cosa consista tale “arma della disobbedienza”, se non nelle barricate, nell’affondamento dei barconi, e nel minacciare i nostri politici, non ci è dato sapere, e in realtà non ci interessa, perché è sicuramente una scemenza giudaica che richiederebbe tempo smontare e sorbirsi (le probabili balle di Giuliano Ferrara sulla guerra in Libia sarebbero più facili da smontare, visti i risultati di tale guerra, e viste le verità che nel frattempo sono venute a galla). Le recensioni su amazon di questo libro (“Prigionieri dell’islam. Terrorismo, migrazioni, integrazione: il triangolo che cambia la nostra vita”) di cui abbiamo citato l’introduzione, sono ovviamente a maggioranza musulmana, con una minoranza di utili idioti italiani, gli italioti che fanno da ingranaggi inconsapevoli degli ebrei e degli islamici, nella sovversione della nazione Italia. In realtà gli islamici moderati non esistono, hanno in comune con gli ebrei una tattica: “un passo di tattiche/crimini, per dieci passi di inganni”. È così che abbiamo ribattezzato un atteggiamento in comune tra ebrei e islamici, cioè quello di citare molti passi dei loro testi sacri in cui si dipingono come docili e ospitali, mentre ci sono altri passi che dicono chiaramente chi sono e che intenzioni hanno, e quando i gentili gli fanno notare tali passi del Corano o del Talmud, questi sovversivi rispondono che tali passi si devono “interpretare”, quindi dobbiamo stare a sentire sempre le loro affermazioni ipnotizzanti, da prendere alla lettera quando lo dicono loro, e da interpretare quando le citiamo noi, dalle stesse fonti che utilizzano loro. Sono falsi, lo abbiamo visto con gli ebrei quando abbiamo parlato dell’omicidio rituale dello zar Nicola II, citando le frasi dei rappresentanti del giudaismo che affermano che tale religione “non conosce il concetto di omicidio rituale”, ma i cui sostenitori, in tutte le nazioni dell’Occidente e del Medio Oriente, sono stati condotti in tribunale con l’accusa di omicidio rituale, per oltre ottocento anni, e a conferma di tale accusa, sono intervenuti degli ebrei giusti tra le nazioni, che senza ricatto né tortura né interessi hanno ammesso la veridicità di tale accusa. E poi come hanno fatto notare ebrei come Giuliano Ferrara, se li accogliamo come loro ci istigano a fare, ci sarà un “grande rimpiazzo demografico”. Molti di questi ebrei sono candidi nell’ammettere che ci sarà una guerra civile, pur continuando ad istigare l’immigrazione, per questo le menzogne di Lilli Gruber non funzionano.

Il capitolo su Lilli Gruber si chiude con le sue scemenze autorizzate sui quotidiani,  teoricamente italiani, praticamente dei sefarditi, a fini di sovversione ideologica:

“In realtà è dal febbraio 2016 che la legge prevede per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età» il diritto di essere tesserati presso le federazioni sportive. Adesso nel disegno di legge di bilancio è stata inserita una norma che permette il tesseramento annuale – per società affiliate a federazioni sportive – anche a giovani stranieri non in regola con i permessi di soggiorno, a condizione che abbiano seguito le lezioni a scuola per un certo periodo di tempo. Ma è chiaro che sarebbe preferibile una buona legge sulla cittadinanza con requisiti, diritti e doveri uguali per tutti, indipendentemente dai talenti e dalla professione. Purtroppo, sembra improbabile che si riesca ad approvarla in questa legislatura. Tutto ciò che ha a che fare, anche lontanamente, con l’immigrazione fa troppa paura ai partiti, a pochi mesi dal voto. Ma non ho dubbi che ci arriveremo, anche perché, come non smette di ricordarci il presidente dell’Inps Tito Boeri, l’integrazione degli stranieri è nel nostro interesse” [31].

Esatto, l’intergrazione degli stranieri è nell’interesse degli ebrei, probabilmente anche il cittadino “italiano” rigorosamente anonimo che ha scritto a Lilli Gruber in questo stralcio di articolo e lo stesso Tito Boeri sono entrambi ebrei. Questo è un piccolo esempio di simulazione giudaica, in questo caso finalizzata ad istigare un genocidio. Lilli Gruber vende favole agli italiani senza crederci lei stessa, e deridendoci, è una mercante di parole contraffatte, che rappresentano solo aria fritta che puzza di integralismo ebraico, che Gruber ha provato a coprire con il deodorante dell'”integrazione”. Il suo libro avrebbe dovuto intitolarsi non già “Prigionieri dell’islam. Terrorismo, migrazioni, integrazione: il triangolo che cambia la nostra vita.” bensì “Prigionieri delle menzogne dei sefarditi: come stiamo devastando assieme agli islamici un popolo di fessi – gli italiani – ai quali presto toglieremo anche i letti in cui dormono e finanche la loro casa”.

Ma ora torniamo più su nella catena alimentare, parlando anche di un pò di violazioni di numerus clausus nello specifico, perché nella nostra rassegna degli ebrei “italiani” felici e contenti di riempire di merda l’Italia non può mancare Maurizio Molinari, quello che abbiamo sentito una volta al telegiornale, in merito allo spostamento della capitale di Israele a Gerusalemme, farneticare del fatto che gli arabi devono assumersi le loro responsabilità, perché non lo avrebbero mai fatto prima. Non ricordiamo la frase esatta, ma doveva essere comunque una scemenza, che purtroppo è nella nostra politica sorbirci perché laddove chiudiamo la bocca agli imputati gli innocenti vanno in prigione! Solo un ebreo può proiettare la responsabilità di Israele per una dichiarazione di guerra agli arabi come lo spostamento della capitale di Israele a Gerusalemme…su gli arabi! Le sue dichiarazioni in merito erano l’applicazione di un’altra tattica poc’anzi citata: la proiezione giudaica. Riparleremo in seguito dell’utilizzo di tale tattica da parte del popolo ebraico.

Dopo la formalizzazione della nuova società Gedi News Network che concentra La Stampa, Secolo XIX e le 13 testate locali ex Finegil, e’ stato deciso di affidarne la ‎direzione editoriale a Maurizio Molinari, direttore della Stampa che era già direttore editoriale del tandem Stampa -Secolo XIX” [32].

Come se non bastassero “Il Foglio dei sefarditi” e “Il Corriere dei sefarditi”, in questo paese che ignora il problema ebraico ci sono anche “La Stampa dei sefarditi” e il “Secolo XIX dei sefarditi”, e tanti, tantissimi altri giornali dei sefarditi, come l'”Espresso dei sefarditi” e “La Repubblica dei sefarditi”.

Ulteriore premessa da fare, a introduzione del personaggio di Molinari, è che nel suo libro “L’Italia vista dalla CIA”, propone una versione della strategia della tensione riduzionistica con cui prende in giro l’intelligenza dei gentili (da un atlantista come lui non potevate certo aspettarvi che puntasse il dito contro la NATO per discutere gli anni in cui si è sviluppata la strategia della tensione). “Il Foglio dei sefarditi” celebra così l’ennesimo clone di Ilya Ehrenburg:-“Ha cominciato alla Voce Repubblicana; Stefano Folli ricorda con il Foglio di una classica “grande promessa, mandava dei pezzi da Gerusalemme dove studiava all’Università ebraica, già si capiva che era un esperto di relazioni internazionali”. Ebraismo e partito Repubblicano come punti di riferimento (“Nella Prima Repubblica se eri filoisraeliano era l’unica parte dove poter stare”, dice un osservatore, ma c’è anche una grande tradizione risorgimentale mazziniana-ebraica)” [33]. In seguito parleremo del ruolo importante degli ebrei nel Risorgimento,  ruolo ovviamente omesso sui libri di storia per gentili,  mentre viene velatamente ammesso sui giornali dei sefarditi.

““Molinari è un atlantista” pare abbia detto l’Avvocato dando la sua benedizione. E atlantista è rimasto, così come bushista (all’ex presidente ha dedicato il saggio “George W. Bush e la missione americana”, Laterza, 2004), e già il termine “missione” fa parte del vocabolario molto yankee molinarista, come quello di “frontiera” e “America” (con una erre arrotata però diversa da quella dell’Avvocato)” [34].

“Tanta televisione: ospite fisso di “Otto e mezzo” ai tempi di Giuliano Ferrara, che dice: “In una trasmissione sbarazzina come la mia, mi collegavo con lui e oltre a dare ineccepibilmente notizie apriva la frase incessantemente con le parole ‘l’Amministrazione americana’, il che innalzava subito il tono anche formale del tutto”. “Dice sempre ‘l’Amministrazione’, e non ‘Obama’”, per esempio, anche se è a cena con gli amici più stretti, riferisce un amico. Libri pure tanti: il primo, sull’identità degli ebrei italiani, uscito nel 1991, con prefazione di Giovanni Spadolini (“Molinari è giornalista, ma giornalista che ama la documentazione, il rigore delle citazioni, la lettura attenta delle fonti”). L’ultimo uscirà il 4 dicembre per Rizzoli, si intitola “Jihad-Guerra all’Occidente”, ed è aggiornato ai fatti di Parigi, dicono soddisfatti in casa editrice. Il fatto che la nomina a direttore sia arrivata nel giorno del Ringraziamento americano pare avere una sua coerenza” [35].

E ovviamente il titolo dell’articolo de “Il Foglio dei sefarditi” citato sopra è:-“Atlantista e bushista, così Molinari è arrivato alla direzione della Stampa”. Come potete leggere voi stessi i sefarditi parlano in maniera schietta del loro ruolo nel Risorgimento, così come del fatto che per diventare direttore di un quotidiano italiano a tiratura nazionale come “La Stampa”, devi avere buoni contatti con l’americanismo-giudaismo, se poi sei ebreo e hai incolpato gli arabi di tutto, anche della nuvolosità del cielo, o del fatto che Israele non si è qualificato ai mondiali del 1970 e sostieni che ciò giustifica il loro bombardamento con bombe a grappolo, allora il tuo curriculum vitae è eccellente! Sei assunto con effetto immediato come direttore di “La Stampa”!

Tornando alla versione di Molinari sulla strategia della tensione è ovviamente supportato in tutto ciò da Paolo Mieli (ebreo), il suo compagno di depistaggi nonché direttore del “Corriere dei sefarditi”. Peccato però che siano entrambi smentiti da un sopravvissuto di quella stagione terroristica: Vincenzo Vinciguerra.

Questo ex membro di Ordine Nuovo si è espresso in questo modo:-“Farne un elenco richiede tempo perché sono in troppi coloro che, spesso laureati e talvolta docenti universitari, salgono in cattedra per illustrare agli italiani gli eventi della storia contemporanea raccontati non per come si sono effettivamente svolti, ma secondo gli interessi dei partiti di appartenenza e, spesso, agli apparati segreti dello Stato per i quali lavorano. Un esempio del metodo che tutti costoro impiegano per scrivere quelle che spacciano per “storia”, solo ultimo in ordine di tempo, ci viene da quanto scrivono in un libro il cui titolo non vale la pena di citare tali Mastrolilli e Molinari. I due si avventurano a parlare del caso “Gladio” e lo introducono scrivendo, testualmente, che esso è “esploso” casualmente nella inchieste condotta dal “giudice di Treviso” Felice Casson che indagava sull’attentato di Peteano nel quale morirono “cinque carabinieri”, grazie alla “confessione” del sottoscritto che “tra le altre cose rivela i legami con una struttura parallela gestita dai servizi segreti e collegata alla Nato. La struttura si chiama ‘Gladio’”. In poche righe i due compari riescono a condensare ben tre menzogne: il noto Felice Casson era giudice a Venezia, e non a Treviso; i morti nell’attentato di Peteano sono stati tre, e non cinque; e io, al Casson, non ho rivelato un bel niente su una struttura segreta con la quale non ho mai avuto alcun legame. Ci sono errori che non si possono fare, come sbagliare la sede giudiziaria in cui lavorava il Casson e il numero dei morti nell’attentato, ma che sono il frutto della superficialità con la quale i due hanno scritto un libro non di storia ma di spazzatura giornalistica. Il meglio di se stessi, i due lo danno nell’inventare che io avrei parlato a Casson di “Gladio” e dei miei legami con essa. È ormai, questa della mia appartenenza o, nel migliore dei casi, della mia contiguità con Gladio, una leggenda metropolitana che è stata inventata proprio da Felice Casson e diffusa dai giornalisti amici suoi, del Pci e del ministero degli interni” [36].

E Vinciguerra rincara la dose:-“Sul Nasco di Aurisina, invece, il Casson ha architettato la truffa più idiota: ha, difatti, sostenuto – e continua a farlo – che il detonatore a strappo usato nell’attentato del 31 maggio 1972, proveniva proprio da lì. Il Casson si è sempre opportunamente “dimenticato” di dire che la sua è una mera opinione perché, andato letteralmente fuso nell’esplosione il detonatore utilizzato residuato della Seconda guerra mondiale, nessuno è in grado di fare una comparizione con quelli trovati ad Aurisina. Furbo, il Casson, ma non abbastanza. Quando un numero sempre maggiori di giovani e giovanissimi storici subentrerà a quelli attualmente in servizio e il fenomeno di interessato cretinismo collettivo andrà via via esaurendosi, che fine faranno il piduista onorario Felice Casson, il Mastrolilli, il Molinari e tutti gli altri rappresentanti dell’italico storicume? Finiranno al macero insieme ai loro inutili libri” [37].

Dovremmo però addolcire il nostro tono con il signor Molinari, sentiremmo di dover spezzare una lancia in suo favore, perché rispetto agli altri ebrei sopra citati, per i quali non abbiamo alcun argomento con cui difenderli perché è la loro disonestà intellettuale ad essere totale e quindi a non dargli scampo, Molinari è abbastanza candido riguardo al suo popolo, in quanto ha avuto il coraggio di parlare dell’estremismo ebraico “di destra”. Ma parliamo al condizionale “dovremmo”, non “dobbiamo”, di seguito spieghiamo il perché.

“Precetti per uccidere i non-ebrei, esaltazione della strage di Hebron del 1995, tattiche paramilitari contro i soldati e il progetto di un’enclave «estranea a Israele»: è la miscela di insegnamenti e violenza che il rabbino Yizhak Ginzberg dissemina dall’accademia di «Od Joseph Hai» nell’insediamento di Yizhar, roccaforte dell’ala violenta di «Price Tag», il gruppo autore della maggioranza degli attacchi contro gli arabi in Cisgiordania.

La ribellione 

Nel libro «Baruch Hagever» Ginzburg elogia la strage compiuta da Baruch Goldestein nel 1995 nella Grotta dei Patriarchi, (29 palestinesi morti 125 feriti), e il suo braccio destro Yizhak Shapira nel libro «I re della Torah» si spinge a legittimare l’uccisione dei bambini non-ebrei perché «se cresceranno diventeranno Diavoli come i genitori»: sono i semi di un odio che ha trasformato l’accademia del piccolo insediamento di Yizhar nel baluardo di «Price Tag», il movimento di protesta nato contro il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza nel 2005 per evitare qualsiasi nuovo smantellamento di insediamenti ebraici. L’unità dello Shin Beth – il controspionaggio israeliano – impegnata a combattere i gruppi estremisti ebraici nel 2013 ha redatto un rapporto – trapelato sui media – secondo cui «sono circa 100» gli attivisti di questa «ala violenta» che formalmente sono di Yizhar ma in realtà vivono sulle «cime delle colline» nell’area fra Yizhar, Elon Moreh e Har Beracha, nei pressi di Nablus, in caravan e case mobili difese da guardie armate.

Gli attacchi

Non a caso la maggioranza degli attacchi, con armi e bombe incendiarie, messi a segno negli ultimi 36 mesi è avvenuto in 14 piccoli villaggi palestinesi dell’area di Nablus – il più colpito è Burin – dove si trova anche Douma, teatro dell’attacco di ieri. Attorno a questo «nucleo duro» ci sono, secondo lo Shin Beth, circa tremila «sostenitori o fiancheggiatori» presenti in altri «insediamenti illegali» in specifiche aree della Cisgiordania: a Nord di Ramallah e Sud di Hebron. Si tratta di estremisti che pianificano attacchi in due direzioni: colpire gli arabi per «restituire la violenza subita» e ostacolare i militari israeliani per impedire lo smantellamento di «avamposti illegali».

Il manuale

Nel manuale «Outpost Defense Program» – redatto in ebraico ed inglese – si spiega come «cinque gruppi separati di militanti devono condurre altrettante azioni isolate» per poter «distogliere i soldati dall’intento di demolire» struttura illegali. Vi sono poi gli attacchi condotti dentro i confini di Israele pre-1967, circa il 20% del totale, e sono contro i cristiani – come la chiesa della Moltiplicazione a Tiberiade, data alle fiamme in giugno – oppure contro esponenti di spicco della sinistra anti-insediamenti: dal politologo Zeev Sternell a Hagit Ofran di «Pace Adesso». Chi viene arrestato gode dell’assistenza di «Honenu», un gruppo legale di Kiryat Arba che nel 2005 raccolse fondi per Yigal Amir, l’assassino del premier Yizhak Rabin.

Ma il problema di fondo, secondo uno studio del gruppo «Yesh Din», è che «il 91% degli arrestati di «Price Tag» non viene incriminato» nonostante la decisione del governo Netanyahu, presa nel 2013, di dichiarare il gruppo «illegale». «Per avere maggiori strumenti legali bisogna classificarli come terroristi» afferma Menachem Landau, ex capo dell’unità dello Shin Beth anti-Price Tag. D’altra parte uno dei suoi rabbini ultrà, Shalom Don Wolpo, è favorevole a portare la violenza alle estreme conseguenze: «Dobbiamo creare in Giudea e Samaria un’entità separata da Israele» perché «il tradimento di Gaza 2005» dimostra che «i leader degli insediamenti sono complici del governo nell’abbandonare la terra nelle mani degli arabi».

La Stampa 1.8.2015 “[38].

La chiave è il modus operandi, dovete sempre guardare a quello per capire gli inganni e le menzogne del popolo ebraico, questi episodi di violenza sugli arabi compiuti da sedicenti estremisti ebraici sono appoggiati dal governo dello stato di Israele, anche se ufficialmente li condanna, su un piano meramente formale. Se così non fosse questi terroristi ebrei verrebbero arrestati, processati e incarcerati con l’accusa di terrorismo. La stessa cosa è avvenuta in Unione Sovietica negli anni venti, quando i socialisti sionisti e gli altri ebrei che non hanno aderito al bolscevismo, sono stati semplicemente cacciati, e non fucilati, come invece è capitato a tanti gentili russi che facevano parte dell’intellighenzia.

Aleksandr Solgenitsin, dà molte risposte a molti interrogativi, ma bisogna cercare tali risposte tra le righe, lui aveva ben capito l’estensione e la gravità del problema ebraico, ma si è finto uno stupido che segue pedissequamente le dichiarazioni degli ebrei, lo ha fatto perché voleva essere ascoltato, e voleva lanciare il suo monito in maniera indiretta, poiché non credeva che sarebbe stato efficace formulare accuse a tutto il popolo ebraico, come invece noi facciamo. Ad ogni modo, Solgenitsin spiega nella sua opera più importante quale fu il destino dei sionisti in Russia:

“E cosa ne fu dei sionisti? Ricordiamo: nel 1906, avevano stabilito e proclamato che non potevano restare lontani dalla lotta dei russi contro il giogo dell’Autocrazia e si erano impegnati nella suddetta lotta. Il che non impedì affatto, nel maggio 1918 (mentre il giogo pesava altrettanto), di dichiarare che, nelle questioni di politica interna russa, sarebbero stati d’ora innanzi neutrali, “molto evidentemente nella speranza di evitare il rischio” che i bolscevichi “li accusassero di essere controrivoluzionari”” [39].

“E in un primo momento, la cosa ha funzionato. Nel corso del 1918 e durante i primi sei mesi del 1919, i bolscevichi li hanno lasciati tranquilli: hanno ancora potuto, nell’estate1918, tenere a Mosca il congresso panrusso delle comunità ebraiche, e centinaia di queste comunità hanno avuto la loro “Settimana palestinese”; i loro giornali erano liberamente pubblicati e fu creato un club giovanile, l'”Heraluts”” [40].

“Ma, nella primavera del 1919, le autorità locali cominciarono qua e là a proibire la stampa sionista, e nell’autunno 1919 si misero agli arresti alcune personalità influenti, accusate di fare “dello spionaggio a vantaggio dell’Inghilterra”. Nella primavera del 1920, i sionisti organizzarono a Mosca una conferenza panrussa. Risultato: tutti i partecipanti (90 persone) furono internati nella prigione dei Butyrki; alcuni furono condannati, ma la pena non fu applicata, in seguito all’intervento di una delegazione di sindacati ebrei arrivata dall’America. “Il presidium della VeCeka ha dichiarato che l’organizzazione sionista era controrivoluzionaria e la sua attività è d’ora in poi vietata nella Russia sovietica […] Da questo momento è iniziata per i sionisti l’era della clandestinità”” [41].

Nell’Unione Sovietica degli anni venti l’antisemitismo era considerato controrivoluzione, e c’era la fucilazione sul posto, senza processo, per chi veniva dichiarato controrivoluzionario, per antisemitismo o per altri motivi. Ma se sei un sionista, pur essendo considerato un controrivoluzionario, la pena da scontare è la “clandestinità” forzata dalla messa al bando della propria attività. Gli ebrei applicano due pesi e due misure quando si tratta di fare giustizia contro i “controrivoluzionari”, così come quando si tratta di estirpare “l’oppio dei popoli”.

Come quando si fucilavano i preti ortodossi ma si accoglievano i rabbini al politburo come diplomatici in visita, oppure come quando, sempre in Unione Sovietica, le chiese ortodosse venivano distrutte, mentre le sinagoghe venivano solo “saccheggiate”, e che dire degli ebrei atei bolscevichi che si sono dedicati al simbolismo rituale per l’omicidio dello zar Nicola II mentre dicevano che “la religione è l’oppio dei popoli” e contemporaneamente cercavano di distruggere ogni copia del libro di Lyutostansky sull’omicidio rituale ebraico in Russia? Ma potremmo anche parlare delle simulazioni giudaiche in tempi moderni, ad esempio dei soldati dell’IDF sui quali si conducono investigazioni interne per crimini di guerra, ma fanno un paio di giorni di carcere e poi escono (nel remoto caso in cui non vengano assolti), mentre i palestinesi che vengono arrestati scontano l’intera pena detentiva come terroristi, l’unico ebreo ad essere stato trattato come un palestinese è stato Mordechai Vanunu, ma lui costituisce una lodevole eccezione: è un ebreo giusto tra le nazioni.

La guerra tra lo Shin-Bet e il “Price Tag” è una simulazione giudaica divergente**** finalizzata a compiere atti di terrorismo. Tali atti di terrorismo sono al limite della bandiera falsa, nel senso che gli ebrei etnocentrici “sacrificano”, per così dire, una parte del loro popolo per un fine comune: continuare la guerra contro gli arabi. Il governo può così proiettare sugli “estremisti”, la responsabilità degli attacchi in realtà approvati dal primo ministro in persona. È vera la parte in cui dichiarano guerra agli arabi, mentre è falsa la parte della storia in cui dicono di essere in guerra col governo israeliano e di voler incentivare movimenti separatisti. Se fossero stati una minaccia per la sicurezza nazionale dello stato di Israele anche solo potenziale, il governo gli avrebbe fatto fare una fine ben peggiore di quella che ha fatto fare agli ebrei sefarditi agli albori della fondazione dello stato di Israele, come vedremo più avanti nell’articolo. È pacifico ipotizzare che anche per l’eccidio di Hebron commesso da Baruch Goldstein si siano messi in moto gli stessi meccanismi, poiché oltre a deresponsabilizzare il governo, questo modus operandi consente di “mantenere le opzioni (di attacco) aperte” come abbiamo constatato dalle dichiarazioni di un ex-direttore dello Shin Bet, Ayalon, in questo articolo sulle capacità nucleari di Israele. A volte può essere una pallottola vagante dell’IDF, altre volte un estremista di destra, altre volte un razzo di cui non si capisce bene la provenienza, aumentando i tipi di incidenti possibili, si può continuare la guerra infinita agli arabi disperdendo in maniera uniforme ed efficiente la pressione che verrebbe esercitata sul governo dall’esterno, se questi attacchi fossero considerati provocazioni deliberate anziché “incidenti”.

Tornando a Molinari badate bene, gli ebrei che dicono qualche verità ogni tanto non sono ebrei onesti, come vedremo per alcune simulazioni giudaiche o anche per dichiarazioni isolate, anche quelli che sembrano ebrei buoni in realtà non lo sono. In particolare spesso gli ebrei raccontano una verità ma depistano i gentili su altri argomenti per poterli confondere, tale tattica noi la chiamiamo “dell’esca (di verità) all’amo (di menzogna/e)”. Riparleremo molto in seguito di tale tattica. Molinari sa benissimo che questa del gruppo “Price Tag” è una farsa, ma si guarderà bene dal dirlo. Ecco perché abbiamo scritto “dovremmo” anziché “dobbiamo” addolcire il nostro tono con Molinari.

Una correzione, aggiuntiva a quella di Vinciguerra, che sentiamo di dover segnalare a Molinari è che il massacro di Hebron è avvenuto nel 1994, e non nel 1995 come invece lui scrive.

“Baruch Goldstein, the Brooklyn-born Orthodox Jew who took up residence in the settlement of Kiryat Arba, slaughtered 29 Palestinians and wounded 125 more in the attack of February 25, 1994” [42].

“Baruch Goldtsein, l’ebreo ortodosso nato a Brooklyn che si è trasferito nell’insediamento di Kiryat Arba, ha massacrato ventinove palestinesi e ferito altri centoventicinque nell’attacco del 25 febbraio, 1994”.

E poi il signor Molinari potrebbe fornire una traduzione italiana di “King’s Torah”? Saremmo molto interessati a conoscere meglio l’estremismo ebraico, anche se un’idea di quanto sia esteso ce la siamo già fatta. E poi visto che il signor Molinari ha parlato di questi estremisti, come commenterebbe le frasi pronunciate dai rabbini ebrei “francesi” che istigano l’immigrazione e il genocidio come fa lui? Siamo curiosi di sentire la sua opinione al riguardo. Ma il signor Molinari si guarderà bene dal fare ciò secondo noi, come si guarderà bene dal parlare di quell’esponente dell’IDF del movimento “Breaking The Silence” che ha affermato che i membri dell’IDF a volte uccidono bambini palestinesi prima che li uccidano i coloni ebrei per rendere le uccisioni “more official”, più ufficiali.

“Israel initiates a new “shoot to kill” policy that Eran Efrati, former IDF soldier and founder of Breaking the Silence is able to leak from an inside contact. This policy allows Israeli police to intervene and kill Palestinians who are being chased by armed settlers before the settlers can kill the Palestinians so as the kill “looks more official if a soldier in uniform kills a Palestinian” rather than a criminal settler ‘civilian’” [43].

Forse le pallottole mortali dell’IDF si possono meglio liquidare come incidenti, anche perché questi estremisti cominciano ad essere un pò troppi e potrebbero seriamente intaccare l’immagine da perenni vittime pacifiche che gli ebrei propagano sui media che controllano, ma non vi preoccupate, quel tempo in cui eravate visti solo in questo modo è finito da un pezzo, il capitale morale dell’olocausto che asserite di aver subito, si è andato progressivamente esaurendo.

Proprio alla luce di queste numerose premesse, consigliamo ai gentili di ponderare le parole di Molinari sull’immigrazione. Si è espresso nel modo seguente:

“L’integrazione dei migranti è un test di crescita per ogni democrazia industriale, capace di rafforzarne la prosperità come di indebolirne la solidità, e l’Italia non fa eccezione. Di fronte ad una simile prova altre democrazie dell’occidente hanno reagito declinando, in maniera non uniforme, l’interesse nazionale, ma puntando sempre a rafforzare la propria sovranità. In nessuna delle democrazie industriali l’integrazione dei migranti è stato un processo indolore. Essere arrivati fra gli ultimi a fronteggiare tale sfida ci consente di poter apprendere da successi e fallimenti altrui, nella definizione, del nostro, interesse nazionale. A tal fine è opportuno enumerare quattro punti fermi. Primo:-“I migranti costituiscono un’opportunità di crescita e sviluppo se vengono integrati, altrimenti, l’effetto è opposto”. Secondo:-“Per integrarli bisogna regolarne gli arrivi in base alle proprie potenzialità di accoglienza, garantendo a chi resta parità di diritti in cambio di assoluto rispetto della legge”. Terzo:-“Significa dover varare leggi aspre, a volte impopolari, ma necessarie, perché l’integrazione dello straniero non è una passeggiata in un giardino di rose. Richiede sacrifici a chi accoglie e da chi arriva”. Quarto:-“Chi accoglie è chiamato ad accettare la ridefinizione dell’identità collettiva della comunità a cui appartiene, da generazioni. Così come chi arriva è chiamato a rinunciare ad una parte importante dell’identità di origine, per sostituirla rapidamente con quella del paese dove ha scelto di risiedere. Per gli uni come per gli altri è un percorso molto duro. L’interesse dell’Italia è dotarsi di provvedimenti, leggi e politiche, che lo rendano possibile, sulla base di principi condivisi””[44].

In pratica significa cittadinanza agli immigrati, e meticciare un pò le etnie facendole scomparire, tutto ciò per realizzare le follie giudeo-bolsceviche, o se preferite giudeo-neomessianiste (dipende da quale punto di vista guardate la questione), partorite dalla mente malata degli ebrei. Quello che succederà alla prova dei fatti, è che i semiti islamici diventeranno milioni di cellule dormienti in maniera etnocentrica, acquisiranno lentamente i nostri diritti civili, e quando saranno la maggioranza assoluta pretenderanno di essere rappresentati politicamente, a quel punto il partito islamico vincerà improvvisamente tutte le elezioni in tutte le nazioni d’Europa, garantendo un accerchiamento completo e senza scampo ai gentili. È già successo, ma su scala meno vasta, quando gli ebrei ci hanno lanciato i loro mongoloidi addosso in Spagna, nel medioevo, in cui tale nazione era ufficialmente controllata dagli islamici, ma ben infiltrati in tale società islamica c’erano gli ebrei, sempre al comando naturalmente. I semiti islamici e le scimmie nere possono forse illudersi di parassitare per ora la nostra società, ma la verità è che il popolo ebraico non conosce alleati, ma solo ospiti da infettare, e una volta che i semiti islamici avranno svolto il loro ruolo di Ismaele che fa il lavoro sporco per il popolo ebraico, tali semiti islamici verranno schiacciati sotto il giogo degli ebrei, fatto di truffe e genocidi, i loro sport preferiti. I giudei diventeranno crittogiudei tra le nazioni con la scusa dell’antisemitismo islamico, proprio come fecero allora, e lentamente scaleranno o si nasconderanno meglio ai vertici delle società islamiche, governandole dall’alto. All’indomani della vittoria del partito islamico i già pochi gentili rimasti in politica verranno giustiziati, mentre alcuni crittoebrei con il loro mimetismo ideologico si convertiranno all’islam spacciandosi per italiani voltagabbana (applicando la tattica giudaica della “conversione strategica”), mentre altri saranno più candidi e ammetteranno che volevano l’islamizzazione fin dall’inizio. Questo è esattamente quello che succederà dopo la vittoria elettorale del partito islamico, la guerra civile (tra noi e gli islamici)  e la sua “normalizzazione”, come chiamò Breznev la repressione sanguinosa della rivolta di Praga nel 1968. Parleremo in seguito delle varie fasi di cui si compone la tattica giudaica nota come sovversione ideologica, di cui la normalizzazione, che è la sua fase finale.

Dagoberto Huseyn Bellucci ha fatto dei riferimenti interessanti, ma purtroppo senza citare appropriatamente le sue fonti, sull’alleanza tra semiti islamici e semiti giudaici, nonché sulla penetrazione degli ebrei nella società islamica in generale:

“694 d.C. Nel XVII° concilio di Toledo il re Egica accusa i giudei di intendersela con i loro
correligionari del Maghreb e con le armate degli arabi per sottomettere la Spagna al dominio islamico” [45].

“710 d.C. Il generale mussulmano Tarif ben Maluk con una spedizione militare occupa la zona di Tarif , emulato l’anno successivo dal generale Tarik ben Siyad. Inizia la conquista della Spagna che diverrà islamica.

711 d.C. Il vice-di Tarik occupa Cordoba fra l’esultanza dei giudei della città spagnola.

712 d.C. Gli ebrei di Siviglia aiutano il generale arabo Musa a sottomettere la città. Dopo una sorta di governatorato ebraico sulla città i cristiani di Siviglia si ribelleranno costringendo gli ebrei a ricorrere all’aiuto delle armate islamiche.

718 d.C. Kaulan el Yehudi , un comandante berbero di fede giudaica, tradisce l’emiro arabo Al Hurr cercando di trasformare la Spagna in una nazione a dominio giudaico. Il suo movimento pre-sionista verrà spazzato via dalla reazione mussulmana. Termina così l’idilio fra arabi e ebrei” [46].

“794 d.C. il medico ebreo Soliman ben Jerir , spia per conto del califfato di Baghdad, avvelena re Idris I° sovrano del Marocco” [47].

“839 d.C. Il sacerdote tedesco Bodo e suo cugino , convertitosi al Giudaismo, approfittando di un pellegrinaggio a Roma per vendere i loro schiavi alle comunità ebraiche italiane. Bodo assumerà il nome di Eleazar e si sposerà poi con una giudea trasferendosi con la famiglia a Saragozza dove viveva una fiorente colonia ebraica sotto il Governatorato Mussulmano.

840 d.C. Bodo (Eleazar) si presenta a Cordoba alla corte dell’emiro Abdel Rahman II° per
convincerlo a promulgare un’editto per bandire i cristiani e proibire la religione cristiana dall’emirato. Argomentando che il culto alle immagini di Gesù e Maria sia una forma di idolatria l’ex sacerdote cercherà di dimostrare che i ‘mozarabe ( i cristiani iberici) dovevano de facto sceglier tra la conversione al Giudaismo o quella all’Islam” [48].

“847 d.C. i cristiani di Spagna inviano una missiva a Carlo il Calvo perché solleciti l’emiro
Abdel Rahman II° a estradare Bodo (Eleazar) e la sua cricca a causa delle ripetute violenze e oppressioni subite dalla comunità cristiana.

850 d.C. Abdel Rahman II° convoca i vescovi spagnoli per restaurare la concordia fra i seguaci dell’Islam e quelli di Cristo. Il concilio si chiude con un rinnovato spirito di amicizia tra le due comunità” [49].

“1035 d.C. si produce un’eccidio di ebrei a Cstrogeriz, in Spagna, come reazione della
popolazione cristiana alla richiesta dei prestamonete usurai ebrei di fare schiavi tutti i debitori morosi.

1066 d.C. i mussulmani di Grenada si sollevano contro il tirannico Yusef ben Samuel , ministro dell’emiro. Durante la sollevazione l’ebreo Yusef verrà eliminato assieme a quattromila suoi correligionari” [50].

“1080 d.C. Motamia , re islamico di Siviglia, viene trattato in maniera insolente dall’ebreo Aben Khalib , messo dell’ambsciata castigliana e inviato del re cristiano Alfonso VI° . Khalib verrà ucciso e l’episodio darà inizio a nuovi attriti e discordie tra mussulmani e cristiani nella penisola iberica” [51].

“1147 d.C. un’ebreo di Fez (Marocco) si proclama precursore del Messia. Il califfo amohade Abdel Mumen ordina di decapitarlo e esporre la sua testa nel quartiere ebraico della città” [52].

“1195 d.C. dopo la battaglia di Alarcos, vinta dai mussulmani, i commercianti ebrei acquistano molti schiavi cristiani per rivenderli ad alto prezzo sui mercati del Medio ed Estremo Oriente.

1212 d.C. Moto popolare contro la colonia ebraica di Toledo represso dalle autorità di Alfonso VIII°.

1213 d.C. Alfonso VIII° riconosce nel proprio testamento un debito di notevoli quantità d’oro con l’ebreo Aben Susa” [53].

“1229 d.C. Gregorio IX° scrive al vescovo di Burgos, Maurice, perché sia messo un freno alle attività usuraie dei prestamonete ebrei” [54].

“1287 d.C. Argun Khan , sovrano mogol dell’Oriente Medio, nomina l’ebreo Sad el Daula primo ministro. Opprimerà con balzelli e tasse inique le comunità islamiche della provincia iraniana di Tabriz” [55].

“1291 d.C. Il successore di Argun Khan ordina l’arresto e l’esecuzione capitale dell’ebreo el Daula” [56].

“1307 d.C. le popolazioni d’Aragona protestano inutilmente contro le frodi e gli abusi commessi dai giudei. Nel frattempo, nel Regno di Castiglia , il re Ferdinando IV° , minaccia i canonici della cattedrale di Toledo i quali cercano di annullare i debiti usurai dei propri parrocchiani contratti con gli strozzini ebrei.

1319 d.C. il Gran Rabbino Aser da Toledo ordina di strappare crudelmente la narice di una vedova ebrea colpevole di esser rimasta incinta da un cristiano” [57].

“1321 d.C.-1322 d.C. l’ebreo aragonese Samuel Famos accusato di stregoneria kabalistica e
avvelenamento viene pubblicamente squartato , Lo storico ebreo contemporaneo Bauer
afferma che il processo fu una montatura giudiziaria ordita da antisemiti locali.

1325 d.C. Alfonso XI° salito al trono di Castiglia ordina il massimo rispetto dei commercianti ebrei e il pagamento dei debiti contratti.

1329 d.C. Movimento popolare cattolico contro l’usurocrazia giudaica in Navarra. Tumulti in numerose città: Pamplona, Estella, Marcilla e Tudela. A capitanare la rivolta don Pedro de Olligoyen poi arrestato successivamente per incitamento all’odio antisemita” [58].

“1345 d.C. Ennesima protesta anti-ebraica a Burgos” [59].

“1347 d.C. Moto popolare contro gli ebrei di Barcelona: 20 morti” [60].

“1354 d.C. moto popolare anti-ebraico a Siviglia dove alcuni ebrei sono accusati della profanazione di un’ostia consacrata.

1355 d.C. durante l’assedio di Tolone i miliziani della principessa Bianca di Borbone uccidono un migliaio di ebrei. Non riescono però a penetrare nel ghetto dove sono asserragliati migliaia di ebrei. Le armate reali di Pedro il Crudele riconquisteranno la città passando a fil di spada numerosi partigiani della principessa anch’essa arrestata.

(Forse qui Bellucci intendeva la città di Toledo, e non quella francese di Toulon, italianizzata Tolone nda).

1356 d.C. L’ebreo Samuel Halevy chiede e ottiene di innalzare una nuova sinagoga a Toledo.

1357 d.C. Inizia la guerra civile spagnola dove un ruolo preponderante lo avranno gli istigatori ebrei.

1360 d.C. assalto al ghetto di Najera.

1366 d.C. intervento inglese nella guerra civile e pogrom antisemita a Miranda dell’Ebro.

1369 d.C. le comunità ebraiche di Toledo e di altre città spagnole sono costrette al pagamento di numerosi indennizzi” [61].

“1388 d.C. a Valencia i commercianti ebrei sono denunciati dai procuratori locali.

1391 d.C. Rivolta anti-semita a Siviglia : quattromila ebrei eliminati. In tutta la Spagna si
susseguiranno altri moti analoghi da Alcala de Guadalajara, Carmona, Cordoba,
Toledo, Madrid, Barcelona, Ciudad Real, Burgos, Valensia, Palma de Majorca, Lerida
e Gerona” [62].

“1415 d.C. a Ceuta gli ebrei locali aiutano i portoghesi a conquistare la città tradendo il re del Marocco” [63].

“1449 d.C. la popolazione di Toledo si solleva contro due conversi e verrà preso d’assedio il quartiere della Maddalena abitato da famiglie ebree” [64].

“1467 d.C. scontri nella città di Toledo fra cristiani e marrani” [65].

“1491 d.C. riconquistata l’intera Spagna al cristianesimo i re cattolici decideranno l’espulsione di massa di tutti gli ebrei dalla penisola o la conversione forzata. Molti ebrei
seguiranno Cristoforo Colombo nel suo avventuroso viaggio in America , altri
andranno in Marocco i più arriveranno in Italia dove – nel XVI° secolo – la città di
Livorno resa ‘città aperta’ dai Granduchi de Medici e autentica ‘Sion’ del popolo
eletto” [66].

In realtà la cacciata degli ebrei dalla Spagna risale al 1492 d.C., ne riparleremo in un articolo per i negazionisti del problema ebraico, commentando e documentando le cacciate di ebrei da tutti i continenti, nazioni città e aree più o meno estese negli ultimi tremila anni, e vi avvertiamo in anticipo che le cacciate in questione sono davvero parecchie, ma questa è un’altra storia.

“1578 d.C. Battaglia tra spagnoli e arabi a Tetuan in Marocco. Gli spagnoli perdono e molti fra loro verranno fatti prigionieri e poi venduti come schiavi. Secondo alcuni
storici molti saranno utilizzati per omicidi rituali: viene istituita la festa del
purim degli spagnoli” [67].

“1660 d.C. L’alawita Murey al Rashid inizia la persecuzione degli ebrei nel Marocco. Dopo
aver eliminato il loro leader ben Mechàl , rabbino della regione di Taza e
tiranno della città di Fez, molti ebrei sono allontanati con la forza.
L’eliminazione di ben Machàl viene ricordata come una festa popolare e
tradizionale” [68].

“1666 d.C. Movimento ‘sabateo’. Il rabbino Sabbatai Zevi si auto-proclama Messia atteso
d’Israele e annuncia l’imminente riconquista ebraica di Gerusalemme. Viene
arrestato dal Governo Ottomano e portato davanti al sultano Mohammed IV°
leader politico e califfo della nazione islamica. Il movimento sabateo si espande
tra gli ebrei dell’intero bacino mediterraneo e brevemente suscita un’attesa
messianica e incandescente. Sefarditi e askhenaziti , occidentali e orientali turbe di ebrei muovono in direzione di Smirne dove viveva il rabbino e a Costantinopoli dov’è stato rinchiuso dal sultano. Davanti all’alternativa tra conversione forzata all’Islam o impiccagione , il rabbino Zevi opta per la prima, lasciando sgomenti migliaia di seguaci. Convinti da una teologia che interpreta capovolgendone il significato avvenimenti e fatti , centinaia di migliaia di ebrei si convertiranno all’Islam , mantenendo intimamente la loro fede giudaica in attesa della rinascita di Sabbatai Zevi. Nasce il movimento cripto-giudeo dei ‘Dummeh’ , dai quali sorgerà il movimento polacco di Jacob Frank e nel XX°
secolo l’organizzazione politico-militare dei Giovani Turchi dalle cui fila uscirà
il leader modernista , laico e ultra-nazionalista Kemal Ataturk, l’affossatore del
Califfato , il despota che cercherà di eliminare l’Islam dalla vita socio-politica
dell’odierna Turchia. Per ulteriori informazioni si consulti l’ottimo volume di
Arthur Mandel ‘Il Messia Militante ovvero La Fuga dal Ghetto – La storia di
Jacob Frank e del Movimento frankista’ edizioni ‘Archè’ Milano 1984” [69].

(IL MOVIMENTO CRIPTO-GIUDEO DEI DUMMEH SI È CREATO ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE DELLA TATTICA GIUDAICA DELLA CONVERSIONE STRATEGICA, AL FINE DI INFILTRARE LA SOCIETÀ ISLAMICA, IL MARRANESIMO È LA CONVERSIONE STRATEGICA DEGLI EBREI AL CRISTIANESIMO, CON MEDESIME FINALITÀ). Abbiamo già osservato il fenomeno della conversione strategica quando abbiamo parlato dell’omicidio rituale ebraico dello zar Nicola II, abbiamo infatti visto come questa tattica sia stata utilizzata dagli ebrei come ad esempio il nonno di Lenin, per poter sfuggire alla zona di residenza e infiltrarsi nella società cristiano-ortodossa russa.

Paolo Mieli invece, compagno di depistaggi di Molinari, è molto più subdolo ed esperto nella sovversione ideologica dei gentili italiani, perché non parla mai direttamente, ma lo fa per bocca dell’ONU.

“Sarà anche a causa (o per merito) di qualche «ex capo mafioso» di Sabratha che ha smesso di aiutare gli scafisti e — per legittimarsi con il governo di Tripoli — adesso anzi li ostacola, ma quel che sta accadendo nei mari libici ha dell’incredibile: ad oggi il numero dei migranti sbarcati nel mese di agosto sulle coste italiane è di 2.859 contro i 10.366 dell’anno scorso. Sono diminuiti di ben più del 72%. Davvero clamoroso. E pensare che le cose in primavera sembravano essersi messe al peggio: ad aprile gli arrivi erano cresciuti a 12.943 contro i 9.149 del 2016. A maggio erano aumentati ancora: 22.993 a fronte dei 19.957 dell’anno scorso. A giugno lo stesso: 23.526 contro 22.339. Infine quei due giorni maledetti, 27 e 28 giugno, nei quali di profughi ne giunsero diecimila. Diecimila che sbarcarono pressoché contemporaneamente da venticinque navi in altrettanti porti italiani. Poi un nuovo mega sbarco di oltre quattromila persone il 14 luglio.

Ci si aspettava un’estate davvero complicata. Tragica per i migranti, prima di tutto, dal momento che — con quei ritmi di fuga dall’Africa — sarebbe stato assai probabile che un’alta percentuale di uomini, donne, bambini avrebbe trovato la morte in mare. E assai impegnativa per il nostro Paese che avrebbe dovuto accoglierne in quantità alle quali non era preparato. È in quel momento che si è avuta la svolta.

Una svolta iniziata qualche giorno prima delle celeberrime disposizioni del ministro dell’Interno Marco Minniti che impegnavano le navi di soccorso delle Ong ad accogliere a bordo agenti inviati dall’autorità giudiziaria. Tant’è che già nel mese di luglio — nonostante i 4 mila del 14 — i migranti giunti nel nostro Paese erano scesi dai 23.552 del 2016 a 11.459. Cosa è successo? Alcuni personaggi equivoci, come quelli peraltro non identificati di Sabratha, hanno giudicato conveniente mollare i trafficanti al loro destino. Si poi è messa in moto la Guardia costiera libica alla quale l’Italia aveva riconsegnato quattro motovedette riammodernate assieme ad una cinquantina di agenti addestrati alla scuola della Guardia di finanza di Gaeta. E la famosa nave che (su richiesta del presidente Fajez Serraj) abbiamo mandato in acque libiche — invio a causa del quale il generale Haftar ci ha minacciato di ritorsioni armate — funge adesso da officina di riparazione delle motovedette di Tripoli. Un programma che va avanti: entro l’estate di motovedette ne consegneremo altre sei; così come continueremo ad addestrare altro personale della loro Guardia costiera. E la Guardia costiera, sia ricordato a sollievo di chi guarda all’intera vicenda ispirato da autentici principi umanitari, non solo ha reso molto meno facili le attività dei trafficanti di profughi ma ha sottratto ad un destino di sventura (e alcuni a «morte certa», parole che prendiamo da documenti delle Nazioni Unite) diecimila disperati in fuga dall’Africa” [70].

“”S’è beccata gli insulti pure dal preteso “alfiere” della Sinistra, quel Roberto Saviano che pontifica su tutto e tutti dal suo attico negli Stati Uniti e che, per cercare di offenderla, le ha dato della leghista, come se fosse un’onta. Lei è la Governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, al centro della bufera per avere osato dire, una volta tanto, una cosa giusta, che “la violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese”.

Parole pronunciate nei giorni scorsi dalla Governatrice a proposito di un tentativo di stupro subìto da una minorenne a Trieste da parte di un cittadino iracheno richiedente asilo. “Sono convinta che l’obbligo dell’accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono prevedere l’espulsione dal nostro Paese, ovviamente dopo assolta la pena. Se c’è un problema di legislazione carente in merito bisogna rimediare”” [71].

“Oggi la diatriba vede scendere in campo nientemeno che Paolo Mieli. Che definisce la polemica “peggio che gratuita”, che mostra un’Italia rozza, ignorante che non sa più leggere, capire, discutere (chissà se si riferiva anche a chi la polemica l’ha gonfiata, cioè Saviano?). “Le cose dette da Debora Serracchiani, “ha detto Mieli, “sono quelle che ci sono nell’Odissea, nell’Iliade, nella Divina Commedia. Cioè tutti sanno, o almeno chiunque abbia degli studi anche elementari, che l’accoglienza si deve accompagnare con dei privilegi per gli ospiti e bisogna esigere che gli ospiti, per una loro crescita culturale, siano all’altezza di questi privilegi” [72].

Mieli anche se lo dice in maniera velata e prudente, lascia intendere che una possibilità a questi islamici deve pur essere concessa, per invadere il nostro paese, anche se parla di restituire i migranti ai paesi di provenienza:

“Kouchner, pur riconoscendo la liceità delle obiezioni di Msf, ha spiegato quanto sia fondamentale la lotta «inesorabile» ai trafficanti, ha definito senza mezze misure «sbagliata» la decisione di chi come Msf si è chiamato fuori dalle operazioni di soccorso, e ha riconosciuto all’Italia (ma anche alla Germania di Angela Merkel) di aver in questi frangenti «salvato l’onore dell’Europa». Dopodiché ha esortato le Nazioni Unite a farsi valere per impedire che i campi di accoglienza in Libia diventino (o continuino ad essere) dei lager. E a trasformare in qualcosa di più ambizioso il piano per la restituzione dei profughi ai Paesi di provenienza. L’Europa in questo piano ha già investito 90 milioni, l’Italia 20, la Germania 50. Altri soldi forse verranno ancora. Funzionerà? Quel che è certo è che nel Mediterraneo non si è avuta la catastrofe umanitaria da molti annunciata; anzi, sono diminuiti i morti oltreché, in proporzioni clamorose, gli sbarchi” [73].

In realtà quando non parla di accoglierli parla comunque di una truffa: spendere decine di milioni di euro per restitutire i migranti, quando non si conoscono, come ammette lui stesso, le parti che dovrebbero accettare questo contratto con noi, chi sono questi “personaggi equivoci, come quelli peraltro non identificati di Sabratha”, che “hanno giudicato conveniente mollare i trafficanti al loro destino” ? Per quello che ne sappiamo questi soldi potrebbero essere finiti dritti dritti nelle casse dello stato di Israele, non lo si può escludere a prescindere, dopotutto gli ebrei mantengono le opzioni aperte giusto? Queste sono le scelte che gli ebrei forniscono ai gentili, un disastro (cioè una truffa da decine/centinaia di milioni di euro), oppure una catastrofe completa (ovvero un genocidio e l’islamizzazione dell’Europa). Potremmo considerare Paolo Mieli un ebreo buono dopotutto, cioè un ebreo che ti frega più lentamente rispetto ad un ebreo cattivo, che invece vuole liquidarti subito, ad esempio istigando un genocidio nei confronti del tuo popolo.

Paolo Mieli ha partecipato ad un incontro per il festival Oriente Occidente del 2016, e sul sito ufficiale del teatro Riccardo Zandonai c’è scritto:-“Oriente Occidente. scontro tra civiltà o opportunità di convivenza e progresso?

Possono gli immigrati islamici trasformarsi per noi in una opportunità? Qualcuno dice di sì. Nel marzo scorso, in una intervista al settimanale francese “La Vie”, Papa Francesco ha ammesso che oggi “si può parlare di invasione araba”. Qualcuno ha pensato a un allarme. Ma il Papa ha voluto subito precisare che le sue parole andavano lette in un’accezione non negativa e ha voluto altresì constatare quasi con un senso di ammirazione: “Quante invasioni l’Europa ha conosciuto nel corso della sua storia!”. Nel senso che il nostro continente, l’Europa, “ha saputo sempre superarsi e andare avanti, per trovarsi infine come ingrandita dallo scambio tra le culture”. La memoria ci aiuterà a capire il senso di queste affermazioni. E a discuterle” [74]. C’è proprio scritto “incontro con Paolo Mieli Oriente Occidente Corso Rosmini, 53 – Rovereto” [75].

Non sappiamo cosa abbia detto Paolo Mieli a questo incontro, ma già il fatto che si utilizzino le parole del papa apologizzanti l’immigrazione e che si parli di come dobbiamo “capire il senso di queste affermazioni” è una conferma indiretta che Paolo Mieli non è andato di certo lì a proporre una tesi opposta a quella pro-migranti che si evince chiaramente nell’annuncio.

A questo punto si potrebbe ancora obiettare che queste sono dichiarazioni di ebrei isolati, che non rappresentano le opinioni dell’intera comunità ebraica, pur avendo citato ebrei “di destra” ed ebrei “di sinistra”. Ma su Moked, “il portale dell’ebraismo italiano” leggiamo questo:-“Il 13 ottobre dello scorso anno (con 310 voti favorevoli, il no della Lega e l’astensione dei 5 Stelle), la Camera aveva dato il via libera alla riforma che consente ai figli di immigrati nati o cresciuti in Italia di ottenere la cittadinanza italiana. Ma la riforma al momento è ferma al Senato, ostacolata, scrive Repubblica, dalla Lega. Perché si arrivi all’approvazione, centinaia di giovani si sono mobilitati, organizzando oggi manifestazioni in tutta Italia per chiedere lo sblocco della riforma.
“Siamo italiani, con una particolarità: non abbiamo un documento che lo dimostri – le lettere inviate dai ragazzi ai senatori per chiedere il via libera alla riforma, riporta Repubblica – Abbiamo frequentato la scuola con i vostri figli o nipoti; abbiamo gli stessi sogni, le stesse idee, le stesse aspirazioni”. Sono oltre un milione i figli di immigrati che vivono in Italia, e tre su quattro sono nati in Italia. A loro è diretta la nuova legge sulla cittadinanza, legge che “sarà approvata entro fine anno”, promette la senatrice dem Doris Lo Moro, relatrice del ddl a Palazzo Madama” [76].

Ma basta scrivere la parola “immigrati” nella barra di ricerca del sito, per accorgersi di come il portale dell’ebraismo italiano sia schierato completamente a favore dell’immigrazione, in particolare imam e rabbini vanno a braccetto quando si tratta di difendere la minoranza di appartenenza, in una prevedibile alleanza tra parassiti primari – gli ebrei – e secondari – gli islamici:-“Un decalogo di comportamento per gli immigrati giunti in Toscana, questo il contenuto del volantino che diffonderà il partito Fratelli d’Italia dalla prossima settimana. Tra i suggerimenti proposti anche quello di “festeggiare le feste cristiane ed evitare di macellare gli animali secondo rituali diversi”. Una guida definita il “decalogo del rispetto”, proposta dal consigliere regionale Giovanni Donzelli. Sul Corriere Fiorentino, l’opinione del presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli: “È vergognoso, le norme del rispetto civile dovrebbero valere per tutti, non è detto che gli stranieri si comportino peggio degli italiani. Cosa c’entra il rispetto con l’imporre a qualcuno di assumere l’identità religiosa di un luogo?” poi, riguardo la macellazione rituale, aggiunge: “Sono vegetariana, sempre contraria all’uccisione degli animali però è curioso che si scordi quanto è cruenta la tradizione italiana dell’uccisione dei maiali”. Il rabbino capo di Firenze Joseph Levy ha poi dichiarato: “Imporre la celebrazione delle festività cristiane? Non esiste in un Paese democratico e laico”. Mentre l’imam di Firenze Izzedin Elzir conclude: “Un decalogo? Un po’ fa ridere, un po’ dispiace” [77].

A questo punto è però d’obbligo una precisazione, i rituali di macellazione degli animali sono simili tra islamismo e giudaismo. In particolare in quest’altro documentario di Hervé Ryssen (disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/21), si dà la parola all’intellettuale francese Alan Soral (un gentile pensante tra le nazioni), che fa notare un’importante violazione di numerus clausus, asserendo che tutti i venditori di carne macellata con rituale islamico…sono ebrei!

“For it is necessary to know that, how would I say, kosher is halal, but that halal is not kosher, and that in reality, all the trade of halal is kosher. Is kosher in the sense of who owns the halal trade. […] Mr. Herzog, Mr. Casino Naouri, Mr.Levy-Lambert. So in reality the halal trade, that is a huge trade, is in the hand of the community that has suffered so much, but can not be named” [78].

Voleva dire che halal è kosher, ma il kosher non può essere halal, nel senso che gli ebrei gestiscono il commercio di carne macellata con rituale islamico, mentre il contrario non succede mai!

E ovviamente in un paese democratico e laico, o per meglio dire una simulazione dietro la quale si cela una giudeocrazia, gli italiani non possono neanche confrontarsi con il loro passato: il fascismo.

“Nessun saluto romano. Nessun inno fascista. La cerimonia in memoria dei caduti italiani ad Anzio e Nettuno e di Benito Mussolini organizzata ieri sera dall’associazione Campo della Memoria a piazza Venezia si è svolta in modo composto e ordinato, senza slogan e mani tese”, così Maurizio Gallo de Il Tempo racconta la messa in ricordo di Mussolini, celebrata ieri in concomitanza con l’anniversario della marcia su Roma, che negli scorsi giorni aveva provocato l’indignazione della Comunità ebraica di Roma e dell’associazione partigiani. A spiccare, tra le cinquanta persone intervenute (oltre la presenza dei nipoti di Benito Mussolini), “il gagliardetto della X flottiglia Mas impugnato da un membro dell’associazione presieduta da Alberto Indri: da un lato la scritta ‘per l’onore’ e, dall’altro, un’aquila nera che stringe gli artigli sul fascio littorio”. Indri al riguardo ha dichiarato: “Il nostro scopo è tramandare la memoria di questi 750 ragazzi della X Mas morti per la Patria ad Anzio e Nettuno nel 44. Lo facciamo ogni anno, compostamente, e non capiamo le polemiche, che sono gratuite e strumentali”” [79].

Dobbiamo quindi aggiungere le dichiarazioni di un lacché degli ebrei, o se preferite un goy del sabato, uno che si fa salire la pressione per offendere tutti, ma che non ha certo il coraggio di parlare del problema ebraico, perché per lui non è un problema, è anzi, la sua ancora di salvezza per portare la pagnotta a casa. Stiamo parlando di Vittorio Sgarbi ovviamente! Uno che si sente ebreo per sua stessa ammissione! “Io ho sempre sentito una parte di me, di sensibilità ebraica, senza avere alcuna ragione che quello dentro di me, che di quella tradizione e di quella civiltà esiste” [80].

  • I giudeo-ragionamenti di Vittorio Sgarbi

Vittori Sgarbi non fa ragionamenti, fa piuttosto dei giudeo-ragionamenti, infarciti di ipocrisie e logica giudaica, ma forse fanno parte della sua “sensibilità ebraica”, da sempre presente in lui.

“Benedetto Croce diceva:-“Il politico onesto è il politico capace””. Infatti una banda di politici paurosi di ammettere l’esistenza del problema ebraico e sempre in combutta con gli ebrei a danno dei gentili – in tutte le epoche e nazioni – essendo capaci solo di derubarci, possono essere classificati senza timore di smentite come “la banda degli onesti”.

“Pasolini ( che ha avuto il coraggio di denunciare Eugenio Cefis nel suo romanzo “Petrolio” nda),  aveva relazioni sessuali con quindicenni, quindi bisogna legalizzare la pedofilia, visto che un intellettuale del calibro di Pasolini era un pederasta”. La citazione non è proprio questa ma è un pò il mantra di Vittorio Sgarbi parafrasato, si possono trovare suoi continui riferimenti a Pasolini e ai suoi trascorsi nelle sue liti televisive, non c’è bisogno di una citazione specifica.

Ma passando al discorso degli immigrati, possiamo parafrasare Vittorio Sgarbi nel modo seguente: “Gli islamici sono intolleranti alla nostra religione e alla nostra civiltà, e se li accogliamo la nostra democrazia finirà, dobbiamo sperare che esistano islamici non praticanti, agnostici, come i cristiani non praticanti, e che siano la maggioranza”.

“Siamo una democrazia, c’è un articolo della costituzione che dice chiaramente che dobbiamo accogliere i migranti, quindi se non lo facciamo non siamo più una democrazia, quindi è nostro dovere accogliere gli immigrati”.

In pratica nei giudeo-ragionamenti di Vittorio Sgarbi la nostra democrazia è destinata ad annichilirsi qualunque scelta faccia il governo.

Per completezza dobbiamo aggiungere anche il contributo di ebrei sinistrorsi come Emanuele Fiano e Fiamma Nirenstein.

Emanuele Fiano (ebreo) è un negazionista storico, nega qualunque dibattito sul fascismo, che deve essere visto come il male assoluto, quando in realtà il primo gentile del sabato, per quello che ne sappiamo, potrebbe essere stato proprio Mussolini, visto che era circondato da ebrei, ma di questo ne riparleremo. Fiano afferma che il fascismo è un crimine e va condannato, e su questo possiamo addirittura essere d’accordo (nonostante i nostri toni chiaramente antigiudaici che ci farebbero sembrare nazifascisti, o se preferite post-comunisti), su un piano formale, poiché il fascismo ha negato le libertà democratiche. Ma se da una parte questo è da condannare, d’altra parte le libertà democratiche autorizzano Fiano a sovvertire la mente dei gentili e la loro nazione istigando l’immigrazione. Noi di “laquestionegiudaica” non possiamo dirci fascisti perché non tifiamo per i gentili del sabato e/o per i crittoebrei circondati da ebrei, perché non partecipiamo alle simulazioni giudaiche, e soprattutto perché non possiamo dirci nostalgici di un periodo che non abbiamo mai vissuto. Ad ogni modo Fiano, un ebreo di sinistra, non cita il profeta Isaia come invece fanno i rabbini “francesi”, certo, ma ha dalla sua il cavallo di battaglia della sinistra: l’intervento umanitario.

“Intanto è polemica sulla proposta di Matteo Salvini che sul web scrive. “I clandestini hanno diritto a cure gratis: la Lombardia ha speso 100 mln e lo Stato le rimborsa zero. Io sospenderei cure a clandestini! Fosse per me, da domani mattina sospenderei qualsiasi prestazione ai clandestini, finchè qualcuno pagherà! Per qualcuno sarà razzismo, per me è giustizia e buon senso”. Immediata la replica del Pd: “Matteo Salvini ha spesso superato il limite della decenza ma oggi ha di nuovo toccato il fondo”, dice Emanuele Fiano, “Quando la politica ricerca il consenso sulla pelle degli esseri umani allora è il segno che si sta rischiando la barbarie nella nostra società. Per noi vale il principio che ’chi salva una sola vita umana salva l’universo: per questo coloro che, per un solo voto, lascerebbero senza cure altre persone ci troveranno sempre sulla loro strada ad impedirglielo”” [81].

Intervistato da radioradicale sui fatti di Macerata, ha praticamente parlato dell’utilizzo della sovversione ideologica da parte di alcune correnti politiche (Lega) per istigare alla pulizia etnica.

“Ecco quando ha saputo che questo Traini aveva a casua sua il Mein Kampf e altre letture di estrema destra, ha ripensato alla legge che portava il suo nome, chenon è stata approvata qui dai due rami del parlamento? Sì, devo ammettere che io non avevo bisogno di dimostrazioni. Sono certo che persone che vivono in un certo modo la loro condizione sociale, che magari  sono in difficoltà, che magari stanno ai margini della società, che sono pieni di rancore, magari nei confronti della società, se oltre alla loro condizione sociale – questo non è un fenomeno italiano è un fenomeno dell’Occidente –  vengono imbevute di un’ideologia che come da sempre nella storia degli estremismi, degli ideologismi di matrice razzista e discriminatoria, si nutre della possibilità di darti un capro espiatorio, cioè la tua condizione sociale non dipende dal fatto che l’economia, che la società che lo stato o la politica di stato distribuisce male il frutto dell’economia che c’è una disparità nell’erogazione di servizi, tutto quello che volete, la critica al sistema nel suo complesso, ma, che l’origine del tuo male è per esempio in una persona che ha il colore della pelle diverso, se fornisci questi strumenti ideologici, che trovano per alcuni versi fondamento nell’ideologia nazista o fascista degli anni trenta, allora tu hai dato nelle mani di persone che non dovrebbero averle, gli strumenti ideologici per mettere loro dei sillogismi che non devono fare. […] C’è un meccanismo dell’ideologia estremistica di dire:-“No certo, non bisogna uccidere, non bisogna armare”. Non sto parlando dei fatti e delle persone di Macerata, o delle persone che hanno parlato, dico in generale, perché lei mi ha chiesto un giudizio generale su cosa io abbia pensato del ritrovamento del Mein Kampf nella libreria di quel ragazzo, ci sono dei meccanismi, di sviluppo, sociale e nella mentalità di un individuo, dell’ideologia estremistica, del ritrovamento del caprio espiatorio, che sono gli stessi di quelli utilizzati nel secolo scorso. Ed è dunque importante che noi, tutti noi che abbiamo responsabilità, tutta la classe dirigente del paese, non scivoli mai nell’utilizzo cinico delle parole o dell’ambiguità delle parole, o ancora peggio, ed è il caso di questo Mein Kampf, nel considerare che qualsiasi ideologia va bene e qualsiasi richiamo delle ideologie del passato vada bene” [82].

Praticamente la stessa cosa che fanno lui e gli altri ebrei, ma al contrario! Possiamo benissimo dire che l’accoglienza e la solidarietà, sono degli strumenti ideologici grazie ai quali le scimmie nere possono sentirsi libere di delinquere – e fare sillogismi che non dovrebbero fare – ma a loro vantaggio ci sono anche strumenti pratici: le carceri piene di italiani innocenti in carcerazione preventiva in attesa di giudizio, così che i semiti islamici e le scimmie di nord Africa e Africa centrale non possono trovarvi posto, quindi meglio assolverli! Anche su questi giudici che assolvono gli islamici si dovrebbe indagare, per capire se sono ricattati o sono ebrei, oppure se arrivano direttamente dei documenti del governo in procura che obbligano il più delle volte questi magistrati a far cadere le accuse nei confronti delle scimmie nere.

Da notare anche il mimetismo ideologico di Fiano, che alla pari di Librandi, in vista delle elezioni diventa crittoleghista, non parla più di integrazione bensì di rimpatri, in modo da poter truffare i gentili, ai quali verranno imposte tasse assurde con la scusa che bisogna pagare qualcuno, non si sà  bene chi, per disfarci delle scimmie nere. Quindi adesso, per i giudeo-bolscevichi, o se preferite giudeo-messianisti, l’emergenza migranti esiste e non è più il frutto del razzismo degli italiani che vedrebbero solo i crimini delle scimmie nere e farebbero di tutte le scimmie un branco, ignorando i crimini italiani. “Noi, preferiamo avere Marco Minniti, come ha detto oggi Matteo Renzi al ministero dell’Interno, piuttosto che Matteo Salvini, perché Marco Minniti ha dimostrato che pur salvaguardando i principi fondamentali del valore della persona umana, si possono ridurre i flussi migratori, anche in una situazione di instabilità e complicazione del Nord Africa, collaborare con quei paesi, riavviare il ciclo dei rimpatri, rimettere ordine al sistema della sicurezza in questo paese investendo sette miliardi, dopo che il centro-destra di Matteo Salvini ne aveva tagliati tre virgola cinque” [83].

Il buontempone Emanuele Fiano, istigatore di assassinii di massa in stile Ilya Ehrenburg nel tempo libero, parassita a tempo pieno, è anche impegnato a proiettare sui gentili i crimini degli islamici, abbiamo rinvenuto un virgolettato che non ci stupisce affatto:-“a testa bassa per la paura evidente di mettersi a ridere davanti alle telecamere, commenta cosi’ i fatti di Manchester:

gli attentati non hanno nulla a che fare con l’immigrazione difatti i kamikaze sono sempre belgi, francesi, inglesi o italiani …. magari di seconda generazione ma pur sempre originari del posto

OMNIBUS LA7 – FIANO (PD)” [84].

Avete capito bene, secondo questo parassita primario, quelli che arrivano qui sono i buoni, mentre quelli che sono cresciuti in Europa per generazioni si sono incattiviti per via della cultura occidentale. Ma allora quale sarebbe il modello di civiltà al quale aspirano gli ebrei? Nell’arrampicata sugli specchi di Emanuele Fiano, la società occidentale avrebbe un effetto radicalizzante verso gli islamici moderati, che “magari” saranno anche “di seconda generazione”, ma sono “pur sempre originari del posto” (è una contraddizione, seconda generazione e nascita sul posto dovrebbero essere due condizioni concordanti – verso la fesseria dell’integrazione – e non antitetiche come Fiano sostiene). Ci piacerebbe trovare lo spezzone originale per caricarlo sul nostro canale Telegram, è una prova molto convincente della presa in giro che gli ebrei stanno attivamente compiendo nei nostri confronti.

Fiamma Nirenstein (ebrea), pure partecipa alla vita politica italiana, in realtà “laquestionegiudaica” stima che la quantità di crittoebrei nascosti nel nostro parlamento potrebbe andare da un sesto fino addirittura a un terzo, con tali crittoebrei sempre operanti nelle loro simulazioni in cui gli scappa quasi da ridere per come ci prendono in giro. È per questo che dobbiamo introdurre il test del dna per le cariche politiche e non solo, potremmo essere infestati di ebrei come il primo governo bolscevico e non saperlo nemmeno.

Ad ogni modo Fiamma Nirenstein si è espressa in questo modo sugli attentati di Londra:-“Le prime parole dell’assassino sono state: “Lo dice il Corano, noi dobbiamo fare a loro quello che loro fanno a noi”. Come intervenire anche in ambito religioso e culturale per impedire la violenza?
Le motivazioni dell’assassino sono perfettamente coerenti con la solita litania islamista, non islamica. Quella frase scritta nella pagine del Corano è stata ripetuta dall’attentatore, dopo aver detto “it’s cool, it’s cool”, una tipica espressione da giovane occidentale mediata dalla sua totale identificazione inconscia con la cultura che lo ha nutrito. È come se fosse il cappello della sua londonesità. Ovvero un mostruoso ibrido legato non al desiderio di integrazione, ciò che noi sempre sogniamo dall’immigrazione, ma il contrario” [85].

In pratica ha proiettato anche lei sui gentili la colpa degli attentati (ammesso che siano avvenuti e non siano un’operazione psicologica in stile Hollyjews), dicendo che non è colpa dell’Islam se nel Corano è prescritta la guerra all’infedele, è la londonesità dell’attentatore ad averlo istigato a compiere gli attentati. Queste frasi di Fiamma Nirenstein non sono altro che una forma di proiezione giudaica, in cui l’accusa viene ribaltata dall’imputato verso la vittima, questo lo può fare il colpevole se è un ebreo, o lo può fare un soggetto terzo ebreo, come in questo caso, in cui la responsabilità degli attentati, se avvengono, non è degli attentatori in sé ma della loro parte occidentale, gentile per così dire. Possiamo considerare quelle di Fiamma Nirenstein ed Emanuele Fiano delle proiezioni giudaiche modificate. Il già citato Hervé Ryssen ha scritto un libro intero solo su questa tattica giudaica per mostrare come gli ebrei la applicano in tutte le nazioni, da sempre, il libro in questione si intitola “Le miroir du Judaisme” (“Lo specchio del giudaismo”). Quando accadono degli attentati, gli occidentali sono una società di terroristi disadattati (e gli islamici dovrebbero integrarsi con noi?), quando c’è la microcriminalità da immigrazione, siamo invece dei razzisti, gli ebrei troveranno sempre il modo di dire che la colpa è nostra pur di istigare il nostro stesso genocidio.

E ancora:-“L’omicidio di Modena ci urla che la sfida dell’integrazione è ancora molto aperta

Dichiarazione di Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera.

(ANSA) – ROMA, 4 OTT – “E’ assordante il silenzio che circonda l’uccisione di Begm Shnez, un’eroina, una madre che si sacrifica per difendere la vita e la libertà di sua figlia brutalmente aggredita dal padre e dal fratello”. Lo scrive in una nota Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera sottolineando l’importanza di ”non chiudere gli occhi di fronte al fatto che vivono fra noi delle famiglie che non ottemperano a principi basilari come il rispetto della donna in quanto essere umano capace di intendere e di volere, un principio che abbiamo affermato in secoli di battaglie”. ”Il fenomeno delle ragazze perseguitate perché compiono delle scelte di libertà quando si trovano a vivere nella società occidentale – prosegue la parlamentare Pdl – è sempre più frequente anche perché sono la prima generazione nata e cresciuta fra di noi. Abbiamo quindi un dovere di sorellanza e protezione nei loro confronti: una sfida che dobbiamo imparare a gestire con tutta la nostra forza e con tutte le nostre armi, senza nasconderci dietro il dito del rispetto per le culture diverse e senza la scusa del rifiuto dell’etnocentrismo. Ogni donna – conclude – ha diritto a scegliere con chi vivere e come vivere e la vera tolleranza è solo quella di una civiltà come la nostra, quella giudaico cristiana, che ha lottato per secoli per ottenerla per tutti””  [86].

Un’ebrea parla di società giudaico cristiana, quando il suo popolo ha ucciso Gesù Cristo e ne commemora lo strazio con omicidi rituali in prossimità della festa di Purim, ogni anno, probabilmente da quasi duemila anni. Il popolo al quale appartiene Fiamma Nirenstein è quello che si deve commemorare ma non si può nominare, mentre nei suoi testi sacri tale popolo chiama Gesù Cristo “l’appeso”, “il figlio di una prostituta”, “Jeshu” (acronimo di una maledizione in ebraico), e tante altre amenità, e non dimentichiamoci delle profezie di Isaia per distruggere Edom, cioè il cristianesimo!

È curioso che i direttori del giornale “Il Fatto Quotidiano” (dei sefarditi) Marco Travaglio – sionista per sbaglio – e Peter Gomez, un “italiano” di origini newyorkesi con un naso che fa sembrare le alture del Golan dei semplici dossi, siano di opinioni in apparenza opposte sulla questione dei migranti, cioè l’insieme di preparativi per la guerra civile tra gentili e semiti islamici, finalizzata al diletto e al profitto del giudeo.

Ad ogni modo Peter Gomez è un ebreo secondo noi per i seguenti motivi:

  • Ha un cognome di origini sefardite.
  • È nato in una città, New York, in un periodo in cui un newyorkese su quattro era ebreo.
  • Utilizza la tattica giudaica della sovversione ideologica.
  • Frequenta un’organizzazione terroristica anti-gentili: “I fratelli musulmani”.
  • È infiltrato nei giornali degli italiani nel ruolo di direttore (tattica giudaica).

Badate bene: i marcatori giudaici, presi isolatamente, non significano nulla, devono collimare con altri marcatori giudaici in un appropriato contesto, per poter asserire che un individuo è in realtà un crittoebreo o comunque un ebreo.

  • Ha un cognome di origini sefardite.

La storia dei Gomez, ebrei sefarditi, è grossomodo questa:

“One need not travel far to the west to pick up the trails of pioneer Jewish fur traders. In New York State in the late 1600’s, for example, Joseph Brown, “a trapper and trader of the Jewish persuasion,” was pursuing his activities in the wilderness of what is now Orange County, New York, a mere 20 miles from the Big Apple!3

A few years later, a Sephardic Jew, Luis Gomez, purchased land along the Hudson River in that same region. His son built a house on the property, and the family spent the winters trading with and maintaining a friendly, mutually advantageous relationship with the Algonquin Indians of the northeastern United States. The house, along with an adjoining millhouse and dam, stands today as the earliest surviving Jewish residence in the United States.

The Gomezes were the most unlikely woodsmen. They were an aristocratic family more at home with royalty than with beavers and muskrats.

The Saga of the Family Gomez

The Gomez family endured for many generations as Marranos in Spain through the worst period of the Inquisition because they rendered invaluable services to the royal house. Most of their powerful relatives were not as fortunate. The Gomez family was connected by marriage to the Santangels, a rich and powerful family with vast holdings in Aragon. Since the confiscation of assets followed condemnation for heresy, the considerable wealth and property of the Santangels rendered them particularly vulnerable” [87].

“The world of commerce became the province of the Jews, and their interests in international shipping, banking, and trade burgeoned. As a consequence, the Christian hierarchies generally found it pragmatically convenient to put aside Christian constraints and employ well-connected Jews as counselors and commercial attaches.
The Gomez family was particularly well positioned and suited for this purpose. Through the century and a half following the most virulent period of the Inquisition, members of the family became counselors to royalty. Isaac Gomez, born in Madrid in 1620, was an astute financier and became a favorite advisor of Philip IV.

The king was a profligate womanizer with a mentally retarded son. He was so dependant on the counsel of Gomez for the conduct of his affairs, that, clearly aware of Isaac’s secret Jewish adherence, he promised Isaac that should he hear that Inquisitors were on his case he would issue a coded warning. At dinner, surrounded by servants, some of whom were likely to be spies for the Inquisition, he would say, “Gomez, the onions begin to smell.”

The fateful day came when the sentence was uttered. Isaac smuggled his wife and son out of the country, but was himself caught in the clutches of the Inquisitors. He was thrown into prison for several years until he managed to bribe his way to freedom, fleeing over the Pyrenees to join his family in France.

Under the Edict of Nantes, signed in France by King Henry IV in 1598, persecuted Jews and Huguenots could seek refuge in France. The intervention of the Inquisition under Cardinal Richelieu during the reign of Louis XIII rendered this avenue of escape untenable. His son, Louis XIV, attempted to hold the church at bay, and for the next few years, Jews and Huguenots were again able to find refuge in France. The Gomez family was among them.

Unfortunately, the church proved too powerful; a new reactionary period spread through continental Europe as a result of the revocation of the Edict of Nantes in 1685 by Louis XIV. The French Huguenots and the Jews fled in anticipation of renewed persecution. Isaac moved to London, where he had friends and family.5

Thanks to connections he had made, Isaac was able to purchase an official “Letter of Denization,” which gave the Gomezes British citizenship rights apart from that of holding public office. It can be presumed that the process was expedited by the desperate need of the English for capital for pursuit of “Queen Anne’s War,” (otherwise referred to as “The War for the Spanish Succession,”) between France and England.

Isaac’s son Luis, decided he had enough of Europe, and decided to strike out to the New World” [88].

“When word reached New York that a member of the exalted Gomez clan was on his way, there was a considerable stir within the little community of Sephardim – particularly among the mothers of unmarried and eligible daughters, who immediately began receiving instructions on how to treat a Gomez. It was said that the Gomezes were so grand that they still used their titles, and had to be addressed as “your Grace,” and “your Ladyship.” (This was true; they did.) Young Louis Gomez, however, disappointed the mothers by stopping in Jamaica, where he met, by prearrangement with her family, the daughter of another high-placed family, Esther Marques, and married her”” [89].

Nell’articolo da cui attingiamo si può anche rinvenire una delizia: il mimetismo ideologico degli ebrei, che prima sterminano gli indiani con epidemie e fucilazioni, dopo essere stati cacciati dalla Spagna nel 1492 ed essere mandati in parte in America assieme a Cristoforo Colombo, poi, a sterminio concluso, gli indiani rimasti devono sorbirsi la scemenza dei rabbini di turno che affermano che gli indiani sono in realtà la decima tribù di Israele. Chi crede a queste assurdità può benissimo credere a kazate come la “teoria della Khazaria”. Se gli indiani pellerossa sono ebrei perché gli ebrei li hanno sterminati? E se sono la decima tribù di Israele come hanno attraversato l’Oceano Atlantico per arrivare nelle Americhe? Forse dopo aver sterminato gli indiani d’America gli ebrei hanno trovato qualche vantaggio geopolitico nel mimetizzarsi ideologico-religiosamente tra loro, ma gli elementi a disposizione sono troppo pochi per fare delle speculazioni, una possibilità potrebbe essere quella di ottenere la posizione esatta di miniere d’oro tenendone nascosta l’esistenza ai gentili.

“In the early years of the evolution of the American nation, Jewish fur traders were among the first who ventured into the wilderness. These hardy pioneers established and maintained a friendly relationship with the Indian tribes. The continuity of their enterprise depended not only on a fair and mutually beneficial association between themselves and the Indians, but on the continuing freedom of the Indians to live and hunt in their ancestral lands.

At that early time, the possibility that the Indians were descended from the Ten Lost Tribes of Israel was seriously discussed and considered in the Sephardic community of New York. Similarities between the religious rites of the two cultures and of language peculiarities were taken as evidence that, indeed, a relationship existed which could not be ascribed to coincidence. Some rabbis insisted that Indians be dealt with as fellow Jews.

It was argued that neither Hebrew nor the Indian languages make use of a comparative or superlative degree. It was noted that both languages make considerable use of hyperbole and metaphor. While such language parallels were not in themselves significant, they reinforced other cultural parallels of greater import.

It was said that the Indians worshiped a great spirit they called Yohovah. Indian holy days fell out In the spring and the fall, corresponding to the Jewish Passover and Succoth. The Indians underwent a two-day fast period, much as the Jews did on the Day of Atonement.

It was observed that Indians had high priests, one of whose functions was the conduct of puberty rites. The Indians sense of purity, both in personal terms and in their diet, was emphasized, particularly because the Indians considered that the eating of certain animals was taboo.

Finally, similarities between the Indian and the ancient Hebrew counting systems and the fact that the Indians employed a lunar calendar convinced many that, indeed, the two peoples were related.1

The belief that the Indians were the lost tribes of Israel persisted into the nineteenth century. Early in that century, Mordechai Noah, an erstwhile sheriff of New York, newspaper publisher, and the world’s first Zionist, purchased a 17,000 acre tract on Grand Island in the Niagara River to be a temporary homeland for the Jews until they could fulfill the foretold return to Jerusalem. Noah launched a massive publicity campaign, announcing a great ingathering to be held on the Niagara frontier on September 15, 1825. He invited the Indian chiefs of the territory to participate as representatives of the ten lost tribes. Ararat, the City of Refuge on the Niagara was stillborn. Only the Indians attended the ceremony!” [90].

  • È nato in una città, New York, in un periodo in cui un newyorkese su quattro era ebreo.

Qui ci viene in aiuto Aleksandr Solgenitsin che nel suo libro sul problema dei problemi, il problema ebraico, ci parla di un importante violazione di numerus clausus daparte del popolo “eletto”:- “Non si può non pensare all’America di quegli anni. Nel 1965, la sezione newyorkese del Comitato ebreo americano condusse un’inchiesta ufficiosa tra più di mille quadri superiori di cinquanta banche di questa città, dopodichè indirizzò a queste una protesta perché tra le persone interrogate c’era solo il 3% di ebrei, mentre gli ebrei rappresentavano un quarto della popolazione newyorkese: in altri termini, il numerus clausus non era rispettato” [91].

Solgenitsin continua così:-“(Notiamo che, due anni prima, il Comitato ebreo aveva proceduto allo stesso tipo di sondaggio in cinquanta dei più importanti servizi municipali degli Stati Uniti, e nel 1964 in ditte industriali della regione di Filadelfia)” [92].

Noi invece notiamo che se un quarto della popolazione di una città è ebrea, allora questo sondaggio potrebbe anche essere una tattica giudaica, mentire sul numerus clausus per poterlo violare ancora di più, in altre parole, fingersi sotto-rappresentati per potersi infiltrare ancora meglio nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni in genere.

  • Utilizza la tattica giudaica della sovversione ideologica.

Il giornale che Peter Gomez dirige, cioè “Il Fatto Quotidiano”, è infestato di sefarditi e gentili del sabato, tra cui si annoverano professori universitari, giuristi internazionali, magistrati e altri elementi della nostra intellighenzia che ci vogliono convincere che dobbiamo accettare l’invasione delle scimmie nere e che la loro importazione creerà una società migliore anziché il pianeta delle scimmie (nere). Va oltre gli scopi di questo articolo elencare tutti i sovversori su suddetto quotidiano, che ogni giorno, minacciano la nostra sicurezza nazionale invocando il nostro genocidio, mentre provano a inebetire le masse. Ovvio che se il direttore è Gomez è in parte d’accordo con quello che compare sul suo giornale, altrimenti in cosa consiste il suo ruolo di direttore? Non è forse su “Il Fatto Quotidiano” che vengono riportate le scemenze che scrive Furio Colombo (ebreo)?

  • Frequenta un’organizzazione terroristica anti-gentili: “I fratelli musulmani”.

In questo videoreportage di un giornalista del quotidiano “Imola Oggi” viene intervistato Peter Gomez, che ha fatto da testimonial ai Fratelli Musulmani: https://t.me/la_questione_giudaica/50

L’articolo di Imola Oggi parla chiaro:-“Tarik Ramadan, discusso leder integralista, ce l’ha infine fatta e invitato dall’ala ultrasinistra della camera del Lavoro ( Donne in nero, cub, centri sociali , radicalette chic dei licei bene, punkabbestia ) ha parlato a Milano del futuro paradiso islamico in Italia . Una internazionale di compagne col velo assisteva all’incontro. E’ stato anche una finale di campagna elettorale, per i candidati dei Fratelli Musulmani nelle liste del Pd che vorrebbero sedere in consiglio comunale: forse per supportare meglio gli investimenti immobiliari degli stati del Golfo, che finanziano i Fratelli Musulmani e varie frange terroriste in Europa e nel mondo” [93].

“A fare un po’ di distinguo è stato Peter Gomez, che ha presentato il tour immobiliarista dei Fratelli Musulmani, che stanno finanziando moschee in tutta Italia. Investimenti di tutto rispetto. Il tour di Tarek segue infatti l’inaugurazione di diversi centri islamici a Brescia, a Piacenza, a Mirandola (provincia di Reggio Emilia) e a Saronno, dove l’imam è Najib al Barid, formato all’università yemenita fondamentalista Al Iman. A Saronno è stata inaugurata una moschea che comprenderà anche una madrasa, un centro per il proselitismo, sale per attività culturali, commerciali e sportive. Il progetto è quello di costruire 33 moschee in Italia. 33 centri di indottrinamento fontamentalista. 500 mila euro a Mirandola, 900 mila a Vicenza, 500 mila a Saronno: in tutto 25 milioni di euro grazie al generoso contributo del Qatar. Per questo la sala pullulava di servizi segreti…
Gomez, l’insolito testimonial degli integralisti ha cercato però di smarcarsi …” [94].

Chissà cosa ha spinto Peter Gomez a fare da testimonial a Tarek : forse per trattare una resa con i prossimi invasori , con certe garanzie, prima che sia troppo tardi : “ nei prossimi anni assisteremo a una invasione senza precedenti…e non ci saranno solo i morti sulle spiaggie….” O forse Gomez si è mosso con la speranza di una compartecipazione dei banchieri islamisti del Qatar al boccheggiante Fatto quotidiano….” [95].

Fatte queste premesse, fatevi questa domanda:- “Quante probabilità ci sono che un italiano nasca con un cognome sefardita, in una città ebrea per un quarto, arrivi a dirigere un giornale italiano e frequenti terroristi islamici mentre il suo giornale pullula di criminali che istigano il genocidio degli italiani?”. Secondo “laquestionegiudaica” le probabilità che Gomez sia un italiano sono davvero esigue, per non dire nulle.

Sentiamo invece i maggiori esponenti delle comunità ebraiche italiane.

Riccardo Pacifici (ebreo) è stato il presidente della comunità ebraica di Roma, e il giornale “L’Osservatore Romano” riporta alcune sue dichiarazioni:-“«È giunto il tempo di lavorare a nuove aspirazioni», ha auspicato Pacifici che ha anche manifestato a Benedetto XVI l’apprezzamento per la posizione coraggiosa assunta sul tema dell’immigrazione. «Noi, che fummo liberati dalla schiavitù in terra d’Egitto, come ricorda il primo Comandamento, siamo al Suo fianco — ha assicurato — perché tale tema venga affrontato con “giustizia”. Possiamo e dobbiamo contrastare paura e sospetto, egoismo ed indifferenza; rafforzare la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, dell’altruismo e della sete di conoscenza dell’altro. Dobbiamo contrastare quelle ideologie xenofobe e razziste che alimentano il pregiudizio, far comprendere che i nuovi immigrati vengono a risiedere nel nostro continente, per vivere in pace e per raggiungere un benessere che ha forti ricadute positive per la collettività tutta. Ricordandoci che ogni essere umano, secondo le nostre comuni tradizioni, è fatto a immagine e somiglianza del Creatore».
Pacifici ha anche espresso preoccupazione per il fondamentalismo: «Uomini e donne animati dall’odio e guidati e finanziati da organizzazioni terroristiche cercano il nostro annientamento non solo culturale ma anche fisico. Per questo, dobbiamo solidarizzare con le forze che nell’Islam interpretano il Corano come fonte di solidarietà e fraternità umana, nel rispetto della sacralità della vita»” [96].

Dobbiamo però ricordare che Pacifici è quello che prima ha dichiarato sul quotidiano Haaretz che il Movimento 5 Stelle è peggio dei fascisti, e poi, dopo essersi incontrato con Beppe Grillo, ha detto di non aver mai fatto tali dichiarazioni.

“HAARETZ – È il momento in cui gli ebrei italiani dovrebbero «cominciare a prepararsi lentamente a fare i bagagli per andare in Israele» avrebbe detto, secondo Haaretz, Pacifici. I motivi che, come riporta il giornale israeliano, avrebbe addotto Pacifici, sono l’aumento del fondamentalismo islamico, la generale crisi economica e la nascita di un partito radicale come quello di Grillo «ancora più pericoloso dei fascisti»” [97].

“Secondo quanto riportato dal quotidiano, infatti, Pacifici aveva espresso timori per il presunto antisemitismo del leader del Movimento. Dichiarazioni da cui però lo stesso capo della Comunità ebraica prende poi le distanze: “‘Non ho mai dichiarato che il movimento di Beppe Grillo è peggiore dei fascisti e non l’ho mai pensato”, anzi, aggiunge, “apprendiamo con stupore il fatto che ci vengano attribuiti falsi pensieri su Grillo e il Movimento 5 Stelle. La frase ‘Grillo è ancora più pericoloso dei fascisti’ non è stata mai pronunciata in nessuna intervista. Siamo vigili, però, di fronte ai molteplici commenti che si leggono sui post del suo blog – aggiunge Pacifici – che richiamano alla mente la cultura dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Commenti che spesso sono ostili nei confronti degli ebrei e di Israele”” [98].

Renzo Gattegna (ebreo), è stato il presidente delle ventuno comunità ebraiche italiane, e sempre sullo stesso giornale ha affermato:-“«La sua presenza — ha concluso (in riferimento al viaggio in Israele del papa Benedetto XVI nda ) — costituisce un rinnovato impegno a proseguire nel cammino intrapreso. Un cammino che deve essere proseguito insieme fra ebrei, cristiani e musulmani, come siamo qui oggi, per riscoprire la comune eredità, dare testimonianza del Dio Unico e, al di là delle differenze che rimarranno, inaugurare un’era di pace»” [99].

Riccardo Di Segni (ebreo), rabbino capo di Roma, ha fatto riferimento alla Torah, per istigare l’immigrazione nel nostro paese, peccato che la controparte francese del rabbinato sia stata più candida e abbia parlato dell’immigrazione islamica in termini di genocidio, profetizzato da Isaia:-“Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti di altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell’eredità spirituale di Abramo. Ebrei, cristiani e musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace. La preghiera che si alza da questa Sinagoga è quella per la pace universale annunciata da Isaia (66, 12) per Gerusalemme, “la pace come un fiume e la gloria dei popoli come un torrente in piena”»” [100].

Su L’Espresso però il rabbino Di Segni non parla più di pace:-“Rabbino Di Segni, di fronte alla doppia emergenza delle guerre di religione e delle migrazioni di popoli, quanto può aiutarci la millenaria esperienza degli ebrei?
«Molto. Possiamo fornire modelli di integrazione perché sappiamo che si può essere cittadini o esclusi o partecipi o discriminati o diversi o uguali. Quanto accade è per noi un déjà vu. In quegli uomini e donne con valige e figli, fermati dalle polizie di frontiera o ammassati sui barconi, noi rivediamo noi stessi. E insieme all’identificazione scatta la solidarietà. Eppure…».

Eppure?
«È brutale dirlo, ma c’è una differenza sostanziale perché quantitativa. Anche la più forte comunità ebraica, come quella francese, conta al massimo 300 mila persone. È facile integrare un numero contenuto di profughi. Qui però si tratta di milioni, di uno spostamento di popoli che cambierà completamente i connotati dell’Europa»” [101].

Quando però si parla di antisemitismo dovuto all’atteggiamento filo-israeliano degli ebrei “italiani”, Di Segni non fa affatto riferimento alle politiche di protezionismo etnico dello stato di Israele:-“Posso però chiederle che cosa fate per sfatare questo pregiudizio? Anche persone meno superficiali vi rimproverano di essere sempre dalla parte dei governi israeliani.
«Non dobbiamo certo giustificarci: siamo italiani come e più di molti altri e abbiamo contribuito a edificare questo Paese. Ma un’identità non si taglia con l’accetta. In ogni uomo sentimenti e passioni sono sempre distribuiti. Noi abbiamo un legame solido sia con questa nazione che con lo Stato di Israele. È nell’Islam che la religione implica la nazionalità. Per gli islamici l’ebreo non è dissociabile dallo Stato di Israele. Per questo con loro il dialogo interreligioso è difficile»” [102].

“Lei è anche vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica. Con le sue idee come ha fatto ad aderire all’ultimo Family day?
«Io non ho aderito, ho mandato una lettera che invitava a una discussione non ideologica. Ma loro ne hanno fatto, appunto, un uso strumentale e ideologico»” [103].

Poi ci sono altri temi interessanti posti a Di Segni:-“Non crede che siamo comunque in ritardo sul resto del mondo occidentale? Israele, per esempio, riconosce da tempo i matrimoni omosessuali celebrati all’estero.
«Israele è uno Stato democratico che non applica la legge rabbinica, ma quella del Parlamento».

Che ne pensa della scelta di designare un’italiana, Fiamma Nirenstein, come ambasciatrice di Israele in Italia?
«È ancora in corso una procedura di approvazione. Mi chiedo, però, se sia lecito che una persona che è stata deputata al Parlamento italiano venga ora a rappresentare uno Stato estero»” [104].

Vedremo però in seguito che quando si tratta di assegnare la cittadinanza israeliana il governo è un pò troppo rabbinico, ma lo abbiamo già intravisto quando abbiamo parlato della possibilità per gli ebrei haredì di scansare il servizio militare, o anche nelle parole di Mordechai Vanunu, così come nello spostamento della capitale di Israele a Gerusalemme e in altri aspetti. Abbiamo già intravisto quanto Israele assomigli ad una teocrazia invece che ad una democrazia.

“Le hanno fatto effetto quei numeri segnati sulle braccia dei profughi siriani?
«Mi ha fatto effetto che si usassero parole come deportazione per un semplice accorgimento di triage. Nella medicina delle catastrofi, la prima cosa che si fa è quella. E poi un conto è il pennarello su un ferito o un profugo e un conto il tatuaggio sul prigioniero. Anche questo uso delle parole fa parte della banalizzazione. La Shoah è un unicum che ci deve far ricordare soprattutto l’importanza della convivenza con il vicino e con il diverso. Qualcuno dice che l’Europa nasce da Auschwitz. Non vorrei che finisse con un’altra Auschwitz».

Non ci spaventi, rabbino. Che cosa intende?
«Provi a pensare a quei milioni di persone di cui abbiamo parlato e li immagini tra vent’anni. Lei riesce a vedere un futuro di convivenza pacifica?»” [105].

Proviamo a giustapporre le frasi di questo rabbino, per farvi capire che ci sta chiaramente prendendo in giro:

“Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti di altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell’eredità spirituale di Abramo. Ebrei, cristiani e musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace. La preghiera che si alza da questa Sinagoga è quella per la pace universale annunciata da Isaia (66, 12) per Gerusalemme, “la pace come un fiume e la gloria dei popoli come un torrente in piena”. “È facile integrare un numero contenuto di profughi. Qui però si tratta di milioni, di uno spostamento di popoli che cambierà completamente i connotati dell’Europa”. “Qualcuno dice che l’Europa nasce da Auschwitz. Non vorrei che finisse con un’altra Auschwitz”. E quando l’intervistatore gli chiede di precisare cosa ciò significhi lui risponde:-“«Provi a pensare a quei milioni di persone di cui abbiamo parlato e li immagini tra vent’anni. Lei riesce a vedere un futuro di convivenza pacifica?»”.

Queste persone ci mentono sapendo di mentire, non credono a quello che dicono, il loro atteggiamento è addirittura suicida, anche se riusciranno a nascondersi bene all’interno della società islamica, nel frattempo potrebbero subire parecchi pogrom di matrice islamica, per questo dobbiamo capire che il popolo ebraico è formato perlopiù da malati mentali, che non possono e non devono, per alcun motivo, essere posizionati ai vertici della società, ma devono altresì essere confinati tutti quanti, ebrei e crittoebrei, tra i ghiacci dell’Alaska, affinché le loro menzogne possano raccontarle solo ai salmoni e agli orsi, visto che noi ci siamo cascati per millenni e siamo incapaci di distinguere il vero dal falso.

Noemi Di Segni (ebrea), è l’attuale presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e ad un incontro con quello che sembra un gentile del sabato, cioè un servo degli ebrei, Paolo Gentiloni, si è espressa in questo modo:-“Israele, cari amici, è un grande onore, Primo ministro Gentiloni, darle il benvenuto a nome di tutti gli ebrei italiani in questo luogo così solenne ed importante per la nostra storia, per la nostra vita.
Oggi è un giorno speciale. Celebriamo il cinquantesimo anniversario dell’arrivo in Italia degli ebrei dalla Libia. La partecipazione del governo italiano onora noi tutti, tutti coloro che oggi con la loro presenza testimoniano la loro storia familiare e personale, tutti coloro che purtroppo negli anni ci hanno lasciati ma che ci hanno donato i loro racconti. Ma direi di più. Non è solo un onore che porta il visitatore, ma una presa di coscienza attenta e matura di un’Italia che guarda al futuro e ricerca soluzioni di dignità e di prosperità sociale per le sfide di integrazione che ci impongono le ondate di immigranti, di clandestini e rifugiati, di chi cerca una nuova terra. Forse una nuova patria. E ancor più. Questo è un giorno della memoria che trasforma il racconto personale, in esperienza comunitaria, in vissuto che diventa parte di un Paese intero” [106].

Ovviamente islamici ed ebrei, eterni alleati nella distruzione dei gentili, devono sempre essere dipinti come delle vittime, e guai ad ipotizzare un legame tra il giudaismo, e la sua rete di mongoloidi (gli islamici):-“La collaborazione tra Islam ed Ebraismo? Può nascere solo dalla condanna all’antisemitismo e della violenza, dice Noemi Di Segni, Presidente Unione delle comunità ebraiche italiane, specificando, nella sua relazione, che i fenomeni dell’antisemitismo e della paura dell’Islam sono assolutamente distinti, e che quindi no, non sono due facce della stessa medaglia. Ai musulmani la Presidente dice: «Dovete dire “anche noi condanniamo”. La nostra voce si leverà sempre in difesa di ogni forma di violenza per la collaborazione».

Esigenza di collaborazione che emerge anche dalle parole dell’Imam Yahya Pallavicini, Presidente Coreis Italiana, che sottolinea la storica amicizia che lo lega all’Unione della comunità ebraica. «Antisemitismo e Islamofobia non sono due facce della stessa medaglia e vanno evitate confusioni – afferma Pallavicini, trovandosi d’accordo con Noemi Di Segni -” [107].

In realtà vedremo in seguito come siano gli stessi ebrei a lamentarsi dell’antisemitismo degli islamici mentre ne istigano l’immigrazione e “l’integrazione”, e vedremo anche che gli ebrei criticano gli islamici per l’utilizzo di una tattica in realtà comune ad entrambi: l’antisemitismo a bandiera falsa, cioè montare operazioni psicologiche per convincere i gentili che i semiti sono discriminati, creando in realtà di sana pianta questi episodi. Ma questa è un’altra storia. Gentili lettori, nei modi come nel sangue, ricordate sempre quello che stiamo per scrivervi:-“L’integrazione degli islamici è la disintegrazione dei gentili”.

Concludiamo quindi con le dichiarazioni di Furio Colombo (ebreo).

Questa perfetta nullità, nonché deputato PD e giornalista si esprime così sulla questione migranti:-“Il gioco lo stiamo già giocando. La rivolta dei sindaci che non vogliono neanche una piccola pattuglia di migranti in paesi dove le case vuote non si contano ( e creano progressivo abbandono ) è una triste testimonianza di forti correnti di post verità ( ovvero di fake news ) in un Paese particolarmente vulnerabile come il nostro, che porta ancora le impronte della profonda e accurata falsificazione fascista ( le sconfitte si chiamavano “ ritirate strategiche” ). Da noi, adesso, le frasi chiave sono “ il Paese scoppia”, “ non c’è più posto”, “ non possiamo prenderli tutti”, mentre stiamo soffrendo contemporaneamente due crisi che ogni governo ha sperimentato, e finora si è dimostrato incapace non solo di risolvere ma anche di riconoscere. Da un lato noi abbiamo un diritto verso l’Europa, che viene continuamente rivendicato e poi lasciato perdere” [108].

” E allora si fa la faccia feroce e il pugno di ferro con il volontariato, a cuisi controllano i conti ( teoria del complotto: sostiene che qualcuno ha interesse a riempire l’Italia di immigrati costosi e pericolosi, investe nel business del trasferimento di esseri umani, e nessuno tenta di dirci perché farebbero una cosa così strana, a meno dell’esistenza di una organizzazione che vuole imporre i negri al mondo ). E si devono controllare le mosse delle misteriose Ong con poliziotti a bordo perché non si sognino di salvare un morente un passo più in la del consentito. E il “ consentito “ è del tutto arbitrario. Perché è meglio morire piuttosto che essere salvate in acque libiche. Gli addetti libici- se ci sono- non salvano ma uccidono. Il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha spiegato giorni fa nei dettagli come l’influsso dell’immigrazione potrebbe essere di grande aiuto all’Italia, come insegnano tutte le epoche della storia. Invano. Ho sentito persino dire, in un programma giornalistico di Rai 1, da “ un esperto” commentando Boeri: Non è vero, non ci credo, deve avere falsificato i numeri. “L’esperto” era stravolto perché per una volta era stato costretto ad ascoltare numeri veri. Mille volte inferiori di quelli profetizzati da anni ( e da ottimi cervelli di destra ) e che rovesciavano il pericolo in un beneficio. Subito si è sentita la crisi di astinenza dalla mancanza di post verità di cui, da anni, veniamo forniti” [109].

Le fake news, come le chiama questo parassita rivoltante, le diffonde lui, le statistiche di cui parla sono giudeo-statistiche funzionali a validare le sue menzogne, e la cospirazione di cui parla, nel tentativo di ridicolizzare i gentili, è un’associazione a delinquere ebraica, la più potente di tutte, al punto tale che arriva ai vertici della politica dell’economia, e degli apparati di sicurezza di ogni nazione. Ovviamente non può mancare l’ennesima proiezione giudaica, per cui i sindaci che provano a difendere gli italiani sono in realtà dei criminali. Come si fà a credere ad idiozie del genere?

Non è vero, non abbiamo finito, manca la ciliegina sulla torta, quella rappresentata da qualcuno che con gli ebrei non dovrebbe c’entrare niente: Claudio Amendola.

Claudio Amendola ha il volto di un italiano, parla con un marcato accento romano, è un romano verace giusto? Invece no, è un ebreo per sua stessa ammissione. Ma i gentili potrebbero obiettare, a ragione anche, che Claudio Amendola anche se è ebreo, è comunque un ebreo “assimilato”, che nulla ha a che vedere con questi provocatori citati poc’anzi. Quella dell’assimilazione degli ebrei è un mito, una leggenda ebraica propinata dagli ebrei ai gentili boccaloni di generazione in generazione, per secoli.. Con un nostro articolo su Roger Dommergue (un ebreo giusto tra le nazioni) abbiamo visto che ci sono ebrei che non conoscono né la Torah né il Talmud, di conseguenza non conoscono neanche la circoncisione, e non hanno dei legami con Israele, e non frequentano neanche gli altri ebrei più di tanto, ma la loro mentalità speculativo-parassitica rimane, anche se non partecipano ai movimenti, alle truffe e ai genocidi praticati dagli ebrei più in vista. Questi possono essere semplicemente ebrei nel loro piccolo, semplici speculatori con i quali l’unico rapporto prudente da avere dovrebbe essere solo il “buongiorno e buonasera”. Potete incontrarli di tanto in tanto nella vostra città, mentre camminano in disparte, o mentre gestiscono assetati di denaro l’attività più remunerativa del posto, basta non averci troppi contatti. Oppure, come fa notare Roger Dommergue, potete incontrarli nelle più alte cerchie dell’aristocrazia giudaica mondiale – di cui lo stesso Dommergue ha fatto parte – mentre fingono di essere sionisti, filo-israeliani, e giudei praticanti solo per darsi un tono. È possibile che una percentuale di ebrei si assimili ai gentili, ma si tratta sempre di una minoranza, un popolo come quello ebraico è stato disseminato tra le nazioni senza mai estinguersi, proprio in virtù del fatto che la maggior parte di loro non ha mai avuto intenzione di assimilarsi coi gentili. Ma ciò non impedisce a buona parte di loro di istigare la nostra assimilazione con le scimmie nere a fini umanitari. I dati molecolari ci parlano dell’assimilazione parziale degli ebrei ai gentili, ma gli ebrei agiscono in maniera etnocentrica e sono dei razzisti, c’è un motivo se la loro assimilazione è parziale: si tratta di una tattica giudaica. L’assimilazione strategica consente agli ebrei di assimilare i tratti fisionomici dei gentili locali, in questo modo possono confondersi in mezzo a noi, in quanto la tattica giudaica dell’assimilazione strategica è funzionale a sua volta alla tattica giudaica del mimetismo fisionomico, che gli conferisce ambiguità fisionomica. Dommergue ha detto che gli ebrei assumono le caratteristiche delle popolazioni in cui sono dispersi, pur dicendo che sono dei caratteri acquisiti come la circoncisione a modificare i loro volti, e la cosa è un pò una contraddizione. Ma se è vero che gli ebrei si assimilano parzialmente per mimetizzarsi tra noi, è anche vero che non possono assimilarsi troppo a noi, pena la loro scomparsa. Gli ebrei quindi si moltiplicano tra loro, e l’endogamia che praticano è un’arma a doppio taglio: se è vero che gli permette di sopravvivere in mezzo ai gentili, è anche vero che pone delle costrizioni fisionomiche ai loro volti, anche notevoli visto che hanno probabilmente un’omozigosi maggiore della nostra, in quanto ricorrono spesso all’incesto. In altre parole, possono mimetizzarsi tra noi, ma mai farlo completamente, questo vuol dire che alcuni tratti della fisionomia dell’ebreo compaiono in maniera ricorrente nei loro volti. Questo ci permette, nell’ambito della ricerca dei crittoebrei, di introdurre un altro marcatore giudaico oltre alle tattiche giudaiche e ai comportamenti talmudici, cioè la somiglianza ad uno o più ebrei noti. In seguito confronteremo dei probabili crittoebrei con il volto di ebrei noti per notare meglio questi “caratteri giudaici” in comune. Le diatribe tra ebrei sul concetto di assimilazione sono in realtà una simulazione giudaica divergente, allo scopo di distogliere l’attenzione dei gentili con discorsi astratti (religione, identità dell’ebreo, regole di comportamento dell’ebreo nei confronti dei goyim) da quella che è una tattica giudaica la cui applicazione ha una valenza meramente materiale. Tale atteggiamento simulatorio è a sua volta una tattica giudaica: separare il problema ebraico dal concetto di etnia. Anche proiettare il problema ebraico su dei gentili convertiti al giudaismo (la kazata nota come “teoria della Khazaria”) rientra nel separare il problema ebraico dal concetto di etnia. Riparleremo dell’assimilazione strategica quando affronteremo il tema dei mezzi ebrei/ebrei totali infiltrati nelle famiglie dei gentili, ma che di fatto continuano a vivere nelle loro originarie famiglie ebraiche, ricevendo un addestramento talmudico per poter continuare di nascosto la loro opera di sovversione, a più livelli, nelle società dei gentili, nell’ottica di una tattica che abbiamo ribattezzato “tattica delle cellule fantasma”, perché a tutti gli effetti, i crittoebrei nascosti nelle famiglie dei gentili sono delle cellule sovversive che passano inosservate, agli occhi dei gentili. Una variante di questa tattica la vedremo in seguito in questo stesso articolo, quando parleremo della dispersione degli ebrei sefarditi nelle famiglie degli ebrei aschenaziti dello stato di Israele al fine di contenere il pericolo della sovversione ideologica, che Ben Gurion e altri primi ministri dello stato di Israele forse temevano che si ritorcesse contro il neonato stato.

Ad ogni modo, Claudio Amendola, contro ogni probabilità e apparenza, fa parte della schiera di ebrei provocatori anti-italiani. Amendola non è un italiano, perché se così  fosse, non istigherebbe il genocidio degli italiani.

Le dichiarazioni di Amendola sono disponibili al seguente indirizzo Telegram, sul canale di “laquestionegiudaica”: https://t.me/la_questione_giudaica/48

Claudio Amendola (ebreo), si è espresso così sulla questione migranti:-“E secondo me in queste riflessioni ultime che abbiamo fatto c’è però un po’ di memoria corta, quei paesi, che l’onorevole Di Maio chiama gli altri paesi, nel corso della storia, quando noi, ancora qua avevamo l’immigrazione dal sud Italia al nord Italia, che non si è mai fermata. Quelle popolazioni le hanno già accolte, la Germania, la Francia, il Belgio hanno una storia di “accoglimento” che rispetto a […] noi impallidiamo, è un problema giovane il nostro, noi siamo abituati negli ultimi quindici o vent’anni veramente ad accogliere così. Probabilmente quegli altri paesi ritengono pure di aver fatto già molto rispetto al problema…nella storia, no?”.

Abbiamo inoltre trovato un ebreo lucido, anche se vuole catturare la mente dei gentili con un esca di verità piazzata su un amo di menzogne. Stiamo parlando del membro degli Almamegretta, Raiz.

“NAPOLI – “I migranti vanno selezionati. Anche perché non mi piacerebbe avere accoltellatori sotto casa”: a dirlo è Raiz, il cantante un tempo degli Almamegretta. Ai microfoni di Radio Club 91, durante il programma ‘Confusi e felici’ con Janpa Serino e Marta Marandola il cantante napoletano ha detto:

“I migranti? L’Europa è un contenitore enorme ma limitato. Se tutto il mondo volesse venire qui, dovremmo andar via noi. Pensare di poter accogliere tutti senza selezione è impossibile”” [110].

“Raiz fece parlare di sé recentemente per la sua conversione all’ebraismo. Un ritorno alle origini per lui, come aveva spiegato in un’intervista:

“Alcuni miei avi sono di origini ebraiche. Non ho avuto bisogno però di fare lunghe ricerche, perché in famiglia se ne è sempre parlato. La contaminazione con la musica reggae, con il misticismo giamaicano, per i quali ho sempre avuto una certa attrazione, ha fatto il resto”.

Il motivo che però più di tutto l’ha portato a convertirsi è stato l’incontro con colei che poi è diventata sua moglie, italo-israeliana:

“Daniela ha una storia incredibile: i suoi nonni, di origine ungherese, rimasti vedovi ma sopravvissuti ai campi, si sono sposati. Dopo la guerra, tra le macerie di Varsavia hanno messo su famiglia e con le valigie di cartone hanno fatto ritorno in Israele. Lì hanno costruito una casa fuori Tel Aviv, affacciata sul mare. E ora in quella casa, piena di ricordi, ci abitiamo noi”” [111].

Raiz è l’unico ebreo che non istighi direttamente il genocidio degli italiani, peccato però che dica che i nonni di sua moglie sono “sopravvissuti ai campi” (un’esca di verità legata ad un amo di m******e). Raiz si gode probabilmente sulle spiagge di Tel Aviv un indennizzo per l’Olocausto, che è il popolo tedesco a pagare, quando Kaufmann, un ebreo, ha scritto un libro intitolato “Germany Must Perish!” acclamato dalla critica e dai giornali dell’epoca in cui istigava il genocidio del popolo tedesco per sterilizzazione forzata dei maschi. L’ebreo non perde mai il vizio di praticare il suo sport preferito: il genocidio.

  • Dichiarazioni degli ebrei “italiani” in merito ad uno stato di Israele con due nazionalità (palestinesi ed ebrei)

Non esistono dichiarazioni in tal senso, esistono solo dichiarazioni in cui ci si sofferma sulla possibilità per i palestinesi di avere un proprio stato, con una propria nazione. In nessun caso gli ebrei “italiani” parlano di integrare e accogliere i palestinesi nello stato di Israele per formare un unico stato a due nazionalità e porre fino al conflitto. Non fanno dichiarazioni in tal senso perché sanno benissimo quello che accadrebbe agli ebrei di Israele in tal caso: un Olocausto. I palestinesi in pochi decenni si sostituirebbero agli israeliani per il loro dirompente tasso di natalità e lo stato di Israele verrebbe dissolto.

  • Il mimetismo ideologico degli ebrei, istericamente indecisi tra nazionalismo ucraino e internazionalismo bolscevico

Aleksandr Solgenitsin ci parla di questa tattica giudaica per prendere il potere da parte degli ebrei, su intere nazioni:-“Nell’aprile 1917, quando fu creato il parlamento ucraino, gli ebrei non credevano ancora nella vittoria del separatismo, che si manifestò nelle elezioni d’estate alle dume principali: gli ebrei non avevano allora “alcuna ragione di votare per i separatisti ucraini”” [112].

“Ma, a partire da giugno, quando sembrò edificarsi un vero potere ucraino sotto il quale tutti, a quanto pareva, sarebbero stati destinati a vivere, dei rappresentanti ebrei fecero il loro ingresso alla Malaia Rada, nacque un vice-segretariato agli Affari della minoranza nazionale ebraica (un “ministero ebreo”), incaricato di elaborare un progetto cui la società ebrea ambiva da molto tempo, e che concedeva “un’autonomia nazionale specifica” (ogni nazione, compresa quella ebraica, costituisce un’entità nazionale, che può promulgare leggi secondo i bisogni e gli interessi della suddetta nazione e ricevere sussidi dall’Erario; quanto al rappresentante di questa entità, può far parte del governo). Il governo ucraino da poco creato adottò all’inizio un atteggiamento generalmente benevolo nei confronti degli ebrei, ma, alla fine del 1917, la situazione si evolse: il progetto di legge fu accolto in Parlamento da lazzi e segni di disprezzo, per essere infine adottato a fatica nel gennaio 1918. Dal canto loro, non senza reticenza, gli ebrei accettarono “il 3° Universale” (9 novembre 1917: inizio della separazione dell’Ucraina con la Russia), temendo ormai l’anarchia, pericolosa per la popolazione ebraica, e lo spezzettamento del mondo ebraico russo in diverse entità. I borghesi ebrei si facevano beffe delle lingua ucraina, delle insegne in questa lingua, temevano l’ucrainizzazione, davano fiducia piuttosto allo Stato e alla cultura russi” [113].

“Ma si andava verso la secessione e i deputati ebrei, ad eccezione del Bund, non osarono votare contro il “4° Universale” (11 gennaio 1918: secessione definitiva dell’Ucraina). Appena dopo cominciò l’offensiva bolscevica in Ucriana. Nel loro primo C[omitato] C[entrale] del P[artito] C[omunista] b[olscevico] d’U[craina], preparato a Mosca e poi trasferito a Kharkov, sotto la direzione di Georges Piatakov, figuravano tra gli altri Simon Schwarz e Seraphin Gopner. Una volta stabilito a Kiev, alla fine del gennaio 1918, vi furono nominati commissari: della città di Kiev, Gregorio Tchudnovski; alle finanze, Kreizberg; alla stampa, D. Raichman; all’esercito, Schapiro. “I nomi ebrei non mancavano nemmeno ai veritci più alti delle autorità bolsceviche […] in centri come Odessa e Iekaterinoslav. Era sufficiente per alimentare le conversazioni sui “bolscevichi ebrei” e gli “ebrei bolscevichi” in seno alle unità dell’esercito fedeli al Parlamento”. “Le battute sui ‘traditori ebrei’ divennero moneta corrente”; “nel pieno dei combattimenti per strada [per la presa di Kiev], la frazione sionista interpellò l’Assemblea sugli eccessi antiebraici, ottenendo il risultato di “una disputa verbale tra i deputati ucraini e i rappresentanti delle minoranze nazionali””[114].

“”Il governo ucraino e i dirigenti dei partiti ucraini ripiegarono su Jitomir; i rappresentanti ebrei non li seguirono”, e restarono sotto i bolscevichi. A Kiev, per di più, i bolscevichi “trovarono il sostegno di un importante gruppo di lavoratori ebrei rientrati dall’Inghilterra dopo la rivoluzione [di febbraio]”, ormai “interamente dalla parte del regime sovietico […] Essi hanno occupato i posti di commissari e […] di personalità responsabili”; hanno ugualmente “creato un distaccamento ebreo della guardia rossa”” [115].

“Poco dopo, all’inizio del febbraio 1918, dopo la conclusione della pace con la  Germania a Brest-Litovsk, il governo dell’Ucraina indipendente tornò a Kiev, protetto dalle baionette austro-tedesche, il che permise ai “gaidamak” e ai “cosacchi liberi” di intercettare i “commissari ebrei di fresca nomina” che riuscivano a stanare, e di fucilarli. Non erano ancora pogrom antiebraici, del resto il governo di Petliura dovette cedere il posto per sette mesi a quello dell’hetman Skoropadski. “Il comando delle unità dell’esercito tedesco che avevano occupato Kiev nella primavera del 1918 mostrava un atteggiamento comprensivo verso i bisogni della popolazione ebraica” (ora quest’ultima era importante: nel 1919, gli ebrei a Kiev rappresentavano il 21% della popolazione di questa città)” [116].

“In seno al governo dell’hetman, Serge Gutnik, un ebreo del partito cadetto, divenne ministro del Commercio e dell’Industria” [117].

“Sotto questo governo, i sionisti non erano ostacolati nelle loro attività, furono eletti un’Assemblea nazionale provvisoria ebrea e un Segretariato nazionale ebreo. Ma, una volta cacciato l’hetman, nel dicembre del 1918, si insediò da Vinnitsa a Kiev il Direttorio di Petliura-Vinnitchenko. Per le loro affinità socialiste, il Bund e Poalei-Tsion gli prestarono la loro collaborazione nella speranza di ottenere l’uguaglianza dei diritti con gli ucraini. Anche il Segretariato ebreo volle essere conciliante. Tuttavia, l’organo ufficiale di Petliura, La Rinascita, scriveva: “L’instaurazione di un governo ucraino è stato per gli ebrei un evento inatteso. Gli ebrei non l’avevano previsto, malgrado la loro eccezionale abilità a fiutare tutto ciò che è nuovo. Essi […insistono sulla loro conoscenza della lingua russa, ignorano il fatto dello Stato ucraino […] Gli ebrei si sono di nuovo uniti al campo dei nostri nemici” [118].

“Si imputarono agli ebrei tutte le vittorie dei bolscevichi in Ucraina. I cosacchi zaporoghi saccheggiarono gli appartamenti dei ricchi fuggiti da Kiev. Questi saccheggi sciamarono con tanta più insolenza nelle località secondarie, perpetrati da unità militari o da capi cosacchi che si mettevano alla loro testa. E il reggimento che aveva il nome di Petliura inaugurò con un pogrom, a Sarnach, l’anno dei pogrom generalizzati. Un deputato ebreo all’Assemblea nazionale ristretta ha vanamente tentato di arrestare questa marea montante di incitamenti ai pogrom: “Dobbiamo avvertire gli ucraini che non riusciranno a fondare il loro governo sull’antisemitismo. Questi signori sappiano che hanno a che fare con un popolo universale sopravvissuto a numerosi nemici”. Egli minacciò di scatenare la lotta contro un simile governo” [119].

“E i partiti ebrei iniziarono a virare rapidamente a sinistra, in altri termini a volgersi con sempre maggiore simpatia verso i bolscevichi. Come dichiarò Arnold Margolin, all’epoca ministro degli Affari esteri del Direttorio, “la situazione in Ucraina ricorda i peggiori anni di Khmelnitski e di Gonta”” [120].

“D.S. Pasmanik nota non senza amarezza che sionisti e nazionalisti ebrei “hanno a lungo sostenuto il disordinato governo di Petliura-Vinnitchenko, anche quando in Ucraina ebbero luogo feroci pogrom antiebraici”” [121].

“I.M. Biekerman si domanda: come i socialisti ebrei, “che si sono seduti allo stesso tavolo di Petliura e altri eroi della rivoluzione ucraina per ricostruire il mondo con loro, hanno potuto dimenticare gli eroici pogrom dei loro fratelli nell’ideologia? […] Tutto quel sangue ebreo che fecero scorrere i discendenti e discepoli di Bogdan Khlmelnitski, di Gonta e di Jelezniak, non si affrettano forse a dimenticarlo a causa delle loro simpatie socialiste?”” [122].

“Dal dicembre 1918 all’agosto 1919, i sostenitori di Petliura hanno organizzato decine di pogrom che hanno fatto, secondo i dati della Croce Rossa internazionale, quasi 50 mila vittime. Il pogrom più importante ha avuto luogo il 15 febbraio 1919 a Proskurov […] dopo il tentativo abortito di un colpo di Stato bolscevico” [123].

  • La “solidarietà” dello stato di Israele verso gli immigrati (ebrei sefarditi e non)

Lo stato di Israele riserva agli ebrei sefarditi il diritto di fornire i loro organi agli aschenaziti, lo stato di Israele si riserva inoltre il diritto di disperdere i figli degli ebrei sefarditi poiché li ritiene suscettibili di islamizzazione di seconda generazione, la sovversione ideologico-religiosa si sà, è un male! Meglio eliminare i figli dei sefarditi e degli arabi con radiazioni ionizzanti, o si rischia il califfato israeliano, il resto lo diamo agli aschenaziti e alla scienza, per fare esperimenti con cavie umane, questo è quello che devono aver pensato i politici che si sono ritrovati a guidare il neonato stato di israele nel 1948.

“But the kidnapping of the children and the mass expulsion of Palestinians at much the same time are not unrelated events. In fact, the babies scandal sheds light not only on Israel’s past but on its present.

The stolen babies were not randomly seized. A very specific group was targeted: Jews who had just immigrated from the Middle East. Most were from Yemen, with others from Iraq, Morocco and Tunisia.

The Arabness of these Jews was viewed as a direct threat to the Jewish state’s survival, and one almost as serious as the presence of Palestinians. Israel set about “de-Arabizing” these Middle Eastern Jews with the same steely determination with which it had just driven out most of the area’s Palestinians” [124].

“Some believe the babies were sold to help the state cover costs. Others, like journalist Jonathan Cook, say “Arab-looking” families were targeted because their appearance was at odds with the creation of a Jewish state that sought to rid the region of Palestinians and the Jewish children who looked like them” [125].

“Such groups have to adopt strategies of extreme violence towards the indigenous population. They may commit genocide, as happened to the Native American peoples and to the Australian Aborigines. If genocide is not possible, they may instead forcefully impose segregation based on racial criteria, as happened in apartheid South Africa. Or they may commit large-scale ethnic cleansing, as Israel did in 1948. They may adopt more than one strategy.

Ben Gurion needed not only to destroy Palestinian society, but to ensure that “Arabness” did not creep into his new Jewish state through the back door.

The large numbers of Arab Jews who arrived in the first decade were needed in his demographic war against the Palestinians and as a labour force, but they posed a danger too. Ben Gurion feared that, whatever their religion, they might “corrupt” his Jewish state culturally by importing what he called the “spirit of the Levant”.

Adult Jews from the region, he believed, could not be schooled out of their “primitiveness”. But the Zionist leadership hoped the next generation – their offspring – could. They would be reformed through education and the cultivation of a loathing for everything Arab. The task would be made easier still if they were first detached from their biological families.

Israeli campaigners seeking justice for the families of the stolen babies point out that the forcible transfer of children from one ethnic group to another satisfies the United Nation’s definition of genocide” [126].

Chi di sovversione ideologica vive, per sospetta sovversione ideologica muore! È proprio il caso di dirlo. Questa pratica di disperdere i figli dei sefarditi può essere vista come l’applicazione di una tattica giudaica: il controllo del danno, sull’assimilazione strategica degli ebrei sefarditi agli arabi, in questo modo si ha un compromesso efficace tra l’introdurre nuovi ebrei nel neonato stato di Israele per colonizzare le terre, ed evitare l’effetto collaterale della sovversione ideologica in seconda generazione. Per quanto spietato possa sembrare, è probabile che il governo dello stato di Israele nei suoi primi vent’anni di vita abbia fatto questo tipo di ragionamento.

“Contradicting the conclusions of a state panel, Minister Tzachi Hanegbi said on Saturday that hundreds of Yemenite children were taken away from their parents. “They took the children, and gave them away. I don’t know where.”

Hanegbi, who was intervied by Channel 2’s “Meet the Press,” was referring to a 65-year-old affair that returned to the headlines a few months ago. Between 1948 and 1954, between 1,500 and 5,000 children, mainly Yemenite toddlers, were reported missing, with many parents being told their children had died, sparking claims they were taken and given to Ashkenazi couples” [127].

“The story reached the headlines again and came before the Knesset over the past few months due to the activities of organizations that published testimony by families of Yemenite origin who believe the children were taken and the facts covered up” [128].

È possibile che Ben-Gurion abbia autorizzato esperimenti su esseri umani, in particolare sui gemelli?

“Many families never received death certificates or burial sites and others report having their children taken from their arms by nurses who told them they had too many.

Some parents even received military draft notices on their child’s 18th birthdays, indicating no death certificates were ever filed.

Since its publication last week, more than 100 others have come forward with testimonies, with 15 Ashkenazi Jewish families reporting they were told one of their twins “died” in various circumstances, but believe they were actually given away and may still be living” [129].

Se da un lato si può provare a comprendere il ragionamento degli ebrei dietro la sparizione degli ebrei dello Yemen e più in generale degli ebrei sefarditi, non si ritrova alcuna spiegazione geopolitica per la sparizione dei figli degli aschenaziti, forse i figli degli aschenaziti sono stati reinvestiti nel traffico di organi e nella sperimentazione di armi sugli esseri umani, per coprire i costi economici della pulizia etnica del 1948.

“Ganit Efrat, a lawyer from Petah Tikvah and a former Mossad agent, has been feeling that her heart is “bleeding,” as she says, in the past months.The media coverage of the stories of the Yemenite children who disappeared during Israel’s first years has resurfaced the pain, sadness and frustration over the disappearance of her big brother Zelig, who she didn’t get to know ” [130].

“It wasn’t until years later that they learned the truth, when Ganit’s father tracked down the nurse from the clinic in a retirement home and she confessed that Zelig had been sold to a childless couple for US$5000. The Efrat family was not alone.

“This method started even before the establishment of the state, outside of Israel, with Holocaust survivors,” Efrat said.

Rachel Potter’s parents were Holocaust survivors from Belarus and Poland who arrived in Israel in 1948. Their son Aharon was born one year later. When he was taken to a hospital for a test, his father was informed he had died three days later” [131].

“My parents said he was a healthy and good-looking child who was born weighing four kilos. Everything was fine,” Efrat said this week. From here on the story is very similar to those of the immigrants who arrived from Yemen. When Zelig was four months old he fell ill. “He just had a light cold, so my mother took him to the clinic at the camp,” Efrat says. The clinic, similar to the other institutions at the Cyprus camp, was run by the Jewish Joint organization together with Jewish Agency emissaries who came from pre-state Israel.

The medical team instructed that she leave her baby overnight for observation, and refused to allow her to stay with him, as she asked. The following morning, when she came with her husband to the clinic, they were told that the son died overnight. When they asked to see his body, they were driven away in disgrace. According to Efrat, her mother told her that “the medical team told them ‘go away, you’re still young, you’ll have more children.’ That’s how the story ended, but really, this is only where it begins” [132].

“Recently, Haaretz has received information about dozens of new immigrants from Eastern Europe, many of whom were Holocaust survivors, who were separated from their infant children and do not know what happened to them. It happened both in hospitals in Israel and at the British detention camps in Cyprus before the founding of Israel” [133].

Passiamo ora alla delizia delle radiazioni ionizzanti:

“This hour-long documentary, the Ringworm Children, raises so many disturbing questions about Israel and its relationship with the US that one hardly knows where to begin” [134].

“In the 1950s, waves of new immigrants swept into Israel. To the dismay of the country’s Ashkenazi leaders (those originating from Europe and the US), the great majority were from Arab countries. Levi Eshkol, a later prime minister, expressed a common sentiment when he called them “human rubbish”. Israel, deprived of “good-quality” Jews, was being forced to bring to its shores Arab Jews, seen as just as primitive and dirty as the Palestinians whom Israel had recently succeeded in ethnically cleansing” [135].

“The Arab Jewish children were viewed as defective and undesirable to begin with by the Ashkenazi elite like Sheba. Here is a passage from an Israeli academic monograph on early scientific and medical approaches from the Mandate period that bore the marks of eugenics and reflected an attitude that Ashkenzai Jews were of superior racial stock to Sephardim:

In fact, medical discourse was an important mediator of Orientalist ideas to the Jews of Palestine. Public medicine was one of the main fields of regular interaction between Ashkenazi and Mizrahi Jews during the Mandate period, and this was reflected in the presence of Mizrahi Jews in this discourse. It often depicted members of various Mizrahi communities as variations on a single type – they were described as primitive, superstitious, ignorant, neglectful of their children, passive,lacking drive and the will to change – in general, as an essentially different type, physically and mentally, from the immigrants from Europe” [136].

“Into this deeply racist atmosphere stepped Dr Chaim Sheba, a eugenicist, who believed that the Arabs Jews were bringing along with them diseases that threatened the Ashkenazi Jews. His obsession was ringworm, an innocuous childhood disease that affects the scalp. He went to the US, collected old military X-ray equipment and zapped tens of thousands of these children’s heads with potentially lethal doses of radiation. The survivors tell of their horrifying experiences during and after the treatment, and of the brothers and sisters they lost at a young age.

But this isn’t just a history lesson exploring an unusual aspect of Israel’s racist underpinnings. The documentary exposes a massive cover-up by the state: many of the children’s medical files – long thought to have been lost – were actually held by one of the doctors involved. Even after this disclosure, the state has continued to refuse the victims access to the files, despite the fact that such access may be vital in helping them receive the correct life-saving treatment, as well as proper compensation” [137].

“Unlike in other countries, 100,000 Jewish (and Palestinian) Arab children were irradiated in order to treat the condition. While medical protocol of the day directed that no technician receive a dose higher than .5 Roentgen, those treated could received a higher dose. A lethal dose was considered 200 Roentgen (R). The children treated received individual doses of 350R. Sometimes they received two doses (for a total of 600R). 6,000 of the victims died within the first year or so after treatment. To this day, many of the remaining victims suffer cancers, epilepsy, infertility and other brain disorders. Even their children have been impacted through genetic abnormalities passed on from one generation to the next.

When the scandal was first exposed in 1994, the government reacted by circling the wagons and refusing to admit fault or liability. Then activists pressured the government to pass a law demanding that the State take responsibility. It did so. But the law was not understood by the victims at the time, who didn’t realize that it was a Trojan Horse. It persuaded them that the State had finally accepted fault and that it would compensate for their suffering. But in reality, the law set hurdles so high, that very few survivors have been approved and received any compensation. They were forced to prove they were victims, and their treatment by the medical evaluation committees victimized them a second time. Those who agreed to accept the government’s conditions, could not appeal or sue once they had been denied. So almost no survivors chose to apply for compensation under the law.

Further, a senior health ministry official at the time of the passing of the Ringworm law, had secreted all of the Ringworm files in his personal archives. Thus he prevented anyone from gaining access to them: victims, their lawyers, doctors, even other government officials. When he died, the files were transferred to government archives. Current health ministry officials deliberately have not examined them because they don’t want to know what’s in them. Neither the victims nor their attorneys can gain access to them either” [138].

“The final shocking twist is the discovery that all these experiments cost the equivalent of hundreds of millions of dollars in today’s terms – in fact, more than Israel’s entire annual budget at the time. How could Israel have afforded it?

The documentary suggests persuasively that the US, with its own long fascination with eugenics, most likely sub-contracted these experiments to Israel as a way to bypass the increasing domestic legal impediments it faced. The US presumably footed the huge bill.

There are a couple of troubling omissions in the documentary itself. The first is that Dr Sheba did not carry out these experiments on Arab Jews only. He also exposed many Palestinian children in Israel to the same huge doses, for the same racist reasons.

The other is that Dr Sheba is still venerated to this day in Israel and has one of the country’s most famous hospitals, the Chaim Sheba Medical Center, named after him. As the documentary makes clear, there was plenty of evidence by the 1950s of the extremely dangerous effects of radiation on humans. What Dr Sheba did was a form of genocide” [139].

Ma i sefarditi non sono stati soltanto uccisi con radiazioni ionizzanti al pari dei palestinesi. Come i palestinesi sono stati anche dispersi, e sempre come i palestinesi hanno subito l’asportazione degli organi:

“Perhaps one of the most long-term and high-level cases of organ theft concerns Dr. Yehuda Hiss, Israel’s chief pathologist and, from 1988 to 2004, director of Israel’s state morgue, the Abu Kabir Institute of Forensic Medicine” [140].

“One of the first indications of malfeasance occurred in 1998 and concerned a Scottish tourist named Alisdair Sinclair, who died under questionable circumstances after being taken into Israeli custody” [141].

“Over the following years Hiss was often the center of accusations. An Israeli newspaper published an investigative report charging that diverse body parts—“legs, thighs, ovaries, breasts and testicles”—had been removed without permission and sold to medical institutions. The bodies were stuffed with broomsticks and cotton wool” [142].

“In her subcommittee testimony Scheper-Hughes stated, “Human rights groups in the West Bank complained to me of tissue and organs stealing of slain Palestinians by Israeli pathologists at the national Israeli legal medical institute in Tel Aviv.”

A 1990 article in the Washington Report on Middle East Affairs, for Middle East Affairs reported “widespread anxiety over organ thefts which has gripped Gaza and the West Bank since the intifada began in December of 1987,” and quoted a forensic physician: “There are indications that…organs, especially eyes and kidneys, were removed from the bodies during the first year or year and a half.”

Such statements were largely ignored, often portrayed as anti-Semitic exaggeration. According to The Forward magazine, however, the Israeli government corroborated them in 2001. The Forward reports that an investigation into Hiss revealed that he “seemed to view every body that ended up in his morgue, whether Israeli or Palestinian, as fair game for organ harvesting”” [143].

“In 2005 an Israeli soldier described a military doctor who gave “medics lessons” using the body of a Palestinian killed by Israeli forces. Haaretz reports: “The soldier said that the Palestinian’s body had been riddled with bullets and that some of his internal organs had spilled out. The doctor pronounced the man dead and then ”˜took out a knife and began to cut off parts of the body. He explained the various parts to us—the membrane that covers the lungs, the layers of the skin, the liver. ”˜I didn’t say anything because I was still new in the army. Two of the medics moved away, and one of them threw up. It was all done very brutally. It was simply contempt for the body’”” [144].

E poi, che dire dell’esposizione degli ebrei yemeniti (vivi) numerando i loro organi e  le loro parti anatomiche? Senza parlare delle autopsie post-mortem sugli ebrei yemeniti e altri esperimenti sui cadaveri e sui vivi, effettuati senza il benche minimo consenso dei genitori dei pazienti (tutti neonati o bambini).

“The Knesset Special Committee on the Disappearance of Children from Yemen, the East and the Balkans met Wednesday morning, after Israel Hayom published an exclusive report exposing doctors’ testimonies that unauthorized medical tests were performed on children who went missing in the early years of the state and whose fates were unknown to their families. The documents also revealed that children who died were autopsied without the consent of their parents.

Committee members were presented with the protocols of previous government committees of inquiry into the missing children, as well as proof that some of the children died after being subjected to experimental medical treatments.

Committee Chairwoman MK Nurit Koren (Likud) said at Wednesday’s meeting: “In the very place they should have been protected, the children disappeared. Some of the children disappeared and their parents never received a death certificate; they were informed only that their children had died. Although they asked to see the bodies, they got nothing and could not hold funerals. It is increasingly apparent that the bodies of the children were used for research.”

Koren said that one of the protocols from the committee of inquiry showed not only that autopsies had been conducted without the parents’ consent and without respect for the dead, but that medical tests had been carried out on live children.

“The team of doctors was condescending to new immigrants and did not acknowledge the basic rights of the patient, or of the parents to give permission for their children to receive certain treatments,” Koren said” [145].

“In the late 1940s and early 1950s, inspired by Ben Gurion’s philosophy that Israel must populate itself via Jewish immigration to compete with the Arabs, Israel airlifted tens of thousands of Yemenite Jews and resettled them.  It was celebrated as a great humanitarian operation in which the Yemenites were “saved” from a life of destitution and anti-Semitic victimhood in their native land” [146].

“In addition, the scandal also involved the U.S. National Institutes of Health, which paid Israeli hospitals nearly $1-million (in current value; then it was 160,000 Israeli lira) to provide fetuses of dead Yemenite babies and corpses of adults which were used in medical experiments to determine why Yemenites did not develop heart disease” [147].

“Living children were also used in anatomy demonstrations in which parts of their bodies were outlined in ink with the names of various organs. Presumably, this was meant to serve as a live demonstration for students who could see where the organs were located on a living body” [148].

“The new report explains why so many Yemenite children died: since none of the Israeli medical staff spoke Yemenite and the patients didn’t speak Hebrew, staff could not learn the names of the children. Instead, they numbered them. The numbering system often broke down and patients’ numbers were often switched, misplaced or lost, which led to the wrong medicines being taken and wrong treatments offered. As a result many died. The medical staff decided that it should make the best of the opportunity by whisking the bodies off for autopsies or post-mortem experimentation” [149].

“In further testimony, the lawyer on behalf of the board of inquiry questioned Dr. Mendel about the practice of using dead fetuses for experimentation:

When Nahmani-Roth [the lawyer] asked him whether the unapproved autopsies had caused problems with the parents who wanted to see their children’s bodies, Mendel replied, “I don’t think so, since after the autopsies we’d fix up the baby, so they [the parents] could see its face, so it looked undamaged … but it was completely legal. There were no problems.”

The lawyer shot back: “Not legally, but morally, and out of a sense of the parents’ feelings. Isn’t it possible that consistently, you would conduct autopsies on children and then not show the bodies to their parents?”

Mendel also told the committee that all the testing had been meticulously documented, but that he had heard rumors that “someone destroyed them [the records] seven years later.”

In a number of cases, medical staff simply adopted babies as their own. The parents, again, were never told a thing other than that the baby had died. The tragedy in this case is not just that of the parents, but of the children raised by Ashkenazi parents who could or would never tell them how they came to be their parents” [150].

Ma c’è di più, possiamo tirare fuori un argomento a favore dei giudeo-bolscevichi che istigano il nostro genocidio: i palestinesi che con i loro lavori pagano le pensioni degli israeliani. C’è un libro che parla di questo tema, si chiama “Employing the Enemy: The Story of Palestinian Labourers on Israeli Settlements”.

“Employing the Enemy is a new book about the Palestinian men, women and children who work on and help build Israeli settlements in the West Bank: settlements deemed illegal by the international community” [151].

Niente scuola dell’obbligo per i palestinesi, secondo gli israeliani la mobilità sociale non gli compete:-“They are forcing us, because of the situation, to have our kids leave the school early,” Jamela, a kind-hearted women in her early 50s, explains from Az-Zubeidat village a few miles up the valley and north of the [Palestinian village of] Fasayll” [152].

“Jamela’s children work in the settlements too. She desperately wishes they didn’t have to. Behind her on the wall of her home, a colourful Bedouin farming scene has been painted out. Shepherds and sheep all going about their daily business in the valley. It’s a scene from Jamela’s childhood, before the occupation.

“We don’t have this life anymore,” she says gesturing towards the mural behind her. “Look at the settlers, look at their kids. Their kids can go to school, get an education, they can become engineers, pilots. Not like our children”” [153].

Due minorenni palestinesi parlano del loro lavoro negli insediamenti:-“Further down the highway, in an area safe from the military jeeps, for today at least, 14-year-old Zacharia and 16-year-old Mohammed wait at the side of the road near Tomer and Gilgal settlements as their day’s work comes to an end” [154].

Zacharia parla di come non gli vengano coperte le spese per gli infortuni sul lavoro, e di come il suo stipendio sia sotto quello minimo previsto dalla legge:-““Last month the tractor drove over my foot,” he says wincing and gesturing towards his left leg as he sits on the ground. “My father had to take me to hospital, the farmer didn’t care. He just

told me I can phone my father and he can take me there. I just had to sit there and wait in pain for half an hour. My family had to pay for all the hospital fees.”

Zacharia’s foot was broken from the incident. The farmer gave him 70 NIS a day for two weeks while he was recovering. The same amount he receives for a day’s shift working on the farm – 15 NIS less an hour than the legal minimum wage. Like almost all Palestinian workers in the settlement farms, the teenager says health insurance wasn’t part of his contract, or an option” [155].

Gli ebrei sanno bene che i palestinesi non hanno altra scelta se non lavorare per i primi, quindi possono permettersi di minacciare un licenziamento di massa non appena provano a chiedere qualche diritto:-“When asked whether he knew that the minimum wage was 25 NIS an hour, and that the farmer by law had to pay that, Zacharia looks surprised. His eyes light up briefly at the idea of earning so much for an hour’s work before he glances towards the ground.

“I feel used by the farm,” he says quietly.

“It wouldn’t matter if we knew this before or not,” Mohammed says joining the conversation. “He [the farmer] has said before that if one of us takes him to court for anything, then he will fire us all. He has threatened us all with this. We can’t complain about anything, or ask for better conditions or money, because we will make a problem for everyone working”” [156].

E soprattutto gli straordinari sono forzati, ma non retribuiti, chi prova a chiedere qualcosa in più, viene licenziato, assieme a tutti gli altri, anche se gli altri non l’hanno chiesto:-“During harvest season the two teenagers say they have to work from 8am until 8pm. For the 12-hour stint, they receive the same 10 NIS an hour wage. If they tell the farmer they don’t want to work the extra hours, they say they will be fired” [157].

E adesso dove sono i giudeo-bolscevichi? Dove sono i farabutti sinistrorsi quando è il momento di dire:-“Accogliete i palestinesi, hanno bisogno di un’opportunità, non siate razzisti, fanno lavori che voi non volete più fare, pagheranno le vostre pensioni”? “L’UNRWA aumenterà il PIL dello stato di Israele se accogliete i palestinesi”. “Ponete fine alla guerra, al terrorismo, all’apartheid, accogliete i palestinesi”. “Gli israeliani non fanno più figli, per questo devono integrare i palestinesi nello stato di Israele, altrimenti la società non può più funzionare”. “È nell’interesse degli ebrei integrare i palestinesi”. QUESTE FRASI NON LE SENTIRETE MAI USCIRE DI BOCCA DAGLI EBREI SEFARDITI GIUDEO-BOLSCEVICHI CHE CONTROLLANO LE NOSTRE ISTITUZIONI E I NOSTRI GIORNALI, PERCHÉ PER PRENDERCI IN GIRO NON HANNO BISOGNO NEANCHE DELLE LORO SIMULAZIONI, VISTO CHE TANTO NON CI ACCORGIAMO DELLA LORO FALSITÀ E DELLA LORO MESCHINITÀ, FUNZIONALI AL PROSSIMO GENOCIDIO: IL NOSTRO.

E poi la ciliegina sulla torta, quella che proprio non si può leggere, cioè la simulazione giudaica in un articolo del Jerusalem Post, che si lagna dell’irrazionalità dei politici europei riguardo all’immigrazione, mentre parla di minaccia agli ebrei della diaspora, dovuta all’antisemitismo di scimmie nere e semiti islamici, quando sono proprio gli ebrei ad istigare il nostro genocidio tramite l’immigrazione di massa:-“In the prevailing climate of political correctness, policies are too often driven by emotional arguments rather than sober analysis, a reality currently playing out in the debate over the mass influx into Europe of migrants from the Middle East and North African (MENA).

While the issue strikes a deep humanitarian chord, over the past two decades Europe has failed miserably at integrating these populations. Nevertheless, the EU is now doubling down on a failed strategy, promising to take in hundreds of thousands, if not millions, of people over the next few years, many of whom are, in actuality, asylum- seekers – with no intention of returning to their home countries – or economic migrants.

Yet nobody seems to be asking the question: Is this good for the Jews? The answer is a resounding “no.”

European Jewry is currently enduring the most intense wave of anti-Semitism to sweep the continent since World War II, and the cold, hard truth is that Muslim immigrants and their poorly-assimilated offspring are fueling it” [158].

Si parla anche di un ebreo “inglese” felice e contento di riempire di merda l’Inghilterra:-“Take the greatly respected former chief rabbi of Britain, Jonathan Sacks, who last week penned a moving albeit short-sighted article in support of the EU’s decision to absorb hundreds of thousands of additional people.

“Now is a unique opportunity to show that the ideals for which the European Union and other international bodies such as the United Nations were formed are still compelling, compassionate and humane,” Sacks contended.

While these words resonate profoundly with many Jews (themselves essentially refugees for more than 2,000 years, exiled from their land), they do not take into account the predictable fallout for Europe’s Jewish community” [159].

Poi ovviamente questo ebreo usa una tattica utilizzata anche da Furio Colombo, la proiezione giudaica sui gentili dell'”Olocausto”:-“Sacks also makes the typical mistake of universally applying the Jewish ideal of Tikkun Olam – repairing the world – without acknowledging that Western values are foreign to many MENA migrants.

Another common rationalization employed by Sacks invokes the lead-up to the Holocaust. “One of the dark moments in [world] history occurred in July 1938,” he writes, “when representatives of 32 countries gathered in the French spa town of Evian to discuss the disaster that everyone knew was about to overtake the Jews of Europe wherever Hitler’s Germany held sway…. Yet country after country shut its doors”” [160].

“This is why comparisons to the Holocaust are invariably blanketed by emotional fluff – “wars that cannot be won by weapons can sometimes be won by the sheer power of acts of humanitarian generosity,” according to Sacks” [161].

Queste persone parlano in codice, non è la guerra in Siria che vogliono vincere attraverso l’immigrazione di scimmie qui. La guerra alla quale fa riferimento Sacks è quella contro i gentili d’Europa, e anche degli Stati Uniti.

“Just days before Sacks published his article encouraging more immigration to the UK, four Jewish males were attacked at a train station in Manchester, England, one teen sustaining a fractured skull. This is but one example of the many violent anti-Semitic attacks already occurring with alarming frequency throughout Europe, and taking in more people from MENA countries will only add to the crisis” [162].

  • L’accoglienza di Israele è talmente elevata che un suo primo ministro parla di accordi tra Israele e ONU (solo formali) per mandare gli immigrati dallo stato di Israele…in Italia!

“Netanyahu sospende l’accordo con l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati dopo le proteste dell’opposizione. Il primo ministro dice che incontrerà alcuni rappresentanti della zona sud di Tel Aviv e solo dopo prenderà in considerazione l’ipotesi di implementare nuovamente l’accordo.

 In giornata Israele aveva annunciato di avere annullato l’espulsione verso il Ruanda e l’Uganda di migliaia di migranti eritrei e sudanesi, che doveva iniziare nei prossimi giorni. La decisione era stata bloccata dalla Corte Suprema e nel frattempo era stata raggiunta con l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati una «intesa senza precedenti» in base alla quale 16.250 migranti sarebbero invece stati estradati gradualmente verso Paesi occidentali. Il rischio di espulsione riguardava oltre 40 mila migranti, la maggior parte di origine eritrea o sudanese” [163].
Bisogna però precisare che questi sono meno della metà degli immigrati in Israele. Vediamo però qual è la sorte che tocca agli altri:-“Israele non ha però ceduto alle pressioni internazionali. Lo scorso 12 dicembre la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato a larga maggioranza la chiusura del campo profughi di Holot, i cui residenti potranno ora continuare a restare nel Paese solo dietro le sbarre. Pochissime speranze per chi ci viveva: dal 2009 Israele ha concesso asilo ad appena otto eritrei e due sudanesi, garantendo poi la protezione umanitaria ad altri duecento, tutti profughi del Darfur. Dei 38.000 cosiddetti “infiltrati” sono invece in carcere in 1.420. Anche in presenza dell’accordo di oggi, potranno avere presto molta compagnia. Numeri alla mano, il piano dell’Onu riguarda infatti meno della metà di loro” [164].
Di fatto il campo profughi di Holot è in realtà un carcere, non formalmente, ma alla prova dei fatti lo è in quanto:-“The centre was opened in December – supposedly as a compromise – after the Israeli high court struck down a law allowing illegal immigrants to be jailed without trial for three years.
Instead, the government added an amendment that reduced jail terms to one year but enabled migrants to be housed indefinitely in an”open” facility” [165].

“While they are supposedly free to leave, stringent rules requiring them to register three times a day, together with the centre’s remote location, render that impractical. Failing to register twice is considered a criminal offence, likely to result in a jail term.”It’s called open but it doesn’t feel open,” said Angusam Hadish, 28, a former political prisoner in Eritrea who spent nearly two years in the nearby Saharonim prison after being arrested on entering Israel from Egypt. “In Saharonim you knew it was closed and had no hope of getting out. Here they say it’s open but when you go from place to place, there’s one guard after another telling you to go back.”

“There are no basic facilities like food and clothing. The worst thing is the lack of health care. If someone becomes sick, they just give them a yellow medicine. There is absolutely nothing to do.”

Worse still, perhaps, is the isolation. Located in open scrub land next to a foul-smelling chicken breeding plant, Holot feels far from civilisation”[166].

“Beersheba, the nearest town, is 60 miles away. Banned from working and with just £82 “pocket money” a month to live on, few can spare the bus fare to go. Those who can fear not being back before the centre’s 10.30pm closing time. Most spend the day sleeping, talking or taking occasional walks outside.

Meanwhile, buses arrive daily from Tel Aviv and elsewhere carrying refugees who have been summonsed to report to Holot after their visas expired” [167].

“Though the detainees at Holot are free to leave the compound during the day, the nearest city is an hour’s bus ride away and the men are forbidden to work. If they fail to return by nightfall, they are sent to a prison across the street” (l’articolo è stato rimosso dagli archivi del Washington Post, potete ritrovarlo sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/200 nda) [168].

C’è anche chi protesta per la messa a punto di questo “campo profughi”, in realtà prigione a cielo aperto:-“Yards away, around 1,000 protesters were staging a demonstration, holding placards and chanting slogans in English and Hebrew, including: “Israel, Feel ashamed! Remember your history! You were refugees too”” [169].

Netanyahu ha anche parlato di un accordo con l’Italia e con la Germania per la riallocazione dei migranti, ma è stato smentito da entrambi:-“La Farnesina ha però smentito quasi subito: «Non c’è alcun accordo con l’Italia nell’ambito del patto bilaterale tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione». Alla smentita ha fatto seguito la precisazione dell’ufficio di Netanyahu: «L’Italia era solo un esempio di un paese occidentale: il primo ministro non intendeva in modo specifico l’Italia»” [170].
Questa di Netanyahu è l’applicazione di una tattica giudaica nota come “controllo del danno”. In maniera melliflua, gli ebrei cambiano di volta in volta la menzogna da utilizzare per aggiustare il tiro ed andare incontro alle proprie esigenze, rivedremo l’applicazione di questa tattica quando parleremo di come i politici israeliani hanno ammesso e smentito di continuo l’attacco dell’IDF con armi al fosforo bianco alla scuola palestinese dell’UNRWA durante l’operazione “Piombo Fuso” sulla striscia di Gaza.
Infatti, non si può parlare di “esempio”, e dire contemporaneamente che l’UNHCR ha ideato e finanziato la riallocazione di immigrati, specie se non si è deciso neanche dove riallocarli e non si è chiesta la disponibilità da parte degli altri paesi:-“Earlier on Monday, Netanyahu announced in a press conference the “landmark achievement,” saying it will see 16,250 asylum seekers out of the country, taken to “developed countries like Canada, or Germany and Italy” as part of a measure the UNHCR has committed to organize “and even fund”” [171].
Anche la Germania ha smentito Netanyahu:-“A spokesman for the German Interior Ministry said he was unaware of any plans to resettle African migrants from Israel to Germany” [172].

“L’opposizione ha condannato l’espulsione come “immorale”, una macchia sull’immagine di Israele come terra di accoglienza per gli immigrati ebrei fin dalla sua nascita. A Tel Aviv si sono tenute manifestazioni a favore dei migranti mentre centinaia di medici, accademici, sopravvissuti all’Olocausto, scrittori e rabbini hanno firmato appelli per fermare la deportazione” [173].

Questa è ovviamente una simulazione giudaica, la quasi totalità degli ebrei non ha alcuna intenzione di far entrare questa gente nel loro paese. Perfino gli operatori responsabili del campo profughi di Holot sono felici e contenti di vedere le scimmie nere sparire, pur essendo contro la deportazione (la qual cosa è un po’ una contraddizione), come vedremo più avanti. I rabbini non possono firmare appelli contro la deportazione degli immigrati quando istigano il nostro genocidio per sostituzione con gli immigrati, per questo è una simulazione. La prova incontrovertibile che si tratta di una simulazione su vasta scala in cui è coinvolta la maggior parte degli ebrei, è l’atteggiamento dei “sopravvissuti” all’Olocausto.

I “sopravvissuti”, si esprimono in questo modo:-“”We preach morals to the whole world regarding the Holocaust, justifiably, but what about ourselves?” asked Chaim Roet, 85, a Holocaust survivor, economist and social activist who organized a group of Holocaust survivors opposing the expulsion of asylum seekers. “I survived because of people who agreed to shelter me.”

He says we should be bothered by the fact that “Hundreds of thousands of Jews went to Auschwitz because no country agreed to absorb them.”

Roet was born in Amsterdam and when he was 10, his family was sent to the ghetto. Of his large family, only a few survived, most perished at Auschwitz.

Roet and other Holocaust survivors strongly oppose the government’s decision and compare being sent to Rwanda to being sent to Ukraine. Sadly, they say, we are committing the same acts which were committed to us.

When asked whether she would hide refugees in her home, Ilana Druker, an 80 year old survivor also from Holland, answered “Yes, but I am upset by the comparison with Anne Frank. (Unlike Frank) I am not facing death or endangering my family if I hide a refugee” [174].

Non vi diciamo che l’Olocausto non è mai avvenuto, ma per risvegliarvi dalle simulazioni giudaiche vi consigliamo questo esercizio: immaginate, anche solo per un attimo, che l’Olocausto non sia mai avvenuto, e che gli ebrei che si dicono “sopravvissuti” all’Olocausto abbiano mentito sulle camere a gas, cioè che tali camere a gas non siano mai esistite, immaginate, potete farlo. Ora mentre immaginate ciò rileggete le dichiarazioni di questi ebrei che abbiamo trascritto poc’anzi…

Agghiacciante e inquietante, vero? Adesso avete capito che cos’è una simulazione giudaica e di cosa sono capaci gli ebrei, adesso avete un’idea di quanto grave sia il problema ebraico.

Israele pagherebbe delle somme di denaro per invogliare le scimmie nere ad andarsene, ma la cosa è alquanto sospetta, in quanto non si capisce che tipo di accordi Israele abbia con i paesi terzi:-“Un finanziamento da 3.500 dollari (circa 2.910 euro) per abbandonare il Paese, rimpatriando o chiedendo asilo altrove, o la prigione. Questa era l’alternativa che si trovavano di fronte le migliaia di immigrati africani, in larga parte sudanesi ed eritrei, che hanno scelto di riparare in Israele, uno Stato che, sottolinea la Bbc, da quando ha firmato sessant’anni fa la Convenzione Onu sui Rifugiati ha accolto meno dell’1% delle richieste di asilo” [175].

Ma Haaretz sottotitola nel modo seguente per far capire che la condizione dei rifugiati è peggiore rispetto a quando stavano in Israele:-“Haaretz met with deported asylum seekers who were left with no papers or work permits; they can’t even enter refugee camps as they have no status. One option is to risk death and head for Europe” [176].

“Those facing expulsion currently have two options: Willingly departing to Rwanda in return for $3,500 and a plane ticket or face indefinite jail time at Saharonim detention facility in the Negev. In addition, the monetary sum given to those who leave on their own accord will decrease gradually after April 1.

During the initial phase of the expulsion, only working-age single males will be deported since they most commonly fit the profile of economic migrants. At later stages, women and children may also be forced to leave” [177].

Ecco cosa pensano gli ebrei israeliani e il primo ministro Netanyahu riguardo agli immigrati:-“On Monday, the Knesset approved the cabinet’s plan to close the Holot Detention Center, an open detention facility for illegal migrants in the Negev Desert, on March 16. As Holot closes, the country will begin mass deportations.

“This removal is taking place thanks to an international agreement I reached that enables us to remove the 40,000 infiltrators remaining, remove them without their consent,” Netanyahu told ministers before the vote.

“This will enable us to close down Holot and allocate some of the large funds going there to inspectors and removing more people,” said Netanyahu”” [178].

Ma The Times of Israel ricorda anche che riallocare gli immigrati in un paese terzo quando tali immigrati vengono da zone a rischio sarebbe illegale:-“Expulsion to a third country is largely unprecedented in the Western world. Italy and Australia signed similar agreements with third-party countries — Italy with Libya, and Australia with Malaysia — but both proposals were shot down by local courts. In both cases, courts ruled the bills inconsistent with international law and the 1951 UN convention on refugees — to which Israel is also a party” [179].

Netanyahu chiama le scimmie nere “infiltrators”, quelle che i giudeo-bolscevichi in Italia chiamano rifugiati da accogliere:-“”We will return south Tel Aviv to the citizens of Israel, they are not refugees, but infiltrators looking for work,” he said” [180].

E continua così:-“Speaking with residents, the prime minister also promised that the government would step up enforcement against asylum seekers ‘in the face of those who employ them, in the face of the lawless infiltrators”” [181]. “Infiltrati senza-legge” è la definizione che un primo ministro dello stato di Israele dà di queste persone.

“The Prime Minister’s Office said the purpose of the visit was to “identify with the residents and hear about their distress against the backdrop of the high court decision.” Netanyahu’s bureau said he intends to push for legislation “that will provide a response to deal with the distress from labor migrants following the criticism expressed by the Supreme Court”” [182].

“Speaking at a meeting aimed at formulating Israel’s immigration policy, Netanyahu said that most Western nations have already taken action to prevent similar dangers. “It is inconceivable that Israel, the one country that faces more threats than any other in the Western world, has no defined immigration policy to protect our national and security interests. The issue has been ignored for many years, and my aim is to bring it to an orderly and responsible legislation by the end of this year, during the winter seating of the Knesset”” [183].

“”We must man the region, and then it will be possible to minimize the terrorist infiltrations, as well as the smuggling of drugs and illegal workers,” the prime minister went on to say” [184].

“”Infiltrations [into Israel] have become an entire industry,” Netanyahu added” [185].

“Activists who work with refugees in Israel are celebrating the closure of the Holot  detention center but very concerned about the future and mass deportations. “We always thought [Holot] didn’t need to open in the first place, so we’re happy it won’t continue to waste public money,” said Dror Sadot, the spokeswoman for Hotline for Refugees and Migrants. “But the fact that they’re tying the closure to deporting people is a sin on top of a sin.”

Public Security Minister Gilad Erdan said the facility cost NIS 240 million ($68 million) per year to operate and that it had become a “hotel for infiltrators at the public’s expense.” There are currently about 1,500 people in detention at Holot, according to Sadot” [186].

“While Israel remains a haven for Jewish refugees, Israeli officials and the media routinely disparage non-Jewish African asylum seekers. In August, Israeli Interior Minister Silvan Shalom declared, “I will not relent until we reach a framework that will allow the removal of the infiltrators from Israel”” [187].

Per il primo ministro Benjamin Netanyahu gli immigrati sono degli “infiltrati senza legge” più pericolosi dei terroristi (mentre in Italia i giudeo-bolscevichi cercano di convincerci che siano risorse irrinunciabili):-“Without the fence, “we would be faced with … severe attacks by Sinai terrorists, and something much worse, a flood of illegal migrants from Africa,” he said” [188].

Netanyahu ammette che l’introduzione di immigrati può significare la fine dello stato ebraico:-“Netanyahu said that the only way in which Israel can ensure that it remains a Jewish, democratic state is to keep the migrants out.

“How could we assure a Jewish and democratic state with 50,000 and then 100,000 and 150,000 migrants a year. After a million, 1.5 million, one could close up shop,” Netanyahu said. “But we have not closed down. We built a fence and at the same time, with concern for security needs, we are making a major investment in infrastructures”” [189].

I cittadini israeliani collegano microcriminalità e immigrazione come quelli che Saviano definisce italiani ignoranti e razzisti:-““We are here on a mission to give back south Tel Aviv to the Israeli residents,” the prime minister said on Thursday. “I’ve heard the residents, and what I hear is pain and crisis. People are afraid to leave their homes”” [190].

Gli israeliani si lamentano della criminalità portata dagli immigrati, e sarebbero più felici se le scimmie nere venissero rinchiuse per sempre, anziché solo per sessanta giorni:-“The influx of African migrants into the working class area of Tel Aviv in recent years has sparked anger among local residents, who claim the asylum-seekers bring crime. Protests by residents have stepped up in recent days around a court ruling that found Israel could only detain migrants for 60 days and could not forcibly deport them to a third country” [191].

“Many local residents have protested the asylum-seekers, who they claim engage in crime and have overrun their neighborhood. On Saturday, hundreds of residents protested outside the home of Supreme Court President Miriam Naor, demanding “human rights for citizens too”” [192].

La minaccia della carcerazione per invogliare la “deportazione consensuale”, per essere efficace, deve trasformarsi in ergastolo, almeno stando alle parole dei ministri israeliani che si scagliano contro la decisione della corte di giustizia di garantire che la detenzione degli immigrati non superi i sessanta giorni:-“Yariv Levin of the ruling Likud party called the judges’ considerations “post-Zionist,” while Justice Minister Ayelet Shaked (Jewish Home) slammed the court for degrading Israel’s Jewish character and vowed to draft legislation that would bypass the decision” [193].

“Interior Minister Deri said, “We are finally preparing to undertake the large operation to remove infiltrators to third countries. Immigrants who came to the country seeking job opportunities have but two options: consenting to deportation or being taken in custody with no time limits. The Holot facility will close”” [194].

Il ministro per lo sport e la cultura Miri Regev afferma che gli “infiltrators” sono una minaccia per l’identità ebraica dello stato di Israele, e che Netanyahu non dovrebbe stringere nessun accordo con le Nazioni Unite:-“Even Culture and Sports Minister Miri Regev—a close ally of Netanyahu—criticized the agreement.

“The decision that was announced today is dramatic and I am definitely concerned about the quick concession of the basic principles of the government’s immigration policy,” she said. “As far as we know, these are not refugees, but people who have infiltrated (the country) illegally, so the discussions with the UN High Commissioner for Refugees, in my view, are out of place.

“The final result, according to which tens of thousands of infiltrators remain in Israel, is very worrying in terms of the identity of the state and its social fabric,” Regev added, saying the plan to relocate them is faulty, as they will not end up living in “strong communities,” as Netanyahu said, but in “the periphery,” where they “will cause great damage, as is the case in south Tel Aviv“” [195].

“Regev congratulated the prime minister for his “leadership and attentiveness to the voice of the general public in Israel,” adding that “the State of Israel, as a Jewish and democratic state, must adhere to its immigration policy and strictly conserve its identity and social fabric. Illegal labor infiltrators must return to their countries of origin“” [196].

Poi Netanyahu si lascia andare a dichiarazioni ridicole riguardo le discriminazioni sugli ebrei sefarditi nei primi vent’anni di vita dello stato ebraico, di cui abbiamo parlato poc’anzi:-“Netanyahu also referred to the movie “The Ancestral Sin” (“Sallah, Po Ze Eretz Yisrael”), which used testimonials and previously sealed transcripts to depict discriminatory policies in the first two decades of the state against Jews from North Africa, particularly the Moroccans. Many of the recent immigrants from north Africa were housed in development towns in the Negev.

“In wake of the film ‘The Ancestral Sin,’ I instructed the Cabinet Secretary to check the issue with the World Zionist Organization,” he said. “The check showed that while the documents are indeed open, they are not accessible. Therefore I made a decision – they will be accessible to everyone in Israel, to everyone in the world, completely accessible. As we did with the Yemenite children affair, so we will do here”” [197].

Rientra nel modus operandi ambiguo degli israeliani asserire che i documenti sono “aperti” (“documents are indeed open”) ma non sono accessibili (“they are not accessible”).

C’è anche della logica giudaica nelle parole dei funzionari israeliani, che possiamo parafrasare nel modo seguente:-“Se vi concentriamo in campi di prigionia con condizioni ben peggiori da quelle dei campi dai quali siete venuti lo stiamo facendo per il vostro bene, i campi di concentramento e la barriera di confine servono a questo, così come i documenti falsi che vi diamo e il riportarvi nel luogo dal quale siete venuti facendovi credere che andrete in un paese terzo, SERVE A DISSUADERVI DALL’ AFFRONTARE UN VIAGGIO PERICOLOSO VENENDO FIN QUI DA NOI, CI IMPEGNIAMO A RENDERVELO  ANCHE INUTILE PROPRIO PER NON FARVI MORIRE A CENTINAIA DURANTE IL VIAGGIO DI ANDATA, COSÌ NON CI VENITE PIÙ DA NOI”.

“As they’ve watched Europe ­being hit by a wave of African refugees, Israeli leaders say their policies are fair.

“While there are differences between us — the migrants traveling to Europe must cross a sea while those heading for Israel have a direct overland route — you can see the righteousness of our government’s policy to build a fence on the border with Egypt, which blocks the migrant workers before they enter Israel,” wrote Israeli Transportation Minister Israel Katz on his Facebook pagelast month” [198].

“Israeli leaders have proclaimed that their tough approach — building a fence along the country’s border, denying work permits for illegal migrants, forcing them into a detention center in the desert — may ultimately save lives by dissuading migrants from attempting a perilous journey” [199].

Ecco la storia di Muhtar Awdalla, uno dei tanti che si è beccato le truffe degli ebrei, originario del Sudan, accetta la “deportazione consenziente” in Uganda, ma si ritrova di nuovo in Sudan:-“Muhtar Awdalla, now a third-year law student in Kampala originally from Darfur, Sudan, spent 4.5 years in Israel working in Dead Sea hotels. He left Darfur in 2003 and spent time in Egypt before illegally crossing into Israel. He was summoned to Holot Detention Center in June 2014. He faced a decision: go to Holot, or leave the country” [200].

“Awdalla said he agreed to be deported to Uganda, where he hoped to enroll in law school. He took the $3,500 payout from the government for “willing deportees” and flew from Tel Aviv to Jordan, where handlers put him on another plane. When he woke up as the plane was landing, he saw a sign that said “Welcome to Khartoum, Sudan”” [201].

Alla logica giudaica deve aggiungersi quella che “laquestionegiudaica” definisce “ambiguità istituzionale”, ne parleremo quando affronteremo la questione delle “dimissioni strategiche” come variante di una tattica giudaica nota come Modulo Kennedy. Conosciamo almeno sei ambiguità relative allo stato di Israele e al popolo ebraico: l’ambiguità istituzionale, funzionale a nascondere i funzionari israeliani dalla legge e dalle loro responsabilità, specie in ambito internazionale, attraverso atteggiamenti che non facciano comprendere la catena di comando, l’ambiguità fisionomica, di cui abbiamo parlato e parleremo, poi c’è l’ambiguità normativa, la incontreremo di nuovo quando parleremo delle leggi per ottenere la cittadinanza israeliana, dell’ambiguità nucleare abbiamo già parlato con un articolo su Mordechai Vanunu, e poi c’è l’ambiguità ideologico-religiosa, cioè definizioni contrastanti per qualunque concetto inerente l’ebreo e le sue tradizioni, tale ambiguità è la più importante, perché è funzionale al mimetismo e all’infiltrazione ideologico-religiosa, propedeutiche per la sovversione ideologico-religiosa, oppure per fingersi momentaneamente alleati dell’ospite di turno da infettare. “laquestionegiudaica” sospetta inoltre che il mimetismo e l’infiltrazione ideologica degli ebrei, in forma di propaganda giudaica, siano in grado, oltre che di alterare la percezione della realtà nei gentili, anche di causare patologie aggiuntive come l’analfabetismo funzionale e la dissonanza cognitiva. Infine c’è l’ambiguità anagrafica, dovuta al mimetismo anagrafico degli ebrei che diventano dei crittoebrei tra le nazioni, ben infiltrati tra i gentili.

Questo è un esempio di ambiguità normativa:-“Nineteen human rights activists submitted a petition to the Supreme Court to freeze the decision the government says it signed with Rwanda, Tuesday. They are asking that the court halt proceedings until the Knesset works out pertinent legislation.

The petition, initiated by Sigal Kook Avivi, Yael Agur and Gilaad Lieberman is directed at the Prime Minister, Justice Minister Ayelet Shaked, Interior Minister Arye Deri, and Attorney General Avichai Mandelblit. The court ordered the state to respond by Thursday.

The petition argues that the ministers have no right to formulate such an unprecedented agreement which they see as an irremovable moral blemish and that only the Knesset is authorized to decide such matters” [202].

L’ambiguità istituzionale sta nel fatto che i funzionari israeliani sulla questione migranti hanno un modus operandi controverso e rilasciano dichiarazioni altrettanto contrastanti tra di loro.

Ad esempio non si capiscono gli accordi con le nazioni terze per lo smistamento degli immigrati, come non si capisce se la deportazione è consenziente oppure no:- “”The infiltrators will have the option to be imprisoned or leave the country,” Israel’s Public Security Ministry said in a statement.

This removal is enabled thanks to an international agreement I achieved that enables us to remove the 40,000 remaining infiltrators without their consent. This is very important,” Netanyahu said at the start of his Cabinet meeting.

“This will enable us to close down Holot and allocate some of the large funds going there to inspectors and removing more people,” the prime minister added” [203].

Contemporaneamente però funzionari israeliani dichiarano che la deportazione verso un paese terzo non avviene senza il consenso degli immigrati:-“Yonatan Jakubowicz of the Israeli Immigration Policy Center, a think tank aimed at promoting “a coherent immigration policy for Israel,” pointed out that many countries simply jail illegal migrants or deport them immediately, which Israel did not do to the Africans.

He said the new measures are designed to help those who have been denied asylum or have not applied for asylum to be returned home or to third countries.

“What we are saying is that Israel is not sending anyone by force to a third country,” he said” [204].

““It is a form of coercion, but it is not forced deportation,” said Sigal Rozen, public policy director of an Israeli human rights group called Hotline for Refugees and Migrants, which has taken up the cause of the African refugees” [205].

In realtà, quando anche si parla di detenzione o deportazione, se si sceglie la carcerazione Israele cerca di tenerti lì per un periodo indefinito, fino a quando non ha trovato il modo di rimuoverti anche dalla struttura carceraria:-“Later that evening, Netanyahu published a video on Facebook in which he gave further details on the outline.

“We will remove the infiltrators from south Tel Aviv, bring them to moshavim, kibbutzim, and strong communities, so that the burden will not fall on neighborhoods in distress,” he said. “The money we’ll save, and that’s a lot, we’ll invest in rehabilitating southern Tel Aviv.”

He then noted that the new agreement will see 2,000 more immigrants deported from the state compared to the previous plan, and that “those who will stay, will remain here temporarily for the next five years”” [206].

Quanto ai paesi terzi in cui smistare i migranti:-“Still, Ugandans were incensed that Israel would secretly deport asylum seekers to their country. The Sunday Vision, Uganda’s biggest paper, splashed the news across its Sunday print edition in big black letters. The Daily Monitor, quoting from Times of Israel articles, said the government would have to answer for the “behind-the-scenes deal”” [207].

E l’ONU esprime le sue perplessità riguardo le politiche di Israele in materia di immigrazione:- “The United Nation’s High Commission on Refugees expressed “serious concern” with Israel’s plan to deport migrants to Rwanda.

“Due to the secrecy surrounding this policy and the lack of transparency concerning its implementation, it has been very difficult for UNHCR to follow up and systematically monitor the situation of people relocated to these African countries,” UNHCR said in a statement. “UNHCR, however, is concerned that these persons have not found adequate safety or a durable solution to their plight and that many have subsequently attempted dangerous onward movements within Africa or to Europe”” [208].

Il problema costituito dalla riallocazione in Rwanda è che il Rwanda ha negato di avere degli accordi bilaterali con Israele al riguardo:-“”In reference to the rumors that have been recently spread in the media, the Government of Rwanda wishes to inform that it has never signed any secret deal with Israel regarding the relocation of African migrants,” a statement from the Rwandan government said on Monday, after some 2,000 asylum seekers protested outside its embassy in Israel” [209].

“Israel’s Population and Immigration Authority this week called on migrants from Sudan and Eritrea to leave “to their country or to a third country”—meaning Rwanda or Uganda. Those who leave before April will receive $3,500, airfare and other incentives.

An amendment to the anti-infiltration law passed its second and third Knesset readings last month, allowing to close the “Holot” detention facility by March or jail at the “Sahaornim” detention center any African migrants who are not deported to Rwanda, with which Israel said it had an agreement in place to deport migrants even without their consent” [210].

Anche l’Uganda ha negato di avere degli accordi con lo stato di Israele per le deportazioni forzate:- “A Rwanda deputy foreign minister, Olivier Nduhungirehe, told The Associated Press his country has never reached any agreement with Israel on hosting asylum seekers. “There were negotiations like three or four years ago between the two countries but we never concluded on the matter,” he said.

Rwanda is only engaged in negotiations to host some of the thousands of African migrants who face abuse in Libya, he said.

Uganda’s state minister for international relations, Henry Okello Oryem, also told the AP there is no such agreement with Israel to accept African migrants from there.

“That’s fake news. We don’t know where that story is coming from. We don’t know why it keeps coming up,” he said Friday” [211].

Mentre arrivano testimonianze degli immigrati che dicono che il Rwanda non garantisce loro alcuno status, non certo quello di rifugiati, e dicono che sono costretti a rifare il loro viaggio dall’inizio, funzionari israeliani dicono che rimpatriare le scimmie nere non significa condannarle a morte:- “Testimony from asylum seekers who already left to Rwanda indicates that the country is not interested in absorbing the migrants and does not offer them any official status. Many are forced back into the cycle of refugees and wander throughout African countries or try their luck at reaching Europe on a treacherous journey on an unsafe boat across the Mediterranean Sea” [212].

“Director of the Immigration Administration Prof. Shlomo Mor-Yosef commented on the criticism saying: “The plan was approved by all relevant parties including the government and five High Court justices who ruled that voluntary departure is reasonable and respectful.”

Mor-Yosef added that the claim the migrants are being sent to their deaths is out of touch with reality” [213].

Senza parlare di come in maniera sadica il governo israeliano si impegni a falsificare i documenti degli “infiltrators”, così che Uganda e Rwanda possano considerarli “infiltrators” a loro volta ancor più facilmente:-“Uganda Says Israel Gives Deported Asylum Seekers Fake Visas

Officials in the Ugandan president’s office say visas Israel gives to asylum seekers on their way to Entebbe Airport ‘bear no resemblance to any document our government issues'” [214].

“The Population and Immigration Authority told Haaretz the document was a visa issued by the Ugandan government. Israel supplies the migrants who voluntarily leave the country with the document because there is no official Ugandan representative in Israel, the immigration office said.

However, the Israeli-issued document is not signed by any official, and bears only an illegible electronic signature. Earlier versions of the document, issued in 2014, were simply signed with the first name “George.”” [215].

“The document issued in Israel is headed, “Arrival to Uganda – Visa Confirmation.” It states that upon arrival at Entebbe airport a proper entry visa will be issued for the passenger along with an identity card.

Robert Kanuma, the principal immigration officer in charge of Entebbe airport, denied the claim.

“No one wrote this document, it’s fake, totally fake,” Kanuma told Haaretz.

According to the report, the government plans to use this visa document to show the court it has a deportation plan and that Uganda has agreed to accept the refugees.

But the Office of the President of Uganda denied the existence of a document that would guarantee entry to the country.

“It is not true that every asylum seeker receives a visa and an ID card when he arrives,” a source told Haaretz. “Uganda has an electronic border management system where visitors can apply for a visa and present the relevant documents at any entry point. None of that happened in this case.

“We again stress that it is up to the Israeli government to prove that it has a contract with Uganda on this issue, and as of now, Uganda has nothing to do with this decision,” the source at the president’s office said.

Uganda has consistently denied that a deportation deal with Israel exists. Some reports, however, say that Uganda has only backed away from the deal publicly without canceling it outright. Israel has declined to officially name the countries involved in negotiations.

Uganda’s Foreign Minister Henry Okello Oryem said in a statement last week that his nation would “insist that the airlines return [the asylum seekers] to the country where they came from… We do not have a contract, any understanding, formal or informal, with Israel for them to dump their refugees here”” [216].

Nel momento in cui un primo ministro dello stato di Israele è smentito da Italia, Germania, Uganda, e Rwanda su presunti accordi sui migranti, è pacifico ipotizzare che le balle vengano da Netanyahu e non dagli altri paesi. E che dire della storia di Muhtar Awdalla, che sperava di emigrare in un paese terzo come Rwanda o Uganda, con la sua “deportazione consenziente”, e invece si è ritrovato in Sudan, lo stesso paese dal quale ha cercato di fuggire? A tutto ciò devono aggiungersi le dichiarazioni dei funzionari ugandesi che parlano di documenti “completamente falsi” fatti dagli israeliani, per gli immigrati che avevano scelto di andarsene in Uganda, e l’Uganda che non garantisce loro alcun diritto proprio perché i documenti sono falsi e non ha nessun accordo con Israele in merito all’immigrazione. Non conosciamo l’entità del problema ebraico in Rwanda e/o in Uganda, quindi, per quello che ne sappiamo, queste beghe diplomatiche tra Rwanda e Israele, come quelle tra Uganda e Israele, potrebbero essere delle sadiche simulazioni giudaiche. Prima di liquidare tale ipotesi bisogna considerare che l’Uganda in passato è stata scelta, o almeno così sembra, come principale candidato dai sionisti per stabilirvi un “focolare (o dovremmo dire focolaio?) ebraico”, salvo poi scegliere la Palestina, quindi vi era comunque una fervente attività ebraica, in Uganda, ben prima della fondazione dello stato di Israele. Bisogna sempre tenere a mente che il problema ebraico esiste in tutte le nazioni.

In definitiva, riassumendo, l’accoglienza di Israele è così tanta che appena ci entri per salvarti da una zona di guerra, vieni classificato come migrante economico che cerca un lavoro e “infiltrato senza legge”, poi attraverso una serie di macagne e torture psicologico-burocratiche miste all’ambiguità istituzionale (una vera e propria tattica giudaica) di un paese la cui gente non ha mai voluto saperne di farti soggiornare lì, ti ritrovi buttato fuori a calci, nel paese dal quale sei venuto facendoti credere che andavi in un paese terzo, oppure nel paese terzo ma con documenti falsi così che il paese terzo, che non ha frimato nessun accordo con israele, può cacciarti più facilmente, se non stai al gioco ti tocca un soggiorno forzato nelle carceri israeliane, possibilmente a tempo indeterminato fino a quando non trovano il modo di rimuoverti dalla loro società, oppure puoi soggiornare in quelli che teoricamente sono campi di accoglienza,  e praticamente sono campi di concentramento, che servono solo come specchietto per le allodole, ma per ingannare i gentili, mai gli ebrei, che la verità sul loro paese la conoscono bene e nessuna intenzione hanno di denunciarla, se non in quei rari casi in cui dall’immondizia dei popoli, ovvero il popolo ebraico (e non i popoli slavi come l’ebreo Karl Marx si ostinava a scrivere nella sua propaganda giudaica), si rinvengono delle gemme rarissime: gli ebrei giusti tra le nazioni.

L’atteggiamento dei sefarditi che controllano i nostri giornali e le nostre istituzioni -mentre gli italiani ricordano l’Olocausto “per non dimenticare” – è a corrente alternata, quando vengono le scimmie nere qui, strillano al genocidio e all’intervento umanitario, e chiunque si oppone a tutto ciò è un fascista dal quale i sefarditi “italiani” cercano di proteggerci negli interessi della tanto decantata democrazia, quando le scimmie vanno in Israele invece il volto dei sefarditi “italiani” è impassibile, il desiderio di giustizia e accoglienza si spegne in loro e sembrano mostrarsi per quello che sono, persone senza un briciolo di pietà, il cui vero scopo è il nostro genocidio. Avete forse visto qualche ebreo “italiano” alzare la voce contro Netanyahu e chiamarlo leghista, populista, oppure crittofascista? A “laquestionegiudaica” ciò non risulta, si accettano segnalazioni al riguardo, ma anche se fosse, ciò non cambia la nostra opinione sui “lawless infiltrators”, i sefarditi fuorilegge infiltrati nella nostra nazione, sempre impegnati a devastarla dall’interno.

È curioso che la nazione più dispersa e al contempo più potente al mondo, cioè Israele, si ritrovi persa in un bicchier d’acqua, nel tentativo di risolvere il problema degli immigrati, o in termini israeliani, “infiltrati senza legge”. Ma quest’appantanamento istituzionale è apparente, in quanto la stragrande maggioranza di coloro che si oppongono alla deportazione forzata/volontaria sono degli attori in una simulazione giudaica, quindi si muove qualcosa sotto la superficie, ma non si capisce ancora bene che cosa. Abbiamo visto una criminale di guerra come Tzipi Livni (ebrea) essere protetta in Sudafrica, Belgio, e Inghilterra da qualunque incriminazione, mentre con quattro paesi diversi (Rwanda Germania Uganda e Italia), Israele non è capace di trovare un accordo per riallocare una decina di migliaia di migranti. Tutto ciò è patetico, è evidente che qualcosa si muove nei meandri istituzionali di Israele. Ci viene in aiuto il presidente del Rwanda, Kagame, che ha poi ammesso che ISRAELE RICEVE SOLDI DAL RWANDA PER CACCIARE LE SCIMMIE NERE E MANDARLE NEL RWANDA STESSO (VEDI NOTA 209, ALLA FINE DELL’ARTICOLO). La gestione dei migranti in Israele è in realtà una simulazione giudaica finalizzata al racket ai danni degli immigrati. Abbiamo ribattezzato tale simulazione con l’espressione “simulazione giudaica degli infiltrators”. E poi diciamocelo, semplicemente le scimmie nere sono un problema anche in Israele, minacciano la sua “democrazia” portando disoccupazione malattie infettive e microcriminalità, mostrandosi per quello che sono, cioè una minaccia alla sicurezza e all’identità nazionali, e Israele per avere un minimo di credibilità internazionale ha allestito questo macello anziché l’espulsione diretta di tutti gli immigrati, anche perché non conviene attirare l’attenzione dei gentili nelle altre nazioni, che consapevoli del problema dell’immigrazione, potrebbero a ragione chiedersi perché tutte le democrazie occidentali d’Europa devono accogliere i migranti, mentre quella che si suppone essere l’unica democrazia del medio-oriente non ce la fa ad accogliere quarantamila persone, né tantomeno diecimila di queste o una quantità qualsivoglia inferiore. Un’accoglienza che in Israele dovrebbe essere possibile per i giudeo-bolscevichi, sia pure Israele in un territorio grande quanto la Sicilia, sia pure in stato di guerra da oltre settant’anni.

Tornando al gruppo “Price Tag” sopra citato, vogliamo rivolgere una domanda ai gentili pensanti tra le nazioni. Se gli ebrei di Israele consideravano i sefarditi ancora in fasce una minaccia per l’integrità dello stato di Israele e la sua ebraicità, così come considerano gli immigrati, chiamandoli “lawless infiltrators” (infiltrati fuorilegge), allora perché non arrestano i membri del gruppo “Price Tag” per cospirazione politica e terrorismo? Se fomentano movimenti separatisti perché non li uccidono come hanno fatto coi sefarditi durante i primi anni dello stato di Israele? Si potrebbe obiettare che i numeri sono diversi, poche centinaia di separatisti non sono un pericolo come centomila ebrei dall’aspetto medio-orientale, ma allora perché dei quarantamila immigrati, altrettanto pericolosi, non se ne vogliono tenere nemmeno uno? Il gruppo di estremisti di cui parla Maurizio Molinari nei suoi articoli è costituito da attori in una simulazione giudaica divergente, ecco perché! Così come sono dei simulatori i giudeo-bolscevichi della diaspora che venerano Israele ma non parlano dei suoi crimini di pulizia etnica, né parlano di mancata accoglienza e integrazione da parte degli israeliani come invece fanno nei paesi in cui sono dispersi, così come lo sono anche i giudeo-nazisti di Israele che fingono di non capire la sovversione ideologica e l’istigazione al genocidio che i giudeo-bolscevichi della diaspora attuano nei paesi che infettano.

E bisogna ricordare che lo stato di Israele ha detto “no” alle scimmie nere, ma “si”, ai  palestinesi, ai filippini e ai giordani:-“In their stead, the resolution said, the government will grant up to 12,000 work visas to Palestinians. An inter-ministerial committee will decide which industries these Palestinians will be authorized to work in.

The cabinet also decided at that meeting to grant work visas to up to 13,000 additional Palestinians, including 1,500 for the restaurant industry, 1,000 for the hotel industry, 7,000 for construction, 2,000 for agriculture, 1,000 for institutional nursing care and 700 for East Jerusalem hospitals.

According to data from the Office of the Coordinator of Government Activities in the Territories, some 70,000 Palestinians are already employed in Israel and another 30,000 in the settlements” [217].

“Tourism Minister Yuval Levin told TheMarker three weeks ago that he’s trying to get government approval to bring in migrant workers from the Philippines to replace the African asylum seekers at hotels. On Sunday his office said it has received approval for 500 Filipinos now and another 500 later if the program proves successful, along with 1,000 Palestinians.

More than three years ago, the government approved letting 1,500 Jordanians come to Israel to work in Eilat hotels in place of African asylum seekers. These workers commute to Israel, going home every night” [218].

Se Israele preferisce avere in casa sua dei popoli con i quali ha addirittura fatto la guerra, pur di non ospitare le scimmie nere dell’Africa centrale, un motivo ci dovrà pur essere.

Il viceministro degli esteri Ayoub Kara ha detto di rimpiazzare le scimmie nere con giordani e palestinesi:-“The proposed crossing, said Kara, would supplement existing crossings in the South in Eilat, in the North near Beit She’an, and the Allenby Bridge crossing, which serves Palestinians and foreigners. The new crossing would boost tourism and further facilitate the replacement of African migrant workers with Jordanians, he said.

“Last week, 1,500 Jordanian day workers started working in Eilat,” said Kara, adding that so far it is working out well. The Jordanian workers stay for eight hours and then return home to their country at the end of each workday.

“If we succeed, we will be able to bring 4,000 Jordanian workers to the Dead Sea to work in hotels instead of the Africans,” said Kara. This would help solve the African illegal immigration problem, he argued, since they would be less motivated to come if there were no jobs to be found” [219].

Gli ebrei di Israele pensano che gli immigrati dall’Africa siano un cancro:-“Poll: 52% of Jewish Israelis say illegal African migrants a ‘cancer'” [220].

“More than half of Jewish Israelis polled in May agreed that Africans living illegally in Israel are “a cancer in the body” of the country, backing the controversial words of an Israeli lawmaker.

The new poll from the Israel Democracy Institute and Tel Aviv University is a sign of how deep the backlash against African migrants goes in Israel, a country founded by refugees that has seen angry and sometimes violent resistance to the new influx from Eritrea, Sudan and elsewhere in Africa” [221].

L’istigazione a commettere crimini, specie il genocidio, è il crimine in assoluto preferito dagli ebrei,  che fanno i salti di gioia sapendo che gli islamici e i cristiani si scanneranno grazie alle loro menzogne e alle loro istigazioni. Nella loro religione, il giudaismo, l’istigazione al crimine è legale.

“then with respect to damages, wherein unwitting damage is treated as deliberate, and an accident as intention,(1)  surely he is liable for confining [the animal]. ‘R. Aha b. Rab ruled that he is not liable.’ Said R. Mesharshia: Why does my grandfather (2)  rule him not liable? — Because of the verse, [Or in enmity he smite him with his hand, that he die:] He that smote him shall surely be put to death: for he is a murderer: (3)  only a murderer has the law made liable for confining, but not one who causes damage thereby.

Raba said: If one bound his neighbour and he died of starvation, he is not liable to execution. Raba also said: If he bound him in the sun, and he died, or in a place of intense cold and he died, he is liable; but if the sun was yet to appear, or the cold to make itself felt, he is not. (4) Raba also said: If he bound him before a lion, he is not liable:(5) before mosquitoes, [who stung him to death] he is. R. Ashi said: Even before mosquitoes, he is not liable, because these go and others come.(6)

It has been stated: If one overturned a vat upon a man [who then died of suffocation], or broke open a ceiling above him,(7) — Raba and R. Zera [differ]: One ruled that he is liable, the other that he is not. It can be proved that it was Raba who ruled that he is not liable, for he said: If one bound his neighbour and he dies of starvation, he is not liable.(8) On the contrary. it can be shewn that R. Zera ruled that he is not liable. For R. Zera said: If one led his neighbour in to an alabaster chamber (9) and lit a candle therein, so that he died [of the fumes]. he is liable. Now, the reason is only that he lit a candle that he is liable;(10) but had he not lit a candle [and the prisoner died of the natural heat and lack of air], he would be exempt!(11) — I will tell you: In that case, without a candle, the heat would not have commenced [its effects].

  1. It being a general principle that a man is liable for any damage he does, no matter how, B.K. 26b.
  2. R. Aba b. Rab was a Babylonian amora of the fourth century, and the grandfather of R. Mesharshia.
  3. Ibid. The first half of the verse extends the law to confining one’s neighbour in a place of death, (p. 519).
  4. I.e., he is liable only if the place was already exposed to heat or cold. But if it was merely destined to become hot, the sun not yet having risen, he is not liable. In the first case, he is regarded as a direct murderer, in the second, as an indirect cause. That is the general reason for the exemptions taught in this passage.
  5. Because he could not have saved himself in any case. [Raba probably refers to a prisoner thrown into an arena to be torn by lions.]
  6. I.e., the mosquitoes before which the prisoner was bound do not kill him entirely, as there is a continuous coming and going. Hence it is similar to binding one in a place where the sun will appear, but has not yet done so.
  7. So that the cold entering therein, killed him.
  8. This is similar: he did not kill him but indirectly caused his death.
  9. Which was then hermetically sealed, so that no fumes could escape.
  10. This being considered active murder under the circumstances.
  11. Thus R. Zera maintains that no penalty is incurred for indirectly causing one’s death.” [222].

A conclusione dell’articolo alleghiamo le dichiarazioni di altri ebrei nel resto d’Europa e negli Stati Uniti che istigano il genocidio dei gentili tramite l’immigrazione di scimmie nere, tali ebrei sono visionabili al seguente indirizzo sul nostro canale Telegram:

https://t.me/la_questione_giudaica/58

Al seguente indirizzo Telegram invece, l’ennesimo rabbino si mostra felice e contento dello sterminio dei gentili grazie all’ausilio degli immigrati (ammette testualmente che l’obiettivo è il nostro genocidio):

https://t.me/la_questione_giudaica/55

*Per pallywood si intende il complesso di operazioni psicologiche montate dai palestinesi per dipingersi perenni vittime di Israele, e far rimbalzare sui media di tutto il mondo immagini false di presunti attacchi di Israele nei loro confronti, la controparte ebraica di tali operazioni è Hollyjews, grazie alla quale gli ebrei d’America simulano finte sparatorie nel tentativo di distruggere il secondo emendamento della costituzione americana. Ma questa è un’altra storia. Pallywood è una tattica islamica funzionante proprio in virtù del fatto che molti crimini degli ebrei nei confronti dei palestinesi sono reali, in questo modo si riesce ad esasperare mediaticamente la condizione del popolo palestinese, anche quando non ci sono dei veri e propri attacchi da parte di Israele.

**Per logica giudaica si intende un particolare tipo di proiezione giudaica con cui gli ebrei danno giustificazioni assurde dei loro crimini, basandosi su presunti crimini/comportamenti errati dei gentili. Nella proiezione giudaica vera e propria gli ebrei si discolpano completamente o discolpano un soggetto terzo, accusando invece i gentili.

***Gli  ebrei d’Israele definiscono attivisti filo-palestinesi pacifinti quegli attivisti che non guardano agli attentati terroristici dei palestinesi, e che a loro dire si illudono possa esserci una convivenza pacifica tra il popolo palestinese e quello ebraico.

****Una simulazione giudaica divergente è un’operazione psicologica degli ebrei a danno dei gentili. È possibile che utilizzino “codici comportamentali” e “comportamenti talmudici” per aggiustare il tiro durante queste simulazioni. In una simulazione giudaica divergente lo scopo principale è quello di allontanare i gentili dal fulcro del problema, in un tale tipo di simulazione non è importante quello che gli ebrei si dicono, quanto più che altro quello che tacciono. Esistono simulazioni giudaiche finalizzate al racket, come le pseudoguerre tra giudeo-liberismo e giudeo-marxismo durante la “guerra” fredda, e simulazioni giudaiche demagnetizzanti, per screditare soggetti terzi o anche degli agenti sionisti tra loro al fine di confondere i gentili e dissuaderli dall’indagare su taluni crimini ebraici. Molte delle liti televisive alle quali assistono gli italiani e i gentili in generale, sono in realtà delle simulazioni giudaiche tra ebrei che fingono di litigare tra loro, guadagnandosi i nostri soldi facendo ciò.

L’ARTICOLO È ANCORA IN FASE DI CONCLUSIONE, UN PÒ PER VOLTA VERRANNO EFFETTUATE LE DOVUTE CORREZIONI, NONCHÉ TRADUZIONI, E PROVVEDEREMO A REFERENZIARE TUTTE LE NOSTRE FONTI, QUINDI CONSIGLIAMO DI VISITARE IL SITO PIÙ VOLTE IN VISTA DELLE AGGIUNTE CHE FAREMO ALL’ARTICOLO. CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO MA È STATO UN LAVORO DAVVERO LUNGO.

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Fonti:

[1] http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/11781030/Strage-degli-immigrati–la-rassegna.html

[2] https://www.ilfoglio.it/articoli/2015/06/14/news/noi-filistei-pieni-di-amore-dobbiamo-pulire-dove-altri-defecano-e-curare-la-scabbia-stop-84798/

[3] http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/11781030/Strage-degli-immigrati-%2Dla-rassegna.html

[4] http://www.repubblica.it/politica/2017/04/25/news/saviano_di_maio_ong_profughi_grillo_fonti_verificare-163814109/?refresh_ce

[5] http://www.liberoquotidiano.it/news/sfoglio/13256436/roberto-saviano-immigrazione-stupri-propaganda-live-zoro.html

[6] https://www.ilfoglio.it/pensieri-non-convenzionali/2017/08/28/news/roberto-saviano-tenta-di-smontare-le-bufale-sui-migranti-ma-scivola-e-ruzzola-a-terra-149977/

[7] http://www.gianfrancolibrandi.it/

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Librandi#Biografia

[9] http://www.gianfrancolibrandi.it/migranti-librandi-che-tristezza-m5s-che-rincorre-lega-nord/

[10] http://www.unioneitaliana.org/gianfranco-librandi/

[11] Idem.

[12] https://t.me/la_questione_giudaica/60

[13] Idem.

[14] http://www.secoloditalia.it/2016/01/chaouki-librandi-i-politici-bersagliati-web/

[15] http://www.gianfrancolibrandi.it/peres-librandi-uomo-del-dialogo/

[16] https://t.me/la_questione_giudaica/61

[17] https://t.me/la_questione_giudaica/60

[18] http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11902570/Guarda-chi-finanzia-la-Meloni-.html

[19] https://iltalebano.com/2015/04/03/chiacchierata-con-david-parenzo/

[20] Idem.

[21] Idem.

[22] http://www.immezcla.it/de-benedetti-la-legge-bossi-fini-ha-fallito/

[23] Idem.

[24] http://www.ilgiornale.it/news/politica/marcia-pro-migranti-mentana-attacca-chi-critica-1399787.html

[25] Idem.

[26] http://www.ilpost.it/2016/08/25/mentana-fondi-terremoto-immigrati/

[27] https://www.amazon.it/Chador-Nel-cuore-diviso-dellIran/dp/8817012246/ref=sr_1_10?ie=UTF8&qid=1524301092&sr=8-10&keywords=lilli+gruber

[28] https://www.amazon.it/Figlie-dellIslam-rivoluzione-pacifica-musulmane/dp/8817025127/ref=sr_1_9?ie=UTF8&qid=1524301092&sr=8-9&keywords=lilli+gruber

[29] https://www.amazon.it/Laltro-Islam-viaggio-nella-Sciiti/dp/881700846X/ref=sr_1_4?ie=UTF8&qid=1524301092&sr=8-4&keywords=lilli+gruber&dpID=41rHZU3wayL&preST=_SY264_BO1,204,203,200_QL40_&dpSrc=srch

[30] https://www.amazon.it/Prigionieri-dellIslam-Terrorismo-migrazioni-integrazione/dp/8817088544/ref=sr_1_3?ie=UTF8&qid=1524301092&sr=8-3&keywords=lilli+gruber&dpID=51gA%252BTvua6L&preST=_SY264_BO1,204,203,200_QL40_&dpSrc=srch

[31] http://www.corriere.it/sette/sette-e-mezzo/17_dicembre_14/immigrazione-italia-b9cc8ee0-df2d-11e7-b8cc-37049f602793.shtml

[32] http://www.primaonline.it/2017/12/27/264952/molinari-direttore-editoriale-di-gnn-filippi-coordinatore/

[33] https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/11/27/news/atlantista-e-bushista-cosi-molinari-e-arrivato-alla-direzione-della-stampa-90064/

[34] Idem.

[35] Idem.

[36] http://ivoltidigiano.tumblr.com/post/157527926017/storicume

[37] Idem.

[38] http://www.kolot.it/2015/08/05/quei-100-coloni-che-difendono-la-loro-terra-con-odio-e-violenza/

[39] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, 2007, t. 2, p. 132. Cfr. I.B. Shekhtman, Sovetskaia Rossia, sionizm i Izrail [Russia sovietica, sionismo e Israele], LMGR-2 (Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]), p. 31.

[40] Aleksandr Solgenitsin, op. cit., p. 132. Cfr. LMGR-2(Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]), p. 315.

[41] Ibidem, p. 133. Cfr. S. Hepshtein, Russkie sionisty v borbe za Palestinu [I sionisti russi nella lotta per la Palestina], LMGR-2 (Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]), p. 390-392.

[42] http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/This-Week-in-History-Jewish-settler-massacres-Palestinians-in-Hebron-mosque-446253

[43] http://www.middleeastrising.com/from-stones-to-knives-and-settler-crimes-the-innocence-of-ahmad-manasrah/

[44] http://www.lastampa.it/2017/07/02/multimedia/cultura/opinioni/leditoriale-di-maurizio-molinari-lintegrazione-nellinteresse-nazionale-lEZkeup1SKmWCMSZGk3HuO/pagina.html

[45] Dagoberto Huseyn Bellucci, Il governo mondiale ebraico, cap. 8. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/37

[46] Idem.

[47] Idem.

[48] Idem.

[49] Idem.

[50] Idem.

[51] Idem.

[52] Idem.

[53] Idem.

[54] Idem.

[55] Idem.

[56] Idem.

[57] Idem.

[58] Idem.

[59] Idem.

[60] Idem.

[61] Idem.

[62] Idem.

[63] Idem.

[64] Idem.

[65] Idem.

[66] Idem.

[67] Idem.

[68] Idem.

[69] Idem.

[70] http://www.corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2017/08/24/1/i-migranti-e-la-svolta-ignorata_U433602473627870HF.shtml

[71] http://www.ilpopulista.it/news/13-Maggio-2017/14245/polemica-serracchiani-mieli-specchio-di-un-italia-ignorante.html

[72] Idem.

[73] http://www.corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2017/08/24/1/i-migranti-e-la-svolta-ignorata_U433602473627870HF.shtml

[74] http://www.teatro-zandonai.it/Archivio/Paolo-Mieli

[75] Idem.

[76] http://moked.it/blog/2016/10/13/la-riforma-la-cittadinanza-italiana/

[77] http://moked.it/blog/2014/10/29/cividalli-il-decalogo-per-gli-immigrati-e-vergognoso/

[78] https://t.me/la_questione_giudaica/21

[79] http://moked.it/blog/2014/10/29/cividalli-il-decalogo-per-gli-immigrati-e-vergognoso/

[80] https://t.me/la_questione_giudaica/46

[81] http://www.ilgiornale.it/news/cronache/200mila-immigrati-verso-litalia-1104464.html

[82] https://www.radioradicale.it/scheda/532665/politiche-2018-intervista-ad-emanuele-fiano-sulla-questione-immigrazione-dopo-il-caso

[83] Idem.

[84] https://scenarieconomici.it/per-fiano-pd-gli-attentati-sono-effettuati-da-europei-e-non-da-immigrati/

[85] http://formiche.net/2013/05/la-bonta-dellintegrazione-si-misura-con-la-tolleranza/

[86] http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=11&Id=2437

[87] http://hebrewhistory.info/factpapers/fp030_gomez.htm

[88] Idem.

[89] Idem.

[90] Idem.

[91] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, 2007, t. 2, p. 506.

[92] Aleksandr Solgenitsin, op. cit., p. 506. Cfr. New York Times, 1965, 21 ottobre, p. 47.

[93] http://www.imolaoggi.it/2016/06/05/peter-gomez-testimonial-dei-fratelli-musulmani-nei-prossimi-anni-invasione-senza-precedenti/ NOTA BENE: IN REALTÀ IL SITO IMOLAOGGI SI SPACCIA SOLTANTO PER UN QUOTIDIANO, NON È REGISTRATO PRESSO ALCUN TRIBUNALE, COME PER LEGGE I QUOTIDIANI DEVONO ESSERE, È PIÙ CHE ALTRO UN SITO DOVE VENGONO COPIATI E INCOLLATI ARTICOLI DI ALTRE TESTATE. Il sito bufale.net, ci ha fatto capire che il proprietario del sito, Armando Manocchia, è chiaramente un crittoebreo simulatore: “Imolaoggi è un sito dai contenuti contro immigrazione, Europa e in particolare contro la cultura islamica. La carriera politica di Manocchia si può riassumere così:

  • Responsabile anche dell’associazione “Una Via per Oriana” dedicata in memoria di Oriana Fallaci;
  • Presidente del Circolo della Libertà di Imola;
  • Coordinatore Politico della Lega Nord per la Circoscrizione di Imola dal 16 Marzo 2009;
  • Consigliere comunale di Borgo Tossignano, comune vicino a Imola, e capogruppo della Lega Nord fino al 2010 (in seguito a diffida della Lega Nord e sue dimissioni);
  • Candidatoterzo in lista, con la formazione ultracattolica “Io amo l’italia – Magdi Cristiano Allam” alle elezioni del 2013.

Nonostante l’uscita del 2010 dalla Lega Nord, nel 2014 continuava ancora a sostenerla” (https://www.bufale.net/guida-utile-chi-ce-dietro-il-sito-imolaoggi-bufale-net/). Armando Manocchia è il responsabile di un’associazione di ebrei italiani chiamata “Una Via per Oriana”, per via dell’estremo antiislamismo di Oriana Fallaci, che si è prestata facilmente alle menzogne degli ebrei. Ci ritroviamo di fronte ad un crittoebreo “leghista”, che ignora volutamente l’atteggiamento di istigazione al genocidio da parte degli ebrei italiani, come nel caso di Peter Gomez. Inoltre, Armando Manocchia ha testualmente parlato di Pallywood sul suo profilo Facebook: non può essere un italiano pro-israele che accusa i palestinesi di mentire, mentre conosce bene gli ebrei italiani, e non si accorge di come istigano l’immigrazione nel nostro paese, è impossibile. Si tratta di un ebreo:

Nello screenshot si può leggere chiaramente: “tra israeliani e ballestinesi, sto con Israele”. “Ballestinesi” è un’espressione che potrebbe essere utilizzata soltanto da un ebreo simulatore. Armando Manocchia è un crittoebreo che finge di aderire a delle idee leghiste, mentre lascia fare ai suoi compagni di merende giudaici il lavoro sporco di uscire allo scoperto come giudeo-bolscevichi che sbraitano propaganda pro-immigrazione.

[94] Idem.

[95] Idem.

[96] http://www.osservatoreromano.va/it/news/una-preghiera-per-la-pace-universale

[97] http://www.corriere.it/politica/13_marzo_22/grillo-pacifici-ebrei_60945b78-931f-11e2-b43d-9018d8e76499.shtml

[98] http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/22/grillo-a-pacifici-m5s-fascista-basta-insulti-rabbino-mai-detto/539435/

[99] http://www.osservatoreromano.va/it/news/una-preghiera-per-la-pace-universale

[100] Idem.

[101] http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/10/16/news/il-rabbino-di-segni-noi-ebrei-esempio-di-integrazione-1.234970

[102] Idem.

[103] Idem.

[104] Idem.

[105] Idem.

[106] https://moked.it/blog/2017/06/08/lintervento-noemi-segni-motore-delle-nostre-comunita/

[107] http://www.glistatigenerali.com/integrazione/antisemitismo-e-islamofobia-due-facce-della-stessa-medaglia-2/

[108] http://www.furiocolombo.it/User/index.php?PAGE=Sito_it/articolo&art_id=2274

(LETTERA – IL FATTO –19 luglio–2017 pag. 12)

[109] Idem.

[110] https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/raiz-ex-almamegretta-i-migranti-vanno-selezionati-2299072/

[111] Idem.

[112] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, 2007, p. 169. Cfr. J.B.Schekhtman, Evreiskaia obschestvennost na Ucraine (1917-1919) [La società ebraica in Ucraina] in LMGR-2 (Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]), p. 22.

[113] Aleksandr Solgenitsin, op. cit., p. 170. Cfr. J.B. Schekhtman, Evreskaia, cit., pp. 29,30, 35.

[114] Ibidem, p. 171. Cfr. J. Schekthman, pp. 35-37.

[115] Ibidem, p. 171. Cfr. J. Schekthman, pp. 35-37.

[116] Ibidem, p. 171. Cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica, Gerusalemme 1976), t. 4, p. 256.

[117] Ibidem, p. 172. Cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa, M. 1994, 2a ed.), t. 1, p. 407.

[118] Ibidem, p. 172. Cfr. I.M. Trotski, Evreiskie pogromy na Ucraine i v Belorusii  1918-1920 [I pogrom antiebraici in Ucraina e in Bielorussia], in LMGR-2 (Libro sul mondo giudaico russo, 1917-1967 [Kriga o russkom evreitsve, 1916-1967]), p. 59.

[119] Ibidem, p. 172. Cfr. I.M. Trotski, op. cit., p. 62.

[120] Ibidem, p. 173. Cfr. I.M. Trotski, p. 62.

[121] Ibidem, p. 173. Cfr. D.S. Pasmanik, Tchego je my dobivaemsia? [Che cosa cerchiamo di ottenere?], in ReE (La Russia e gli ebrei [Rossia i evrei], YMCA Press, Parigi 1978), p. 211.

[122] Ibidem, p. 173. Cfr. I.M. Biekerman, Rossia i russkoe evreistvo [La Russia e il mondo ebraico russo], in ReE (La Russia e gli ebrei [Rossia i evrei], YMCA Press, Parigi 1978), pp. 66-67.

[123] Ibidem, p. 173. Cfr. PEG (Piccola enciclopedia giudaica, Gerusalemme 1976), t. 6, p. 570.

[124] http://mondoweiss.net/2016/08/secret-israels-stolen/

[125] https://www.rt.com/news/356374-israel-baby-stealing-holocaust-survivors/

[126] http://mondoweiss.net/2016/08/secret-israels-stolen/

[127] https://www.haaretz.com/israel-news/hundreds-of-yemenite-kids-were-abducted-1.5418281

[128] Idem.

[129] https://www.rt.com/news/356374-israel-baby-stealing-holocaust-survivors/

[130] https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-dozens-of-ashkenazi-babies-disappeared-in-israel-s-early-years-1.5424176

[131] https://www.rt.com/news/356374-israel-baby-stealing-holocaust-survivors/

[132] https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-dozens-of-ashkenazi-babies-disappeared-in-israel-s-early-years-1.5424176

[133] Idem.

[134] https://www.jonathan-cook.net/blog/2014-09-26/israels-very-own-history-of-eugenics/

[135] Idem.

[136] https://www.richardsilverstein.com/2014/10/12/the-ringworm-scandal-when-israeli-doctors-killed-tens-of-thousands-of-arab-children/

[137] https://www.jonathan-cook.net/blog/2014-09-26/israels-very-own-history-of-eugenics/

[138] https://www.richardsilverstein.com/2014/10/12/the-ringworm-scandal-when-israeli-doctors-killed-tens-of-thousands-of-arab-children/

[139] https://www.jonathan-cook.net/blog/2014-09-26/israels-very-own-history-of-eugenics/

[140] https://www.wrmea.org/2009-november/israeli-organ-harvesting-from-moldova-to-palestine.html

[141] Idem.

[142] Idem.

[143] Idem.

[144] Idem.

[145] http://www.israelhayom.com/2017/07/10/exposed-medical-experiments-on-missing-yemenite-children/

[146] https://www.richardsilverstein.com/2017/06/15/knesset-inquiry-reveals-yemenite-babies-murdered-medical-experiments-abducted-parents-exploited-paid-national-institutes-health-experiments/

[147] Idem.

[148] Idem.

[149] Idem.

[150] Idem.

[151] http://www.huckmagazine.com/perspectives/reportage-2/employing-enemy/

[152] Idem.

[153] Idem.

[154] Idem.

[155] Idem.

[156] Idem.

[157] Idem.

[158] http://www.jpost.com/Opinion/Muslim-immigration-and-European-Jewry-419337

[159] Idem.

[160] Idem.

[161] Idem.

[162] Idem.

[163] http://www.lastampa.it/2018/04/02/esteri/israele-ferma-lespulsione-dei-migranti-africani-qBtKiCoKpGknwCXLuN3kUI/pagina.html

[164] https://www.agi.it/estero/israele_migranti_italia_netanyahu-3726053/news/2018-04-02/

[165] https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/10743910/We-are-prisoners-here-say-migrants-at-Israels-desert-detention-camp.html

[166] Idem.

[167] Idem.

[168] https://www.washingtonpost.com/world/middle_east/toughening-its-stance-toward-migrants-israel-pushes-africans-to-leave/2015/05/14/e1637bce-f350-11e4-bca5-21b51bbdf93e_story.html?noredirect=on&utm_term=.e45313b3fe35

[169] https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/10743910/We-are-prisoners-here-say-migrants-at-Israels-desert-detention-camp.html

[170] http://www.lastampa.it/2018/04/02/esteri/israele-ferma-lespulsione-dei-migranti-africani-qBtKiCoKpGknwCXLuN3kUI/pagina.html

[171] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5217771,00.html

[172] Idem.

[173] http://www.lastampa.it/2018/04/02/esteri/israele-ferma-lespulsione-dei-migranti-africani-qBtKiCoKpGknwCXLuN3kUI/pagina.html

[174] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5075140,00.html

[175] https://www.agi.it/estero/israele_migranti_italia_netanyahu-3726053/news/2018-04-02/

[176] https://www.haaretz.com/israel-news/.premium.MAGAZINE-israel-s-big-lie-deported-asylum-seekers-lament-broken-promises-1.5867266

[177] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5078464,00.html

[178] https://www.timesofisrael.com/as-israel-prepares-to-deport-african-migrants-deportees-divulge-dangers/

[179] Idem.

[180] https://www.haaretz.com/israel-news/netanyahu-on-african-infiltrators-we-will-return-south-tel-aviv-to-israelis-1.5447329

[181] Idem.

[182] Idem.

[183] https://www.haaretz.com/1.5150323

[184] Idem.

[185] Idem.

[186] https://www.timesofisrael.com/as-israel-prepares-to-deport-african-migrants-deportees-divulge-dangers/

[187] http://www.newsweek.com/2015/10/23/what-europe-can-learn-israels-refugee-crisis-382523.html

[188] https://www.timesofisrael.com/netanyahu-says-flood-of-african-migrants-worse-than-sinai-terrorists/

[189] Idem.

[190] http://www.timesofisrael.com/netanyahu-sneaks-fresh-peek-at-african-migrants-in-south-tel-aviv/

[191] Idem.

[192] http://www.timesofisrael.com/netanyahu-most-african-migrants-in-israel-not-refugees/

[193] Idem.

[194] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5066947,00.html

[195] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5217771,00.html

[196] Idem.

[197] https://www.timesofisrael.com/netanyahu-says-flood-of-african-migrants-worse-than-sinai-terrorists/

[198] https://www.washingtonpost.com/world/middle_east/toughening-its-stance-toward-migrants-israel-pushes-africans-to-leave/2015/05/14/e1637bce-f350-11e4-bca5-21b51bbdf93e_story.html?noredirect=on&utm_term=.3cabf9a57acd

[199] Idem.

[200] https://www.timesofisrael.com/as-israel-prepares-to-deport-african-migrants-deportees-divulge-dangers/

[201] http://www.dw.com/en/israel-to-deport-40000-african-refugees-without-their-consent/a-41443084

[202] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5075140,00.html

[203] http://www.dw.com/en/israel-to-deport-40000-african-refugees-without-their-consent/a-41443084

[204] https://www.washingtonpost.com/world/middle_east/toughening-its-stance-toward-migrants-israel-pushes-africans-to-leave/2015/05/14/e1637bce-f350-11e4-bca5-21b51bbdf93e_story.html?noredirect=on&utm_term=.6c636b1fe188

[205] Idem.

[206] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5217069,00.html

[207] https://www.timesofisrael.com/as-israel-prepares-to-deport-african-migrants-deportees-divulge-dangers/

[208] Idem.

[209] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5075140,00.html

In realtà, il presidente del Rwanda Kagame ha poi chiarito che Israele È L’UNICO PAESE AL MONDO CHE GUADAGNA NEL CACCIARE VIA GLI IMMIGRATI DAL PROPRIO PAESE: “The agreement, which has come under scrutiny by human rights organisations, will see Israel deport hundreds of Eritrean and Sudanese asylum-seekers to both Rwanda and Uganda in return for favourable deals that include millions of dollars in grants” (https://www.theeastafrican.co.ke/news/Rwanda-confirms-Israel-talks-on-hosting-African-immigrants/2558-2674228-102sg6r/index.html). Avete letto bene: Israele riceve milioni di dollari di rimborsi PER CACCIARE i migranti, mentre in Italia gli ebrei dicono che quando siamo noi a cacciarli dovremmo pagare di tasca nostra! Abbiamo ribattezzato la gestione dei migranti in Israele la “simulazione giudaica degli infiltrators”, una simulazione giudaica finalizzata al racket sulla vita delle scimmie nere.

[210] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5066947,00.html

[211] Idem.

[212] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-5078464,00.html

[213] Idem.

[214] https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-uganda-says-israel-gives-deported-asylum-seekers-fake-visas-1.5994836

[215] https://www.timesofisrael.com/israel-issuing-fake-visas-to-migrants-deported-to-uganda-report/

[216] Idem.

[217] https://www.haaretz.com/israel-news/israel-aims-to-expel-african-asylum-seekers-at-doubled-pace-1.5769484

[218] Idem.

[219] http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Ayoub-Kara-Hire-Jordanian-workers-not-African-migrants-434297

[220] http://latimesblogs.latimes.com/world_now/2012/06/poll-jewish-israelis-african-migrants.html

Cfr. https://t.me/la_questione_giudaica/63

Cfr. https://t.me/la_questione_giudaica/64

[221] Idem.

[222] http://come-and-hear.com/sanhedrin/sanhedrin_77.html

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

CRIMINI DEGLI EBREI: Strage e insider trading dell’11 settembre. La connessione tra Ehud Olmert e Menahem Atzmon.

Pubblichiamo qui un articolo del giornalista Cristopher Bollyn (un gentile pensante tra le nazioni) sul maggior crimine ebraico del secolo odierno: la strage dell’11 settembre.

Quanto al relativo insider trading commesso prima degli attentati, ne parleremo in seguito. Gli attacchi dell’undici settembre sono stati un’operazione psicologica sionista sul popolo americano, i cui scopi principali sono:

  • Depredare i paesi medio-orientali, da parte dei sionisti, lasciando le briciole agli Stati Uniti, come consolazione.
  • Proteggere Israele in maniera preventiva dal vicinato arabo, grazie alla presenza militare americana in medio-oriente indotta dall’attentato.
  • Guadagnare miliardi di dollari da parte degli ebrei tramite insider trading, cioè facendo investimenti poco prima del crollo delle Torri Gemelle.
  • Continuare ad estendere il programma nucleare di Israele, rubando l’uranio ai paesi medio-orientali invasi dagli Stati Uniti, a questi ultimi invece, spettano le briciole.

La strage e l’insider trading dell’11 settembre sono stati commessi da gentili corrotti tra le nazioni (goy del sabato) e da ebrei infiltrati nei gangli vitali dell’apparato statunitense, tra loro ci sono sayanim (collaboratori esterni) e agenti del Mossad, oltre agli agenti dello Shin Bet infiltrati nella sicurezza aeroportuale statunitense. La presenza dei mongoloidi degli ebrei (gli arabi) negli attentati, non è da escludere, ma dire che sono gli unici artefici di questa strage, dai mandanti fino agli esecutori materiali, è un insulto all’intelligenza dei gentili. Almeno in Italia hanno la decenza di inventarsi i “servizi segreti deviati” e i traditori della patria, in America dire che le impronte del Mossad sono dappertutto per quanto riguarda questa orribile strage, è considerato una “teoria della cospirazione”, un termine senza significato, inventato dal giudeo per distogliere l’attenzione dei gentili dai crimini etnocentrici degli ebrei, affinché i gentili non si interroghino su quanto sono vasti i loro apparati criminali.

Premettiamo che non siamo d’accordo con Cristopher Bollyn sulla tanto in voga “teoria della Khazaria” in quanto abbiamo già visto il modus operandi di sefarditi e aschenaziti, praticamente identico, per quanto riguarda l’omicidio rituale ebraico.
Per “teoria della Khazaria” si intende una teoria per cui la maggior parte degli ebrei, composta da aschenaziti, sia in realtà composta da gentili convertitisi al giudaismo, in particolare slavi e turchi-caucasici. Questa teoria è proposta da ebrei tutti appartenenti al partito comunista, che vogliono convincerci che “è l’ambiente a formare la coscienza”, come affermava l’ebreo Lenin, in maniera Lamarckiana. Il problema di questa teoria però è che non spiega perché gli slavi e/o i caucasici siano influenzati dalle  esecrabili pratiche contenute nel Talmud, o come facciano ad interpretare maliziosamente la Torah, addirittura suggerendo lo sterminio anticipato di bambini palestinesi, prima che possano diventare “come i genitori”, cioè dei terroristi. Come vedremo in seguito, i sefarditi commettono le stesse violazioni di numerus clausus degli aschenaziti, e invocano il genocidio degli arabi allo stesso modo in cui fanno gli aschenaziti. In realtà, come dimostreremo in seguito, la “teoria della Khazaria”, non è altro che una forma di proiezione giudaica sui gentili, dell’intero problema ebraico.  Parafrasando in sintesi ciò che vogliono dire questi studiosi ebrei come Shlomo Sands e Koestler (entrambi giudeo-bolscevichi):- “Il problema ebraico esiste, ma in realtà non sono gli ebrei il problema, ma dei gentili convertiti al giudaismo, che nel loro nome, commettono orribili atrocità, e hanno rubato le terre agli arabi, senza averne diritto”. Questa è una tattica combinata, la proiezione giudaica, e il separare il problema ebraico dal concetto di etnia, insieme, portano a far credere ai gentili che il problema non sono gli ebrei, ma altri gentili come loro. Questa teoria va contro il modus operandi comune tra ebrei sefarditi ed ebrei aschenaziti (è spesso usata per dire che i veri ebrei sono in realtà i sefarditi), va contro i dati molecolari (polimorfismi del DNA), che mostrano la correlazione tra sefarditi e aschenaziti, va contro la stessa logica, perché è in antinomia coi testi sacri degli ebrei, visto che i loro crimini sono descritti nel Talmud, redatto in forma scritta ben prima di questa presunta conversione di massa, va contro anche le cacciate degli ebrei nella storia, cominciate in un tempo antecedente a questa ridicola e presunta conversione di massa di gentili al giudaismo. Se è vero che all’origine del problema ebraico ci sono in realtà dei gentili convertiti, degli impostori, allora il Talmud babilonese da chi è stato scritto? Quanto al separare il problema ebraico dal concetto di etnia, dalla consapevolezza quindi dell’esistenza di un problema etnico, che giustifica quindi l’etnocentrismo di questo popolo, vedremo in seguito come gli agenti sionisti ne inventino di ogni tipo pur di non far giungere i gentili alla consapevolezza che il problema dei problemi, il più grande di tutti, cioè il problema ebraico, è purtroppo un problema etnico. L’antisionismo filo-semita è un’altra forma di proiezione giudaica – anche se gli ebrei furbescamente lo classificano come antisemitismo – in questo caso su un’ideologia piuttosto che su un gruppo di persone, del problema ebraico, perché lo ripetiamo: gli ebrei sono stati cacciati da centinaia di nazioni, ben prima della nascita del sionismo, e ben prima di questa storia patetica della Khazaria. Nell’articolo si parla anche di sionismo e di un goy del sabato, cioè Romano Prodi. Parleremo più approfonditamente di entrambi in seguito, oltre che della definizione stessa di ebreo e di chi può avere la cittadinanza dello stato di Israele e di quella che definiamo bufala della Khazaria. L’articolo parla anche di Abbas, che potrebbe essere il principale responsabile delle simulazioni giudaiche nelle quali sono attanagliati attualmente i palestinesi. Ma questa è un’altra storia.

Sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” è disponibile il video in cui si può osservare il controllo assoluto di Ehud Olmert sulla sua marionetta: Romano Prodi.
Il video è disponibile al seguente indirizzo:

https://t.me/la_questione_giudaica/51
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Ehud Olmert, l’attuale primo ministro israeliano, sembra essere più popolare e influente tra i politici europei e statunitensi che nel sua stessa circoscrizione elettorale.
Stando a un sondaggio israeliano, dopo aver stupidamente provocato e perseguito l’invasione disastrosa e illegale del Libano, il 63 percento degli israeliani vogliono le dimissioni di Olmert.
Durante quell’invasione durata un mese, le forze armate israeliane hanno commesso tutta una serie di crimini di guerra eclatanti tra cui si annoverano la presa di mira di zone civili e di infrastrutture, nonché l’utilizzo di armi vietate, quali il fosforo e le armi a grappolo.
Benché la vasta maggioranza delle vittime fosse costituita da civili libanesi, almeno 1.200 morti e 3.600 feriti, Israele ha pagato cara quell’invasione mal consigliata, perdendo circa 120 soldati e subendo un numero superiore di gravemente feriti e di mutilati a vita. La resistenza di Hezbollah è riuscita ad abbattere navi da guerra, elicotteri, e batterie di carri armati israeliani.
Nel dicembre 2006 tuttavia sembra che tutto sia stato dimenticato quando Olmert ha visitato la Casa Bianca e alcune capitali europee dove è stato accolto con una riverenza inusuale dai politici più potenti dell’occidente.
A Roma, dove Olmert ha incontrato il presidente del consiglio dei ministri italiano Romano Prodi e Papa Benedetto XVI, la telecamera di una televisione ha colto Olmert che dettava a Prodi esattamente ciò che avrebbe dovuto dire a una conferenza stampa, poco prima che essa avesse luogo.

GLI ISRAELIANI DETTANO

Il filmato, ripreso da un cineoperatore israeliano, mostra Olmert che dice a Prodi di menzionare le richieste della comunità internazionale secondo cui il governo palestinese guidato da Hamas dovrebbe riconoscere Israele, rinunciare al terrorismo, e rispettare gli accordi di pace firmati.

“È importante che enfatizzi tre principi del quartetto per il Medio Oriente [i.e. Stati Uniti, Russia, Unione Europea, e Nazioni Unite, ndt], che non sono negoziabili e che sono la base di tutto; dì quanto segue”: così Olmert ha istruito il presidente del consiglio dei ministri italiano a lui sottomesso. (*) (**)

Olmert ha chiesto a Prodi anche di riconoscere Israele come stato ebraico, cosa che preclude e nega la richiesta fondamentale palestinese che ai milioni di profughi deportati e ai loro discendenti sia permesso ritornare nella loro terra e nelle loro case.
“Ti ho sentito dire qualche cosa sullo stato ebraico,” sono le parole con cui Olmert ha richiamato il servile Prodi, ex-presidente della commissione europea.

Alla conferenza stampa, il servile Prodi ha ubbidito diligentemente facendo quanto gli è stato ordinato: “Tutti i processi di pace devono passare per la rinuncia alla violenza, il riconoscimento dello stato di Israele, il riconoscimento degli accordi precedenti e, devo aggiungere, anche il riconoscimento dello stato di Israele come stato ebraico,” ha dichiarato Prodi.

Stando a funzionari israeliani, Olmert, le cui forze dell’ordine solamente quattro mesi prima avevano massacrato centinaia di donne e bambini libanesi, tra cui moltissimi civili innocenti nel villaggio biblico di Cana, ha chiesto al papa Benedetto XVI di esortare i cristiani a opporsi a un’indagine scientifica sulle affermazioni sioniste riguardanti il numero di ebrei uccisi più di 60 anni fa in Europa.

Precedentemente, durante una visita a Berlino, Olmert in un’intervista televisiva aveva ammesso che Israele possiede armi nucleari. Le attività nucleari di Israele sono illegali e sono state condotte fuori dal limiti dell’ambito del Trattato di non-proliferazione nucleare e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

(*) Il quartetto per il Medio Oriente è USA, Russia, Unione Europea, e ONU.
(**) (ndt) Il lettore non si illuda che Israele non dia ordini o influenzi anche gli altri schieramenti politici italiani; gli ebrei regolarmente infiltrano o manipolano i vari partiti politici in modo da restare al potere dietro le quinte qualsiasi sia il governo in carica. Un filmato dell’indegno spettacolo di Prodi che prende ordini da Olmert e poi ripete a pappagallo quanto gli è stato detto di dire si trova, per esempio, qui.

CHI È OLMERT?

Olmert, dopo la vittoria elettorale del suo partito, il Kadima, del 28 marzo 2006, è diventato primo ministro israeliano. I suoi primi due mesi d’ufficio sono stati descritti come “il periodo più criminale” della storia israeliana.

“Le prime otto settimane al potere di Ehud Olmert, tra parole di pace e la raccolta di consensi per la ridefinizione del suo piano di colonizzazione, si sono dimostrate il periodo più sanguinoso, mortale, e criminale dei 58 anni di esistenza dello stato di Israele,” ha scritto Duraid Al Baik, direttore per la sezione esteri di Gulf News [letteralmente, Notizie dal Golfo] nel suo articolo “Olmert: il criminale venditore ambulante di pace.”

“Da quando, il 14 aprile, ha fatto giuramento, diventando il 12° primo ministro israeliano, gli israeliani hanno ucciso più di 50 palestinesi, ferendone circa 200, al ritmo di 1 morto e 4 feriti al giorno,” ha scritto Al Baik. “Il nuovo primo ministro ha realizzato un primato, superando quello stabilito dal suo predecessore Ariel Sharon durante i giorni più sanguinosi di quell’insurrezione palestinese che è stata l’intifada.”

Benché la stampa statunitense, tutt’altro che indipendente, abbia ignorato i crimini di guerra commessi dagli israeliani, è doveroso fare luce sulle connessioni criminali di Olmert viste le sue connessioni intime con criminali israeliani condannati che avevano il controllo della sicurezza aeroportuale e delle operazioni di controllo dei passeggeri all’aeroporto Logan Airport di Boston l’11 settembre 2001.

Questa connessione è solamente “la punta dell’iceberg” – la parte più visibile della rete criminale sionista che sta dietro gli attacchi a bandiera falsa che hanno dato il via all’aggressione criminale nota come la “Guerra al terrorismo.”

GLI OBBIETTIVI DEI SIONISTI

Benché i sionisti esercitino un’influenza incredibile sulla politica statunitense, il sionismo di per sé rimane una filosofia politica tristemente incompresa dalla maggioranza della popolazione statunitense. Anche se il presidente George W. Bush e il suo gabinetto di guerra sono chiaramente sotto il controllo dei sionisti e ne portano avanti il loro piano, un piano promosso e supportato da quasi tutti i membri del Congresso degli USA, il sionismo e la sua storia di sangue sono argomenti di cui la maggior parte degli statunitensi non sanno praticamente nulla.

Nonostante le università statunitensi offrano corsi in praticamente qualsiasi materia che si possa immaginare, non esiste nemmeno un percorso di studi che offra un esame critico del sionismo e della sua storia.

L’ignoranza generale del pubblico sul sionismo è aggravata dai mezzi di comunicazione di massa tutt’altro che indipendenti che distorcono fortemente l’immagine del sionismo e ne danno un’interpretazione distorta per fare apparire come positiva e benevola questa filosofia non-statunitense. La storia del terrorismo e della pulizia etnica sionisti, di cui la maggior parte degli israeliani e dei palestinesi è consapevole, è completamente sconosciuta alla maggior parte degli statunitensi, principalmente a causa della censura delle università e dei mezzi di comunicazione di massa.

Gli statunitensi, dopo l’attacco terroristico a bandiera falsa dell’11 settembre, per il quale i fatti indicano chiaramente il coinvolgimento di agenti segreti israeliani, e con più di 150.000 statunitensi impegnati in guerre costose e disastrose nel Medio Oriente, non sono più in grado di sostenere di continuare a essere ignoranti al proposito del sionismo e degli obbiettivi di questo movimento.

CHE COS’È IL SIONISMO?

Il sionismo si è sviluppato come un movimento politico, parallelamente al comunismo, alla fine del 1800 nelle comunità ebraiche dell’Impero Russo. Nelle città in Lituania, Polonia, Bielorussia, e Ucraina con una popolazione giudaica numerosa il sionismo è diventato un movimento nazionalista per gli ebrei. Il movimento comunista e quello sionista erano strettamente legati fin dall’inizio.

L’ideologia religioso-politica del sionismo ha portato gli ebrei in cerca di un’identità nazionale a iniziare a parlare e a scrivere in ebraico, una lingua ricostruita che non era stata parlata per migliaia di anni.

Nell’Unione Sovietica gli ebrei erano considerati un gruppo nazionale e la “nazionalità ebraica” veniva indicata nei passaporti sovietici. Nel 1934 il dittatore sovietico Josef Stalin stabilì perfino la regione ebraica autonoma del Birobidzan con l’yiddish come lingua ufficiale.

Lo zelo sionista ha portato gli ebrei dell’Europa dell’Est noti come ebrei ashkenaziti, benché non di origini semite ma discendenti principalmente da popolazioni slave e asiatiche convertitesi al giudaismo, a identificarsi erroneamente come “ebrei” quando, per esempio, sono emigrati negli Stati Uniti.

L’obbiettivo primario della politica del sionismo è sempre stato la formazione di uno stato puramente ebraico in Palestina, qualcosa che non è mai esistito nella storia. Il fatto che la Palestina fosse già abitata dai palestinesi, i legittimi proprietari di quella terra, nonché discendenti degli ebrei, degli arabi, dei greci, e delle altre razze nella Terra Santa, è qualcosa che i sionisti estremisti rifiutano di accettare.

La conquista con le armi e la pulizia etnica della Palestina furono promosse negli anni 1930 da Vladimir (Ze’ev) Jabotinsky, uno dei sionisti militanti maggiormente impegnati. Nel 1937 Jabotinsky, nato a Odessa, fondò l’Irgun, un’organizzazione terrorista legata al suo New Zionist Organization [letteralmente, Nuova organizzazione sionista] (N.Z.O.) e al movimento giovanile Betar.

Secondo l’ideologia di Jabotinsky, il popolo ebraico ha il diritto esclusivo a tutta la terra di Israele che afferma estendersi dal Nilo, in Egitto, fino al fiume Eufrate, in Iraq.

OLMERT E JABOTINSKY

Ehud Olmert è figlio dell’ideologia di Jabotinsky. Il padre di Olmert, Mordechai, prese parte al movimento di destra Herut e all’Irgun, a quel tempo condotto dal famigerato terrorista sionista Menachem Begin. Questo movimento è diventato poi il Likud, un partito politico di estrema destra.
La famiglia di Olmert, per sentimenti fortemente legata alla destra politica, visse in una cooperativa agricola chiamata Nahalat Jabotinsky. Da bambino, Olmert era un membro del Betar, il movimento militarista giovanile di Jabotinsky. Begin, il duro primo ministro israeliano il cui credo era “La Giudea è caduta nel sangue e nel fuoco; nel sangue e nel fuoco risorgerà,” si riferiva a Olmert con le parole: “Ehud, figlio mio.”
Nel 1993 Olmert, membro del parlamento israeliano dal 1973, divenne sindaco della città occupata di Gerusalemme e chiuse gli occhi su 10 anni di espansione illegale degli insediamenti israeliani. Oggi, i territori occupati che gli israeliani reclamano come Gerusalemme si estendono da Betlemme a sud, fino a Ramallah a nord, e quasi fino a Gerico a est.

Nell’ideologia razzista dei sionisti di Jabotinsky come Olmert, semplicemente non c’è posto per i palestinesi nella terra di Israele: “Non c’è scelta: gli arabi devono fare spazio agli ebrei di Eretz Israel,” ha scritto Jabotinsky. “Se è stato possibile spostare le popolazioni baltiche, deve essere possibile spostare anche gli arabi palestinesi.”
La barriera israeliana che circonda i palestinesi della Cisgiordania è un’idea tratta direttamente dal libro di Jabotinsky, del 1923, The Iron Wall: We and the Arabs [letteralmente, Il muro di ferro: noi e gli arabi].

“La colonizzazione sionista, anche la più limitata, deve essere portata a termine o fatta avanzare a dispetto della volontà della popolazione nativa. Questa colonizzazione può, pertanto, continuare a svilupparsi soltanto sotto la protezione di una forza indipendente dalla popolazione locale – un muro di ferro nel quale la popolazione nativa non possa fare breccia.”

Olmert ha fornito armi e addestramento a supporto del’“esercito privato” del presidente dell’autorità palestinese Mahmoud Abbas per fomentare un conflitto civile tra le fazioni palestinesi. Abbas è visto da molti palestinesi come un collaborazionista che lavora con gli israeliani contro il governo palestinese guidato dal partito di Hamas.

Tra le azioni terroriste di Olmert precedenti l’aggressione da lui ordinata al Libano c’è stato il cannoneggiamento e il bombardamento frequente di civili a Gaza. Otto membri di una famiglia sono stati uccisi nella spiaggia di Gaza in un attacco terroristico israeliano particolarmente eclatante il 9 giugno 2006. Questo atto di terrorismo sionista spudorato è stato seguito dalla solita smentita israeliana nonostante le forze armate [israeliane] avessero cannoneggiato la striscia di Gaza al tempo in cui quella famiglia è stata centrata.

Mark Garlasco, un esperto militare che lavora per l’organizzazione statunitense Human Rights Watch [letteralmente Osservatorio dei diritti umani], è stato il primo investigatore indipendente a raggiungere la scena del crimine. Garlasco ha trovato un proiettile per artiglieria di tipo shrapnel del calibro di 155 mm. “Reputo probabile che si trattasse di fuoco d’artiglieria in arrivo sulla spiaggia e sparato dagli israeliani dal nord di Gaza,” ha dichiarato.

OLMERT E ATZMON

Olmert, che ha un lungo passato segnato dal coinvolgimento nei crimini finanziari israeliani, è stato incriminato per accuse di truffa aggravata, falsificazione di documenti aziendali, e violazione del codice di tassazione e della legge sul finanziamento ai partiti da crimini commessi quando era tesoriere del partito per il partito Likud nel 1988.
Lo scandalo del finanziamento del Likud è culminato nel marzo 1996 con la condanna di tre membri del partito del Likud, incluso Menahem Atzmon, il co-tesoriere di Olmert. Da tesoriere del partito, Olmert è stato incriminato per i crimini commessi nel Likud, ma ha ricevuto un trattamento speciale ed è stato assolto.

Negli anni 1970 Olmert ha lavorato nello studio legale di proprietà di un altro Atzmon, Uzi Atzmon.

Menahem J. Atzmon, co-imputato e alleato [politico] di Olmert, è stato condannato in Israele, ma ha fatto strada, fondando l’International Consultants on Targeted Security (ICTS) e assumendone la direzione. Questa ditta operata da israeliani è di proprietà della Huntleigh USA, la ditta di sicurezza aeroportuale incaricata delle operazioni di controllo dei passeggeri agli aeroporti di Boston e di Newark l’11 settembre 2001.

La Huntleigh USA è una società interamente controllata della ICTS, una ditta di sicurezza nell’ambito dell’aviazione e dei trasporti di base in Olanda diretta da “[israeliani] ex-ufficiali comandanti militari e veterani dei servizi segreti governativi e delle ditte addette alla sicurezza.”

Atzmon, condannato in Israele nel 1996 per crimini commessi con il finanziamento del partito Likud, e il suo socio in affari Ezra Harel, avevano acquisito la gestione delle operazioni di controllo passeggeri e della sicurezza negli aeroporti di Boston e di Newark quando l’ICTS acquistò la Huntleigh USA nel 1999.

I voli United Flight 175 e American Flight 11 che si presume (*) siano stati gli aerei hanno colpito le torri gemelle sono partiti entrambi dall’aeroporto Logan Airport di Boston, mentre il volo United Flight 93, presumibilmente schiantatosi nel Pennsylvania, era partito dall’aeroporto Newark. Atzmon, un criminale israeliano condannato, è l’amministratore delegato che ha anche il controllo e la gestione del porto tedesco di Rostock, sul mar Baltico. L’autobus che è saltato in aria a Tavistock Square [nell’attentato a Londra del 7 luglio 2005, ndt] è esploso di fronte agli uffici londinesi della ICTS.
Alcune famiglie delle vittime dell’attentato dell’11 settembre hanno fatto causa alla Huntleigh USA affermando che questa ditta di gestione della sicurezza è stata fortemente negligente quell’11 settembre. Benché questi parenti abbiano il diritto di sapere che cosa questa ditta israeliana di gestione della sicurezza ha o non ha fatto per proteggere i loro cari quell’11 settembre, alla Huntleigh e ad altre due ditte straniere incaricate del controllo della sicurezza, è stata garantita protezione da parte del Congresso degli USA nel 2002; esse dunque non saranno chiamate a rispondere per le loro azioni in nessun tribunale statunitense.

Atzmon, un criminale condannato, alleato politico e co-imputato del primo ministro israeliano Ehud Olmert, era direttamente responsabile del controllo dei passeggeri e della sicurezza degli aerei di linea all’aeroporto Logan Airport di Boston, dal quale sono decollati due aerei di linea che hanno colpito il World Trade Center. La sua ditta di gestione della sicurezza dell’aeroporto è il primo sospettato per quell’attacco terrorista a bandiera falsa che è stato l’attentato dell’11 settembre.

La relazione di Olmert con Atzmon e la sua responsabilità nella sicurezza all’aeroporto di Boston l’11 settembre 2001 è un indizio cospicuo – completamente ignorato dalla stampa tutt’altro che indipendente – dell’implicazione della rete criminale israeliana e sionista in quell’attacco terrorista che ha dato inizio alla cosiddetta “Guerra al terrorismo.”

Quanto spesso i funzionari israeliani di alto livello e i rabbini si uniscono alle celebrazioni tenutesi alla Casa Bianca?
Quanto spesso fanno altrettante i funzionari di governo europei, cinesi, indiani, o delle altre nazioni?

(*) È possibile che quei due aerei, quando sono atterrati all’aeroporto di Cleveland, siano stati sostituiti da altri velivoli simili, ndt.


FINE ARTICOLO

In foto: a sinistra Ehud Olmert (ebreo), primo ministro dello stato di Israele dal 14 aprile 2006 al 23 gennaio 2009, ha il potere di imporre parola per parola, quello che deve dire un primo ministro italiano. È il principale responsabile politico del massacro di Qana. Olmert è  stato accusato di corruzione dalla magistratura israeliana. Al seguente indirizzo Telegram potete leggere un articolo di Marco Travaglio (sionista per sbaglio) che venera Ehud Olmert per le sue dimissioni in seguito a tale accusa:

https://t.me/la_questione_giudaica/53

A destra Romano Prodi, per quello che al momento ne sappiamo è un gentile corrotto tra le nazioni (un gentile del sabato), che ripete meccanicamente le parole impostegli da un primo ministro dello stato di Israele come Ehud Olmert. È stato presidente della commissione europea dal 16 settembre 1999 al 21 novembre 2004, nonché primo ministro della repubblica italiana una volta dal 17 maggio 1996 al 21 ottobre 1998, e una seconda volta dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008. È stato accusato di essere un agente del KGB, in realtà è un collaboratore del Mossad. Riparleremo di Romano Prodi per spiegare il suo ruolo in un’operazione congiunta tra Israele, Unione Sovietica e l’americanismo-giudaismo: il sequestro e l’omicidio dell’onorevole Aldo Moro.

*In realtà le dimissioni di Ehud Olmert non sono un atto di onestà nei confronti della propria patria, ma sono l’applicazione di una tattica giudaica, che noi chiamiamo “Modulo Kennedy sul mandante” o dimissioni strategiche: la funzione strategica di tali dimissioni è quella di adombrare il mandante di un crimine per renderlo meno vulnerabile agli attacchi della comunità internazionale, ed è spesso il segnale scatenante un’operazione sionista, spesso tali dimissioni strategiche hanno delle motivazioni ufficiali false, rispetto a quelle vere. Conosciamo almeno quattro casi di dimissioni strategiche: quelle del primo ministro Ehud Olmert prima dell’Operazione Piombo Fuso sulla striscia di Gaza, quelle del ministro della Difesa David Ben Gurion prima dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, quelle del viceprimo ministro Yigael Yadin prima che Menachem Begin bombardasse il reattore Osirak, e quelle del ministro della difesa Ezer Weizman prima della strage di Ustica, il cui mandante politico è sempre Menachem Begin. Parleremo in seguito di tale tattica.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

EBREI GIUSTI TRA LE NAZIONI: Roger Dommergue.

Ebrei Giusti tra le nazioni: Roger Dommergue

Roger Dommergue è un ebreo francese, un professore di psicologia e un membro della resistenza francese all’epoca della seconda guerra mondiale, scomparso non troppo di recente. Non siamo riusciti a trovare assolutamente nulla sui giornali di questo personaggio, e troviamo la cosa uno scandalo, anche se ce l’aspettavamo. Bisogna parlare di Roger Dommergue, in quanto è un ebreo giusto tra le nazioni. Roger Dommergue ha studiato sia la letteratura “sterminazionista” che quella revisionista dell’Olocausto degli ebrei. E il silenzio assoluto sulle cose che dice/scrive è la prova che provare a smontare le sue tesi risulterebbe controproducente. L’unica cosa che rasenti il giornale e che abbia parlato di Dommergue, è un quotidiano online israeliano francese, “israel-infos.com”, il quale ha titolato un articolo su Dommergue, il 4 giugno 2013, con tale testo:-”Un révisionniste de moins en France : Roger-Guy Dommergue Polacco de Menasce est mort” [1].

“Un revisionista di meno in Francia: Roger-Guy Dommergue Polacco de Menasce è morto”.

I toni dell’ebreo che ha scritto l’articolo sono chiaramente caustici. Solo qualche rigo è stato dedicato a questo ebreo giusto tra le nazioni.

“Le professeur Dommergue Polacco de Menasce était un fidèle révisionniste qui n’avait pas peur de dire que ce sont les Juifs qui ont provoqué la guerre en Allemagne….

Il a été éduqué dans la religion juive, puis a totalement renié son identité pour terminer sa vie dans un cimetière catholique alors qu’ il se disait pourtant libre penseur et agnostique…

Il fut le propagateur des thèses de l’endocrinologue Jean Gautier, sa disparition ne peut être qu’un plus dans le mensonge qu’il a entretenu pendant de longues années contre les six millions de victimes de la Shoah” [2].

“Il professor Dommergue Polacco de Menasce era un fedele revisionista che non aveva paura di dire che sono gli ebrei che hanno provocato la guerra in Germania…

È stato educato alla religione ebraica, poi ha completamente rinnegato la sua identità per terminare la sua vita in un cimitero cattolico mentre si diceva invece libero pensatore e agnostico…

È stato il propagatore delle tesi dell’endocrinologo Jean Gautier, la sua scomparsa non può che essere un di più nella menzogna che ha mantenuto per molti anni contro i sei milioni di vittime della Shoah”.

La nostra traduzione è un pò alla buona, ci scusiamo per eventuali errori.

Abbiamo trascritto un’intervista (sottotitolata in italiano) a Roger Dommergue. “laquestionegiudaica” si premurerà laddove possibile di rintracciare delle fonti aperte che godano di pubblica fede al fine di dare maggiore autorevolezza alle parole di questo professore di psicologia. Lasciamo all’oramai scomparso Dommergue la responsabilità sulle sue affermazioni sull’asserito Olocausto degli ebrei o Shoah. Un elemento sicuro è però quello di Jean Claude Pressac, considerato dagli sterminazionisti come tale, e dai revisionisti come crittorevisionista, il quale ha affermato in un suo libro che il numero degli ebrei morti nell’evento noto come Olocausto sarebbe intorno alle settecentomila unità, e tale libro è edito dalla Klarsfeld, una casa editrice ebraica. Sarebbe ora che la comunità ebraica internazionale e i ministeri della pubblica istruzione, in tutte le nazioni, implementassero questa riduzione nel numero delle vittime o che almeno ammettessero che la cifra sei milioni è oggettivamente una cifra soltanto simbolica, che non trova riscontro né dai censimenti né nel modus operandi in cui si sostiene che siano stati eliminati gli ebrei d’Europa durante la seconda guerra mondiale. Beninteso, questa cifra (sei milioni) compare ben prima dell’avvenimento noto come Olocausto, in un fenomeno noto come propaganda dell’Olocausto prima dell’Olocausto, un aspetto controverso della stessa Shoah, che si colloca in una zona grigia né revisionista né sterminazionista, in quanto è di libera interpretazione (come lo è l’accordo Haavara secondo gli ebrei) pensare che tale propaganda sia una menzogna di Esopo, oppure una menzogna di Ulisse. Questi sono solo alcuni degli aspetti controversi dell’Olocausto, e non potremmo elencarli tutti qui. Ci preme però sottolineare che alla propaganda dell’Olocausto prima dell’Olocausto non sembra esserci stato affatto un atteggiamento coerente da parte dei governi con quanto affermato sui giornali dei primi anni del novecento e anche durante gli anni quaranta, nel senso che Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno accolto gli ebrei della Germania e del resto d’Europa durante la seconda guerra mondiale, nonostante le cifre proposte dai giornali dell’epoca di quattro, cinque, e il più delle volte sei milioni di ebrei in Europa che stavano morendo e/o erano in pericolo, e Dommergue fa notare che gli ebrei inglesi rifiutarono gli ebrei che Hitler voleva consegnargli. Quanto alle asserzioni di Dommergue sulle connessioni tra chirurgia esterna dei genitali ed endocrinologia noi non possiamo esprimere in alcun modo un parere autorevole, in quanto Dommergue sostiene che la circoncisione all’ottavo giorno dalla nascita, provocherebbe, nell’ebreo, una serie di squilibri ormonali indi la natura criminale dell’ebreo stesso, con particolare riferimento alla sua mentalità speculativa. Anche ammettendo che un intervento di chirurgia esterna possa alterare le ghiandole endocrine (con quale meccanismo molecolare?) questo non spiega come le donne ebree siano coinvolte in crimini dal furto al genocidio come gli uomini ebrei. Un esempio può essere Rebecca Plastinina-Maizel (ebrea), “membro del comitato rivoluzionario della provincia di Arkhanghelsk, menzionata sopra:”Famosa per la sua crudeltà nel nord della Russia”, con decisione “bucava le nuche” e le fronti; “di propria mano ha fucilato più di cento persone”” [3]. Ovviamente, questa ebrea dopo essersi dedicata al suo sport preferito, cioé il genocidio, si occuperà di giustizia:-”Quanto a Plastinina, fece carriera fino a diventare membro negli anni Quaranta della Corte suprema della RSFSR! (Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa nda)” [4] . E che dire di Tzipi Livni (ebrea), ministro degli esteri dello stato di Israele durante il governo Olmert nel 2009, quindi durante l’eccidio di migliaia di palestinesi causato dall’operazione “Piombo Fuso”? Vittorio Arrigoni, un gentile rimasto umano tra le nazioni, oltre che un attivista per i diritti umani dei palestinesi, ci fa sapere di Tzipi Livni “che Joseph, autista di ambulanze, definisce (Tzipi Livni nda) “un’ex serial killer del Mossad”” [5]. Tzipi Livni è il responsabile politico dell’eccidio suddetto (in seguito scriveremo di quanti sono stati i militanti di Hamas veri e propri uccisi, e quanti invece i civili palestinesi macellati dagli israeliani. Per il momento ci basti sapere che Tzipi Livni, purtroppo, è protetta in tutte le nazioni a livello politico, infatti si osserva una discrepanza tra il comportamento in ambito politico, e quello in ambito giurisprudenziale e/o delle forze dell’ordine. La giurisprudenza e/o le forze dell’ordine in Inghilterra e in Sudafrica hanno sofferto pressioni politiche per non dare problemi a Tzipi Livni, nonostante i ripetuti appelli delle organizzazioni per i diritti umani ad arrestarla.

“The Palestine Solidarity Alliance (PSA) and the Media Review Network (MRN) had called for Livni’s arrest and prosecution for alleged war crimes over the role she played in Israel’s war on Gaza during the end of 2008 and the beginning of 2009.

B’Tselem, an Israeli human rights group, found that 1,387 Palestinians were killed in the war on Gaza, including 773 civilians, 330 combatants, 248 policemen and 36 people whom the group was unable to classify as combatants or non-combatants” [6].

“L’”Alleanza di Solidarietà per la Palestina” (PSA) e la “Rete di Revisione Mediatica”(MRN) hanno richiesto l’arresto e l’incriminazione di Livni per presunti crimini di guerra per il ruolo che ha avuto nella guerra di Israele a Gaza durante la fine del 2008 e l’inizio del 2009.

B’Tselem, un’organizzazione israeliana per i diritti umani, ha rilevato che 1.387 palestinesi erano stati uccisi nella guerra contro Gaza, inclusi 773 civili, 330 combattenti, 258 poliziotti e 36 persone che il gruppo non era capace di classificare come combattenti o civili”.

Il problema è che la criminale di guerra dovrebbe trovarsi nel luogo in cui viene accusata di crimini di guerra o più in generale crimini contro l’umanità, in pratica il mandato di arresto non può essere internazionale.

“McIntosh Polela, a spokesman for the Directorate for Priority Crime Investigation (DPCI), also known as the Hawks, said the application by the PSA and MRN had been refused because “there are insufficient grounds for us to obtain a warrant of arrest”.

Polela confirmed that the DPCI had jurisdiction to obtain an arrest warrant as requested by the two organisations.

However, he said that the law required that Livni, who cancelled her visit earlier on Wednesday, be in the country for the DPCI to begin an investigation into the allegations of war crimes against her.

“We have concluded that it would be highly irresponsible for us to obtain a warrant of arrest without following the letter of the law,” said Polela.

The postponement of Livni’s visit was announced by the South African Jewish Board of Deputies (SAJBD)” [7].

“McIntosh Polela, un portavoce per il “Direttorato di Investigazione sul Crimine Prioritario” (DPCI), anche noto come “Le Aquile”, ha riferito che la richiesta della PSA e della MRN era stata respinta perché “c’erano basi insufficienti per noi per ottenere un mandato di arresto”.

Polela ha confermato che il DPCI ha giurisdizione per ottenere un mandato d’arresto come richiesto dalle due organizzazioni.

Tuttavia, ha dichiarato che la legge richiede che Livni, che ha cancellato in precedenza la sua visita mercoledì, sia nel paese affinché il DPCI cominci un indagine sulle accuse di crimini di guerra contro di lei.

Abbiamo concluso che sarebbe altamente irresponsabile da parte nostra ottenere un mandato di arresto senza seguire la legge alla lettera”, ha dichiarato Polela.

Il rinvio della visita di Livni è stato annunciato dal Comitato sudafricano dei deputati ebrei (Csade)”.

L’indagine non si fa, e probabilmente Livni è stata avvertita della trappola dai sayanim del Mossad in Sud Africa, o forse dagli stessi deputati ebrei del comitato suddetto. Ma si continua con le accuse reciproche:

“The SAJBD said that Livni, who is the leader of Israel’s Kadima party, had postponed her visit due to a labour strike in Israel.

Zev Krengel, the chairman of the SAJBD, said Livni’s decision “had nothing whatsoever to do with threats by local anti-Israel activists”.

The SA Municipal Workers Union (SAMWU) said that the visit had been postponed due to the calls for Livni’s arrest.

“While the SA Zionist Federation claims [the postponement] is due to travel issues, it is also as a result of the mounting pressure from pro-human rights activists calling for her arrest,” Tahir Sema, a SAMWU spokesman, said in a statement” [8].

“Il SAJBD ha affermato che Livni, che è la leader del partito israeliano Kadima, aveva rinviato la sua visita a causa di uno sciopero in Israele.

Zev Krengel, il presidente del SAJBD, ha affermato che la decisione di Livni “non aveva assolutamente niente a che fare con le minacce di attivisti anti-Israele del posto”.

Il “Sindacato dei Dipendenti Comunali sudafricani” (SAMWU) ha dichiarato che la visita era stata rinviata a causa delle richieste di arresto di Livni.

“Mentre la Federazione Sionista Sudafricana afferma [che il rinvio] è a causa di motivi di viaggio, è anche a seguito della pressione montante da attivisti per i diritti umani che chiedono il suo arresto”, ha dichiarato in un comunicato Tahir Sema, un portavoce del SAMWU”.

Le prove contro Tzipi Livni, secondo le organizzazioni per i diritti umani, ci sono:

“On Sunday, Iqbal Jassat, the chairperson of the MRN, told Al Jazeera that the application for the arrest warrant was in pursuant of an earlier submission filed with South African prosecutors in August 2009.

‘Extensive complaints’

Jassat said the submission was an “extensive compilation of complaints in excess of 3,000 pages containing a wide variety of substantial documentation including evidential material and affidavits from victims” that alleged Livni was one of the architects of the war on Gaza.

“We had also asked for an investigation involving members of the South African Jewish community suspected of violating the country’s Foreign Mercenary Act,” he said, adding that investigations are ongoing.

“Livni’s track record as a perpetrator of war crimes stems from her official leadership roles in various capacities,” he added”[9].

“Domenica, Iqbal Jassat, il presidente del MRN, ha riferito ad Al Jazeera che l’applicazione del mandato d’arresto era in forza di una proposta precedente depositata presso i pubblici ministeri del Sud Africa nell’agosto 2009.

“Estese denunce”

Jassat ha affermato che l’esposto era un “estesa raccolta di denunce di oltre tremila pagine contenente una vasta gamma di corposa documentazione che include elementi di prova e deposizioni delle vittime” che asseriscono che Livni è stata uno degli architetti della guerra su Gaza.

“Avevamo anche chiesto un’indagine che coinvolgesse membri della comunità ebraica del Sud Africa sospettati di violare il Foreign Mercenary Act sud africano”, ha affermato, aggiungendo che le indagini sono in corso.

“I precedenti di Livni come autrice di crimini di guerra derivano dai suoi ruoli di funzionario dirigente dalle varie competenze”, ha aggiunto”.

Anche l’Inghilterra ha avuto gli stessi problemi nell’incriminare Livni:

“Westminster magistrates court issued an unprecedented arrest warrant for Livni in 2009 – a move that led to an review of the issuing of such warrants.

The warrant, which was issued at the request of lawyers acting for Palestinian victims of Israel’s operations in Gaza, was withdrawn amid embarrassment in the Foreign Office” [10].

“I magistrati della corte di Westminster hanno emanato un mandato d’arresto senza precedenti per Livni nel 2009- un’iniziativa che ha portato ad una revisione sull’emanazione di tali mandati.

Il mandato, che è stato emesso su richiesta degli avvocati che agiscono per conto delle vittime palestinesi delle operazioni di Israele a Gaza, è stato ritirato fra l’imbarazzo nel ministero degli esteri”.

Ufficialmente, è per evitare “strumentalizzazioni a fini politici”, in realtà i più avveduti sanno bene che Israele congiuntamente con gli ebrei della diaspora, è in grado di esercitare forti pressioni sul governo, non solo britannico:

“Livni, who is the current Israeli opposition leader, had been due to attend a conference in London in 2009 but cancelled two weeks before the warrant was issued. Palestinian sources claimed to have seen her at the event and alerted lawyers.

Legislation has now brought a new requirement aimed at preventing the courts from being used for political purposes. The justice secretary, Ken Clarke, outlined how changes would give the DPP veto power over arrest warrants.

The move, which critics claimed was motivated by political pressure from Israel, has paved the way for Livni’s visit, which was announced on Monday at a Conservative Party conference fringe event” [11].

“Livni, che è l’attuale capo dell’opposizione in Israle, doveva presenziare ad una conferenza a Londra nel 2009 ma è stata cancellata due settimane prima che il mandato venisse emesso. Fonti palestinesi affermano di averla vista all’evento e aver avvertito i legali.

La normativa ha ora formulato un nuovo requisito volto a impedire alle corti che venga usato a scopi politici. Il segretario di giustizia, Ken Clarke, ha sottolineato come i cambiamenti darebbero al DPP il potere di veto sui mandati d’arresto.

L’iniziativa, che i critici affermano fosse motivata da pressione politica da parte di Israele, ha spianato la strada per la visita di Livni, che è stata annunciata lunedì alla riunione, in seduta straordinaria, del partito conservatore”.

“The arrest warrant followed Livni’s role as foreign minister during Israel’s three-week military campaign in Gaza in December 2008 and January 2009” [12].

“Il mandato d’arresto è derivato dal ruolo di Livni come ministro degli esteri durante la campagna militare di tre settimane di Israele in Gaza dal dicembre 2008 al gennaio 2009”.

Questi sono solo due esempi di un vasto universo femminile ebraico da far rientrare nel novero del problema ebraico per via della eccezionale qualità e quantità dei crimini da esso commessi. Potrebbe essere interessante notare la presenza ebraica tra le donne Cekiste negli anni venti dell’Unione Sovietica, c’è un libro al riguardo: “Bolshevik Women” di Barbara Evans.

Ovviamente rigettiamo i discorsi metafisici che fa Dommergue sulla questione giudaica restando per nostra preferenza nell’ordine della ragione naturale, e non siamo d’accordo quando afferma che gli ebrei “Hanno un idealismo che si ritorce contro la stessa gente che dichiarano di voler difendere. Perché in definitiva gli ebrei sono spesso “onesti”, e questo che è realmente terribile, il loro idealismo è sincero, è questa la cosa più pericolosa”.

In realtà una tattica giudaica è quella del mimetismo ideologico, funzionale all’infiltrazione ideologica, la quale è propedeutica per un’altra tattica, quella nota come sovversione ideologica, di cui parleremo in seguito. Un esempio di mimetismo ideologico, che sarebbe meglio definire “voltagabbanismo” è il riversamento dei menscevichi ebrei (e degli altri partiti altrettanto ebrei) tra le fila dei bolscevichi all’indomani del colpo di stato dei bolscevichi in Russia nell’ottobre del 1917. “Quello che permise al partito bolscevico di occupare una posizione esclusiva, fu la disintegrazione dei vecchi partiti politici ebrei. Il Bund, i sionisti-socialisti e i sionisti del Poalei si erano divisi e i loro leader erano confluiti nel campo dei vincitori, rinnegando gli ideali del socialismo democratico- persone come M.Rafès, M. Frumkina-Ester, A.Weinstein, M.Litvanov” [13]. Per quanto riguarda il Bund, Solgenitsin ci informa che:- “Dopo l’istaurazione del potere sovietico, la direzione del Bund in Russia si è scissa in due gruppi (1920): la destra che, nella sua maggioranza, emigrò, e la sinistra che procedette alla liquidazione del Bund (1921) e aderì in buona parte al partito dei bolscevichi” [14]. Tra gli altri ex membri del Bund, citiamo l’inamovibile David Zaslavski, colui che per decenni metterà la sua penna al servizio di Stalin (sarà incaricato di stigmatizzare Mandelstam e Pasternak). Ugualmente: i fratelli Leplevski, Israel e Grigori (il primo diventerà, fin dall’inizio, agente della Ceka e vi resterà sino alla fine dei suoi giorni, il secondo occuperà fin dal 1920 un posto elevato nella NKVD, poi sarà vice-commissario del popolo, presidente del piccolo Sovnarkom della RSFSR (Repubblica socialista federativa sovietica russa nda), poi vice-procuratore generale dell’URSS nel 1934-1939; sarà vittima della repressione nel 1939). Salomon Kotliar, subito promosso Primo segretario del comitato provinciale di Orenburg, di Vologda, di Tver, del Comitato regionale di Orel. O ancora Abraham Heifets: ritorna in Russia dopo il febbraio 1917, entra nel presidium del Comitato principale del Bund in Ucraina, è membro del Comitato centrale del Bund; nell’ottobre 1917, è già con i bolscevichi e, nel 1919, figura nel gruppo di testa del Komintern” [15]. “All’estrema sinistra del Bund si aggiunse la sinistra dei sionisti-socialisti e del SERP (Sotsial-evreiskaia robotchaia partia, Partito operaio social-ebreo nda); costoro entrarono sin dal 1919 nel Partito comunista. L’ala sinistra del Poalei-Zion fece lo stesso nel 1921” [16]. Ci fu anche una frazione di ebrei che combatté contro il bolscevismo, ma erano una minoranza e una finta opposizione giudaica, tranne rarissime eccezioni per salvare le apparenze, nessuno di loro fu fucilato. “Ma troviamo ebrei anche tra i capi della resistenza ai bolscevichi nel 1918: sulle ventisei firme della “Lettera aperta dei prigionieri sull’affare del Congresso operaio” redatta nella prigione della Taganka, non meno di un quarto sono di ebrei” [17]. “Nell’estate del 1918, R.Abramovic, importante leader menscevico, ha evitato l’esecuzione capitale solo grazie a una lettera indirizzata a Lenin, da una prigione austriaca, da Friedrich Adler, colui che aveva assassinato nel 1916 il Primo ministro austriaco e che era stato graziato. Anche altri si mostrarono stoici: Grigori Binshtok, Semion Weinstein; arrestati a più riprese, finirono con l’essere espulsi fuori dal paese” [18]. “Conosciamo anche un bel po’ di menscevichi passati ai bolscevichi, che barattarono un’etichetta di partito con un’altra. Sono: Boris Maguidov (divenne capo della sezione politica della decima armata, poi di tutto il Donbass, segretario dei comitati provinciali di Poltava, Samara, istruttore al Comitato centrale); Abram Deborin, vero transfuga (ha rapidamente salito i gradini di una carriera di “professore rosso”, imbottendoci la testa con il Materialismo dialettico e il Materialismo storico); Aleksandr Goikhbarg (membro del Comitato rivoluzionario della Siberia, pubblico accusatore al processo dei ministri di Koltchak, membro del collegio del Commissariato alla Giustizia, poi presidente del Piccolo Sovnarkom). Alcuni hanno tenuto duro per un certo tempo, fino al loro arresto, come I. Liakhovetski-Maiski; ” [19]. “[…] gli altri, in numero molto grande, sono stati ridotti presto al silenzio, sin dal processo dell’immaginario “Ufficio unificato dei menscevichi” del 1931 (dove ritroviamo Guimmer-Sukhanov che era stato l’ideatore della tattica del Comitato esecutivo nel marzo 1917). In tutta l’Unione fu organizzata un’immensa retata per arrestarli” [20].

Questa è solo una delle piroette ideologiche che gli ebrei sono in grado di fare, la storia ne è piena. Un esempio banale in un articolo precedente lo abbiamo visto con Giuliano Ferrara (ebreo) già direttore de “Il Foglio” (dei sefarditi), all’inizio militante comunista, poi socialista, e poi nel centrodestra in maniera a metà tra il “nematodico” e il camaleontico, teoricamente ateo, praticamente cattolico non praticante (un “ateo devoto”), veementemente interventista e a supporto dell’invasione della Jugoslavia da parte della NATO, pur difendendo le posizioni di Milosevic, mentre in tempi più recenti ha destato scalpore per le sue affermazioni in merito all’immigrazione, in quanto nonostante sia sempre stato anti-islamico duro e puro , visto che ha anche sputato sulla morte di Vittorio Arrigoni (un gentile rimasto umano tra le nazioni) se ne esce improvvisamente con toni di accoglienza obbligata nei confronti dei parassiti. In realtà vedremo come gli ebrei stiano fomentando l’immigrazione di parassiti secondari (semiti islamici e scimmie nere in genere) in tutte le nazioni d’ Europa, analizzeremo tale fenomeno con un apposito articolo nazione per nazione, per darvi nomi e volti degli ebrei che istigano questo genocidio tramite guerra di immigrazione. In quest’ottica i parassiti primari, al vertice della catena parassitica, sono, ovviamente, gli ebrei. Potete vedere come ad esempio in Francia gli ebrei fomentano l’immigrazione in questo documentario di Hervé Ryssen, caricato appositamente sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo:

https://t.me/la_questione_giudaica/21

Dobbiamo dissociarci anche da ciò che Dommergue dice riguardo la quantità insignificante di artisti ebrei. Infatti afferma:- “ […] Ciò può produrre degli ipofisari, degli scienziati. Può produrre dei tiroidei, come molti attori, prevalentemente tiroidei, alcuni artisti, ad un livello davvero insignificante, poiché non esistono grandi artisti ebrei. Non c’è nessuno Chopin, nessun Beethoven , non c’è nessun Bach ebreo, poiché questi uomini avevano un enorme capacità interstiziale, gli ebrei non ce l’hanno”.

Il sito ufficiale della comunità ebraica di Milano racconta una storia diversa, in realtà non abbiamo nulla contro gli artisti ebrei, in quanto il talento artistico non si può rubare, le loro violazioni di numerus clausus anche in questo ambito sono notevoli, è ovvio che nel mondo dello spettacolo e dell’arte mettano da parte i gentili per fare spazio a se stessi, ma dire che non hanno talento, è cosa inesatta, il trattare di questi tipi di ebrei, è per così dire un “bonus” su “laquestionegiudaica”, in quanto non sono da far rientrare nel novero del problema ebraico secondo noi, ciononostante, la soluzione finale territoriale, andrebbe applicata comunque anche a loro.

“Cosa c’entrano il rock e mondo ebraico? Moltissimo e sono davvero tanti i nomi di cantautori, non solo Bob Dylan, Lou Reed o Leonard Cohen, i chitarristi, i produttori di religione ebraica del rock americano e inglese” [21].

“Tornando ai Beatles, essi erano una brillante creazione non solo del duo immortale Lennon-Mc Cartney con la sua moglie ebrea americana Linda Eastman sposata nel 1969 e rimasta con lui fino alla sua morte nel 1997, ma del produttore, l’imprenditore inglese di origine ebreo polacca Brian Epstein (Vergine ascendente Cancro)” [22].

“Ironia della sorte, John Lennon nel 1970 iniziò una fantastica carriera solistica e gran parte dei suoi album sarebbero stati prodotti da un grande manager ebreo newyorchese Phil Spector noto per aver scoperto talenti come le Ronettes o i Ramones” [23].

“In tema di ebrei e rock, anche i leggendari Doors sono legati al mondo ebraico. Infatti Robbie Krieger il chitarrista della band autore di classici come “Light My Fire”, “Love me two times” o “Touch Me” tutte arrivate in cima alle classifiche è un ebreo californiano di origine tedesca. E il produttore della band era nientemeno che un certo Paul Rotchild che ha prodotto tutti gli album della band tranne “L.A Woman” prodotto dal gruppo assieme a un altro ebreo come il tecnico del suono Bruce Botnick. Nell’establishment doorsiano come se non bastasse c’erano anche Jack Holzman, manager della loro casa disografica Elektra li ingaggiò per il primo album quando nessuno sembrava interessato a loro” [24].

“Sempre in tema di aneddoti fra ebrei e rock, gli autori di successi del mitico Elvis Presley (che dicevano avesse origini ebraiche solo per il suo secondo nome Aaron), Leiber e Stoller che scrissero nientemeno che “Jailhouse Rock” o Hound Dog erano di religione ebraica. Ebrei sono anche  il cantautore americano Burt Bacharach quello di “Rain keeps falling on my head”,il bravo Noah Kaminsky meglio noto come Neil Diamond icona anni ’70 con canzoni come “Solitary Man” “Sweet Caroline” o “Girl you’ll be a woman soon” diventata parte della colonna sonora di un cult anni ’90 come “Pulp Fiction”. E che dire del leader dei Fleetwood Mac Peter Greenbaum autore di classici come “Black Magic Woman” resa celebre dal chitarrista messicano Carlos Santana, della cantante della band dei Mamas and Papas, quelli che cantavano “California Dreamin”, che si faceva chiamare Mama Cass mentre il suo vero nome era Ellen Naomi Cohen e che morì in circostanze misteriose, dovute a problemi di droga e obesità, a soli 35 anni nel 1974. Sull’onda delle curiosità, tralasciando riferimenti agli ovvi esponenti ebrei americani, da Simon and Garfunkel a Lou Reed,  il cantautore Billy Joel non volle mai troppo pubblicizzare le sue origini ebraico-tedesche ed ebbe sempre una visione religiosa agnostica dichiarando di essere stato attratto dal cattolicesimo in gioventù e dedicandosi più al pianoforte e alle donne, ne ebbe diverse, che all’osservanza delle mitzvot” [25].

“Senza dilungarmi troppo, ebrei nascosti e insospettabili erano Gary Brooker cantante e tastierista dei Procol Harum quelli della bellissima “White Shade of pale” era di religione ebraica, così come Norman Greenbaum che cantava uno degli inni dell’era hippie “Spirit in the sky” e la bella cantante Carly Simon che trionfava negli anni ’70 con la sua “You’re so vain”” [26].

Il manager dei Sex Pistols è ebreo:- “Cosa c’entravano con gli ebrei? Qui la vicenda è davvero complessa e sinistra con punte di antisemitismo. Il manager e pigmalione della band è un certo Malcolm McLaren e sua madre era ebrea, lui è un artista visionario e inventa look e parvenze di quei ragazzacci dei Pistols,  molto efficaci  e corrosivi in pezzi come “Anarchy in Uk” e “God Save the Queen” satira aspra della Regina Elisabetta o  tremendamente offensivi come “Belsen was a gas” che susciterà un vespaio fra gli ebrei inglesi dell’epoca. Aggiungiamo anche che la ragazza del turbolento bassista Sid Vicious era l’ebrea americana Nancy Spungen” [27].

“Fra rock e punk c’era anche un certo Marc Feld meglio noto come Marc Bolan guida della band dei T-Rex che segnarono gli anni ’70 con successi come “Twenty Century Boy” e “Hot Love” e morto a 30 anni nel 1977” [28].

“La galleria di rock e ebrei non si ferma e prosegue e si arriva al punk e all’Heavy Metal o alla musica pop di oggi. Due componenti su quattro dei Ramones, erano ebrei come il simpatico e squinternato Joey Hyman e il batterista della band, ma di loro ho già parlato abbondantemente, o due su quattro dei Kiss erano anche loro ebrei e personaggio molto particolare era un certo Chaim Witz conosciuto come Gene Simmons. Israeliano, naturalizzato americano, bassista e cantautore, noto per la lunghezza della sua lingua, per il suo salutismo e le sue posizioni conservatrici e repubblicane e sposatosi con una ragazza di Playboy, si è sempre dichiarato salutista e lontano dagli eccessi del rock. Da segnalare anche Mark Knopfler chitarrista e anima dei Dire Straits è di padre ebreo ungherese, ma si è sempre dichiarato laico essendo già molto schivo su diversi aspetti della sua vita e non solo sulla religione, così come il cantante melodico e che dire degli scatenati Beastie Boys, inventori del “rap bianco” ben prima di Eminem alla fine degli anni ’80. Lì sono tutti ebrei, da Adam Yauch convertitosi al buddismo dopo anni di droghe e eccessi, Michael Diamond e Adam Horowitz. Non potendo scrivere una enciclopedia, fra gli ebrei famosi o nascosti segnalo la cantante inglese Amy Winehouse, carismatica e disperata che ha segnato l’inizio degli anni Duemila con canzoni anni ’60 come “Back to Black” morendo a soli 27 anni e decidendo di farsi cremare contrariamente alla legge ebraica. Di origine ebraica anche Lenny Kravitz, ma egli non si è mai espresso su una precisa appartenenza, Ben Harper, di madre ebrea, così come il batterista degli Aerosmith Steven Adler e il cantautore melodico Michael Bolton. Per non parlare di cantanti come Adam Duritz dei bravi Counting Crows che cantavano la bellissima “Mr Jones” o Brett Gurwitz chitarrista dei rabbiosi “Bad religion”” [29].

Anche il dj David Guetta è ebreo:-“Mi sono occupato di questo nella mia trasmissione radiofonica “Prozadik+” e quattro anni fa avevo parlato sia di celebri cantautori americani di religione ebraica , da Bob Dylan a Lou Reed, a Billy Joel scoprendo però veri e propri “tesori ebraici nascosti” come il deejay David Guetta, il leader dei Dire Straits Mark Knopfler, la cantante inglese Amy Winehouse e pensate un po’ anche i Ramones, il cantante si chiamava Joey Hyman e i Kiss” [30].

A meno che non vogliamo buttare nel water-closet tutti i musicisti più importanti della seconda metà del novecento e anche di parte degli anni duemila, dobbiamo ammettere che tutti questi artisti sono ebrei, hanno fatto la storia, e li si ritrova in tutti i generi. In particolare “laquestionegiudaica” considera, con lacerante rammarico, Peter Green(baum), tra i cinque più grandi chitarristi di tutti i tempi, assieme a Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughn, Jeff Healey, ed Eddie Hazel. Quindi, oggettivamente, non si possono accettare le affermazioni di Dommergue sull’ “artistaglieria” ebraica.

E ancora, ci dissociamo dalle affermazioni di Dommergue sui vaccini, in quanto non ha proposto nessun meccanismo per confutare gli esperimenti del dottor Jenner sul vaiolo bovino per contrastare il vaiolo generico, ben più pericoloso. Gli avremmo potuto dare qualche credito se avesse parlato di adiuvanti o stabilizzanti nei vaccini che possono creare effetti collaterali gravi quanto e anche più delle malattie che certi vaccini si prefiggono di contenere/debellare, infatti si potrebbe discutere del ruolo della formaldeide in alcuni vaccini dal punto di vista citotossicologico, ma questo non è successo nell’intervista a Dommergue.

Tornando al discorso principale di Dommergue, se la circoncisione all’ottavo giorno dalla nascita è la causa del problema ebraico, e rende l’ebreo socialmente pericoloso in maniera acquisita, non si capisce se e come tali alterazioni ormonali possano trasmettersi alle generazioni successive, in quanto bisogna modificare la linea germinale per una trasmissione verticale dei caratteri, altrimenti siamo nel Lamarckismo anziché nel Darwinismo. Se invece la circoncisione all’ottavo giorno è causa di una patologia acquisita che non si trasmette né in maniera verticale né orizzontale, ciò non spiega la presenza nella storia di criminali ebree particolarmente pericolose. Il modello di Dommergue non spiega inoltre la mancata mentalità speculativa dei semiti islamici, che pure hanno nelle loro tradizioni la circoncisione, che però secondo Bobby Fischer (un ebreo giusto tra le nazioni alla cui memoria è dedicato questo sito) sarebbe una mera proiezione giudaica della circoncisione all’ottavo giorno sui semiti islamici appunto, ma questa è un’altra storia. Non ci risulta che la circoncisione islamica venga effettuata all’ottavo giorno, ciononostante i semiti ebrei e islamici hanno molti tratti comportamentali in comune, in particolare proiettano entrambi i loro crimini sui gentili, e condividono alcune tattiche, tra cui appunto la proiezione, ma noi dubitiamo fortemente che questa pratica sia all’origine del problema ebraico. Di conseguenza, non siamo d’accordo neanche sulla sua tesi per cui il problema ebraico avrebbe fine se venisse abolita la circoncisione all’ottavo giorno. Non mettiamo in dubbio che la mutilazione genitale e lo stupro (i rabbini succhiano il pene circonciso, in questo macabro e insensato rituale che è la circoncisione) di neonati all’ottavo giorno dalla nascita possa avere degli effetti traumatici, anche permanenti o di lungo termine su di loro, ma il problema ebraico ha purtroppo delle basi genetiche, come ha affermato Bobby Fischer, che poco o nulla hanno a che vedere coi caratteri acquisiti come la circoncisione. Ma leggere i libri di Dommergue al riguardo per capire se propone dei meccanismi specifici di trasmissione verticale di questi caratteri, potrebbe essere interessante. Ad ogni modo noi rigettiamo la sua tesi, e anche se fosse vero (e non lo è), come abbiamo già specificato in uno dei nostri primi articoli, la soluzione finale al problema ebraico è territoriale, se tutti gli ebrei, in tutte le nazioni, compresi i crittoebrei che si fingono dei gentili in mezzo a noi, verranno arrestati per attività sovversiva e trasferiti forzatamente in Alaska senza possibilità di uscirne, allora il più grande problema dell’umanità sarà risolto, i gentili dell’Alaska verranno esfiltrati in Canada o negli Stati Uniti, e ci saranno così tante di quelle risorse a disposizione che il più povero tra le nazioni sfiorerà l’obesità, mentre in Alaska gli ebrei da parassiti obbligati quali essi sono sempre stati, si auto-selezioneranno naturalmente uccidendosi a vicenda, perché non hanno ospiti da infettare, è lì che gli ebrei si autodetermineranno ed esisteranno assieme al loro stato d’Israele, lontano dai gentili, così come dai semiti islamici. È la scienza dell’ecologia a dire questo, quando dei parassiti obbligati restano senza ospite , la selezione naturale agisce negativamente su di loro, e solo i parassiti facoltativi possono sopravvivere, oppure i parassiti ricorrono alla distruzione reciproca, per stabilire chi deve essere il nuovo parassita e chi il nuovo ospite, tra di loro. Non importa che si circoncidano il pene o il cranio, non potranno più nuocere a nessuno una volta confinati.

Ad ogni modo abbiamo classificato Dommergue come ebreo giusto tra le nazioni, perché ha posto in grande lontananza nel tempo l’esistenza del problema ebraico e ha fatto dei riferimenti riscontrabili e difficili da smentire, oltre che accusare l’intero popolo ebraico e le sue violazioni di numerus clausus, pur non avendo fatto riferimento al suo etnocentrismo. Ha anche mostrato scetticismo nei confronti dell’Olocausto, ed è in una posizione privilegiata per parlare del problema ebraico poiché la sua famiglia (i De Menasce) fa parte dell’alta aristocrazia giudaica mondiale. Inoltre ha affermato che TUTTE LE GUERRE SUCCESSIVE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE SONO SIMULAZIONI GIUDAICHE FINALIZZATE AL RACKET E CHE CAPITALISMO FREUDISMO E COMUNISMO, OLTRE A QUELLO CHE LUI CHIAMA GIUDEO-CARTESIANESIMO, SONO A TUTTI GLI EFFETTI DELLE FORME DI SOVVERSIONE IDEOLOGICA, PUR SOSTENENDO CHE L’IDEALISMO DEGLI EBREI “È ONESTO”.

Di seguito la trascrizione dei sottotitoli all’intervista a Roger Dommergue e l’originale dell’intervista, disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” ai seguenti indirizzi:

https://t.me/la_questione_giudaica/27

https://t.me/la_questione_giudaica/29 (con sottotitoli in italiano)

Dommergue:-“La mia che è una famiglia che si è occupata del commercio del cotone e di banchieri…[..] E sono in disaccordo con tutti i miei “compagni” ebrei Freud, Einstein, Picasso ecc..Uno dei miei amici, il dottor Henri Pradal, che era un esperto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità nda), diceva che io fossi il più emarginato degli emarginati.

Intervistatore:-“Quali sono i libri che ha scritto?”

Dommergue:-“I libri che ho scritto sono essenzialmente quattro, cinque. Sono tutti dinamite, dinamite iper-compressa. Il primo è un romanzo autobiografico, chiamato “J’ai Mal de la Terre” (“Il Male della Terra” nda). Attorno a questo racconto autobiografico, emerge una coscienza totalmente nuova, si evince leggendo il libro, assieme ad una sofferenza metafisica, da che il libro si intitola “J’ai Mal de la Terre”, che non è francese propriamente corretto, ma poetico; questa “scorrettezza” del titolo, calza a pennello, “J’aim Mal de la Terre”, perciò ho mantenuto questo titolo, grammaticalmente disapprovato. Questo libro è importante perché fa comprendere come la mente dell’autore fosse volta ad una ricerca, a causa, se vuoi, dei traumi della sua infanzia, degli shock che ha ricevuto, e del tentativo di uscire dalla sua preminente famiglia ebraica, i De Menasce, mercanti di cotone e banchieri egiziani. Mentre osservava la sua famiglia, il protagonista scopriva una mentalità che lo lasciava attonito, e gli faceva chiedere se fosse lui o loro ad essere pazzi, e solo alla fine realizzò che non fosse lui, ma loro. Così alla fine si proiettò nel mondo moderno dopo gli anni da studente, e comprese che la mentalità che vide nella sua famiglia, che denunciava, fosse in ogni dove! Era nel capitalismo, era nel Marxismo, era ovunque. Fondamentalmente un sistema speculativo di pensiero, assolutamente senza cuore, glaciale, grossolanamente sovra sviluppato, che non tiene conto di alcuna peculiarità umana, tutto ciò quando al contempo esso dice di usarle o almeno di puntare ad esse in ogni modo. Non di usarle, ma di servirle, e […] permanentemente. Una bufala enorme, abbiamo visto i risultati del marxismo, il marxismo pseudo-altruistico, che ha condotto a decine di milioni di morti, ha condotto ad un campo di concentramento delle dimensioni di un paese intero enorme quale è la Russia, e conseguentemente ha condotto alla morte. Queste sono le dottrine della morte. Allo stesso modo, la scienza è nelle loro mani. Anche se è stato detto, o è stato provato, che le scoperte di Einstein derivavano da Poincaré. È un dettaglio insignificante poiché gli ebrei hanno una priorità scientifica, sono estremamente bravi nella fisica, nella chimica, e anche nella medicina, che io chiamo medicina pituitaria, medicina analitica, medicina specialistica. È così che gli ebrei sono campioni di questo genere di cose, ma tutto ciò, senza la capacità di sintesi, senza la capacità del cuore. Sono deprivati del cuore, della sintesi. Hanno un idealismo che si ritorce contro la stessa gente che dichiarano di voler difendere. Perché in definitiva gli ebrei sono spesso “onesti”, e questo che è realmente terribile, il loro idealismo è sincero, è questa la cosa più pericolosa. Ci sono anche i truffatori, i banchieri e i finanzieri che controllano assolutamente ogni cosa. Devi essere ebreo per essere Soros, menziono proprio lui perché era relativamente sconosciuto fino a poco tempo fa, è diventato famoso negli ultimi quattro o cinque anni, e anche il dizionario che riporta tutti gli uomini della finanza, da Coston, edizione 85′-86′, non lo menziona neppure. E per essere capaci di guadagnare in un’operazione, cinquecento miliardi di franchi, e far fallire la banca d’Inghilterra con una telefonata, devi essere un ebreo. Perciò, questo è un discorso tangente, ci ritorneremo in seguito, stavi parlando dei miei libri. Avevo bisogno di estendere un po’ il discorso per spiegare da dove venne questo mio primo libro, e la nuova consapevolezza che ne sarebbe scaturita. A seguire di questa nuova consapevolezza, ho espresso i miei pensieri in altri libri, uno dei quali si intitola “Essais: Dossiers Secrets du XXIème siècle”, in cui narro dove trovai le origini di questa speculazione ebraica, di questa mente speculativo-parassitica, ebraica naturalmente, che per cinquemila anni non ha fatto che appesantire l’intero pianeta, che è la circoncisione dell’ottavo giorno, di cui parleremo più avanti, e così un buon numero di capitoli trattano cose di cui ho fatto esperienza in queste circostanze, inclusa anche la corrispondenza autentica tenuta con Faurisson, il quale ho intervistato con successo sulle questioni più “imbarazzanti” dell’Olocausto, di cui parleremo più a fondo in seguito. Dopo di ciò ho scritto “Auschwitz: il silenzio di Heidegger, la fine del giudeo-cartesianesimo”. Io chiamo giudeo-cartesianesimo la situazione in cui il cartesianesimo, sovra stimolato dagli ebrei, regnerà incontrastato fino alla totale distruzione del pianeta. Ora, quel libro fu ispirato da uno show televisivo, dove un insieme di miei “compagni” ebrei, dato che sono anche io ebreo, “filosofi” come Bernard Henry Levy e dio solo sa chi altro, ce n’erano cinque o sei, discutevano di Heidegger, che era stato un gran filosofo, ma anche una gran canaglia, che non si era mai espresso sull’Olocausto tra il quarantacinque e la sua morte. Ovviamente ciò mi disturbò, poiché io sapevo tutto sull’Olocausto, avendo seguito da vicino entrambe le letterature, sia la sterminazionista che la revisionista, e in particolare i processi a Faurisson, e i processi canadesi al nostro amico, uh.. di nuovo, qual è il suo nome?”

Intervistatore:-“Zundel”.

Dommergue:-“Zundel, esatto! Perciò…quello fu il secondo libro, ispirato da quel drammatico show televisivo, che era ovviamente solo un crogiolo di menzogne, perciò mi sono messo subito a registrare, era insostenibile, la menzogna diventa insopportabile. Così scrissi al riguardo del perché Heidegger mantenne il silenzio sulla questione. Perciò ho analizzato non cosa Heidegger disse, piuttosto cosa non disse, e perché non lo disse. Infine scrissi un libro sulla medicina naturale, intitolato “La Pollution Mèdicale, concrete er abstraite” (“Polluzione Medicale, concreta e stratta” nda) la prima sull’allopatia e la seconda astratta sul Freudismo, un’altra invenzione di questi miserabili malati mentali, il Freudismo, dove i bambini sono pervertiti multiformi, ecc., con il complesso di Edipo, tutto questo cumulo di idiozie, lo stadio anale e il resto, che non sarebbe credibile nemmeno in una caserma dell’esercito; ma in qualche modo tutto ciò è diventato la psicologia ufficiale. Cos’altro posso aggiungere? Fondamentalmente è tutto. In aggiunta ho tutta una serie di libri sulla medicina naturale, piccoli libercoli come quello, di seguito alcuni titoli: “Come la donna moderna vive contro la sua stessa natura”, “La sindrome delle componenti paradossali collegate”, “Comprendere la vera salute”, “Come approcciarsi all’ateismo e alla reincarnazione”, “Comprendere la scienza degli organi genitali interni”- essendo la scienza degli organi genitali interni il fulcro di tutta la tragedia ebraica, “La salute attraverso la natura, piante e minerali”, “Curare patologie comuni”,”Comprendere la salute mentale”, “Quali sono i peggiori nemici della salute”, ecc. Ce ne sono circa venti come questo, sono tutti politicamente corretti, potresti venderli anche in modo convenzionale e non sottobanco come faccio io ora. Ad ogni modo, gli altri di cui ho parlato prima, posso solo venderli ai miei compagni ebrei, ai quali spiego la realtà e intimo di fermare il loro stesso massacro, poiché distruggendo l’umanità stanno distruggendo loro stessi, e io dico loro:- “Mai prima, i parametri dell’antisemitismo, sono stati così concentrati come nella fine di questo ventesimo secolo”. E non c’è alcun esempio, in cui quei parametri così concentrati di antisemitismo, non siano poi sfociati nei più sanguinari pogrom”.

Intervistatore:- “Sì, dove gli innocenti diventano vittime”.

Dommergue:-“Anche gli innocenti sì.., beh, consideri che gli “innocenti” possono anche mettere al mondo un Marx o un Soros. Perciò sfortunatamente non sono così innocenti…Fondamentalmente lo sono, naturalmente, come quelli che stavano nei campi nazisti, solitamente erano persone insignificanti, povere vittime ebree, ma attenzione! Avrebbero potuto essere salvate! Poiché Hitler offrì agli inglesi di scambiarli con un po’ di camion, e la giudaglieria inglese rifiutò quello scambio! Conseguentemente, quelli morti a Dachau, che siano centomila o sei milioni, morirono a causa di quel rifiuto”.

Intervistatore:- “Non c’era forse un regolamento di conti tra sionisti e antisionisti forse?”

Dommergue:-“Forse, ad ogni modo gli anglosassoni sono responsabili per i pochi o per i molti ebrei morti, ad ogni modo sono arrivato alla conclusione che ce ne furono molto pochi, poiché ora Faurisson è sceso a centocinquantamila vittime, tutte le etnie incluse, nei campi, e parleremo di questo in seguito, persino uno scrittore come Jean-Claude Pressac, che è uno sterminazionista, è sceso fino a settecentomila vittime, ufficialmente, poiché il suo libro è stato distribuito dalla Klarsfeld, perciò è una significativa fonte sterminazionista. E nonostante ciò, la TV ogni giorno continua a parlare di sei milioni, nonostante il libro di Pressac e della Klarsfeld.. Questo ovviamente perché i media, come ogni altra cosa, sono mani sconvenienti. A cosa diamo la colpa, o possiamo dare la colpa, obiettivamente, della mentalità giudaica? Bene, sapete che nel commento alla Torah, è scritto che la circoncisione è qualcosa che va oltre l’umana comprensione, che non si deve provare a comprenderla. L’ho letto io stesso nel commento alla Torah, così lo affermo con cognizione di causa. Bene, non è più questo il caso, perché ora sappiamo. E sappiamo, beh io so, e alcune persone sanno. Albert Camus sapeva, lo introdussi io all’argomento, e il dottor Gautier che lo scoprì e naturalmente lo conosceva meglio di me, alcuni filosofi, come Gustav Thibon, ecc., sanno, ma le masse lo ignorano, e gli ebrei ne sono totalmente all’oscuro. La loro disavventura, perché è una disavventura quella che attraversano, sapete, tormentare e uccidere gli altri, è un inferno anche per loro, è una malattia. Sapete, Nietzsche disse:-“Furono i malati ad inventare la malvagità”. Conseguentemente, queste sono persone che hanno bisogno di essere curate, e curare gli ebrei è molto semplice: soppressione radicale della circoncisione all’ottavo giorno. E iniziamo ad addentrarci nel cuore del problema, sapete molto bene, come me d’altronde, che l’antisemitismo è esploso ovunque, in ogni dove, in ogni tempo, in tutti i paesi, i più disparati e lontani geograficamente, e nelle epoche più differenti, paesi differenti, ovunque. Sia nell’era cristiana, ad Alessandria, Antiochia, nel mondo arabo, in Persia…in Europa, nel medioevo, nell’Europa moderna, ovunque andassero, ci fu antisemitismo, bene. Non mi si provi a dire che a secoli di distanza, in paesi che parlavano lingue così differenti, gli antisemiti abbiano fatto il passaparola per praticare l’antisemitismo. È un’idiozia. Bene quindi, l’antisemitismo risiede nell’antisemita, o nell’ebreo? Io certamente rispondo: l’antisemitismo non risiede nell’antisemita, ma nel giudeo, specificamente nel giudeo”.

Intervistatore:-“Questo è ciò che disse Lazare nel suo libro…ha letto il suo libro?”

Dommergue:-“Ah, sì, Bernard Lazare lo spiega, lo spiega e io stesso l’ho citato, per cui è nel giudeo. Ora propongo alcune citazioni da parte di ebrei lucidi come lo sono io, abbiamo Otto Vanlinger con questa citazione sublime:-“Viviamo nell’era della donna e del giudeo”. Bene non ci immergeremo all’interno della stupidità femminile, ci impiegheremmo troppo tempo rispetto a quello che abbiamo, ma ci sarebbe da parlare molto al riguardo della malleabilità delle donne, nei confronti di tutte le idiozie e di tutte le ideologie, particolarmente il femminismo, che distrugge le donne al loro nucleo. È qualcosa d’altro. Ecco un altro testo, di Wilhelm Marr, fu scritto esattamente un secolo fa, e dice, nel suo libro “Lo specchio del giudaismo” (“Miroir du Judaisme” è anche il titolo di un libro di Hervé Ryssen, un gentile pensante tra le nazioni, sulla tattica giudaica nota come “proiezione giudaica” nda):-“Entro un secolo, tutte le posizioni, persino le più alte, saranno nelle mani degli ebrei”. Questo è ciò che Wilhelm Marr disse un secolo fa. Perciò…una profezia perfettamente realizzata…Per quanto riguarda Simone Veil, la grande Simone Veil, la filosofa ebrea:- “I giudei, questo manipolo di genti sradicate, ha causato lo sradicamento del mondo intero”. Questa è Simone Veil nel suo libro “La Pesanteur et la Grace”, a cui aggiunge:-“La menzogna del progresso, è Israele”. Si può andare oltre, in termini di lucidità, al riguardo della questione giudaica? Perciò dobbiamo fare un po’ di luce sulla questione: ora che sappiamo che l’antisemitismo risiede nell’ebreo, dobbiamo chiederci perché. Beh è ovvio che non sono l’educazione religiosa ebraica e la formazione intellettuale ebraica a conferire loro questa peculiare mentalità, non è neppure che a loro sia stato insegnato a lavorare mantenendo il controllo del denaro o cose del genere, nulla di tutto ciò è vero, per niente vero. Tutto ciò è sbagliato, non ha alcun senso. In realtà…per non menzionare che alla maggior parte degli ebrei che ho conosciuto nell’alta aristocrazia giudaica mondiale, non importa assolutamente nulla del giudaismo, e non conosce nulla delle scritture ebraiche. E vi dico ciò con cognizione di causa perché ne ho avuto esperienza diretta. I miei zii, le mie zie, non conoscevano assolutamente nulla della Torah. Andavano ai funerali e ad altre cerimonie ebraiche solo per vantarsi, tutto qui. Per cui non è questa la ragione. Ebbene esiste per gli ebrei, un’operazione che viene eseguita all’ottavo giorno dalla nascita, è chiamata circoncisione. Ora, all’ottavo giorno dalla nascita, comincia, come ha dimostrato il dottor Jean Gautier, la prima pubertà. Questa prima pubertà dura ventuno giorni. Dura ventuno giorni a partire dall’ottavo giorno. Ed è all’ottavo giorno che viene praticata la circoncisione. Come risultato, questa prima pubertà, che è un evento cruciale, viene disturbata. Sarà disturbata, perciò ho scritto molto al riguardo nel mio libro “Dossiers Secrets du XXIème siècle” e anche nel mio libro su Heidegger, ma dobbiamo sintetizzare il problema, senza invischiarci nei dettagli. Ho spiegato in lungo e in largo, come questa operazione influenzi la psiche ebraica e il sistema endocrino degli ebrei. Sottolineiamo ad ogni modo, che non ci sono razze: siamo stati convinti che esiste una sola razza. Esistono le etnie. Le etnie sono molto semplici da definire, e sono il risultato di aggiustamenti endocrini, che dipendono da un ambiente prefissato. Che equivale a dire che per essere nero, devi vivere vicino all’equatore, o in paesi molto caldi, di conseguenza l’azione del sole sull’ipofisi mediana creerà un ragazzo nero, che è un “ipofisario” con manifestazioni acromegaliche. Se andiamo al nord abbiamo gli esquimesi, che sono una tipologia di ipotiroidei poiché hanno pochissimo sole, è freddo, la tiroide non è per nulla stimolata, ed è lo stesso caso dei pigmei, ma per altre ragioni, loro sono un’altra varietà di ipotiroidei. Per quanto riguarda gli ebrei, loro assumono tutti i caratteri dei paesi in cui vivono. La prova è che un grande ebreo polacco biondo e dagli occhi azzurri, non assomiglia per nulla al piccolo ebreo macilento del sud America, per esempio. Cosa hanno in comune? Alcuni, in special modo quelli che governano il mondo, hanno una grande capacità speculativa, e molto spesso delle fisionomie caricaturali che si possono riscontrare ad esempio su Raymond Aron o sul Pr. Schwartzenberg, chi altro, avete sicuramente visto i loro volti prima, che sono volti malati, puoi vederlo chiaramente che sono malati”.

Intervistatore:-“E il loro stato mentale?”

Dommergue:-“Sì esatto, è il loro stato mentale, le nostre facce riflettono la nostra anima, per cui quei volti caricaturali. Non tutti, alcuni di loro sono gradevoli, ma sono estremamente rari. La maggior parte sono veramente brutti, brutti. E alcuni sono odiosi! Veramente odiosi, ne ho visti alcuni, coloro che comandano in questi tempi, sono veramente orribili. I loro visi riflettono la loro anima. Particolarmente quelli del mondo della finanza. Hanno seriamente delle fisionomie senz’anima, carnivore, dai tratti totalmente caricaturali”.

Intervistatore:-“È l’emisfero sinistro del cervello che…è più sviluppato del destro.”

Dommergue:-“Esattamente, nello specifico la componente ipofisaria, la mente analitica. Perciò, sintetizzo… Cosa succede? Cosa accade è che quando si esegue questa operazione (circoncisione), si mettono in circolo degli ormoni contenuti nell’organo genitale interno, che è la ghiandola umana per eccellenza. La ghiandola che fondamentalmente controlla ogni cosa deliberatamente. Deliberatamente, non automaticamente. Gli automatismi sembrerebbe che derivino dall’ipofisi. Perciò è l’organo della libera volontà. Conseguentemente si atrofizzerà a partire da quel giorno. Sto sintetizzando, bisogna leggere i libri (incomprensibile ndt). Sarà atrofizzato e allo stesso tempo condizionerà favorendoli, altri organi, che inizieranno a lavorare senza freno. Perché il ruolo della ghiandola genitale interna, è precisamente quello di orchestrare e bilanciare l’intero sistema ormonale. Non sarà più in grado di farlo. Perciò l’ipofisi e la tiroide, e persino le ghiandole surrenali in minor grado, impazziranno. Saranno fuori controllo, sette, otto o dieci volte più attive che nella maggior parte degli esseri umani. E cosa accadrà? La ghiandola genitale interna che è sottosviluppata nel malato mentale, sarà sottosviluppata nell’ebreo. Il che significa che gli ebrei avranno solo abbastanza capacità “interstiziale”, per orientare le proprie speculazioni che saranno dettate dalla loro ipofisi e dalla loro tiroide. Per cui una sorta di malattia reale, non possono fermarsi, e lo sanno tutti”.

Intervistatore:-“Intende dire che l’effetto è diminuito, alterato”.

Dommergue:-“No no, cosa viene soppresso è il potenziale di controllare la propria attività speculativa, di limitarla, o di fornirle un carattere sintetico. In altre parole, loro scrivono equazioni: Hiroshima, scrivono equazioni: Karl Marx, scrivono equazioni, i mitomani: Freud. Vede? Non sono capaci di considerare…Un’immaginazione impazzita, che corre su un profilo ben delineato, e che semplicemente non ha senso. Così si arriva a queste mostruosità che sono il capitalismo finanziario, il marxismo, il freudismo. Per cui.. il disturbo…gli ormoni si concentreranno sulla ghiandola genitale riproduttiva, il che renderà gli ebrei invasati dal sesso, dei puttanieri. Ciò può produrre degli ipofisari, degli scienziati. Può produrre dei tiroidei, come molti attori, prevalentemente tiroidei, alcuni artisti, ad un livello davvero insignificante, poiché non esistono grandi artisti ebrei. Non c’è nessuno Chopin, nessun Beethoven , non c’è nessun Bach ebreo, poiché questi uomini avevano un enorme capacità interstiziale, gli ebrei non ce l’hanno. Ad ogni modo quando si tratta di “artistaglieria”, sono ovunque. Come nella finanza, nella medicina “ipofisaria”, nella chimica e nella fisica. Va be’…Ma tutto ciò si ritorce contro loro stessi. Tutto ciò è oggettivo e non può essere catalogato come antisemitismo. Ad ogni modo, la parola “antisemita” è senza senso, poiché gli ebrei non sono nemmeno semiti, poiché essi si ritrovano in tutto il mondo. Gli arabi, i musulmani sono semiti. Perciò noi non siamo antisemiti, per niente. Noi siamo anti-giudei, questo perché dobbiamo risolvere l’attitudine di queste persone, che è totalmente suicida, su una scala globale. Bene, perciò non mescoliamo le cose, la parola “antisemita” è totalmente senza senso. In aggiunta, per evitare ogni malinteso, dirò ciò in loro sostegno, aldilà di questa realtà dolorosa in cui viviamo, proverò a parlare ad un livello metafisico. Stavo per dire, con la dovuta modestia, al livello di Dio. Sapete che l’umanità, come ogni altra cosa, vive attraverso dei cicli. E noi stiamo vivendo, l’intero pianeta sta vivendo, in un ciclo chiamato l’”età dell’oscurità”. Il cali-yuga, per usare un linguaggio tradizionale. E sembra piuttosto evidente che gli ebrei abbiano una missione cosmica, che comporta l’ipertrofia di tutti i parametri dell’umanità del giorno d’oggi che è ipofisaria. Che equivale a definire “analitica”. È ipofisaria-analitica. Perché? Ora parlerò di qualcosa di piuttosto peculiare. I bambini evolvono nel seguente modo: prima sono “adrenaliani”, quando sono molto piccoli, e lo sappiamo perché possono stare con un braccio alzato a questo modo, anche per un’ora, cosa che lei non sarebbe mai in grado di fare. E riescono a fare ciò sotto il comando degli ormoni surrenalici. Poi diventano tiroidei, è quando iniziano a farfugliare. Usa le parole, impara a parlare, crea neologismi, dialoga. Poi all’età scolastica diventa ipofisario, analitico. E a diciotto anni, ha il controllo della sua interstizialità, la sua libera volontà. Per dirla in altro modo: basandosi sulla sua natura, e sull’educazione che ha ricevuto, è al picco della sua capacità di libera volontà. Ora non è strano: l’umanità primitiva fu surrenalica, i bruti uomini delle caverne. I Cro Magnons che fecero quei magnifici disegni a Lascaux, erano tiroidei. E l’umanità attuale è analitica e ipofisaria. Perciò se paragoniamo l’evoluzione del singolo all’evoluzione dell’umanità, si capisce che l’umanità è al termine del suo stadio ipofisario, in altre parole l’umanità è vicina al compiere i diciotto anni d’età. Per cui diventerà interstiziale, sta per entrare nello stadio dei pieni valori morali, quello che gli astrologi chiamano l’era dell’Acquario che rimanda a questi valori. Perciò gli ebrei avrebbero una missione satanica, contro la loro volontà, con l’obbligo di non comprendere la propria circoncisione, attraverso la negazione se necessaria. Per raggiungere il termine del loro sentiero satanico. Ipofisario, ecco tutto, non sto nemmeno parlando di satanismo in accezione dispregiativa, io pongo in posizione diametralmente opposta i concetti di satanismo, come un’iperattività analitica, e di angelismo, che sarebbe il perfetto pensiero sintetico. Bene, sono perciò costretti a perseguire questo terribile percorso analitico fino alla fine, e ad imporlo all’umanità intera, e sfortunatamente vi stanno riuscendo senza incontrare alcuna resistenza. Questo è il modo in cui si può comprendere la questione giudaica su un livello metafisico, fondamentalmente sono innocenti, minorati, che soffrono le conseguenze di un’operazione sfortunata, che conferisce loro una mentalità assolutamente “fissata”, che li rende grandi finanzieri… Intendo coloro che governano il mondo, ci sono anche ebrei…Quando ero…dissi molto tempo fa:-“Israele, il solo paese dove non ci sono ebrei”, perché non è là che stanno coloro che governano il mondo. Quelli che governano il mondo, usano Israele nei governi stranieri, come negli Stati Uniti. Ma non vanno in Israele, pagano qualcuno per andarci, come dice il detto. Ma gli ebrei che governano il mondo, hanno questa mentalità a causa della circoncisione, e non possono uscirne. Non possono fuggire, è impossibile. E si può tentare di scrivere loro, di chiedere loro di partecipare ad una beneficenza reale, non risponderanno mai, perché ciò che interessa loro è guadagnare miliardi con una telefonata, è questo ciò che vogliono. Sto “leggermente” semplificando, ma solo perché sto alludendo a Soros di cui abbiamo discusso in precedenza. Bene, per cui, questa circoncisione, è la chiave. Ora, c’è bisogno dell’endocrinologia per comprendere questo fenomeno? Per nulla! Si può comprendere benissimo senza capire una parola di endocrinologia, senza aver compreso la precedenza funzionale del sistema ormonale sul sistema nervoso. Questo è, siamo diretti primariamente dalle ghiandole, e non dal nostro sistema nervoso, che gioca semplicemente un ruolo minore di intermediazione, e perlopiù registra e conserva i nostri automatismi. Poiché se non avessimo un sistema nervoso, saremmo degli “apprenditori” permanenti. È il solo ruolo del sistema nervoso. Il ruolo maggiore, nel comportamento, non importa ciò che fai, lo gioca il sistema ormonale. La velocità corrente della mia dizione deriva dal mio stato naturale, tiroideo, con una tendenza all’iperattività. Capite? Ed è rilevante per tutte le funzioni, tutte le manifestazioni dell’essere umano. Perciò, cosa stavo dicendo? Ah sì, ho detto che non c’è bisogno di comprendere questi fenomeni endocrini, è molto semplice: gli ebrei hanno dei tratti distintivi consistenti perduranti nel tempo e nello spazio. Se si accetta ciò, è semplice. Se non lo si accetta non si comprenderà il mio ragionamento. Ma se si accetta questo, e molte persone lo fanno, allora, è facile da comprendere: qual è il comune denominatore che può spiegare un tratto distintivo così consistente perdurante nel tempo e nello spazio? Beh è molto semplice, ce n’è uno. Ed è la circoncisione”.

Intervistatore:-“Ha analizzato il fenomeno della distruzione delle nazioni da parte degli ebrei?”

Dommergue:-“Beh ovvio! È elementare: si può riassumere in tre parole: finanza, marxismo, freudismo. È facile. La finanza , è la degenerazione di ogni cosa, incluso il cibo di base, attraverso i “supercenters”, che sono l’incarnazione delle corporazioni transnazionali, che creano e commercializzano cibo assolutamente patogenico. Il freudismo, che serve a preparare il terreno per la mentalità marxista, e che prima di ogni cosa, ti dà degli imperativi assolutamente grotteschi. Che pretende che la più lieve frustrazione conduca a una neurosi, quando è esattamente l’opposto ecc. E per quanto riguarda il marxismo, non c’è bisogno di discuterne, penso che i risultati della Russia sovietica, o della Romania di Ceausescu, sono abbastanza per dimostrare cosa può produrre questo tipo di ideologia. Perciò è ovvio che l’intero mondo ne è affetto. Non è difficile da comprendere: tutte le pseudo-guerre post seconda guerra mondiale, sono tutti conflitti capitalistico-marxisti, tutte quante. Sono state tutte create dalla manipolazione dell’alta finanza, che fa uso del marxismo dal suo concepimento, visto che loro stessi lo hanno finanziato! Perché il marxismo fu finanziato fin dagli albori, tutto incluso, dai finanzieri ebrei americani: Hammer, Loeb, Kuhn, ecc.. Warburg, ecc. Questo lo sanno tutti, è ovvio”.

Intervistatore:-“E nell’arte, lo ha notato?”

Dommergue:-“Mi perdoni?”

Intervistatore:-“Nell’arte, c’è una tendenza, ad esempio alle Belle Arti (Scuola di Parigi), che mira alla promozione dell’arte astratta.”

Dommergue:-“Arte astratta? Ah beh sì, arte astratta, lo sa, non significa proprio nulla. L’arte può essere qualunque cosa voglia, ma sicuramente non astratta. È solo un’altra assurda idea sbagliata. L’arte può essere qualunque cosa, ma certamente non astratta. In ogni caso l’ “arte astratta” è orribile, orrenda, io stesso, non metterei mai nemmeno nel mio bagno, uno dei cosiddetti dipinti “astratti”, sarei troppo preoccupato di andare in diarrea”.

Intervistatore:-“Beh io ho sentito quest’informazione che diceva che gli insegnanti alle Belle-Arti, insegnano agli studenti come “non disegnare” perché li aiuta ad assimilare il marxismo, diventerebbero più ricettivi. Allo stesso modo la musica rock ecc.”

Dommergue:-“Ma certamente! La musica rock, al riguardo della musica rock, ti prepara per il marxismo, ma anche per qualunque altra forma di disintegrazione, incluse le droghe! Ne parleremo in seguito se vuole, di quella che io chiamo musica che uccide, di cui parlo in questo libro ad ogni modo, è che è il passaggio diretto per le droghe! Innegabilmente! Da Johnny Halliday a Michael Jackson, è la sala d’aspetto per le droghe. E quando pensi a questa gente, che sono ad ogni modo degli imbecilli, Johnny Halliday è chiaramente un cretino, gli danno la “Legion d’Honneur” (medaglia francese all’onore) è straordinario, hanno messo persino Malraux nel Pantheon! Malraux,che conoscevo personalmente, era un cocainomane, era amico di una amica di mia madre e di mia zia, Josette Clotis con cui ebbe due figli. Per cui lo conoscevo personalmente, poiché io fui cresciuto da Paul Cabanis che era un assessore della Loira, e intimo amico di Malraux e Clotis. E io trasportai, nella zona libera, tutti i documenti di Malraux, avevo sedici anni nel trentanove, portai tutti i documenti di Malraux a Raymond Rethoré, che era un assessore di Angoulème, passando per strade speciali che erano riservate ai politici. Per cui Malraux era un conoscente intimo. Era un cocainomane, un gran cocainomane. E… era anche un ladro, rubò degli affreschi in Indocina, fu anche condannato e mandato in galera per questo. Fondamentalmente era un bolscevico. Un puro bolscevico, poiché combatteva nel nord…in Spagna, per i bolscevichi ovviamente. Di conseguenza, quello era davvero il tipo di persona da piazzare nel Pantheon. Chi ce lo ha messo? Un ebraizzato, uno zombie ebraizzato, anche il presidente francese. Curiosamente, Mitterand non lo avrebbe fatto. Da uomo di sinistra quale provava ad apparire… ”

Intervistatore:-“Io penso che Mitterand fosse più un conservatore e giocava semplicemente il gioco…”

Dommergue:-“Lo stavo proprio per dire! Non osavo dirlo. Mitterand era al cuore un conservatore, ma che si calò le braghe pensando che non c’era altro modo di affermarsi nella società, e alla fine si circondò di ebrei,come se ci fossero soltanto ebrei intorno a lui. Che fosse la moglie, il suo consigliere, ecc…Roger Hanin, non ne parliamo nemmeno…un mucchio di idioti, tutti loro. Perciò è ovvio…Di cosa stavamo parlando? Ho dimenticato la domanda..”

Intervistatore:-“Stavamo parlando, io ho sollevato la questione del… ”

Dommergue:-“Esatto! La distruzione globale! Esatto, nessun problema, bene tutta la loro speculazione, che sfortunatamente è…ma ciò che è straordinario, che è incredibile, è che i soli che possono criticarli, sono loro stessi. E ti darò due fantastici esempi, l’altro giorno Soros, in TV, ha detto, dopo aver spiegato come ha fatto fallire la banca d’Inghilterra e guadagnato cinquecento miliardi in una sola operazione, ha detto:-“Un regime politico che scende a patti con gente come me…c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo”. Bene lei sa che se lo avesse detto lei sarebbe andato in galera? Se lei avesse detto “gli ebrei…” oh sarebbe andato diretto in galera! E Brzerzinsky, un altro ebreo americano molto importante, disse:-“La democrazia non è più possibile”. Bene se Chirac lo avesse detto può immaginarsi lo scandalo? Sì?”

Intervistatore:-“Bene, è una democrazia subdola”.

Dommergue:-“Non c’è proprio nessuna democrazia, non è subdola, è qualc…È una giudeocrazia! Non una democrazia, non c’è dubbio. Nella misura in cui la democrazia si prefigge di rendere chiunque stupido e malato, allora sì è una democrazia. Allora sì, perciò questa è la mentalità giudaica, la circoncisione all’ottavo giorno, facile da comprendere, se si comprende che è il solo e unico comune denominatore che spiega questo tratto distintivo consistente, perdurante nel tempo e nello spazio”.

Intervistatore:-“Ma lei non crede che l’entrata nell’era dell’acquario porti alla nascita di nuove energie?”

Dommergue:-“Oh sì, ci sono”.

Intervistatore:-“E lei ha, nonostante tutto questo, una parola ottimistica per gli anni a venire?”

Dommergue:-“Oh no! Mi ascolti, le dirò: per quanto concerne la rinascita dell’umanità, nessun problema. Ma per quanto riguarda il futuro di questa umanità in cui viviamo, sottomessa a tutti questi “imperativi giudaici”, non ho assolutamente speranza, sarà la distruzione totale, ci stiamo dirigendo verso la distruzione totale. È certo, caos, anarchia sanguinaria, guerra civile, non si può sfuggire, niente ci può salvare. Non ci sono miracoli”.

Intervistatore:-“Ma cosa succederà dopo una guerra civile?”

Dommergue:-“Oh, dopo! Questo è un altro discorso, ci sarà un ritorno di tutto non c’è mai una caduta finale. C’è una caduta, e poi c’è un ritorno in alto, ma ciò che sia io che lei dovremo affrontare…Non sarà divertente, posso assicurarglielo. Non sarà divertente. E gli ebrei corrono il rischio di vedere orribili pogrom, orribili. Persino se sono… ”

Intervistatore:-“Per cui non ci sarà nessun risveglio delle masse?”

Dommergue:-“No, non ci sarà alcun risveglio. No, coloro che esistono oggi sono irreversibilmente zombificati. Moriranno gridando:-“Lunga vita alla democrazia!”. No, sono assolutamente zombificati. Non c’è speranza. Mi ascolti, basta guardare alle folle in TV. Io sono un insegnante, perciò mi occupo di educazione. Ed è incredibile! Mi chiedo se c’è una qualche fratellanza da qualche parte che ha più idioti per metro quadro che tra gli educatori. Sono tutti sinistroidi, tutti sinistroidi! Nessuno di loro ha una singola idea sana. Nessuno, nessuno pensa per esempio che una madre, dovrebbe stare a casa e prendersi cura dei suoi figli, del marito e della casa. Quando questo è un concetto che ogni civiltà ha compreso. Noi? Per nulla. I sinistroidi non lo hanno compreso. Le donne devono lavorare. Che è un’idiozia totale. Lei sa che il professor Leriche ha mostrato attraverso le statistiche, che tutti i minori che passano attraverso il sistema giudiziale, hanno genitori separati, sia da un divorzio o da una madre che lavora fuori casa. È scontato, è ovvio. Non si ha nemmeno bisogno di una prova statistica per comprenderlo. Perlomeno io non ne ho bisogno. Questo è il motivo per cui in Svezia, sono ritornati alla tradizione”.

Intervistatore:-“Beh hanno ragione! Le donne lavorano meno e..”

Dommergue:-“Hanno ragione. Le donne…eccetto quelle che sono mentalmente deviate,poiché molte donne sono state così corrotte che vogliono lavorare. Devi perlomeno permetterlo a quelle che hanno l’aspirazione di essere di nuovo casalinghe, quelle che non sono totalmente degenerate. Questo è ciò che dovremmo fare. È tutto, tutto ciò a causa della mentalità giudaica. Per approfondire, naturalmente, si leggano i miei libri, e avrete la spiegazione completa della circoncisione all’ottavo giorno, la prima pubertà, ventuno giorni dopo l’ottavo giorno, dopo la nascita. Ora l’olocausto, è il più fantastico,come posso dire, non riesco a trovare una parola abbastanza dispregiativa…che calzi con la storia dell’olocausto. È davvero, l’impostura più fantasiosa, e quando dico impostura, la intendo nell’accezione deteriore del termine, un inganno rivoltante, lurido, che la storia ci abbia mai presentato. C’è n’è un’altra, la famosa fuga dall’Egitto. Ci hanno fatto credere che sono fuggiti dall’Egitto, e che il faraone non voleva lasciarli andare. In verità, è l’esatto opposto. Medio oriente…Mosè, che era colpevole di omicidio, ma non era stato giustiziato perché era un principe, e fu fatto tornare, per trovare un accordo con queste genti e portarle altrove. Quella fu la prima menzogna*. Per cui cominciò tutto con una menzogna, vedete, ed è terminato con l’olocausto. Perciò…una menzogna enorme, una menzogna incredibile…un livello elementare di menzogna…Sì, è molto semplice: sei milioni. Comincia con sei milioni. Sei milioni è un paese come la Svizzera, bene, ha presente la dimensione della Svizzera? Bene, naturalmente si possono far entrare sei milioni di persone anche nella metà della Svizzera, anche in un quarto, anche in un ottavo! Immagini le dimensioni del campo di lavoro di Auschwitz, poiché è accaduto, si suppone, in Auschwitz. Non c’era l’acqua, prima di tutto. Non c’era spazio per sei milioni di persone. Questa è la prima cosa. Inoltre se sei milioni di persone fossero state sterminate, ci sarebbero state delle ceneri, migliaia di tonnellate di ceneri. Perché milioni di persone, è una quantità enorme di ceneri, mi creda. Un grande scatolone pieno di ceneri per corpo. Per cui sei milioni di scatoloni, quante tonnellate di ceneri rappresentano? Ora queste ceneri, se fossero stati gasati, conterrebbero inevitabilmente tracce di acido cianidrico. Le ceneri non furono mai trovate, mai analizzate, e l’acido cianidrico non fu mai rilevato. Bene, queste camere a gas si presume fossero adiacenti ai forni crematori. Lo Zyklon-B è un gas super infiammabile ed esplosivo, immagini per un secondo una camera a gas vicino ad un forno crematorio. Di sicuro darebbe luogo a dei magnifici fuochi d’artificio. Il dottor Ra e il dottor Heli furono le persone che dirigevano la Degesch, la grande azienda produttrice e distributrice di Zyklon-B. Furono processati, nel cinquantanove mi sembra, entrambi dissero, in qualità di tecnici, che la gasazione di cui si parlava, era un’idiozia tecnica, e completamente impossibile con il loro gas; e che il loro gas era usato, dai servizi igienici, in tutta la Germania fin dal 1921. Era destinato per essere usato contro i pidocchi, per evitare questa tragedia che si verificava nei campi di concentramento d’inverno, che sono le epidemie tifoidi. Quello sì è qualcosa di serio. Ogni altra cosa è letteratura, propaganda, orrenda e idiota. Lo Zyklon-B , pertanto, non può essere stato…Lo Zyklon-B…Quando si usa l’acido cianidrico per gasare le persone, c’è una camera a gas che è estremamente complessa, usata per una sola persona, alle volte due, ma principalmente una persona. È molto complessa e terribilmente costosa. Chiunque può informarsi, è la modalità con cui vengono effettuate le esecuzioni negli Stati Uniti. E ci fu un uomo che manuteneva queste camere a gas negli Stati Uniti, un certo Leuchter, Fred Leuchter”.

Intervistatore:-“Che non crede alle camere a gas”.

Dommergue:-“Non è che non credesse alle camere a gas, fu mandato come esperto a controllare le presunte “camere a gas” ad Auschwitz da Zundel, (da quanto riporta Andrea Carancini sul suo blog, a recarsi da Fred Leuchter fu “il prof. Robert Faurisson, che all’epoca era consulente della difesa di Zündel. Leuchter accettò di venire a Toronto per esaminare la documentazione sulle “camere a gas” raccolta da Zündel e da Faurisson. Poi, come scrive Faurisson, “a spese di Zündel, partì per la Polonia con una segretaria (sua moglie), il suo disegnatore, un cameraman e un interprete. Ne fece ritorno per compilare un rapporto di 192 pagine (annessi compresi) con 32 campioni prelevati, da una parte, nei crematori di Auschwitz e di Birkenau, sui luoghi delle «gasazioni» omicide, e, dall’altra, in una camera a gas di disinfezione di Birkenau” (https://www.andreacarancini.it/2018/01/omaggio-fred-leuchter-presunto-millantatore-vero-engineer/) nda) e compilò un report così grande, e concluse che non c’era mai stata nessuna camera a gas. Perciò all’epoca, la Polonia richiese una contro-expertise, l’Austria richiese una contro-expertise, e poterono solo confermare le affermazioni di Leuchter, che nessuno vi racconterà mai. E vi dico: confermate da entrambe le expertise, austriaca e polacca”.

Intervistatore:-“Per cui questi documenti, non sono…”

Dommergue:-“Ah, questi documenti sono conosciuti, sono pubblici ed ufficiali, ma nessuno li menziona! Gli ebrei controllano le reti televisive, perché dovrebbero parlare del processo Degesch, o delle contro-expertise austriaca e polacca?”

Intervistatore:-“Questo è il motivo per cui hanno bandito, penso fin dal 1977, tutti i dibattiti sul soggetto revisionista”.

Dommergue:-“Naturalmente! La prova è il Gayssot Act. Ascolti: si ha bisogno di una legge Stalino-Orwelliana per diffondere la verità? Se pongo questa domanda, chiunque risponderà no. Di conseguenza se abbiamo dovuto fare questa legge, è evidente che la storia è una menzogna. Non si ha bisogno di una legge per stabilire la verità. La verità si stabilisce attraverso argomenti e prove. E c’è di più. Il signor Faurisson, professor Faurisson, della facoltà di Lione, ha chiesto un dibattito aperto con tutti gli sterminazionisti che avessero voluto partecipare. Un audience tanto numerosa quanto avessero preferito. Non gli venne mai concesso un confronto del genere! E non glielo concederanno mai! Perché tutti sanno che ha ragione”.

Intervistatore:-“È quello che l’abate Pierre (noto sacerdote nda) ha chiesto recentemente”.

Dommergue:-“Chi?”

Intervistatore:-“Anche l’abate Pierre ha chiesto un dibattito”.

Dommergue:-“Ha chiesto e glielo è stato negato”.

Intervistatore:-“Si”.

Dommergue:-“Hanno fatto finta di accettare e poi hanno rifiutato immediatamente dopo”.

Intervistatore:-“E nessuno lo menziona più”.

Dommergue:-“È un trucchetto sfacciato. Tutta la gente che pensa un minimo conosce la truffa, ma nonostante questo continuano a vederla riproposta in TV ogni giorno! Apri un giornale…Ho visto il padre Michael, quello pseudo-storico, che ancora parla di sei milioni, delle camere a gas, dei poveri ebrei…Deve essere anche lui un ebreo, ma se non lo è, potrebbe benissimo diventarlo, il giornalista medio zombificato. Un giornalista che vuole mantenere il proprio lavoro, o scrive cazzate o lo perde. Per cui è molto semplice no?”

Intervistatore:-“Sarebbe come un dottore che cura i malati, viene tagliato fuori!”

Dommergue:-“Sì, esattamente. Un dottore che dichiara che il sistema immunitario viene completamente distrutto dalla vaccinazione sistematica, che è ovvio anche per un cristiano qualunque, quel dottore è finito. Perciò questo è quanto riguarda l’Olocausto. Dobbiamo insistere? Si può andare più a fondo con i libri e altre cose, penso che queste verità siano fondamentali. Vale la pena menzionare che a Lugano, in Svizzera, ci fu un dibattito televisivo di tre ore sull’Olocausto, che includeva sterminazionisti e revisionisti, e ebbe così tanto successo che fu riproposto il mese successivo. Attrasse l’attenzione di un giornale italiano chiamato “La Storia Illustrata”. Volevano dedicare una colonna a Faurisson, che non durò a lungo perché immagino cosa fecero i miei “compagni” ebrei al riguardo, probabilmente hanno soffocato quel progetto velocemente. Nessuno conosce il dibattito di Lugano. Eppure esiste, potete vederlo, le persone ne parlano, ecc..Era un dibattito televisivo, non radiofonico, televisivo. Per cui si tace ovunque. Ma vi devo dire qualcosa di veramente orribile: stavo guardando un film ieri, intitolato “Mafia” (La Piovra). È come un ritornello in questa civiltà: tutta la storia è falsificata. Ma non era la trama ad essere falsa, piuttosto la sintesi finale. Tutto ciò che raccontavano è vero. Le implicazioni tra la mafia e l’alta finanza, come i politici sono manipolati, tutto quello è vero! Per cui cosa ne deriva, fate attenzione ora, una marea di cinismo. In questo film c’è un uomo della finanza, che gioca su ogni livello, ed è uno dei più importanti personaggi , perché ha influenza su tutti gli altri, è chiamato “Espinoza”. Un tipico nome ebraico, come Spinoza ecc..È interpretato da Bruno Cremer, che ha la fisionomia tipica di un uomo circonciso all’ottavo giorno. Naso enorme, prognatismo, occhi deprivati del sentimento, è un tipico ebreo circonciso all’ottavo giorno. Per cui Bruno Cremer in quel ruolo, è perfetto. Questo è ciò che dice ad un certo punto del film, ascoltate bene:-“L’alta finanza, le reti criminali, la politica, la droga, questo è il potere. La corruzione è l’olio negli ingranaggi delle democrazie. Noi controlliamo ogni cosa”. (In Mafia (titolo originale: “La Piovra”, di Luigi Pirelli) nda)”.

In foto: in alto a sinistra Roger Dommergue, un ebreo giusto tra le nazioni appartenente ad una delle più influenti famiglie dell’aristocrazia giudaica mondiale, i De Menasce. In basso a sinistra, Tzipi Livni (ebrea) è stata ministro degli esteri dello stato di Israele dal 2006 al 2009, ex serial killer del Mossad secondo fonti palestinesi, oltre che figlia di due terroristi dell’Irgun [31], dopo essersi dedicata al suo sport preferito (il genocidio) si è occupata di giustizia, diventando ministro della giustizia dello stato di Israele dal 2013 al 2014. A destra: Rebecca Plastinina-Maizel, di propria mano ha fucilato più di cento russi tra la fine degli anni dieci, e l’inizio degli anni venti del novecento in Unione Sovietica. Dopo essersi dedicata al suo sport preferito (il genocidio), si è occupata di giustizia, diventando negli anni quaranta membro della Corte suprema della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Se fossero vere le teorie endocrinologiche di Dommergue, la nostra domanda semplice è:- “Come hanno fatto queste donne a diventare delle assassine senza pietà, visto che non si possono circoncidere?”. Qual è il meccanismo di trasmissione verticale, dai genitori ai figli, di questo carattere speculativo-parassitico degli ebrei di cui parla tanto Dommergue?

*In realtà, nell’ambito dell’archeologia biblica, esistono diverse prove dell’evento noto come Esodo, a differenza di quanto afferma Dommergue. Il rabbinato in Israele, così come  quello nella diaspora, si pronuncia negativamente sull’Esodo, affermando che è inutile cercarne le prove archeologiche in quanto l’Esodo sarebbe un evento romanzato, per così dire. Siamo arrivati alla conclusione che i rabbini non vogliono guardare alle prove archeologiche (poche ma interessanti) dell’Esodo, poiché se così facessero, non potrebbero più propagarsi né l’Ipotesi Documentale, né quella più recente, nota come Ipotesi dei Frammenti, nel novero dei metodi filologici attraverso i quali si può capire il numero esatto di autori della Bibbia e quanto il testo originale della Bibbia si distacca da quello attuale. Un altro motivo per il quale i rabbini guardano dall’altra parte quando si tratta dell’Esodo, è perché se accreditassero troppo  anche solo la Torah, rischierebbero di non poter più diffondere il loro veleno più potente: la gnosi spuria. Un atteggiamento simile – cioè di sacrificare alcuni elementi della propria religione pur di fare danni a quella dei cristiani – che poi vedremo, è stato riscontrato anche da Mons. Delassus, quando nel suo saggio sull’Americanismo descrive come di proposito gli ebrei rinuncino volontariamente ad una porzione del giudaismo ortodosso, per potersi riciclare nel giudaismo liberale, molto più vicino alle idee americaniste, concepite al solo scopo di infiltrare ideologicamente la Chiesa Cattolica.

Fonti (per una questione di mancanza di tempo, le note all’interno dell’intervista a Dommergue verranno inserite in un secondo momento):

[1] https://infos-israel.news/un-revisionniste-de-moins-en-france-roger-guy-dommergue-polacco-de-menasce-est-mort/

[2] Idem.

[3] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, p. 161, cfr. S.S. Maslov, Rossia posle tchetyrekh let revoliutsii (La Russia dopo quattro anni di rivoluzione), Paris1922, t. 2, p. 196.

[4] Aleksandr Solgenitsin op. cit., p. 161, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 2, pp. 338-339.

[5] Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, p. 39.

[6] http://www.aljazeera.com/news/africa/2011/01/2011119193118198964.html

[7] Idem.

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] http://www.theguardian.com/world/2011/oct/04/tzipi-livni-arrest-warrant

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] Aleksander Solgenitsin Op. cit., p. 128, cfr. G. Aronson, Evreiski vopros v epokhu Stalina (La questione ebraica all’epoca di Stalin) pp. 135-136.

[14] Ibidem, p. 128, cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica), t. 1, p. 560.

[15] Ibidem, pp. 128-129, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, p. 478; t. 2, pp.78,163; t. 3, p. 286.

[16] Ibidem, p. 129, cfr. S. Dimanstein, “Revoliutsionnie dvijenie sredi evreev” (Il movimento rivoluzionario tra gli ebrei), in Les Révolutionnaires à travers plusiers essais, a cura di M.N. Pokrovski, t. 3, lib. 1, M.-L, GIZ, p. 215.

[17] Ibidem, p. 130, cfr. “Nezavisimoie rabotcjeie dvijeniie v 1918 godu: Dokumenty i materialy (Il movimento operaio indipendente), a cura di M. Bernstam, YMCA Press, Paris 1981, pp. 291-293, in Ricerche sulla Storia russa contemporanea.

[18] Ibidem, p. 130, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, pp. 135-136, 199-200.

[19] Ibidem, p. 131, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, pp. 331,419; t. 2, pp. 221-222, 230.

[20] Ibidem, pp. 131-132.

[21] http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/taccuino-di-roberto-zadik/jewrock-il-lato-ebraico-del-rock-a-50-anni-dalla-morte-del-produttore-ebreo-dei-beatles-brian-epstein-e-del-loro-trionfale-sgt-peppers

[22] Idem.

[23] Idem.

[24] Idem.

[25] Idem.

[26] Idem.

[27] Idem.

[28] Idem.

[29] Idem.

[30] http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/taccuino-di-roberto-zadik/i-kiss-sono-ebrei-in-concerto-allarena-di-verona-il-prossimo-11-giugno

[31] https://www.haaretz.com/1.4982967  “Sara (Rosenberg) Livni, Foreign Minister Tzipi Livni’s mother, passed away at the age of 85 yesterday following a battle with cancer. Sara Livni, like her husband Eitan, was a fighter in the Irgun, a pre-state underground affiliated with the party that later became Likud”. “Sara (Rosenberg) Livni, la madre del ministro degli esteri Tzipi Livni, è morta all’età di ottantacinque anni ieri a seguito di una battaglia con il cancro. Sara Livni, come suo marito Eitan, era una combattente nell’Irgun, un movimento clandestino pre-stato affiliato con il partito che in seguito è diventato il Likud”.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)