TEOLOGIA NATURALE: Esegesi dell’invettiva antigiudaica universale di Gesù Cristo: cose che gli autori greco-romani non potevano sapere, e profezie difficili da indovinare. Svelato il contributo dei marcatori di ebraicità alla storicità di Gesù Cristo.

INTRODUZIONE

Conoscevamo già l’invettiva antifarisaica di Gesù Cristo, contenuta nel Vangelo di Matteo, ma prima di conoscere il problema ebraico, credevamo, erroneamente, che tale invettiva si rivolgesse soltanto ai farisei. In realtà si rivolge in parte ai farisei come singola fazione religiosa nella provincia romana di Giudea, e in parte si rivolge al popolo ebraico nella sua interezza. Un’analisi dettagliata di questa invettiva ci mostra, all’interno di questa, sia i marcatori di ebraicità scoperti da “laquestionegiudaica”, sia le caratteristiche salienti del popolo ebraico, cioè caratteristiche del popolo ebraico che rimangono immutate in tutte le epoche e nazioni, perché la questione giudaica, come sottolineato più volte, è universale.

Ora “l’ipotesi razionale” sull’origine delle religioni, ci dice che fondamentalmente le religioni monoteiste (cioè quelle abramitiche, ovvero islam, cristianesimo e giudaismo), derivano dal paganesimo, perché sembrano sempre rinvenirsi, nei testi sacri di tali religioni, influssi pagani. Secondo questa teoria le religioni monoteiste sarebbero un’invenzione per tenere più uniti gli imperi. In particolare, secondo l’autore Abelard Reuchlin (ebreo), il cristianesimo sarebbe un’invenzione dei Romani per allontanare gli ebrei dal giudaismo e tenere sotto un migliore controllo la provincia di Giudea. In questa ipotesi, autori greco-romani avrebbero inventato il Nuovo Testamento e la figura di Paolo l’Apostolo, nonché quella di Gesù Cristo, facendogli “realizzare” alcune profezie contenute nel Vecchio Testamento, ma questa è un’altra storia. In realtà, per quanto riguarda il cristianesimo, gli influssi pagani, assimilabili a forme di gnosi spuria, non sono rinvenibili né nel Vecchio né nel Nuovo Testamento.

Il massimo che si è riusciti a trovare sono “spunti gnostici”, ai quali accenna uno tra i più grandi esperti al mondo di gnosi spuria, cioè Don Ennio Innocenti, nella sua opera fondamentale, “La Gnosi Spuria” [1]. Altro esperto di gnosi spuria è Luigi Copertino, che fa notare, insieme a Don Ennio Innocenti, come il Vecchio Testamento, ben più antico del Talmud Babilonese, sia rimasto pressoché immune dalla gnosi spuria. Innocenti afferma infatti:-“«Quando il popolo israelitico si sistemò – con lamentevoli compromessi locali – nell’inquinatissima regione oltre il Giordano (occupata da popoli dominatori di origine nordica), esso era già gravemente inficiato della gnosi spuria egiziana. Questa esercitò sulle élites israelitiche una preponderante attrazione fino al tempo di Salomone … Ma anche vari secoli dopo Salomone, i profeti denunciarono la completa corruzione spirituale e religiosa dei sacerdoti ebrei sotto l’influsso egiziano. Dopo Nabucodonosor, peraltro, la cultura ebraica è penetrata anche dalla gnosi spuria mesopotamica e caldaica. I pochi che ritornarono nella terra dei padri, da Babilonia, dovettero ‘ripartire da zero’ e, purtroppo, per nulla immuni da altri influssi spurii (siriaci ed ellenistici). La salvaguardia della gnosi pura in ambiente ebraico ha qualcosa di miracoloso ed è comunque limitata all’elenco ‘canonico’ dei libri sacri ben noti. Ma oltre questa autentica tradizione sacra ce n’è un’altra occulta (contro la quale polemizzava Gesù quando accusava i capi
d’Israele…), che ha i suoi ripetitivi miti … Talmud, Zohar e altri similari scritti
ebraici sono ‘fosse di raccolta’ di liquami gnostici»” [2]. Anche Copertino concorda con Innocenti sul fatto che “il popolo israelita fu inquinato dalla gnosi spuria, sebbene i libri del sacro canone ne siano rimasti, per provvidenziale disposizione divina, del tutto immuni. Certamente in essi è dato registrare “echi culturali esterni” di provenienza spuria come per esempio nel Vecchio testamento le figure, non a caso maligne, del Leviathan e del Behemoth, che saranno utilizzate nell’età moderna da Hobbes nel clima di riemersione in ambito protestante della gnosi spuria. Tuttavia gli Autori dei Libri canonici, ispirati dallo Spirito Santo, pur confrontandosi spesso con intelligenze inquinate, non hanno ceduto mai alla gnosi spuria neanche in età ellenistica” [3]. “I Profeti dell’Antico Testamento e gli Israeliti fedeli al Dio di Abramo, anche quelli del tempo di Gesù come Nicodemo o Giuseppe d’Arimatea, non abbandonarono mai la via luminosa della Rivelazione” [4].

Il Talmud Babilonese – come già scritto – è ricco di influssi gnostici derivanti da miti caldaici, sumeri, babilonesi, ed egizi, come dimostrato da Elizabeth Dilling nel suo libro “Judaism and its influence today” [5].

Si è provato a parlare di Paolo l’apostolo come di uno gnostico, ma come fa notare giustamente Walter Schmithals, l’autore del volume “Nuovo Testamento e gnosi”, si tratta solo di quello che noi chiamiamo “mimetismo espressivo”, ovvero il tentativo dei primi autori cristiani, di parlare con gli stessi moduli espressivi utilizzati dai fomentatori della gnosi spuria, ma che in un altro contesto, portano all’ortodossia o gnosi pura cristiana, o se si preferisce “metafisica della partecipazione”, anziché “metafisica della caduta”, che è sinonimo di gnosi spuria. “Pur dimostrando che il Nuovo Testamento non include alcuno scritto gnostico, Schmithals riesce in modo convincente a scoprire tra gli avversari di Paolo esponenti di tale dottrina allo stato nascente, facendo luce inoltre su aspetti del pensiero paolino e giovanneo che, in misura maggiore o minore, hanno subito l’influsso del linguaggio e dell’immaginario gnostici” [6]. Questo influsso di significanti, che in un contesto diverso, hanno un significato diverso, può essere dovuto al fatto che “sia Giovanni che Paolo pensano di osteggiare più facilmente i loro avversari utilizzando i loro moduli espressivi, nutrendo forse la speranza di conquistarli alla verità” [7].

Infatti lo stesso Paolo l’apostolo lo ammette: “19 Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; 20 con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. 22 Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni” [8]. Ha utilizzato sia modi di esprimersi tipicamente greci, che tecniche rabbiniche per vincere i suoi dibattiti con i non-cristiani.  Infatti  dalle sue lettere “traspaiono i metodi argomentativi tipici delle scuole rabbiniche del tempo, testimoniati poi nei Talmud, come, ad esempio, la gezerah shavah (“decreto simile”), che accosta argomentativamente a un passo biblico un altro per un semplice legame di similitudine-analogia (si veda Rm9,6-28 o 3,1-5,12). L’appartenenza di Paolo al Sinedrio, che sembra essere suggerita da At26,10 è solitamente esclusa dai biblisti. At18,18 indica che Paolo era un nazireo, cioè aveva fatto uno speciale voto di consacrazione a Dio, che implicava una vita particolarmente sobria e rigorosa e il portare i capelli lunghi” (è possibile che Atti 26:10 sia quella che noi chiamiamo mutazione a soppressore, una mutazione del testo originale che va a contraddirsi con altri versetti. Se è così, chi l’ha inserita? nda) [9]. Ha anche effettuato un primo tentativo di ripulire dagli influssi gnostici le religioni elleniche, sottolineando – proprio come consiglio da seguire nella vita di tutti i giorni se si vuole cercare la verità – che bisogna prendere ciò che è buono e scartare ciò che non lo è, quando si analizza il pensiero scritto/orale di qualcuno. “Con San Paolo bisogna, ancora una volta, ripetere “esaminate tutto, prendete ciò che è buono”” [10].

Paolo è stato uno dei primi a sottolineare la presenza, nell’ellenismo, di elementi di gnosi pura, chiamati genericamente Logos Spermatikos, che, nell’impianto religioso pagano, si trovavano mescolati ad elementi di gnosi spuria. I teorici del “senso teologico della storia”, come il già citato Don Ennio Innocenti, affermano che è proprio per un disegno divino che il Vecchio Testamento è rimasto immune dalla gnosi spuria per secoli e secoli mentre il Talmud, ben più recente, non ce l’ha fatta. Ed è sempre per un disegno divino che gli elementi di logos spermatikos, o semi di gnosi pura, sono riusciti a persistere all’interno di religioni “spurie”, proprio per preparare i credenti in tali religioni all’accettazione e alla comprensione delle idee del cristianesimo, in altre parole a convertirsi a quest’ultimo. “Lo stesso San Paolo, annunciando Cristo, parlava agli ateniesi del “dio ignoto” e se è vero che non ebbe molto successo, a proposito della resurrezione della carne, è pur vero che quei pagani si mostrarono interessati quasi fossero in attesa di una sorta di parusia del vero Dio da loro presentito e ricercato. Sempre San Paolo, del resto, invitava a tutto esaminare per poi prendere quel che di buono fosse rintracciato anche nelle culture dei popoli gentili” [11]. Questo perché ci sarebbe stato “un progressivo degrado del ricordo, nella memoria storica e religiosa dei popoli, di un’originaria rivelazione divina, della quale alcuni elementi di purezza continuano a sussistere pur in ambito spirituale spurio” [12]. Secondo Innocenti:-“«Dal punto di vista linguistico […]…sembra che i nomi delle supreme divinità vichinghe e romane derivino da una comune radice che significa ‘splendente’ (lo stesso significato conclusivo di Cristo o Messia), che la dice lunga sul lento degrado della gnosi pura in gnosi spuria»” [13]. “A proposito degli elementi di verità insiti nelle tradizioni religiose pre-cristiane, San Giustino, padre della Chiesa morto martire nel secondo secolo dopo Cristo, parlava di “Lògos spermatikòs”, di Verbo seminale, per indicare la seminagione di verità parziali da Dio fatta tra tutte le genti nella prospettiva di ciò che, da canto loro, Eusebio di Cesarea ed altri padri definivano, “praeparatio evangelica” o, in lingua greca, “propaideia Christoù”. Sant’Agostino insegnava che: «Infatti quella che ora è detta ‘religione cristiana’ già esisteva presso gli antichi né venne meno dall’inizio della stirpe umana fino a quando il Cristo stesso s’incarnò, e da allora la vera religione che già da prima esisteva cominciò ad essere chiamata cristiana» (Retractationes 1,13). In altra occasione l’Ipponate ebbe ad affermare: «Questa religione (è detta) cristiana nei nostri tempi, non perché non fosse esistita già nei tempi precedenti, ma perché solo nei tempi ultimi ha preso questo nome» (De Vera Religione 1). I padri della Chiesa, infatti, da un lato flagellavano le aberrazioni idolatriche del paganesimo, ma dall’altro, ogni qualvolta si imbattevano in valori positivi, contenuti di giustizia e verità, in norme etiche valide, in credenze e filosofie che confusamente aspiravano ad una più alta e trascendente fonte di Verità, non esitarono mai a riconoscere in tutto questo il retaggio, più o meno edulcorato o conservato, della rivelazione universale del Dio trinitario o l’ispirazione del Verbo di Dio presso i cuori pagani per prepararli al loro futuro ingresso nella Chiesa cattolica” [14]. Non solo i Padri della Chiesa fecero questo, ma utilizzarono, al pari di Paolo l’Apostolo, il “mimetismo espressivo”:-“«Gli intellettuali cristiani non si limitarono a contrapporre l’opzione soprannaturale di cui erano trasmettitori; fecero di più: riuscirono a presentarla utilizzando le categorie concettuali degli avversari, depurandole ed arricchendole di nuovi significati: in questo modo fu disarmata la gnosi spuria: la ‘gnosi’ era possibile e non necessariamente essa era dominio di empietà. Così prese il largo la nave della teologia cattolica, ‘flante Spiritu Sancto’…»” [15]. “Esempio di tale uso contro gli avversari delle loro stesse armi concettuali, depurate e cambiate di senso da spurio a puro, è nel buon uso che la patristica fece di ciò che nello stoicismo era concorde con la fede e l’etica cristiana in contrapposizione con lo stesso stoicismo “cattivo” nonché con il pitagorismo che sia all’esterno che all’interno della Chiesa tentava di stravolgere il cristianesimo” [16].

ATTENZIONE! Questo modus operandi, ovvero il “mimetismo espressivo”, cioè utilizzare significanti o anche concetti o addirittura storie che, in un altro contesto, assumono un altro significato, sarebbe tipico anche degli autori del Vecchio Testamento. Possiamo dire, da questo punto di vista, che il Nuovo Testamento si pone in continuità con il Vecchio. Infatti il professore Alberto Caturelli fa le seguenti osservazioni:

“Vediamo: “all’inizio ha creato Elohim i cieli e la terra” (ossia tutto) (Gn 1,1); all’inizio (beresith), “indica semplicemente una categoria logica della mente dell’agiografo, che si mette mentalmente all’inizio dell’opera creativa, quando le cose non avevano ancora un’esistenza” [17]. “Il verbo creò (bára’) anche se non indica un’operazione a partire dal nulla “l’interessante – dice il P. Garcìa Corsero – è che, nella Bibbia, il verbo bárá appare sempre avente come soggetto Dio, e senza accusativo di materia: è l’azione divina (…) per produrre qualcosa di nuovo” [18]. “Suppone l’assenza di materia (dalla quale) e la assoluta trascendenza di Yahvé; anche se il racconto include dei miti mesopotamici, viene tolto il loro anteriore contenuto dualista, la creazione non è processione, emanazione, trasformazione, non è cosmogenesi e nemmeno teogenesi; è donazione dell’esistenza (dell’atto dell’essere) a ciò che esiste (“i cieli e la terra”)” [19]. “Nello stesso racconto biblico è chiara l’intenzione demitologizzante; il P. Garcìa Cordero sottolinea “la maestria con la quale l’agiografo, usando materiale mitologico e teogonico, ha lasciato da parte quello che non era utile all’idea del Dio unico e trascendente, preesistente a tutto” quello che fa essere con la sua parola” [20].

E dopo vari giochi di significanti filosofici astrusi e petulanti, che nella globalità del senso delle frasi in cui sono utilizzati non capiremo nemmeno nel duemilamai, il prof. Alberto Caturelli conclude: “La tradizione giudeo-cristiana e il suo incontro con la tradizione antica (a volte duro e polemico) ha prodotto la demitificazione del pensiero antico e man mano ha prodotto la costituzione del proprio contenuto, originale e rigorosamente scientifico della filosofia cristiana. Non solo non ha significato l’annullamento della filosofia antica, di quello che aveva di verità ma l’ha “pulita” dei “vecchi” contenuti non-filosofici. Questo avvenimento viene da me chiamato trasfigurazione della cultura antica: non è solo “giustapposizione”, non è semplice “trasformazione” o completamento, ma in un certo senso non è più la stessa e simultaneamente, dopo di essere demitificata, è stata ancora più se stessa di prima, ha trovato un nuovo essere, ontologicamente nuovo” [21].

Questa operazione di “pulizia demitologizzante”, è stata riscontrata anche dagli archeologi biblici, che hanno riconosciuto la natura peculiare della Bibbia, aldilà della loro posizione ideologico/religiosa:

“Lo studio della letteratura biblica ha visto l’apporto dei testi cananaici, ugaritici, ecc. con le scoperte di generi letterari, forme di prosa e di poesia, tradizioni, storia. Cade il metodo dell’esegesi basata solo sul confronto interno all’AT. Si impone il criterio dell’evoluzione e del progresso, senza scomodare Darwin, da applicare anche al testo (la lingua) e al contenuto (teologia, kerygma) della Bibbia. Si scoprono temi comuni all’AT e ai miti ugaritici (la marcia del dio della tempesta, il tema della montagna, la promessa di un erede, ecc.) e di altre culture antiche (Ebla, Mari, Nuzi, Bogazkoy, Ninive, ecc.). Israele aveva a disposizione un’eredità letteraria enorme che ha assunto, alterato, sviluppato, adattato. Il dio El di epoca patriarcale era il dio personale di qualche gruppo familiare; il nome e la figura erano diffusi nella cultura cananaica e ugaritica (in realtà si è parlato anche del nome “Yahweh”, come nome storpiato del dio “Yawoo”, di un’altra tribù di nomadi che gli israeliti avrebbero incontrato durante il loro viaggio fuori dall’Egitto, altrimenti noto come Esodo nda). Il concetto di alleanza è stato illustrato ampiamente dai testi dei trattati e delle alleanze politiche del III e II millennio a.C. È un tema assente in Egitto e nella Mesopotamia non semitico-amorrea. Il fenomeno della Profezia in Israele è differente in modo vistoso dalle profezie di Mesopotamia (Mari) e di Egitto. La scrittura era un mezzo diffuso tra tutti i popoli dell’Antico Oriente, che Israele ha accettato e usato a proprio beneficio; in altre parole l’ebraico non è una lingua rivelata” [22].

In realtà, i teorici del “senso teologico della storia”, possono ancora obiettare ai teorici dell’ipotesi razionale delle religioni, che i termini “Yawoo” ed “El”, sono in realtà semi del Verbo divino, che gli agiografi  – in altre parole Mosé – dei primi libri dell’Antico Testamento  hanno selezionato e “ripulito” da contaminazioni di altre culture, per preparare gli altri popoli ad accettare quello che sarebbe poi sfociato nella religione nota come Cristianesimo. Quanto ad altri temi, come “il tema della montagna” (chiaro riferimento al Monte Sinai), bisognerebbe valutare in maniera oggettiva se Israele ha assorbito passivamente miti da culture pagane circostanti, o se c’è un’archeologia biblica dell’Esodo, che smentisce queste affermazioni, relegandole tra le “associazioni spurie”, cioè similitudini soltanto parziali tra miti pagani ed eventi storici effettivamente accaduti nella storia di Israele e tramandatici attraverso la Bibbia in versione integrale, eventi soprannaturali inclusi, per chi crede a questi ultimi. Ma questa è un’altra storia. In definitiva, anche l’operazione di pulizia dei miti pre-filosofici, che vengono riutilizzati, ma senza il contenuto dualista, può essere vista come una distillazione degli elementi puri da quelli spurii, agli occhi dei teorici del “senso teologico della storia”. In altre parole, gli elementi mitici conservati nel Vecchio Testamento, costituirebbero, anch’essi, Logos Spermatikos: semi di gnosi pura, semi del Verbo divino.

C’è un però. Potremmo anche trovarci in una situazione diversa dalle “associazioni spurie”, cioè somiglianze tra il contenuto biblico e miti che casualmente presentano soltanto alcune caratteristiche simili, ad indicare una coincidenza oppure una “pulizia demitologizzante” da parte degli autori biblici. Potremmo trovarci di fronte a delle eresie antibibliche pre-cristiane ad orologeria, basate sul mimetismo ideologico di altre culture nei confronti della Bibbia, attraverso il mimetismo teologico.

Infatti, anche se i ragionamenti del prof. Alberto Caturelli, hanno impressionato gli aderenti al convegno di studi napoletano sull’opera di Don Ennio Innocenti, i più importanti sumerologi e assiriologi dimostrano, con le loro dichiarazioni frutto degli studi di tali civiltà, che gli assunti sui quali Caturelli basa le sue speculazioni, sono errati.

Ad esempio, per quanto riguarda il concetto stesso di Creazione, Daniele Salamone, un biblista ebreo da parte di padre, giustamente si chiede:-“La Genesi mesopotamica ha realmente ispirato la Genesi biblica?”. “Enuma Elis, è un poema mesopotamico che parla della Creazione. Allora, gli esperti Jean Bottero e Samuel Noah Kramer, questi due colossi della sumerologia e assiriologia dicono questa cosa: “<<La composizione dell’Enuma Elis era stata per molto tempo, in mancanza di ulteriori prove, fatta risalire all’epoca di Hammurabi (1792-1750 a. C.). Oggi si è però deciso, in base a solide ragioni […] di abbassarne la datazione di circa mezzo millennio>>”” [23]. Per la filologia biblica tradizionale, Mosé è vissuto intorno al 1450 a. C., dell’Enuma Elis sappiamo che, risale al 1250 a. C., e se crediamo che sia Mosé l’autore del Pentateuco – come le scoperte dell’archeologo amatoriale Ron Wyatt lasciano intendere – allora possiamo affermare che l’Enuma Elis è un’eresia antibiblica precristiana a orologeria, basata sul simulare analogie col resoconto biblico. A tale proposito, se ancora non ci sono solide prove archeologiche, ci diamo a questa speculazione: anche il tema della montagna (chiaro riferimento al Sinai), tipico della mitologia ugaritica, è in realtà un’eresia antibiblica precristiana a orologeria quanto lo è l’Enuma Elis. Se si ottenessero le prove che la mitologia ugaritica deve subire una datazione tardiva post-Pentateuco/Post-Mosè, allora ciò rappresenterebbe un ulteriore elemento di convergenza, verso un quadro che descrive la lotta dei profeti di Israele e dell’Antico Testamento, per proteggere il loro testo più sacro, dai tentativi dei popoli vicini di screditarlo. Sempre sull’Enuma Elis, Salamone continua dicendo che “Giovanni Pettinato, uno studioso ormai scomparso, italiano, il più famoso assiriologo italiano mai esistito scrive: “<<Manoscritti del mito (cioè dell’Enuma Elis nda) si sono trovati nei siti più diversi dell’Assiria e della Babilonia; essi coprono un periodo che va pressappoco dall’anno 1000 al 300 a. C., sicché possiamo ritenere con una certa sicurezza che la sua data di componimento è veramente recente, cioè l’ultimo periodo della civiltà mesopotamica>>”” [24]. La datazione proposta da Giovanni Pettinato, coinvolge il periodo della cattività Babilonese, cioè quando gli ebrei furono condotti prigionieri a Babilonia. È possibile quindi che l’Enuma Elis sia stato composto durante questa prigionia ebraica da parte dei babilonesi, nel tentativo di screditare la Bibbia, specie nel futuro lontano, ipotizzando che se tutti i popoli implementano nella loro mitologia i resoconti biblici, allora i posteri crederanno che il giudaismo vetero-testamentario ha preso ispirazione da miti pagani e ha origini pagane, piuttosto che credere che tutti in passato fossero ossessionati dal distruggere ogni traccia storico/religiosa del popolo ebraico. Anche se l’opera nota come Enuma Elis risalisse al periodo del re babilonese Nabucodonosor I, quindi fosse antecedente alla cattività babilonese, la nostra interpretazione non cambia. È per questo che abbiamo considerato tali eresie come “a orologeria”, perché sembrano concertate, e progettate per demagnetizzare la Bibbia nel futuro lontano, piuttosto che nel periodo in cui sono state effettivamente prodotte. Ma l’errore di Caturelli non sembra esaurirsi con l’Enuma Elis, in quanto “Gilgames è un altro mito mesopotamico, che corrisponderebbe al Noé biblico. Quindi questo Gilgames, è stato tratto in salvo all’interno di una barca, otto persone, raccolse gli animali, sopravvisse al diluvio ecc. ecc., quindi questo testo mesopotamico, sembra effettivamente corrispondere alla Genesi biblica, se noi lo andiamo a leggere nelle varie traduzioni” [25]. “I racconti rinvenuti nei frammenti risalgono al III millennio a. C. (ovvero nel 4000-3000 a. C.), sono stati i musi ispiratori del più antico poema mai scritto: L’Epopea di Gilgamesh, l’opera redatta nella sua versione completa (risale) intorno al 1300 e l’anno 1100 a. C., ovvero, dopo Mosé, […]…dove si parla di Ut-napistim, il Noè sumero-accadico re di Uruk” [26].

A questo punto, se siamo arrivati a parlare addirittura dell’Arca e del suo costruttore, Noè, sarebbe giusto menzionare una prova archeologica dell’esistenza di quest’arca. Riteniamo che l’archeologo Ron Wyatt non solo abbia trovato suddetta arca, che in cubiti egizi ha le stesse misure di altezza lunghezza e larghezza per come sono menzionate nella Bibbia, ma che abbia trovato anche una stele che riassume l’esito dell’evento noto come diluvio universale. Tale stele è comprensiva della raffigurazione di una struttura vulcanica che ha esaurito la sua funzione e la sua esistenza proprio proteggendo l’arca, contribuendo alla sua fossilizzazione. Il che significa che la stele è stata incisa in un periodo che si trova nell’intervallo di tempo necessario per decomporre il legno di una barca nella regione dell’Ararat, congiuntamente col momento delle manifestazioni vulcaniche che hanno cancellato questa struttura vulcanica dalla mappa.

Nelle immagini: in alto a sinistra Ron Wyatt con i suoi amici, mentre posano di fronte ad una stele in cui è inciso il resoconto del Diluvio Universale. Sulla pietra centrale si può vedere raffigurato parte del primo uccello più vicino all’Arca, si può inoltre osservare un pezzo dell’Arca stessa. In seguito il governo turco ha distrutto questa stele. In alto a destra una schematizzazione di ciò che è raffigurato nella stele: una barca con all’interno delle persone, e due uccelli, proprio come vengono menzionati in Genesi, nella quale prima un uccello non trova la terra, poi un secondo uccello la trova. Si può notare dalla schematizzazione anche una struttura montuosa: si tratta del vulcano che con la sua attività ha contribuito alla fossilizzazione dell’Arca. In basso a sinistra: la schematizzazione della stele senza la struttura vulcanica, nella regione dell’Ararat, con le montagne osservabili oggi fisicamente così come sono schematizzate in questa immagine. In basso a destra: dettaglio dei sopravvissuti sull’Arca, in cui troviamo all’estrema sinistra Noè, poi sua moglie, le figure in alto a destra sono femminili, quelle in basso a destra sono maschili e rappresenterebbero i figli di Noè, cioè Sem, Cam e Iafet. Per ulteriori informazioni sulle scoperte archeologiche di Ron Wyatt nella regione dell’Ararat, è visionabile un documentario sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/179

Ci sono però una serie di problemi, riguardanti l’Arca di Noè:

  • Il problema della speciazione: i ciclidi sono organismi modello per lo studio della speciazione e hanno dimostrato che il fenomeno della speciazione esiste perché lo si è osservato come un dato di fatto, quindi nella Genesi cosa si intende per “tipi” o “specie”? Fino a che punto può arrivare il fenomeno della speciazione?
  • Il problema dell’insostenibilità trofica dell’Arca: se è vero che tutti gli animali del pianeta sono stati stipati in una barca, esistendo solo in coppie, come si sono retti gli ecosistemi che in seguito si sarebbero formati?
  • Il problema biogeografico: è stato posto da Charles Darwin. Se è vero che tutti gli animali del pianeta sono stati su una barca e poi si sono diffusi in giro per il mondo, allora perché ci sono animali esclusivi presenti solo in alcune zone del pianeta? Se partono tutti dallo stesso punto, dovrei trovare le tracce della loro migrazione in posti specifici, da qualche parte, lungo il tragitto. Se la storia dell’Arca di Noè fosse vera, le popolazioni di animali negli ecosistemi dovrebbero essere omogenee tra loro indipendentemente dalla zona geografica considerata, salvo considerando ovvie variazioni ambientali.

Ma questi sono altri problemi, altre storie, non ci occuperemo qui dei problemi relativi all’Arca di Noè a prescindere dal fatto che sia stata scoperta o meno.

Quanto all’ipotesi dell’inesistenza fisica di Paolo l’apostolo – sostenuta dall’ebreo Abelard Reuchlin, che si spinge ad affermare che era in realtà un romano, cioè Plinio il Giovane [27] – questa va contro le prove archeologiche di cui oggi disponiamo, in quanto il sarcofago di Paolo risalente al quarto secolo, contiene frammenti ossei di un solo uomo, che però risulta essere vissuto tra il primo secolo dopo Cristo e il secondo secolo dopo Cristo. Non abbiamo la certezza al cento per cento che si tratti di Paolo l’Apostolo, ma per le tecnologie forensi che c’erano nel quarto secolo dopo Cristo, se i Romani avessero voluto mettere in quel sarcofago le ossa di un impostore qualunque, avrebbero potuto metterci lo scheletro di uomo del secondo secolo dopo Cristo, e nessuno avrebbe avuto gli strumenti per dire che erano le ossa di un impostore. Quindi ci sono più probabilità che si tratti davvero di Paolo che probabilità che non si tratti di lui. A tale proposito, il sito zenit.org riporta: “Anche se gli esami del Carbonio 14 realizzati recentemente nel sarcofago di San Paolo “non confermano” che si tratti effettivamente dei suoi resti, “non lo smentiscono nemmeno”. Lo ha affermato questo venerdì mattina l’Arciprete della Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo” [28]. Riguardo tali indagini, il papa emerito Benedetto XVI ha dichiarato:-“E’ stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino” [29]. “Vestiti come questi si trovavano solo nelle tombe importanti dei primi secoli. Il Pontefice ha osservato che durante le ricerche gli scienziati hanno constatato la presenza di grani di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree, e che “piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo”” [30]. “Come ha spiegato il Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, per 20 secoli nessuno ha aperto il sarcofago. L’introduzione della piccola sonda “ha dato dei risultati non solo interessanti” ma che indicano che quanto è stato ritrovato “sembra appartenere a un sepolcro del I o del II secolo”. Secondo il porporato, sono stati trovati altri grani “che indicano anche un aspetto religioso”” [31]. Ma il giornale riporta un’informazione ancora più interessante: “Sono state inoltre rinvenute placche di marmo introdotte sicuramente nella tomba “a scopo di difesa dal Tevere”. Su una di queste è scritto con caratteri primitivi “Paolo apostolo e martire”” [32]. Nel caso in cui si scoprisse che questa scritta è risalente a una data non successiva al I secolo dopo Cristo, ogni dubbio sarebbe fugato, l’unica conclusione che ne potremmo trarre, sarebbe l’esistenza storica del personaggio biblico noto come Paolo l’Apostolo. Ricordiamo che “San Paolo è stato decapitato, secondo la tradizione nel luogo in cui si trova oggi ’abbazia delle Tre Fontane, sulla via Laurentina a Roma. Il suo corpo venne nascosto per vari secoli in un sarcofago familiare. Solo dopo il 313, quando Costantino concesse la libertà di religione nell’Impero romano, iniziò il culto pubblico e la tomba di San Paolo poté essere visitata” [33].

Ma c’è un ulteriore dettaglio, sul quale tutti dovremmo soffermarci, ed è il “prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino” senza parlare del “tessuto di colore azzurro con filamenti di lino”, entrambi ritrovati nel sarcofago di Paolo l’apostolo. Essi sono importanti, perché l’intuito ci suggerisce che, in particolare, il tessuto di lino colorato di porpora, sia risalente al I secolo d. C., e sia stato prodotto nella città di Colossi. Infatti, sulla città di Colossi, le cui rovine si trovano nell’odierna Turchia, sappiamo le seguenti informazioni:

“The town had a pretty tight monopoly on wool production until around the 3rd century CE. Even after things started to decline when other towns started cranking out the quality textiles, Colossae was still famous for a special kind of purple fleece that was only made there” [34].

Infatti lo stesso “Plinio il Vecchio racconta che la lana di Colossi diede il suo nome (colossinus) al colore del ciclamino” [35].

Ora, Wikipedia afferma che non ci sono prove “che san Paolo avesse visitato la città prima di scrivere la Lettera ai Colossesi, giacché dice a Filemone che spera di visitarla dopo la liberazione dal carcere (Filemone 1,22)” [36].

Mentre della lettera di Paolo a Filemone sappiamo che alcuni l’avvicinano “alla Lettera ai Galati e alla Lettera ai Filippesi, deducendo che Paolo l’avrebbe scritta ad Efeso negli anni 54-55” [37]. Sappiamo che nella prima metà degli anni cinquanta del primo secolo dopo Cristo, Paolo era in prigione ad Efeso, per via delle sue predicazioni cristiane. Deve essere durante questa prigionia che Paolo ha scritto la lettera a Filemone, in cui dice di voler visitare Colossi. Delle tante mappe dei viaggi di Paolo, ne abbiamo selezionate due:

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Nell’immagine soprastante si possono vedere i quattro viaggi di Paolo, incrociando le informazioni dalle lettere paoline e dagli Atti degli Apostoli, in questa mappa, Paolo, nel suo terzo viaggio, non passa per la città di Colossi.

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In quest’altra mappa con l’amenità di una Sicilia storta, si possono vedere gli stessi viaggi di Paolo: in questa mappa, nel suo terzo viaggio, Paolo passa per Colossi, anche se non ha mai scritto di esserci stato, né ciò è menzionato negli Atti.

La nostra teoria è che Paolo sia stato sia a Colossi che a Laodicea, nel suo terzo viaggio. Pensiamo inoltre che nel suo terzo viaggio, di nuovo ad Efeso – quindi ben dopo la lettera a Filemone – Paolo abbia affidato la lettera ai Laodicesi e quella ai Colossesi ad un amico fidato, che le ha poi consegnate alle rispettive comunità. Questo spiegherebbe anche Colossesi 2:1: “Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona,” [38]. In questa frase Paolo sembra intendere che i Laodicesi e i Colossesi lo hanno visto di persona, come se “per voi, per quelli di Laodicea” e “per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona” fossero soggetti diversi. Se Paolo non fosse stato visto in faccia da Colossesi e Laodicesi non avrebbe posto l’enfasi su questo aspetto, avrebbe semplicemente scritto “per voi, per quelli di Laodicea e per tanti altri” o anche “per voi, per quelli di Laodicea e per quelli che, come voi, non mi hanno mai visto di persona”.

Consideriamo anche che “Paolo, nella Lettera ai Colossesi (4,16), fa riferimento a un’epistola presumibilmente inviata da lui alla comunità di Laodicea. In passato si è ipotizzato che tale testo si identificasse appunto con la Lettera ai Laodicesi contenuta in alcuni codici della Vulgata; oggi tuttavia si ritiene che quest’ultima sia in realtà pseudoepigrafa. Si tratta in effetti di un testo molto breve (appena 20 versetti), scritto in greco, che si presenta come un vero e proprio collage di passi paolini attinti dalle altre lettere canoniche, e potrebbe essere stata composta probabilmente poco dopo la metà del I secolo (attorno al 60). L’autentica Lettera ai Laodicesi di cui parla Paolo sarebbe quindi andata perduta” [39].  Inoltre la lettera ai Laodicesi “è citata negli scritti di Marcione nella prima metà del II secolo. Il Canone muratoriano (c. 170 d.C.) la indica invece come testo apocrifo” [40]. Non sappiamo se i marcioniti, tra le tante mutazioni che potrebbero aver inserito nelle lettere paoline, si siano anche inventati una lettera ai Laodicesi scritta da Paolo in persona. Ma di Laodicea al Lico sappiamo che in età romana “si sviluppò come centro per la produzione e il commercio della lana e l’industria tessile” [41]. Inoltre “vari tipi di tessuti e vesti che vi erano prodotti sono citati nell’Editto dei prezzi dioclezianeo” [42].

Ma perché ci soffermiamo su tutti questi punti? Paolo nelle sue lettere parlava di umiltà, non di fregiarsi di tessuti dai prezzi esorbitanti. Se si riuscissero a confrontare questi tessuti rinvenuti nel sarcofago di Paolo, con tessuti che sappiamo poter provenire solo da Colossi e da Laodicea nel I secolo dopo Cristo, e trovassimo delle corrispondenze, allora avremmo la prova che Paolo è stato, nel suo terzo viaggio, a Colossi prima, e a Laodicea dopo, per poi andare ad Efeso per la seconda volta. Potremmo affermare che i marcioniti non scherzavano e che c’era davvero una lettera ai Laodicesi, che poi è andata perduta, nonché che la lettera ai Colossesi è indirizzata proprio ai Colossessi perché Paolo vi avrebbe verosimilmente predicato (altrimenti questa lettera ai Colossesi, perché la doveva scrivere proprio a loro? Se Paolo non ha mai messo piede a Colossi, non sarebbe stato a questo punto più logico scrivere una lettera direttamente ad Epafra, che ha fondato le Chiese di Colossi, Laodicea e Hierapolis? Scrivi una lettera a gente che non ti conosce, non ti ha mai visto, né sentito?). E poi visto l’ampio numero di collaboratori, ebrei e non, di cui era circondato Paolo [43], è verosimile che lui sia partito in questi viaggi con testimoni oculari – quindi diretti – della vita di Cristo, proprio per essere creduto. È INVEROSIMILE CHE UN UOMO CHE HA PRESO QUESTO ACCORGIMENTO PUR DI ESSERE PIÙ FACILMENTE CREDUTO, SI SIA MESSO POI A SCRIVERE LETTERE A PERSONE CHE NON HA MAI VISTO NÉ SENTITO!

Durante la sua prigionia è difficile che gli abbiano dato tessuti così costosi, glieli avrebbero tolti le guardie. Difficile era anche che Paolo acquistasse questi prodotti tessili, in quanto viveva per predicare, e non sembrava avere l’indole di chi si fregia di un manto color porpora. L’unica ipotesi che riteniamo plausibile è che Paolo, nel suo terzo viaggio, è stato a Colossi – dove gli ebrei erano molto influenti – e lì è entrato nelle simpatie di romani facoltosi, probabilmente politici che gli garantivano delle protezioni per poter predicare, dandogli un’aria di “intoccabile” grazie a queste vesti. Questi colori sgargianti e vistosi sulle vesti di Paolo, dovevano avere la stessa funzione dei colori sgargianti e vistosi di quelle rane sudamericane talmente velenose che possono uccidere un uomo per avvelenamento transdermico, al minimo contatto con esse. Doveva essere un messaggio molto chiaro per gli ebrei: “Non provate a portare in tribunale quest’uomo dicendo che offende la religione giudaica o quella pagana, perché noi troveremo gli appoggi e i modi per scagionarlo”. Se si trovassero le corrispondenze di cui stiamo parlando, probabilmente scopriremmo che il tessuto di Lino color ciclamino/porpora è tipico dell’industria tessile di Colossi del I secolo dopo Cristo, mentre quello azzurro deve essere una specialità di Laodicea. Se trovassimo queste corrispondenze, potremmo affermare – a causa del terremoto del 60 d. C. che ha posto fine alla città di Colossi – che i resti umani nel sarcofago di Paolo appartengono più probabilmente ad un uomo del primo secolo dopo Cristo, che non del secondo. Chi ci può essere in quel sarcofago, se conosceva tattiche giudaiche come la conversione strategica e l’entrismo (menzionate nelle sue lettere), e usava tecniche rabbiniche come la gezerah shavah (“decreto simile”)? Può mai trattarsi di Plinio il Giovane?!

Chi ci può essere in quel sarcofago se ha indossato i capi più esclusivi di Laodicea e Colossi del I secolo dopo Cristo, e un’iscrizione all’interno del sarcofago recita “Paolo Apostolo e martire”? Se questi capi d’abbigliamento fossero davvero appartenuti ad un semplice magistrato romano, quale era Plinio Il Giovane, non l’avrebbero mai sotterrato insieme con tali vestiti. Il terremoto del 60 d. C., che ha distrutto Colossi, costituisce quello che in gergo si chiama “stop archeologico”, il che significa che se questi tessuti hanno un impronta rinconducibile all’industria tessile di Colossi, allora risalgono a non dopo il 60 d. C. Plinio Il Giovane è morto nel II secolo d. C., il che vuol dire che se ci fosse lui nel sarcofago, allora questi tessuti gli sono stati consegnati invecchiati di almeno vent’anni, visto che Plinio Il Giovane è nato negli anni sessanta del I secolo d. C.,  quindi è più verosimile che ci sia un autentico Paolo l’Apostolo nel sarcofago, che negli anni cinquanta del I secolo d. C., è stato a Colossi, e ha qui ricevuto i prodotti tessili locali, morendo poi da martire cristiano poco dopo, nella prima metà degli anni sessanta del I secolo d. C.

Questi tessuti costosissimi erano sprecati per finire nella una tomba di un uomo qualunque, a meno che…chi li ha messi nel sarcofago col cadavere non avesse un interesse a nascondere quelle che potrebbero essere delle reliquie sacre. Quei tessuti sono in quella tomba perché avevano un significato simbolico importante per chi ce li ha messi dentro: sono le reliquie di un martire. L’ipotesi che Paolo indossasse vestiti esclusivi e alquanto costosi è tutt’altro che inverosimile, visto che Paolo, da quanto si evince dai suoi scritti, godeva di ottime protezioni politiche. Infatti non dovremmo mai dimenticare che un certo Erasto – romano – era “il «tesoriere» (oikonómos) di Corinto, secondo quanto emerge dai saluti in Rm 16,23. La notizia potrebbe trovare conferma in un’iscrizione dell’epoca, proveniente proprio da Corinto, che parla di un Erasto «responsabile dei lavori pubblici». Secondo la narrazione degli Atti degli apostoli (19,21), un Erasto venne inviato da Efeso in Macedonia, assieme a Timoteo. La Seconda lettera a Timoteo lo descrive nuovamente a Corinto, negli ultimi anni di vita dell’apostolo (2Tim 4,20)” [44]. In questo scenario, Paolo si è fermato ad Efeso per una seconda volta nella sua vita, in particolare nel suo terzo viaggio, ed è a questo punto che ha scritto la lettera ai Colossesi e quella ai Laodicesi. Qui deve aver incontrato una o più persone fidate, alle quali Paolo ha consegnato la lettera ai Laodicesi e la lettera ai Colossesi, da consegnare alle rispettive comunità. Quanto all’ipotesi formulata da Flavio Barbiero – cioè l’amicizia tra Giuseppe Flavio (ebreo) e Paolo l’Apostolo – essa non trova riscontro tra i biblisti, perché non ritengono che Paolo facesse parte del Sinedrio, come abbiamo riportato sopra.

E poi a giudicare dalle congiure che gli ebrei ordivano nei confronti di Paolo, come testimoniato sia in Atti che nelle Lettere, è molto probabile che Giuseppe Flavio e Paolo si schifassero vicendevolmente, e parecchio anche. Le ipotesi di Flavio Barbiero sulle origini del cristianesimo vanno anche contro tre secoli di gnosticismo ebraico giudaizzante, chiamato subdolamente “i primi cristianesimi”. Tale gnosticismo aveva l’intento evidente di distruggere il cristianesimo nella sua essenza, attraverso la Cabala, ed è per questo che Giuseppe Flavio si è posto a capo dell’organizzazione “Sol Invictus Mithra”, nel tentativo di paganizzare il cristianesimo nascente, in continuità con lo gnosticismo, che voleva giudaizzare il cristianesimo nascente. Senza contare che il viaggio a Roma, che avrebbe affrontato Giuseppe Flavio e di cui lui stesso parla, dovrebbe essere raffrontato con la datazione delle lettere Paoline e della biografia di Paolo che danno il numero maggiore di spiegazioni, cioè la datazione proposta dalla prof. Marta Sordi. Per Marta Sordi, il desiderio di Paolo di andare a Roma “è già formulato, secondo gli Atti, quando Paolo si trova a Efeso, ed è espresso anche nella Lettera ai Romani, che secondo la cronologia che io ho ricostruito risale al 53-54, non al 57 come generalmente si ritiene. Infatti tra le personalità romane che nomina ci sono Narciso, un liberto di Claudio morto nel 54, e Aristobulo, che nel medesimo anno venne mandato a governare la Piccola Armenia” [45]. Ha anche affermato che “con la cronologia tradizionale un sacco di questioni rimangono incomprensibili” [46]. Mentre “con quella che propongo io – che si accorda con tutti i dati a nostra disposizione – ogni problema si chiarisce. Tutto dipende da un passo degli Atti (24,27), in cui si dice che «trascorsi due anni, Felice (il governatore romano della Giudea) ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice lasciò Paolo in prigione»: generalmente, i due anni vengono riferiti alla prigionia di Paolo, mentre si tratta semplicemente della durata in carica di Felice, che fu governatore, secondo le fonti romane, nel 53-54. Dunque Paolo fu processato sotto il successore Porcio Festo nella prima metà del 55, in forza del suo status di cittadino romano si appellò a Cesare e fu quindi trasferito a Roma, dove giunse agli inizi del 56, e non dopo il 60, come generalmente si ritiene. Nel 56 era prefetto del pretorio Afranio Burro, amico di Seneca, uomo saggio e tollerante, e questo spiega le condizioni della prigionia di Paolo, una sorta di arresti domiciliari molto blandi, in cui era sorvegliato da un pretoriano ma poteva ricevere liberamente chi voleva. Poi venne assolto, verosimilmente da Burro, nella primavera del 58, e qui ha inizio il celebre epistolario con Seneca” [47]. “Paolo rimase agli arresti domiciliari tra il 56 e il 58, venne quindi assolto, e qui si collocano le prime lettere con Seneca. Quindi, dal 59 al 62, c’è un vuoto, durante il quale Paolo si recò in Spagna. Tornò giusto in tempo per subire gli effetti nella svolta di Nerone: proprio in quell’anno morì Burro e Seneca perse il suo ascendente sull’imperatore, sostituito da quello della nuova moglie di lui, Poppea. E in una lettera di Seneca di questo periodo si fa cenno all’ostilità della «domina» nei confronti di Paolo, perché ha «abbandonato la religione dei padri»” [48].

Inoltre oggi sappiamo, grazie alla professoressa Ilaria Ramelli, che un personaggio di cui abbiamo la certezza dell’esistenza storica, cioè il già menzionato Seneca, morto ufficialmente nel primo secolo dopo Cristo (65 d.C.), era in contatto con Paolo l’apostolo, da quanto risulta da un epistolario che, a quanto dice la prof., sarebbe autentico, e non conosciamo argomenti abbastanza forti, avanzati contro la tesi della prof. Ilaria Ramelli. Nel 65 d. C., Plinio il Giovane aveva forse tre o quattro anni, il che significa…nelle teorie dell’ebreo Abelard Reuchlin – per cui Paolo sarebbe stato in realtà Plinio il Giovane – che Seneca scriveva lettere a Plinio Il Giovane mentre doveva ancora avvenire anche solo la scopata che avrebbe poi dato alla luce Plinio il Giovane. In questa interpretazione, le due lettere dell’epistolario considerate sicuramente false, devono essere intese come un’eresia cristiana a orologeria, inserita dagli ebrei per screditare Paolo, e da riscuotere successivamente, con l’avvento della filologia. Possiamo affermare infatti che, in merito a suddetto epistolario, due “sono in particolare gli argomenti forti per negarne l’autenticità. Il primo è rappresentato dal fatto che l’apologeta cristiano Lattanzio, scrivendo nel 324 circa, mostra di ignorare l’esistenza dell’epistolario, visto che afferma che Seneca avrebbe potuto essere cristiano, purché qualcuno gli avesse parlato di Cristo. Il secondo ostacolo è dato dalla XII lettera, o XI secondo altre numerazioni, che è datata nel marzo del 64 e che è attribuita a Seneca: in essa infatti si descrive l’incendio di Roma, che invece avvenne nel luglio dello stesso anno; un errore vistoso, che è impensabile in uno scrittore contemporaneo all’avvenimento” [49]. Ad ogni modo “l’epistolario venne creduto autentico nel corso della tarda antichità e del Medioevo: si andava così dalla testimonianza di san Girolamo (che nel 392 scriveva che le lettere tra i due grandi circolavano e venivano lette da moltissime persone) a quella di intellettuali come Albertino Mussato e il Boccaccio, che non avevano dubbi sia sull’autenticità sia sulla fede cristiana di Seneca” [50]. “Dall’Umanesimo iniziarono invece le critiche demolitrici, sintetizzate da Giusto Lipsio, il filologo fiammingo che affermava che queste lettere sarebbero state scritte per prendere in giro noi lettori, facendoci credere in un epistolario impossibile” [51]. A tale proposito è bene sottolineare che gli ebrei hanno il primato anche come linguisti, la loro versatilità linguistica è impressionante, nonostante tutto hanno inventato lingue come lo Yiddish e il Ladino, che godono di ambiguità linguistica, per consentire agli ebrei di incistarsi meglio nelle società che attaccano. Tali capacità linguistiche hanno raggiunto l’apice nella Russia giudeo-bolscevica, della quale lo stesso Bostunich dirà:-“is even considering replacing the Russian language with the Jewish “Esperanto” (an artificial language combining Italian, French, German and Polish, invented by a Prof. Zamenhof)” (sta anche considerando di rimpiazzare la lingua russa con l’ebraico “Esperanto” (una lingua artificiale che combina italiano, francese, tedesco e polacco, inventata da un Prof. Zamenhof) [52]. Gli ebrei se la cavavano anche con dialetti greci e siriaco-gerolosomitani dei primi secoli dopo Cristo, nonché con l’aramaico. Per questo, la serie di datazioni tardive di molte opere, basate sulla filologia, in molte nazioni, potrebbe dover subire una revisione sistematica, perché non è da escludere che gli ebrei abbiano sviluppato – tra le varie forme di sovversione ideologica di cui sono i maestri insuperati – tecniche/tattiche avanzate di sovversione filologica/linguistica, creando così degli ingranaggi inconsapevoli al servizio del giudeo, grazie all’indottrinamento dei gentili con strumenti di critica testuale falsati. In altre parole, gli ebrei potrebbero aver creato dei “filologi del sabato” inconsapevoli. Dopotutto se gli ebrei sono riusciti a far credere, al mondo intero, che il più grande massacro nella storia dell’umanità è stato commesso dai russi durante il giudeo-bolscevismo, anziché dagli ebrei stessi, perché sarebbe inverosimile parlare anche di giudeo-filologia?

Bisognerebbe infatti, tenere sempre a mente che LA MODERNA FILOLOGIA HA FALLITO MISERAMENTE NEL DATARE IL VECCHIO TESTAMENTO, SOSTENENDO ADDIRITTURA L’INESISTENZA STORICA DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI PERSONAGGI BIBLICI, QUANDO È CHIARAMENTE SMENTITA DA UNA PLETORA DI SCOPERTE DI ARCHEOLOGIA BIBLICA. Un esempio fondamentale, è costituito dagli amuleti di Ketef Hinnom, di cui il sito dell’istituto dei Missionari della Consolata scrive in questi termini:

“L’antichità del testo dell’Antico Testamento è attestata dai due amuleti scoperti al di sotto di una scarpata rocciosa, sulla quale si trova la chiesa di S. Andrea della Scozia, sull’altro lato della valle di Hinnom rispetto alle mura occidentali della città antica di Gerusalemme. Sono conosciuti come gli amuleti di Ketef Hinnom, scoperti nel 1979 da Gabriel Barkay nella caverna 25.

Queste piastre d’argento datate tra il settimo e il sesto secolo a.C., arrotolate così da formare due amuleti (il più grande di 10 x 2,5 centimetri, e il più piccolo di 4 x 1,2 centimetri), riportano incise le parole di Numeri 6,24-26 sull’una, e di Deuteronomio 7,9 sull’altra. Entrambe corrispondono alle parole ebraiche trovate nel Pentateuco e mostrano una straordinaria similitudine con le parole e l’ortografia di queste Scritture. Tutto ciò sfida coloro, che datano il Pentateuco nel periodo post-esilico, a spiegare come due testi dalla Legge di Mosè appaiano molto prima rispetto alla data che la critica accademica ha attribuito loro” [53].

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Nella fotografia soprastante: gli amuleti di Ketef Hinnom. Da soli questi reperti invalidano le ipotesi filologiche minimaliste e ultraminimaliste sulla redazione della Bibbia, impostesi in tempi recenti.

Tornando all’epistolario, la prof. “Marta Sordi si pronuncia innanzitutto a favore della probabilità di una conoscenza personale tra Paolo e Seneca. L’arrivo dell’apostolo a Roma andrebbe collocato nel biennio 56­-58, quando Seneca era potentissimo a Roma e influente consigliere di Nerone; Paolo avrebbe avuto in quel periodo buone amicizie tra i pretoriani, guidati da quel prefetto, Afranio Burro, che sappiamo amico di Seneca: in tale contesto l’ipotesi di un incontro tra le due grandi personalità non è certo inverosimile, anche se non abbiamo alcuna prova certa in merito. Abbiamo invece la prova di un rapporto tra la famiglia di Seneca, la gens Annaea, e Paolo stesso, attraverso un’iscrizione funeraria della fine del I o dell’inizio del II secolo, trovata a Ostia, luogo del martirio di Paolo. Anche la Sordi esclude, per varie ragioni, la paternità di due lettere dal novero di quelle autentiche: la prima è la XII (o XI) per via della descrizione prima del tempo dell’incendio di Roma; l’altra è la XIV, l’ultima, che con linguaggio diverso dalle precedenti suggerisce addirittura l’idea di una conversione di Seneca al Cristianesimo. Le altre dodici lettere sono quindi riconducibili al periodo che va dal 58 al 62, in cui realmente Seneca era l’uomo più potente del momento e Paolo era sicuramente presente nella capitale dell’impero” [54].

Per la prof. Marta Sordi, escluse le due lettere dimostrate come false dalla prof. Ilaria Ramelli,  cadono “gli argomenti che inducevano ad affermare il carattere apocrifo dell’intera raccolta e il problema deve essere riaperto” [55]. Inoltre, Marta Sordi fornisce indizi e prove circostanziali che l’epistolario sia autentico: “Le dodici lettere rimaste, alcune datate con i consoli ordinari e con quelli suffetti, un uso che cessa col III secolo d.C….[…]…Dal punto di vista linguistico, i grecismi sono tutti contenuti nelle lettere di Paolo, mentre la traduzione, da parte di Seneca, horrore divino del paolino phobos theou, sembra escludere la presenza di un falsario cristiano, che avrebbe certamente tradotto timor Dei” [56]. Inoltre Marta Sordi risolve così il “problema dell’ignoranza di Lattanzio” relativamente all’epistolario tra Seneca e Paolo: “Il contenuto non apertamente religioso e il carattere di scambio privato di lettere fra amici giustifica l’ignoranza che i Cristiani ebbero di questo epistolario fino a san Gerolamo: esso è giunto, in effetti, tra le opere di Seneca, non fra quelle di Paolo” [57]. Per Marta Sordi l’epistolario “conferma il periodo della prima prigionia romana di Paolo, 56/58 d.C., risultante dalle fonti migliori relative alle procuratele di Antonio Felice e di Porcio Festo in Giudea; esso permette inoltre di cogliere il momento preciso della svolta anticristiana del governo neroniano, che, se coincide con la svolta generale del 62, trova nell’ostilità della giudaizzante Poppea, sposata in quell’anno dall’imperatore, la sua causa immediata. L’accenno ripetuto all’indignatio della domina per l’allontanamento di Paolo dal giudaismo, con la reticenza incomprensibile in un falsario ma ben giustificabile in un contemporaneo, rivela da parte di chi scrive la conoscenza di fatti (il filogiudaismo di Poppea), che noi conosciamo solo da Flavio Giuseppe, ma che nessun autore cristiano poteva inventare. L’epistolario sembra inoltre presupporre un rapporto che non riguarda solo Seneca e Paolo, ma alcuni dei loro amici e seguaci. Lucilio, amico di Seneca, Teofilo, il cavaliere romano a cui Luca dedica il suo Vangelo” [58].

Per Marta Sordi, il contesto storico fornito dall’epistolario, coincide con quello del dialogo tra stoici pagani e i primi cristiani, come si evince dalle lettere paoline e da personaggi del secondo secolo: “Nella I lettera Seneca ricorda a Paolo un colloquio avvenuto tra lui e Lucilio negli horti Sallustiani, a cui erano presenti quidam disciplinarum tuarum comites: il rapporto non riguarda dunque solo due persone, ma due ambienti, quello cristiano e quello che faceva capo all’ancora potente ministro di Nerone; i convertiti romani al Cristianesimo, presenti anche nella corte neroniana (come risulta del resto anche dalla lettera ai Filippesi, in cui si parla di Cristiani della casa di Cesare) e i seguaci dello Stoicismo romano.

Sono proprio questi rapporti che inducono a non sottovalutare e a non confinare nella leggenda ciò che emerge dall’epistolario, l’esistenza, cioè, di un dialogo in atto fra gli ambienti dello stoicismo romano di età neroniana e la prima predicazione cristiana.

Contatti spesso verbali sono stati riscontrati tra gli scritti neo testamentari e, specialmente, tra le lettere paoline e gli Stoici dell’opposizione neroniana, Musonio Rufo, che Giustino martire proclama martire del logos seminale, Persio, lodato anche da Agostino. Ma è ancora a Seneca e al suo ambiente che ci riporta la tragedia senechiana Hercules Oetaeus, che, se non è di Seneca, è certamente di uno stoico a lui vicino e che rivela, pur essendo sicuramente l’opera di un pagano, quella stessa conoscenza del Cristianesimo, piena di ammirazione e di simpatia, che troviamo nell’epistolario fra Seneca e Paolo” [59]. Per Marta Sordi quindi, nelle opere pagane del I secolo dopo Cristo, si possono rinvenire riferimenti al Cristianesimo, che sono soltanto velati perché non c’era il clima ideale per fare dei riferimenti espliciti ad esso, in quanto stoici pagani e primi cristiani si stavano appena interfacciando, in un ambiente storico e politico inizialmente avverso al cristianesimo. Stoicismo pagano e cristianesimo stavano dialogando, poiché il Logos Spermatikos – cioè l’insieme di semi di gnosi pura precristiana diffusi nella religione pagana – rendeva possibile ciò, facendo da ponte tra le due ideologie, almeno nella ricostruzione dei Padri della Chiesa come Giustino martire e Agostino che hanno lodato personaggi stoici del primo secolo, nonché nell’opinione di tutti quei cattolici che credono alla teoria del senso teologico della storia. Quindi escluse due lettere sicuramente false, non ci sono problemi né linguistici né di contesto storico-politico riscontrabili nel resto dell’epistolario.

Sui lavori di Ilaria Ramelli riguardanti l’eresia nota come apocatastasi, che puzza decisamente di modernismo – pur essendo partita da un padre della Chiesa (eretico) come Origene – ci soffermeremo un giorno, ma quel giorno non è oggi. Possiamo però anticipare perché consideriamo l’apocatastasi un’eresia anticristiana:

  • È una puttanata internazionale senza un briciolo di senso, quindi non può essere, in ogni caso, “divinamente rivelata”
  • Ripropone la concezione ciclica del tempo, una concezione tipicamente gnostica, mentre il tempo per i cristiani è lineare
  • È stata riproposta da un Papa che in realtà è una cellula fantasma, un marrano, al fine di far progredire l’Americanismo all’interno della Chiesa Cattolica
  • Questa eresia crea quello che noi chiamiamo “Problema dell’Ultimo Farabutto”
  • Porta anche al “Problema del Primo Farabutto”, il più fesso di tutti: quanto è divinamente giusto che debba aspettare all’Inferno prima di ricevere l’Apocatastasi, a parità di peccati commessi rispetto ad altri Farabutti, vissuti in epoche più vicine temporalmente all’Apocatastasi finale? Dobbiamo inserire un concetto relativo di tempo e di come scorre, Farabutto per Farabutto? Come funziona esattamente?
  • Porta inevitabilmente, come molte dottrine gnostiche, alla de-moralizzazione di chi abbraccia tale eresia, in quanto gli individui più malvagi e vendicativi potrebbero essere propensi a fare del male in questo mondo a prescindere dall’entità della loro punizione, essendo disposti a tutto pur di ottenere quello che vogliono in questo mondo, e perché tanto sanno che la loro punizione sarà comunque momentanea, prima o poi potranno comunque ricominciare, il che ci riporta al primo punto (vedi sopra).

Per non uscire troppo fuori tema, ci soffermiamo solo sul terzo punto: il problema dell’Ultimo Farabutto. Possiamo enunciare il problema in questo modo: “Posto che l’Apocatastasi avvenga il giorno x, e che in tale giorno “avverrà la redenzione universale e tutte le creature saranno reintegrate nella pienezza del divino, compresi Satana e la morte” [60] e finanche tutti i demoni gli angeli e le restanti creature, esisterà un individuo, noto come Ultimo Farabutto, che sarà il più grande criminale di tutti i tempi, e morirà il giorno x – 1 (il giorno prima dell’Apocatastasi finale di vivi e morti). Se l’Ultimo Farabutto, dopo tutti i crimini che ha commesso, si fa un solo giorno di Inferno al quale segue l’Apocatastasi (cioè il perdono) finale, si può asserire che è stata fatta giustizia divina anche per l’Ultimo Farabutto”? Perché il più grande Farabutto di sempre dovrebbe pagare meno di tutti, solo perché è nato verso la fine dei tempi?

A questo problema segue un logico corollario, che comprende il caso di un’ Apocatastasi che si prolunga nel tempo perché prevede le temporanee espiazioni dell’Ultimo Farabutto anziché il suo perdono immediato: “Se il giorno x – 1, noto come il giorno prima dell’Apocatastasi, muoiono tutte le creature che la devono ricevere, insieme all’Ultimo Farabutto, allora queste creature dove finiranno nell’attesa dell’Apocatastasi? Se fosse vero che prima devono finire le espiazioni dell’Ultimo Farabutto, in quanto i dannati “esistono, ma non per sempre, poiché il disegno salvifico non si può compiere se manca una sola creatura” [61] e quindi l’Apocatastasi non si può compiere, si può dire che i contemporanei dell’Ultimo Farabutto hanno ricevuto giustizia divina? Perché devono aspettare tutto il tempo di espiazione dell’Ultimo Farabutto, quando magari non hanno fatto molto in confronto a lui e meriterebbero l’Apocatastasi anticipata rispetto a lui?

Ad ogni modo, tornando al seminato, un’analisi dettagliata dell’invettiva antigiudaica universale di Gesù Cristo, contenuta nel Vangelo di Matteo, ci ha convinto di diverse cose:

  • Gesù Cristo è stato un personaggio, di chiara origine ebraica, storicamente esistito
  • Gesù Cristo aveva un’ottima conoscenza degli scritti talmudici che circolavano durante la sua epoca, o comunque delle tradizioni orali giudaiche dell’epoca
  • Gesù Cristo aveva una conoscenza tale del popolo ebraico, delle sue caratteristiche salienti, e delle sue usanze, che la sua invettiva non può essere considerata un’ invenzione dell’immaginario antigiudaico di autori greco-romani come Seneca, o Plinio il Giovane, come afferma l’ebreo Abelard Reuchlin in riferimento al Nuovo Testamento nella sua interezza.
  • Gesù Cristo è riuscito, con una lucidità impressionante, a prevedere sia eventi che sarebbero poi accaduti di lì a pochi decenni, sia eventi accaduti migliaia di anni dopo. Come ha fatto?
  • GESÙ CRISTO ERA CONVINTO – COME LO SONO STATI MOLTI EBREI NELLA STORIA DEL GIUDAISMO – DI ESSERE IL MESSIA. Le prove di ciò sono in Mt 16:18, in cui ha cambiato il nome di Simone in Pietro, come Dio ha cambiato il nome ad Abramo in Abrahamo, nonché in Mt 23:37 e Mt 23:34. Gesù è rimasto convinto di essere il Messia fino al suo ultimo respiro, infatti la frase “Eli, Eli, lama sabactani?” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”) in Mt 27:46 è in realtà l’inizio del ventiduesimo salmo del re Davide che descriverebbe la fragilità umana di Gesù Cristo ma anche la sua crocifissione e resurrezione.
  • È difficile già in partenza affermare che i Vangeli sono dei falsi, perché il Vangelo di Matteo è il più semitico tra i Vangeli, e finanche dell’invettiva antigiudaica universale pronunciata da Cristo, si è sottolineato un tipico stile semitico. Se i Vangeli sono dei falsi storici scritti da dei romani o comunque da dei non-ebrei, come hanno fatto questi ad imitare lo stile semitico senza conoscere poi le tradizioni degli ebrei? Se invece i Vangeli sono stati scritti da degli ebrei, allora come fanno gli ebrei a dire che sono dei falsi? Su quale base affermano ciò?

FINE DELL’INTRODUZIONE


Veniamo dunque al testo integrale dell’invettiva antigiudaica universale cioè Matteo capitolo 23, seguito poi dall’elenco dei marcatori di ebraicità/caratteristiche salienti in essa rinvenuti/e, e dal commento dell’invettiva versetto per versetto:

“1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3 Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4 Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente. 8 Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9 E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10 E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11 Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. 13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. 14 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna. 15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. 16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20 Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. 23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. 29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! 33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. 37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! 39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»” [62].

Veniamo dunque ai marcatori di ebraicità/caratteristiche salienti del popolo ebraico:

  • Circolazione di scritti talmudici in Giudea nel I secolo dopo Cristo, congiuntamente con mutazioni inserite nel Vecchio Testamento da parte delle autorità rabbiniche (Mt 23:2)
  • Ipocrisia giudaica negli insegnamenti rabbinici (Mt 23:3)
  • Indolenza giudaica e proiezione giudaica: interpretazione spirituale e letterale non si escludono a vicenda ma vanno integrate (Mt 23:4)
  • Vanità giudaica e filantropismo simulato (Mt 23:5-7)
  • Occultamento della gnosi pura in grado di far conoscere agli ebrei che Gesù è il Cristo (Mt 23:13)
  • Il concetto di “divorce raped” non esiste nella comunità ebraica. Per quanto possa farvi cadere le mascelle per terra dallo stupore, l’invettiva di Cristo sulla negligenza degli ebrei per la causa della vedova, è valida in tutte le epoche e nazioni. Come faceva a conoscere così bene il giudaismo, se gli ebrei continuano a dire che Cristo non è mai esistito? Conoscete degli autori greco-romani che hanno fatto insinuazioni simili?  (Mt 23:14)
  • Abnegazione giudaica, fervore giudaico e sovversione ideologica. Previsione dei falsi profeti dell’Apocalittica giudaica e dello Gnosticismo (Mt 23:15)
  • Logica Giudaica, rispetto religioso per il denaro, radicamento nella materialità (Mt 23:16-22)
  • Minuziosità giudaica, rispetto religioso per il denaro, ipocrisia giudaica (Mt 23:23)
  • Simulazione giudaica convergente a mezzo di clausole giudaiche (kosher hacks). Demenzialità giudaica (Mt 23:24)
  • Sudiciume giudaico e ipocrisia giudaica. La pietra e il concetto di purezza nell’Halacka del I secolo d. C. Anche qui interpretazione materiale e spirituale vanno integrate come due facce della stessa medaglia (Mt 23:25-26)
  • Propaganda giudaica (realismo giudaico): la propaganda israeliana di oggi è la quintessenza dei sepolcri imbiancati di ieri (Mt 23:27-29)
  • Modulo Kennedy su tutti i profeti (Mt 23:30-32)
  • Predizione di persecuzioni anticristiane, e martiri cristiani (Mt 23:34)
  • Protagonismo omicida giudaico: tendenza degli ebrei a compiere tutti gli omicidi politici. Modulo Kennedy sul profeta Zaccaria (Mt 23:35)
  • Dichiarazione di universalità della questione giudaica e dell’invettiva stessa. Gesù predice il suo omicidio da parte degli ebrei (Mt 23:36)
  • Previsione della lapidazione dell’Apostolo Giacomo (Mt 23:37)
  • Previsione della distruzione del Tempio di Gerusalemme (Mt 23:38)
  • BONUS: Predizione dell’infiltrazione di cellule fantasma del giudaismo nelle future nazioni cristiane. Il consiglio di Cristo per riconoscere gli agenti crittosionisti (Mt 7:15-20). Il significato teologico della “seconda morte” e del protagonismo ereticale giudaico (protagonismo omicida giudaico del II tipo) nella religione cattolica
  • Conclusioni: esegesi tipica della questione giudaica attraverso la Bibbia, e nuova definizione del tempo come tipico-lineare
  • Conclusioni sul complesso di eresie note come “copycat thesis”, o “teoria dell’emulatore”: queste eresie non hanno un supporto archeologico, né un senso storico o politico. Vanno contro il significato funzionale dello gnosticismo e contro l’ebraicità/crittoebraicità dei suoi esponenti, ignorano l’eccessiva conoscenza del giudaismo che traspare dall’invettiva antigiudaica universale, e che non si rinviene nella letteratura greco-romana neanche in maniera frammentata. Con l’arecheologia cristiana del I secolo, queste eresie mostrano inoltre il cosiddetto “problema generazionale”
  • Sfigurazione e trasfigurazione modernisti – descritti nell’enciclica Pascendi dominici gregis – sono i “grimaldelli ideologici” degli agenti crittosionisti (cellule fantasma) per infiltrare la “teoria dell’emulatore” all’interno della Chiesa Cattolica 
  • Il significato teologico dell’autosussistenza della figura di Melchisedek: fornire un motivo di conversione per gli ebrei, e una cristofania ai gentili per debellare la futura “tipologia inversa” fomentata dal crittoebreo Joseph Atwill. Melchisedek è l’unico tipo biblico di se stesso, l’unico personaggio della Genesi senza genealogia perché non ce l’ha, per questo non potrà mai essere ritrovato in alcuna tavoletta canaanita. È l’easter egg di Dio nel Vecchio Testamento, che parla di come il Figlio sia venuto a suggellare il primo Patto
  • Circolazione di scritti talmudici in Giudea nel I secolo dopo Cristo, congiuntamente con mutazioni inserite nel Vecchio Testamento da parte delle autorità rabbiniche (Mt 23:2)

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei”. Come interpretare questa frase di Gesù Cristo? Sappiamo che Mosè era uno scriba, ma sappiamo anche dal varsetto successivo (Mt 23:3) che Gesù Cristo fa riferimento ad una tradizione di insegnamenti orali dei farisei, e che, tali insegnamenti orali, almeno sul piano formale, per Gesù Cristo erano da considerarsi corretti. È un fatto risaputo però, quello del problema costituito dalla eccessiva violenza veterotestamentaria, per via del fatto che sembra molto di più umanamente che non divinamente rivelata. Questa enorme differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento, verrà sottolineata da Marcione con l’eresia anticristiana che è stata poi ribattezzata “marcionismo”, cioè la dottrina per cui il Dio del Vecchio Testamento e quello del Nuovo Testamento sono due divinità a se stanti, completamente diverse tra loro. In particolare, il Dio del Vecchio Testamento sarebbe una divinità malvagia e con “un problema nella gestione della collera”, mentre il Dio del Nuovo Testamento sarebbe quello che salva dalla “dannazione”, un bonaccione, un piacione aperto a tutte le genti disposte a credergli, a differenza di quello che nel libro di Isaia viene definito un “Dio geloso” del fatto che gli ebrei antichi siano caduti nell’idolatria e nella venerazione di altre divinità pagane. La violenza e i genocidi del Vecchio Testamento costituiscono un problema esegetico per la religione cattolica ma non per il giudaismo. Si è provato a risolvere questo problema con quella che possiamo chiamare “teoria del crogiuolo della fede”. Ma non abbiamo affatto intenzione di parlarne qui anche perché ne sappiamo poco. Un’altra spiegazione però, come sembra suggerire anche una parte della filologia biblica, è che il Vecchio Testamento abbia subito vari rimaneggiamenti, da parte di vari autori. È quindi possibile ipotizzare che con la frase “sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” Gesù intendesse dire che in taluni passaggi, gli ebrei abbiano utilizzato un po’ di fantasia e ci abbiano messo elementi personali, ricostruzioni magari fittizie, utilizzate a scopo politico, senza però cambiare la legge ebraica nelle sue parti fondamentali. Sappiamo da casi seguenti alla redazione della Bibbia ebraica, che alcuni ebrei hanno provato a cambiare un passo di Isaia. Come scrive Padre Louis-Marie O.P.: “Il rabbino Simmons afferma:

«L’idea cristiana di una nascita verginale ha preso spunto da Isaia 7, 14 dove si parla di un'”‘almah” che ha partorito. La parola ebraica “alma” ha sempre significato “giovane donna”, ma i teologi cristiani, parecchi secoli dopo, l’hanno tradotta come “vergine”».

Il rabbino dimentica che non sono i cristiani che hanno tradotto la Bibbia in greco, ma gli stessi ebrei, molto prima della nascita di Gesù Cristo (la versione greca detta «dei Settanta»). Ora, in questa versione, la parola ebraica ‘almah è tradotta non come «giovane donna», ma come «giovane vergine» (parthènos); è questo stesso termine che San Luca usa per designare la Vergine Maria nel suo racconto dell’Annunciazione” [63]. “È solamente dopo la venuta di Cristo, nel secolo II della nostra era, che gli autori ebrei si prodigarono a fornire una nuova traduzione, per opporla al cristianesimo. Teodozione di Efeso, Aquila del Ponte e Simmaco tradussero ‘almah’ con «giovane donna». Se si vuole considerare il termine ebraico in sé (‘almah) non si può conoscere il senso esatto che esaminando i suoi diversi impieghi nella Bibbia.

Ora, in tutta la Sacra Scrittura non si trova questa parola che una decina di volte. A seconda del contesto, essa designa delle ragazze che sono o certamente o molto verosimilmente vergini; una sola volta, il termine designa una ragazza che è probabile che sia vergine (il contesto non permette di fornire una risposta definitiva)” [64]. “Tutto ciò implica logicamente che:

Nulla si oppone a che il termine ‘almah designi una giovane vergine, (opponendosi al tempo stesso al termine na’arâh, che designa una «ragazza», senza un’ulteriore precisazione, e al termine betûlâh, che designa proprio una vergine, ma senza precisarne l’età);

La probabilità che questo sia il senso esatto di questa parola è forte. Questa probabilità diventa certezza quando si constata che questa parola è stata tradotta come «vergine» nella versione greca dei Settanta” [65]. “Dunque, la realtà è in definitiva rigorosamente contraria alle affermazioni del rabbino Simmons. Non sono i teologi cristiani che, parecchi secoli dopo, hanno tradotto ‘almah’ con «vergine», ma al contrario i traduttori ebrei che, più di un secolo dopo la venuta del Cristo, hanno rigettato la traduzione fino a quel momento accettata per introdurre il termine di «giovane donna». La sfida lanciata da San Girolamo (347-420) agli ebrei del suo tempo è sempre di grande attualità:

«Che gli ebrei ci mostrino dunque un solo passo delle Scritture in cui “‘almah” designa solamente una ragazza e non una vergine, e allora riconosceremo che la parola di Isaia deve intendersi non come “una vergine”, ma come “una giovane donna già sposata”»” [66].

Un altro esempio in cui gli ebrei arrivano a modificare il Vecchio Testamento, è il famoso e discusso capitolo 53 del libro di Isaia, che parla della figura di un “servo sofferente”, che per i cristiani rappresenta chiaramente Cristo, per gli ebrei rappresenta il popolo di Israele nella sua interezza o “un gruppo di giusti”. “Molti israeliti, infatti, hanno dovuto ammettere che questa profezia annunciava il Messia, anche se poi l’hanno sottoposta ad un’esegesi più che acrobatica per cancellarne gli aspetti che li urtavano. Un caso assai significativo è quello del Targum di Gionata, che Padre Marie-Joseph Lagrange (1855-1938) definisce come «un esempio caratteristico e persino divertente dei controsensi cui può condurre la preoccupazione di restare fedeli alle parole di un testo, sottraendosi per quanto possibile al suo spirito»” [67]. Il Targum di Gionata è un esempio di utilizzo di quella che chiamiamo “logica del contrario” o che forse dovremmo chiamare “logica giudaica a inversione”. Nel momento in cui gli ebrei producono una letteratura speciale per modificare – in maniera ridicola – l’interpretazione del Vecchio Testamento al fine di non far trovare in quest’ultimo riferimenti a Gesù Cristo, diventa molto forte il sospetto che l’incredulità giudaica nei confronti di Gesù come il Messia sia un’incredulità soltanto simulata.

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Nell’immagine, pagina 50 dell’opera “The Babylonian Talmud”, tradotta da Michael L. Rodkinson (includendo The History of the Talmud), 1903. In questo frammento, il rabbino Rodkinson ipotizza che Cristo fosse a conoscenza delle “Tradizioni dei saggi” (“Traditions of the elders”)

Un esempio pratico nella Bibbia, che è a favore dell’ipotesi documentale  – ma fino ad un certo punto perché tale ipotesi è fondamentalmente invalidata dalle scoperte archeologiche di Ron Wyatt – viene fornito da Wikipedia. Infatti, nella pagina sull’esilio babilonese, leggiamo: “Secondo la versione tramandata dalla Bibbia, solo nella tribù di Giuda era sopravvissuto il culto di YHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri. (Ciò contrasta con i dati storici e archeologici, che vedono la persistenza nell’ex Regno del Nord, divenuto la Samaria, del culto di YHWH anche in epoca successiva, arrivando addirittura alla costruzione d’un Tempio rivale sul Monte Garizim, che officiò sotto un sacerdozio legittimamente aronnico fino alla sua distruzione da parte dei Giudei sotto gli Asmonei (con Giovanni Ircano, nel 123 a.C.). Ma per i redattori biblici solo il culto di Gerusalemme era legittimo, pertanto il culto samaritano non meritava d’essere preso in considerazione)” [68].

Contestualmente, alla pagina wiki sul monte Garizim leggiamo: “Separatisi dai Giudei, i Samaritani costruirono sul Garizìm un tempio (2 Maccabei 6:2), nel luogo sul quale – secondo una loro tradizione – avvenne il sacrificio di Abramo. Ai piedi del monte la tradizione situa il pozzo di Giacobbe. Il tempio sul Garizìm, costruito all’epoca di Alessandro Magno (328 a.C.) a imitazione del tempio di Gerusalemme, fu distrutto duecento anni dopo da Giovanni Ircano (128 a.C.). Ma tra i Samaritani restò la convinzione che su quel monte bisognava adorare Dio (cfr. Giovanni 4,20)…[…]…Nel 1964 vennero rinvenuti sul Garizìm i resti dell’antico tempio samaritano” [69]. Si noti la differenza di cinque anni in riferimento alla distruzione di questo tempio, nei due virgolettati.

Dunque, nel secondo libro dei Maccabei, scritto durante la dominazione ellenica di Israele, c’è scritto che “il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine, inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo” [70], mentre nei libri precedenti della Bibbia, il tempio di Garizim non viene proprio menzionato. Questa sarebbe la prova che il giudaismo “prototalmudico” non ha voluto ammettere in seno a se stesso uno scisma autentico, cioè lo scisma coi Samaritani. Questo è uno dei motivi per cui i libri dei Maccabei non sono ammessi nel canone della Bibbia ebraica ma sono ammessi in quello della Bibbia cristiana: il tentativo di manipolare la storia di Israele – ad opera della classe sacerdotale – a fini politici, in questo caso è evidente. Alla luce di ciò non possiamo non sospettare che ci siano mutazioni nel Vecchio Testamento inserite dagli scribi e farisei di Israele. Un altro esempio, potrebbe essere il famoso passaggio sull’usura contenuto nel Deuteronomio, tale per cui ha fatto scrivere ad un cattolico tradizionalista come Gian Pio Mattogno, di un “dio giudaico”, aprendosi così ad accuse di marcionismo: “<<Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto, come ti ha promesso, presterai a molte nazioni, ma non prenderai a prestito, dominerai molte nazioni, ma esse non ti domineranno>> (Deut. 15, 6).

<<Ora, se darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, osservando e eseguendo tutti i suoi ordini che oggi io ti do, il Signore ti eleverà sopra tutte le nazioni della terra […] Tu presterai a molte nazioni, ma non prenderai in prestito nulla. Il Signore ti porrà in testa e non in coda, sarai sempre al di sopra, non sarai mai sotto, se darai ascolto agli ordini del Signore, tuo Dio, che oggi io ti do, osservandoli ed eseguendoli >>” [71]. “Qui il Dio giudaico non si limita a promettere a Israele la futura sovranità sui popoli, ma delinea altresì una precisa strategia di conquista: l’usura come strumento di dominio economico” [72]. In questo virgolettato Gian Pio Mattogno ha dimostrato di avere una scarsa conoscenza dell’ipotesi documentale, non riconoscendo che questa tattica giudaica deve essere stata infiltrata all’interno del Pentateuco dalla classe sacerdotale, proprio in occasione della prima prigionia Babilonese, per permettere agli ebrei quella scalata sociale che avrebbe poi garantito loro la libertà.

Riteniamo che Mosè sia realmente esistito e abbia scritto davvero il Pentateuco, probabilmente su delle pelli di animale, nel deserto. È anche verosimile che molte tattiche giudaiche fossero utilizzate dagli ebrei già durante la loro convivenza con gli egizi, ma gli ebrei non avevano forse ancora maturato l’esigenza di usare l’usura in maniera tattica per sopravvivere.

Poi c’è da considerare quello che da sempre è ritenuto, da parte di molti rabbini, come uno dei versi biblici più fraintesi di tutta la Bibbia. Tale versetto è Geremia 8:8. Esso recita: “Come potete dire: Noi siamo saggi, la legge del Signore è con noi? A menzogna l’ha ridotta la penna menzognera degli scribi!” In questo video (https://www.youtube.com/watch?v=j62c82unD0Q) il rabbino Tovia Singer prova a spiegare che bisogna “contestualizzare” questo versetto. Basandosi sul fatto che gli ebrei, erano convinti di avere Dio dalla loro parte e di non poter perdere contro i Babilonesi in una guerra, e considerando che la radice ebraica di ciò che è traducibile con la parola “menzogna”, compare un eccessivo numero di volte nel libro di Geremia – rispetto ad altri libri dei profeti – Tovia Singer prova ad asserire che dei falsi profeti emanavano, a quei tempi, profezie false volte a screditare Geremia, e volte a far credere che il Tempio non sarebbe mai stato distrutto, e che tutto ciò rappresenterebbe “la penna menzognera degli scribi”. Ma purtroppo non ci ha convinto: altri profeti di Israele, come ad esempio Zaccaria, hanno menzionato dei falsi profeti, ma non per questo Zaccaria ha scritto/detto che la Legge è stata resa una falsità, che è stata corrotta dall’interno. Semplicemente, la “contestualizzazione” di cui parla il rabbino Tovia Singer non è sufficiente per fornire l’esegesi che il rabbino Singer ha fornito di questo passo biblico.

Quindi mentre i principi fondamentali della Legge possono essere stati conservati nei secoli, è pacifico ipotizzare che qua e là nel Vecchio Testamento ci siano stati dei cambiamenti.

Alla luce di tutto ciò è possibile che gli scribi, e in misura minore i farisei, abbiano cambiato in parte il Vecchio Testamento sedendosi sulla cattedra di Mosè, inoltre i farisei hanno probabilmente adottato delle tradizioni orali in accordo con le mutazioni inserite nel Vecchio Testamento, il tutto per cominciare a formare quel giudaismo “prototalmudico” che prenderà la sua forma definitiva verso il sesto secolo dopo Cristo. Il corpus letterario del giudaismo “prototalmudico” deve essere considerato comprensivo dell’insieme di scritti che vengono nel loro complesso chiamati “Apocalittica Giudaica”. Tali scritti contengono elementi talmudici e sicuramente a questi si cominciavano ad affiancare dei primi scritti propriamente talmudici durante l’epoca di Cristo. Questa è, fondamentalmente, l’interpretazione che abbiamo dato della frase di Cristo “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei”.

In questa stessa invettiva, Gesù Cristo dice al popolo ebraico di seguire i farisei in riguardo a ciò che dicono, senza seguire le loro azioni, perché sono ipocriti. Ma in un discorso sui giuramenti e sull’oro, Gesù riprende nuovamente i farisei su quello che puntualmente dicono. Questo ci fa pensare che i farisei avessero, congiuntamente con gli scribi, una tradizione orale positiva, in accordo con la letteratura biblica e quindi con la gnosi pura, e un’altra tradizione orale negativa, spuria, che si evolverà poi nel Talmud. Di una tradizione scritta positiva, all’insegna della gnosi pura, pure parla Gesù Cristo, ciò è visionabile in un successivo punto di questa invettiva. Quanto ad una tradizione scritta di tipo spurio, già facente parte di un ipotetico Talmud iniziale, ci viene incontro Don Ennio Innocenti, illuminandoci:

“È ben poco convincente la tesi del silenzio ebraico sostenuta da J. Maier: Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia 1994 (cfr. avallo di T. Federici in L’Oss. Rom. del 5/8/94, 3a pag.). Jacqueline Genot-Bismuth, specialista di cultura rabbinica alla Sorbona, ha pubblicato un documento ebraico del I secolo (tratto dallo Sabat che fa parte del Talmud completo) dove si parla di cristiani e si cita Matteo (cfr. Il Sabato del 10 ottobre 1992, p. 59)” [73]. Se gli ebrei avevano tutta questa fretta di schernire i cristiani nel loro Talmud scritto già nel I secolo dopo Cristo, questo ci porta a pensare che una tradizione scritta e spuria esistesse già, e che questo frammento sia chiaramente solo una parte – redatta di recente – di uno scritto molto più antico.

Tutto ciò ci porta a confermare l’esistenza delle economie pure e le antieconomie spurie di cui parla il rabbino convertito Drach nella sua opera “De l’harmonie entre l’Eglise et la Synagogue”.

  • Ipocrisia giudaica negli insegnamenti rabbinici (Mt 23:3)

Su questo punto non c’è da soffermarsi molto. L’unica cosa da aggiungere è la precisione di Cristo nel riferirsi a legge orale e a legge scritta di volta in volta. In particolare, il biblista Daniele Salamone fa notare che nel Vangelo di Matteo “Gesù ha fatto affermazioni come:

«Voi avete udito che fu detto agli antichi […]» (5:21);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:27);
«Fu detto […]» (5:31);
«Avete anche udito che fu detto agli antichi […]» (5:33);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:38);
«Voi avete udito che fu detto […]» (5:43).

Se Gesù aevsse voluto riferirsi a ciò che Mosè aveva comandato nella vecchia Legge, probabilmente Egli avrebbe usato una formulazione diversa. Ad esempio, in altri passaggi, quando Gesù si riferiva alla Legge di Mosè, Egli ha pronunziato tali dichiarazioni come «sta scritto» (4:4,7,10) o «Mosè ha prescritto» (8:4). Si noti che queste frasi si verificano nei capitoli immediatamente prima e dopo il «sermone della montagna». Gesù, anziché usare frasi come queste per dimostrare che si riferiva alla Legge di Mosé, Egli ha ripetutamente parlato di cose «che erano state dette» (e non «scritte»). Gesù non ha mai menzionato chi l’ha detto, ma solo che «era stato detto»” [74].

Un altro aspetto interessante dei discorsi di Gesù, “è il fatto che alcune Sue affermazioni non si trovano affatto nell’Antico Testamento. Ad esempio, in Matteo 5:21 Egli dice: «Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribuinale”». La frase «chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale» non si trova da nessuna parte dell’Antico Testamento. Allo stesso modo, quando Gesù ha dichiarato: «Avete udito che fu detto. “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”» anche questa frase non può essere una citazione dell’Antico Testamento perché la vecchia Legge non ha mai detto «odierai il tuo nemico»” [75]. Vediamo quindi che c’è una tradizione orale contro la quale si scaglia Gesù Cristo, e questa tradizione orale è negativa, stravolge il significato dell’Antico Testamento. Eppure, in questo versetto del Vangelo di Matteo, leggiamo in riferimento agli insegnamenti orali di scribi e farisei: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23:3). Non è affatto una contraddizione, è invece ciò che ci aspettiamo dagli ebrei: ipocrisia giudaica. Un’ipocrisia della quale sono pieni scribi e farisei, che deviano dal significato del Vecchio Testamento con una tradizione orale negativa che gli fa comodo, mentre si attengono al significato del Vecchio Testamento a parole, con un’altra tradizione orale parallela e positiva, utilizzata sempre quando fa loro comodo, mentre le loro opere parlano più delle parole e in maniera diametralmente opposta. E questo Gesù lo sottolinea prontamente in questo versetto.

  • Indolenza giudaica e proiezione giudaica: interpretazione spirituale e letterale non si escludono a vicenda ma vanno integrate (Mt 23:4)

“Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. Questa frase, intesa in senso materiale, è un chiaro riferimento all’indolenza giudaica, una caratteristica universale nel popolo ebraico, salvo le dovute e onnipresenti eccezioni. Ricordiamo la celebre espressione di Rosenblum, il redattore capo di Yediot Akhronot, il quotidiano più letto dagli israeliani: “La massa degli ebrei sovietici si è allontanata dal lavoro manuale” [76]. Ma mentre questa è una sentenza sugli ebrei sovietici che avrebbero dovuto dedicarsi – a onor della propaganda giudaica – al lavoro manuale nella regione di Kichinev in Russia, si possono citare esempi di indolenza giudaica anche per quanto riguarda la Palestina, così come in tutte le nazioni del mondo. Infatti, alla fine del “XVIII secolo, un certo numero di hassidim emigrarono dalla Russia. “Alla metà del XIX secolo, si contavano in Palestina dodicimila ebrei”, mentre alla fine dell’XIX ce n’erano venticinquemila. “Queste borgate ebree in terra d’Israele costituivano quello che si chiamava Yishuv”. Tutti i loro abitanti (uomini) non facevano altro che studiare il giudaismo. Vivevano della haluka – sussidi inviati dalle comunità ebraiche d’Europa. Questi fondi erano distribuiti dai rabbini, di qui la loro autorità assoluta. I capi dello Yishuv “rigettavano ogni tentativo di creare nel paese anche solo un embrione di lavoro produttivo di origine ebrea”. Si studiava esclusivamente il Talmud, nient’altro, e a un livello molto elementare. “Il grande storico ebreo G. Gretz, che ha visitato la Palestina nel 1872”, trovò che “solo una minoranza studia per davvero, gli altri preferiscono bighellonare nelle strade, restare in ozio, dedicarsi ai pettegolezzi e alla maldicenza”. Egli ritenne che “questo sistema favorisce l’oscurantismo, la povertà e la degenerazione della popolazione ebrea della Palestina” – e, per questo, dovette subire lui stesso l’herem*” [77]. Sull’indolenza giudaica si espresso affermativamente anche il compianto Bobby Fischer, al primo posto nel giardino degli ebrei giusti tra le nazioni, e alla cui memoria imperitura è dedicato questo sito.

L’interpretazione spirituale di Matteo 23:4, invece, rappresenta l’utilizzo da parte degli ebrei della proiezione giudaica: è colpa di tutto e tutti, tranne colpa loro. I “pesanti fardelli” che “impongono sulle spalle della gente”, dal punto di vista spirituale, sono i crimini commessi dagli ebrei e il peso spirituale che essi comportano. A tale scopo, un’immagine può essere più significativa delle parole:

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Nell’immagine soprastante si può osservare la raffigurazione di un ebreo che si porta il peso spirituale dell’oppressione, con altri pesi sulla schiena come, omicidio, furto, e falso. Inutile dire che l’immagine è stata usata a fini filo-giudaici. Tutto il peso di questi fardelli morali, viene proiettato dagli ebrei sui gentili, in continuazione nei secoli.

Il colmo si raggiunge con Jean Paul Sartre (ebreo, non c’è bisogno nemmeno di guardare dei marcatori di ebraicità), ateo della domenica, messianista del sabato, che ha proiettato addirittura la proiezione sui gentili, utilizzando tale meccanismo per poter spiegare lo “strano” fenomeno dell’antisemitismo.

“He authored what has to be one of the most philo-Semitic tracts of all time, “The Anti-Semite and the Jew”. The book takes as its premise the Freudian concept that anti-Semites are just projecting their own shortcomings onto Jews (“If the Jew did not exist, the anti-Semite would invent him”), and ends with the outrageous declaration that “not one Frenchman will be secure so long as a single Jew — in France or in the world at large — can fear for his life”” [78].

In teoria Sartre non è un ebreo,  ma sulle sue origini etniche c’è da dubitare, perché ha utilizzato la proiezione giudaica della proiezione giudaica, sui gentili. Difficile che si sia interessato al giudaismo solo in fin di vita, e poi i suoi trascorsi con un ex membro del gruppo Separat, la dicono lunga.

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Nella foto soprastante: Jean Paul Sartre, un gentile del sabato fin troppo filo-semita per non essere considerato un crittoebreo.

Ovviamente Cristo in questo versetto si riferiva anche alle operazioni a bandiera falsa degli ebrei. Le operazioni a bandiera falsa giudaiche sono una forma applicata di proiezione, per definizione devono essere addebitate fin dall’inizio a una fazione nemica di Israele, così che Israele possa attaccare tale fazione o per fare in modo che i nemici di tale fazione la attacchino. Per il concetto di bolscevismo invece il discorso è diverso: negli anni venti del novecento gli ebrei di tutte le russie vantavano i loro grandi contributi e menzionavano i grandi nomi ebrei del bolscevismo, quando poi i crimini del comunismo erano troppi per essere coperti ed era in preparazione il finto collasso dell’Unione Sovietica con una simulazione di lungo termine, allora si è deciso di addebitare allo “sciovinismo nazionalistico imperialista russo e in generale slavo” i crimini e i demeriti del comunismo.

  • Vanità giudaica e filantropismo simulato (Mt 23:5-7)

Gilad Atzmon (ebreo), in un libro in cui ha discusso cosa sia l’identità ebraica, racconta come si è imbattuto nel filantropismo simulato, che a suo modo di vedere, è simulato dal modo in cui gli ebrei impostano la loro identità: “Durante gli anni trascorsi in Europa ho incontrato gruppi che si chiamavano “Ebrei per la pace”, “Ebrei per la giustizia in Palestina”, “Ebrei contro il sionismo”, “Ebrei per questo” ed “Ebrei per quello”; recentemente, ho sentito che esistono anche gli “Ebrei per il boicottaggio delle merci israeliane”. Di tanto in tanto finisco col chiedermi che cosa animi tutta questa enfasi etnocentrica, separatista, pacifista. Infatti pur avendo – fra l’altro – incontrato molti attivisti per la pace tedeschi, non mi sono mai imbattuto in gruppi chiamati “Solidarietà ariano-palestinese” o “Ariani per la pace” e neanche in attivisti – che so – caucasici contro la guerra. Sono invece gli ebrei e soltanto gli ebrei a impegnarsi in campagne per la pace e la solidarietà basate sulla razza o l’etnia” [79]. Per Gilad Atzmon l’etica si perde nel momento in cui ci si identifica in base a quello che si odia o in base a quello che non si è: questo concetto è chiamato dialettica della negazione. “Nella ricerca di un'”identità politica”, l’ebreo emancipato finisce col soccombere alla dialettica della negazione: la sua identità politica viene definita in negativo piuttosto che in positivo. Riuniti in gruppo, non sono tedeschi, non sono inglesi, non sono ariani, non sono musulmani, non sono semplici proletari o noiosi pacifisti, non sono solo comuni operai: sono ebrei perché non sono nient’altro” [80].

È indubbio il fatto che il popolo ebraico sia il popolo che conta all’attivo il maggior numero di associazioni caritatevoli/filantropiche/di beneficenza al mondo, ma a giudicare da come gli ebrei in tali organizzazioni ignorano volutamente i crimini degli altri ebrei come loro, e a giudicare dallo scopo per cui spesso vengono utilizzate le cosiddette “Organizzazioni Umanitarie” – perlopiù finanziate da George Soros (ebreo) e nelle quali gli ebrei si infiltrano – cioè trovare le coordinate dei punti strategici che la NATO deve bombardare nei paesi nemici di turno esportando la “democrazia delle bombe”, oltre che portare destabilizzazione e caos nei paesi sovrani, possiamo capire cos’è il concetto di filantropismo simulato giudaico.

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Nella fotografia soprastante: George Soros (ebreo), alto finanziere e sospetto criminale. È ricercato dalle autorità di più paesi perché sospettato di aver commesso pesantissimi reati di insider trading ai danni delle economie di tali paesi, ad esempio la Malesia. Sospetto insider trader sfruttante soffiate e simulazioni giudaiche nel tempo libero, fervente filantropo simulatore a tempo pieno. Reinveste buona parte dei suoi profitti  – ottenuti in maniera fin troppo facile da non sembrare sospetta – nel sostegno e nella creazione di organizzazioni umanitarie, anch’esse accusate di commettere crimini, in particolare creare operazioni psicologiche a fini di guerra non ortodossa e spionaggio a vari livelli. George Soros è stato in gioventù un collaboratore dei nazisti, contribuendo a mandare gli ebrei nei lager. Se c’è a una persona alla quale bisogna guardare quando si parla di filantropismo simulato, quella è sicuramente George Soros.

Il filantropismo simulato lo abbiamo già visto nella simulazione giudaica di colonizzazione agricola in Ucraina e in Crimea che era finalizzata al racket ai danni dei gentili in tutto l’Occidente e nell’Unione Sovietica degli anni venti. E poi il filantropismo simulato degli ebrei è stato notato anche dal saggio Roger Dommergue (ebreo giusto tra le nazioni): ““Israele, il solo paese dove non ci sono ebrei”, perché non è là che stanno coloro che governano il mondo. Quelli che governano il mondo, usano Israele nei governi stranieri, come negli Stati Uniti. Ma non vanno in Israele, pagano qualcuno per andarci, come dice il detto…[…]… I miei zii, le mie zie, non conoscevano assolutamente nulla della Torah. Andavano ai funerali e ad altre cerimonie ebraiche solo per vantarsi, tutto qui”.

Tutta questa serie di episodi, nonché altri eventi simili avvenuti in altre epoche, ci permettono di capire Matteo 23:5-7: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente”.

  • Occultamento della gnosi pura in grado di far conoscere agli ebrei che Gesù è il Cristo (Mt 23:13)

“La Sinagoga possedeva, prima dei libri mosaici, una tradizione orale che serviva, in un certo senso, da “anima al corpo della lettera”, e senza la quale il testo correva il pericolo di restare oscuro o incompleto, o di prestarsi ai capricci dell’interpretazione individuale. Mai, sino ai nostri giorni, la Sinagoga avrebbe tollerato questo eccesso di demenza.

Orbene, mentre la legge civile in Israele era custodita dall’intera nazione, l’insegnamento orale fu affidato ad un corpo speciale di dottori, posto sotto l’autorità suprema di Mosè e dei suoi successori. <<Sulla cattedra di Mosè – disse Cristo – si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno>>” [81]. “Questa tradizione della Sinagoga antica si divideva in due rami: una evidente, la tradizione talmudica; fu in seguito conservata per iscritto e formò un Talmud puro e distinto da quelli posteriori a Cristo; fissò il senso della legge scritta. Trattava delle prescrizioni mosaiche; si sapeva, attraverso di essa, ciò che era permesso, obbligatorio, illecito; costituiva, inoltre, il livello materiale e pratico della tradizione.

Il secondo ramo era la sua parte misteriosa e sublime. Formava la tradizione cabalistica, o Càbala, cioè, secondo il senso etimologico di questa parola, l’insegnamento ricevuto tramite la parola. Questa càbala trattava della natura di Dio, dei suoi attributi, degli spiriti e del mondo invisibile. Si appoggiava al senso simbolico e mistico dell’Antico Testamento, “che era ugualmente tradizionale”; era, in poche parole, la teologia speculativa della sinagoga. Quel che vi è di essenziale nei misteri della Santissima Trinità e dell’Incarnazione non era omesso in essa, e vari rabbini si convertirono al Cattolicesimo alla sola lettura di questa Càbala” [82]. “I dottori della Sinagoga fanno risalire la Càbala antica fino a Mosè, ammettendo, tuttavia, che i primi patriarchi del mondo avevano conosciuto per rivelazione le sue principali verità.

I dottori dell’antica sinagoga insegnano all’unanimità che il senso nascosto della Scrittura fu rivelato sul Sinai a Mosè e che questo profeta trasmise, per iniziazione, tale conoscenza a Giosuè e ai suoi altri intimi discepoli. Questo medesimo insegnamento discese subito, oralmente, di generazione in generazione, senza che fosse permesso di porlo per iscritto” [83].

“Nondimeno, prima la cattività in Egitto (1300 a. C.), poi quella babilonese (VI secolo a. C.) crearono, all’interno di Israele, un immenso turbamento e la tradizione cabalistica ortodossa finì col cadere nell’oblio; e inoltre, al ritorno dei fedeli a Gerusalemme, Israele ricevette l’ordine da parte di Dio di porla per iscritto, ma i sessanta volumi di cui essa si compone non furono mai resi pubblici ed il profeta Esdra ricevette l’ordine di non affidarli ad altre mani se non a quelle dei saggi” [84]. “In seguito, quando si compirono i tempi, la colpa dei dottori della sinagoga consistette non nelle indiscrete rivelazioni dei depositari – lungi da ciò – ma nella gelosa cura che ebbero, e che il Salvatore rimprovera loro, di nascondere al pubblico la chiave della scienza, l’esposizione tradizionale dei libri santi, alla cui luce Israele avrebbe riconosciuto nella sua sacra persona il Messia” [85].

Queste che avete letto sono le speculazioni di Don Julio Menvielle, che si basa sulle argomentazioni di Drach, un ebreo convertito al cristianesimo. Nessuno è mai riuscito a dimostrare l’esistenza di una Cabala pura precristiana, quindi quelle di Meinvielle restano speculazioni. Solo perché l’ha detto Drach non significa che esistano, o siano esistiti, addirittura sessanta libri contenenti l’interpretazione mistica dell’Antico Testamento, a meglio chiarire le profezie dei Profeti riguardanti quello che i cristiani chiamano il loro Messia.

Ad ogni modo, per come lo riporta il Vangelo di Matteo, Gesù avrebbe detto qualcosa di simile: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci”. L’interpretazione cattolica che è stata data a questo passo biblico è stata l’omissione – da parte dei rabbini – di una letteratura sulla Cabala cristiana prima di Cristo, che avrebbe potuto portare ad un maggiore tasso di conversioni al Cristianesimo da parte degli ebrei del I secolo d. C. In altre versioni del Vangelo di Matteo, è stata utilizzata proprio l’espressione “chiave della scienza”, da intendersi come chiave interpretativa del Vecchio Testamento, fornita da una letteratura supplementare.

Un’ipotesi suggestiva che ci viene da formulare è che il simbolismo dei giudeo-cristiani del I secolo d. C. – scoperto nelle campagne archeologiche di Emmanuele Testa e padre Bellarmino Bagatti – potrebbe avere le sue chiavi interpretative proprio in questa letteratura di gnosi pura precristiana soppressa, menzionata dal Meinvielle.

  • Il concetto di “divorce raped” non esiste nella comunità ebraica. Per quanto possa farvi cadere le mascelle per terra dallo stupore, l’invettiva di Cristo sulla negligenza degli ebrei per la causa della vedova, è valida in tutte le epoche e nazioni. Come faceva a conoscere così bene il giudaismo, se gli ebrei continuano a dire che Cristo non è mai esistito? Conoscete degli autori greco-romani che hanno fatto insinuazioni simili?  (Mt 23:14)

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna”. Per poter comprendere pienamente il significato di questa frase, dobbiamo guardare a come sono trattate le vedove israelite nella legge ebraica, da oltre duemila anni.

“Batya Oved of Kfar Sava, an Israel Defense Forces widow since 1978 and currently unemployed, was considered a known critic of Pnina Cohen, former chairwoman of the IDF Widows and Orphans organization.

After not receiving a voting slip for the internal elections for the organization’s chair, she found out several of her friends had not received it either. Haaretz has learned they had been blacklisted along with some other 600 widows, most of whom hail from the Bedouin and Druze minorities. The blacklisted widows were not invited to events held by the organization, and excluded from receiving some benefits, according to a document obtained by Haaretz.

The document, in which the names of blacklisted widows are distinctly marked, was exposed by Nava Shoham, an activist for the right of IDF widows. It was prepared by former Chairwoman Pnina Cohen, who had recently been replaced. Cohen denies that such a document exists.

The 600 blacklisted women did not receive any correspondence from the organization, informing them of various benefits and grants afforded to IDF widows. ‘We did not receive invitations to vacations and activities over several years,’ says Oved. ‘These get-togethers are our social circle and our support group. The women marked as Cohen’s detractors were barred, as though the activities of the organization were some sort of private enterprise,’ she accuses” [86].

“In Jewish law as developed by the Rabbis, while orphans inherit their father’s estate, a widow does not inherit her husband’s estate. But the ketuhah consists of a settlement on the estate from which the widow is entitled to maintenance until she remarries.

Many Jewish communities had an orphanage in which the young charges were cared for, not always as kindly as they should have been judging by the frequent complaints found in Jewish literature” [87].

Il sito myjewishlearning.com spiega poi il concetto di “Agunot”, nonché quello di “Agunah” (la moglie incatenata): “The most agonizing moral challenge confronting Jewish law in modern times is nearly 2,000 years old. It is the plight of the agunah, “the chained wife,” which has troubled Jews through the centuries. No one who has read Chaim Grade’s powerful novel The Agunah will soon forget its tragic heroine, whose husband has left her and refuses to give her a get (Jewish divorce), so that she can never remarry” [88].

“Fundamentally, the pathetic situation of these women stems from the fact that the rabbinic interpretation of Deuteronomy 24:1-4 places the initiative for the issuance of a get solely in the hands of the husband. The tragedy has been immeasurably compounded in modern times by the erosion of authority in the Jewish community, so that the community itself is now powerless to compel the husband’s obedience” [89].

“The problem of the agunah was relatively soluble as long as Jewish tradition retained its authority and the Jewish community had the power to enforce its decisions. This condition prevailed everywhere during the Middle Ages and, until our own century, in Eastern Europe. And because it did, there were extralegal procedures, such as public opinion and social ostracism, that could be used to secure the husband’s compliance. In addition, the court could impose a herem (excommunication), which meant total isolation for the offender. Generally, the threat sufficed to bring the husband into line.

Nevertheless, the responsa–the legal decisions of the great rabbinic authorities of the Middle Ages–include many cases of unfortunate women chained to a recalcitrant or nonexistent spouse” [90].

“In sum, four principal categories of the agunah have emerged in modern times and are on the increase:

1. A man divorces his wife in the civil courts and possibly even remarries, but refuses to give his wife a get, either because of malice or greed. All too often the husband tries to extort money from his wife in exchange for the get.

2. A man disappears without leaving a trace, so that he is not available to issue the divorce that halakhah demands. During the early decades of the 20th century , when mass Jewish immigration to the United States from Eastern Europe reached its height, Yiddish newspapers published a regular feature, “The Gallery of Missing Husbands,” asking readers to help locate the errant spouses. Together with photographs, there would appear pathetic pleas for help from the deserted wives.

3. The man is lost in military action or dies in a mass explosion. In modern war, combatants are often blown to bits. Where there is no hard evidence that the soldier is dead, the wife becomes an agunah, since halakhah has no such category as “declared” or “legally” dead.

During the Russo-Japanese war of 1905, some great Russian rabbis visited the troops before they left for the front and persuaded the Jewish soldiers to issue a get al tenai, a “conditional divorce,” so as to free their wives from the status of agunah should the men fail to return. But obviously this temporary procedure, however helpful in individual cases, did not meet the growing dimensions of the problem.

4. Not strictly a case of “desertion” but similar to it is the rarer case of a childless widow who, according to halakhah, requires halitzah (release) from her husband’s brother before she can remarry. [Biblical law requires her brother-in-law to marry her to perpetuate the dead husband’s “name” by providing his wife with a child. The ceremony of halitzah releases the widow from this obligation]. This situation has also served as an occasion for extortion” [91].

È utile anche considerare l’esperienza di una vedova di un docente in un’università israeliana, che ha scritto la sua esperienza sul “The Times of Israel”:

“After my husband died I was entitled to survivors benefits from the Israeli university where he taught. There were all kind of documents that I had to sign in order to complete the transaction, but one paper was especially problematic. It was a contract which specifically stated that in the event that I got remarried I would no longer be eligible to continue getting my late husband’s pension” [92].

“The following month, I started receiving widow benefits from the Israeli Social Security (Bituah Leumi). To my surprise, I discovered that the small allowance came with a heavy price. Here it wasn’t only about getting married, but even living with a partner was enough to cost me my benefits. In order to get the less than 2000 ILS, I had to remain single and live on my own” [93].

“Under those absurd circumstances it is no wonder that most widows my age will not choose to remarry. While for me getting remarried isn’t necessary, it is a serious problem for some women, for example, for Orthodox Jewish women. A friend told me that at her religious community widows get married in secret (in order not to lose their benefits), since it is not an option to live in sin” [94].

  • Abnegazione giudaica, fervore giudaico e sovversione ideologica. Previsione dei falsi profeti dell’Apocalittica giudaica e dello Gnosticismo (Mt 23:15)

L’abnegazione giudaica è la diretta conseguenza della tensione messianica insita nel popolo ebraico. Gli ebrei sono sicuri al cento per cento che il loro Messia non solo arriverà, ma che i tempi in cui ciò avverrà sono alquanto vicini. L’abnegazione giudaica porta gli ebrei a sacrificarsi in nome della tribù ebraica, anche facendo enormi rinunce, pagando anche con la vita, se questo può essere un contributo, sia pure infinitesimale, alla venuta del Messia Talmudico. Il Fervore giudaico è l’intensità, la passionalità, la quasi-ossessione giudaica, per le attività che gli ebrei ritengono importanti, che di solito sono: fare soldi a scapito dei gentili, e avvicinare la venuta del Messia Talmudico col proprio operato. Il fervore messianico è un particolare tipo di fervore giudaico, che si contrappone sia all’indolenza giudaica, sia al parassita, al morbo, di cui gli ebrei si fanno vettori da tempi immemori: la gnosi spuria. La gnosi spuria ha diverse definizioni, ed attinge dalla Cabala Ebraica, ma in buona sostanza il più grande esperto di gnosi spuria del pianeta, Don Ennio Innocenti, sarebbe d’accordo con noi, se affermassimo che la gnosi spuria è la forma di sovversione ideologica atta ad infiltrare l’immanentismo assoluto nella mente umana e nelle religioni, nel migliore dei casi, mentre nel peggiore è la forma di sovversione ideologica che porta alla demoralizzazione e all’ostracismo teologico/autodivinizzazione, nel caso di dottrine gnostiche come la metempsicosi e l’apocatastasi per la demoralizzazione, e nel caso delle dottrine gnostiche che impiegano Ein-Soph o pleromi divini per l’autodivinizzazione o indifferentismo teologico, fino a sconfinare nell’ostracismo/ribellismo teologico, cioè nel rifiuto del divino e della trascendenza, pur riconoscendo l’esistenza di entrambi (come infatti fa notare il prof.re Luigi Copertino, esprimendosi in particolare sulla gnosi spuria moderna (anche detta gnosi gioachimita): “è necessario evitare sia la leibniziana esaltazione dell’ordine del mondo sia la critica radicale del mondo: la prima è parente dell’emanatismo, la seconda della protesta gnostica. E proprio questa ha prevalso nel novecento. La critica del mondo, da una parte si deve fermare di fronte alle misteriose possibilità positive dell’essere perfettissimo; dall’altra si deve fermare di fronte ai limiti, che restano positivi, dell’uomo. Se tutta la sofferenza del mondo dipende dal peccato dell’uomo, il peccato stende la sua ombra su tutto e accusa Dio d’impotenza. Ma era il deismo ad allontanare Dio dalla storia che così appare irredenta: di qui la disperazione e la protesta gnostica e la pretesa dell’autonomia totale che elimina il peccato dalla radice, eliminando l’ordine divino e puntando all’utopia dell’uomo nuovo con tragiche tentazioni politiche e tecnocratiche. Se non si è capaci di accettare il mondo, dando un iniziale credito a Dio, non resta che rifiutare sia il mondo sia Dio per fare un mondo nuovo senza Dio, ossia un mondo che sia esso stesso autosufficiente, perfetto, divino e senza peccato. E questa è stata la strada delle gnosi moderne che dall’ottocento in poi utilizzano anche il cristianesimo per perfezionare, con l’idea dell’incarnazione di Dio, l’immanentizzazione del divino nella storia, che ne prende il posto in prospettiva necessariamente magica” (Luigi Copertino, Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti, Sacra fraternitas aurigarum Urbis, Roma, 2018, pp. 280-281, https://t.me/la_questione_giudaica/155.). Anche se Don Ennio Innocenti nella sua opera più grande, “La Gnosi Spuria”, tende ad identificare – almeno implicitamente – la gnosi spuria con l’immanentismo, non manca di far notare al lettore che esistono forme di gnosi spuria completamente ribelli all’ordine divino (come abbiamo fatto notare poc’anzi in merito alla gnosi gioachimita), che possono essere riconducibili ad un unico propagatore, cioè il popolo decaduto, quello che si è sentito tradito da Dio tra il primo/secondo secolo avanti Cristo e il primo/secondo secolo dopo Cristo: il popolo ebraico. Tutto questo preambolo per poter affermare la cosa più grave di tutte: il popolo con il più acceso fervore messianico della storia, è lo stesso popolo che, con altrettanto fervore, diffonde tra i non-ebrei l’immanentismo (o ateismo) sotto copertura, cioè la gnosi spuria. Tornando all’abnegazione giudaica, è sempre etnocentrica, cioè gli ebrei agiscono con abnegazione totale per le cause della loro tribù, mai per i gentili. Con queste necessarie premesse possiamo riguardare Mt 23:15 sotto una nuova prospettiva: quella che ci fa vedere la verità. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi”. Attraversare il mare e la terra pur di fare un solo proselito è l’essenza dell’abnegazione giudaica, mentre il fare proselitismo, anche per un solo proselito – nello specifico convertire al giudaismo o a dottrine giudaizzanti – rientra sicuramente nel fervore giudaico, sia esso messianico oppure no. L’espressione “lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi” è un riferimento palese alla sovversione ideologica, cioè al tentativo di alterare la percezione della realtà dei gentili. Nessuno vorrebbe essere figlio della Geenna (l’inferno), ma lo diventa nel momento in cui si fa annebbiare il senso del giudizio dalla sovversione ideologica attuata dal giudeo. Che riguardi il giudeo-bolscevismo, o il giudeo-femminismo, o i movimenti per i diritti dei gay o movimenti nazionalistici, sia che si tratti della giudeo-psicanalisi freudiana, i frutti ideologici che l’ebreo offre ai gentili sono o marci dal di fuori, nel migliore dei casi, oppure sono tignosi dall’interno. In un altro passo dei Vangeli, Gesù Cristo parla degli agenti sionisti in maniera chiara, dicendo “dai loro frutti li riconoscerete”. Il giudeo-bolscevismo causa la demoralizzazione degli individui, portandoli a credere che – siccome non c’è trascendenza e l’unico prezzo da pagare è in questa vita, sul piano dell’immanenza – non c’è sacrificio in vite umane che sia troppo grande, quando si tratta di realizzare il comunismo, la rappresentazione del paradiso sulla terra. La mente di una persona affetta dal giudeo-bolscevismo considera la morale un ostacolo per la “nobile” causa del comunismo, in quanto la morale non deriva da un ambito trascendente, ma è frutto degli schemi sociali, creatisi al fine della pacifica convivenza, oramai obsoleta se non falsa, visto che la storia umana è perlopiù una storia di lotta di classe. In quest’ottica, i gentili comunisti sono senza scrupoli, spregiudicati, e cinici, in altre parole sono dei figli della Geenna il doppio di Trotsky (ebreo), pur facendo discorsi intrisi di giustizia sociale e cambiamento. Sul freudismo o psicanalisi si è già soffermato abbastanza Roger Dommergue (un ebreo giusto tra le nazioni), mentre sul giudeo-femminismo è meglio che non ci esprimiamo proprio, per ora.

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Immagine di un gay-pride celebratosi nel 2018: questi individui dagli atteggiamenti offensivi nei confronti della religione cristiana, sono dei proseliti di coloro che attraversano il mare e la terra pur di abbindolarli. Questi individui sono dei “figli della Geenna” il doppio degli ebrei che li hanno istigati.

Gesù Cristo, oltre a conoscere la sovversione ideologica, è riuscito a prevedere sia l’esistenza dei falsi profeti dell’Apocalittica, sia quelli successivi dello Gnosticismo sia quelli del Basso Medioevo. L’Apocalittica giudaica è “<<il complesso di scritti pseudonimi giudaici, sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C.>>” [95]. Tale letteratura nasce “al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso, e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi, dopo il successo di Antioco Epifane (164 a. C.), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù” [96]. Uno dei falsi profeti predetti da Cristo – assimilabile anche tra i falsi Messia adorati di volta in volta dagli ebrei – è stato Simone Bar Kochba, che fallirà nella sua missione profetica/messianica proprio nel 135 d. C., quando Adriano disperderà in maniera definitiva – nella terza e ultima Guerra Giudaica (tra ebrei e romani) – il popolo ebraico, costretto di lì in avanti a vagare tra le nazioni. Se si guarda poi alle relazioni tra Apocalittica Giudaica e Gnosticismo, scoperte dall’autore Robert Grant, risulta ovvio che anche i falsi profeti/falsi Messia dello gnosticismo, sono stati dei sovversori ideologici che attraversavano il mare e la terra pur di fare anche un solo proselito, infatti molti di loro – almeno a quanto scrivevano i Padri Della Chiesa – ad un certo punto della loro “carriera” arrivavano fino a Roma, per poter convertire i gentili alle loro idee. I vari Priscilliano, Montano, Sabellio e compagnia profetica, avevano i centri di diffusione delle loro eresie ai confini dell’impero romano, come se fossero le quinte colonne degli imperi adiacenti (un ruolo che gli ebrei avrebbero ricoperto volentieri), eppure prima o poi giungevano fino a Roma pur di mettersi in mostra. Se poi si osservano – in quanto su internet sono disponibili – le mappe di diffusione di Arianesimo, Manicheismo e altre forme di gnosticismo, è chiaro che i vettori di tali eresie non possono che essere gli ebrei, i cosmopoliti per eccellenza. Quando si guarda alle mappe di diffusione di altri eretici anticristiani come Paoliziani, Bogomili, e Albigesi nel Medioevo, si giunge facilmente alle stesse conclusioni: si tratta dei falsi profeti che attraversano il mare e la terra pur di fare anche un solo proselito, e quando lo fanno, lo rendono un figlio della Geenna il doppio di loro. Come fece Gesù Cristo a prevedere tutto questo? Gli ebrei affermano che i Vangeli sono falsi, o in altre parole, sarebbero stati scritti – non si capisce bene perché – dai Romani. Se è così che stanno le cose, allora cosa pensavano gli autori greco-romani in merito allo Gnosticismo?

  • Logica Giudaica, rispetto religioso per il denaro, radicamento nella materialità (Mt 23:16-22)

“Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.

Questi passi biblici mostrano tutto il pragmatismo e la mancanza di senso di sacralità tipica degli ebrei. Il tempio vale qualcosa nella misura in cui può portare beneficio agli ebrei, ad esempio per depositare l’oro. Non è l’oro ad essere sacro perché viene custodito nel tempio, l’oro è sacro di per se stesso. Questi passi biblici dimostrano tutto l’oppotunismo e lo spirito di sopravvivenza tipico degli ebrei. In altre parole parliamo di radicamento nella materialità da parte degli ebrei, senza un senso di elevazione spirituale. Di radicamento nella materialità – se la memoria non ci inganna – gli ebrei sono stati accusati anche da Wagner, che nei suoi scritti antisemiti ben notava il carattere simulatorio e affettato della recitazione teatrale ebraica.

Per capire invece che cos’è il senso di rispetto religioso per il denaro, dobbiamo capire che gli ebrei sono stati gli inventori della banconota, proprio grazie al fatto che una volta che giurano sull’oro, si sentono vincolati, e soprattutto, mantengono i patti (tranne se si tratta di fare guerra ai cristiani, e non solo, con l’usura).

“E’ storicamente provato che il popolo ebraico , invece di comprare merci mediante l’oro e l’argento , introducesse nel mercato come mezzi di pagamento i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli monetari documentali (terafim, mamrè ) in luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale emessa dal componente il popolo israelita era garantita solidamente da tutta la collettività ebraica. Non ci si può spiegare infatti l’assoluta fiducia riconosciuta al simbolo cartaceo , così come se fosse stato esso stesso d’oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbe nel popolo ebraico un fondamentale comandamento mosaico. Mosè infatti comandò al suo popolo l’obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza del cosiddetto anno sabatico (Deuteronomio 15, 1, 11)… Da questo comandamento derivò dunque la responsabilità solidale di tutto il popolo ebraico a garanzia del pagamento del titolo di credito emesso da uno dei suoi componenti a favore degli stranieri” [97].

Se gli ebrei non avessero avuto un rispetto religioso per l’oro e il denaro, non sarebbero mai stati in grado di far accettare ai mercanti stranieri dei titoli rappresentativi dell’oro. I mercanti andavano a fiducia con gli ebrei proprio perché conoscevano questa sorta di “religiosità”, manco gli ebrei fossero “timorati dell’oro”.

Forse i Romani conoscevano aspetti del genere riguardanti il popolo ebraico, ma chi più di un ebreo come Gesù Cristo poteva raccogliere in una singola invettiva così tante caratteristiche perlopiù esclusive del popolo ebraico?

  • Minuziosità giudaica, rispetto religioso per il denaro, ipocrisia giudaica (Mt 23:23)

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. In questa frase si possono cogliere la minuziosità giudaica, il rispetto religioso per il denaro, e l’ipocrisia giudaica. Esistono almeno due tipi di ipocrisia giudaica: quella per la quale gli ebrei accusano altri (ebrei e non) di quello che in realtà sono i primi a fare, e l’ipocrisia per la quale prima gli ebrei hanno un comportamento in una data circostanza, e quando poi conviene a loro hanno un comportamento diametralmente opposto, in forte contrasto con quello che possono aver detto/fatto poco tempo prima. È ipocrita pagare la decima per tante cose, e poi trasgredire le parti più importanti della legge, come se non contassero. Qui Cristo accusa gli ebrei di avere il denaro e/o l’oro come misura di tutte le cose: gli ebrei sono ligi al dovere, o meglio, sono ligi al denaro. Pagano in tempo e altrettanto in tempo vogliono essere pagati. Questa ossessione per i pagamenti è anche un sintomo di minuziosità giudaica, spesso presente anche nelle discussioni rabbiniche nel Talmud. La legge ebraica è piena di clausole e nella letteratura talmudica ci sono una miriade di commenti “chiarificatori”: tutto questo è minuziosità giudaica. Tale minuziosità, si contrappone alla superficialità giudaica, che è tipica degli articoli di giornale scritti dagli ebrei per i gentili o di intere testate giornalistiche dirette da ebrei. In qualunque momento della storia dall’invenzione della stampa, possiamo trovare un ebreo che stampa ricostruzioni di comodo fin troppo superficiali quando si tratta di prendere in giro l’intelligenza dei gentili, quando contemporaneamente lo stesso ebreo di perde nelle minuzie e nei cavilli delle discussioni rabbiniche quando studia il Talmud, magari sempre dandosi un tono e un aspetto “laico” agli occhi dei gentili. In questo caso abbiamo una superficialità simulata, o superficialità giudaica, e possiamo avere anche una minuziosità simulata, o minuziosità giudaica, quando magari un ebreo deve ingannare un gentile coi commenti depistanti nella Ghemara, affinché il gentile non comprenda eventuali crimini giudaici o la supremazia giudaica contenuta nella Mishna, laddove Mishna e Ghemara sono parti integranti del Talmud.

  • Simulazione giudaica convergente a mezzo di clausole giudaiche (kosher hacks). Demenzialità giudaica (Mt 23:24)

Gesù Cristo era a conoscenza degli scritti talmudici o comunque della tradizione orale che circolava nella sua epoca. Non sappiamo se parallelamente si sia sviluppato un Talmud orale e una Cabala con speculazioni cristiane prima ancora di Cristo, come vorrebbe asserire l’ebreo Drach, citato da Meinvielle, ma l’espressione “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” è un riferimento in senso spirituale al contenuto depravato della letteratura talmudica. Questa espressione simboleggia la simulazione giudaica convergente per eccellenza. Per simulazione giudaica convergente intendiamo una simulazione che si pone un obiettivo di facciata, ma l’effetto finale della simulazione è opposto o nullo. L’effetto finale si raggiunge tramite quelle che chiamiamo “clausole giudaiche”, altrimenti note come “kosher hacks”, esse sono presenti negli ordinamenti giuridici di tutte le nazioni, nelle teologie spurie di tutte le epoche, e ovviamente, le clausole giudaiche sono presenti nella letteratura talmudica al fine implicito di condonare diversi tipi di crimini. Ad esempio, vediamo come gli ebrei giustificano l’incesto nel loro Talmud, stando all’analisi di Elizabeth Dilling:

“Moses ordered the priests that: “They shall not take a wife that is a whore, or profane … for he is holy unto his God.” (Leviticus 21:7) The laws against incest are most vehement: “The nakedness of thy mother, shalt thou not uncover: she is thy mother … (Leviticus 18:7) And in the Talmud the Pharisee “sages” reverse these Biblical injunctions:
“If a woman sported lewdly with her young son, a minor and he committed the first stage of cohabitation with her — Beth Shammai say, he thereby renders her unfit to the Priesthood.” Here a footnote explains that she could not marry a priest, if this made her profane and the above Leviticus 21:7 is cited precisely.
We then learn that the dispute concerns only the age of the son, not the lewdness of the foul mother: “All agree that the connection of a boy aged nine years and one day is a real connection whilst that of one less than eight years is not [Footnote: “So that if he was nine years and a day or more, Beth Hillel agree that she is invalidated from the priesthood, whilst if he was less than eight, Beth Shammai agree that she is not.”] Here silliness reigns supreme, and one understands why Christ called the Pharisees “fools and blind:” “Beth Shammai maintaining, we must base our ruling on the earlier generations” [Footnote states: “When a boy of that age could cause conception.”] “but Hillel holds that we do not.”
The supposition that boys became fathers at eight is the silly excuse for the Shammai school to argue that the boy must be under eight to leave the mother pure. The standard throughout the Jewish Talmud is that a little boy becomes a person, “sexually mature,” at nine years and one day, — another asininity. The whole argument strains at the “gnat” of age and “swallows the camel” of incest between mother and son. (Matthew 23:24)” [98].

82

Nell’immagine soprastante: il documento 82 citato da Elizabeth Dilling sull’apologia dell’incesto tramite clausole giudaiche o “Kosher hacks”. Talmud Babilonese, Soncino, 1936 (edito dal rabbino DR. I Epstein, 1935), Sanhedrin 69b, p. 470. Le annotazioni e le sottolineature sono di Elizabeth Dilling.

Anche per il volume sulle norme che gli ebrei devono attuare il sabato, Elizabeth Dilling ha mosso critiche simili:

No Talmud book illustrates Christ’s depictions of Pharisaism better than the book of Sabbath. He said: “Ye blind guides, which strain at a gnat and swallow a camel.” (Matthew 23:24)
One way to go raving crazy is to study the Talmud book of Sabbath with its rules on what is or what is not permissible on the Sabbath. Concerning the Sabbath, even the digested laws, or Talmud Mishna in the Schulhan Aruch, take up 82 pages of Volume 2 (pages 63-145). The sum and substance of all of them is a game of subversion. A rule is set up. “How many ways are there to get around it and nullify it?” That is the problem, leading to almost endless trivia and discussion” [99].

Questi giochi di sovversione per annullare delle norme prestabilite, sono degli esempi di demenzialità giudaica. Attraverso discussioni quanto mai prolisse e assurde, si arriva a trovare, perlopiù in maniera forzata, i/il cavillo/i che permette di aggirare norme talmudiche o più spesso bibliche.

  • Sudiciume giudaico e ipocrisia giudaica. La pietra e il concetto di purezza nell’Halacka del I secolo d. C. Anche qui interpretazione materiale e spirituale vanno integrate come due facce della stessa medaglia (Mt 23:25-26)

La lingua parlata probabilmente da Gesù era il greco. Ciò ha un senso teologico per molti motivi. Molte circostanze descritte nei Vangeli e prove archeologiche odierne, ci segnalano che Gesù era un tagliatore di pietre, e non già un falegname. Infatti, grazie alle scoperte delle autorità israeliane, sappiamo oggi che nel I secolo d. C., esisteva, non lontano da Nazareth, una cava per la lavorazione della pietra [100]. Questa scoperta, insieme ad altri artifatti trovati in questa cava, può fornire un’esegesi archeologica di Levitico 11:32-34 e Giovanni 2:6. Da un punto di vista cristiano, questa scoperta da un’esegesi archeologica anche di Efesini 2:22, Isaia 28:16, 1 Pietro 2:4-8, e Matteo 16:18.

Il sito aleteia.org, riassume così la questione:

La maggior parte delle traduzioni usa la parola “falegname” per descrivere il mestiere di Gesù e di Giuseppe, ma il termine greco che leggiamo nei Vangeli di Marco e Matteo può essere interpretato in vari modi. La parola usata nei testi evangelici è téktōn, usata per artigiani e lavoratori del legno (e quindi si può tradurre come “falegname”), ma è interessante che si possa riferire anche a scalpellini, costruttori e perfino coloro che eccellevano nel loro mestiere ed erano in grado di insegnarlo agli altri. La traduzione latina che troviamo nella Vulgata, faber, mantiene i vari significati del greco téktōn. Faber era un termine generale usato per lavoratori e artigiani. Un faber poteva sicuramente lavorare come falegname di tanto in tanto, ma un falegname di mestiere era un lignarius.
Il professor James D. Tabor, studioso biblico dell’Università del North Carolina (Stati Uniti), ha suggerito che “costruttore” o “scalpellino”sarebbe una traduzione migliore per il greco téktōn nel caso di Gesù, e per motivi molto specifici. Da un lato, la predicazione di Gesù usa spesso metafore ispirate alla costruzione – riferimenti frequenti alle “pietre angolari” e alla “solide fondamenta” potrebbero suggerire che Gesù avesse familiarità con i dettagli su come progettare, finanziare e costruire una casa –, dall’altro, considerando che la regione in cui Gesù ha vissuto ed è morto non abbonda di alberi e che la maggior parte delle case all’epoca era costruita in pietra, pensare che Gesù e Giuseppe potrebbero aver lavorato con la pietra ha un certo senso.
Ma non è così semplice. Nella Septuaginta (la prima traduzione della Bibbia ebraica dall’ebraico e dall’aramaico in greco), troviamo il termine greco téktōn usato nel libro di Isaia, e anche nella lista degli operai che costruivano o riparavano il Tempio di Gerusalemme nel secondo libro dei Re, per distinguere i falegnami dagli altri lavoratori. Questa distinzione era già classica, e i greci usavano spesso la parola téktōn per riferirsi specificamente a un falegname, impiegando invece il termine lithólogos per i lavoratori della pietra e laxeutés per i muratori. Pensare che questo uso comune del termine sia stato ereditato dagli autori dei Vangeli, che conoscevano bene la Septuaginta, è logico. È però necessario paragonare anche il greco della Septuaginta con l’originale ebraico trovato in Isaia. Il greco téktōn è il termine usato comunemente per tradurre il termine ebraico kharash, usato per “artigiano”. Téktōn xylôn è però la traduzione dell’ebraico kharash-‘etsîm, “falegname”, come si legge in Isaia 44, 13.
Lo studioso biblico ungherese Géza Vermes ha tuttavia suggerito che la parola greca téktōn non sia stata tradotta dall’ebraico kharash, ma corrisponda piuttosto all’aramaico naggara. Vermes ha infatti affermato che quando il Talmud si riferisce a qualcuno come a un “falegname” potrebbe implicare che si trattasse di un uomo molto istruito. Ciò vorrebbe dire, allora, che gli autori dei Vangeli indicavano che Giuseppe era un uomo istruito, non solo saggio ma anche conoscitore della Torah, indipendentemente dal suo mestiere. Si tratta però di una posizione minoritaria, che deve fare i conti col non piccolo ostacolo dato dal fatto stesso che quando Gesù si rivela sapiente, sia da bambino sia da adulto, tutti quanti si chiedono «donde gli venga quella sapienza che gli è data» (Mc 6, 1-6), domanda che nessuno si farebbe se fosse chiaro che Giuseppe era un “grammateus”, cioè un uomo edotto nella legge. La forma sintattica utilizzata in genere dagli evangelisti è proprio quel verbo al passivo senza complemento d’agente – ovvero con il complemento d’agente sottinteso (Dio) – che viene detto “passivo divino”” [101].

Innanzitutto, molti teologi onesti intellettualmente, che hanno letto il Talmud, sono portati a pensare che le “Toledot Jeshu” “Storielle su Jeshu”, siano in realtà riferite proprio a Gesù, in termini molto, molto dispregiativi. La presenza di Gesù nel Talmud è stata denunciata da vari papi nelle cosiddette bolle pontificie sul giudaismo, che coprono un arco di settecento anni, cioè dal XIII° al XX° secolo (le bolle pontificie sul giudaismo sono disponibili sul nostro canale al seguente indirizzo Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/162). Per la tradizione cattolica, per il giudaismo post-biblico (anche se oggi non lo ammette esplicitamente) e per l’autore Peter Schafer, il “figlio di un falegname”, l'”appeso”, “lo stregone che adorava un mattone”, nonché il “figlio di una prostituta”, rappresentano sempre la figura di Gesù Cristo. Quindi i riferimenti fatti da Geza Vermes, non andrebbero nemmeno menzionati. Le polemiche sul “«donde gli venga quella sapienza che gli è data»”, sono polemiche sterili. Dall’analisi di questa invettiva, si evince che le conoscenze dell’Halacka da parte di Gesù erano tali che, non solo tale invettiva non può essere stata scritta dai Romani per dividere gli ebrei, ma che Gesù probabilmente vinceva tutte le diatribe con i farisei della sua epoca, al punto che, se finanche i dottori della Legge non trovavano argomenti contro di lui, la gente a quel tempo si è domandata “«donde gli venga quella sapienza che gli è data»”, perché se venisse solo dalla Torah, Gesù avrebbe trovato con scribi e farisei pane per i suoi denti. Questo passo del Vangelo di Marco, va interpretato in un’ottica cristiana cattolica convinta della divinità di Gesù. Questo passo dimostrerebbe il vacillare degli ebrei del I° secolo d.C., che si chiedevano: “la sapienza di quest’uomo, viene davvero solo dalla Torah? Oppure la sua sapienza gli viene dall’Altissimo?”.

Quanto all’utilizzo del termine téktōn, ci troviamo in una situazione paradossale per cui gli ebrei che hanno scritto la Septuaginta, traducendo la loro Bibbia da ebraico e aramaico in greco, hanno utilizzato tale termine per distinguere i falegnami dagli altri lavoratori, mentre i Greci in epoca classica, hanno usato comunemente téktōn per indicare specificamente la figura del falegname, e gli ebrei che avrebbero scritto i Vangeli avrebbero assecondato questa tendenza, ma quando si tratta, da parte dei non-ebrei, di tradurre dall’originale in ebraico di Isaia “téktōn è il termine usato comunemente per tradurre il termine ebraico kharash, usato per “artigiano”. Téktōn xylôn è però la traduzione dell’ebraico kharash-‘etsîm, “falegname””.

Ma aldilà delle questioni linguistiche, di Nazareth sappiamo che “era un borgo con così poche case, che il “falegname” Giuseppe non avrebbe potuto trovare il reddito necessario al sostentamento della sua famiglia. Tanto più che – come ci ricordano gli studiosi in materia – le case venivano ricavate prevalentemente nelle grotte e dunque le componenti lignee erano minime. Del tutto diverso sarebbe stato se Giuseppe avesse svolto il ruolo di “carpentiere” in giro nei paesi limitrofi. Interessante infatti sapere, a questo proposito, che a mezz’ora di cammino da Nazaret sorgeva Seffori, una delle più grandi città della regione, che era stata distrutta dai Romani nel 4 a.C. a causa di una ribellione. Il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa, aveva deciso di ricostruirla e farne la capitale del suo regno.

La città, ribattezzata Autokratis, doveva avere un piano urbanistico simile alle città greco-romane. Era previsto un teatro con 5.000 posti, che l’avrebbe fatta diventare il centro culturale più importante di tutta la Galilea. A Seffori fu allestito un cantiere che durò anni e che dette lavoro alla manovalanza di tutta la zona. In questi cantieri Gesù avrebbe potuto inoltre imparare il greco, lingua che si ritiene conoscesse, tenuto conto – fra l’altro – dei suoi colloqui prima col centurione di Cafarnao poi con lo stesso Pilato” [102].

Il rabbino Tovia Singer (ebreo) ha gioco facile nel dire che non esistono frammenti del Nuovo Testamento scritti in ebraico [103], ma siamo pronti a scommettere che il frammento di Qumran in ebraico nella grotta dove c’erano solo frammenti greci – indicizzato nel 1956, poi mai più menzionato dal 1962 in poi – fosse un frammento di Vangelo in ebraico del I secolo d. C. [104]. È ovvio che sia stato fatto sparire, cosa ci sarebbe di più vergognoso per gli ebrei, se non il dover ammettere l’esistenza di tali frammenti? Gli argomenti del rabbino Tovia Singer riguardo la lingua dei Vangeli possono essere smontati da un cristiano medio, dicendo semplicemente che ormai Gesù sapeva già di dover sancire una nuova Alleanza estesa a tutte le genti, e che per farlo aveva bisogno di imparare il greco e far diffondere i suoi insegnamenti in greco, la seconda lingua più parlata nell’impero più robusto dell’epoca. La lingua parlata da Gesù era in realtà la “Koinè, ovvero una forma molto antica di dialetto greco, conosciuta anche come “Greco Alessandrino” o “Greco Ellenistico”, in quanto fu la lingua che Alessandro Magno portò nei territori da lui conquistati già nel 332 a.C.. E’ anche chiamata “Greco del Nuovo Testamento” o “Greco Biblico”, in quanto fu utilizzata per le prime traduzioni dei testi cristiani dall’aramaico, eventualità che contribuì alla diffusione del cristianesimo. La Koinè è molto importante non solo per il fatto di essere stata la prima lingua “volgare”, ma soprattutto per la sua grande diffusione nelle civiltà del Mar Mediterraneo, durante l’età ellenistica. Una lingua quindi un po’ paragonabile all’inglese di oggi. Fu inoltre la seconda lingua dell’Impero Romano, dopo il latino. E quando i greci conquistarono e colonizzarono tutto il mondo allora conosciuto, questo loro dialetto fu parlato dall’Egitto al nord dell’India. La Koinè poi, oltre ad essere utilizzata come lingua parlata, lo fu anche come lingua letteraria ed amministrativo/burocratica” [105].

E poi ci sono prove archeologiche che gli ebrei del I secolo d. C. parlavano greco, dopotutto sono stati influenzati da Romani (influenzati dai greci), Macedoni, e dalle incursioni di Antioco Epifane IV, senza contare il fatto che gli ebrei sono il popolo con le più sviluppate capacità linguistiche al mondo. Una prova archeologica dell’esistenza di ebrei fluenti in greco nella Palestina del I secolo d. C. è l’iscrizione di Teodoto:

531

“L’epigrafe che appare nella foto è nota come Iscrizione di Teodoto. Incisa su una lastra di pietra calcarea (lunga 72 cm e larga 42), fu rinvenuta agli inizi del XX secolo sull’Ofel, colle di Gerusalemme. Il testo, scritto in greco, parla di Teodoto come di un sacerdote che “edificò la sinagoga per la lettura della Legge e l’insegnamento dei Precetti” (E. Gabba, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Marietti, Torino, 1958, p. 81). L’iscrizione, ritenuta anteriore alla distruzione di Gerusalemme del 70, conferma la presenza di ebrei di lingua greca a Gerusalemme nel I secolo (At 6:1). Secondo alcuni, la sinagoga menzionata sarebbe la “cosiddetta Sinagoga dei Liberti” (At 6:9). L’iscrizione afferma che Teodoto, come pure suo padre e suo nonno, aveva il titolo di archisinagogo, in greco archisynàgogos (“capo della sinagoga”), titolo che compare varie volte nelle Scritture Greche Cristiane (Mr 5:35; Lu 8:49; At 13:15; 18:8, 17). Afferma inoltre che Teodoto edificò alloggi per coloro che arrivavano in città da altri luoghi. Probabilmente ci si riferisce agli alloggi usati dagli ebrei che giungevano a Gerusalemme da fuori città, in particolare in occasione delle feste annuali (At 2:5)” [106].

Tutte queste premesse, ci portano ad una caratteristica saliente del popolo ebraico: il sudiciume giudaico. Nell’interpretazione che bisogna dare a questo passo dell’invettiva, senso materiale e spirituale si fondono, nel senso che il sudiciume fisico giudaico, non è che il riflesso delle sozzure spirituali contenute nel Talmud Babilonese e nell’operato degli ebrei. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!”. Il sudiciume giudaico viene rivelato dal crittoebreo Adolf Hitler, che nel Mein Kampf, si abbandona a varie rivelazioni sul popolo ebraico, tra le quali viene menzionato l’aspetto un po’ sudicio di questi ebrei ortodossi con le loro lunghe treccioline, che Hitler vedeva circolare nell’Austria e nella Germania dei suoi tempi. Il sudiciume giudaico degli ebrei ortodossi si nota anche in un episodio avvenuto in Italia, subito classificato dagli ebrei come antisemitismo: il personale di un albergo aveva messo un cartello nei pressi della piscina che invitava gli ebrei ortodossi a farsi una doccia, nel caso volessero fare un bagno in piscina. Inutile dire che per questo episodio increscioso degli italiani hanno perso il posto di lavoro. E poi c’è la famosa immagine su Internet, del gruppo di ebrei ortodossi che scava nei cassonetti della spazzatura. Se neanche questo dovesse bastare, la prof. Anna Foa (ebrea), sa bene che gli ebrei nel Medioevo venivano considerati come i responsabili della diffusione della peste se non delle malattie in genere, in quanto venivano considerati sporchi al punto da essere considerati come degli autentici vettori di diverse malattie. L’ipocrisia giudaica sta nell’intemperanza e nella rapina di cui sono pieni bicchieri e piatti usati dai farisei. Il collegamento con un punto di vista spirituale qui è evidente. Gli ebrei si fanno belli di fuori, specie agli occhi dei gentili, ma poi commettono ogni genere di crimine. Ma visto il significato assegnato (implicitamente) dall’Halacka del I secolo d. C. alla pietra, cioè un significato legato al concetto di purezza, e visto che la pietra è di solito considerata il simbolo dell’immutabilità, si può speculare che Cristo qui abbia inteso parlare agli ebrei, tra le altre cose, e in maniera implicita, anche di verità immutabili di tipo divino. Considerando che il Talmud Babilonese, ad un’analisi attenta, fallisce nel suo tentativo di accreditarsi come un libro religioso di stampo monoteista, quello che Gesù ha voluto dire in Matteo 23:25-26, è anche questo: “Perché continuate da fuori a spacciarvi come monoteisti, quando dentro i vostri testi dominano paganesimo, superstizioni, idolatria e panteismo da Ein-Soph? Ripulite i bicchieri (cioè i vostri scritti e i vostri discorsi) dall’interno, dai quali attingete parte del vostro nutrimento (spirituale), affinché anche l’esterno diventi netto! Spurgate dagli elementi spurii i vostri scritti e i vostri discorsi, perché chi vi legge e/o ascolta vede che l’esterno del bicchiere non è netto, intuendo la sporcizia (spirituale, oltre alla sporcizia teologica dovuta alle eresie) che vi è all’interno”.

“Or c’erano là sei recipienti di pietra, usati per la purificazione dei Giudei, che contenevano due o tre misure ciascuno” (Giovanni 2:6). “Qualsiasi cosa su cui uno di essi cadesse quando sono morti sarà impura; sia essa un utensile di legno o vestito o pelle o sacco o qualsiasi oggetto usato per lavoro, dev’essere messa in acqua, e sarà impura fino alla sera; poi sarà pura. Qualsiasi vaso d’argilla entro cui uno di essi cade, lo romperete; e tutto ciò che si trova in esso sarà impuro. Ogni cibo commestibile su cui cade l’acqua di tale vaso sarà impuro; e ogni sorso che possa essere preso da esso sarà impuro” (Levitico 11:32-34). Giovanni 2:6 ha una giustificazione archeologica, cioè la cava di pietra di cui abbiamo parlato, e dimostra che gli ebrei trovarono una clausola “di pietra”, un’eccezione, alle regole loro impostegli da Levitico 11:32-34.

“Perciò così dice il Signore, l’Eterno: «Ecco, io pongo come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una testata d’angolo preziosa, un fondamento sicuro; chi crede in essa non avrà alcuna fretta” (Isaia 28:16). “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Matteo 16:18). In particolare, per quanto riguarda questo versetto di Matteo, visto che anche di fronte a scribi e farisei Gesù ha fatto riferimento a se stesso come a qualcosa fatto di pietra, con la famosa frase “distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni”, è probabile che con la frase “su questa pietra edificherò la mia Chiesa” lui si stesse riferendo ancora una volta a se stesso, anziché a Pietro. Ma il dibattito su questa frase è ancora molto acceso, specie quando si tratta di mettere in discussione la legittimità del potere temporale dei Papi, più che necessario per contrastare le innumerevoli eresie che hanno afflitto la Chiesa: se non ci fosse stata una gerarchia, se non ci fosse stato un Capo, il cristianesimo sarebbe finito con la crocifissione del suo fondatore e capo: Cristo. In realtà, è un po’ più complicato di così.

IL CONCETTO DEL CAMBIO DI NOME NELLA BIBBIA OPERATO DA DIO IN PERSONA, E IL CONTESTO LINGUISTICO IN CUI SONO STATI REDATTI I VANGELI, DIMOSTRANO CHE GESÙ NOMINÒ PIETRO SUO SUCCESSORE DIRETTO SULLA TERRA. L’ESPRESSIONE “SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA” SI RIFERISCE CONTEMPORANEAMENTE A CRISTO E AL SUO RAPPRESENTANTE/VICARIO SULLA TERRA.

Pietro Dimond, ci dà un’ottima spiegazione – basata sul Vecchio Testamento – per poter interpretare correttamente questo spinoso passo di Matteo che abbiamo appena menzionato. Rivediamolo nel giusto contesto:

“Matteo 16:16-19: “E Simon Pietro, rispondendo, disse: Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente. E Gesù, rispondendo, gli disse: Tu sei beato, o Simone, figliuol di Giona, poiché la carne ed il sangue non t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è ne’ cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli”” [107].

Qui, secondo Dimond, bisogna soffermarsi su un pronome in particolare:

“Gesù Cristo affermò: “Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa Universale”. La parola Greca per questa, nel senso di questa pietra, è il pronome dimostrativo taute. In tale contesto esso significa questa stessa pietra o questa vera e propria pietra. Taute è utilizzata allorché si desidera richiamare l’attenzione con enfasi speciale su di un determinato oggetto, sia in prossimità fisica del narratore che nel contesto letterale dell’autore” [108]. “Nell’Anglosassone versione della “Sacra Bibbia” di Re Giacomo taute in 1 Corinzi 7:20 è tradotta come la medesima ed in 2 Corinzi 9:4 come questa medesima” [109]. “Laonde, l’affermazione di Gesù Cristo nei confronti di San Pietro detenne tale significato: “Tu sei Pietro e su questa medesima pietra Io edificherò la Mia Chiesa Universale“. Dal contesto fornito questa pietra si
riferisce naturalmente a San Pietro” [110]. Ma una questione ancora più importante dell’uso del pronome “taute” nel manoscritto greco di riferimento, è il cambio di nome Simone, figlio di Giona, in Pietro. “Nel Vecchio Testamento un cambio di nome denotava una nomina, una chiamata speciale od un cambio di stato. In Genesi si legge ciò che segue circa Abrahamo. Genesi 17:5: “E tu non sarai più nominato Abramo; anzi il tuo nome sarà Abrahamo; perciocché io ti ho costituito padre d’una moltitudine di nazioni“.
Iddio cambiò il nome di Abrahamo da Abramo ad Abrahamo perciocché il nuovo nome avrebbe denotato il suo ruolo speciale come guida del popolo di Dio. Abrahamo fu scelto per essere il padre di molte nazioni, anch’egli fu appellato roccia, come si dimostra. In Ebraico Abram significa un alto padre, mentre Abraham significa il padre della moltitudine. Parimenti, in Genesi 32:28, si legge che Iddio cambiò il nome di Giacobbe in Israele di modo da tipificare la posizione od il ruolo speciale di quest’ultimo. Pertanto, in aggiunta alle altre cose importanti che Gesù Cristo dichiara a San Pietro in Matteo 16, il cambio del nome di San Pietro da Simone a Pietro serve a confermare la posizione speciale di San Pietro assieme al suo nuovo stato” [111]. Per Dimond, la pietra cui fa riferimento Gesù Cristo in Matteo 16:19, rappresenta contemporaneamente sia Cristo che Pietro, non nel senso letterale, bensì nel senso che si evince dalle sue parole, che contengono ulteriori esempi: “il fatto per cui il Cristo è il basamento od il fondamento, come si legge in Efesini 2:20, non significa che il Cristo medesimo non avrebbe potuto stabilire la possessione di un ufficio perpetuo da parte di un Apostolo, egli stesso da divenire la pietra sopra la quale la Chiesa Cattolica sarebbe stata edificata. I due concetti non si escludono mutualmente. Ad esempio: Gesù Cristo è il Buon Pastore, Giovanni 10:14, ciò malgrado, egli rese a San Pietro la responsabilità di pascere il Suo gregge, come leggesi in Giovanni 21:15-17. Gesù Cristo è quello con le chiavi, Apocalisse 1:18; 3:17, ciononostante, egli rese le chiavi a San Pietro” [112]. O ancora: “Iddio è dichiarato essere la roccia nel mezzo di tutto il Vecchio Testamento, specificatamente in Deuteronomio 32:4, bensì anche Abrahamo è descritto come la roccia in Isaia 51:1-2. Deuteronomio 32:4: “L’opera della Rocca [Dio] è compiuta; Conciossiaché tutte le sue vie sieno dirittura; Iddio è verità, senza alcuna iniquità; Egli è giusto e diritto”. Isaia 51:1-2: “Ascoltatemi, voi che procacciate la giustizia, che cercate il Signore; riguardate alla roccia onde siete stati tagliati, e alla buca della cava onde siete stati cavati. Riguardate ad Abrahamo, vostro padre, ed a Sara, che vi ha partoriti; perciocché io lo chiamai solo, e lo benedissi, e lo moltiplicai”. Il Vecchio Testamento afferma di guardare alla roccia, di guardare ad Abrahamo. Abrahamo è descritto essere la roccia perciocché egli fu il padre di tutti gli Israeliti. Il nome di Abrahamo venne mutato da Abramo all’attuale di modo da significare il suo ruolo come roccia e padre del popolo di Dio. Non calzava, quindi, che Gesù Cristo nel Nuovo Testamento potesse scegliere qualcuno come la roccia e padre del nuovo Israele, la Chiesa Universale? Sì ed è per ciò che il nome di Simone fu cambiato a Pietro, significante pietra” [113].

(Da un punto di vista tipologico, Abrahamo rappresenta il tipo di ciò che verrà, cioè Pietro, l’antitipo. Così come Abrahamo è stato il padre biologico della moltitudine di Israeliti, così Pietro, la nuova roccia, o nuova pietra, rappresenta, nel Nuovo Testamento, il padre spirituale di una nuova moltitudine, quella dei cristiani di tutte le etnie, che diventano così i nuovi Israeliti, i nuovi Ebrei, rendendo l’Alleanza tra Dio ed Abramo il tipo della Nuova ed Eterna Alleanza (antitipo della Vecchia Alleanza), quella tra Cristo e Pietro, nonché tra Dio e Roma. La tipologia biblica è in perfetto accordo con la teologia cattolica del rimpiazzo (“replacement Theology”) per cui i cristiani sono diventati i nuovi Ebrei, il nuovo popolo eletto, attraverso un nuovo Patto siglato col sangue di Cristo e iniziato esattamente quando il sangue del Testimone (Cristo appunto) è stato versato fin sopra l’Arca dell’Alleanza). Infatti, il luogo in cui l’archeologo Ron Wyatt ha affermato di aver rinvenuto l’Arca dell’Alleanza, è l’unico posto in cui ha un senso teologico che vi si trovi, cioè esattamente sotto quello che Ron Wyatt ha identificato come il Golgota.

Secondo Dimond inoltre, esiste l'”evidenza Biblica interna per cui il nome di
Pietro in Greco, Petros, è equivalente a petra, la pietra sopra la quale fu edificata la Chiesa Cattolica. L’evidenza interna proviene da Giovanni 1:42…[…]…Giovanni 1:42: “E Gesù, riguardatolo in faccia, disse: Tu sei Simone, figliuol di Giona; tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire: Pietra“. In Giovanni 1:42 il nuovo nome di San Pietro è reso nella sua forma Aramaica: Cefa. Taluni potrebbero domandare: “Io pensavo che il nome Aramaico di San Pietro Cefa fosse reso con la lettera k, non è così?”. Sì, tuttavia, nella versione Italiana di Giovanni 1:42 Cefa è semplicemente la versione Italianizzata del nome Aramaico, scrivibile con la k. Laonde, Giovanni 1:42 detta che Cefa, il nome dell’Apostolo, è tradotto pietra.

Cefa = Il nome di San Pietro (Giovanni 1:42)

Si conosce anche che Cefa potrebbe essere tradotto come petra, la parola per la pietra sopra la quale è edificata la Chiesa Cattolica, Matteo 16:18. Giacché Cefa eguaglia il nuovo nome di San Pietro, come dettato da Giovanni 1:42, e Cefa eguaglia petra, la parola per pietra, è innegabile che il nuovo nome di San Pietro eguaglia petra, la pietra” [114].

A tutto ciò si devono aggiungere altre considerazioni linguistiche:

“I Protestanti argomentano come Gesù Cristo non potesse affermare che San Pietro sarebbe stato la pietra in virtù della differenza tra le due parole in Greco. Essi osservano che nel Greco originale di Matteo 16:18 il nome di San Pietro è Petros, il che significa sasso, mentre la parola denotante pietra è petra, la quale significa pietra, possibilmente larga. Il testo Greco detta: “Tu sei Pietro (Petros) e su questa medesima pietra (petra) Io edificherò la Mia Chiesa Universale”. Tuttavia, tale argomento è confutato dai seguenti punti. Primo, le parole Petros e petra detenevano il medesimo significato, pietra, nel Greco in uso al tempo del Cristo. In della assai più precoce poetria Greca Petros significava piccolo sasso e petra pietra larga, ciò malgrado, tale lieve distinzione era già sparita al tempo della composizione in Greco del Santo Vangelo di San Matteo, circa tale punto si consulti la citazione del Protestante D. Carson (“Nonostante la verità donde Petros e petra possono rispettivamente significare sasso e pietra nel Greco antico la distinzione è largamente confinata alla poetria. In aggiunta, il sottostante Aramaico è in questo caso inopinabile e molto probabilmente cefa fu utilizzata in entrambe le clausole, Tu sei Cefa e su questa cefa, in quanto la parola venne utilizzata sia per il nome che per una pietra… Il testo Greco distingue tra Petros e petra solamente perciocché esso desidera preservare la paronomasia e nel testo Greco il femminile petra potrebbe mai
fungere come nome al maschile” nda)” [115]. “La distinzione minore tra Petros e petra esiste solamente nel Greco Attico e non nel Greco Coinè. Il Santo Vangelo venne stilato in Greco Coinè, nel quale sia Petros che petra significano pietra. In aggiunta, giacché esisteva una parola per sasso Gesù Cristo l’avrebbe potuta utilizzare. Essa è litos. Qualora Gesù Cristo avesse voluto appellare San Pietro un sasso e non pietra, Petros, allora Egli avrebbe utilizzato litos. Egli bensì ciò non fece. Egli utilizzò Petros, significante pietra. Tuttavia, dovesse esistere un’equazione tra San Pietro e la pietra perché allora furono impiegate parole distinte: Petros e petra? La risposta è trovabile nell’importante fatto per cui Gesù Cristo parlava in Aramaico e non in Greco” [116].

Non vogliamo qui usare la tattica dei dizionari rotanti, quella è roba da ebrei. Nessuno può accusarci di fare ciò in quanto aramaico e greco Coiné concordano quando si parla del ruolo di Pietro come pietra sulla quale deve essere edificata la Chiesa. Bisogna inoltre precisare che il termine “Cefa”, in aramaico, è di genere neutro, per questo andava bene in entrambe le proposizioni potendolo ripetere, “petra” in greco è di genere femminile ed è la diretta traduzione di “Cefa”, e per tradurre il cambio di nome di Simone in Pietro serviva un significante diverso, con lo stesso significato di “petra”, ma di genere maschile, “Petros” appunto. È anche presumibile che Gesù parlasse sia l’aramaico che il greco Coiné. Infatti, che credibilità avrebbe un Messia che viene ad annunciare una nuova Legge estesa a tutte le etnie, quando non sa parlare neanche due lingue? In particolare, coi semplici pescatori – suoi discepoli o apostoli – nonché con le folle giudaiche, è probabile che parlasse aramaico, mentre con i Romani, coi mercanti ebrei e anche con alti funzionari religiosi ebraici – i quali dovevano spesso interfacciarsi coi Romani – parlava verosimilmente greco Coiné. Per questo la conversazione tra il fariseo discepolo di Gesù, Nicodemo, e Gesù stesso, ha senso soltanto in greco Coiné e non in aramaico, come giustamente fa notare il rabbino Tovia Singer [117]. La conversazione a cui si riferisce il rabbino è in Giovanni 3:1-5:

“C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” [118]. Qui la versione C.E.I. della Bibbia fonde “nascere di nuovo” e “nascere dall’alto” con la formula “rinasce dall’alto”.

Per via di un gioco di parole per cui in greco “nascere dall’alto” e “nascere di nuovo” vengono resi con la stessa parola, e per via del fatto che in aramaico questa frase non avrebbe senso, il rabbino Tovia Singer vorrebbe ridurre il Vangelo di Giovanni a falso storico scritto dai Romani. Ma la questione è lungi dall’essere risolta. Per prima cosa esiste un Nuovo Testamento in aramaico, detto “Khabouri”, e lasciando perdere le speculazioni filologiche degli studiosi, tale traduzione restituisce così gli stessi passi di Giovanni:

Schermata del 2020-03-02 14:25:12

E poi se è per questo, caro rabbino Tovia Singer, lei dovrebbe avere l’onestà intellettuale  – qualità davvero rara negli ebrei, quasi sempre è apparente perché per un ebreo è legale dire la verità a un non-ebreo, purché mostri agli altri ebrei che sta palesemente mentendo su altri argomenti, e in seguito vedremo degli esempi di questo fenomeno – di dire che se i giochi di parole presenti nel Vangelo di Giovanni hanno senso soltanto in greco anziché aramaico, è vero anche il contrario: ci sono giochi di parole in suddetto Vangelo, che hanno un senso solo con una retroversione in aramaico, come a suggerire che il Vangelo di Giovanni in greco sarebbe una traduzione di un originale in aramaico. Infatti vediamo:

Schermata del 2020-03-02 15:08:06

(https://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Testamento_in_aramaico#Giochi_di_parole)

Il passo di Giovanni in questione (Gv 8:39), recita:

“Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!”.

E adesso come la mettiamo Rabbi? Ad ogni modo, la versione di Tovia Singer potrebbe trovare il contraddittorio che merita nel libro “The Aramaic Origin of the Fourth Gospel” di C. F. Burney. Si potrebbe obiettare che Gv 8:39 riguarda una conversazione tra farisei e Gesù, quindi avrebbe potuto essere benissimo in greco, ma Giovanni 8:1-2 chiarisce che c’era la folla giudaica ad ascoltarlo: “Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava”. Quindi è verosimile che per farsi ascoltare e comprendere da tutti, Gesù abbia pronunciato queste frasi in aramaico, anziché nel greco che avrebbero potuto capire solo mercanti ebrei con contatti estesi, oppure funzionari religiosi con un’autorità politica su Israele, che dovevano dialogare con il loro padrone di turno a quel tempo: i Romani. Se nello stesso libro, attraverso retroversioni sia in greco che aramaico riscopriamo dei giochi di parole, o gli autori dei Vangeli erano dei troll professionisti oppure è verosimile che Gesù parlasse sia il greco che l’aramaico, e che facesse giochi di parole in entrambe le lingue, anche se questo poi pone il problema di capire le capacità linguistiche degli autori dei Vangeli, per poter discernere tra giochi di parole “originali” e giochi di parole postumi, inseriti nelle copie dei Vangeli successive ai testi di partenza. Riteniamo che questi giochi di parole siano importanti. Se dovessimo classificarli in qualche modo, useremmo l’espressione “checkpoints linguistici/filologici”, nel senso che rappresentano una finestra sul probabile testo originale dal quale sono stati ricopiati. Non mettiamo in dubbio che gli ebrei siano dei buontemponi che nascondono facezie e easter egg giudaici ovunque, ma gli easter egg giudaici presenti nella Bibbia – anche quelli di recente inserzione – sono comunque migliori di quello che la mente di un ebreo ha partorito per il video-game “Far Cry 4”: chiamare il “cattivo” della quarta edizione di Far Cry col nome “Pagan Min”**.

Tornando invece al discorso di “Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa”, anche volendo tralasciare le questioni linguistiche, ci sono comunque le questioni del “cambio di nome” come procedura simbolica di assegnazione di un incarico, e dell'”appellativo riferito a più soggetti”, anch’esso tipico del Vecchio Testamento, e rinvenibile nell’esempio Deuteronomio 32:4 – Isaia 51:1-2. Che lavoro certosino che avrebbero fatto i Romani per produrre questi falsi storici antisemiti chiamati Vangeli, dico bene rabbino Tovia Singer?

  • Propaganda giudaica (realismo giudaico): la propaganda israeliana di oggi è la quintessenza dei sepolcri imbiancati di ieri (Mt 23:27-29)

La propaganda israeliana è abile nel fare il lavaggio del cervello ai gentili che non conoscono le manipolazioni degli ebrei, e non studiano in contraddittorio la cosiddetta “questione palestinese”. Non ci fraintendete, quando diciamo che gli arabi sono degli animali…INTENDIAMO DIRE CHE SONO PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ANIMALI…mentre gli ebrei sono…loro “cugini” semiti…e non sono certo da meno. Semplicemente gli ebrei sono “più raffinati nel loro essere degli animali”, rispetto agli arabi. Ad ogni modo, l’Israeli Defense Force – le forze di difesa israeliane – si vantano di essere “The World’s most Moral Army” (“il corpo armato più etico al mondo”). C’è solo un problema con questa pubblicità: non è poi così convincente se l’IDF celebra e istiga l’uccisione di civili arabe incinte con lo slogan “One Shot Two Kills” (“un colpo due morti”).

Nelle fotografie soprastanti: in alto a sinistra una foto di un militare dell’IDF raffigurante una donna araba incinta nel mirino di un cecchino e sotto la scritta “1 shot 2 kills” [119] (“un colpo due morti”).  A destra una maglia raffigura un bambino palestinese nel mirino di un cecchino, con la scritta che si legge da sopra a sotto “Better use Durex” [120] (“Uso migliore Durex”, come a significare che i bambini palestinesi uccisi fungono meglio come preservativi nella loro esistenza terrena). Ancora a destra una maglia raffigura un bambino palestinese armato nel mirino di un cecchino e la scritta in ebraico che si legge dall’alto verso il basso (e da destra verso sinistra) “the smaller they are, the harder it is” [121] (“più piccoli sono, più è difficile”). In basso a sinistra una maglia raffigurante l’angelo della Morte vicino a un fucile e a una citta araba, con la scritta in ebraico dall’alto verso il basso “Let every Arab woman know I hold the fate of her child in my hands” [122] (“Lasciate che ogni donna araba sappia che ho il destino di suo figlio nelle mie mani”). In basso a destra una maglia raffigurante una moschea incendiata e sopra la scritta in ebraico “Only God forgives” [123] (“Solo Dio perdona”).

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Sopra: immagine della propaganda giudaica raffigurante a sinistra un terrorista islamico che usa una donna con un passeggino come scudo umano, a destra un soldato israeliano che protegge due bambini che giocano con una palla. Sotto si può leggere la scritta “The World’s Most Moral Army” (“L’esercito più etico al mondo”), un chiaro riferimento all’esercito israeliano, anche noto come Israeli Defense Force. C’è un problema in questa immagine: i primi ad usare i bambini come scudi umani sono gli ebrei, mentre accusano gli arabi di fare ciò.

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Nell’immagine: stralcio di un articolo del Daily Mail in cui si vede un bambino palestinese legato dagli ebrei su un mezzo militare israeliano: cercavano di evitare che i suoi amici arabi continuassero a tirare pietre sui veicoli.

Esistono diverse prove che Hamas utilizza la sua stessa gente (militanti di Hamas e civili) come scudi umani. Gli ebrei sono più fortunati: hanno abbondanza di palestinesi coi quali farsi scudo.

Al seguente indirizzo Telegram si può vedere un servizio del Guardian sull’utilizzo da parte di Israele, di scudi umani palestinesi: https://t.me/la_questione_giudaica/185

Alla luce di questi elementi, che si possono osservare in questo secolo come anche nei precedenti secoli (cioè i tentativi degli ebrei di accreditarsi agli occhi del mondo come un popolo estremamente morigerato e dagli elevati valori morali/spirituali) possiamo capire ciò che è stato detto da Gesù Cristo nel primo secolo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti”.

A proposito di adornare le tombe dei giusti, bisogna osservare un altro fenomeno tipico del giudaismo, in perfetta contrapposizione con quanto scritto poc’anzi: la celebrazione dei macellai. Con questa espressione si intende l’atteggiamento di glorificare grandi criminali di etnia ebraica, mostrando al mondo soltanto quello che di giusto avrebbero fatto, specie per le cause del giudaismo. Non tratteremo questo aspetto in questo scritto. In altre parole, il “realismo socialista” ha origini chiaramente ebraiche, e andrebbe chiamato “realismo giudaico”. Secondo questo realismo, le ricostruzioni storiche o di eventi recenti nella storia del giudaismo, così come le biografie di ebrei famosi, non sono quelle reali secondo verità. Sono versioni affette da realismo giudaico, cioè vengono propinate le versioni dei fatti che più sono ritenute utili dagli ebrei per i fini del giudaismo, comprensive quindi di iperbole strategica – cioè esagerazione dei meriti e delle sofferenze degli ebrei – o di eufemizzazione strategica – cioè la minimizzazione dei demeriti degli ebrei o anche la minimizzazione della loro presenza/coinvolgimento in fatti di cronaca o eventi storici quando in una data occasione conviene fare ciò.

  • Modulo Kennedy su tutti i profeti (Mt 23:30-32)

Se dovessimo assegnare un’origine alla tattica giudaica nota con l’espressione “Modulo Kennedy” – cioè la tendenza degli ebrei ad uccidersi tra loro o ad uccidere i loro alleati quando non gli servono più da vivi – di sicuro saremmo portati a dire che il Modulo Kennedy nasce con l’uccisione dei primi profeti di Israele. Di più: se si trovassero le prove archeologiche dell’esistenza della cosiddetta “Arca dell’Alleanza”, noi ci spingeremmo fino ad asserire che gli ebrei, in maniera ipocrita, dopo essersi macchiati del sangue dei loro stessi profeti, andavano a versare quest’ultimo anche sull’Arca, laddove la tradizione vuole che gli ebrei versassero il sangue degli empi, di coloro che sono stati ingiusti. È interessante notare come anche nel Corano, il libro sacro dell’Islam, gli ebrei sono concepiti come gli assassini per eccellenza, in particolare anche nel Corano hanno la nomea di essere degli assassini di profeti, tant’è vero che nel Corano c’è scritto che l’esecutrice materiale dell’omicidio di Maometto – il più importante profeta dell’Islam – è una donna ebrea che lo avvelena attraverso un inganno. La convergenza di Islam e Cristianesimo sulla reputazione degli ebrei come assassini dei profeti, ci dà la sicurezza di poter ipotizzare che questa accusa sia verosimile, e che verosimilmente i primi Moduli Kennedy della storia, siano proprio gli omicidi dei profeti. Dopotutto, è nella Bibbia stessa che si menzionano i dissapori tra gli ebrei e i loro stessi profeti: Zaccaria viene accusato di essere un bugiardo, Geremia viene accusato di intendersela coi Caldei dell’epoca, e il povero Michea si lamenta in continuazione degli ebrei, mostrando un atteggiamento fin troppo negativo, secondo Israele.

Ad ogni modo, i versetti dell’invettiva antigiudaica universale recitano:

“e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!”.

Anche qui, a dispetto della posizione ufficiale della Chiesa Cattolica prima del Concilio Vaticano II (o dovremmo dire del 1939?) – cioè una posizione di antigiudaismo, ovvero di opposizione al popolo ebraico da un punto di vista meramente teologico – Gesù Cristo si fa fautore di un antisemitismo biologico, e ciò è confermato dal versetto precedente:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti”.

L’interpretazione, è semplice: “Cari ebrei, è inutile che fate tanto i perfettini innalzando i sepolcri ai profeti e adornando le tombe dei giusti, quando voi stessi siete i primi ad ammettere che i vostri stessi padri hanno ucciso i profeti. Credete forse che il sangue sia acqua? Se i vostri padri erano degli assassini di profeti cosa vi fa pensare che voi siate migliori di loro? Mostrare del rispetto superficiale per i profeti non basta. Se i vostri padri erano degli assassini di profeti, voi che avete il loro sangue in corpo, vi comporterete in maniera forse migliore, ma comunque simile. Buon sangue non mente, se dite che i vostri padri, della generazione precedente, erano degli assassini di profeti, voi dell’attuale generazione non li smentirete: sarete voi stessi degli assassini di profeti. I vostri peccati rimangono, e sono in buona parte rappresentati dai peccati dei vostri padri”.

Questi versetti ricalcano un tema già affrontato nel Vecchio Testamento: il ricadere dei peccati dei padri, sui figli stessi. Infatti, in Esodo 20:5-6 cioè nei ” 10 comandamenti, Dio affermò di punire l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che lo odiano, e di usare bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti. Ci sono anche alcuni esempi di figli uccisi perché il loro padre peccò (Gios 7; 2Sam 21:1-9). Questo principio non sembra giusto a noi. Inoltre, alcuni brani dichiarano che i figli giusti non pagheranno per l’iniquità di padri ingiusti (Dt 24:16; Ger 31:29-30; Ez 18:1-20), e dobbiamo capire come riconciliare questi brani con il principio dei 10 comandamenti.

Anche se le versioni italiane di solito traducono nei 10 comandamenti che Dio punisce l’iniquità dei padri sui figli, è forse una traduzione troppo forte. Letteralmente Dio “visita” l’iniquità (come nella versione Diodati e molte versioni inglesi) dei padri sui figli. In altre parole, Dio manda le conseguenze del peccato ad altre generazioni, non la colpa del peccato. Infatti, è la verità che spesso i figli pagano per uno stile di vita sbagliato da parte dei genitori. Un’altra possibile spiegazione è che “quelli che mi odiano” si riferisce ai discendenti. Cioè, i discendenti che odiano Dio sono puniti per l’iniquità degli antenati, perché colpevoli verso Dio proprio come loro. Non ci sarebbe nessuna ingiustizia in questo caso. Però, è anche possibile prendere la frase come una descrizione dei padri, cioè che Dio punisce l’iniquità dei padri che lo odiano sui loro figli, per cui non possiamo essere sicuri che sia l’interpretazione giusta del versetto.

Dall’altra parte, Ger 31:29-30 e Ez 18:1-20 descrivono la situazione che riteniamo sia giusta, che ognuno muore per il proprio peccato. Però c’è una precisione che sarà approfondita nel seguente paragrafo. Dt 24:16 invece descrive una situazione giudiziaria, quello che un giudice dovrebbe fare, non Dio nel suo giudizio.

C’è però un altro principio da considerare, che per noi è molto difficile da comprendere, perché contrario alla nostra cultura. Nelle culture del medio oriente, dove la Bibbia è stata scritta, il principio della solidarietà è scontato. Solo relativamente recentemente nell’Occidente il principio dell’individualismo ha preso il sopravvento. Che sia un principio che Dio usa nel suo modo di trattare le persone è dimostrato da Rom 5:12-19, dove il peccato e la morte sono passati a tutti dal nostro rappresentante Adamo, e la grazia di Dio è passata alle molte persone di cui Gesù Cristo è il rappresentante. Mentre Dt 24:16 proibisce che un tribunale punisca chi è estraneo al peccato di qualcuno, non esclude che il peccato e la colpa possono essere trasmessi da un capo, né che tutti i seguaci del capo (la famiglia, la tribù, la nazione, o altri) sono responsabili per le azioni del capo, sia per bene sia per male. Questo principio spiega due casi difficili. Il primo è la distruzione di tutta la famiglia e i possessi di Acan quando Acan prese dell’interdetto di Gerico (Gios 7). Quando Acan peccò, tutto Israele soffrì (Gios 7:29), perché era come se tutto Israele avesse peccato – infatti il peccato di Acan era chiamato un’infedeltà degli Israeliti (Gios 7:1,11). Quello che Acan fece (come pure quello che noi facciamo) ebbe delle conseguenze sugli altri, sia materiali (la sconfitta dell’esercito) sia spirituali (il popolo non era più santo, ma interdetto) (Gios 7:12). In realtà, tutto il popolo andava distrutto, ma Dio nella sua grazia limitò la distruzione alla famiglia di Acan. Il secondo è la morte di sette nipoti di Saul per un peccato di Saul contro i Gabaoniti (2Sam 21:1-9) quando cercò di farli perire nonostante il patto di pace (Gios 9:3-15). Questa infedeltà al patto richiedeva una punizione, un debito di sangue (2Sam 21:1). Ma Saul era già morto, e il debito di sangue andava ancora pagato – per questo motivo Dio aveva mandato una carestia nel paese (perché in questo senso le conseguenze del peccato di Saul, in quanto capo di Israele, estendevano su tutta la nazione). Il debito di sangue poteva però essere ancora pagato, perché era stato trasmesso ai figli di Saul (perché in questo senso il debito creato da Saul, in quanto capofamiglia, estendeva su tutta la famiglia). I figli non ereditarono il peccato di Saul, né furono puniti per il suo peccato, ma pagarono il debito di Saul verso i Gabaoniti (con la morte dei loro stessi figli, ovvero i nipoti del defunto Saul, nda)” [124].

In generale, ci può essere un passaggio del peccato, come nel caso del famigerato peccato originale, trasmesso da Adamo istigato da Eva istigata dal serpente, ci può essere un passaggio delle conseguenze del peccato, come nel caso un po’ dubbio di Esodo 20:5-6, ci può essere un passaggio della punizione, come nel caso del peccato di Acan, per cui prima soffre tutto Israele, poi in particolare la famiglia di Acan. Ci può essere poi un passaggio del debito, come il debito di sangue che Saul aveva contratto con i Gabaoniti per averli traditi in maniera meschina: offrendogli la pace con una mano, e la pugnalata mortale alle spalle con l’altra mano.

Ad ogni modo, nel caso qui analizzato, uccidere i profeti, cioè i messaggeri di Dio in persona, non è certo un peccato da quattro soldi. È un po’ come uccidere degli innocenti pieni, oltre che mettere una bella museruola a Dio, manco fosse Hannibal Lecter. Cercare di zittire Dio, privandolo del suo mezzo per comunicare con gli uomini – seguendo la formula consolidata “gesta Dei per homines” – non può mai concludersi con qualcosa di positivo per chi cerca di fare ciò. In questo caso, vista anche la natura del problema ebraico come interna al giudeo, e vista l’immutabilità l’universalità e la costanza del problema ebraico, si può parlare di passaggio del peccato dai padri ai figli, nel senso che com’è vero che i figli appartengono ai loro rispettivi padri, altrettanto vero è che i figli commetteranno gli stessi peccati dei padri. Ma perché eseguire il Modulo Kennedy su tutti i profeti? I profeti sono autori di libri che portano il loro stesso nome, sono fondamentalmente degli scrittori. Se c’è un movente per il quale degli scrittori sono morti ammazzati, o è perché il mandante dell’omicidio non vuole che lo scrittore pubblichi nuove indiscrezioni scottanti, oppure perché il mandante si deve impossessare dell’opera dello scrittore, magari modificandola nelle edizioni successive, relegando nell’oblio la prima edizione, un po’ scomoda per le troppe informazioni scottanti ai danni del mandante. Ora, o gli ebrei, specie i membri del Sinedrio, prevedono il futuro, nel senso che sanno già quello che i profeti stanno per scrivere, o hanno la certezza che i profeti prevedano il futuro e che quindi loro non possano nascondere le loro magagne agli occhi dei profeti, in quanto questi ultimi vedono tali magagne perché è Dio che gliele fa vedere attraverso le visioni, oppure i mandanti degli assassinii dei profeti avevano un interesse a modificare i libri dei profeti, per dare una visione di comodo più consona agli obiettivi che si prefiggevano.

Ad ogni modo, con la frase “e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” Gesù Cristo fonde il materiale con lo spirituale ancora una volta, perché l’aspetto materiale, cioè il sangue dei padri, assassini di profeti, è stato trasmesso ai figli, che già solo svelando la natura omicida dei loro padri (cioè una loro mancanza spirituale) testimoniano contro se stessi, perché hanno rivelato ciò che stanno per fare: uccidere dei profeti.

È interessante notare, inoltre, che questa visione impregnata di antisemitismo biologico, per un periodo relativamente lungo è stata sposata dalla stessa Chiesa Cattolica, pur non comparendo in via ufficiale nelle bolle pontificie sul giudaismo. Stiamo parlando degli statuti sulla purezza del sangue, utilizzati come fonti del diritto interne all’Ordine dei Gesuiti. Attraverso una serie di norme contenute in tali statuti, i gentili Gesuiti erano convinti di poter contenere se non addirittura bloccare del tutto l’infiltrazione dei marrani, o se si preferisce, conversos, all’interno della loro organizzazione. Avevano ragione a preoccuparsi, e probabilmente molti sequestri di bambini ebrei da parte di diversi Papi al fine di battezzarli forzatamente e convertirli, sono serviti come “esperimenti sociali” per verificare proprio questo: se la refrattarietà del popolo ebraico al Cristianesimo non fosse di natura biologica, anziché essere legata ad un retroterra culturale impregnato di giudaismo talmudico, e antecedente ai tentativi di convertire gli ebrei. Infatti, l’autore Robert Aleksander Maryks scrive: “Purity of blood (pureza de sangre) was an obsessive concern that originated in mid-fifteenth-century Spain, based on the biased belief that the unfaithfulness of the “deicide Jews” not only had endured in those who converted to Catholicism but also had been transmitted by blood to their descendants, regardless of their sincerity in professing the Christian faith. Consequently, the Old Christians “of pure blood” considered New Christians impure and morally inadequate to be active members of their communities” [125].

I Gesuiti però non avevano fatto i conti con le innumerevoli tattiche giudaiche, adoperate dagli ebrei con la coerenza di un laser pur di sfuggire alle spade dei loro nemici. Per questo le indagini che i Gesuiti attuavano fino alla quinta generazione, non funzionavano: gli ebrei aggiravano facilmente le manovre dei gentili con l’inseminazione sporca e la dispersione strategica. È importante considerare che i Gesuiti credevano che le caratteristiche salienti degli ebrei si trasmettessero in maniera verticale e pressocché immutata attraverso le generazioni, interpretando questa stessa invettiva antigiudaica universale – cioè il capitolo 23 del Vangelo di Matteo – con la chiave di lettura della natura biologica del problema ebraico.

  • Predizione di persecuzioni anticristiane, e martiri cristiani (Mt 23:34)

“altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città”, è così che recita la seconda metà del versetto 34 del capitolo 23 del Vangelo di Matteo. Se la prima parte si riferiva a Pietro e a Cristo, questa  parte del versetto 34 ci parla dei cristiani comuni, opportunamente flagellati nelle sinagoghe, con omicidio rituale ebraico finale, e perseguitati di città in città, com’è sempre stato. Abbiamo ampiamente parlato della persecuzione dei cristiani ortodossi in Unione Sovietica da parte dei giudeo-bolscevichi, accennando al sistema dei gulag nel quale gli ebrei hanno ucciso milioni di persone, specie alle isole Solovki e nella regione di Kolyma, senza parlare dei campi per la costruzione del canale tra il Mar Bianco e il Mar Baltico. E quando gli ebrei vi dicono che da questo o quel campo di concentramento nazista “tornarono vivi soltanto alcuni” voi rispondetegli apertamente che gli ebrei al dominio assoluto dell’NKVD, dalle isole artiche di Novaya Zemlya non hanno fatto tornare proprio nessuno vivo! [126].

Ma le persecuzioni contro i cristiani si sono verificate anche nella Vandea in Francia (crimini poi proiettati dagli ebrei sui nazisti nel Modulo Kennedy di massa noto come processo di Norimberga), durante il periodo della Rivoluzione Francese, al punto tale che secondo Don Ennio Innocenti “l’accanimento anticristiano degli anni roventi di quella rivoluzione è inspiegabile con ragioni sociologiche: solo una “religione” di segno opposto a quella delle cattedrali cristiane può suggerire motivazioni se non adeguate almeno di qualche credito” [127]. Senza contare i motivi per i quali oggi come ieri Giovanni Calvino viene etichettato come una cellula fantasma (un crittoebreo) in quanto dovunque il Calvinismo prese il sopravvento, “anche nella Francia rinascimentale, si verificarono cacce ai preti cattolici che venivano martirizzati gettandoli in precipizi, saccheggi di chiese e cattedrali, profanazione di tombe e di ostie consacrate che venivano calpestate e date in pasto ai cavalli, stupri di monache e massacri di religiosi inermi, bollitura nell’olio bollente o sventramento o strappo della lingua per chiunque non aderisse alla chiesa riformata” (queste ultime due torture erano guarda caso tipiche anche dei giudeo-bolscevichi) [128]. Poi c’è la questione della macellazione dei Cristeros messicani, una delizia che gli ebrei, inebriati dal sangue cristiano e dal loro protagonismo omicida di massa, non possono essersi lasciati scappare. Innocenti sintetizza così questa tragedia: “La costituzione liberale messicana del 1917 aveva una forte connotazione anticristiana. La costituzione proibisce l’insegnamento religioso, toglie alla Chiesa tutti i beni, limita l’esercizio del ministero sacerdotale, definisce regione per regione il numero dei sacerdoti che possono officiare, obbliga i sacerdoti al servizio militare, ecc. nel 1919 vengono esiliati in USA ben 11 vescovi, 2 a Cuba, altri in europa. Centinaia di sacerdoti e religiosi vengono espulsi dal paese, chiuse migliaia di scuole cattoliche, compresi seminari e conventi. Una serie di dittatori si susseguono. Venustiano Carranza, adotta una specie di comunismo giacobino ed è sostenuto finanziariamente dalla massoneria e dal protestantesimo statunitense dato che il governo nord-americano aveva sentito odore di petrolio, appena scoperto. Siamo nell’epoca dei Pancho Villa e dei Zapata. Segue Alvaro Obregòn, massone, che non cambia la politica giacobina anticattolica ed anzi l’accentua. Tutta la classe dirigente è massonica e persegue con decisione la scristianizzazione della nazione. Il partito rivoluzionario istituzionalizzato guidato dal generale plutarco Elias Calles, potente fratello 33°, prosegue nella stessa politica. Calles, nato negli Stati Uniti, è un massone dichiarato. Per sua ammissione ha la Chiesa Cattolica quale nemico e si autonomina “nemico personale di Dio”. Calles sale ufficialmente al potere nel 1924 dopo l’assassinio del dittatore generale Alvaro Obregòn. Nel 1925 istituisce una scismatica Chiesa messicana con riti liturgici blasfemi che prevedevano la sostituzione del vino e dell’acqua della consacrazione con il liquore locale “mezquite”. Entusiasta delle idee anticristiane di Calles, arriva in Messico anche Augusto Sandino (1895-1934) a dare manforte alla politica scristianizzatrice. Vi ritornerà nel 1929, sotto la presidenza Portes Gil, per fare una brillante e rapidissima carriera nella massoneria messicana per poi entrare nella sezione locale dell’ EMECU (Escuela Magnético Espiritual de la Comuna Universal) ed aderire a questa setta spiritista tuttora esistente. I cattolici si ribellano e si arriva al 14 giugno 1926 con la promulgazione della “Legge Calles” con la quale la Chiesa viene privata di tutti i suoi diritti, viene ulteriormente ristretta la libertà religiosa e consegnato a laici nominati dai sindaci il possesso delle chiese. I vescovi, appoggiati da Pio XI, decidono di sospendere il culto pubblico in tutto il Messico. Iniziano gli assassinii di religiosi e fedeli e scoppiano le prime rivolte armate (64 nei 5 mesi che vanno dall’agosto al dicembre 1926). Pio XI emana l’enciclica Iniquis afflictisque (18.11.1926), con la quale richiama l’attenzione del mondo sulla terribile situazione del Messico, lamentandosi nel contempo con Mussolini perché la stampa, ma non solo quella italiana, non dà spazio a quanto accade in Messico. La Società delle nazioni e la Croce Rossa Internazionale non si interessarono minimamente di quanto stava accadendo in Messico. Praticamente i cattolici messicani erano abbandonati da tutti e la memoria di quanto avvenne è tutt’ora quasi completamente disattesa. Iniziò così la rivolta dei Cristeros. Nel 1927 sono oltre 25.000 i rivoltosi armati, tra di loro anche una ventina di sacerdoti. Nel 1926 mons. Curley, arcivescovo di Baltimora, ebbe ad affermare: «Carranza e Obregòn hanno regnato sul Messico grazie all’appoggio di Washington. Le mitragliatrici che hanno aperto il fuoco, qualche settimana fa, contro il clero e i fedeli di San Luis Potosì, erano
americane. I fucili utilizzati contro le donne a Città del Messico, per profanare la chiesa della Sacra Famiglia, provenivano dal nostro Paese. Siamo noi, per il tramite del nostro governo, che armiamo gli assassini professionisti di Calles, noi che li sosteniamo, in quest’abominevole piano che egli ha intrapreso di distruggere persino l’idea di Dio nel cuore di milioni di bambini messicani». Molti optarono per la resistenza pacifica ma non per questo furono risparmiati da prigione, uccisioni e terribili torture. Sono moltitudine i veri martiri della fede. All’inizio del 1929 i Cristeros erano sul punto di vincere la partita sotto la guida sapiente e organizzata del generale Enrique Gorostieta y Velarde, un liberale, non cattolico, che aveva abbracciato la causa cristera in nome della libertà religiosa e che, mediante, questa esperienza trovò la via per la fede. I vescovi però, alla vista dello spaventoso numero di morti, consapevoli dell’incontenibile ostilità statunitense, decisero di aprire trattative con il governo, alle quali parteciparono anche emissari del governo degli Stati Uniti e tra essi l’ambasciatore americano in Messico, Dwight Whitney Morrow, finanziere del gruppo bancario ebraico Morgan, che fu il vero mediatore fra le parti. Le trattative si conclusero il 21 giugno 1929. Ma l’illusione durò ben poco: venne, sì, dato il permesso di riaprire le chiese, ma la legislazione antiecclesiatica rimase inalterata e continuarono in sordina le persecuzioni e le uccisioni dei Cristeros che nelle trattative non ebbero nessuna garanzia di salvaguardia. Nel 1931 Pio XI con l’enciclica “Acerba animi” manifestava tutta la sua amara delusione. Nei successivi anni continuarono le vendette governative e centinaia di Cristeros vennero ancora assassinati” [129]. Insomma Massoneria, gruppi finanziari ebraici, mancata copertura mediatica, disinteresse planetario – compreso quello della Società delle Nazioni e della Croce Rossa Internazionale – la puzza del giudaismo nel massacro dei Cristeros si riesce a sentire lontano un miglio. Della persecuzione dei cristiani copti e dei cristiani maroniti si è occupato l’Isis, passato fuori moda con l’emergenza coronavirus. Di questa organizzazione si sa poco o nulla, tranne il fatto che hanno minacciato di attaccare la Palestina, e hanno fatto più stragi di arabi e di cristiani, che non di ebrei. Come si faccia a dire che si tratta di un’organizzazione islamica, non sappiamo dirlo. Dell’Isis si sa inoltre che i suoi principali leader sono dei diversori strategici che in passato erano utilizzati da Vladimir Putin per controllare milizie islamiche da lanciare contro i ceceni. Insomma, anche le persecuzioni di maroniti e copti attuate dall’Isis, puzzano di giudaismo. Si riscontrano tra gli istruttori militari dell’Isis anche alti ufficiali dell’Israeli Defense Force. Su internet c’è abbastanza materiale per capire se l’Isis è o non è una diversione strategica del giudaismo, non ce ne occuperemo in questo articolo.

Nelle immagini soprastanti: a sinistra, una schermata di un titolo del quotidiano israeliano Haaretz, che recita testualmente “Il direttore del Mossad si è recato a Doha, ha esortato il Qatar a continuare il sostegno finanziario di Hamas” [130], a destra, una schermata, che recita: “Gaza – Gruppo affiliato a Daesh rivendica un attacco contro una base di Hamas

di Roberta Papaleo

Un gruppo di militanti jihadisti recentemente emerso nella Striscia di Gaza ha rivendicato la responsabilità di un attacco a colpi di mortaio contro una base appartenente al movimento palestinese Hamas.
In una dichiarazione diffusa su internet, il gruppo, che si fa chiamare Sostenitori di Daesh (ISIS) a Gerusalemme, ha dichiarato di aver sparato colpi di mortaio contro la base usata dal braccio armato del movimento, le Brigate Ezzedine al-Qassam, situata a Khan Kunis a sud della Striscia.
Militanti jihadisti gazawi avevano già promesso la loro fedeltà a Daesh in passato, ma l’organizzazione non ha mai ufficialmente confermato la propria presenza nell’enclave.

(ArabPress, 8 maggio 2015)” [131].

Un altro genocidio di cristiani molto importante è il genocidio degli armeni, anch’essi cristiani d’Oriente. La responsabilità del genocidio degli armeni ricade sul Primo Ministro dell’impero Ottomano dell’epoca, Mustafa Kemal Ataturk (ebreo). Tale primo ministro è stato una cellula fantasma del giudaismo per conversione strategica all’Islam, o in altre parole, si tratta di un dunmeh. Il genocidio degli armeni è avvenuto tra il 1915 e il 1918.

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Nella foto soprastante: Mustafa Kemal Ataturk (ebreo), è stato riconosciuto come dunmeh dal rabbino ebreo Joachim Prince nel suo libro “The Secret Jews”. Ataturk è il responsabile del genocidio di oltre un milione di cristiani di origine armena. Ovviamente, nel governo ottomano dell’epoca, lui non era l’unico dunmeh.

La macellazione degli armeni non riesce a trovare una giustificazione sufficiente né con la scusa della “vendetta per le persecuzioni della Chiesa contro gli ebrei”, né con la scusa dell’utilizzo di milizie armene a fini terroristici che lo zar Nicola II avrebbe utilizzato per mettere i bastoni tra le ruote all’Impero Ottomano.

Un’altra persecuzione anticristiana molto famosa è quella attuata dai giudeo-bolscevichi in Spagna, durante i primi anni trenta del Novecento, e continuata puntualmente durante la guerra civile spagnola avvenuta nel periodo che va dal 1936 al 1939. Tratteremo anche questa persecuzione in un’altra sede. Limitiamoci a dire che gli ebrei appendevano i preti cattolici su dei ganci da macellaio, con al collo dei cartelli con su scritto: “Carne di porco in vendita”. Esiste infatti una lettera di combattenti francesi a Franklin Delano Roosevelt che dimostra l’ebraicità e la realtà storica di questa persecuzione:

“Parigi, 20 novembre 1938. Voi non ignorate, signor Presidente, che sedicimila sacerdoti cattolici sono stati uccisi dai rossi in Ispagna. Come sono stati uccisi? Crocifissi e bruciati vivi: ancora sui muri si vedono le tracce. Agganciati ai ganci delle macellerie con il cartello “carne di porco”. “Le monache sono state violate e imprigionate nelle case di tolleranza. Chiunque conservava un segno della religione cristiana è stato fucilato. Le chiese cristiane sono state incendiate, trasformate in scuderie o in lupanari: molte furono distrutte con la dinamite. Gli altari sono stati profanati e le croci capovolte. Che avete detto voi per simili azioni. Che ha detto il mondo? Tutti hanno pensato che trattavasi di episodio banale, come quando in Russia milioni di uomini furono assassinati dai dirigenti ebrei. Si diceva che questa era una strana “esperienza sociale”. Credete signor Presidente, noi in Francia rispettiamo tutte le opinioni; ma abbiamo orrore dell’ipocrisia. L’ipocrisia ci disgusta ovunque e da chiunque manifestata. La giustizia non deve regnare solo per alcuni uomini. Gridare come voi fate, in favore degli ebrei, è una bella cosa: ma a condizione di gridare anche contro tutti i massacri e i delitti che rassomigliano ai peggiori supplizi dei tempi antichi. E soprattutto a condizione di gridare contro la barbarie. Il sol dispiacere nostro è che la Francia accoglie molti ebrei, i quali portano via il pane ai francesi che hanno difeso la Patria con ogni sacrificio durante quattro anni di guerra. Se la grande democrazia, il grande paese della libertà, della giustizia e dell’ umanità, cioè se la vostra America volesse ospitare tutti gli ebrei e specialmente le molte migliaia di ebrei che vivono in Francia, renderebbe un servigio all’umanità e alla Francia stessa. Comunque, noi ex combattenti della Grande Guerra non abbiamo, signor Presidente, alcun desiderio di rifare la guerra per vendicare gli ebrei tedeschi. In nessun caso noi combatteremo” [132]. Luigi Cabrini conclude la nota in cui ha tradotto la lettera così: “Seguono le firme dei combattenti con decorazioni al V. M., mutilazioni e ferite, indirizzi. Vedi “Action Francaise” del 20 nov. 1938″ [133].

A sinistra: Aleksandr Orlov (ebreo), direttore dell’NKVD in Spagna all’epoca della guerra civile spagnola del 1936-39. È il principale responsabile del massacro del clero cattolico in Spagna. Il crittoebreo Stalin lo richiamerà a Mosca ma Orlov capirà che si tratta di una trappola per attuare il Modulo Kennedy su di lui, quindi diserterà e fuggirà in Canada, minacciando i suoi capi precedenti e successivi (rispettivamente di GPU e di NKVD) di rivelare i nomi degli operativi sovietici operanti in Occidente. Alla morte di Stalin pubblicherà un memoriale che elencava i crimini segreti di Stalin perpetrati utilizzando la GPU, poi NKVD. Se n’è anche uscito con la scemenza giudaica che lui e altri barlordi ebrei stavano progettando un colpo di stato per sostituire Stalin perché aveva appreso dagli archivi zaristi che Stalin era un agente dell’Okhrana zarista. Stalin avrebbe “scoperto” il piano e iniziato le purghe, ma ciò è una stupidaggine, metà del giudaismo mondiale era nell’Okhrana zarista prima della Rivoluzione Ebraica del 1917, gli ebrei si conoscevano benissimo tra loro. Orlov è anche coinvolto nel furto di centinaia di milioni di dollari in oro fisico dalle riserve spagnole, un tesoro in buona parte arrivato a Mosca. A destra si può osservare Moses Rosenberg (ebreo), anche noto come Marcel Rosenberg. Ambasciatore sovietico in Spagna all’epoca della guerra civile, è stato anche un funzionario dell’NKVD e ha avuto anche lui un ruolo nel massacro di cristiani in Spagna. Anche Rosenberg ha avuto un ruolo nel furto di oro dalle casse spagnole.

Probabilmente anche tutte le altre “rivoluzioni laiche” hanno visto dei massacri dei cristiani, ma ciò è censurato nei programmi di studio dello yeshiva per gentili. A queste persecuzioni di cristiani si devono aggiungere quelle che attualmente avvengono nello stesso stato di Israele, dove gli ortodossi sputano in faccia ai cristiani e compiono atti vandalici verso i loro luoghi di culto. È interessante notare che i libri più bruciati in Israele…sono i Vangeli! Potremmo anche parlare delle persecuzioni anticristiane effettuate dai nazisti nel Terzo Reich: quanti sono i nazisti kosher, i crittoebrei nazisti che sicuramente vi hanno partecipato? E che dire di quando i mujaideen di tredici paesi islamici sono andati in pellegrinaggio in Bosnia, a macellare cristiani ortodossi serbi, crocifiggendoli e torturandoli? Siamo sicuri che anche lì, qualche ebreo dunmeh è andato a fare il birbante in mezzo ai fanatici islamici massacrando cristiani per sport, dopotutto la guerra in Bosnia è stata forse l’unica guerra in cui Hollyjews e Pallywood sono andate a braccetto, d’amore e d’accordo.

Altre persecuzioni invece risalgono ai tempi dell’impero Romano. I primissimi cristiani contemporanei di Paolo l’Apostolo ne sono stati testimoni, ma le persecuzioni continuano anche nei secoli successivi, e la rivista mensile “Il Timone”, ne fa una intelligente rassegna. “Gesù aveva detto: «Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono in Giudea fuggano ai monti, quelli che sono nella città si allontanino…» (Lc 21,20-21). Così fecero i seguaci di Gesù nel 70, in gran parte giudei divenuti cristiani, dissociandosi dalla sanguinosa rivolta antiromana. I cristiani non parteciparono nemmeno alla rivolta del 132-135 capitanata da Bar Kochba, anzi pagarono caramente.

Alcuni decenni dopo, Giustino di Nablus scriveva: «I Giudei ci considerano loro nemici e loro avversari. Come voi, anch’essi ci perseguitano e ci mettono a morte quando possono farlo […]. Ne potete avere le prove. Nell’ultima guerra di Giudea, Bar Kochba, il capo della rivolta, faceva subire ai soli cristiani gli stessi supplizi se non rinnegavano Cristo» (Apologia 1, 31,6). Eusebio aggiunge: «se non lo bestemmiassero» (Storia Ecclesiastica IV,8). Alcuni ritornarono da Pella, in Transgiordania, ove si erano rifugiati e si stabilirono, secondo la testimonianza di Epifanio nel Trattato dei pesi e delle misure, attorno alla “piccola chiesa” del Sion, nella parte meridionale di Gerusalemme.

La rottura tra cristianesimo e giudaismo si consumò a Yamnia, centro a sud di Jaffa, dove i rabbi farisei presero in mano le redini della nazione, per ridare fiducia ai sopravvissuti al massacro compiuto dai romani e alle deportazioni, prendendo decisioni ardue al fine di riorganizzare la comunità ormai priva del Tempio e delle autorità sacerdotali e nazionali. Si confrontarono posizioni moderate e conciliazioniste, come quelle di rabbi Johanan ben Zakkai e Rabbi Joshua ben Hananyah, e posizioni dure e intransigenti, come quelle di Rabbi Eliezer ben Hircanos e di rabbi Gamaliel. Queste ultime, maggioritarie, prevalsero al momento di definire e approvare le cosiddette 18 Decisioni vincolanti per la comunità, e di passare alla stesura delle 18 Benedizioni, con l’aggiunta di quella dei Minim, ossia gli apostati – invero una maledizione (Birkat-haMinim) – inclusiva dei giudeo-cristiani” [134]. “La Birkat-haMinim finì per sancire la rottura tra l’ebraismo farisaico rappresentato dai Sapienti e la Chiesa Madre di Gerusalemme: sia gli uni che gli altri, infatti, la considerarono una vera e propria scomunica. Il testo, conservato nella ghenizah del Cairo (luogo della sinagoga dove si conservano i libri sacri) recita: «Che gli apostati non abbiano speranza e che il regno dell’insolenza sia sradicato ai nostri giorni. Che i Nozrim (i nazareni) e i Minim spariscano in un batter d’occhio. Che siano rimossi dal libro dei viventi e non siano scritti tra i giusti. Signore che abbassi gli orgogliosi». Con tale scomunica vennero così colpite tre categorie: i Giudei collaborazionisti del vincitore romano, l’impero romano in quanto tale e i Giudei seguaci di Gesù. Veniva sancita la rottura definitiva tra la Sinagoga e la Chiesa nascente. Tale posizione causò la caccia al giudeo divenuto cristiano. Al punto che l’imperatore Costantino nel 315 promulgava alcune leggi, come quella indirizzata ai capi giudei, in cui proibiva di molestare quanti avevano abbracciato la nuova religione, ribadendo la legislazione precedente che proibiva agli incirconcisi di diventare ebrei, insieme all’abolizione del supplizio della croce, del crurifragio – lo spezzar le gambe ai condannati a morte – e del marchio a fuoco sulla fronte degli schiavi. Nel 329, il 18 ottobre, l’imperatore promulgava una legge per proteggere i convertiti dal giudaismo, condannando a morte i Giudei che avessero lapidato chiunque «era fuggito dalla setta omicida e aveva rivolto gli occhi al culto di Dio (diventato cristiano)». Viene alla memoria il protomartire Stefano, ucciso tre secoli prima dagli ebrei ellenisti.

(La Birkat-haMinim, citando sia Nozrim che Minim, conferisce un contesto profondamente anticristiano in generale, infatti è impossibile che non si riferisca anche ai gentili cristiani, oltre che ai già citati giudeo-cristiani nda)

Ancora il 21 ottobre del 335, Costantino decretava la punizione per i Giudei che avessero perseguitato un ebreo convertito al cristianesimo. Anche Valentiniano III e Teodosio II l’8 aprile 426 emanarono una legge con cui proibivano alle famiglie giudee e samaritane di diseredare i loro membri convertiti al cristianesimo. Al tempo dell’imperatore Focas, gli Ebrei o almeno i più fanatici tra loro non perdevano occasione per ripagare autorità e popolazione cristiana con ogni genere di offese, come descrive Giacobbe, un convertito dal giudaismo: «Io odiavo la legge dei cristiani e il ricordo di Cristo, e non volevo udire la profezia di profeti che avevano profetizzato a riguardo di lui; ma restavo a macchinare contro i cristiani in ogni sorta di mali e li oltraggiavo enormemente» (Sargis d’Aberga 63)” [135]. Interessante è sia la somiglianza linguistica tra il termine nokhrim (“stranieri”) e il termine nozrim, sia la traduzione “Cristiani” per il termine Nozrim, fornita sia da Wikipedia (la voce dei sionisti su internet), sia dalla rivista Christian History Institute. Quest’ultima si esprime in questo modo sui Nozrim: “Missionaries and communities of Hebrew Christians in Israel noted in the mid-twentieth century that for Israeli Jews, the term Nozrim (Hebrew for Christians) meant an alien, if not hostile, religion. In contrast, Meshichiyim, meaning Messianists, held an aura of hope, emphasizing the Messianic element of the faith. Especially among themselves many Messianic Jews identified as Maaminim, “Believers” (in Jesus). In recent years many have preferred the more inclusive “Jewish Believers in Jesus,” which includes all Jews who accept the Christian faith and remain connected to their Jewish roots, regardless of their communal affiliation.

The term “Messianic Jew” resurfaced in America in the early 1970s; a vigorous and assertive movement formed out of American Jews who had accepted Jesus as their Savior. Members of the Baby Boomer generation filled these new communities; as in other forms of Boomer religion, Messianic Judaism sought to put together elements that previous generations had considered to be in contrast to each other” [136]. In questo modo, gli ebrei, utilizzano una delle loro tattiche giudaiche preferite: RIPROPORRE MENZOGNE VECCHIE. Nella loro ipocrisia giudaica continuano a recensire libri antisemiti su Amazon dicendo che gli autori di tali libri ripropongono menzogne vecchie già smontate, quando loro sono i primi a riproporle. In altre parole, il movimento “Jewish Believers in Jesus” è la riproposizione di un’eresia vecchia già affrontata dalla Chiesa Cattolica: l’ebionismo, che nel primo secolo si chiamava eresia dei giudaizzanti, debellata nel concilio di Gerusalemme. L’autentica iniquità dell’eresia dei giudaizzanti, sta proprio nelle sue varianti, come quella comparsa a Novgorod migliaia di anni dopo ad opera dell’ebreo Skharia. Quanto a Wikipedia, assegna al termine “Nozrim” lo stesso significato assegnato dalla rivista cristiana sopra menzionata, cioè “Cristiani”.  Schermata del 2020-03-29 17:16:58 https://en.wikipedia.org/wiki/Hebrew_Christian_movement#Early_congregations In entrambi i casi vediamo che sono gli stessi ebrei a fornire il termine “Cristiani” come traduzione del termine “Nozrim”. In conseguenza di ciò, oltre che della definizione di Minim fornita dall’Enciclopedia Giudaica, possiamo concludere senza timore di smentita che la maledizione Birkat-haMinim è indirizzata verso i cristiani in generale, siano essi ebrei oppure dei gentili. Queste sette di ebrei messianici, hanno utilizzato il termine  meschichyim non per la fuffa che dicono loro, ma perché sanno che il termine Nozrim, oltre a significare “cristiani”, non gli si addice perché è indicativo dei non ebrei, a sottolineare ancora di più il loro atteggiamento talmudico e simulatore, perché se fossero stati dei veri cristiani genuinamente convertiti, sarebbero andati fieri di farsi chiamare Nozrim. Peccato che le “connotazioni negative” alle quali si riferiscono, per quanto riguarda la parola “Nozrim”, sono presenti nella letteratura rabbinica, quindi soprattutto nel Talmud Babilonese. È interessante notare anche che questi ebrei messianici si sono talvolta identificati come “Maaminim” quando il termine “Minim” oltre ad avere molte connotazioni negative nel Talmud Babilonese, secondo l’Enciclopedia Giudaica indica gli eretici, con particolare riferimento ai giudeo-cristiani. Si vede che per gli ebrei messianici è meglio essere chiamati eretici simulatori giudeo-cristiani che sporchi gentili cristiani, cioè Nozrim. L’Enciclopedia Giudaica ha inoltre fornito come traduzione di “Nozeri”, “Cristiano”, e “Nozeri” è il singolare di “Noz(e)rim”]. In altre parole, gli ebrei “messianici” sono dei marrani, dei simulatori. Fingono di credere nella divinità di Gesù. Quindi sono assimilabili agli eretici noti come ebioniti o giudaizzanti. Tale eresia, è ricomparsa, secondo lo storico musulmano Muhammad al-Shahrastani, anche nel XII secolo in Arabia Saudita, sempre ad opera di ebrei che seguivano la legge veterotestamentaria e credevano che Gesù fosse un profeta senza attributi divini. Una teoria affascinante è quella che vuole gli ebioniti/giudaizzanti all’origine del Corano e dell’Islam: un gruppo di crittoebrei ebioniti avrebbe forgiato la figura di Cristo nell’Islam, dato la fama di assassini di profeti agli ebrei e avrebbe inserito nel Corano la gnosi spuria e i deliri talmudici tipici degli ebrei, aggiungendo un po’ di gematria e varie simmetrie e easter eggs di tipo matematico, per dare una parvenza di ispirazione divina al Corano. È anche plausibile che i cugini semiti degli ebrei, gli arabi appunto, abbiano semplicemente avuto degli intellettuali ebrei come “Agenti Esther”, suggeritori che hanno iniettato il giudaismo nell’Islam alla stessa nascita e formazione di quest’ultimo. Secondo questa teoria, l’intero mondo islamico sarebbe vittima di un’ampia operazione di sovversione ideologica giudaica poiché dei crittoebrei sarebbero i fondatori di questa religione abramitica. Inoltre i deliri talmudici inseriti dagli ebioniti nel Corano – come ad esempio le spose bambine e l’apologia della pedofilia – sarebbero la prova della loro natura simulatrice, altro che seguaci del Vecchio Testamento. In questo secolo, in Israele, è avvenuta la ricomparsa più recente dell’eresia dei giudaizzanti, il cui principale fautore è stato l’ebreo talmudico simulatore e cabalistico Simcha Jacobovici, in quella che abbiamo ribattezzato la “simulazione giudaica di Talpiot”, una simulazione giudaica demagnetizzante la figura di Gesù Cristo e ripropositrice dell’eresia dei giudaizzanti, attraverso la novità dell’utilizzo, da parte degli israeliani, di strumenti di “sovversione archeologica”. Tale riproposizione di questa eresia vecchia ha forse dato filo da torcere per un po’ alla stessa Santa Sede. Ma non ne parleremo qui. Un esempio importante di “ebraismo messianico”, è sicuramente la cantautrice Elihana Elia (ebrea), che canta di Yeshua e di Yahweh, ma ottimo materiale di studio per il professore Paul Ekmann sarebbe il video-messaggio di Elihana alle Nazioni Unite, rinvenibile sul suo canale Youtube. Non siamo degli esperti di microespressioni facciali ma, ad occhio e croce riusciamo a vedere in Elihana tutto il suo odio feroce e talmudico, verso gli arabi e le Nazioni Unite, un’organizzazione inutile e impotente, che gli ebrei odiano con tutte le loro forze, perché sanno che non potranno mai controllarla completamente, almeno non nel mondo delle fonti aperte, cioè il mondo moderno. Meglio non parlare poi degli sproloqui di Elihana sull'”Olocausto”.

Le persecuzioni di Giustino Martire e in generale dei cristiani del secondo secolo dopo Cristo da parte dei Romani, invalidano da sole le tesi dell’ebreo Abelard Reuchlin e dei vari rabbini, tra cui Tovia Singer, in quanto non ci poteva essere nessun vantaggio per i Romani nel perseguitare gli aderenti ad una religione antisemita, nell’ambito di una guerra non ortodossa al giudaismo. Se è vero che i Vangeli sono dei falsi storici scritti dai Romani, al fine di unificare l’Impero e convertire gli stessi ebrei per raffreddare i loro bollenti spiriti da Apocalittica Giudaica, allora perché i Romani sono stati i primi a perseguitare i seguaci di questa nuova religione? Quale sarebbe il vantaggio del rendere l’antisemitismo (neotestamentario) un crimine che non paga mai? Del processo a Giustino Martire, esiste ancora il verbale, a quanto afferma Wikipedia:

Schermata del 2020-03-22 14:36:09

https://it.wikipedia.org/wiki/Giustino_(filosofo)#Biografia

La religione cristiana è nata in seno al giudaismo, nella provincia romana di Giudea, identificabile in buona parte con l’odierna Palestina, e non c’è più nessun rabbino capace di convincerci del contrario. I primi tre secoli del cristianesimo sono stati colmi del sangue dei martiri, perché i cristiani venivano perseguitati dai Romani, visti con sospetto dagli altri pagani, e letteralmente sterminati dagli ebrei.

Per quanto riguarda il vandalismo in Israele, possiamo limitarci a una notizia del Jerusalem Post:

“The capital’s Dormition Abbey compound of the Orthodox Church of Jerusalem, located near Zion Gate outside the Old City, was vandalized early Sunday morning by alleged Jewish extremists for the second time in nearly a year.
The Benedictine monastery, on Mount Zion, is near a site where many Christians believe Jesus held the Last Supper, as well as a tomb revered as the resting place of the biblical King David, which draws many Jewish worshipers.
The words “Christians to Hell,” “Death to the heathen Christians the enemies of Israel,” and “May his name be obliterated,” accompanied by a Star of David, were crudely scrawled in red ink on a wall in the compound.
Police spokesman Micky Rosenfeld said a forensics team was sent to analyze the writing, and an investigation into the hate crime has been opened, although no arrests have been made” [137]. “May his name be obliterated” è la prova che gli ebrei ortodossi sono i primi ad interpretare l’epressione Jeshu – contenuta nel Talmud – come l’acronimo di una maledizione ebraica che significa “Possa il suo nome essere cancellato per sempre”. Hanno fornito loro stessi l’interpretazione della parola Jeshu. Con il loro modo di esprimersi gli ebrei ortodossi testimoniano contro se stessi, e colmano la misura dei loro padri, che versarono il sangue di Cristo. Tutto questo succede mentre gli ebrei – in particolare i sefarditi sul Corriere dei Sefarditi – prendono in giro l’intelligenza dei gentili. Infatti, in occasione di una prima traduzione italiana “integrale” del Talmud, hanno fatto le seguenti dichiarazioni: “Nella storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei, il Talmud è stato motivo di dispute feroci. Che spesso si concludevano con il rogo pubblico del testo sacro (il primo nel 1244) o con il sequestro dei volumi trovati nei Ghetti. Questo perché frasi estrapolate dal contesto portavano ad accuse di «perfidia» e «blasfemia». Addirittura, siccome in alcuni brani sparsi qua e là («che messi insieme in totale non fanno più di 2 o 3 fogli, un millesimo dell’intera opera», spiega rav Di Segni), si parla di un certo «Yeshu» (Gesù) e di una certa «Miriam» (Maria) — con riferimenti molto dubbi ai personaggi del Vangelo —, nei secoli il Talmud ha subito censure e autocensure, e dunque le edizioni classiche sono state «espurgate» dei delicati riferimenti” [138].

Il rabbino Di Segni, nella sua superficialità giudaica, vorrebbe farci credere che gli ebrei ortodossi che imbrattano le Chiese dei cristiani in Israele come riportato dal Jerusalem Post, abbiano mal interpretato la definizione del termine “Yeshu” nel Talmud. Il problema è, rabbino Di Segni, quali rabbini hanno insegnato loro questa “interpretazione”, per portarli a tali atti di vandalismo? E soprattutto, in quali e quanti Yeshiva si insegna questa “interpretazione”?

Un’altra persecuzione anticristiana effettuata dagli ebrei, di cui ci preme parlare, avviene in un territorio non controllato dalla Chiesa di Roma, dove gli ebrei non hanno “giustificazioni legate alla vendetta”. Stiamo parlando del massacro dei cristiani in Yemen, nel sesto secolo dopo Cristo:

In 500 AD, the inhabitants of Najran in southern Arabia converted to Christianity, but in 522 the Jewish Himyarite king of Yemen began the persecution of Christians, who asked for the Ethiopian assistance. With the Himyarite defeat of the Ethiopians in 523 the Najran Christians were massacred. Najran had been the first place in South Arabia where Christianity was established, and had a large community with the seat of a Bishopric. The Jewish King of Yemen, Yusuf As’ar Dhu Nuwas, aimed to create a “Davidic”
kingdom, but Christian Najran was an important trade route in the way. When the Najran Christians refused to abandon their faith 20,000 were said to have been burned alive, or beheaded and their bodies thrown into flaming pits. A document by Bishop Simeon of Beth Arsham on the Najran holocaust records that a Najran noblewoman named Ruhm brought her daughter before Dhu Nuwas and defiantly stated: “Cut off our heads, so that we may go join our brothers and my daughter’s father.” The daughter and a granddaughter were decapitated and Ruhm was forced to drink the blood. King Dhu Nuwas then asked, “How does your daughter’s blood taste to you?” to which Ruhm replied: “Like a pure spotless offering: that is what it tasted like in my mouth and in my soul”” [139].

Joseph_Dhu_Nuwas_Portrait1

Sopra: una raffigurazione di Dhu Nuwas (ebreo), anche noto come Yusuf Asar Yathar, re dello Yemen dal 515 al 525 dopo Cristo. È stato un sadico e un massacratore di cristiani, come molti ebrei in tutte le epoche e nazioni dopo la nascita del cristianesimo. L’Enciclopedia Giudaica del 1906 insiste che Dhu Nuwas non fosse ebreo, ma ci sono fonti siriache che affermano il contrario, e poi la violenza con la quale ha perseguitato i cristiani…non lascia alcun dubbio sulle sue origini etniche, siamo sicuri che nella letteratura araba e in iscrizioni sopravvissute fino a noi e risalenti al periodo in cui è vissuto, si potrebbero ritrovare notevoli marcatori di ebraicità.

Concludiamo dunque la nostra carrellata di persecuzioni da parte degli ebrei – a dimostrazione del loro anticristianesimo di origine biologica – con il genocidio di cristiani avvenuto a Mamilla. La casa editrice Effedieffe, sul suo sito internet, ne fa un breve resoconto:

“Mamilla era – è – un vasto serbatoio a forma di piscina rettangolare lunga 300 metri; fino a poco tempo fa era ancora visibile appena fuori delle mura di Gerusalemme, a 700 metri dalla porta di Jaffa. Era un serbatoio romano per dare acqua alla città santa, ampliato, si dice, dal procuratore Ponzio Pilato. Era ancora in funzione nel 614 dopo Cristo, quando le sue acque divennero rosse di sangue cristiano. All’epoca, Gerusalemme era diventata integralmente cristiana, fioriva sotto l’impero di Bisanzio. […] Le mura di Gerusalemme ancora sussistono. Ma non difesero la città quando l’esercito sassanide, nel quadro della guerra bizantino-persiana (602-628), dopo aver conquistato d’impeto Cesarea Marittima, capitale amministrativa della provincia, la strinsero d’assedio. In soli venti giorni i persiani sfondarono la resistenza e vi affluirono in massa, le armi in pugno. Il motivo era facile da capire: s’erano uniti ai conquistatori gli ebrei, che di Gerusalemme conoscevano tutti gli angoli, e le segrete debolezze difensive. La storia riporta i nomi di due maggiorenti della comunità talmudica che s’era stabilita a Tiberiade, Nehemia Ben Hshiel e Benjamin di Tiberiade: quest’ultimo, che i cronisti dicono «uomo di immensa ricchezza», armò di tasca sua ventimila ebrei della Galilea desiderosi di vendetta, li rafforzò con una banda di mercenari arabi stipendiati. Investita da forze tanto schiaccianti, la guarnigione di Bisanzio si arrese quasi senza combattere. …[…]… lo scià, di nome Sharbaraz, nominò governatore il sopra citato Nehemia ben Hushiel, il maggiorente ebraico. Immediatamente intraprese le opere preliminari per la ricostruzione del Tempio; Benjamin di Tiberiade, al suo fianco, prese a compulsare le genealogie per selezionare una nuova linea genetica di alti sacerdoti. Per loro ordine, le chiese cristiane furono sistematicamente incendiate, diroccate, rase al suolo. Le folle ebraiche parteciparono con zelo alla distruzione; […]…Ma non fu la devastazione il peggior crimine ebraico…[…]… L’orrore ebbe luogo quando i persiani vincitori concentrarono i cristiani superstiti, come prigionieri di guerra, nella cisterna di Mamilla per venderli come schiavi. Allora gli ebrei fecero a gara per comprarli all’asta ad uno ad uno, ed immediatamente sgozzarli di propria mano. «La sete di vendetta del popolo ebraico fu più forte della loro avarizia», ha scritto lo storico britannico di Oxford Henry Hart Milman nella sua “History of the jewish people”: «Non solo non esitarono a sacrificare i loro tesori nella compra di questi prigionieri, ma misero a morte tutti coloro che avevano comprato a ricco prezzo». Il professore di Oxford ritiene che 90 mila cristiani siano stati massacrati, la valutazione più alta dei cronisti dell’epoca. Il testimone oculare, Strategius di San Saba (un monaco dell’omonimo monastero, distrutto in quella tragedia) valuta gli sterminati a 66 mila…[…]…«Il vile popolo giudaico godeva e tripudiava», ha scritto Strategio. «I giudei riscattavano i cristiani dalle mani dei soldati persiani a caro prezzo e poi li sgozzavano con gran diletto a Mamilla, che traboccava di sangue… Come in antico avevano comprato il Signore con argento, così comprarono i cristiani concentrati nella cisterna. Quanti cristiani furono trucidati nella cisterna di Mamilla! Quanti son morti di fame e sete! Quanti monaci e sacerdoti passati a fil di spada… Quante fanciulle, rifiutandosi al loro oltraggio, ricevettero la morte per mano del nemico. E quanti genitori perirono sui corpi dei loro bambini, quante persone furono macellate dai giudei e divennero confessori di Cristo… Chi può contare la moltitudine di cadaveri che furono ammazzati a Gerusalemme?». Furono i persiani a fermare gli ebrei ubriachi di sangue, quando si resero conto delle dimensioni del massacro. Avversari, non erano tuttavia “inimici generis humani”. La religione di Zoroastro ignora i dettami del Deuteronomio, cui gli ebrei hanno sempre obbedito «con diletto» (Strategius) ogni volta che ne hanno avuto il modo: «Tutti i popoli che il Signore tuo Dio ti dà in mano, tu li divorerai, né avrai alcuna pietà di loro» (7,16)…[…]…Alla fine degli anni ’80, il professor Reich ha condotto una campagna di scavi nelle antiche aree cimiteriali attorno a Gerusalemme, luoghi usati nei secoli anche dai musulmani. L’antico monaco Strategio parlava di 35 fosse comuni dove sarebbero stati seppelliti in fretta i corpi cristiani. Reich ha identificato sette di queste inumazioni di massa, tutte immediatamente al difuori delle mura della città antica, e sicuramente datate al periodo del massacro, grazie alla presenza, fra gli ossami, di piccole monete bizantine emesse dall’imperatore Fokas (602-610 d.C).…[…]…La più significativa di queste scoperte è una caverna tagliata nella roccia viva contigua alla cisterna di Mamilla, e 120 metri dalla porta di Giaffa. La caverna artificiale, lunga dodici metri e larga tre, era piena zeppa di ossa umane, molte delle quali fratturate: centinaia di individui vi dovevano essere stati ammucchiati a forza. Tutti molto più giovani rispetto alla media dei seppelliti nei cimiteri consueti, e senza traccia di malattie (il che permise di escludere fossero vittime della peste del 542) e – particolare tremendo – le donne superavano di gran lunga i maschi…[…]…Strategius monaco attesta […]…, nella sua cronaca, che un certo Tomaso e suoi aiutanti «raccolsero in gran fretta e con molto zelo quelli (i corpi) che trovarono, e li tumularono nella grotta di Mamel»…[…]…i bizantini tornarono nella Città nel 628, sgombrarono le macerie e cominciarono la restaurazione dei santuari e delle basiliche. La restaurazione durò poco; nel 638 la debole guarnigione di Bisanzio cedette davanti alla formidabile armata di Omar ben Kattab, compagno del Profeta. Il patriarca Sofronio capitolò ponendo una condizione, che resta agli atti nel documento di resa “Sulha A-Quds”, e che si capisce solo con la viva memoria del massacro sofferto dalla generazione precedente: il patriarca domandava al vincitore di proteggere gli abitanti «dalla ferocia dei giudei». La risposta di Omar è anch’essa rimasta agli atti, nel trattato di resa: «Nel nome di Allah, il clemente misericordioso. Questa è la salvaguardia accordata agli abitanti di Aelia [Aelia Capitolina: usava ancora il nome romano dato a Gerusalemme, ndr] dal servo di Dio Omar, comandante dei credenti. Egli concede la salvaguardia per le loro persone, i loro beni, le loro chiese, le loro croci – siano queste in buono o cattivo stato – e il loro culto. Le loro chiese non saranno destinate ad abitazione, né distrutte; esse e le loro pertinenze non subiranno danno alcuno e sarà lo stesso per le loro croci e i loro beni. Nessuna costrizione sarà attuata contro di essi in materia di religione,. Nessun giudeo sarà autorizzato ad abitare ad Aelia con loro. Gli abitanti di Aelia dovranno versare la jizya (il tributo) come quelli delle altre città…» ” [140].

Inutile dire che gli israeliani appena hanno scoperto la fossa comune di cristiani alla quale si riferiva Strategius  si sono affrettati a seppellirla ed edificarci un museo del Centro Simon Wiesenthal.

A sinistra: una mappa che mostra la distribuzione delle sette fosse comuni di cristiani attorno a Gerusalemme, scoperte dall’archeologo israeliano Reich, a destra la grotta di Mamel nella quale il monaco Strategius dice che Tomaso e colleghi hanno tumulato i corpi dei cristiani macellati dagli ebrei.

Soltanto dopo aver elencato tutti questi genocidi di cristiani, si può capire davvero il significato di Matteo 23:34. “Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città“. Ci siamo convinti che l’espressione “li perseguiterete di città in città” si riferisca proprio a questo tipo di persecuzioni anticristiane, puntualmente predette da Gesù Cristo.

  • Protagonismo omicida giudaico: tendenza degli ebrei a compiere tutti gli omicidi politici. Modulo Kennedy sul profeta Zaccaria (Mt 23:35)

Questo punto è stato dimostrato da più parti in questo blog, e le conferme del protagonismo omicida ebraico le ritroveremo mano a mano che continueremo ad accusare gli ebrei di commettere sempre più omicidi politici. Possiamo aggiungere che, in taluni casi, sembra che si disinteressino addirittura del rapporto tra vantaggi e rischi nel commettere un omicidio politico, come se volessero semplicemente aumentare la confusione intorno a loro, oppure accreditare nelle loro biografie nascoste ai gentili, l’omicidio di personaggi politici di spicco o l’esecuzione di stragi efferate. È difficile ritenere che, da un punto di vista ebraico, tutti gli omicidi politici che hanno commesso fossero inderogabili e fondamentali per l’avanzamento socio-economico di questo popolo, sia che tale avanzamento fosse fine a se stesso o destinato ad accelerare la venuta del Messia Talmudico.

  • Dichiarazione di universalità della questione giudaica e dell’invettiva stessa. Gesù predice il suo omicidio da parte degli ebrei (Mt 23:36)

“In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione”. Questo è ciò che dice Gesù verso il finale della sua invettiva antifarisaica. L’espressione “ricadranno su questa generazione”, significa, in senso letterale, che tutte le immoralità e l’essenza del fariseismo entreranno a far parte degli ebrei del I secolo d. C., un’intera generazione, quella in cui ha vissuto Gesù, avrà la stessa bassezza morale dei farisei, e dimostrerà tale bassezza commettendo bassezze, comportandosi esattamente come i farisei. Quindi gli ebrei che ascoltavano Cristo, avrebbero avuto le stesse parole, pensieri, e atteggiamenti dei farisei. Ovvio dire che, se un’intera generazione si comporta allo stesso modo, è verosimile che la generazione successiva si comporti in maniera simile, se non addirittura peggio. Quello che Gesù vuole dire in questo passo biblico, è che dopo la sua morte gli ebrei sarebbero diventati tutti quanti dei farisei con le stesse caratteristiche di questi ultimi. Per questo, in tutte le epoche e nazioni, possiamo vedere il modulo kennedy, la proiezione giudaica, il filantropismo simulato, la vanità giudaica, l’indolenza giudaica e tutti gli altri marcatori descritti precedentemente: Cristo è il fautore di un antisemitismo biologico, e afferma che la questione giudaica o problema ebraico, è universale, e le caratteristiche salienti del popolo ebraico, come se fossero insite nel genoma dello stesso, si trasmettono da una generazione all’altra, praticamente inalterate. In particolare, col termine “ricadranno”, Gesù dà ad intendere che gli ebrei non sono ancora spiritualmente/materialmente (spirituale e materiale, nell’invettiva si intrecciano fino a diventare la stessa cosa) dei farisei, ma che lo diventeranno nel caso in cui rifiuteranno Gesù, pur essendo informalmente già dei simulatori con atteggiamenti tipici dei farisei. L’evento che avrebbe poi segnato il marchio a vita del fariseismo sugli ebrei, avverrà sul Golgota, e costituisce la crocifissione di Gesù Cristo. Da un punto di vista cristiano cattolico ciò ha senso perché le profezie materiali di Dio sono sempre state condizionali, e quelle spirituali…anche. Infatti come scrive Padre Louis Marie: “Le promesse di prosperità temporale inviate da Dio al suo popolo sono promesse condizionate: se sarete fedeli, io voi proteggerò e vi benedirò; ma se disubbidite, vi consegnerò ai vostri nemici e vi disperderò. È quasi il riassunto di tutto l’Antico Testamento” [141]. “«È ciò che si è visto sotto i Giudici, da Giosuè fino a Samuele; sotto i re, da Saul fino a Sedecia; sotto i Maccabei, da Mattatia fino a Hircan. Quando erano fedeli, Dio li proteggeva in modo miracoloso; appena cessavano di esserlo, li puniva; e queste punizioni erano sempre proporzionate alla grandezza della loro rivolta: talvolta erano di sette anni, altre volte di dieci o di venti, a seconda dell’enormità dei loro crimini. Ma poiché i loro crimini si protrassero fino ai tempi dell’empio Manasse, la pena che Dio comminò per la cattività fu più lunga di tutte le altre; essa durò settant’anni»” [142]. “Le promesse temporali sono sempre condizionate. E quando la condizione non è esplicita, è sottintesa, come Dio stesso ha indicato, mettendo in guardia contro un’interpretazione troppo assoluta delle sue promesse:

«Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli. Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare; ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli» (Ger 18, 7-10).

Nessuna delle promesse temporali dell’Antico Testamento è dunque assoluta. Ciò che è assoluto, in compenso, per il popolo dell’Alleanza, è il legame tra fedeltà e premio, infedeltà e castigo. Il capitolo ventiseiesimo del Libro del Levitico enumera tutta una serie dei flagelli con cui Dio punirà l’infedeltà, e conclude con la più grave, quella della dispersione:

«Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati […]. Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò con la spada sguainata; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte […]. A quelli che fra di voi saranno superstiti infonderò nel cuore costernazione, nel paese dei loro nemici: il fruscio di una foglia agitata li metterà in fuga; fuggiranno come si fugge di fronte alla spada e cadranno senza che alcuno li insegua. Precipiteranno uno sopra l’altro come di fronte alla spada, senza che alcuno li insegua. Non potrete resistere dinanzi ai vostri nemici. Perirete fra le nazioni: il paese dei vostri nemici vi divorerà. Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno» (Lv 26, 27-39)” [143].

“Secondo il rabbino spagnolo Mosé Maimonide (1138-1204), e la maggior parte degli ebrei attuali, questo esilio sarebbe solamente un mezzo per disperdere nel mondo intero la testimonianza ebraica, come un lievito nella pasta; una misteriosa purificazione estrema (ma interminabile) prima dell’avvento del Messia. Ma anche in questa ipotesi, l’esilio dovrebbe essere – innanzi tutto e necessariamente – un castigo, poiché le promesse formali di Dio legano indissolubilmente dispersione e punizione.

Il fatto che la cattività di Babilonia abbia preparato la venuta del Messia diffondendo le profezie non impedisce che essa sia stata soprattutto un castigo per il popolo eletto. Qualunque sia il modo di rivoltare il problema, la domanda rimane sempre la stessa: quale crimine è stato commesso per attirare un simile castigo?” [144].

La risposta a questa domanda, ha provato a darla Padre Vincent-Toussaint Beurier (1715-1782), nel 1778: “«Sono più di diciassette secoli che Dio vi punisce nel modo più rigoroso; occorre dunque che siate più colpevoli di quanto non lo furono i vostri padri, gli stessi che vivevano al tempo di Manasse. Ora, quale può essere il vostro crimine? Non è l’idolatria che Dio rimproverò così spesso ai vostri antenati; avete tutti un lodevole orrore del culto degli idoli. Non è neanche la disubbidienza alla legge che Dio vi aveva imposto di non mescolarvi con le nazioni diverse dalla vostra; in questo campo vi siete spinti più lontano di quanto si possa andare. Quale può essere dunque un crimine più grande dell’idolatria e di tutte le altre abominazioni che si commisero al tempo di Manasse se non la morte che avete inflitto al Messia? Ecco, sono più di diciassette secoli che siete dispersi in tutti i luoghi del mondo, e malgrado ciò continuate ad esistere. Non è forse il compimento letterale della profezia di Davide che dice al Salmo 58: “Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi, disperdili con la tua potenza” (Sl 58, 12, 1)»?” [145].

Se gli ebrei si fossero convertiti, sarebbero restati nella loro patria, altrimenti sarebbero stati dispersi. In altri termini, gli ebrei del primo secolo d. C., avevano già in buona parte abbracciato il fariseismo, ma sarebbero diventati in massa gli “scribi e farisei ipocriti”, soltanto dopo la Crocifissione. Secondo la tradizione cattolica, il “deicidio” è la premessa necessaria per il successivo degrado morale/spirituale osservato nel giudaismo post-biblico, pur essendo stati gli ebrei bacchettati dalla loro stessa gente, già in tempi molto anteriori, a cominciare da Mosé, come abbiamo già visto, senza parlare dei primi dieci capitoli del libro di Isaia, che sono pieni di astio e di “stizza divina” verso gli ebrei, che vengono considerati i traditori per eccellenza sui quali si deve abbattere lo sdegno divino, che si materializza talvolta con le incursioni dei Babilonesi, tal altre volte con l’attacco ad Israele da parte degli Assiri. Anche se un rotolo completo di Isaia ritrovato a Qumran risale al terzo secolo a. C., si può già vedere negli scritti del famoso profeta il concetto di senso teologico della storia – espresso poi formalmente nel cristianesimo – per cui i piani di Dio si esplicherebbero attraverso le azioni degli uomini, anche malvagi. I profeti maggiori, cioè Isaia, Daniele, Ezechiele e Geremia, hanno provato più di qualunque altro ebreo a dare un senso teologico ai vari esili, alle varie persecuzioni, alle varie guerre e occupazioni affrontate dal popolo ebraico. Per questo affermare che il concetto di “senso teologico della storia” è un concetto nato col cristianesimo, è cosa inesatta; il senso teologico della storia è un concetto espresso già nel giudaismo. Il senso teologico della storia, diventa poi il principio fondante dello storicismo cristiano -formulato da Don Ennio Innocenti in risposta allo storicismo immanentista – il quale dice ““Jesus est rex” e da questa verità parte per descrivere “gesta Dei per homines”; donde se ne trae la convinzione dell’immanenza della Provvidenza sotto la trama di errori e di peccati degli uomini. In questo modo viene recuperato il significato della storia in una dimensione che è di tipo teologico” [146].

Nei versi precedenti Gesù afferma “io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare”. Questi due versetti, parte del 34 e tutto il versetto 35, vogliono dimostrare che gli omicidi compiuti dagli ebrei durante gli eventi ascrivibili al Vecchio Testamento, sono in continuità ideologica con le persecuzioni anticristiane profetizzate da Cristo: in altre parole, così come si è sempre detto che il Nuovo Testamento serve a spiegare ed espandere quello Vecchio, il modus operandi degli ebrei nel Nuovo Testamento, conferisce una spiegazione “retroattiva” degli omicidi commessi dagli ebrei nel periodo del Vecchio Testamento. Per Gesù, il rifiuto del Nuovo Testamento da parte degli ebrei costituisce la cartina di tornasole per dimostrare il loro disprezzo verso il Vecchio Testamento e i profeti, nonché il fatto che gli ebrei sono incapaci di cambiare. In questi passi Gesù fa una profezia autoreferenziale e al contempo afferma che il Nuovo Testamento si realizza con lui. L’espressione “di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete” è chiaramente un riferimento di Gesù a se stesso e all’apostolo Pietro. Tra quelli che gli ebrei uccideranno e crocifiggeranno, ci sono profeti e sapienti, e indubbiamente, per i marcatori d’ebraicità presenti in questa invettiva e riscontrabili universalmente nella storia, Gesù Cristo era sia un profeta che un sapiente. Con l’espressione “io vi mando”, Gesù esprime anche il dogma cristiano della Trinità: “Io, il Padre, vi mando me, mio Figlio, un sapiente e un profeta che voi ucciderete e crocifiggerete”. Gesù parla in riferimento a se stesso quando prevede la sua crocifissione, ma in più parti del Vangelo afferma di essere mandato dal Padre in mezzo agli ebrei, per compiere il Nuovo Testamento. Alla luce del fatto che dice di essere mandato, anziché venire per conto suo, l‘espressione “io vi mando”, e l’autoreferenzialità legata alla crocifissione, possono essere conciliate solo affermando che il Padre e il Figlio sono una cosa sola pur essendo due cose diverse. La cosa che più si avvicina a spiegare questo concetto, è stata trasposta nel cartone animato Dragon Ball, in riferimento al namecciano Junior, ma è un paragone un po’ improprio perché lì si parla di reincarnazione di Al-Satan (il padre), nel corpo di Junior (il Figlio). Qui invece il Padre non si reincarna nel figlio, il Padre ha generato il Figlio e il Figlio è anche il Padre pur essendo i due entità separate. Diciamo che nel periodo “io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete”, la prima proposizione può essere considerata come pronunciata dal Padre, la seconda invece è pronunciata dal Figlio, un po’ come si sente a tratti la voce di Al-Satan a tratti quella di Junior, uscire entrambe dalla bocca di Junior, in alcuni episodi di Dragon Ball. Questa nostra teorizzazione per cercare di spiegare anzitutto a noi stessi il dogma trinitario, però, potrebbe essere considerata da alcuni come una forma di quasi-patrissianesimo. Allo stato attuale, non abbiamo la preparazione teologica necessaria per capire se questo nostro modo di vedere il dogma trinitario cristiano, è eretico oppure no. Ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo, la genesi e il ruolo di Al-Satan*** nel cartone animato Dragon Ball, nonché il nome stesso “Al-Satan” rappresentano nel loro complesso un easter egg giudaico con un significato preciso: manifestare l’identità dei creatori dello gnosticismo. Di più, questo semplice easter egg giudaico fa capire che non solo gli ebrei comprendono dal punto di vista razionale il dogma tridentino cristiano, ma sono in grado di esprimerlo, quando vogliono, in maniera più rigorosa di come lo esprimono i non ebrei.

Non sappiamo qual’è il termine esatto nelle versioni più antiche del Nuovo Testamento, ma è indubbio il fatto che la crocifissione fosse un metodo di esecuzione tipicamente romano, quindi con il termine “crocifiggerete” Gesù intende dire che i romani crocifiggeranno dei cristiani su istigazione e pressione da parte degli ebrei, oppure potrebbe anche sottindendere il ruolo di crittoebrei nei panni di Romani, nella crocifissione di martiri cristiani successivi a Cristo. In altri diversi punti dei Vangeli, Gesù Cristo, sottolinea che gli ebrei lo avrebbero ucciso. Nel resoconto offerto dai Vangeli, Ponzio Pilato se ne lava le mani, e il popolo ebreo, nella sua interezza, ha l’ultima parola sulla vita di Gesù, e opta per la crocifissione. Quindi è un ricadere di un peccato su un’intera generazione, e non una semplice lite tra fazioni come possono essere quelle di Farisei e Sadducei. Le fazioni politico/religiose e i semplici civili erano d’accordo, alla quasi unanimità, nell’uccidere Gesù Cristo. La stragrande maggioranza degli ebrei, vedeva in un Messia crocifisso un autentico scandalo, perché ha sempre pensato che il Messia fosse un personaggio militante, in grado di guidare gli ebrei verso l’emancipazione materiale e la liberazione dal giogo dello straniero di turno, che a quell’epoca, era rappresentato dai Romani.

  • Previsione della lapidazione dell’Apostolo Giacomo (Mt 23:37)

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!”. È importante qui soffermarsi sulla prima parte del periodo, cioè “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati”. In questa frase si scorge di nuovo il dogma trinitario: la prima frase è detta dal Padre, la seconda dal figlio. “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti (tramite i quali vi parlo io, il Padre nda) e lapidi quelli che ti sono inviati (gli Apostoli, gli “inviati” nel senso giornalistico del termine, i cronisti della vita di Cristo, ovvero me, il Figlio, nda). Il senso di questo periodo è, cercare di far comprendere al lettore la cecità e l’ostinazione giudaica, di fronte ai profeti che parlano a nome del Padre – di cui quindi gli ebrei avrebbero prova indiretta – e di fronte agli inviati, gli Apostoli, che hanno visto e sentito, hanno riscontri diretti del Padre tramite le prove concrete del Figlio. In una sola frase, cioè “lapidi quelli che ti sono inviati”, grazie al verbo al tempo presente e al complemento oggetto al plurale, congiuntamente col participio passato plurale “inviati”, (utilizzato per indicare una situazione al presente) Cristo dice comtemporaneamente due cose: “tirate le pietre a me, inviato dal Padre, nel tempo presente (in altri punti dei Vangeli gli ebrei tirano pietre a Gesù), ma ATTENZIONE, perché io non sarò l’unico, perché uno o più miei contemporanei, da me inviati per fare da testimoni diretti, verranno lapidati da voi!”. In questa frase presente e futuro coesistono, come se si sovrapponessero l’uno con l’altro. L’apostolo Giacomo è sicuramente inviato da Gesù, nella sua epoca, a testimoniare per lui, a Gerusalemme, e guarda caso, un certo Giacomo, nel primo secolo d. C., è stato lapidato, infatti “l’ebreo romanizzato Flavio Giuseppe, nel suo libro Antichità Giudaiche, precisa che il sommo sacerdote Ananos, nell’anno 62, per poter uccidere l’apostolo Giacomo, dovette aspettare, come occasione favorevole, l’assenza del governatore romano” [147]. Ennio Innocenti ha stabilito che il Giacomo di cui parla Giuseppe Flavio sia necessariamente l’apostolo Giacomo. Tutto può essere, ma se c’è una cosa che abbiamo imparato dai rabbini, è che le coincidenze “non sono kosher”. Questa lapidazione ha un significato importante. Non è un caso se, ad essere stato lapidato, è stato proprio l’apostolo Giacomo, il fratello di Gesù. La parafrasi della prima parte di Matteo 23:37 è la seguente: “Ai profeti in preda alle visioni inviategli da mio Padre, NON AVETE VOLUTO CREDERE, a me, il figlio, NON AVETE VOLUTO CREDERE, E finanche a mio fratello, da me inviato, e che per primo, dopo aver visto e sentito, NON MI HA CREDUTO PRIMA PER DOVERSI POI RICREDERE SUCCESSIVAMENTE (come affermato in altri punti dei Vangeli nda), ebbene perfino ad un ex scettico come lui, NON AVETE VOLUTO CREDERE. Ora lapidate me, e in futuro lapiderete mio fratello“. In una prospettiva cristiana, Gesù è il Cristo, e quindi conosce anche il futuro, a riprova della sua natura divina. In una prospettiva giudaica, questo non può essere, quindi i Vangeli devono essere stati scritti almeno centocinquantanni dopo i fatti a cui si suppone che essi si riferiscano, o in altre parole, sarebbero dei falsi storici in cui certe profezie vengono “fatte realizzare” a posteriori, cioè prima sono successi i fatti, e anni dopo si è scritto che tali fatti sarebbero successi, spacciando gli scritti per anteriori ai fatti. Peccato per gli ebrei che la prima Chiesa della storia del cristianesimo, sia sita proprio in Gerusalemme, e sia risalente a non oltre il primo secolo d. C. Tale Chiesa aveva vie di fuga per sfuggire ai Romani, era utilizzata da ebrei convertiti al cristianesimo, cioè giudeo-cristiani, e al suo interno sono stati ritrovati reperti archeologici recanti simbolismo giudeo-cristiano anteriore al 70 d. C., anno della distruzione del Tempio di Gerusalemme. Tutto ciò ci fornisce un’esegesi archeologica dei capitoli quattro e cinque degli Atti degli Apostoli. Potete osservare tale Chiesa primitiva ai seguenti indirizzi Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/168——https://t.me/la_questione_giudaica/167. È davvero difficile che il popolo più intelligente della storia, al vertice dell’intellighenzia in tutte le epoche e nazioni, si perda poi in un bicchiere d’acqua costruendo Chiese-sinagoghe nel primo secolo dopo Cristo, solo perché ha letto dei libri che parlano di un tizio chiamato Gesù. La verità è che i giudeo-cristiani furono i diretti testimoni del passaggio di Cristo in questo mondo, e ne sono rimasti sconcertati. Se così non fosse stato, non avrebbero costruito una Chiesa nel primo secolo dopo Cristo, quando il Tempio di Gerusalemme era ancora intatto per giunta. Non avrebbero rischiato l’herem dagli ebrei e le persecuzioni dai romani contemporaneamente.

  • Previsione della distruzione del Tempio di Gerusalemme (Mt 23:38)

“Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta!”. Questo è chiaramente un passo relativo alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, dove i farisei si erano messi di casa, riducendo “la casa di Dio” in un mercato, anziché un luogo di rispetto e di preghiera. Nel capitolo successivo del Vangelo di Matteo, Gesù si fa ancora più chiaro, dicendo che del Tempio non resterà “pietra su pietra” – anche se in realtà questo passo (Matteo 23:38), parla di un avvenimento che è propedeutico alla distruzione del Tempio, lo preannuncia per così dire. Gli ebrei non solo hanno ucciso i Profeti, ma hanno anche ignorato, se non addirittura manipolato, le profezie dei Profeti. Per questi motivi, Gesù ha affermato che il Tempio di Gerusalemme sarebbe rimasto “deserto”. Curzio Nitoglia specifica che “il nazionalismo esasperato dell’Apocalittica e del Messianismo rabbinico spinsero – tramite gli “zeloti” o “sicari” (da “sica” piccolo pugnale) – la Giudea contro Roma, che con Pompeo Magno (63 a. C.) invase la Terra Santa per giungere poi, nel 70 d. C. alla distruzione del Tempio, privo ormai della “shekinah****” dopo il deicidio” [148], intendendo con l’espressione “shekinah”, “la presenza di Dio” [149]. In altre parole, con l’espressione “la vostra casa vi sarà lasciata deserta!”, Gesù intende dire che la shekinah, o presenza di Dio, abbandonerà il Tempio (dove i farisei si erano stabiliti come se fosse la loro casa), e che soltanto dopo, non ne rimarrà “pietra su pietra”, cioè sarà distrutto.

  • BONUS: Predizione dell’infiltrazione di cellule fantasma del giudaismo nelle future nazioni cristiane. Il consiglio di Cristo per riconoscere gli agenti crittosionisti (Mt 7:15-20). Il significato teologico della “seconda morte” e del protagonismo ereticale giudaico (protagonismo omicida giudaico del II tipo) nella religione cattolica

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” [150]. Queste parole pronunciate da Cristo, e rinvenibili nel Vangelo di Matteo, sembrano mettere in guardia contro generici “falsi profeti”, dei quali si occuperà anche Paolo l’Apostolo. In realtà, Cristo si riferisce ai futuri marrani, gli ebrei che diventeranno cellule fantasma per conversione strategica al cristianesimo, nel tentativo di soffocare e compromettere la sua corretta diffusione. Questo sarà particolarmente evidente nei primi tre secoli della storia della Chiesa cattolica ufficiale (dal secondo secolo dopo Cristo al quarto secolo dopo Cristo), con la diffusione dello gnosticismo, maliziosamente chiamato “un insieme di cristianesimi primitivi”. È OPPORTUNO RICORDARE CHE LA PATROLOGIA, CIOÈ IL COMPLESSO DI RICOSTRUZIONI STORICO-BIOGRAFICHE FORNITE DAI PADRI DELLA CHIESA, È A DIR POCO UNANIME NELL’IDENTIFICARE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI PROFETI (FALSI) DELLO GNOSTICISMO COME EBREI DICHIARATI DELL’EPOCA O CRITTOEBREI CONVERTITISI STRATEGICAMENTE AL CRISTIANESIMO.

La figura del lupo, nei Vangeli, rappresenta principalmente il crittoebreo, ma non ci dilungheremo qui nel dimostrare questo collegamento.

Per quanto riguarda invece le altre immagini presenti in Mt 7:15-20, il libro di Isaia riporta in più punti i rovi e i pruni (pruni selvatici che sono più comunemente detti spini). E nei passi di Isaia in cui rovi e pruni (spini) sono menzionati, quasi sempre essi si riferiscono a delle persone fisiche. In particolare, si riferiscono al popolo di Israele. C’è da premettere però che nella frase del Vangelo di Matteo sopra menzionata e cioè “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?”, si rinviene una mutazione missenso, di cui non sappiamo stabilire esattamente la comparsa. Infatti non ha nessun senso raccogliere uva dalle spine, la frase è riferita a due piante: gli spini (o pruni) dai quali non si può certo raccogliere uva, e i rovi, dai quali non si possono certo raccogliere i fichi. Ad ogni modo, gli esempi riportati nel libro di Isaia sono: Is 5:6, Is 7:23, Is 7:24, Is 9:17, Is 10:17, Is 27:4.

Se analizziamo l’inizio del capitolo cinque del libro di Isaia, è inequivocabile il riferimento di rovi e pruni al popolo ebraico:

“Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva disossata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: taglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita” [151].

L’espressione “gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita” è rivelatoria: il popolo di Israele, metaforicamente rappresentato dalle viti della vigna di Dio – cioè la casa di Israele – non ha prodotto col suo operato dei frutti decenti, bensì “acini acerbi”. Così Dio degrada gli abitanti di Giuda – la sua piantagione preferita nella vigna – dalla loro condizione privilegiata, con un pogrom o una guerra antigiudaica, in modo che gli ebrei sopravvissuti, non rappresenteranno più delle viti, bensì rovi e pruni. Da un punto di vista cristiano, questi passi di Isaia preconizzerebbero l’avvento di una nuova religione, una nuova alleanza tra Dio e i non ebrei, nonché una rottura dell’ Alleanza tra Dio e gli ebrei, in quanto Dio non avrebbe proprio ottenuto “i frutti” che si aspettava da questo popolo, cioè non ha osservato in questo popolo delle opere metaforicamente accostabili all’uva. Dio voleva l’uva e nei suoi piani avrebbe affidato ad altri popoli l’oneroso compito di produrla. Inoltre questa trasformazione del popolo ebraico, da un “popolo di viti improduttive” a “popolo di rovi e pruni”, potrebbe simboleggiare l’inizio ufficiale di quella tradizione talmudica deviata dal giudaismo veterotestamentario, contro la quale Gesù Cristo polemizzava. Contestualmente a questa tradizione talmudica si sarebbe sviluppata in maniera sistematica e completa la Cabala spuria dalla quale derivano le eresie, il che ci riporta alla famosa frase “dai loro frutti li riconoscerete”, intendendo con questa espressione i frutti della Cabala, cioè le conseguenze sul vivere umano, derivanti dal credere alle teologie spurie. Tutto ciò rappresenta il passaggio dal giudaismo veterotestamentario ad un giudaismo “prototalmudico”. Tale passaggio, dal giudaismo veterotestamentario a quello “prototalmudico”, dovrebbe coincidere con la nascita dei Targumim, cioè le traduzioni della Bibbia in aramaico, lingua che si è indissolubilmente legata all’ebraico durante la prigionia babilonese. Durante l’esilio babilonese la classe dirigente ebraica è costretta ad imparare l’aramaico, fino a fare di questa lingua la loro lingua principale.

Il capitolo nove del libro di Isaia è altrettanto eloquente nel riferirsi al popolo ebraico con l’espressione “rovi e pruni”:

Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici, stimolò i suoi avversari: gli Aramei dall’oriente, da occidente i Filistei che divorano Israele a grandi morsi. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva; non ha ricercato il Signore degli eserciti. Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda, palma e giunco in un giorno. L’anziano e i notabili sono il capo, il profeta, maestro di menzogna, è la coda. Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato e i guidati si sono perduti. Perciò il Signore non avrà pietà dei suoi giovani, non si impietosirà degli orfani e delle vedove, perché tutti sono empi e perversi; ogni bocca proferisce parole stolte. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. Brucia l’iniquità come fuoco che divora rovi e pruni, divampa nel folto della selva, da dove si sollevano colonne di fumo. Per l’ira del Signore brucia la terra e il popolo è come un’esca per il fuoco; nessuno ha pietà del proprio fratello. Dilania a destra, ma è ancora affamato, mangia a sinistra, ma senza saziarsi; ognuno mangia la carne del suo vicino. Manàsse contro Efraim ed Efraim contro Manàsse, tutti e due insieme contro Giuda. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa” [152].

Qui, sempre secondo la formula “gesta Dei per homines”, il “fuoco” che deve divorare “rovi e pruni” è la guerra e l’essere passati a fil di spada. L’iniquità del popolo ebraico viene consumata consumando rovi e pruni, cioè gli ebrei stessi. Il piano è semplice: contenere l’iniquità dell’intellighenzia ebraica per mano dello straniero – Filistei e Aramei – e bruciare l’iniquità dei ceti ebraici inferiori mettendo le tribù ebraiche le une contro le altre, mostrando gli uni con gli altri la propria iniquità. Il fuoco è una guerra fratricida, e il popolo di Israele è il materiale combustibile che attira su di sé il fuoco.

Il capitolo dieci del libro di Isaia, è ancora più imbevuto di senso teologico della storia, perché non solo gli Assiri vengono rappresentati come un mezzo per uno scopo, ma poi raggiunto quest’ultimo, vengono anche contenuti da Dio, come se fossero dei meri oggetti:

“Oh! Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno. Contro una nazione empia io la mando e la comando contro un popolo con cui sono in collera perché lo saccheggi, lo depredi e lo calpesti come fango di strada. Essa però non pensa così e così non giudica il suo cuore, ma vuole distruggere e annientare non poche nazioni. Anzi dice: «Forse i miei capi non sono altrettanti re? Forse come Càrchemis non è anche Calne? Come Arpad non è forse Amat? Come Damasco non è forse Samaria? Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli, le cui statue erano più numerose di quelle di Gerusalemme e di Samaria, non posso io forse, come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?». Quando il Signore avrà terminato tutta l’opera sua sul monte Sion e a Gerusalemme, punirà l’operato orgoglioso della mente del re di Assiria e ciò di cui si gloria l’alterigia dei suoi occhi…[…]…Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna e una verga sollevare ciò che non è di legno! Perciò il Signore, Dio degli eserciti, manderà una peste contro le sue più valide milizie; sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore come bruciore di fuoco; esso consumerà anima e corpo e sarà come un malato che sta spegnendosi. La luce di Israele diventerà un fuoco, il suo santuario una fiamma; essa divorerà e consumerà rovi e pruni in un giorno, la magnificenza della sua selva e del suo giardino; il resto degli alberi nella selva si conterà facilmente, persino un ragazzo potrebbe farne il conto…[…]…Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo resto ritornerà; è decretato uno sterminio che farà traboccare la giustizia, poiché un decreto di rovina eseguirà il Signore, Dio degli eserciti, su tutta la regione. Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l’Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l’Egitto. Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà». Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell’Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l’Egitto” [153].

Le pestilenze e altre sventure capitate ai nemici di Israele, sono spesso attribuite al trafugamento da parte di questi ultimi della cosiddetta “Arca dell’Alleanza” tra Dio e il popolo ebraico. O almeno così asserisce la tradizione giudaica. Qui gli Assiri vengono prima aizzati contro gli ebrei, e poco dopo vengono puniti anche loro, a dare una bella lezione di teologia ad entrambi. Il collegamento tra piaghe inflitte da Dio e Arca dell’Alleanza trafugata, sarebbe il motivo per cui Isaia menziona anche la volontà degli Assiri di razziare e saccheggiare gli altri popoli, nelle parole del re Assiro dell’epoca. Dio avrebbe dimostrato agli Assiri che ci sono ricchezze delle quali non ci si può appropriare – cioè l’Arca dell’Alleanza – senza conseguenze nefaste. Isaia riporta nel capitolo dieci del suo libro, oltre alla meritata punizione per “rovi e pruni”, anche le parole arroganti del re d’Assiria:

“«Con la forza della mia mano ho agito e con la mia sapienza, perché sono intelligente; ho rimosso i confini dei popoli e ho saccheggiato i loro tesori, ho abbattuto come un gigante coloro che sedevano sul trono. La mia mano, come in un nido, ha scovato la ricchezza dei popoli. Come si raccolgono le uova abbandonate, così ho raccolto tutta la terra; non vi fu battito d’ala, nessuno apriva il becco o pigolava»” [154].

Tornando invece a Mt 7:15-20, l’espressione “in veste di pecore”, ha un significato spirituale e uno letterale, che non si contraddicono tra loro, anzi, vanno integrati. Infatti, deduciamo il significato letterale di questa espressione dal sito laparola.net:

Le vesti degli antichi profeti erano fatte di pelli di pecore, o di pelli di cammello Matteo 3:4; 2Re 1:8, e senza dubbio i falsi profeti si vestivano nella medesima guisa per imitarli. Zaccaria 13:4, dice che questi si mettevano «il mantello di pelo per mentire». L’idea è: essi vengono a voi coll’apparenza della dolcezza e della sincerità, e pretendono d’insegnare dottrine di Cristo, ma dentro sono lupi rapaci” [155].

Il significato spirituale del venire “in veste di pecore”, lo si può dedurre da alcuni passi del Vangelo di Giovanni:

“Giovanni 21:15-17: “Ora, dopo ch’ebbero desinato, Gesù disse a Simon Pietro: Simon di Giona, m’ami tu più che costoro? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse ancora la seconda volta: Simon di Giona, m’ami tu? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore. Gli disse la terza volta: Simon di Giona, m’ami tu? Pietro s’attristò ch’egli gli avesse detto fino a tre volte: M’ami tu? E gli disse: Signore, tu sai ogni cosa, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore”” [156]. Le pecore rappresentano chiaramente i cristiani, gli aderenti alla nuova religione proposta da Gesù. Secondo gli avvertimenti di Gesù, ebrei erano i falsi profeti veterotestamentari che mettevano “il mantello di pelo per mentire”, ed ebrei sarebbero stati quelli che fintisi cristiani (cioè presentantisi in veste di pecore) avrebbero tentato di sviare i veri cristiani dagli insegnamenti di Cristo e degli apostoli. Senza contare che Gesù Cristo in alcuni passi dei Vangeli dice a diversi ebrei che non fanno parte del suo “gregge”. Le testimonianze dei Padri della Chiesa, nonché i contenuti delle teologie dello gnosticismo e le stesse simulazioni tra gli gnostici, sono in accordo con questa interpretazione riguardo il significato delle “vesti di pecore”.

Con l’espressione “dai loro frutti li riconoscerete”, Gesù Cristo intendeva le conseguenze sul vivere umano che le teologie spurie – diffuse dagli ebrei o da chi per loro – comportano per chi le abbraccia. Possiamo in realtà estendere questo ragionamento alle ideologie in generale, anche se nel passo specifico, Cristo si riferisce ad eresie che gli ebrei vogliono inserire nel cristianesimo.

Le clausole giudaiche, o kosher hacks, sono contenute in queste teologie e, illudono chi le assorbe nella propria mente, convincendolo che può perdere il compasso morale, o che non è tenuto ad impegnarsi più di tanto in questo mondo pur di “essere salvo”. Altri effetti di queste teologie spurie possono essere l’autodivinizzazione, l’indifferentismo teologico, o l’ateismo totale. A proposito del concetto di indifferentismo teologico, causato dalla penetrazione capillare della gnosi spuria, è bene fornire una definizione. La definizione di quello che qui è stato chiamato indifferentismo teologico, è stata fornita nel secondo convegno di studi sull’opera di Don Ennio Innocenti, da Padre Giandomenico Mucci, che ci fa notare come “Gaspare Barbiellini Amidei parla di “dissonanza cognitiva” per indicare il “costume religioso, oggi molto diffuso, di credere in Dio e di comportarsi come se si fosse certi che Dio non esista”” [157]. La dissonanza cognitiva e l’analfabetismo funzionale vanno a braccetto, e possono essere considerati entrambi dei sottoprodotti della sovversione ideologica del giudeo. È solo un’intuizione, ma confidiamo nella speranza che prima o poi qualche sociologo/psicologo intellettualmente onesto sarà in grado di dimostrare, in maniera scientifica e rigorosa, questo nostro assunto. In questo caso in particolare, la dissonanza cognitiva non è solo una conseguenza della sovversione ideologica in forma gnostica per portare all’indifferentismo teologico, ma è quasi propedeutica all’indifferentismo. Se non genero prima nei gentili una forma di dissonanza cognitiva, non potrò portarli a credere in Dio ma farli comportare come se non esistesse. Questo è quello a cui hanno pensato i sovversori ideologici giudaici mentre fomentavano e fomentano la gnosi spuria in mezzo a noi.

Tutti questi effetti, o conseguenze o come le vogliamo intendere, rappresentano i “frutti” attraverso i quali possiamo riconoscere i crittoebrei (o i gentili del sabato che si fanno imboccare dagli ebrei) intorno a noi. Con queste parole Cristo sembra anche sottolineare il carattere profondamente anticristiano di ogni eresia. I frutti che gli ebrei offrono, o sono more avvelenate oppure prugne marce, volendoci rifare ai “rovi e pruni” di cui parla anche Isaia. Oltre al protagonismo omicida giudaico quindi – cioè la tendenza a compiere tutti i crimini di sangue più importanti della storia – Cristo ci parla anche di un protagonismo ereticale giudaico, cioè la tendenza da parte degli ebrei a fomentare tutti i tipi di eresie, fungendo, nei secoli e nelle diverse nazioni – specie se cristiane – da cinghia di trasmissione che collega l’albero buono all’albero cattivo. Laddove l’albero cattivo sarebbe la Cabala spuria giudaica, dalla quale secondo fior di teologi derivano la maggior parte se non addirittura tutte le eresie. L’albero buono sarebbe invece il cristianesimo.

Ovviamente questo tipo di ragionamenti deve essere universale, per poterne parlare in questi termini, il che significa che anche nel nostro secolo, dobbiamo poter osservare dei lupi travestiti da agnelli, riconoscibili dai frutti che hanno da offrire, almeno per quanto riguarda la teologia. L’esempio più clamoroso è forse quello del pastore Steven Anderson…un pastore battista americano che segue la Bibbia di Re Giacomo. Orbene questo pastore ripropone eresie vecchie come il quietismo e la negazione della presenza reale nell’eucaristia, nonché l’istigazione al suicidio di massa degli omosessuali accusandoli di essere soggetti “irrecuperabili”. E a ben vedere, il quietismo e l’omofobia sono in contraddizione tra loro, non possono uscire dalla bocca dello stesso predicatore, infatti Anderson afferma che gli assassini che si convertono si salvano, mentre gli omosessuali no. Questo è in contraddizione con il quietismo tipico del protestantesimo, non si può dire che una volta che hai il sentimento religioso puoi commettere tutti i tipi di peccati tutti i giorni, perché tanto sei salvo una volta credente, e poi fare un’eccezione per l’omosessualità. Ad ogni modo, un bel giorno – dopo aver insegnato a molte persone tutte queste sciocchezze – Steven Anderson si è fatto il test del DNA, e con sua “sorpresa”, il laboratorio in cui ha fatto il test gli ha permesso di fare la scoperta della sua vita: “NON SAPEVA DI ESSERE EBREO”! Padre Michele Dimond ha confutato le eresie del crittoebreo Steven Anderson in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=3lwwfCpvXnc&feature=emb_rel_pause

Qui si può visionare il video in cui Steven Anderson (ebreo) mostra i risultati del suo test del DNA: https://t.me/la_questione_giudaica/194

  • Conclusioni: esegesi tipica della questione giudaica attraverso la Bibbia, e nuova definizione del tempo come tipico-lineare

Qualunque storico del giudaismo se lo è chiesto non appena ha cominciato a studiare in maniera sistematica il giudaismo. Ogni storico del giudaismo che si rispetti, sia Hervé Ryssen che Gian Pio Mattogno, e come loro Aleksandr Solgenitsin e molti altri ancora, si sono accorti che la questione giudaica è restata pressocché costante in tutte le epoche e i luoghi in cui gli ebrei si siano mai insediati. La storia del giudaismo è una storia di lenta e irresistibile scalata sociale, più o meno esplicita, alla quale segue puntualmente la persecuzione e l’espulsione degli ebrei da parte dei gentili. Don Ennio Innocenti ha fatto una sintesi magistrale della storia del giudaismo, evidenziando molti aspetti del problema ebraico, presenti già nel Vecchio Testamento, e risalenti fino ad Abramo (il fondatore del popolo ebraico):

“Leggendo i primi libri della Bibbia non si sfugge ad impressioni che suggeriscono piste significative delle ragioni relative al risentimento antiebraico.
L’ingresso di Abramo in Egitto aveva creato problemi e, quindi, rigetto. Al tempo di Giacobbe troviamo l’ebreo Giuseppe al vertice del potere egiziano che attua una politica (certamente non indolore) con caratteri di comunismo statalistico. Successivamente le masse ebree restano passivamente coinvolte nelle maglie di quella macchina sfruttatrice, la quale – tuttavia – le teme e le odia…finché si arriva ad un nuovo rigetto. Gli ebrei procedono alla conquista della terra dei Filistei conducendo una terroristica guerra di sterminio: è comprensibile che le popolazioni residue abbiano conservato risentimenti.
Nell’epoca dei Re notiamo che gli ebrei attuano una politica ondeggiante tra Egitto e Assiria che li espone alle accuse di tradimento e alle vendette di tutte e due le potenze.
Durante il loro radicamento babilonese vediamo ebrei ai vertici del potere e (se non è punto avventato ipotizzarli coinvolti in fazioni ed intrighi pericolosi) è sicuro che essi assurgono – in quella regione – ad un enorme potere finanziario che suscita invidie, gelosie, appetiti, risentimenti…è anche sicuro che essi si vendicano con stragi d’impressionanti proporzioni: tutto ciò provoca un nuovo rigetto. Dopo la conquista di Alessandro il Macedone, notiamo la netta emergenza di un fenomeno nuovo: i libri dei Maccabei sono inequivocabili nell’indicare i principali responsabili ed orchestratori della prima persecuzione antinazionale ed antisemita: sono ebrei rinnegati che vogliono una completa assimilazione della nazione al mondo ellenistico alessandrino. Gli stessi libri dei Maccabei, che denunciano il tradimento perpetrato da ebrei divenuti persecutori dei fratelli ed esaltano – per contro – la Romanità, ci raccontano della “fides” giurata tra il Senato dell’Urbe e la nuova aristocrazia ebraica. Ma, successivamente, i romani hanno seri motivi di lamentarsi della mancata “fides” degli ebrei, nonché di altri aspetti lesivi del bene comune conseguenti alla condotta ebraica, su vari piani (soprattutto sul piano economico-finanziario). Ne conseguono ripetute tragedie e nelle fasi più atroci di queste tragedie nazionali notiamo – attingendo alle stesse fonti ebraiche – che sono proprio elementi ebraici a scatenare i disastri più immani […]…Leggendo i libri neotestamentari, nei quali vengono narrate le persecuzioni ebraiche contro Gesù, contro gli apostoli e contro le prime comunità cristiane, si deve prendere atto che tali scritti insistono nel mettere in guardia contro insidie perenni. La storia delle eresie cristiane nei primi secoli mostra la frequente connessione del fenomeno ereticale con elementi ebraici […]…Nel primo Novecento vediamo la politica inglese e statunitense in mano
a banchieri privati che sono ebrei come lo sono quelli che dominano il continente europeo. E riemerge il fenomeno già rilevato dai Maccabei: Morgan è antisemita, Montagu Norman è antisemita, Rathenau è ultrarazzista e antisemita…sono ebrei che odiano l’identità autentica della tradizione religiosa ebraica e odiano specialmente le comunità ebraiche dell’Europa Orientale, le più religiose, le meno assimilate all’illuminismo, quelle comunità dove molti ebrei sono ancora biblici” [158].

Don Ennio Innocenti, senza volerlo né saperlo, espone qui diverse tattiche giudaiche e caratteristiche salienti del popolo ebraico, mostrandoci chiaramente che queste sono presenti nei testi biblici, redatti dagli ebrei stessi. Si notano continue cacciate di ebrei e risentimento nei loro confronti, tanto per cominciare. Poi vediamo Giuseppe, nei panni di agente Esther all’interno del governo egiziano dell’epoca. Tra l’altro Giuseppe è un esempio di cellula fantasma per dispersione strategica e reclutamento, infatti viene venduto dai suoi stessi fratelli, e poi si incontra di nuovo con essi nel giudaismo. Lo stesso si può dire di Mosè, una delle prime cellule fantasma nella storia del giudaismo: disperso sulle rive del Nilo,  e allevato dalla famiglia del Faraone di turno, ne diventa in breve l’agente Esther, un consigliere politico in forma di scriba, salvo poi incontrarsi di nuovo coi suoi simili nel giudaismo. L’atteggiamento doppio e ambiguo degli ebrei li espone alle vendette di assiri ed egizi. È risaputa la mancata fiducia negli ebrei, lo abbiamo visto anche quando gli ebrei se la intendevano con gli islamici per invadere la penisola iberica mentre manipolavano i cristiani. Oppure come quando gli ebrei facevano il doppio gioco con l’impero romano mentre se la intendevano coi persiani, causando il già citato genocidio di Mamilla, una delle emosbronze più abbondanti e concentrate nella storia del giudaismo (i persiani li hanno fermati per non farli andare in coma ematico, tanto erano inebriati dal sangue dei cristiani). E poi c’è il caso Pollard, il caso Dreyfuss, la questione delle spie giudeo-bolsceviche con cittadinanza americana che hanno rubato i segreti nucleari statunitensi per venderli all’Unione Sovietica e donarli allo stato di Israele, senza parlare dello “stab in the back”, la pugnalata alle spalle, come la chiamavano i tedeschi, quando i banchieri ebrei della famiglia Warburg nonché Jacob Schiff (ebreo) e altri, prima hanno dato il supporto al bolscevismo in funzione antirussa favorendo la Germania, e poi i tedeschi si sono ritrovati rivoluzionari ebrei come Eisner, Rosa Luxemburg, e Carl Radek, in Baviera, pronti ad esportare la rivoluzione in Germania, nella logica Trozkista della “rivoluzione permanente”. Per quanto riguarda le violazioni di numerus clausus, la loro ascesa economico-sociale sembra irresistibile perfino a Babilonia, dove in origine erano stati condotti come prigionieri. Poi, dopo aver fatto pratica in diverse civiltà scalandole dai gradini più bassi, gli ebrei si sentono abbastanza sicuri di se stessi, tanto da poter introdurre per la prima volta nella storia la tattica giudaica dell’antisemitismo simulato, come si può vedere nei libri dei Maccabei. I libri dei Maccabei registrano il primo utilizzo ufficiale, sul piano storico, della tattica giudaica nota come diversione strategica, e che ancora oggi, viene insegnata nelle scuole militari della NATO come una tattica sovietica, quando il suo “ideatore ufficiale” in Unione Sovietica è stato Felix Dzerjinsky (ebreo). I libri dei Maccabei ci mostrano un ritratto, o per meglio dire un tipo, di ciò che oggi chiamiamo “nazisti kosher” (i nazisti che “non sapevano di essere ebrei”), nonché degli Yevsektzias (giudeo-bolscevichi ipocriti alla Kalinin, che prima vogliono rendere gli ebrei laici, poi fanno vari giri di parole petulanti contro l’assimilazione, proponendo progetti come le regioni autonome per soli ebrei in Unione Sovietica). Nazisti kosher e Yevsektzias sono l’antitipo degli ebrei ellenizzanti ai tempi della rivolta dei Maccabei. Il retroscena della guerra antiellenica condotta dagli ebrei – nel periodo a cui si riferiscono i libri dei Maccabei – è quello delle simulazioni giudaiche tra gli ebrei presenti in entrambe le fazioni in guerra. Tali simulazioni sono state rese efficaci usando proprio la diversione strategica, cioè la quinta colonna di Israele ai vertici politico-militari del regno di Antioco Epifane IV. Così, mentre gli ebrei tentavano di liberarsi degli ellenici, strizzavano già l’occhio ai romani, tanto per mantenere le opzioni aperte, nel caso non ce l’avessero fatta da soli contro Antioco Epifane IV. Anche in questo caso, è presente la doppiezza degli ebrei, come testimoniato da Wikipedia: “Di ritorno dalla spedizione in Egitto, Antioco si fermò a Gerusalemme e la saccheggiò, sterminò gran parte della popolazione, rapinò gli arredi sacri del tempio e proibì la pratica della religione ebraica. Le ragioni di questo gesto efferato non sono chiare: secondo alcuni, volle punire i Giudei dell’atteggiamento ambiguo che avrebbero avuto nella guerra contro l’Egitto; secondo altri, una sommossa organizzata dal ex sommo sacerdote Giasone lo indusse a castigare la popolazione” [159]. Era naturale che anche nella guerra di riconquista del tempio di Gerusalemme gli ebrei nei ranghi di Antioco e quelli di Israele si sarebbero comportati in maniera ambigua. Antioco Epifane IV cadde ingenuamente nella ragnatela di Israele, senza imparare dai propri errori. Quanto al rapporto tra ebrei e romani, l’elogio della romanità che si può riscontrare nei libri dei Maccabei, può essere visto come la ripetizione della doppiezza degli ebrei, che elogiavano un potenziale alleato mentre erano in lotta con gli ellenici, nemici di turno: infatti non appena sono stati liquidati questi ultimi, l’elogio della romanità ha lasciato il posto a sommosse antiromane, culminate sempre con vere e proprie guerre, cioè le tre guerre giudaiche contro l’Impero Romano. Per i teorici del senso teologico della storia, invece, l’elogio della romanità viene ingenuamente visto come una “prova” che gli ebrei erano pronti a ricevere il cristianesimo e che Dio aveva scelto l’Impero Romano per diffondere il cristianesimo tra le genti. Se così fosse stato, a convertirsi e diventare giudeo-cristiani sarebbero stati la maggioranza degli ebrei, non un’esigua parte di loro.

Per concludere, Ennio Innocenti nota, ingenuamente – come ha fatto nei libri dei Maccabei – l’antisemitismo di ebrei del novecento come Walther Rathenau, senza capire che si tratta di antisemitismo simulato. Rathenau, in preda ai suoi deliri di onnipotenza giudaica, si è abbandonato a un po’ troppe rivelazioni mentre è stato alla guida della Repubblica di Weimar, così gli ebrei hanno deciso di tappare per sempre la bocca al cialtrone: il Modulo Kennedy per Rathenau non è tardato ad arrivare.

Come giustificare dunque questa costanza così inquietante? Alla luce della dichiarazione di universalità dell’invettiva antigiudaica di Gesù Cristo, possiamo fornire una spiegazione in una visione cristiana, pur restando la certezza della matrice biologica del problema ebraico (che però da sola difficilmente spiega suddetta costanza). Per il cristianesimo, specie quello primitivo, gli eventi del Vecchio Testamento, oltre ad essere degli eventi reali – come l’archeologia biblica ci sta facendo scoprire –  sono prefigurativi di ciò che si è poi compiuto nel Nuovo Testamento. Chiamiamo questo tipo di esegesi con l’espressione “esegesi tipica” o “esegesi tipologica”. L’esempio più importante di esegesi tipica, lo abbiamo con la storia di Giona che finisce nel ventre della balena:

“L’interpretazione allegorica medievale della storia di Giona vede in essa la sepoltura e la risurrezione di Cristo, mentre lo stomaco della balena è la tomba. Infatti, Giona chiamò il ventre della balena “Sheol”, la terra dei morti. Così, ogni volta che si trova un’allusione a Giona in arte o nella letteratura medievale, di solito si tratta di un’allegoria della sepoltura e risurrezione di Cristo” [160].

Gli ebrei sono accusabili di aver usato un modo simile di interpretare la Bibbia ebraica, infatti molti ebrei, specie molti rabbini, concordano nell’affermare che Edom rappresenta Roma ed Esaù l’Occidente cristiano, mentre Ismaele rappresenterebbe l’Islam, il bastone che Israele deve usare per distruggere il cristianesimo, una condizione che sarebbe “sine qua non”, per la venuta del Messia Talmudico tanto atteso dagli ebrei. Possiamo affermare che, in un certo qual modo, gli ebrei considerano gli edomiti come il tipo, e i romani prima e il Vaticano (o dovremmo dire l’Italia?) oggi come l’antitipo degli edomiti coi quali gli ebrei hanno avuto a che fare millenni prima. In altre parole, per gli ebrei, le profezie sanguinarie di Isaia sul regno di Edom sarebbero prefigurative di ciò che accadrà a Roma e in Italia prima di ciò che loro chiamano “la pace universale” e la venuta del Messia Talmudico. Forse non si chiama tipologia biblica nel loro caso, ma il concetto è comunque molto simile.

Ad ogni modo, tornando all’invettiva antigiudaica universale, se la interpretiamo come è stata interpretata da “laquestionegiudaica”, allora dobbiamo asserire che OVUNQUE NELLA STORIA DEL MONDO, LA GENERAZIONE DEGLI EBREI CHE VI HA VISSUTO È STATA L’ANTITIPO DELLA GENERAZIONE PRECEDENTE E IL TIPO DELLA GENERAZIONE SUCCESSIVA. Ogni generazione si è comportata in un modo che prefigurava come si sarebbe comportata anche la generazione successiva, e così via, di generazione in generazione. Questo è, a nostro modesto parere, l’unico modo per poter spiegare l’universalità dell’accusa del sangue, nonché la continuità della gnosi spuria moderna con quella antica affrontata dalla Chiesa nascente, passando per la gnosi spuria luterana e rinascimentale. Per quanto riguarda l’accusa del sangue, bisogna precisare che uno dei primi ad averla formulata, è stato il profeta Isaia. Infatti in Isaia 57:3-5 leggiamo:

“3 Ora, venite qui, voi, figli della maliarda, progenie di un adultero e di una prostituta. 4 Su chi intendete divertirvi? Contro chi allargate la bocca e tirate fuori la lingua? Forse voi non siete figli del peccato, prole bastarda? 5 Voi, che spasimate fra i terebinti, sotto ogni albero verde, che sacrificate bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce” [161].

Il riferimento di Isaia al sacrificare “bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce”, è legato alla prescrizione talmudica di non dare sepoltura ai figli dei non-ebrei che vengono sacrificati, perché sono considerati come animali. Al massimo li si può nascondere sotto le rocce. È per questo motivo che, nella storia dell’accusa del sangue, sono pochissimi i casi in cui i cadaveri dei bambini sacrificati sono stati dissotterrati. Nel 99% dei casi, o venivano trovati all’aperto, o gettati in riva a un fiume, o in un cimitero, oppure tra le rocce, oppure venivano trovati appesi al muro, crocifissi brutalmente. Il modus operandi ci mostra una similitudine con Isaia 57:5 che non può essere ignorata. Sarebbe stato facile lo stesso accusare gli ebrei di omicidio rituale seppellendo i cadaveri di molti bambini cristiani, facendoli poi dissotterrare durante le inchieste che si sono susseguite. Se dovessimo cercare le prove dell’omicidio rituale ebraico in America, cominceremmo dalle Everglades e dal Gran Canyon.

Questa teologia cristiana applicata al popolo ebraico nella sua interezza, ci spiega che le persecuzioni e gli omicidi dei profeti sono il tipo delle persecuzioni e degli omicidi degli apostoli, che ne costituiscono, a loro volta, l’antitipo. Con questa teologia si riesce a spiegare la continua e sistematica riproposizione del paganesimo nel Talmud Babilonese, che è durata dai tempi in cui Isaia inveiva contro il suo popolo (e anche prima), fino ai giorni nostri, senza interruzioni, come dimostrato da Elizabeth Dilling nel suo libro “Judaism and its influence today”. Ora la concezione ciclica del tempo, spesso legata ad un concetto di “necessità”, è tipicamente gnostica. Nel cristianesimo, come esplicitato da Sant’Agostino, il tempo è lineare. Eppure quando si tratta della questione giudaica la storia si “ripete”, in maniera simile, e gli eventi si ripetono in successione, come se fossero uno l’antitipo dell’evento precedente e il tipo dell’evento successivo più simile. I cristiani che sono coscienti del problema ebraico, devono introdurre nel loro vocabolario l’espressione di tempo “tipico-lineare”: il tempo è lineare, ma è anche tipico, nel senso che eventi accaduti secoli prima sono prefigurativi di ciò che accadrà secoli dopo, specie quando si parla della storia del giudaismo. E forse, c’è addirittura una necessità in tutto ciò. In questa analisi abbiamo dimostrato come molte delle critiche di Cristo siano immortali, avendo cioè dei riscontri sia da casi precedenti a quelli a cui si riferiva lui, sia da casi avvenuti successivamente alla sua epoca, come il discorso sulla causa della vedova, per citare un altro esempio. In altre parole: la storia non si ripete, ma può far rima con un’altra storia molto simile. Il tempo come tipico-lineare dovrebbe diventare, in questa visione delle cose, un aspetto, anche importante, della teoria del senso teologico della storia. In una visione cristiana, ogni generazione di ebrei è il tipo della generazione successiva e l’antitipo della generazione precedente, attraverso una conservazione ossessivo-compulsiva di usi e costumi, oltre che crimini, vecchi quanto i volumi originali del Vecchio Testamento. Questa anomalia, questa sorta di “bug del giudaismo” sarebbe usata come prova da parte di Dio che il resoconto biblico (almeno nelle critiche al popolo ebraico presenti nei libri dei profeti) è veritiero. In quest’ottica il comportamento degli ebrei in tutte le epoche e nazioni darebbe validità alla Bibbia secondo la formula “gesta Dei per homines”, o sarebbe meglio usare, in questo caso, l’espressione “gesta Dei per iudeos”. Possiamo concludere dicendo che anche Monsignor Henri Delassus, nel suo saggio sull’Americanismo, si è molto soffermato sulla persistenza e sulla miracolosa sopravvivenza del popolo ebraico in tutti questi millenni: infatti è forse l’unico popolo dell’antichità che è sopravvissuto ai più potenti imperi e alle più avanzate civiltà che la storia abbia conosciuto (persiani, assiri, egizi, romani, macedoni, ellenici, norreni, indios, barbari, babilonesi, sumeri, ugariti, cananei, filistei, caldei, edomiti, amaleciti, arabi in genere ecc.). Tali civiltà sono scomparse, la civiltà ebraica resta, e Delassus, facendo riferimento anche a fonti ebraiche, ha provato ad attribuire – come gli stessi ebrei fanno – un senso teologico alla persistenza della civiltà ebraica. L’immutabilità e la costanza del problema ebraico e del comportamento degli ebrei, deve essere visto in maniera unitaria con la persistenza e le capacità di sopravvivenza del popolo ebraico, per comprendere la teoria dell’esegesi tipologica della questione giudaica.

Il problema dell’interpretazione tipologica della questione giudaica di generazione in generazione – così come il senso teologico che sottosta alla costanza della questione giudaica – è che lascia spazio al fatalismo, e a posizioni predestinaziane, dove non si capisce molto bene dove va a finire la libertà individuale degli ebrei, cioè il cosiddetto libero arbitrio. Se infatti gli ebrei sono costretti per volere divino a colmare la misura dei loro padri comportandosi sempre allo stesso modo, allora dov’è per gli ebrei la via d’uscita dalla dannazione? Come possono esercitare il libero arbitrio di scegliere da che parte stare? Come fanno a convertirsi al cristianesimo, se supponiamo che la loro avversione al cristianesimo sia addirittura di origine biologica? Il modo per uscire da queste contraddizioni, è postulare che l’omicidio di Cristo abbia come effetto una corruzione e quindi una condanna a cascata di generazioni di ebrei l’una dietro l’altra – per cui gli ebrei sarebbero un popolo maledetto da Dio verso una corruzione spirituale presente già alla nascita, il che li porterebbe automaticamente a commettere crimini e assumere “comportamenti talmudici” – e che questo corso degli eventi termina parzialmente con una seconda venuta di Cristo, IN CUI DEVE NECESSARIAMENTE AVVENIRE L’OPPOSTO DI QUELLO CHE È ACCADUTO DURANTE LA SUA PRIMA VENUTA: LA MAGGIORANZA DEGLI EBREI SI DEVONO CONVERTIRE AL CRISTIANESIMO PER NON ESSERE PIÙ L’ANTITIPO DEI LORO ANTENATI, MENTRE UNA PICCOLA RELIQUIA NON SI CONVERTIRÀ. Nella prima venuta di Cristo, i Vangeli attestano il contrario: una piccola reliquia si è convertita, costituendo il nucleo dei “giudeo-cristiani”, mentre la maggioranza degli ebrei ha rigettato Cristo.

Per avere ulteriori esempi di tipologia biblica, che fornirebbero prove che nel Vecchio Testamento sarebbe menzionato Gesù Cristo, abbiamo caricato sul nostro canale Telegram un video interessante: https://t.me/la_questione_giudaica/182

  • Conclusioni sul complesso di eresie note come “copycat thesis”, o “teoria dell’emulatore”: queste eresie non hanno un supporto archeologico, né un senso storico o politico. Vanno contro il significato funzionale dello gnosticismo e contro l’ebraicità/crittoebraicità dei suoi esponenti, ignorano l’eccessiva conoscenza del giudaismo che traspare dall’invettiva antigiudaica universale, e che non si rinviene nella letteratura greco-romana neanche in maniera frammentata. Con l’arecheologia cristiana del I secolo, queste eresie mostrano inoltre il cosiddetto “problema generazionale”
  • Sfigurazione e trasfigurazione modernisti – descritti nell’enciclica Pascendi dominici gregis – sono i “grimaldelli ideologici” degli agenti crittosionisti (cellule fantasma) per infiltrare la “teoria dell’emulatore” all’interno della Chiesa Cattolica 
  • Il significato teologico dell’autosussistenza della figura di Melchisedek: fornire un motivo di conversione per gli ebrei, e una cristofania ai gentili per debellare la futura “tipologia inversa” fomentata dal crittoebreo Joseph Atwill. Melchisedek è l’unico tipo biblico di se stesso, l’unico personaggio della Genesi senza genealogia perché non ce l’ha, per questo non potrà mai essere ritrovato in alcuna tavoletta canaanita. È l’easter egg di Dio nel Vecchio Testamento, che parla di come il Figlio sia venuto a suggellare il primo Patto

*”Herem (parola ebraica): condizione di colui che è cacciato dalla comunità a causa di un’impurità o di una consacrazione. L’individuo in stato di herem è un proscritto. Sorta di scomunica [N.d.T.]” [162].

** Col nome “Pagan Min” si intende l’antagonista principale del videogioco “Far Cry 4”. Nella trama del videogioco, Pagan Min è il padre biologico della sorellastra del protagonista, Ajay Ghal. Il videogioco è ambientato nella località fittizia nota come “Kyrat” pur essendo liberamente ispirato ad eventi realmente accaduti. “Pagan” in inglese significa “pagano”, e “Min” in ebraico ha lo stesso identico (o quasi) significato. “Pagan Min” rappresenta chiaramente un easter egg giudaico, una “sorpresa” lasciata da uno o più sviluppatori del videogioco Far Cry 4, per mostrare in maniera sottile la presenza ebraica tra gli sviluppatori del videogioco o forse a livelli più alti, nonché per prendere in giro i cristiani. Questo easter egg è una figura retorica, una ripetizione a rotazione di significanti (due parole diverse in due lingue diverse, vengono utilizzate per ripetere lo stesso significato). Siccome la religione cristiana – da un punto di vista halackico – è considerata idolatria, e idolatria e paganesimo vanno a braccetto, quasi diventando sfumature diverse dello stesso concetto, possiamo asserire che il termine Min è principalmente riferito ai cristiani in genere, più che agli eretici giudeo-cristiani, come vorrebbe far credere l’Enciclopedia Giudaica. Infatti, tra i tanti usi di questo vocabolo, c’è il sostituirsi alla parola “cristiano”: “In passages referring to the Christian period, “minim” usually indicates the Judæo-Christians, the Gnostics, and the Nazarenes, who often conversed with the Rabbis on the unity of God, creation, resurrection, and similar subjects (comp. Sanh. 39b). In some passages, indeed, it is used even for “Christian”; but it is possible that in such cases it is a substitution for the word “Noẓeri,” which was the usual term for “Christian””  [163].

***L’espressione “Al-Satan” in ebraico ha una serie di significati, il principale tra questi è “avversario” o “oppositore”. La figura di Al-Satan nel cartone animato Dragon Ball rappresenta un easter egg giudaico che svela gli autori dello gnosticismo. Infatti, possiamo asserire che la formazione di Al-Satan come parte malvagia del Supremo, dal quale si distacca, è gnostica. Per quale motivo un termine ebraico è associato ad un evento del genere? È chiaramente un easter egg giudaico. Al-Satan è necessario al Supremo come il Supremo ad Al-Satan, questo è un punto di vista spesso condiviso tra i rabbini quando si parla del rapporto tra Al-Satan e Yahveh. Nella gnosi pura esiste un concetto di indipendenza e irriducibilità ontologica di Dio, che crea gli esseri per dono, non per sua necessità, né tanto meno per emanazione. Tale punto di vista non si può mai conciliare con questi easter eggs, giudaici e gnostici.

****Con l’espressione “shekinah” si intende anche la cosiddetta presenza divina che gli ebrei sostengono che ci sia presso il cosiddetto “Muro del Pianto”.  Cioè la cabalistica (gnostica) emanazione femminile di Jahveh sarebbe chiamata “Shekinah”. Nella preghiera ebraica, la tefillah, anglicizzata col termine “davening”, gli ebrei simulano un movimento pelvico di accoppiamento con questo muro dal quale sarebbe emanata la shekinah, mentre la loro cabalistica emanazione divina maschile, l'”Ein-Soph”, feconda la shekinah, e questo forse viene fatto nel tentativo di “concepire il Messia Talmudico”. L’ex rabbino convertito alla fede ortodossa, Nathanael (ebreo), afferma che il “Muro Occidentale”, anche noto come “Muro del Pianto”, non sarebbe affatto un resto del Tempio di Gerusalemme, bensì della Fortezza di Antonia, una fortezza romana, quindi pagana. In un video, Nathanael afferma anche che gli ebrei sono perfettamente consapevoli di ciò, riproponendo forme di paganesimo presso una costruzione pagana: “this so-called divine presence at the Wailing Wall is actually the Kabbalistic feminine emanation, of their false God, the Shekinah. Whatch closely…how the rabbis thrust their pelvises and penises back and forth, in a prescribed prayer movement called davening, in which the Jew copulates whith the Shekinah, in order to give birth in an erotic union with the Ein-Soph, the Kabbalistic masculine emanation, of their false God” [164].

(https://it.wikipedia.org/wiki/Muro_Occidentale#Storia) (https://it.wikipedia.org/wiki/Fortezza_Antonia#Storia)

Anche se da lontano può sembrare che un ebreo pianga di fronte alla fortezza di Antonia, da vicino sembra evidente il suo movimento pelvico come nel tentativo di pompare il “Muro del Pianto”, o fecondare la “shekinah” che sarebbe emanata da questo muro, infatti, il rabbino Michael Leo Samuel (ebreo), citando il rabbino Israel Baal Shem Tov, scrive: “Hassidic literature teaches that one of the reasons given for Hassidim swaying in prayer is based upon the analogy of the movement that occurs in the act of love making. Prayer is like “making love to the Shekhinah.” The Baal Shem Tov is purported to have taught:

Prayer is zivug (coupling) with the Shechinah.’ Just as there is motion at the beginning of coupling, so, too, one must move (sway) at the beginning of prayer. Thereafter one can stand still, without motion, attached to the Shechinah with great deveikut (“cleaving to God”). As a result of your swaying, you can attain great bestirment. For you think to yourself: “Why do I move myself? Presumably it is because the Shechinah surely stands before me” [165]. Seguono poi da parte del rabbino una serie di sproloqui inutili e pseudognostici tirando in ballo perfino lo psicologo Carl Jung, ma non riprodurremo tali sproloqui qui.

Ad ogni modo, diversi archeologi affermano che il Monte del Tempio o “Spianata delle Moschee” (“Temple Mount”), non è il luogo del Tempio di Gerusalemme, bensì quello della fortezza di Antonia. Se le cose stanno così, è impossibile che gli ebrei non lo sappiano, visto il loro attaccamento alle tradizioni. In altre parole, quello che milioni di ebrei da tutto il mondo mettono in scena da centinaia di anni di fronte a quel muro, non sarebbe altro che UNA SIMULAZIONE GIUDAICA DEMAGNETIZZANTE, VOLTA A SCREDITARE LA PERSONA DI GESÙ CRISTO E L’INIZIO DEL CAPITOLO 24 DEL VANGELO DI MATTEO, IN CUI CRISTO DICE CHIARAMENTE CHE DEL TEMPIO NON SAREBBE RIMASTA “PIETRA SU PIETRA”.

Ad ogni modo, Elizabeth Dilling, citando l’Enciclopedia Giudaica, parla di questa sorta di “rapporto sessuale con Dio”, in termini analoghi: “”Jewish mystics described the highest degree of love of man for God in sensuous forms in terms taken from marital life” (Jewish Encyclopedia, page 465). “Closely connected … is the doctrine of the transmigration of the soul on which the Cabala lays great stress” (same reference, page 476)” [166].  Anche se, nella ricostruzione di Dilling, i ruoli sembrano quasi invertirsi: “In the Cabala the Talmudists represent themselves as the Divine Presence, or Shekinah, and when the Female Shekinah is copulating with her male, then “Israel” will be ruling the world” [167]. Citando invece il libro di Gershom Sholem (ebreo) “Lo Zohar. Il libro dello splendore”: “The section of the book, “The Rose of Sharon” is another intercourse scene in which “the Community of Israel is called Rose of Sharon; because her desire to be watered from the deep stream …. She is named ‘Rose’ when she is about to Join with the King and after she has come together with him in her kisses, she is named ‘lily.'” That excerpt, extended, however, is not enough. The Rabbis are quoted on: “the true devotion of the Community of Israel to God, and her longing for him, for these souls make possible the flow of the lower waters toward the upper, and this brings about perfect friendship and the yearning for mutual embrace in order to bring forth fruit. When they cleave one to another, then says the Community of Israel in the largeness of her affections: ‘Set me a seal upon thy heart'” (same book, pages 69-70)” [168].

ARTICOLO IN FASE DI COSTRUZIONE

Fonti:

[1] https://t.me/la_questione_giudaica/164

[2] Luigi Copertino, Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti, Sacra fraternitas aurigarum Urbis, Roma, 2018 p. 10. https://t.me/la_questione_giudaica/155 Cfr. E. Innocenti La gnosi spuria – I. Dalle origini al Seicento, Sacra fraternitas Aurigarum in urbe, Roma, 2003, pp. 12-13

[3] Ibidem, p. 15.

[4] Luigi Copertino, Vera e Falsa Gnosi. Disponibile al seguente indirizzo: https://www.maurizioblondet.it/vera-falsa-gnosi-luigi-copertino/

[5] https://t.me/la_questione_giudaica/107 Vedi capitoli 6 e 7.

[6] https://www.ibs.it/nuovo-testamento-gnosi-libro-walter-schmithals/e/9788839908353   

[7] https://t.me/la_questione_giudaica/163   Se è per questo, successivamente si è verificato anche l’opposto, infatti, in maniera estremamente subdola, e restituendo pan per focaccia, “gli gnostici usavano espressioni di origine biblica, riprendendole dall’ambiente ellenistico, spesso espressioni paoline e giovannee, ma del tutto svuotate del loro senso autentico” (L. Copertino, op. cit., p. 15).

[8] 1 Corinzi 9:19-22 https://www.laparola.net/testop.php?riferimento=1Corinzi%209%3A1-22

[9] https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_di_Tarso

[10] L. Copertino, op. cit., p. 373.

[11] Ibidem, p. 12.

[12] Ibid.

[13] Ibid. Cfr. E. Innocenti La gnosi spuria – I. …op. cit., nota 24 p. 10.

[14] Ibidem, pp. 12-13.

[15] Ibidem, pp. 17-18.

[16] Ibidem, p. 18.

[17] Aa. Vv., “La gnosi tra luci e ombre” Atti del secondo convegno di studi sull’opera di don Ennio Innocenti, Napoli 29-31 Ottobre 2009, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2010, p. 61. Cfr. A Colunga – M. Garcia Cordero, Biblia comentada, vol. I, p. 47, B.A.C., Madrid, 1960.

[18] Ibidem, pp. 61-62. Cfr. supra. Cfr. Teologia de la Biblia, vol I, p. 328, 3 vols. BAC, Madrid, 1970; cfr. H. Pinard “Création”, Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. III, col. 2042 – 2202, Paris, 1908.

[19] Ibidem, p. 62.

[20] Ibid. Cfr. Op. cit., I, p. 392.

[21] Ibidem, p. 63. Abbiamo poi deciso di ribattezzare col nome di trasfigurazionismo, quella che consideriamo essere un’eresia anticristiana contro il Vecchio Testamento, volta a far credere che gli eventi narrati in tale Testamento siano in realtà miti presi in prestito da altre culture e riadattati in chiave monoteistica (non si capisce poi per quali ragioni ci sia stato questo adattamento monoteistico). Tale eresia vecchia è stata riproposta – nonostante le moderne scoperte di assiriologia e sumeriologia – da un ebreo, in merito alla famosa “Arca di Noè”: “A recently deciphered 4,000-year-old clay tablet from ancient Mesopotamia — modern-day Iraq — reveals striking new details about the roots of the Old Testament tale of Noah. It tells a similar story, complete with detailed instructions for building a giant round vessel known as a coracle — as well as the key instruction that animals should enter “two by two” […]…

It’s also the subject of a new book, “The Ark Before Noah,” by Irving Finkel, the museum’s assistant keeper of the Middle East and the man who translated the tablet.

Finkel got hold of it a few years ago, when a man brought in a damaged tablet his father had acquired in the Middle East after World War II. It was light brown, about the size of a mobile phone and covered in the jagged cuneiform script of the ancient Mesopotamians…[…]…

Finkel said, a round boat makes sense. Coracles were widely used as river taxis in ancient Iraq and are perfectly designed to bob along on raging floodwaters.

“It’s a perfect thing,” Finkel said. “It never sinks, it’s light to carry.”…[…]…

Elizabeth Stone, an expert on the antiquities of ancient Mesopotamia at New York’s Stony Brook University, said it made sense that ancient Mesopotamians would depict their mythological ark as round.

“People are going to envision the boat however people envision boats where they are,” she said. “Coracles are not unusual things to have had in Mesopotamia.”

The tablet records a Mesopotamian god’s instructions for building a giant vessel — two-thirds the size of a soccer field in area — made of rope, reinforced with wooden ribs and coated in bitumen…[…]…” (http://www.timesofisrael.com/british-museum-prototype-for-noahs-ark-was-round/).

Dal canto suo, Irving Finkel (ebreo), afferma che le tavolette mesopotamiche successive hanno perso questi dettagli tecnici perché si incentravano sulla narrativa, sulla favoletta: “The flood story recurs in later Mesopotamian writings including the “Epic of Gilgamesh.” These versions lack the technical instructions — cut out, Finkel believes, because they got in the way of the storytelling” (Idem).

Salvo poi contraddirsi subito dopo, poiché parla del diluvio come di un evento realmente accaduto, mentre l’Arca coi suoi dettagli tecnici farebbe parte del folklore, ovvero della mitologia: “He believes the tale was likely passed on to the Jews during their exile in Babylon in the 6th century B.C. And he doesn’t think the tablet provides evidence the ark described in the Bible existed. He said it’s more likely that a devastating real flood made its way into folk memory, and has remained there ever since” (Idem). 

È chiaro che ci vorranno anni per smontare le menzogne dell’ebreo simulatore Irvin Finkel, come ci sono voluti anni per smontare le menzogne dell’ebreo simulatore Simcha Jacobovici, uno dei tanti ripropositori dell’ebionismo.

 

Nelle immagini: a sinistra una tavoletta che si ritiene essere risalente a quattromila anni fa, conservata al British Museum. I caratteri cuneiformi sarebbero stati decifrati dallo studioso Irvin Finkel. A destra Irvin Finkel (ebreo), curatore delle tavolette d’argilla cuneiformi presso il British Museum, con in mano la tavoletta poc’anzi citata. Visti i casi precedenti come quello di Simcha Jacobovici e molti altri, riteniamo che Irvin Finkel sia un simulatore che ripropone il trasfigurazionismo, un’eresia anticristiana volta a far credere che non ci sia un senso teologico della storia né un intervento della Provvidenza in quest’ultima, poiché la Bibbia sarebbe un riadattamento in chiave monoteistica di miti pagani politeisti. Queste due negazioni (del senso teologico della storia e dell’intervento divino nella storia) sono – tralasciando il motivo per cui si arriva a concepirle – guarda caso, i due cavalli di battaglia del modernismo, un complesso di eresie anticristiane che riteniamo essere un riadattamento audace dell’Americanismo. Tale modernismo proseguirà nella sua “successione ideologica”, diventando progressivismo al fine di infiltrarsi in maniera diretta in Vaticano. Il principale frutto avvelenato del progressivismo in ambito cristiano, è probabilmente il cattolicesimo liberale (che in realtà forse si dovrebbe chiamare teologia della liberazione, perché il cattolicesimo liberale, è un frutto avvelenato un po’ più vecchio, anteriore allo stesso modernismo, almeno a detta di Julio Loredo). Riteniamo che la tavoletta di argilla riguardante “l’Arca di Noè prima di Noè”, sia un falso, ma non sappiamo quali indagini archeologiche e/o chimico-fisiche possano confermarne la falsità.

[22] Pietro A. Kaswalder, Giudea e Neghev,  edizioni Terra Santa, Milano, 2018, pp. 14-15. Disponibile qui:  https://t.me/la_questione_giudaica/166   È doveroso sottolineare che le speculazioni di Kaswalder sono, con altissima probabilità, sbagliate, per quanto riguarda l’alfabeto ebraico. Infatti l’archeologo e paleografo Douglas Petrovich, avrebbe scoperto che il più antico alfabeto della storia non è quello dei fenici, bensì quello degli ebrei, il popolo al vertice di tutte (o quasi tutte) le intellighenzie di sempre. “Dr. Douglas Petrovich has gathered sufficient evidence to claim that the ancient Israelites took Egyptian hieroglyphics and transformed it into a writing system of 22 alphabetic letters which correspond to the widely recognized Hebrew alphabet used today.

Archaeologist, epigrapher and professor of ancient Egyptian studies at Wilfrid Laurier University in Waterloo, Canada, Dr. Petrovich used Hebrew and the Bible to translate inscriptions found on 18 ancient stone slabs. His findings have truly rocked Bible critics to the core” (https://www.breakingisraelnews.com/81129/a-hebrew-discovery-that-will-shake-bible-critics-to-the-core/). “Following Petrovich’s study of the inscribed Egyptian stone slabs, he asserted that the writings are actually an early form of Hebrew. He believes that the stones recall the Bible’s descriptions about the Israelites living in Egypt and concludes that they transformed Egyptian hieroglyphics into Hebrew more than 3,800 years ago…[…]…Petrovich’s theory is that the Israelites sought to communicate in writing with other Israelites in Egypt. They therefore simplified Pharaoh’s complex hieroglyphic writing system into a 22 letter alphabet” (Idem). 

 

Nell’immagine a sinistra: schematizzazione di una delle lastre di pietra studiate da Petrovich, con le lettere in paleoebraico segnate in nero, e le corrispondenti lettere ebraiche moderne segnate in verde. Petrovich avrebbe trovato il nome di Mosè inciso in paleoebraico su questa lastra di pietra. A destra: fotografia della lastra di pietra denominata reperto “Sinai 361”. Tale lastra di pietra è stata datata dal professor Petrovich al quindicesimo secolo avanti Cristo. Ha infatti dichiarato: ““I absolutely was surprised to find [a reference to] Moses, because he resided in Egypt for less than a year at the time of his provoking of astonishment there”” (Idem). 

Inoltre le speculazioni di Kaswalder sulle origini del monoteismo ebraico potrebbero essere il frutto di interpretazioni sbagliate, in quanto Peter Gentry, professore di interpretazione del Vecchio Testamento, ha affermato, in un’intervista, che le tavolette in ugaritico trovate a Ras Shamra (cioè quella che poi si è scoperto essere Ugarit), mostrano, secondo lui, un’evoluzione al contrario, cioè da un antico monoteismo verso un politeismo in cui Baal diventa la divinità principale e tutte le altre sono i suoi “sottoposti”. L’interpretazione di Peter Gentry è in accordo con quella di Don Ennio Innocenti sul lento degrado della gnosi pura in gnosi spuria, ed è in accordo con la tradizione consolidata dai Padri della Chiesa. L’intervista al professore Gentry è rinvenibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/202 Se qualcuno ha qualche segnalazione da fare su della letteratura in grado di dimostrare la “devoluzione”, la terremo sicuramente in considerazione. L’ipotesi della devoluzione dal monoteismo al politeismo è sostenuta anche da Don Richardson, che ha trovato prove a sostegno di tale ipotesi nelle religioni orientali, infatti è citato da Dan Story sul CHRISTIAN RESEARCH JOURNAL: “Missionary and author Don Richardson, well known for his anthropological and linguistic work among primitive peoples, writes that the earliest reference to religion in China is a Supreme God called “Shang Ti — the Lord of Heaven,” which “predates Confucianism, Taoism and Buddhism by an unknown number of centuries”” (Dan Story, DOES THE OLD TESTAMENT TEACH THE DEVOLUTION OF RELIGION, AND DOES PAUL CONFIRM IT IN ROMANS CHAPTER 1?, CHRISTIAN RESEARCH JOURNAL, volume 40, number 01 (2017). Cfr. Don Richardson, Eternity in Their Hearts, rev. ed. (Ventura, CA: Regal Books, 1984), 62–63. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/203). L’ipotesi della devoluzione viene ritrovata anche nella “Encyclopedia of Religions and Ethics”: ““The Chinese language possesses two terms which, as far as etymology goes, [Shang Ti] seems adequate to stand for God.…The earliest reference to Shang Ti, or indeed to any religion whatever, in the ancient history of China” refers to this ancient term”  (Ibid. Cfr. Encyclopedia of Religion and Ethics, vol. 6, ed. James Hastings (New York: Charles Scribner’s Sons), p. 272).

[23] Jean Bottero, Samuel Noah Kramer, Uomini e dèi della Mesopotamia, Mondadori, Milano, 2012, p. 641.

[24] Giovanni Pettinato, Mitologia assiro-babilonese (UTET – Torino, 2005), p. 101.

[25] https://www.youtube.com/watch?v=diBQyYtPSDw

[26] Idem.

[27] https://pisoproject.wordpress.com/latin-phrases-pliny-as-the-nt-paul/

[28] https://it.zenit.org/articles/illustrata-in-vaticano-l-indagine-condotta-nel-sarcofago-di-san-paolo/

[29] Idem.

[30] Idem.

[31] Idem.

[32] Idem.

[33] Idem.

[34] https://www.shmoop.com/ephesians-and-colossians/setting.html

[35] https://it.wikipedia.org/wiki/Colossi

[36] Idem.

[37] https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_a_Filemone#Data_e_luogo

[38] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Colossesi+2,1&versioni%5B%5D=C.E.I.

[39] https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_ai_Laodicesi

[40] Idem.

[41] https://it.wikipedia.org/wiki/Laodicea_al_Lico

[42] Idem.

[43] http://www.gliscritti.it/blog/entry/249

[44] Idem.

[45] Roberto Persico, Marta Sordi spiega la nuova cronologia della vita di Paolo e conferma l’autenticità del suo carteggio con Seneca, Tempi, 19 maggio 2008. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/183

[46] Idem.

[47] Idem.

[48] Idem.

[49] https://www.avvenire.it/agora/pagine/san-paolo-e-seneca-si-incontrarono_200901151017200330000

[50] Idem.

[51] Idem.

[52] Dr. Gregor, A Sea of Blood, Bamboo Delight Company, Los Gatos, California, USA, 2011, p. 18. Disponibile qui: https://t.me/la_questione_giudaica/100

[53] https://consolata.org/new/index.php/mission/finestra/item/400-le-15-scoperte-piu-importanti-dell-archeologia-biblica

[54] https://www.avvenire.it/agora/pagine/san-paolo-e-seneca-si-incontrarono_200901151017200330000

[55] http://www.paginecattoliche.it/CARO-SAN-PAOLO-CARO-SENECA/

[56] Idem.

[57] Idem.

[58] Idem.

[59] Idem.

[60] https://it.wikipedia.org/wiki/Apocatastasi

[61] Idem.

[62] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Matteo+23&versioni%5B%5D=C.E.I.

[63] Padre Louis-Marie O.P., Perché gli ebrei non credono in Gesù? Traduzione dall’originale francese Pourquoi les juifs ne croient pas en Jésus, apparso sulla rivista Le Sel de la terre (nº 59, Inverno 2006-2007), a cura di Paolo Baroni. Il termine parthènos dei Settanta, designa sempre una vergine. Anche nel greco classico, questo vocabolo designa, nel suo senso principale, una vergine ancora giovane (vedi, ad esempio, il Dizionario di Bailly o il Lexicon di Zorell).

[64] Idem. Per il dettaglio, vedi, ad esempio, P. F. Ceuppens O.P., De Prophetiis messianicis in Antiquo Testamento, Collegium Angelicum, Roma 1935, pagg. 192-196; PP. Lusseau-Collomb, Manuel d’études bibliques («Manuale di studi biblici»), vol. III, Téqui, Parigi 1934, pagg. 148-149.

[65] Idem.

[66] Idem. Cfr. San Girolamo, Contra Jovinianum, I, 32; PL 23, 254.

[67] Idem. Cfr. P. M. – J. Lagrange O.P., Le Messianisme chez les juifs (150 a.C. à 200 d.C.), Gabalda, Parigi 1909, pag. 241. Ma le mutazioni inserite dagli ebrei, non si fermerebbero ai Targumim nemmeno per quanto riguarda le profezie inerenti il Messia. Infatti quest’accusa è già comparsa nella storia della Chiesa: “essi hanno consapevolmente alterato il testo dell’Antico Testamento con la pratica dell’emendazione scribale (tiqqun soferim “correzione degli scribi”): così facendo hanno cancellato per sempre ulteriori prove veterotestamentarie della messianicità di Gesù e della verità del Cristianesimo” (Luca Benotti, Un manuale ebraico di polemica anti-cristiana del XIII secolo. Il manoscritto Or. 53 della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Introduzione, traduzione e commento. Università degli studi di Padova, 2012, p. 47. Cfr. Così Parente, Fausto “La Chiesa e il Talmud. L’atteggiamento della Chiesa e del mondo cristiano nei confronti del Talmud e degli altri scritti rabbinici, con particolare riguardo all’Italia tra XV e XVI secolo” in Storia d’Italia, Annali 11: Gli Ebrei in Italia a cura di Corrado Vivanti, Einaudi, Torino, 1996 (vol. 1: Dall’alto Medioevo all’età dei ghetti, p. 148). “Questo, che può sembrare un dettaglio, in realtà compromette totalmente il paradigma teologico agostiniano secondo cui gli Ebrei sono da tollerare poiché hanno conservato intatto il sistema profetico delle Scritture; Martini (Raimondo Martini, allievo della scuola di Raimondo di Peñaforte, nda), al contrario, non solo afferma (nella sua opera “Pugio Fidei”, nda) che essi hanno volontariamente corrotto molti altri passaggi recanti l’annuncio della venuta di Cristo rispetto a quelli pervenuti; ma anche che essi, fintanto che rimarranno Ebrei, persevereranno nel peccato” (Ibid.). Chiaramente però questa tesi non è condivisibile per quanto riguarda il libro di Isaia, di cui oggi abbiamo un rotolo praticamente completo e di molto antecedente rispetto all’epoca di Gesù Cristo.

[68] https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio_babilonese#L’Esilio_dei_Giudei

[69] https://it.wikipedia.org/wiki/Garizim

[70] https://www.laparola.net/testo.php?versioni[]=C.E.I.&riferimento=2Maccabei6

[71] Gian Pio Mattogno, Gli usurai ebrei nell’Italia medievale e rinascimentale, Lanterna, 2013, p. 53. Cfr. G.P. Mattogno, L’usura come strumento dell’imperialismo ebraico. Appunti per una ricerca storica.

[72] Ibid. Cfr. supra.

[73] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 249. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[74] http://danielesalamone.altervista.org/non-sono-venuto-per-abolire-la-legge-e-i-profeti-cosa-significa/

[75] Idem.

[76] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, Controcorrente, Napoli, 2007, p. 503. Cfr. G. Rosenblum, V. Perelman, Krushenie shuda: pritshiny i sledstvia* [Il crollo di un miracolo: cause e conseguenze], VM (I Tempi e Noi [Vremia i my], rivista internazionale di letteratura e problemi sociali, Tel Aviv, 1977, n. 24, p. 120.

[77] A. Solgenitsin, op. cit., t. 1, pp. 308-309.

[78] https://nationalvanguard.org/2018/11/jewish-merchants-of-sin-and-porn-part-7-second-wave-feminism/

[79] Gilad Atzmon, L’errante chi?, Zambon 2012, p. 95.

[80] Ibidem, p. 96.

[81] Julio Meinvielle, Dalla Cabala al Progressismo, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2018, p. 38. Cfr. Matteo 23, 2.

[82] Ibid. Cfr. Drach, De l’harmonie entre l’Eglise et la Synagogue, Parigi, 1844, tomo I, pp. X-XI.

[83] Ibidem, pp. 38-39.

[84] Ibidem, p. 39. Cfr. Drach, op. cit., tomo II, p. XXI, 1844.

[85] Ibid. Cfr. Gougenot des Mousseaux, Le juif, le judaisme et la judaisation des Peuples chrétiens, Plon, Parigi, 1869, pag. 512.

[86] https://www.haaretz.com/1.4813824

[87] https://www.myjewishlearning.com/article/widows-in-jewish-tradition/

[88] https://www.myjewishlearning.com/article/agunot-a-different-kind-of-hostage/

[89] Idem.

[90] Idem.

[91] Idem.

[92] http://blogs.timesofisrael.com/the-poor-womans-lamb-the-state-of-israel-and-its-widows/

[93] Idem.

[94] Idem.

[95] Henri Delassus, L’Americanismo e la congiura anticristiana, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2015, p. 13.

[96] Ibidem, pp. 13-14. Bisogna però precisare che ci sono scritti dell’Apocalittica giudaica precristiana i cui riferimenti sono rinvenibili – considerando l’intero canone di Vecchio e Nuovo Testamento – soltanto nei Vangeli. Ad esempio il frammento 4Q521 è stato “datato paleograficamente da Emile Puech della Ecole Biblique et Archéologique di Gerusalemme alla seconda metà del I sec. a.C. (tra il 100 e l’80 a.C.); l’analisi al radiocarbonio 14C eseguita nel 1994 dall’Università dell’Arizona (U.S.A.) ha dato come risultato una data di stesura attorno al 30 a.C. con una precisione di ± 30 anni circa” (Gianluigi Bastia, 4Q521 Apocalisse Messianica – 24/02/2007, p. 1. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/192 Cfr. Radiocarbon, vol. 37, n. 1, 1995, pp. 11-19 (A.J.T. Jull, D.L. Donahue, M. Broshi, E. Tov, Radiocarbon Dating of Scroll and Linen Fragments from the Judean Desert)). “La datazione paleografica sembra comunque più attendibile. E’ altamente probabile che il manoscritto non sia un autografo in quanto contiene tra le righe numerose correzioni e quindi sembra essere copia di un documento più antico” (Ibid.). Parte del frammento recita: “1 [poiché i cie]li e la terra ascolteranno il suo Messia 2 [e tutto ci]ò che è in essi non devierà dai precetti dei santi. 3 Rinforzatevi, voi che cercate il Signore nel suo servizio! vacat 4 Forse che non troverete in ciò il Signore, (voi) tutti che aspettate nel loro cuore? 5 Perché il
Signore osserverà i pii e chiamerà per nome i giusti, 6 e poserà il suo spirito sugli umili, e con la sua forza rinnoverà i fedeli, 7 perché onorerà i pii su un trono di regalità eterna, 8 liberando i prigionieri, rendendo la vista ai ciechi, raddrizzando i piegati. 9 Per [sem]pre mi attaccherò a quelli che aspettano e nella sua misericordia […] 10 e il frutto di una [ope]ra buona non sarà procrastinato a nessuno 11 e il Signore farà azioni gloriose che non ci sono mai state, come ha det[to], 12 perché curerà i feriti e farà rivivere i morti e darà l’annuncio agli umili, 13 colmerà i [po-ve]ri, guiderà gli espulsi e arricchirà gli affamati 14 e gli istr[uiti …] e tutti loro, come san[ti …] [Trad. F. G. Martinez…[…]…]” (Ibid. Cfr. F. Garcia Martinez, Testi di Qumran, ediz. italiana a cura di C. Martone, PAIDEIA, Brescia, 1996, pp. 608-610). Confrontando la versione greca del Vangelo di Matteo con la versione greca della Bibbia detta dei Settanta, Bastia conclude che “in Matteo 11:5 ritroviamo allusioni, cioè citazioni tacite, silenti, a Isaia 35:5-6 e Isaia 61:1” (Ibidem, p. 3). Ma “nei citati passi di Isaia, oltre alla guarigione dei lebbrosi (λεπρος nel testo greco), manca tuttavia un elemento fondamentale: il cenno alla risurrezione dei morti (και νεκροι εγειρονται nel testo greco) che è una peculiarità di questo passo di Matteo (cfr. v. 11:5) e di 4Q521 (v. fr. 2., col. II, linea 12, “perché curerà i feriti e farà rivivere i morti e darà l’annuncio agli umili”). Si può anzi osservare anche che in tutto l’Antico Testamento non esiste alcun riferimento alla risurrezione dei morti nei tempi messianici. Questa dottrina è invece presente in 4Q521 per cui si conclude da questa analisi che il passo di Matteo potrebbe alludere anche a questo documento e non soltanto ai passi di Isaia, che non contengono alcun riferimento alla risurrezione” (Ibid.).  “Esiste quindi sostanziale accordo tra Matteo 11:4-6 (e il passo parallelo in Luca (7:22-23 nda)) e documenti quali 4Q521 e Isaia. Interpretato in quest’ottica 4Q521 potrebbe essere la profezia dell’avvento di Gesù come Messia o viceversa: i primi cristiani avrebbero visto in documenti come questo – oltre che negli altri brani più tradizionali dell’Antico Testamento – la “prova” tangibile che i tempi messianici erano ormai giunti e che Gesù era il Messia atteso. Posto poi che esista davvero un collegamento fra i passi di Matteo, Luca e 4Q521, rimarrebbe da spiegare perché Marco non riporta il passo. Questo viene usualmente spiegato con il fatto che Matteo e Luca avrebbero attinto dalla famosa fonte “Q”, una collezione di scritti che invece Marco non avrebbe utilizzato. 4Q521 potrebbe essere uno dei documenti della fonte “Q”, soprattutto in quanto contenente il riferimento
alla “risurrezione dei morti”?” (Ibid.). Alla luce di tutto ciò sembra un po’ improbabile che gli autori dei Vangeli siano stati dei Romani, dubitiamo che si mettessero a leggere il paleo-ebraico dell’Apocalittica Giudaica e implementarlo nei Vangeli ai fini di distogliere gli ebrei dal giudaismo per fargli credere a una nuova religione chiamata cristianesimo. Il livello di dettaglio in questi documenti, è tale per cui gli autori dei Vangeli, erano verosimilmente i primi giudeo-cristiani della storia, che avendo assistito a determinati eventi, decisero di metterli per iscritto, anche a costo di sembrare eretici agli occhi di tutta la comunità ebraica, anche se scrivere tali libri avrebbe comportato per loro l’herem, cioè l’essere banditi per sempre dalla comunità ebraica.

 Tutto ciò costituisce un problema per le ricostruzioni del probabile crittoebreo Bruno Bauer, dell’ebreo Abelard Reuchlin, dell’altro probabile crittoebreo Joesph Atwill, e della crittoebrea Emilia Bassano, quest’ultima sarebbe la vera autrice delle opere di Shakespeare e avrebbe fatto dei riferimenti all’origine romana dei Vangeli nelle opere Skakespseariane, almeno a quanto scrive Joseph Atwill. Tutti o quasi tutti i fautori dell’ipotesi dell’origine romana dei Vangeli sono degli ebrei o dei crittoebrei e non hanno delle prove archeologiche per supportare le loro affermazioni, bensì hanno solo “prove” o per meglio dire interpretazioni filologiche e di analisi del testo. E non è la prima volta che l’archeologia smonta anni e anni di costrutti filologici campati per aria.

[97] Dagoberto Huseyn Bellucci, Il governo mondiale ebraico, cap. 11. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/96

[98] Elizabeth Dilling, Judaism and its influence Today, Elizabeth Dilling Foundation, Chicago 1983, pp. 54-55. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107

[99] Ibidem, p. 62.

[100] https://t.me/la_questione_giudaica/172

[101] https://it.aleteia.org/2019/02/11/gesu-cristo-giuseppe-erano-falegnami/

[102] https://www.ildolomiti.it/blog/riccardo-petroni/giuseppe-padre-di-gesu-non-era-un-anziano-falegname-ma-un-giovane-carpentiere

[103] https://www.youtube.com/watch?v=tFMmiaI3an4

[104] “In realtà E. Muro ha fatto notare che in una lista del materiale rinvenuto nelle Grotte 7-10, compilata da R. de Vaux sulla Revue Biblique, 63 del 1956 (pag. 572), risultava la presenza di un frammento (7Q21) in ebraico su cuoio rinvenuto nella Grotta 7 (cfr. E. Muro, 7Q21: What is it? Where is it?, pubbl. internet, http://www.breadofangels.com, 1999). Questo frammento tuttavia non compare nella successiva DJD III del 1962, la prima pubblicazione ufficiale dei
documenti della Grotta 7, e nemmeno in successive liste. Ci si chiede quindi se questo reperto sia mai esistito o si tratti di una svista, dove eventualmente sia collocato e se sia davvero significativo”. Gianluigi Bastia, Identificazione del frammento 7Q5, disponibile sul canale Telegram di laquestionegiudaica al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/173

[105] https://www.ildolomiti.it/blog/riccardo-petroni/giuseppe-padre-di-gesu-non-era-un-anziano-falegname-ma-un-giovane-carpentiere

[106] https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1001072152 L’iscrizione di Teodoto è visionabile anche a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=1jSMtQy5dWg

[107] Pietro Dimond, La sacra Bibbia dimostra gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, Monastero della Famiglia Santissima, New York, 2009, p. 34. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/184

[108] Ibid. Cfr. E. Dana e G. Mantey, Una grammatica manuale del Nuovo Testamento Greco (A manual grammar of the Greek New Testament), SUA, pagina 127.

[109] Ibid.

[110] Ibid.

[111] Ibidem, p. 35.

[112] Ibidem, p. 37.

[113] Ibid.

[114] Ibidem, p. 40.

[115] Ibidem, p. 38.

[116] Ibid.

[117] https://www.youtube.com/watch?v=tFMmiaI3an4

[118] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Giovanni+3,1-5&versioni%5B%5D=C.E.I.

[119] https://www.cbsnews.com/news/israeli-t-shirts-joke-about-killing-arabs/

[120] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7960071.stm

[121] Idem.

[122] https://www.haaretz.com/1.5090720

[123] Idem.

[124] https://www.laparola.net/brani/brani.php?b=119

[125] Robert Aleksander Maryks, The Jesuit Order as a Synagogue of Jews, p. XVI. Cfr. Yosef Hayim Yerushalmi, Assimilation and Racial Anti-Semitism: The Iberian and the German Models, Leo Baeck memorial lecture, 26 (New York: Leo Baeck Institute, 1982), pp. 7–8.

[126] “There seem, indeed, to have been camps on the Artic islands of Novaya Zemlya from which no one returned at all: but of these practically nothing is known”. Vedi Robert Conquest, Kolyma: The Artic Death Camps, Oxford University Press, Oxford 1979, pp. 13-14.

[127] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 260. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153.

[128] L. Copertino, op. cit., p. 45.

[129] Ibidem, pp. 397-399.

[130] https://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-netanyahu-israel-mossad-chief-doha-qatar-continue-hamas-gaza-money-transfer-1.8564993

[131] https://www.ilvangelo-israele.it/indexmag15-I.html Un sito di cristiani evangelici chiaramente sionisti e filosemiti.

[132] Luigi Cabrini, Il Potere Segreto, Lanterna, 2012, pp. 117-118.

[133] Ibidem, p. 118.

[134] http://www.iltimone.org/news-timone/archivio-quando-gli-ebrei-perseguitavano-i-cristia/

[135] Idem.

[136] https://christianhistoryinstitute.org/magazine/article/nozrim-and-meshichyim

[137] https://www.jpost.com/Israel-News/Jerusalem-church-vandalized-with-crude-anti-Christian-slogans-441762

[138] http://www.corriere.it/cultura/16_aprile_02/talmud-ebrei-traduzione-italian-volume-salom-ed9e1c26-f82e-11e5-b848-7bd2f7c41e07.shtml

[139] Kerry R. Bolton, Grave Desecrations, Rabbi’s Death Show Rare Glimpses of Israel’s Religious Fanaticism, Foreign Policy Journal, 17 ottobre 2013. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/181

[140] http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&id=318817&Itemid=100021

[141] http://www.centrosangiorgio.com/apologetica/pagine_articoli/perche_gli_ebrei_non_credono_in_gesu.htm

[142] Idem. Cfr. P. V.-T. Beurier, L’aveuglement de ceux qui ont tué Jésus-Christ («L’accecamento di quelli che hanno ucciso Gesù Cristo»). Padre Beurier era un religioso eudista.

[143] Idem.

[144] Idem.

[145] Idem. Cfr. P. V.-T. Beurier, op. cit.

[146] Aa. Vv., Don Ennio Innocenti la figura – l’opera – la milizia, Atti del convegno di studi la Croce e la spada, Roma 23-24 aprile 2004, Bibliotheca Edizioni Roma, 2004. Disponibile sul canale Telegram di laquestionegiudaica al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/174

[147] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, p. 246. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[148] Henri Delassus, L’Americanismo e la congiura anticristiana, Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2015, p. 14, n. 7.

[149] Ibidem, p. 13, n. 7.

[150] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Matteo+7,15-20&versioni%5B%5D=C.E.I.

[151] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+5&versioni%5B%5D=C.E.I.

[152] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+9&versioni%5B%5D=C.E.I.

[153] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+10&versioni%5B%5D=C.E.I.

[154] Idem.

[155] http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=mt%207:15-20&versioni[]=Commentario

[156] P. Dimond, p. 43. Disponibile al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/184

[157] Aa. Vv., “La gnosi tra luci e ombre” Atti del secondo convegno di studi sull’opera di don Ennio Innocenti, Napoli 29-31 Ottobre 2009, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2010, p. 11. Cfr. G. Barbiellini Amidei, Crolla Marx si riscopre Dio, in Il Tempo, 10 ottobre 1991, 3.

[158] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1995, pp. 269-270. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/153

[159] https://it.wikipedia.org/wiki/Antioco_IV#Gli_ultimi_anni:_la_ribellione_dei_Maccabei_e_la_spedizione_in_Oriente

[160] https://it.wikipedia.org/wiki/Tipologia_(teologia)#Esempi_di_tipologie

[161] https://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+57,3-5&versioni%5B%5D=C.E.I. È bene sottolinearlo, chi non crede all’accusa del sangue deve allora credere ad una cospirazione giudeo-cristiano-pagano-islamo-nazista nei confronti degli ebrei, vista la vastità con la quale questa famigerata accusa si è propagata nel corso dei secoli. Infatti è bene ricordare che, pur essendo sempre stata, quella del sangue, un’accusa formulata dai cristiani, bisogna segnalare che un “grammatico alessandrino del I secolo, Apione, muove accuse infamanti nei confronti degli ebrei, tra cui quella di essere misantropi, di adorare una testa d’asino, di non rispettare le divinità locali, e di praticare omicidi rituali” (https://www.osservatorioantisemitismo.it/approfondimenti/dallantigiudaismo-cristiano-delle-origini-alle-crociate/). Una più corretta traduzione di Isaia 57:5, si può trovare nella bibbia di re Giacomo: “Enflaming yourselves with idols under every green tree, slaying the children in the valleys under the clifts of the rocks”(https://biblehub.com/kjv/isaiah/57.htm). Qui Isaia accusa gli ebrei, non solo di commettere omicidi rituali, ma anche di praticare “tree idolatry”, idolatria verso gli alberi. L’idolatria dell’albero, a ben vedere, non è una forma di semplice animismo, ma è proprio l’anticamera della variante di gnosi spuria moderna – anche detta gnosi gioachimita perché iniziata formalmente da Gioacchino da Fiore – oggi nota come gnosi ecologista, che praticamente sostiene l'”Ipotesi di Gaia”, quella “teoria” gnostica (o comunque utilizzabile in maniera gnostica) per la quale l’intera Terra resta in omeostasi per via di una teleologia per così dire, attuata da tutto il biota che collabora – interagendo con se stesso e le componenti inorganiche (abiotiche) della Terra – a mantenere stabili le variabili ambientali terrestri. Da qui in poi il passo verso la teoria della “Madre Terra” – con la concezione della Terra come autentico organismo vivente – è breve, e porta all’idolatria della Terra e al panteismo. Non è difficile vedere dove va a parare la gnosi ecologista, i cui semi sono contenuti nel Talmud Babilonese, sono stati piantati da Gioacchino da Fiore, e hanno prodotto i loro frutti maturi negli ultimi due secoli.

[162] A. Solgenitsin, op. cit., p. 309, n. 9.

[163] http://jewishencyclopedia.com/articles/10846-min (Elizabeth Dilling, pure cita la Jewish Encyclopedia del 1905, per fornire la definizione del termine “minim”. “The 1905 Jewish Encyclopedia states: “During the first century of Christianity the Rabbis lived on friendly terms with the minim” (Christians)”. Il termine “friendly” è usato dall’Enciclopedia giudaica come modo di dire (E. Dilling, p. 36)).

[164] https://t.me/la_questione_giudaica/186

[165] https://www.sdjewishworld.com/2013/12/27/davening-at-victorias-secret/

[166] E. Dilling, p. 72.

[167] Ibidem, p. 92.

[168] Ibidem, pp. 76-77.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

AGENTI CRITTOSIONISTI: Vladimir Lenin è una cellula fantasma, una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg inviata da Guglielmo II per distruggere la Russia dall’interno, e che poi ha tentato di bolscevizzare la Germania.

Abbiamo spesso parlato, in questo blog, di Vladimir Lenin, il tristemente famoso capo giudeo-bolscevico che ha sterminato, con le sue politiche, milioni di russi cristiano-ortodossi innocenti. È ora però giunto il momento, di fare un resoconto dei marcatori di ebraicità che abbiamo trovato su di lui, convogliandoli in un unico articolo.

Siamo arrivati alla conclusione che Vladimir Lenin è una cellula fantasma, ottenuta forse per conversione strategica dei suoi antenati, ciò avrebbe permesso di cambiare la loro identità nei registri battesimali. Una cellula fantasma, o agente crittosionista, si può ottenere per dispersione e reclutamento, inseminazione clandestina (i genitori sono entrambi ebrei e la gravidanza è extraconiugale), o gentilizzazione anagrafica, quest’ultima attraverso una conversione strategica per l’appunto, o con altri modi. Forse sono stati proprio i servizi segreti tedeschi a manipolare la documentazione dell’albero genealogico di Lenin per farlo apparire russo. Vladimir Lenin è un crittoebreo inviato dai servizi segreti tedeschi nell’illusione di distruggere la Russia dall’interno e ottenere condizioni di pace vantaggiose dopo la Prima Simulazione Mondiale. Così non è stato, poiché gli ebrei sono agenti tripli che fingono di essere agenti doppi. La storia ci insegna che tra due nazioni che litigano, Israele gode.

I tedeschi hanno fatto male i loro conti. Nessuno sembra notare che non appena Rathenau (ebreo) e Bernard Baruch (ebreo) hanno disarmato la Germania, con la Costituzione della Repubblica di Weimar e i trattati di Versailles, sono subentrati Karl Radek (ebreo) e Deshinski (ebreo) a portare il giudeo-bolscevismo in casa dei tedeschi. Questo proprio quando volevano essere i tedeschi – sempre su istigazione e col finanziamento di ebrei e crittoebrei – a portarlo in Russia. Il gioco di acquisizione-restrizione dei territori fatto contro la Germania serviva soltanto a favorire, da un lato immigrazioni di ebrei dall’est, funzionali ad infettare ancora di più l’intellighenzia tedesca di ebrei dall’etnocentrismo più feroce, e dall’altro assicurare ai giudeo-bolscevichi un controllo maggiore della Russia, separandola momentaneamente da un terzo dei suoi territori.

Bernard Baruch (ebreo), ha disarmato la Germania perché conosce bene il valore delle armi, dopotutto è “proprietario di almeno 250 fabbriche di armi” (Luigi Cabrini, Il Potere Segreto, p. 275). Questa è tipica ipocrisia giudaica. È per questo che i cittadini americani devono difendere il secondo emendamento, dai ripetuti tentativi degli ebrei di distruggerlo, poiché i gruppi terroristici, perlopiù islamici e armati fino ai denti, sono già in America, e hanno campi di addestramento.

Ma tornando a Lenin, ecco i marcatori di ebraicità che ci hanno convinto che si tratta di un ebreo al cento per cento, o per metà, o più probabilmente per tre quarti:

  • Due fonti distinte ed esperte di questione ebraica sostengono che Lenin è ebreo di madre.
  • Lenin ha parlato spesso di diversione strategica (tattica giudaica).
  • Le menzogne per omissione/traslazione di Lenin (tattica giudaica).
  • La logica giudaica di Lenin (comportamento talmudico).
  • È un razzista biologico filo-semita, come gli ebrei (comportamento talmudico).
  • È etnocentrico, ma a favore degli ebrei, non dei russi (tattica giudaica).
  • È il fautore della simulazione giudaica del “comunismo di guerra” (tattica giudaica).
  • Ha un comportamento fin troppo “filo-tedesco”.
  •  Il vero significato della frase “la fiducia è bene, il controllo è meglio” (tattica giudaica).
  • La proiezione giudaica di Lenin per l’omicidio di Yushinski (tattica giudaica).
  • La chutzpah di Lenin nel riproporre menzogne vecchie (tattica giudaica).
  • Lenin esternalizza l’antisemitismo (tattica giudaica).
  • Un giornale dell’epoca lo accusa di essere una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg.
  • Lenin ha affermato che il giudeo-capitalismo è un opposizione controllata (diversione strategica) del giudeo-bolscevismo.
  • La sua disputa con il Bund è una simulazione giudaica, ha anche avuto l’ipocrisia giudaica di proiettare su loro la germanofilia (tattiche giudaiche).
  • Il governo provvisorio è una diversione strategica del giudeo-bolscevismo, i dissapori tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, perché anche lui è un crittoebreo (tattica giudaica).
  • Nella sua famiglia si parla Yiddish (tattica giudaica).
  • Dice che gli ebrei non sono una nazione (tattica giudaica).
  • Ha “scoperto” di essere ebreo, come Gianfranco Fini, John Kerry, Madelaine Albright e tanti altri ebrei che “non sapevano di essere ebrei” (tattica giudaica).
  • Il suo ambiente familiare gode di ambiguità anagrafica/genealogica, come quelli di  Vladimir Putin,  Barach Obama, Meghan Markle e tanti altri… (tattica giudaica).
  • Ha parlato di mimetismo ideologico nei suoi scritti (tattica giudaica).
  • PER VERIFICARE: Nel libro di Lenin “Che Fare?”, è stato disperso materiale talmudico? Stalin ha forse concluso così in prigione, il suo addestramento talmudico?
  • Due fonti distinte ed esperte di questione ebraica sostengono che Lenin è ebreo di madre.

Elizabeth Dilling si sofferma sul cognome Ulyanov per mostrare l’ebraicità di Lenin:-“Lenin’s real name was Ulyanov. His father was of Mongol origin, his mother a German Jewess” [1].

Considerando che il nonno materno di Lenin si chiamava Israel ed era ebreo, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, sua nonna materna – se lo vogliamo considerare ebreo di madre, per la nostra definizione di ebreo – deve essere stata altrettanto ebrea, questo farebbe di Lenin un ebreo per metà. Solgenitsin riassume così il suo albero genealogico: “Lenin era un meticcio, generato da razze differenti: il suo nonno paterno, Nikolai Vassilievic, era di sangue calmucco e ciuvascio, la sua nonna, Anna Alekseievna Smirnova, era una calmucca, un altro suo nonno, Israel (Alessandro era il suo nome di battesimo) Davidovic Blank, era ebreo, un’altra sua nonna, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, era figlia di un tedesco e di una svedese, Anna Beata Estedt” [2].

Luigi Cabrini invece parla del “”compagno” massone tedesco, figlio di madre ebrea, Vladimiro Ulyanov (Lenin) spedito, in vagone sigillato” [3] (dalla Svizzera in Russia, passando per la Germania). Cabrini, ha ricevuto nutriti dossier da Giovanni Preziosi, sulla presenza ebraica in Italia, e su massoni eccellenti sparsi per il mondo. Quindi se aggiunge che Lenin è un massone, in via del tutto eccezionale, come già precisato, gli concediamo fiducia. In altri punti del libro gli dà del meticcio, ma non conosciamo casi di ebrei per un quarto che usano le tattiche giudaiche, mentre crediamo che un ebreo per metà possa rientrare benissimo nel novero del problema ebraico. Un ebreo per metà, è per noi un ebreo, un ebreo solo per un quarto non può considerarsi tale secondo noi.

Quindi per “ebreo di madre”, volendolo intendere in senso stretto, dovremmo ipotizzare che la madre di Lenin sia al cento per cento ebrea, ma per quello che ne sappiamo potrebbe avere ascendenze ebraiche anche da parte paterna.

Infatti il vero problema è che il cognome di Lenin potrebbe anche non essere mai stato Ulyanov, bensì Goldberg, come vedremo in seguito, e poi Cabrini ci segnala che è un “massone tedesco”, quando ufficialmente è nato in Russia. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la madre di Lenin apparteneva ai Blank, una famiglia di ebrei aschenaziti, anche “tedeschi”, diventati cristiani per conversione strategica.

  • Lenin ha parlato spesso di diversione strategica (tattica giudaica).

Eric Hufschmid sostiene che “Lenin continuava a ripetere che il modo più semplice per avere il controllo sui dissidenti è quello di fondarne i relativi movimenti, finanziarne i manifestanti, instaurarne i capi, e pilotarne il pensiero” [4]. Questa si chiama diversione strategica, è una tattica giudaica della quale abbiamo già dimostrato l’ebraicità. La citazione esatta si trova probabilmente nei “Quaderni Filosofici” di Lenin.

  • Le menzogne per omissione/traslazione di Lenin (tattica giudaica).

Quando Lenin dice che “la pace è un’altro modo di continuare la guerra”, compie una menzogna per omissione, perché omette di dire che la guerra viene continuata in altri modi contro la Russia e il suo popolo, non contro il capitalismo o la Germania (o almeno non subito contro quest’ultima). Solgenitsin porta più di una prova al riguardo, ma limitiamoci a riportare che per lui non si può scendere a patti col giudeo:-“La Germania di Guglielmo II ha aperto la strada a Lenin perché distruggesse la Russia e, ventotto anni più tardi, si è ritrovata divisa per mezzo secolo” [5]. Solgenitsin cita anche esempi per Russia, Inghilterra, Finlandia, e Polonia, evidenziando come il giudeo, da dietro le quinte della storia, è riuscito ad ingannare più nazioni in più decenni.

  • La logica giudaica di Lenin (comportamento talmudico).

Per giustificare quella che abbiamo classificato come “la simulazione giudaica del comunismo di guerra”, Lenin si è espresso così: “Nel marzo 1921, Lenin pronunciò le seguenti parole al Congresso del Partito: “Fintantoché non c’è rivoluzione negli altri paesi, impiegheremo decine di anni a cavarcela, perciò non bisogna esitare a prelevare centinaia di milioni, se non addirittura miliardi sulle nostre inesauribili ricchezze in materie prime, per ottenere l’aiuto del grande capitalismo moderno” [6]. Orbene questa si chiama logica giudaica, cioè l’uso delle scuse più assurde da parte degli ebrei per giustificare i loro crimini più orribili.

La parafrasi di quello che ha detto Lenin è più o meno questa:-“È proprio perché vogliamo distruggere il capitalismo che dobbiamo dare tutto quello che abbiamo al capitalismo, ottenendo così il suo aiuto a distruggerlo”.

  • È un razzista biologico filo-semita, come gli ebrei (comportamento talmudico).

Lenin avrebbe anche detto la frase  “”An intelligent Russian,” […] “is almost always a Jew or someone with Jewish blood in his veins” [7] (“Un russo intelligente,” […] è quasi sempre un ebreo o qualcuno con sangue ebreo nelle sue vene”). Questo è chiaramente filo-semitismo razzista un po’ ingiustificato.

  • È etnocentrico, ma a favore degli ebrei, non dei russi (tattica giudaica).

Basta guardare le violazioni di numerus clausus degli ebrei nei commissariati sovietici. Il controllo su tali strutture apparteneva al Sovnarkom, in italiano Consiglio dei Commissari del popolo, del quale Lenin è stato presidente. Ogni commissario del popolo è a sua volta direttore di un Commissariato del popolo, in russo Narkomat. Nel 1920 era così composto:-“Presidente: Lenin (ebreo); Affari Esteri: Tjiljerin (russo); Nazionalità: Stalin (crittoebreo); Agricoltura: Protian (armeno); Istruzione: Lunacharsky (russo); Finanze: Larin (ebreo); Beni alimentari: Schlichter (ebreo); Affari militari e marittimi: Trotsky (ebreo); Controllo statale: Lander (ebreo); Public Land: Kauffman (ebreo); Lavoro: Schmidt (ebreo);  Sicurezza Sociale: Lelina (ebreo); Religione: Spitzberg (ebreo); Affari Interni: Zinoviev (ebreo); Salute: Anvelt (ebreo); Finance: Goukovsky (ebreo); Stampa: Volodarsky (ebreo); Elections: Uritsky (ebreo); Giustizia: Steinberg (ebreo); Refugees: Fenigstein (ebreo); Refugees (ass.): Savitj (ebreo); Refugees (ass.): Zaslovsky (ebreo)” [8].

Un altro esempio di etnocentrismo da parte di Lenin, è dato dalle modalità con le quali ha inserito un crittoebreo, Menjinski, alla direzione della Cheka, la polizia segreta giudeo-bolscevica.

Menjinski è un crittoebreo che si spaccia per polacco, grazie alla tattica giudaica del patrocinato nobiliare strategico. È una cellula fantasma per i seguenti motivi:

  • Per lo storico Paul Wieczorkiewicz, è un ebreo.

E per i marcatori di ebraicità a suo carico:

  • Le sue liti con Lenin sono simulazioni giudaiche (tattica giudaica).
  • Menjinski, proprio come Dzerjinski (ebreo), è un campione della diversione strategica (tattica giudaica).
  • È etnocentrico (tattica giudaica).
  • Proviene dalla nobiltà polacca, e alla luce dei casi precedenti abbiamo ragione di credere che tale nobiltà sia, oltre che un serbatoio, anche una sorgente di cellule fantasma (tattica giudaica).
  • Per lo storico Paul Wieczorkiewicz, è un ebreo.

Anche se potrebbe essere messa in discussione, questa illazione, viene fatta comunque da uno storico, e deve essere presa in considerazione, fermo restando che noi identifichiamo gli ebrei in base al loro modus operandi (marcatori d’ebraicità), e non in base a chi dice che questo o quel personaggio sono ebrei.

Ad ogni modo, la voce dei sionisti su internet, Wikipedia, riporta:-“Vyacheslav Menzhinsky, was born into a Polish-Russian family of teachers. According to historian Paul Wieczorkiewicz, Menzhinsky was a Jew, and he spoke every day in the Polish language, like other Jews in Congress. He graduated from the Faculty of Law at Saint Petersburg University in 1898″ (i bastardi hanno prontamente modificato questa versione troppo veritiera sulle origini di Menzhinsky, russificandolo, ma non importa, tanto sono i marcatori di ebraicità che contano, e quelli non li può cancellare nessuno, nda) [9].

  • Le sue liti con Lenin sono simulazioni giudaiche (tattica giudaica).

Menjinski accusa Lenin, prima della rivoluzione ebraica in Russia nel 1917, di essere un “gesuita politico”, che sfrutta il marxismo per i propri scopi: “In July 1916 Menzhinsky attacked Lenin in an anonymous article published in an emigre newspaper, Our Echo: “Lenin is a political Jesuit who over the course of many years has molded Marxism to his aims of the moment. He has now become completely confused…. Lenin, this illegitimate child of Russian absolutism, considers himself not only the natural successor to the Russian throne, when it becomes vacant, but also the sole heir of the Socialist International. Should he ever come to power, the mischief he would do would not be much less than that of Paul I (the Tsar who preceded Alexander I). The Leninists are not even a faction, but a clan of party gypsies, who swing their whips so affectionately and hope to drown the voice of the proletariat with their screams, imagining it to be their unchallengeable right to be the drivers of the proletariat”” [10].

Inutile dire che, come in ogni simulazione giudaica che si rispetti, se un criminale giudaico ti chiama agente doppio, tu in cambio lo fai diventare Commissario del Popolo alle Finanze!

“Lenin appointed Menzhinsky as People’s Commissar of Finance. According to David Shub, the author of Lenin (1948), Lenin told him: “You are not much of a financier, but you are a man of action”” [11].

Dopodiché Lenin, non contento, lo inserisce nei ranghi dell’istituzione preferita dagli ebrei: la Cheka.

“”After October he was made People’s Commissar of Finance, but created such chaos that he was quickly removed. Then, in 1919, Lenin suddenly remembered that Menzhinsky was a lawyer and found a suitable place for him in the senior ranks of the Cheka”” [12].

  • Menjinski, proprio come Dzerjinski (ebreo), è un campione della diversione strategica (tattica giudaica).

Tradotto dal russo all’inglese col traduttore automatico del browser, sul sito dell’FSB (servizio segreto dell’attuale Federazione russa), leggiamo:

“”Sent by the Central Committee on the orders of Dzerzhinsky,” written by him in the KGB questionnaire in the “recommendations” column. So in September 19th, Vyacheslav Menzhinsky, the former people’s commissar of finance and the consul general in Berlin, gets into the thick of the Lubyanka” [13].

He turned out to be a born counterintelligence officer. It was under his direct leadership of the OGPU that he conducted his first brilliant operations: Trust, Syndicate-2, when the largest anti-Soviet centers were completely defeated, and their leaders Savinkov, Reilly were lured to Russia and arrested” [14].

Difficile che la prosecuzione di due diversioni strategiche come “Trust” e “Syndicate-2”, in un organismo come la OGPU – pieno zeppo di ebrei – vengano affidate ad un gentile, quando gli ebrei usano questa tattica giudaica da migliaia di anni.

  • È etnocentrico (tattica giudaica).

Solgenitsin racconta che la Ceka “rivelava i nomi di coloro che servivano nelle sue fila con la più grande parsimonia – la sua forza era nel segreto che avvolgeva il suo lavoro. Ma ecco che scocca l’ora di celebrare il decimo anniversario della gloriosa Ceka!” [15]. Infatti in un “numero speciale delle Izvestia, possiamo ugualmente scoprire una grande foto: Menjinski, un sorriso beffardo sulle labbra, fiancheggiato dal suo fedele e taciturno Iagoda (ebreo nda), ma anche Trilisser (ebreo nda) – non poteva non essere là” [16]. Menjinski è stato nei ranghi della Ceka almeno dal 1921, ed è diventato direttore della struttura nota come OGPU il 30 luglio 1926. L’anniversario della Ceka si è celebrato nel 1927, e deve essere da direttore dell’OGPU che  Menjinski si fa ritrarre  insieme a Iagoda e Trilisser, col privilegio di comparire sulle Izvestia. Menjinski muore nel 1934 mentre è ancora direttore dell’OGPU, e successivamente, durante le grandi purghe di Stalin, Iagoda dirà di aver usato il modulo kennedy su Menjinski, in altre parole dirà di averlo ucciso per avvelenamento. Menjinski non ha certo inserito dei russi nei ranghi dell’OGPU, si è tenuto gli ebrei al suo fianco fino a quando non è stato probabilmente eliminato, dai suoi stessi compagni di merende, quindi è giusto dire che era etnocentrico.

  • Proviene dalla nobiltà polacca, e alla luce dei casi precedenti abbiamo ragione di credere che tale nobiltà sia, oltre che un serbatoio, anche una sorgente di cellule fantasma (tattica giudaica).

La nobiltà polacca sembra proprio una tana di crittoebrei. Lo abbiamo potuto constatare con il caso di Dzerjinski e la serie dei falsi Dimitri. Abbiamo perciò ragione di credere che tale nobiltà sia una sorgente così come un serbatoio di cellule fantasma. Una sorgente di cellule fantasma, è il luogo o l’evento con il quale tali cellule fantasma vengono prodotte. Un serbatoio di cellule fantasma è invece il luogo nel quale solitamente possono essere rinvenute. Ad esempio, se il voto di castità da parte di prelati marrani è rispettato, allora la Chiesa Cattolica è un serbatoio di cellule fantasma ma non una sorgente di tali cellule. L'”Olocausto” degli ebrei, è invece una sorgente di cellule fantasma, perché giustifica l’utilizzo della tattica giudaica nota come dispersione strategica (tattica delle cellule fantasma). Il serbatoio diventa quindi delocalizzato perché i figli degli ebrei vengono dispersi in diverse famiglie di gentili. Il meccanismo è identico a quello utilizzato dagli armeni durante il loro Olocausto, avvenuto decenni prima di quello ebraico. Nel caso della nobiltà polacca, invece, questa è una sorgente di cellule fantasma perché è composta da crittoebrei che si legano ad altri crittoebrei generando altri crittoebrei come loro. Ma è anche un serbatoio di cellule fantasma, perché i crittoebrei nobili polacchi non si spostano da dove sono nati, si ritrovano e si accumulano sempre nella nobiltà polacca. In altre parole, se le cellule fantasma non si spostano dalla loro sorgente, questa coincide col serbatoio.

Adesso però torniamo ai marcatori di ebraicità riguardanti Vladimir Lenin:

  • È il fautore della simulazione giudaica del “comunismo di guerra” (tattica giudaica).

“Alla fine del 1926, “la Russia era già entrata nella seconda fase della reazione comunista che si tradusse […] nel completo smantellamento della NEP. Questo processo iniziò con l’interdizione del commercio privato delle granaglie. Poi, questa misura fu estesa al cuoio, agli oleosi, al tabacco […] Si chiusero mulini, burrifici, manifatture di tabacco. Nel corso dell’estate 1927, si cominciò a procedere alla fissazione dei prezzi di vendita nel commercio privato. Ormai, la maggior parte degli artigiani si ritrovarono senza lavoro, in mancanza di materie prime” [17].

“La situazione delle piccole città delle regioni occidentali commosse la comunità ebraica internazionale. Nel 1922 (al termine del “comunismo di guerra”), Pasmanik scrisse non senza qualche esagerazione: “Sotto il bolscevismo, gli ebrei sono puramente e semplicemente condannati a sparire”; il trionfo dei bolscevichi ha trasformato “tutti gli ebrei russi in un branco di mendicanti” [18]. (Qui viene usata la strategia della compassione, a mezzo di iperbole strategica, esagerando le proprie sofferenze nda).

“Tuttavia, non è questo che l’Occidente voleva sentire. L’opinione pubblica – compresi gli ebrei – vi restava benevola nei confronti del potere sovietico […] Dal canto suo, la propaganda sovietica si dava abilmente da fare per magnificare addirittura la prosperità e le prospettive aperte agli ebrei. Questa sensazione generale di simpatia permetteva ai dirigenti sovietici di ottenere più facilmente l’aiuto finanziario dell’Occidente, particolarmente quello dell’America. Senza questo aiuto, erano incapaci di uscire dal marasma economico provocato dal glorioso “comunismo di guerra”” [19].

““E l’affare fu concluso: il capitalismo moderno non ricalcitrò a rubacchiare un po’ delle ricchezze della Russia. Nell’autunno 1922, fu fondata la prima banca sovietica internazionale – la “Roskombank”, con a capo personalità che ci sono già familiari: Olof Aschberg, che aveva drenato verso Lenin l’aiuto internazionale durante tutta la rivoluzione, ex banchieri del tempo degli zar (Schlesinger, Kalachkin, Ternovski), e Marc Mei, che tanto aiutò i Soviet negli Stati Uniti; si elaborò un sistema di scambio in base al quale tutti i fondi disponibili “dovevano servire all’acquisto negli Stati Uniti di beni per uso civile”. Il segretario di Stato americano ebbe un bel protestare che si trattava “di un riconoscimento de facto dei Soviet”, non venne ascoltato. Dal canto suo, il professor G. Kassel, consigliere presso la “Roskombank”, coniò questa formula: “Non sarebbe ragionevole abbandonare la Russia al suo destino, tenuto conto delle risorse di cui dispone” [20]. “E così arrivarono nell’URSS i primi concessionari – tanto attesi, tanto desiderati dai Soviet! – con, tra loro, il preferito di Lenin, Armand Hammer. Sin dal 1921, “è negli Urali […] dove decide di contribuire alla rinascita dell’industria di questa regione”; ottiene la concessione dei giacimenti di amianto di Alapaievsk. In una nota del 14 ottobre 1921 indirizzata ai membri del Comitato centrale, Lenin annuncia che il padre di Hammer “dà un milione di pud* di grano agli operai degli Urali a condizioni molto vantaggiose e si incarica di rivendere le preziose produzioni degli Urali in America” [21]. “Più tardi, in cambio di consegne di matite ai Soviet, Hammer esportò senza vergogna i tesori delle collezioni imperiali. (Ritornò frequentemente a Mosca, sotto Stalin come sotto Kruscev, e continuò a importare intere navi da carico piene di icone, quadri, porcellana, pezzi di oreficeria di Fabergé)”” [22].

Il cosiddetto “comunismo di guerra”, aveva anche un’altro scopo: l’applicazione della tattica giudaica nota come “RIMPASTO DELL’INTELLIGHENZIA”. In altre parole, la parte acculturata e con capacità gestionali, di una nazione, viene eliminata dagli ebrei, che si sostituiscono ad essa. Il rimpasto dell’intellighenzia può essere lento e graduale, oppure immediato, per eliminazione diretta della precedente intellighenzia. Nel caso della Russia Sovietica, ciò si è svolto in maniera violenta, in varie tappe, una delle quali è appunto il “comunismo di guerra”, anche se si tratta in realtà dell’eliminazione della borghesia media e piccola, ciò non deve trarre in inganno, perché quando si tratta del popolo ebraico, anche piccola e media borghesia partecipano alle simulazioni giudaiche e hanno un quadro più o meno chiaro di ciò che ha in mente l’intellighenzia vera e propria. Infatti, all’inizio “del 1927, Bucharin dichiarò nel corso di una conferenza del Partito che “durante il comunismo di guerra, abbiamo ripulito tanto la grande borghesia quanto quella media e piccola”. Non appena è stata misurata la libertà di commercio, “la piccola e media borghesia ebraica ha occupato le posizioni della piccola e media borghesia russa […] Si osserva pressappoco la stessa cosa con la nostra intellighenzia russa che si è ribellata e ha fatto del sabotaggio: qui o là, è stata l’intellighenzia ebraica a prenderne il posto”. Per di più, “la borghesia e l’intellighenzia ebraiche hanno lasciato le regioni dell’Ovest e le città del Sud per concentrarsi nel centro del paese”. Ed ecco che “non è raro che nel seno stesso del nostro Partito si manifestino tendenze antisemite, in un certo qual modo una leggera deviazione […] Compagni, dobbiamo combattere spietatamente l’antisemitismo” [23].

  • Ha un comportamento fin troppo “filo-tedesco”.

Aleksandr Solgenitsin si è fatto la sua idea, su chi fossero in realtà Trotsky e Lenin:-“La prima azione di rilievo dei bolscevichi consistette, firmando la pace di Brest-Litovsk, nel cedere alla Germania una enorme porzione del territorio russo, per consolidare il loro potere sulla parte restante. Il capo della delegazione firmataria era Ioffré; il capo della politica estera Trotzkij. Il suo segretario e procuratore, I. Zalkin, aveva occupato il gabinetto del compagno Neratov al ministero e operato una purga in seno al vecchio apparato per creare un nuovo organismo, il Commissariato agli Affari esteri. Nel corso delle audizioni effettuate nel 1919 al Senato americano sopra citate, il dottor A. Simons, che dal 1907 al 1918 era stato decano della Chiesa episcopaliana metodista di Pietrogrado, fece un interessante osservazione: “Mentre non avevano peli sulla lingua per criticare gli alleati, Lenin, Trotzkij e i loro accoliti non hanno mai espresso – almeno a quanto mi risulta – il minimo biasimo nei confronti della Germania” [24].

L’autore Pietro Ratto, traducendo in italiano un articolo del Der Spiegel, ci segnala:-”

16 novembre 1917. I compagni Polivanov e Zalkind, alti funzionari del Commissariato per gli Affari Esteri dell’appena nato regime bolscevico, firmano un documento indirizzato al Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, Lenin. Sul documento si legge: “Secondo la risoluzione presa alla riunione dei commissari del popolo compagni Lenin, Trotskij, Podvojskij, Dybenko, Volodarskij, abbiamo eseguito quanto segue:

1) nell’archivio del ministero della Giustizia dall’incartamento sul “tradimento” dei compagni Lenin, Zinoviev, Kamenev, Kollontaj, ecc. abbiamo tolto l’ordine della banca imperiale germanica n. 7433 del 2 marzo 1917 con l’autorizzazione di un pagamento ai compagni Lenin, Zinoviev, Kamenev, Trotskij, Sumenson, Kozlovskij, ecc. per la propaganda di pace in Russia.

2) Sono stati controllati tutti i registri della Nya Banken di Stoccolma contenenti i conti dei compagni Lenin, Trotskij, Zinoviev, ecc., aperti dietro l’ordine della banca imperiale germanica n. 2754“” [25].

Pietro Ratto continua così:-“Il 17 di quel mese un telegramma era partito da Stoccolma. Il capo dei servizi segreti tedeschi avvisava Berlino: “L’ingresso di Lenin in Russia è riuscito. Sta lavorando esattamente come richiesto“” [26].

E sintetizza in breve i finanziamenti ai giudeo-bolscevichi:-“Se ne evince che per ben quattro anni il solo Ministero degli Esteri tedesco versò nelle casse sovietiche 26 milioni di marchi (circa 75 milioni di euro attuali). Ma i finanziamenti totali furono molto più ingenti, e si concretizzarono in armamenti, esplosivi e, naturalmente, molti, molti soldi. Anzi, il periodico tedesco sostiene che già nel settembre 1914, a guerra appena iniziata, “due personaggi particolarmente influenti” avessero ricevuto dal Kaiser un anticipo di 50 mila marchi d’oro per mettere in piedi in Russia un’insurrezione che, una volta verificatasi, avrebbe ottenuto un’ulteriore copertura tedesca di altri due milioni di marchi” [27].

È evidente che i “due personaggi molto influenti” sono Trozkij e Lenin. E a giudicare dal virgolettato del capo dei servizi segreti tedeschi dell’epoca, non ci sorprende affatto che  Lenin sia stato accusato di essere un agente tedesco.

  • Significato della frase “la fiducia è bene, il controllo è meglio” (tattica giudaica).

Quando Lenin dice la frase “la fiducia è bene ma il controllo è meglio”, parla della tattica giudaica di infiltrare tutte le fazioni (ciò rappresenta il controllo) e della tattica del ricatto dell’intellighenzia (basato sulla fiducia reciproca) al fine di ottenere gentili corrotti tra le nazioni e/o gentili del sabato, servi degli ebrei. Ovviamente avere dei gentili del sabato infiltrati nelle nazioni dei gentili è bene (ma ci si basa sulla fiducia), mentre avere dei consanguinei ebrei o crittoebrei è meglio (rappresenta il vero controllo).

Anche Aleksandr Solgenitsin ha parlato di tale tattica nel suo saggio “Warning To The West”:

“A system that, in the 20th Century, was the first to introduce the use of hostages, that is to say, not to seize the person whom they were seeking, but rather a member of his family or someone at random, and shoot that person.

This system of hostages and persecution of the family exists to this day. It is still the most powerful weapon of persecution, because the bravest person, who is not afraid for himself, still shivers at the threat to his family” [28].

E Alfred Rosenberg è arrivato alle stesse conclusioni:

“The remnant of Russian intellectuals, that had survived the massacres, was forced to take service under the Jews by the application of the clever stratagem of decreeing all their relatives as hostages, a guarantee for their good behaviour, for their willingness to work and for their efficient zeal in the furtherance of bolshevist enterprises.
Stupefied by hunger and the ever present menace of death, continually surrounded by spies disguised as political commissaries, they had no other choice than to put their practical knowledge and their expert intelligence to the service of their merciless enemies. Many, indeed, have preferred death, but many have yielded. The supremacy of the Jews is complete” [29].

  • La proiezione giudaica di Lenin per l’omicidio di Yushinski (tattica giudaica).

In merito all’omicidio rituale ebraico di Yushinski (meglio noto come “caso Beiliss”), Lenin ha affermato che ad ucciderlo è stato un cristiano, quando il profilo delle ferite inferte ad Andrei è compatibile con il processo di dissanguamento operato dagli ebrei in questi omicidi:

“The ex-General Alexandre Netchvoldov of the Russian Imperial Army, tells us the rest in an article, “La Russie et les Juifs,” in Le Front Unique, published at Oran, 1927, p. 59: Quoting Evrijskaja Tribuna of 24th August, 1922, he says “that at a visit of the Rabbi of Moscow to Lenin, the first word Lenin said to his visitor was to ask him if the Jews were satisfied with the Soviet tribunal which had annulled the Beiliss verdict, saying that Joutchinksy had been killed by a Christian!”” [30].

Si tratta chiaramente di una proiezione giudaica, il signorino non mostra alcun dubbio, non gli passa per la mente neanche per un secondo, che possano essere stati gli ebrei ad uccidere Yushinski. Distrutte le prove da parte di Kerenski, non è stato poi difficile da parte dei giudeo-bolscevichi cambiare il verdetto del processo Beiliss!

  • La chutzpah di Lenin nel riproporre menzogne vecchie (tattica giudaica).

Lenin ha detto la frase: “Una menzogna ripetuta in continuazione diventerà la verità”. La citazione è più o meno questa, e verrà puntualmente ripetuta da altre cellule fantasma come Joseph Stalin (ebreo) e Adolf Hitler (ebreo). Queste tre persone conoscono molto bene il valore di riproporre menzogne vecchie, come lo sanno gli ebrei nelle loro “risposte” ai revisionisti dell’Olocausto, così come lo sa Mark Regev (ebreo), quello che ha affermato che i cinque “israeliani danzanti” – che sono stati visti festeggiare la caduta del primo edificio delle Torri Gemelle – non sono in alcun modo collegati al Mossad, quando un alto ufficiale che ha voluto restare anonimo, ha dichiarato sul Forward che almeno tre di loro erano degli agenti del Mossad. Non appena il Forward ha rimosso furbescamente la notizia dai suoi archivi, altrettanto furbescamente Regev ha riproposto menzogne già smontate, un esempio perfetto…

Riproporre menzogne vecchie è chutzpah o comunque una sua forma, a quanto ci dice Alain Soral: “This is the chutzpah, which consists in repeating counter-truths with a smile on their lips thinking that the morons will believe it” [31].

  • Lenin esternalizza l’antisemitismo (tattica giudaica).

Esternalizzare l’antisemitismo è una tattica giudaica, consiste nell’asserire che l’antisemitismo viene infiltrato nella nazione ospite da una nazione nemica, in questo modo gli ebrei possono fingersi amici dei gentili nella nazione che infettano e dire “vedete, non siete voi ad essere antisemiti, sono i nostri nemici ad esserlo, e sono sempre loro a fomentare l’antisemitismo a casa nostra”. Degli esempi verranno forniti successivamente.

Quanto a Vladimir Lenin, anche lui ha utilizzato tale tattica giudaica, Aleksandr Solgenitsin ne riporta l’utilizzo da parte di quest’ultimo:

“Al culmine di questo stesso 1918, Lenin registrò su grammofono un “discorso speciale sull’antisemitismo e gli ebrei”. Egli vi denuncia “la maledetta autocrazia zarista che ha sempre lanciato contro gli ebrei gli operai e i contadini incolti. La polizia zarista, aiutata dai proprietari terrieri e dai capitalisti, ha perpetrato pogrom antiebraici. L’ostilità verso gli ebrei è tenace solo là dove il complotto capitalista ha definitivamente oscurato la mente degli operai e dei contadini […] Tra gli ebrei ci sono operai, uomini di fatica, essi sono la maggioranza. Sono nostri fratelli, oppressi come noi dal capitalismo, sono nostri compagni che lottano con noi per il socialismo […] Male incolga al maledetto zarismo! […] Vergogna a quelli che seminano l’ostilità verso gli ebrei!” [32]. Solgenitsin commenta in questo modo le prese di posizione di Lenin sugli ebrei:- “In fondo, a causa del suo internazionalismo e in seguito alla sua disputa con il Bund nel 1903, Lenin condivideva la tesi che non c’è e non può esserci affatto una “nazionalità ebraica”; che questa è una macchinazione reazionaria che disunisce le forze rivoluzionarie” [33]. E continua:-“Di conseguenza, Lenin vedeva nell’antisemitismo una manovra del capitalismo, una facile arma tra le mani della controrivoluzione, qualcosa che non era naturale” [34].

  • Un giornale dell’epoca lo accusa di essere una spia ebrea “tedesca” di nome Goldberg.

Nel secondo volume de “La Rivoluzione Russa” del giornalista Enzo Biagi, sottotitolato “La battaglia per sopravvivere” leggiamo questo:

“Secondo il “Figaro”, Lenin è il ‘pallido zar della canaglia’. Gustave Hervé, vecchio rivoluzionario e antipatriota, definisce Lenin e i suoi accoliti << un mucchio di traditori, di dottrinari, di maleteste, di illusi, di ignoranti >>. << Ah! >> esclama Hervé << perché Kerenski ha soppresso la potenza del knut**? >> In generale, per la stampa francese, Lenin e i bolscevichi non sono che dei Bronstein, dei Rosenfeld, dei Goldmann, << una banda di ebrei rinnegati, traditori della comunità israelitica, traditori della patria, traditori degli alleati di quest’ultima e di tutta quanta l’umanità >>.

Il ”Journal de Genève” che rimane ‘il foglio più reazionario d’Europa’, come lo definiva Karl Marx, non voleva certamente passare per meno antibolscevico dei suoi confratelli parigini. Eppure, dimenticando di stabilire gli accordi del caso, a volte i giornali facevano passare Lenin come un pangermanista intossicato dal marxismo, a volte affermavano che, durante il suo soggiorno in Svizzera, egli si fosse dato alla teoria della violenza di Georges Sorel!

Vladimir Ilic è russo al cento per cento. Il “Matin” che sa tutto scoprì che Lenin altro non era che una spia tedesca, << il cui vero nome sarebbe Goldberg >>! Tripla manifestazione d’antigermanismo, d’antibolscevismo e d’antisemitismo!” [35].

Ad oggi sappiamo che non è vero che Lenin è russo al cento per cento, ufficialmente lo è per tre quarti. Ma i marcatori d’ebraicità sono d’accordo con il Matin. Se Lenin è più ebreo di quello che da a vedere, e il suo vero nome è davvero Goldberg, allora si tratta di un figlio ebreo disperso in una famiglia composta per la maggior parte da gentili, come di regola dovrebbe essere la famiglia Ulyanov. In altre parole Vladimir Lenin è uno splinter cell, una cellula fantasma. Quanto ad Enzo Biagi, è molto bravo nelle sue inversioni accusatorie, ma non reggono alla prova dei fatti, cioè delle violazioni di numerus clausus palesi in seno all’intellighenzia sovietica degli anni venti. Il “Journal de Genève” invece lo abbiamo già incontrato per parlare dell’insider racket commesso dagli ebrei durante la guerra civile tra Armata Rossa e Armata Bianca, e se su tale giornale è stato scritto che Lenin era un pangermanista, non c’è motivo per non crederci. Il pangermanesimo, come il panislamismo wahabita o quello di Erdogan o quello di Alija Izetbegovic, sono il sintomo dell’infiltrazione ideologica, attraverso il mimetismo ideologico, dei moduli ideologici insiti nell’imperialismo giudaico, che si evince dalla letteratura rabbinica. Ma in un articolo a parte sarà necessario discutere l’origine giudaica di queste forme di imperialismo, dopotutto Israele ha saputo inserirsi, con l’ideologia sionista, all’interno dei progetti colonialistici delle grandi potenze dell’Ottocento, come ad esempio l’Inghilterra, che non a caso è stata ribattezzata l'”Israele britannico” per via delle vaste operazioni di sovversione ideologica attuate in quel paese, sempre per il tornaconto del giudeo. Un raffronto tra gli scritti di Sorel e quelli di Lenin potrebbe essere necessario per l’individuazione di moduli ideologici di stampo talmudico, abilmente camuffati per compartimentazione dei moduli, come ha saputo fare Karl Marx con il suo “Il Capitale”.

Esiste anche un’altra accusa, non solo di crittoebraicità, ma di autentica dispersione strategica (o tattica giudaica delle cellule fantasma, come l’abbiamo finora chiamata), a carico di Lenin. Tale accusa è stata formulata dal conte zarista Arthur Cherep-Spiridovich, nella sua opera “Secret World Government or The Hidden Hand”:-“Lenin (or Oulianov by adoption, originally Zederbaum, a Kalmuck Jew, married a Jewess, and whose children speak Yiddish) is no more. The press assures us, women fainted and leaders wept . Such is the report published by the press . Who purveys such ‘gup’ to swallow and what is its object? The Hidden Hand wangles it into our press” (The Patriot . Jan. 31, 1924, Capt. A. Proctor” [36].

In altre parole Lenin sarebbe stato adottato/disperso nella famiglia Ulyanov, ed è stata quasi sicuramente sua madre adottiva, per metà ebrea, ad averlo indirizzato verso quegli ambienti ebraici/crittoebraici, che gli avrebbero poi fornito l’addestramento rabbinico/talmudico necessario per ingannare il popolo russo. Ad ogni modo, anche se da soli i marcatori d’ebraicità non possono fare una distinzione tra i due (Goldberg e Zederbaum), noi sosteniamo la versione del quotidiano “Matin”, anche perché Spiridovich non fornisce alcuna prova – per giustificare come possa aver affermato che Lenin è uno Zederbaum, anziché un autentico Ulyanov – mentre il “Matin” sembra informato quanto il “Journal de Genève”, sulla questione giudaica.

  • Lenin ha affermato che il giudeo-capitalismo è un’opposizione controllata (diversione strategica) del giudeo-bolscevismo.

In  uno dei suoi discorsi, raccolti nel libro “Warning To The West”, Solgenitsin ci fornisce alcune citazioni di Lenin molto interessanti, perché dipingono il giudeo-capitalismo come una diversione strategica del giudeo-bolscevismo:

“This is something which is almost incomprehensible to the human mind: that burning greed for profit which goes beyond all reason, all self-control, all conscience, only to get money.

I must say that Lenin foretold this whole process. Lenin, who spent most of his life in the West and not in Russia, who knew the West much better than Russia, always wrote and said that the western capitalists would do anything to strengthen the economy of the USSR. They will compete with each other to sell us goods cheaper and sell them quicker, so that the Soviets will buy from one rather than from the other. He said: They will bring it themselves without thinking about their future. And, in a difficult moment, at a party meeting in Moscow, he said: “Comrades, don’t panic, when things go very hard for us, we will give a rope to the bourgeoisie, and the bourgeoisie will hang itself.”

Then, Karl Radek, whom you may have heard of, who was a very resourceful wit, said: “Vladimir Ilyich, but where are we going to get enough rope to hang the whole bourgeoisie?

Lenin effortlessly replied, “They’ll supply us with it“” [37].

  • La sua disputa con il Bund è una simulazione giudaica, ha anche avuto l’ipocrisia giudaica di proiettare su di loro la germanofilia (tattiche giudaiche).

In questo interessante aneddoto, si vede un crittoebreo, Lenin, accusare di parassitismo gli ebrei bundisti, per bocca di Plechanov. Infatti, nel 1917, il cosiddetto Comitato esecutivo “combatté l’antisemitismo con la massima energia […] (anche nda) rifiutando di far entrare Plechanov in seno a questo Comitato, si sanzionò il suo articolo diretto contro il Bund, “La tribù dei parassiti”, reso famoso da Lenin” [38].

È patetico anche che dei documenti tedeschi classifichino Lenin come agente doppio dei loro servizi segreti in funzione anti-russa, mentre tale agente doppio accusa di germanofilia il Bund. Infatti Solgenitsin giustamente si chiede, in riferimento all’atteggiamento degli ebrei verso la Russia durante la Prima Guerra Mondiale, “nel 1914 […] in nome di cosa aiutare l’esercito russo? In nome della Zona di residenza? Al contrario, la guerra non lasciava balenare la speranza di una liberazione? Con l’arrivo degli austriaci e dei tedeschi, non si sarebbe comunque instaurata una nuova Zona di residenza, non si sarebbe mantenuto il numero chiuso negli istituti scolastici!” [39].

“È appunto nella parte occidentale della Zona di residenza che il Bund conservava influenza e Lenin ci informa che i suoi membri “sono in maggioranza germanofili e gioiscono della disfatta della Russia” [40]. “Apprendiamo ugualmente che, durante la guerra, il movimento ebreo autonomista Vorwarts adottò una posizione apertamente filo-tedesca” [41].

Nell’atteggiamento di Lenin verso il Bund, ipocrisia e proiezione giudaica si confondono, diventando una cosa sola.

  • Il governo provvisorio è una diversione strategica del giudeo-bolscevismo, i dissapori tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, anche lui è ebreo (tattica giudaica).

Kerensky, il primo ministro del governo Provvisorio che nel 1917 ha abolito la Zona di Residenza, permettendo così agli ebrei di infiltrare a piacimento tutta la Russia, è un agente crittosionista, ovvero una cellula fantasma. Le liti tra Lenin e Kerensky sono simulazioni giudaiche, e gli ebrei conoscono la crittoebraicità di entrambi. Quindi le barzellette su Lenin “goy del sabato” sono delle simulazioni giudaiche divergenti, utilizzate per sviare i sospetti dei gentili sull’ebraicità di Lenin.

Kerensky è una cellula fantasma a capo di una diversione strategica, per i seguenti motivi:

  • Documenti conservati negli Stati Uniti provano che il comportamento di Kerensky, è quello di un tipico diversore strategico.

“”To quote from the 1920 four-volume report of the New York State Committee Investigating Subversive Activities (headed by Senator Clayton R. Lusk): “Alongside of the provisional government headed first by Prince Lvov, the socialist and anarchist elements of Petrograd’s population established a Soviet of Soldiers’, Workmen’s, and Sailor’s Deputies… Its president was at first Tcheidze [Menshevik leader] and its vice-president Kerensky [leader of the socialist Social Revolution Party]. In May, 1917, the Soviet [Kerensky’s] forced the resignation of the first cabinet … Kerensky then succeeded Prince Lvov, the first premier of the provisional government, who proved to be a weak and vacillating character.” (Vol. 1, Page 218) Kerensky was “weak and vacillating,” not because he did not know about the Lenin-Trotsky revolution being financed by the Kuhn, Loeb cabal, and which was to follow him. The State Department papers herein show he knew every move in advance and did nothing about it. About five months after Kerensky became Russian Premier, the Bolsheviks took over. The wrecking Red work of Jewish Kerensky during his time in office is described in part as follows in the above N.Y. State Lusk Report: “The liberal decrees of the Provisional Government had destroyed the discipline of the army and the disintegration of the once powerful Russian military machine became complete.” (Page 219) “Kerensky’s Social Democrats distributed hundreds of thousands of leaflets among Russian soldiers” urging “that the soldiers should disobey their officers and lay down their arms.” (Page 215) The “swift success” of the final Revolution was “attributed in large measure by Lenin to a fortuitous cooperation between contending groups and factions.” (Page 217)” [42].

“While the Army was disintegrating, Premier Kerensky knowing all the time what was to
follow, was fluttering with small talk when the take-over by the Red murderers came in
November, 1917. The day of the “Coup D’Etat,” November 7, 1917, Ambassador Francis communicated with Lansing, telling him that the Secretary of the Embassy, Sheldon Whitehouse, had met Kerensky hurrying out of Petrograd, and acknowledging that the Bolsheviks held the city and the Ministers of his government would be arrested (page 224). From then on, the reports go like this: “All Ministers arrested except Kerensky.” “Bolsheviki took possession of Winter Palace where all Ministers except Kerensky were located, all Ministers except Kerensky in Peter and Paul Fortress.” Conflicting reports screen Kerensky’s safe exit, not a hair of his head being harmed. Kerensky later retired to New York, to live graciously after performing his part in the Russian Red Revolution.
It is plain to see from State Department papers that at first Ambassador Francis saw the “German money” financing the Bolsheviks as just that and nothing more. He sensed, however, that a general European revolution was being fomented. And his information came from the files of “Kontrerazvedka, Government secret service organized under Kerensky.” Concerning this, Ambassador Francis stated in February, 1918:“If so, unavoidable questions arise why K [Kerensky] did not use evidence against Bolsheviki last July.” “Many clues lead to Stockholm and Copenhagen.”” [43].

Bostunitsch, il dissidente che ha scritto “A Sea of Blood”, ci parla dell’enorme chutzpah di Kerensky, nello stracciare un mandato d’arresto per Trotsky, e nell’annichilire sezioni intere dell’esercito, oltre che della sua comodissima esfiltrazione mai del tutto chiarita. Bostunitsch spiega infatti che: “to provide a show for the friendly and pacifistic democracies there had to be street battles and a firing upon the Winter Palace, in the course of which Kerensky [the prime minister] (whose real name was Kirbis meaning “pumpkin”, a half-Jew) did not hesitate to send a battalion of women and young officer cadets into the jaws of a howling and murderous mob, where they were sadistically annihilated. Kerensky, meanwhile, dressed in a sailor suit, fled St. Petersburg. On the same day the infamous foreign minister of the provisional government, Paul Milyukov, also fled the scene.
Just before that, Kerensky had signed, for publicity reasons, an arrest warrant against the “traitor Trotsky” [Bronstein]. But when General Polovtsev showed up with his Cossacks in Trotsky’s apartment, there was Kerensky sitting in a plush armchair with Trotsky, enjoying liqueurs. He took the arrest warrant from the astonished general’s hand, theatrically tore it up, and sent the general on his way — a man who lacked the courage to simply arrest both of these scum, for in a revolution the first one to pick up his stick is on top. In any case, the Russian and foreign publics were treated to scenes of urban warfare and bloodshed — Aryan blood, of course — and the heroic vanguard of the proletariat, consisting of busted-out jailbirds, deserted soldiers, too-lazy-to-work thieves, foreign agents and other trash, were able to celebrate the collapse of all support for the old regime” [44].

Solgenitsin, nel capitolo sull’anno 1917, ci fa notare che nel corso “di questo stesso anno, non si rivela il minimo sospetto di sentimento nazionale russo nel ministro e storico Miliukov” [45]. “E nemmeno nell'”uomo forte della rivoluzione”, Kerenski. Mai. Un sospetto, invece, viscerale e permanente nei confronti degli ambienti conservatori e, in primo luogo, di coloro che difendevano la causa nazionale russa. E il 24 ottobre, nel suo ultimo discorso al Pre-parlamento, mentre le truppe di Trotzkij prendono d’assalto Pietrogrado, casa per casa, e il palazzo Maria è già in fiamme, Kerenski si prodiga per dimostrare che i giornali che ha appena proibito – il Rabotchy Put (la “Pravda”) dei bolscevichi e la Novaia Rus di destra – hanno lo stesso orientamento” [46].

Un primo ministro che si applica sull’aria fritta, diffusa a mezzo stampa dai giornali infiltrati dal giudeo, anziché concentrarsi sull’operato di quello che dovrebbe essere un suo oppositore – Trotzkij – è chiaramente un agente doppio, nel caso specifico è un diversore strategico.

Come se non bastasse già tutto questo, Solgenitsin ci fa una confessione:-“Nel 1975, a Parigi, l’ultimo comandante del reggimento di Kornilov, M.N. Levitov, mi dichiarò che abbastanza numerosi corpi di fanteria ebrei, promossi al tempo di Kerenski, restarono fedeli a Kornilov in occasione delle storiche giornate dell’agosto 1917” [47]. Il problema è che per “prevenire un colpo di stato bolscevico, il generale Kornilov, comandante in capo dell’esercito russo, marciò su Pietrogrado (nel mese di settembre nda), ma fu arrestato da Kerenski e imprigionato” [48].

Quando è Trotzkij a prendere d’assalto Pietrogrado non c’è nulla di strano, quando invece è Kornilov a farlo viene subito arrestato, grazie probabilmente anche ai “numerosi corpi di fanteria ebrei” che “restarono fedeli a Kornilov”. E per arrestare Kornilov c’è ovviamente bisogno di liberare Trotzkij, dalla sua finta prigionia.

  • La liberazione di Trotskij e degli altri bolscevichi per liquidare Kornilov è una simulazione giudaica (tattica giudaica).

Se l’episodio del generale Polovtsev incapace di arrestare sia Kerenski che Trozkij mentre bevono insieme anziché essere nemici, è vero, allora la liberazione di Trozkij per contenere il colpo di stato del generale Kornilov è una simulazione giudaica convergente***.

Il New York Times segnala:-“there was a dramatic reversal of Kerensky’s fortunes in mid‐July, when a Bolshevik adventurist attempt to seize power in Petrograd was suppressed (although Kerensky barely escaped being captured) and a number of Communist leaders, Trotsky among them, were jailed. The Provisional Government’s ordeal in quelling the uprising intensified conflicts within the Cabinet, and Prince Lvov, its nominal but shadowy Premier, resigned his office to Kerensky” [49].

Poi continua così:- “In early September Kornilov, believing he had Kerensky’s secret personal support, marched on Petrograd in an attempt at a coup detat. To counter this threat to the Government, Kerensky was obliged to seek help from the Left. Trotsky and other Communist leaders were released from prison as Kerensky appealed to the soviets and the populace of Petrograd to repulse Kornilov.

Lenin was quick to grasp and to exploit the Kornilov plot. Urging Bolsheviks to fight the general without building up Kerensky, he said, “We shall now show everybody the weakness of Kerensky”” [50].

“Kerensky himself regarded the Kornilov affair as decisive. He argued afterward that financiers, industrialists and Rightists had supported the general and that he had also enjoyed British and French backing” [51].

Tutto questo quando nel rapporto Lusk, come abbiamo visto, ci sono le prove che Kerensky sapeva della collusione dei bolscevichi con il governo tedesco. Era venuto a sapere di tale collusione attraverso il “Kontrerazvedka”, il servizio segreto da lui stesso organizzato. Quindi la liberazione di Trozkij per contrastare il generale Kornilov è una simulazione giudaica (convergente).

Perfino la marcia dello stesso Kornilov, su Pietrogrado, sembra una farsa, stando a quello che afferma il nipote di Kerensky, cioè Stephen Kerensky:

“One of the tantalising possibilities around the whole Kornilov affair is the role of the British. Now we know a few weeks, possibly a few days before the Kornilov rebellion that the American military attache William Judson wrote in a private letter that he believed something was going to happen but that the Americans would have clean hands: “suspicions could not attach to us”. So it’s very obvious that he had picked up that some allied representatives were playing with the idea of some kind of military counter-revolution. The question is: what was British involvement?

Now at some point, Commander Locker-Lampson of the Royal Navy Air Service, armoured car division which had been in Russia since 1915, was told that if Kornilov invited him or ordered him to his HQ, he was to take his armoured division of 500 men [and support Kornilov]. And he did. Now the only reports I know of this is what’s in grandfather’s book … [Locker-Lampson] went to Kornilov’s HQ and Kornilov tried to get to St Petersburg to close down the soviet and the railwaymen wouldn’t transport his men. So it was a farce” [52].

Di conseguenza non possiamo sapere se Kornilov abbia fatto parte della squadra di simulatori.

  • Ha mostrato la sua ipocrisia giudaica accusando Lenin di essere un agente tedesco, omettendo che anche lui è uno di loro, ha usato un’esca di verità su un amo di menzogne (tattica giudaica).

Lenin e Kerensky sono entrambi degli agenti doppi dei servizi segreti tedeschi, che nelle loro simulazioni giudaiche si accusano a vicenda, di essere degli agenti doppi:-“Kerensky, Lenin wrote during the revolution, was a “loud mouth,” an “idiot” and “objectively” an agent of Russian bourgeois imperialism.

Kerensky’s assessment of Lenin was scarcely less cordial. In his “Russia and History’s Turning Point,” published by Duell, Sloan & Pearce in 1965, the former Russian leader insisted that Lenin was a paid agent of the German General Staff who had thwarted the Provisional Government “with a stab in the back.”

“Lenin,” he wrote, “had no moral or spiritual objection to promoting the defeat of his own country.” He argued that “Lenin’s chief aim [in 1917] was to overthrow the Provi sional Government as an essential step toward the signing of a separate place [with Germany]”” [53].

Abbiamo già visto in un articolo sui finanziatori ebrei del giudeo-bolscevismo, che non solo Lenin, ma anche Kerensky, era un “paid agent of the German General Staff”. Il suo silenzio al riguardo, è la prova che dice la verità su un argomento mentre mente su un altro, tipica tattica giudaica, ovviamente presente nella letteratura rabbinica.

Dobbiamo ricordarci che “Appena arrivato a San Pietroburgo, Thompson si preoccupò di incontrare, presso l’ambasciata americana, Alexandr Kerensky (1881-1970), cui si premurò di assicurare l’appoggio economico di Wall Street al suo governo. Ma analogo appoggio fu assicurato ai bolscevichi, ai quali Thompson versò un milione di dollari, pagati sull’unica banca di San Pietroburgo sfuggita alla nazionalizzazione: la National City Bank dei Rockefeller“ [54]. Ma anche che “Thomas Lamont (1870-1948), incontrò David Lloyd George (1862-1945)Nel colloquio, Thompson assicurò il suo interlocutore che Trotskij e Lenin non erano agenti tedeschi e che un appoggio alla Rivoluzione bolscevica era necessario per fare sì che i russi continuassero la guerra contro la Germania“ [55].

Kerensky ha ricevuto i soldi dalla Federal Reserve americana e da Wall Street, e la Federal Reserve era in ottimi rapporti con la Khun Loeb & Co., banca letteralmente coniugata alla banca Warburg di Amburgo, che ha dato sostegno ai bolscevichi. In più secondo l’autore Pearson, per quanto riguarda Lenin, la ragione “delle sue frenetiche pressioni perché il partito agisse in ottobre sarebbe stata la notizia avuta da Berlino, secondo cui gli austriaci stavano per offrire a Kerensky un accordo di pace separata, e che questo avrebbe fatto crollare tutte le speranze dei bolscevichi di arrivare al potere” [56].

Dal canto suo, Kerensky può obiettare:-““The Germans needed a coup detat in Petrograd to stop Austria from signing a separate peace treaty. For Lenin, an immediate peace with Germany after his accession to power was the only way he could establish a dictatorship,” Kerensky wrote in 1965 in “Russia and History’s Turning Point.” Then he added:

“I am firmly convinced that the uprising of Oct. 24–25 was deliberately timed to coincide with the serious crisis in Austro‐German relations” [57].

In altre parole, agenti doppi del nemico sono sempre gli altri, e la pace separata con la Germania per consolidare il potere a discapito dell’altra fazione, la vogliono sempre gli altri. Lenin dice che è Kerensky a volere la pace separata con la Germania perché è un agente doppio, e Kerensky dice l’opposto ribaltando le accuse. Si tratta chiaramente di una simulazione giudaica ambivalente****.

  • È stato oggetto della tattica giudaica nota come “esfiltrazione all’ultimo secondo”, necessaria a salvare il capo di una diversione strategica.

“Kerensky always maintained that he had rejected an offer to be driven out of Petrograd under the American flag and that he had ridden boldly in his own automobile. Many his torians, however, dispute this. William Henry Chamberlain, writing in “The Russian Revolution” (Macmillan) and citing the American Ambassador in Russia, said:

“About 10 in the morning [of Oct. 25] Kerensky decided that his only hope was to make his way to the front and return at the head of reinforcements. One of his adjutants requisitioned a car which belonged to Secretary Whitehouse of the American Embassy; and Kerensky made off in this car, which carried the American flag and, aided by this dis guise, slipped through the numerous Bolshevik patrols which were already active in the city”” [58].

Mentre tutti i ministri del Governo Provvisorio vengono arrestati dai bolscevichi, Kerenski e Miliukov si salvano, scomparendo entrambi dalla circolazione il 24 ottobre 1917. Si chiama esfiltrazione all’ultimo secondo, molti casi del suo utilizzo sono, ancora oggi, discussi tra gli storici, ma quello più lampante è sicuramente il caso dei due agenti provocatori dell’FSB, esfiltrati all’ultimo secondo, poco prima che Vladimir Putin, uccidesse terroristi ceceni e civili russi in una strage strategica col letale gas Sarin, presso il teatro Dubrovka. Ma questa è un’altra storia.

  • Un libro edito in Russia, AFFERMA CHE KERENSKY È UNA CELLULA FANTASMA ED È IL FIGLIO DISPERSO DELLA TERRORISTA HESIA HELFMAN (EBREA).

Il quotidiano israeliano “The Times of Israel”, segnala un libro edito in Russia, la cui tesi è che Kerensky sia una cellula fantasma, più nello specifico sarebbe il figlio disperso di Gesia Gelfman (ebrea), una terrorista che ha contribuito ad uccidere lo zar Alessandro II:-“In 2002, a book published in Russia and entitled “The Shadowy People,” claimed that Kerensky’s real name was Aaron Gelfman, and that he was actually the son of a female Jewish terrorist Gesya Gelfman who had tried to assassinate the Tsar, said Gitelman, who read the book after stumbling on it at the University of Michigan library” [59].

Zvi Gitelman è “professor of Judaic Studies and Political Science at the University of Michigan” [60].

Un test del DNA comparativo, tra i discendenti di Kerensky e quelli di Gesia Gelfman ( anche conosciuta come Hesia Helfman), potrebbe provare questa teoria, e potrebbe essere anche un’importante prova documentale – o sarebbe meglio dire molecolare – dell’applicazione della tattica giudaica delle cellule fantasma, in quanto l’unica applicazione ad oggi riscontrata unanimamente e ammessa dagli stessi ministri israeliani, è la dispersione dei figli dei sefarditi all’interno delle famiglie degli aschenaziti agli albori della fondazione dello stato di Israele. Tale dispersione è stata attuata principalmente per i seguenti motivi:

  1. Contrastare l’infiltrazione di arabi tra i nuovi immigrati ebrei dalle fattezze arabe, importati nello stato di Israele.
  2. Applicare la tattica giudaica inversa dell’assimilazione strategica, ovvero il rimpasto genetico, per dissolvere, nelle generazioni, l’arabicità delle fattezze dei discendenti dei sefarditi.
  3. Schedare tutti i sefarditi dello stato di Israele come se fossero arabi palestinesi.
  4. Evitare anche la minima possibilità di sovversione ideologica da parte degli ebrei sefarditi recentemente immigrati (ipotesi remota, ma comunque plausibile).
  5. Lucrare sugli organi dei figli dei sefarditi attraverso il “mercato nero alla luce del sole”, ed effettuare esperimenti sugli esseri umani, testando armi biologiche e chimiche, che nei piani di Ben Gurion avrebbero fatto da deterrente non-convenzionale contro gli arabi.

Si sa, in quel periodo dello stato di Israele, se eri un genitore sefardita ti poteva andare bene oppure male, nel migliore dei casi i tuoi figli venivano dis-persi, nel peggiore semplicemente persi. In ogni caso si rientra nella definizione di genocidio fornita dalle Nazioni Unite, anche se qualche ebreo “di destra” ultrasionista, potrebbe obiettare con qualche giudeo-statistica che se dal 1948 ad oggi i sefarditi in Israele sono aumentati, non si può parlare di genocidio.

  • È filo-tedesco quanto e più di Lenin.

Kerensky è quello che ha fornito i passaporti agli ebrei bolscevichi residenti negli Stati Uniti, permettendogli così di applicare il “gioco dei ritornanti”, la tattica giudaica per la quale gli ebrei, lasciata una nazione, ne infettano di nuovo una dalla quale erano stati precedentemente cacciati, riaggravando il problema ebraico.

Solgenitsin infatti ci segnala che, durante il governo provvisorio, “numerosi furono gli ebrei che ora sbarcavano a centinaia provenienti dagli Stati Uniti – emigrati della prima ora, rivoluzionari o disertori che avevano evitato il servizio militare – ormai li si chiamava “combattenti rivoluzionari” o “vittime dello zarismo” e, su ordine di Kerenski, l’ambasciata russa negli USA rilasciava loro senza difficoltà un passaporto russo dal momento che si presentavano in compagnia di due testimoni – talvolta sollecitati per strada” [61].

Tra l’altro, nel corso “del “raduno russo di New York” che si svolse il 26 giugno, in un’atmosfera esaltata (sotto la presidenza di P. Rutenberg, lo stesso che aveva prima manipolato e poi assassinato Gapon), il redattore capo del giornale ebreo Forwards, Abraham Kagan, si rivolse in questi termini all’ambasciatore russo Bakhmetiev, “in nome dei due milioni di ebrei che vivono negli Stati Uniti d’America del Nord”: “Abbiamo sempre amato la nostra patria;  ci siamo sempre sentiti legati da sentimenti di fraternità con l’insieme  della popolazione russa […] I nostri cuori sono pieni di dedizione verso la bandiera rossa e la bandiera nazionale tricolore della Russia libera”. Aggiunse ancora che il sacrificio dei militanti de “La Volontà del Popolo” “è stato la conseguenza diretta dell’aggravamento delle persecuzioni contro gli ebrei” e che “persone come Zundelovic, Deutsch, Gerchuny, Lieber e Abramovic sono da annoverare tra le più coraggiose” [62].

“E cominciarono ad affluire, i ritornanti, e forse non soltanto da New York, poiché nel mese di agosto il Governo provvisorio decise di accordare biglietti di favore, sulla linea ferroviaria di Vladivostok, agli “emigrati politici” provenienti dall’America. A Londra, nel mese di giugno (ma quanti erano già tornati in Russia?), nel corso di un raduno a White Chapel, “fu stabilito che nella sola capitale britannica 10 mila ebrei avevano manifestato il loro desiderio di ritornare in Russia”, e fu adottata la seguente risoluzione: ci rallegriamo che “gli ebrei ritornino per partecipare alla lotta per una nuova Russia sociale e democratica” [63].

Peccato però che con i ritornanti c’erano anche i giudeo-bolscevichi, tanto fintamente temuti dall’agente doppio Alexander Kerensky:

“Troviamo ugualmente il gruppo dei compagni new-yorkesi di Trotzkij, chiamati ad esercitare alte funzioni: il gioielliere G. Melnitchanki, il contabile Friman, il tipografo A. Minkin-Menson (avrebbero presto assunto  la direzione dei sindacati sovietici, della Pravda e della spedizione della cartamoneta e dei titoli bancari), l’imbianchino Gomberg-Zorin (futuro presidente del Tribunale rivoluzionario di Pietrogrado)” [64].

Alla luce di ciò non c’è nessuno di più filo-tedesco/antirusso di Alexander Kerensky, il quale ha liquidato la Zona di Residenza per aprire le porte agli ebrei bolscevichi dall’interno – che avevano tutto da guadagnare dalla collusione con la Germania – e ha fatto penetrare in Russia, dagli Stati Uniti, i bolscevichi ebrei amanti della “bandiera rossa e la bandiera nazionale tricolore della Russia libera”, ovviamente anche loro più filo-tedeschi che mai, ma sempre al fine di mandare l’intera Russia gambe all’aria, eliminarne l’intellighenzia, e sostituirvisi finalmente.

Alexander Kerensky è anche quello che, dal rapporto Lusk, sappiamo aver istigato abbondantemente la diserzione in seno all’esercito russo, tutto ciò mentre continuava assieme al principe Lvov a istigare l’esercito a combattere la guerra contro la Germania, smembrando ancora di più la Russia e facendo impazzire il generale Kornilov. Ricordiamoci sempre: “The liberal decrees of the Provisional Government had destroyed the discipline of the army and the disintegration of the once powerful Russian military machine became complete.” (Page 219) “Kerensky’s Social Democrats distributed hundreds of thousands of leaflets among Russian soldiers” urging “that the soldiers should disobey their officers and lay down their arms.”

Congiuntamente con la volontà di Kerenski, Miliukov e Lvov di continuare ad oltranza la guerra contro la Germania: “In May also there was a grave ministerial crisis in the Provisional Government when the Foreign Minister resigned at Kerensky’s insistence. The issue was Pavel N. Milyukov’s espousal of annexationist aims in the war. In the resulting shifts Kerensky became Minister of War and the Navy. The Cabinet, in which Kerensky was definitely the strongest man, still agreed to continue the war and called for “a general democratic peace.”

To revive shattered discipline among the armed forces and to instill patriotism in the troops, Kerensky toured the battle fronts and exhorted the men to fight on. He would cry in his mighty voice:

The destinies of the country are in your hands, and she is in great danger. We have drunk liberty and we are slightly intoxicated. However, we do not need intoxication but the greatest soberness and discipline. We must enter history so that on our graves it will be written: ‘They died but they were never slaves’”.

(In questo virgolettato estratto dall’articolo di commemorazione di Kerensky sul New York Times, si può notare la fusione tra l’ipocrisia giudaica di Kerensky e la sua divergenza assertiva, parla di disciplina mentre il suo governo istiga la diserzione tra i soldati, solo un ebreo può arrivare a tanto nda).

But words were not enough. The massive offensive that Kerensky ordered late in June against German and Austrian forces ended in disastrous defeat for the Russians. The only winners were the Bolsheviks, and their insistent appeals for peace and bread” [65].

Kerensky è anche quello che si risparmia di scrivere, nelle sue memorie del 1965, che il potere, ai tempi del Governo Provvisorio, era tutto nelle mani di un sinedrio di diversori strategici i cui nomi venivano dissimulati con pseudonimi per tenerne i membri nel più completo anonimato: stiamo parlando del Comitato Esecutivo di Pietrogrado, la cui composizione, ovviamente, è perlopiù giudeo-bolscevica filo-tedesca.

In teoria Kerensky è un patriota russo, in pratica è un crittoebreo momentaneamente filo-tedesco, perennemente etnocentrico e leale alla tribù ebraica della quale fa parte.

Il Comitato Esecutivo, ha avuto anche un ruolo chiave nel favorire i bolscevichi durante la loro insurrezione nel mese di luglio: “E quando ebbe luogo l’insurrezione bolscevica, il 3 e 4 luglio, il suo obiettivo non era un Governo provvisorio allo stremo, ma il solo, vero concorrente, il Comitato esecutivo – e i bolscevichi rinfocolarono di nascosto l’odio dei soldati contro gli ebrei: non era là che si erano imboscati?” [66].

Chiaramente qui si nota una simulazione giudaica, ci sono ebrei nel Comitato esecutivo, e ce ne sono ancora di più tra i bolscevichi, ai quali si aggiungeranno poi gli ebrei “rinnegati” per mimetismo ideologico.

“Dopo il fallimento dell’insurrezione, il Comitato esecutivo nominò una commissione d’inchiesta che contava un buon numero di ebrei, membri dell’Ufficio del CE. Ma la loro “coscienza rivoluzionaria” impedì loro di condurre sino in fondo le loro investigazioni e di mettere in luce le criminali intenzioni dei bolscevichi; la commissione fu immediatamente disciolta senza essere arrivata alla minima conclusione” [67].

  • Ha contribuito alla distruzione delle prove dell’omicidio rituale di Andrei Yushinski (il cosiddetto “affare Beyliss”). Ha contribuito all’arresto di testimoni e persone con informazioni dirette sul caso Beyliss.

“Il ministro della Giustizia Kerenski richiese al tribunale regionale di Kiev tutti i documenti concernenti l’affare Beyliss, in vista di una clamorosa revisione del processo, che però non potette aver luogo a causa dei tumultuosi avvenimenti del 1917” [68]. In realtà per capire quello che ha fatto Kerensky bisogna tornare più indietro, e cioè a quando non era ancora ministro della giustizia durante la rivoluzione di febbraio:

“Il primo ad essere arrestato, il 27 febbraio, fu il ministro della Giustizia, Tcheglovitov, accusato di aver dato personalmente istruzioni affinché l’affare Beyliss fosse gestito in modo non imparziale. I giorni successivi, si procedette all’arresto del procuratore Vipper e del senatore Tchaplinski, che in quel processo sostenevano l’accusa. (Tuttavia, contro di loro non si avanzò nessun preciso indizio, e nel marzo 1917 Vipper fu semplicemente dimesso dalle sue funzioni di procuratore generale presso la camera criminale di cassazione del Senato; la repressione lo attendeva più tardi, sotto i bolscevichi). Al giudice istruttore Machkevic si intimò di dimettersi per aver ammesso all’epoca, oltre alla perizia che negava l’esistenza di omicidi rituali, un’altra che li ammetteva” [69].

Si tratta di preparare il terreno per la vendetta degli ebrei, che deve essere esplicitata solo quando il loro controllo è assoluto, per questo queste persone venivano arrestate e trattenute senza prove né indizi, Kerenski non ha mai avuto intenzione di fare una revisione del processo Beyliss, perché da crittoebreo quale egli era, non poteva permettersi di rivedere un bel niente – a meno di distruggere delle prove – sapeva che i suoi compagni di merende erano colpevoli, ma per salvaguardare la sua copertura non poteva agire apertamente, per questo sapeva in anticipo dei movimenti dei bolscevichi e non ha fatto nulla. Probabilmente nel rapporto Lusk citato da Dilling c’è anche la consapevolezza, da parte di Kerenski, delle attività distruttive nei confronti dell’esercito, da parte del Comitato Esecutivo – e anche da parte dello stesso Kerenski – una forma di sinedrio dei diversori strategici – contornato da pochi gentili idioti come specchietto per le allodole –  che doveva togliere il potere al Governo Provvisorio senza far notare ai gentili la propria presenza.

  • Luigi Cabrini, esperto della questione ebraica, così come Elizabeth Dilling (e anche Bostunitsch), lo hanno classificato come ebreo.

Il riferimento di Luigi Cabrini è stato già citato, quelli di Elizabeth Dilling e Bostunitsch sono disponibili sul nostro canale Telegram.

Tornando ai marcatori di ebraicità riferiti a Vladimir Lenin

  • Nella sua famiglia si parla Yiddish (tattica giudaica).

Nel libello “The Grave Diggers of Russia”, leggiamo questa delizia su Lenin:-“His wife is a Jewess; the family speaks Yiddish. However, he is said not to be a Jew, though his face… speaks for Itself” [70].

L’utilizzo dello Yiddish da parte degli ebrei aschenaziti, è tattico come l’utilizzo del Ladino da parte degli ebrei sefarditi, perché queste lingue sono costituite da miscele di token/significanti presi da lingue diverse, ciò conferisce ambiguità linguistica, che consente mimetismo linguistico, che consente a sua volta di mantenere le opzioni (di infiltrazione nelle società dei gentili) aperte. In questo senso gli impianti linguistici costruiti dagli ebrei hanno la stessa struttura generale del Talmud.

  • Dice che gli ebrei non sono una nazione (tattica giudaica).

Per “teoria della Khazaria” si intende una teoria per cui la maggior parte degli ebrei, composta da aschenaziti, sia in realtà composta da gentili convertitisi al giudaismo, in particolare slavi e turchi-caucasici. Questa teoria è proposta da ebrei tutti appartenenti al partito comunista, che vogliono convincerci che “è l’ambiente a formare la coscienza”, come affermava l’ebreo Lenin, in maniera Lamarckiana. Il problema di questa teoria però è che non spiega perché gli slavi e/o i caucasici siano influenzati dalle esecrabili pratiche contenute nel Talmud, o come facciano ad interpretare maliziosamente la Torah, addirittura suggerendo lo sterminio anticipato di bambini palestinesi, prima che possano diventare “come i genitori”, cioè dei terroristi. Come vedremo in seguito, i sefarditi commettono le stesse violazioni di numerus clausus degli aschenaziti, e invocano il genocidio degli arabi allo stesso modo in cui fanno gli aschenaziti. In realtà, come dimostreremo in seguito, la “teoria della Khazaria”, non è altro che una forma di proiezione giudaica sui gentili, dell’intero problema ebraico, con separazione propedeutica di quest’ultimo dal concetto di etnia. Parafrasando in sintesi ciò che vogliono dire questi studiosi ebrei come Shlomo Sands e Koestler (entrambi giudeo-bolscevichi):- “Il problema ebraico esiste, ma in realtà non sono gli ebrei il problema, bensì dei gentili convertiti al giudaismo, che nel loro nome, commettono orribili atrocità, e hanno rubato le terre agli arabi, senza averne diritto”. Questa è una tattica combinata, la proiezione giudaica, e il separare il problema ebraico dal concetto di etnia, insieme, portano a far credere ai gentili che il problema non sono gli ebrei, ma altri gentili come loro, ideologizzati e vittime inconsapevoli del giudaismo e/o del sionismo. Nella storia delle conversioni bisogna ricordare che soltanto i cazari hanno abbracciato il Talmud – e senza mostrare prove, anche i berberi – gli altri convertiti al giudaismo lo hanno rifiutato. Perfino gli ebrei etiopi, esfiltrati agli albori della fondazione dello stato di Israele, in Israele, dall’Etiopia, attraverso l’Operazione Moses, non si sono mai integrati nella società israeliana e non hanno mai accettato il Talmud. Nonostante ciò, affermano di essere discendenti di una tribù di Israele. Shlomo Sands e Koestler arrivano all’assurdo per cui i veri ebrei, che hanno scritto il Talmud, si sono assimilati e non esistono addirittura più, mentre i gentili convertiti al giudaismo (cazari e berberi), hanno rimpiazzato gli ebrei occupando Israele. I razzisti iniziali che rappresentavano un’etnia sono scomparsi e i discepoli che non la rappresentano sono ancora più razzisti e non si assimilano, che assurdità senza senso, senza contare che la teoria della Khazaria non è in grado di spiegare le origini degli ebrei mizrahi, cioè gli ebrei orientali. Inoltre la teoria della Khazaria va contro il lungo elenco di cacciate degli ebrei nella storia, questo elenco data molte cacciate di ebrei ben prima della conversione dei cosiddetti “cazari” e prima ancora della stesura del Talmud.

Poteva mai, un razzista biologico filo-semita come Lenin, non contraddirsi dicendo che gli ebrei non sono una razza/etnia? Certo che no, che chutzpah sarebbe senza contraddizioni (leggasi divergenza assertiva)?

In una simulazione giudaica, con il Bund, Lenin afferma che la tesi centrale di tale organismo politico, “era che il proletariato ebreo “è una parte del popolo ebreo, che occupa un posto a parte in seno alle nazioni” [71].

Solgenitsin sentenzia così l’atteggiamento di Lenin verso gli ebrei:

“Qui Lenin vede rosso e si sente obbligato a tirare lui stesso di scherma con il Bund. Non invita soltanto a “mantenere la pressione [contro l’autocrazia] evitando una frammentazione del partito in diverse formazioni indipendenti”” [72], “ma si lancia in un appassionato ragionamento tendente a provare (in verità, dopo Kautski) che gli ebrei non sono affatto una nazione: essi non hanno né lingua né territorio comuni (un giudizio piattamente materialistico: gli ebrei sono una delle nazioni più autentiche, più unite che ci siano sulla terra; è unita spiritualmente. Con il suo superficiale e volgare materialismo, Lenin non capiva niente della profondità né del radicamento storico della questione ebrea)” [73].

“”L’idea di un popolo ebreo a parte è politicamente reazionaria” [74], poiché giustifica il particolarismo ebreo. (E tanto più “reazionari” erano per lui i sionisti!)” [75].

A Lenin però non è dispiaciuto affatto accogliere i vari ebrei che per mimetismo ideologico, da bundisti, socialdemocratici, sionisti socialisti che fossero, si sono trasformati in bolscevichi. Non aveva alcun dubbio che avrebbero rigettato le loro idee, anziché costituire una frazione reazionaria all’interno del partito, perché le liti tra ebrei sono un gioco delle parti, simulazioni giudaiche appunto, come quelle discussioni tra rabbini – riportate nel Talmud Babilonese – che si dilungano su qualunque questione. Tali simulazioni servono ad ingannare i non-ebrei, e costituiscono il vero cuore del problema ebraico o questione giudaica.

La stessa persona che “si lancia in un appassionato ragionamento tendente a provare […] che gli ebrei non sono affatto una nazione” ha anche detto la frase: ““Un russo intelligente,” […] è quasi sempre un ebreo o qualcuno con sangue ebreo nelle sue vene”. Se diceva che un russo intelligente è uno che studia il Talmud, come fanno gli ebrei, lo avremmo potuto capire, ma non si può asserire che gli ebrei non sono una nazione, e al contempo dire che se i russi hanno sangue ebreo nelle vene sono più intelligenti, dei russi al cento per cento. Si tratta chiaramente di divergenza assertiva, come quella dei ministri israeliani che durante e dopo l’Operazione Piombo Fuso hanno detto di aver ordinato l’uso di fosforo bianco contro i palestinesi un giorno, e il giorno dopo dicono di non averlo mai ordinato, tutto ciò detto e contraddetto per mesi interi.

Gilad Atzmon (ebreo) aggiunge qualcosa in più: “Le sue obiezioni alla richiesta di autodeterminazione culturale (non territoriale, anche se alcune fazioni bundiste volevano anche tale autodeterminazione nda) del Bund erano di tre ordini:

  1. Il sostegno di vessilli inneggianti alle autonomie cultural-nazionali avrebbe condotto a dividere le nazioni, distruggendo di conseguenza l’unità del loro proletariato.
  2. L’incontro e amalgama delle nazioni sarebbe stato un progresso, mentre la decisione di muoversi in direzione opposta avrebbe costituito un passo indietro. Egli non risparmiava critiche a quelli che “gridavano allo scandalo contro l’assimilazione”.
  3. La “indipendenza culturale non territoriale” sostenuta dal Bund e da altri partiti ebraici non era né vantaggiosa, né pratica, né praticabile” [76].

Inoltre “Lenin metteva in dubbio, per motivi etici e politici, il diritto degli ebrei all’autodeterminazione, mentre il Bund chiedeva che gli ebrei fossero considerati una identità nazionale come tutte le altre. La risposta di Lenin fu semplice: “Mi dispiace amici, ma non lo siete; non siete una minoranza nazionale semplicemente perché non siete legati a nessun territorio geografico” [77].

  • Ha “scoperto” di essere ebreo, come Gianfranco Fini,  John Kerry, Madelaine Albright e tanti altri ebrei che “non sapevano di essere ebrei” (tattica giudaica).

“Scoprire l’ebraicità” è la tattica giudaica inversa della “dissimulazione di ebraicità”, come quella applicata dagli agenti sionisti che convincono – nelle trasmissioni televisive – i gentili che Arnold Rothstein e Meyer Lanski non sono ebrei, così come fa anche il nostro caro Trotsky (Gad Lerner, ebreo) quando vuole farci credere che Antonio Mastrapasqua non è ebreo, ma è stato selezionato per dirigere l’Ospedale Israelitico di Roma grazie alle sue capacità gestionali (sicuramente dovute alla sua laurea falsa, aggiungiamo noi). Ma torniamo a Lenin:

““Tra le dozzine di documenti rilasciati recentemente in esposizione al Museo di Storia dello Stato c’è una lettera della sorella maggiore di Lenin, Anna Ulyanova, che afferma che il loro nonno materno era un ebreo ucraino che si è convertito al cristianesimo per fuggire dalla Zona di Residenza (zona di confino per gli ebrei nell’impero russo nda) e ottenere l’accesso ad un istruzione superiore.

“Arrivò da una famiglia ebraica di umili origini ed era, stando al suo certificato di battesimo, il figlio di Moses Blank, un nativo di (la parte occidentale della città di) Zhitomir”, ha scritto Ulyanova in una lettera del 1932 a Josef Stalin, che succedette a Lenin dopo la sua morte nel 1924.

“Vladimir Ilych ha avuto sempre grande stima degli ebrei”, ha scritto lei. “Sono molto dispiaciuta dal fatto che la nostra provenienza – della quale avevo in precedenza sospettato – non fosse conosciuta durante la sua vita”” [78]. Anche se non è stato Lenin a “scoprire di essere ebreo”, bensì una sua parente, crediamo che la cosa sia stata fatta di proposito in forma di simulazione con Stalin. Dopotutto, oggi come oggi, quanti skinheads hanno “scoperto” che in realtà erano ebrei?

  • Il suo ambiente familiare gode di ambiguità anagrafica/genealogica, come quelli di Putin, Obama, Meghan Markle e tanti altri… (tattica giudaica).

Abbiamo già precisato sopra, che gli antenati di Lenin sono fortemente sospetti. Come molti gentili sospettati di essere dei crittoebrei, i suoi antenati hanno le origini etniche più disparate:-“Lenin era un meticcio, generato da razze differenti: il suo nonno paterno, Nikolai Vassilievic, era di sangue calmucco e ciuvascio, la sua nonna, Anna Alekseievna Smirnova, era una calmucca, un altro suo nonno, Israel (Alessandro era il suo nome di battesimo) Davidovic Blank, era ebreo, un’altra sua nonna, Anna Iohannovna (Ivanovna) Groschopf, era figlia di un tedesco e di una svedese, Anna Beata Estedt” [79].

  • Ha parlato di mimetismo ideologico nei suoi scritti (tattica giudaica).

Il New York Times ci informa delle tracce di mimetismo ideologico presenti nella letteratura di Lenin:

“Lenin argued in his 1915 pamphlet “Socialism and War” that revolutionaries should instead infiltrate the armies and turn them red, promoting mutinies and actively seeking the defeat of “ ‘their’ governments” (Lenin’s own quotation marks).

So explosive were the implications of Lenin’s program, known as “revolutionary defeatism,” that the German Foreign Office intervened to prevent this program from being distributed to front-line soldiers, lest it lead the czarist government to arrest Bolshevik Party members for treason” [80].

Incontreremo di nuovo il cosiddetto “disfattismo rivoluzionario”, che assumerà la forma di “disfattismo socialista” in Italia, descritto da Luigi Cabrini in merito alla disfatta di Caporetto, che doveva essere il  punto di partenza per una rivoluzione bolscevica in Italia, nel 1917. Ma questa è un’altra storia.

Tornando a Lenin, avrebbe mentito riguardo al cosiddetto “treno sigillato”:

“In reality, the train was not sealed: Lenin got off on several occasions, and stayed overnight in a German hotel at Sassnitz. According to witnesses, Lenin even gave political speeches on German soil at Russian prisoner-of-war camps” [81].

Si può perfino osservare la sovversione ideologica in Lenin – nell’accezione sovietica del termine – quando vuole convincere il popolo russo che quello tedesco è un popolo alleato, anziché nemico:-“Nor did Lenin conceal his antiwar views after returning to Russia. The “April Theses” advocated toppling the provisional government that had come to power after the February Revolution. During the April Days putsch, which occurred two weeks after Lenin’s return, Bolshevik activists held up antiwar placards that openly urged fraternization with the enemy (“the Germans are our brothers”)” [82].

  • PER VERIFICARE: Nel libro di Lenin “Che Fare?”, è stato disperso materiale talmudico? Stalin ha forse concluso così in prigione, il suo addestramento talmudico?

CONCLUSIONE: I marcatori di ebraicità di nostra invenzione, collimano con i documenti pubblicati dal Der Spiegel, così come collimano con le affermazioni della cellula fantasma Alexander Kerensky, e con l’accusa di crittoebraicità e connivenza con i servizi segreti tedeschi, da parte del giornale citato nel secondo volume sulla rivoluzione russa redatto da Enzo Biagi, e queste accuse, come abbiamo visto, sono state formulate anche da altri giornali come “Le Notizie di Borsa”, di cui abbiamo già parlato. I marcatori di ebraicità dicono che Lenin non può essere ebreo solo per un quarto, quindi abbiamo cercato un’accusa di ebraicità maggiore, e l’abbiamo finalmente trovata.

È evidente, da quello che si sa oggi, che non si trattava di mere voci, bensì di vere e proprie fughe di notizie, che stavano per bruciare la copertura di Lenin, se non fosse per il fatto che sono passate inascoltate. La storia del “treno sigillato” – sul quale erano presenti gli ebrei che hanno fatto la rivoluzione del 1917 – che attraversa la Germania per arrivare fino in Russia, allo scopo di dimostrare che non ci sono connivenze con il governo tedesco, sembra un’autentica barzelletta e un’offesa all’intelligenza, e, paradossalmente, dimostra ancora di più la vicinanza tra il governo tedesco e i giudeo-bolscevichi. Alla luce di queste convergenze, riteniamo che l’ebraicità di Lenin debba essere innalzata almeno di un venticinque per cento in più, considerandolo ebreo per metà. Innalzarla è importante perché ci permette di stabilire che Lenin non era chi diceva di essere, perché per definizione le tattiche giudaiche vengono applicate tutt’al più dagli ebrei per metà, mentre non crediamo possibile che vengano applicate da un ebreo per un quarto, come Lenin, di regola, dovrebbe essere. Abbiamo visto Roberto Saviano (ebreo, per quanto ne sappiamo, per metà) applicare la sovversione ideologica, la minimizzazione dei crimini degli immigrati, lo abbiamo visto in tutta la sua chutzpah quando ha detto di aver “risposto” al provocatorio video di Vittorio Arrigoni sulle operazioni israeliane a Gaza. Si può anche osservare l’iperbole strategica di Saviano nell’esagerare la storia della camorra napoletana, con la citazione del famoso episodio dei cinesi morti che traboccano da un container del porto di Napoli, quando, in realtà, ciò non è avvenuto a quanto dicono testimoni diretti. Si può vedere l’ipocrisia giudaica di Saviano da come si esprime su Israele e la sua politica di protezionismo etnico, mentre chiama gli italiani razzisti xenofobi.

E che dire del fatto che non menziona mai il ruolo criminale degli ebrei nella storia? Un’altra tattica giudaica, applicata da tanti ebrei, tra i quali Anne Applebaum (ebrea), che sputa sul buon nome di Solgenitsin, e si permette di riscrivere la storia dei gulag, omettendo il ruolo dirigenziale degli ebrei in tali strutture. Aspettiamo che il signor Saviano ci parli del suo sempre compagno di merende Gusinskij (ebreo), mafioso in ottimi rapporti con la camorra di cui blatera così tanto, oppure del ruolo degli ebrei nel traffico di organi in Kosovo, descritto da Hervé Ryssen. Parleremo in seguito dell’atteggiamento di censura che gli ebrei applicano sui propri crimini.

Invitiamo qualunque gentile pensante tra le nazioni, così come qualunque ebreo, a segnalarci dei sicuri ebrei per un quarto che applicano un numero rilevante di tattiche giudaiche, tra quelle menzionate su questo sito. Ma non vorremmo che il nostro appello restasse inascoltato come la sfida di Faurisson: “disegnatemi una camera a gas nazista, e  mostratemi come avrebbe dovuto funzionare”. Tale sfida, aspetta da quarant’anni di essere anche solo accettata.

In foto: a sinistra Alexander Kerenski (ebreo, è una cellula fantasma forse di nome Kirbis, forse è il figlio disperso della terrorista ebrea Gesia Gelfman, un controllo del DNA sui discendenti di entrambi potrebbe confermare tale teoria), primo ministro del cosiddetto Governo Provvisorio del 1917 in Russia, ha tutte le caratteristiche tipiche del diversore strategico: ha a disposizione occasioni e informazioni per liquidare i bolscevichi, ma non lo fa, anzi, se proprio può li libera dalla loro finta prigionia, ha l’occasione di concludere la Prima Simulazione Mondiale contro la Germania, per occuparsi del suo paese disastrato, ma istiga la diserzione mentre chiede la disciplina, e chiude un occhio sui terroristi giudeo-bolscevichi al fronte, al punto che, dopo la sua offensiva di primavera, anche se non fa nulla per liquidarli, “prova a dare la colpa ai bolscevichi infiltrati tra le truppe, scrive un telegramma agli ambasciatori alleati, denunciando l’invio da parte dei loro governi di forniture belliche difettose. Dal fronte, il comandante Denikin lo accuserà di “isterismo””[83]. I marcatori giudaici che lo riguardano traboccano da ogni sua sentenza, mostrando che si tratta di un agente provocatore dei servizi segreti “tedeschi”, opportunamente esfiltrato all’ultimo secondo quando ha finito di svolgere il suo compito. A destra Vladimir Lenin (ebreo, è una cellula fantasma ed è più ebreo di ciò che vuole dare a vedere sua sorella maggiore, probabilmente è un Goldberg disperso in una famiglia Ulyanov, al fine di “russificarlo”, o meno probabilmente si tratta di uno Zederbaum), agente provocatore dei servizi segreti “tedeschi” nel tempo libero, assassino di massa etnocentrico a tempo pieno, a capo di una banda di maschiach che si fanno chiamare bolscevichi, proclamano in grande stile la “pace”, che non è altro che un altro modo di continuare la guerra, o con termini giudeo-bolscevichi, “comunismo di guerra” e “nuova politica economica” (che sono le prove più forti a sostegno del fatto che Lenin era un agente doppio, lo stesso Solgenitsin ha scritto:-“L’opinione pubblica – compresi gli ebrei – vi restava benevola nei confronti del potere sovietico […] Dal canto suo, la propaganda sovietica si dava abilmente da fare per magnificare addirittura la prosperità e le prospettive aperte agli ebrei. Questa sensazione generale di simpatia permetteva ai dirigenti sovietici di ottenere più facilmente l’aiuto finanziario dell’Occidente, particolarmente quello dell’America. Senza questo aiuto, erano incapaci di uscire dal marasma economico provocato dal glorioso “comunismo di guerra””“. La NEP, ovvero la “Nuova Politica Economica”, ha ucciso milioni di persone ed è riuscita nell’intento che Jacob Schiff (ebreo), si prefiggeva: isolare economicamente la Russia (che parafrasato significa derubare i gentili russi delle ricchezze dell’impero zarista, nella maniera più completa, affidando tali ricchezze nelle mani dell’alta finanza giudaica che ha finanziato il giudeo-bolscevismo). Elizabeth Dilling, nel “Jewish Communal (Kehillah) Register of New York City”, dell’anno 1917-18, ha trovato questo:-““Mr. Schiff has always used his wealth and his influence in the best interests of his people. He financed the enemies of autocratic Russia. [This was written in 1918, after the Bolshevik revolution had been made secure] … and used his financial influence to keep Russia from the money market of the United States” [84]. Poi continua così:- “It is stated that “all factions of Jewry” hailed him for this” [85].

Non bisogna dimenticare che in piena NEP, “le posizioni economiche della popolazione ebraica conobbero un rafforzamento su basi nuove, sovietiche” [86]. “Mosca, 1924: il 75% delle farmacie e delle profumerie sono gestite da ebrei; allo stesso modo, il 55% dei commerci di prodotti lavorati, il 49% delle gioiellerie, il 39% delle mercerie, il 36% dei depositi di legna da riscaldamento” [87]. “Tra coloro che si sono arricchiti per primi durante la NEP troviamo spesso degli ebrei. L’odio nei loro confronti era dovuto ugualmente al fatto che agivano sul terreno delle istituzioni sovietiche, non soltanto su quello del mercato: numerosi maneggi erano per loro più facili, grazie alle relazioni che intrattenevano in seno all’apparato sovietico. Talvolta, questi legami arrivavano alla conoscenza delle autorità – così, ad esempio, in occasione del celebre “affare della paraffina” (1922) nel quale furono implicati i dirigenti di cooperative fittizie. Come abbiamo visto, gli anni Venti crearonno condizioni molto favorevoli all’acquisizione dei beni appartenenti ai “nobili” – esposti a ogni genere di persecuzioni – in particolare della mobilia di valore” [88]. “Ettinger nota che “la maggioranza dei nepmen o nuovi ricchi era costituita da ebrei” [89], “il che è confermato dall’impressionante lista, pubblicata nelle Izvestia nel 1928, di “coloro che non avevano pagato le tasse o si erano sottratti alle collette” [90].

Il maggiore Anatoliy Golitsyn, dal canto suo, afferma che la NEP (o per meglio dire il Trattato di Rapallo) indebolì la Repubblica di Weimar tedesca: “Although the NEP failed to attract large credits from the West, it brought technology and efficient new equipment. Thousands of Western technicians helped to industrialize the Soviet Union, and Western firms built essential factories there. It is fair to say that the foundations of Soviet heavy and military industry were laid in the 1920s with American, British, Czechoslovak, and, after the Treaty of Rapallo (1922), German help. Germany played an especially significant role in the Soviet militarization. According to the secret clauses of the treaty, Germans helped to build modern aviation and tank factories in the USSR. Communists spoke cynically of foreign concessionaires and businessmen as “assistants of socialism””[91]. “The Treaty of Rapallo, signed with Germany in 1922 (the crowning achievement of Lenin’s activist diplomacy), raised Soviet prestige, helped to increase Soviet military strength, precluded a united anticommunist front in Europe, and weakened the Weimar Republic” [92].

Probabilmente nelle relazioni commerciali tra Unione Giudeo-Sovietica e Repubblica giudaica di Weimar, sono comparsi vari “Hammer”, ebrei, stavolta “tedeschi”, che hanno fatto da concessionari per l’Unione Giudeo-Sovietica, all’insegna delle simulazioni giudaiche finalizzate al racket.

C’è poi un altro elemento, che non viene mai considerato quando si tratta della germanofilia di Lenin, e cioè che la “”leggenda nera” dell’accordo Sykes-Picot nacque perché il leader bolscevico Lenin ne fece pubblicare la copia conservata negli archivi dello zar dopo la Rivoluzione di Ottobre. Fu un grande scandalo all’epoca, perché l’accordo era rimasto segreto fino ad allora, mentre pubblicamente Francia e Regno Unito si erano impegnate a non suddividersi quello che rimaneva dell’Impero Ottomano prima di aver concluso la guerra e consultato le popolazioni locali” [93]. Questa decisione di pubblicare l’accordo Sykes-Picot, è chiaramente germanofila e anti-inglese e anti-francese, in quanto Inghilterra e Francia erano in guerra con la Germania all’epoca, quindi se Vladimir Lenin fosse stato il rivoluzionario “idealista ma senza scrupoli”, avrebbe pubblicato tale accordo DOPO la pace di Brest-Litovsk, e non PRIMA. Avrebbe dovuto semplicemente dire “date alla Rivoluzione un attimo di respiro, stipuliamo la pace separata, e in cambio io pubblicherò un documento che screditerà Inghilterra e Francia, così ci possiamo alleare anche con l’impero Ottomano”. Questa pubblicazione invece sa di regalo gratuito alla Germania, in quanto “Lenin ordinò (23 novembre 1917) ai giornali russi <<Pravda>> e <<Izvestija>> di pubblicare il testo integrale dell’accordo Sykes-Picot” [94]. Non conosciamo prove che il governo tedesco, all’epoca dei fatti, sapesse già di tale accordo per la spartizione del Medio Oriente tra Francia e Inghilterra, facendo così pressioni, anche finanziarie, su Lenin, affinché pubblicasse una prova documentale dell’accordo Sykes-Picot, quindi consideriamo tale pubblicazione un esempio di germanofilia di Lenin. Vladimir Lenin è quello che ha posto gli ebrei in condizione di superiorità intellettuale rispetto ai gentili, su base biologica quindi, ma che al contempo dice che gli ebrei non sono una nazione perché non sono “legati a nessun territorio geografico”. È anche quello che dice di non creare fazioni in grado di separare il movimento bolscevico, e dice anche di infiltrare l’esercito per propagare il bolscevismo, ma non ha affatto paura che possa succedere lo stesso al partito bolscevico, accogliendo gli ebrei populisti, socialisti, menscevichi ecc. che per mimetismo ideologico si rinnegano e si riversano nel suo partito, chissà perché. Vladimir Lenin non sembra affatto né un russo né uno che agisce negli interessi di tale popolo, visto che non ha mai “manifestato il minimo sentimento di affetto per qualunque cosa, nemmeno per il fiume sulle cui rive aveva trascorso la sua infanzia, il Volga (e non intentò un processo ai suoi contadini per dei danni perpetrati sulle sue terre?). Di più: fu lui a consegnare senza pietà tutta la regione alla spaventosa carestia del 1921. Sì, tutto questo è vero” [95].

Parla di un certo “complotto capitalista”, ma dalla sua parte ha il supporto dell’Inghilterra (vedi il bombardamento a danno dell’armata bianca a Riga nel 1920), della Germania attraverso le “D banks” e la banca Warburg, e di sicuro ha l’appoggio dell’americanismo-giudaismo attraverso Wall Street, la Federal Reserve, e la Khun Loeb & Co., grazie all’onnipotente magnate ebraico delle ferrovie Jacob Schiff, senza contare il suo compagno di merende Armand Hammer (ebreo), grazie al quale ha potuto derubare la Russia e portarne le ricchezze in America in mani giudaiche, attraverso la simulazione giudaica del “comunismo di guerra”. Di quale “complotto capitalista” parla esattamente Vladimir Lenin? L’unico complotto capitalista che vediamo noi, è quello di cui ha fatto parte lui. I giornali francesi hanno parlato del pangermanesimo di Lenin, se questo è vero, ulteriori prove del fatto che era un agente doppio dei servizi segreti tedeschi, devono trovarsi nei suoi scritti, dove ci devono essere tracce di pangermanesimo.

Ad ogni modo, il New York Times è categorico nell’asserire che Lenin ha sicuramente servito, almeno per un certo periodo, gli interessi della Germania, in funzione antirussa: “The evidence assembled by Kerensky’s justice department, much of which has only recently been rediscovered in the Russian archives, was damning. No matter Lenin’s real intentions, it is undeniable that he received German logistical and financial support in 1917, and that his actions, from antiwar agitation in the Russian armies to his request for an unconditional cease-fire, served the interests of Russia’s wartime enemy in Berlin. They also brought about disastrous consequences for Russia herself, from territorial dismemberment in 1918 to decades of agony under the suffocating Bolshevik dictatorship” [96].

ALTRE INFORMAZIONI UTILI SULLA RIVOLUZIONE GIUDEO-BOLSCEVICA IN RUSSIA (LA “RIVOLUZIONE COMPRATA”), E COME LENIN HA POI PROVATO A BOLSCEVIZZARE LA GERMANIA.

“Il Giornale” sintetizza così il contesto in cui Lenin fece la sua rivoluzione:-“I tedeschi avevano il fiato corto e far ritirare la Russia dal conflitto avrebbe dato loro la possibilità di lanciare tutte le loro divisioni sul fronte occidentale” [97]. “Come spiega una recente biografia – The first nazi, tradotta in Italia come L’uomo che creò Adolf Hitler per i tipi di Newton Compton – scritta da Will Brownell e Denise Drace Brownell, della pratica si occupò soprattutto il generale tedesco Erich Ludendorff (a cui va anche la responsabilità di aver favorito l’ascesa del Führer). Il generale fece pressione su un suo amico, Arthur Zimmermann, perché contattasse un faccendiere russo-polacco (ebreo nda), Alexander Parvus, che contattò Lenin. Era disposto a tornare a fare il rivoluzionario in Russia? Lenin disse che gli serviva un treno dotato di mandato extraterritoriale. Glielo fornirono” [98]. “Lenin e 32 compagni si imbarcarono il 9 aprile 1917 su quello che poi sarebbe stato a lungo chiamato il «vagone piombato»” [99]. “Il convoglio attraversò una Germania spettrale sino a giungere a Berlino. La leggenda vuole che i volenterosi comunisti, circondati dalle truppe tedesche in stazione, facessero un bel discorso ai militari di guardia per spingerli alla rivoluzione. Non ottennero risposta. Di sicuro vennero a far loro visita degli alti ufficiali, tra cui forse lo stesso Ludendorff. In questo caso si parlò solo di soldi. I tedeschi promisero a Lenin svariati milioni di marchi-oro. Gli storici non sono mai riusciti a ottenere la stima esatta, ma oscilla tra i 30 e 40 milioni: un’enormità. Lo scopo del finanziamento era chiaro, far uscire la Russia dal conflitto” [100]. Una volta arrivato a Pietroburgo, Lenin utilizzò la Pravda per diffondere la sua propaganda di pace tra i soldati russi. Ma Lenin non si limitò soltanto a questo, perché utilizzò i soldi dei tedeschi “anche per diffondere materiale rivoluzionario comunista tra le truppe degli Imperi centrali. Per dirla con le parole del generale tedesco Max Hoffmann: «Il nostro vittorioso esercito sul fronte orientale si infettò di bolscevismo»” [101].

I tedeschi hanno fatto male i loro conti, non si può scendere a patti con gli ebrei.

“La Corte imperiale, la diplomazia, i servizi segreti, non temevano che il crollo dello zarismo e una vittoria rivoluzionaria avrebbe messo in pericolo anche gli Hohenzollern. «Al momento giusto convinceremo elementi del movimento a collaborare con noi», scrisse l’ ambasciatore a Copenhagen, conte Ulrich von Brockdorff- Rantzau. E il piano per lasciar passare Lenin dal territorio tedesco, nell’ aprile 1917, non sollevò obiezioni, né da parte del Cancelliere del Reich Bethmann Hollweg, né dal comandante in campo delle forze armate Paul von Hindenburg. Max Hoffmann, un alto ufficiale vicinissimo a Hindenburg, scrisse: «Così come faccio sparare granate o lanciare gas contro il nemico, ho il diritto di usare i mezzi della propaganda contro la sua occupazione»” [102]. Ma importantissimo è stato il ruolo di Helphand Parvus (ebreo capitalista), che se da un lato “suggerì a Leon Bronstein Trotskij (1879-1940) la teoria della «Rivoluzione permanente»” [103], dall’altro “contattò l’ ambasciata imperiale a Costantinopoli. «Gli interessi del governo tedesco sono identici a quelli dei rivoluzionari russi», disse. A fine febbraio 1915, era pronto un piano di 23 pagine, stilato da Helphand: suggeriva finanziamenti in marchi e forniture di esplosivi per organizzare scioperi, attentati, sabotaggi” [104]. “A Helphand, ufficialmente ricercato dalla polizia politica imperiale, fu concesso un passaporto di polizia con cui poteva muoversi liberamente nel Reich, in territori occupati o paesi neutrali. Helphand si stabilì in Svezia, e dalla città di confine di Haparanda esportò o contrabbandò in Russia merci di ogni genere. Non si sa quanto, ma certo parte del ricavato finì ai bolscevichi. Che vi finanziarono propaganda, scioperi, proteste. Helphand pare organizzò anche attentati e sabotaggi” [105]. “Von Brockdorff-Rantzau nelle sue note lodò Helphand, «uno dei primi ad aver lavorato per questo successo ora conseguito»” [106]. “Più volte, scrive Spiegel citando i documenti finora riservati, il Reichsschatzant (Ministero del Tesoro imperiale) fornì allo Auswaertiges Amt (ministero degli Esteri) cospicui pagamenti per «la propaganda rivoluzionaria in Russia». Due milioni di marchi l’ 11 marzo 1915, quindi poco dopo il piano di 23 pagine. Poi cinque milioni di marchi il 9 luglio 1915, e di nuovo cinque milioni il 3 aprile 1917, pochi giorni prima della partenza di Lenin dall’ esilio elvetico alla volta di Pietrogrado” [107].

In tutto questo, i bolscevichi “«hanno fornito utili informazioni sulla situazione nella Russia zarista», scrisse allora Walter Nicolai, capo del servizio segreto del Kaiser” [108].

“Dopo la rivoluzione d’ ottobre, Lenin firmò con Berlino la dura pace di Brest-Litowsk. Le potenze dell’ Intesa sostenevano la «controrivoluzione» anticomunista. Ma l’ Impero di Guglielmo II continuò ad aiutarli. «I bolscevichi sono bravi ragazzi, finora si sono comportati benissimo», scrisse Kurt Riezler, responsabile della politica verso la Russia allo Auswaertiges Amt, chiedendo nuovi soldi per loro” [109].

La germanofilia degli ebrei e le implicazioni di questa alleanza, tra loro e la Germania, attraverso, soprattutto banche ebraiche della Germania stessa, verranno approfondite in un articolo a parte, perché vanno oltre gli scopi di questo scritto.

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In foto: Vyacheslav Menzhinsky (o Menjinski, un crittoebreo proveniente dalla nobiltà “polacca”), esperto di diversioni strategiche e assassino professionista. È stato direttore dei servizi segreti sovietici quando si chiamavano OGPU, dal 1927 al 1934, anno in cui Iagoda (ebreo, nonché suo successore alla direzione dei servizi segreti), lo avrebbe eliminato con modulo kennedy, per avvelenamento.

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Nella mappa sovrastante si può osservare il percorso sul “treno piombato”, affrontato nel 1917 da Lenin e gli altri giudeo-bolscevichi, da Zurigo fino a Pietrogrado, ATTRAVERSANDO TUTTA LA GERMANIA!

* Un pud equivale a 16,38 chili.

** knut: “knut s. m., russo [dall’ant. nord. knútr, ant. sved. knuter «nocchio, nodo», in origine quindi «frusta nodosa»]. – Strumento di tortura e di punizione usato in Russia dai tempi più antichi sino alla metà del sec. 19°: consisteva in una frusta costituita da un manico di legno alla cui estremità era unita una treccia di cuoio con un anello di rame, al quale facevano capo strisce di cuoio ruvido e arrotolato terminanti con ganci o punte metalliche” [110]. Il riferimento di Gustave Hervé al knut indica l’atteggiamento di Kerenski verso l’esercito russo, che Kerenski ha personalmente indebolito con le sue stesse manovre.

***Una simulazione giudaica convergente, come le altre simulazioni giudaiche, è un’operazione psicologica attuata dagli ebrei per ingannare i gentili e/o alterare la loro percezione della realtà. Tale tipo di simulazione si propone di ottenere un effetto opposto o nullo rispetto a quanto vuole far credere ai gentili. La legge Bossi-Fini sui migranti, la sostituzione di Litvinov (ebreo) con Molotov (crittoebreo) al Commissariato agli affari esteri da parte di Stalin (ebreo), il passaggio dei beni dalla famiglia di Mikhail Khodorkovsky (ebreo) alla famiglia Rothschild (famiglia di ebrei) da parte di Vladimir Putin (in seguito verranno discussi i suoi marcatori), la liberazione di Trozkij (ebreo) da parte di Kerenski (ebreo) per risolvere l’affare Kornilov, e le discussioni dei rabbini nel loro insieme in Sanhedrin 69b, Yebamoth 55b, Yebamoth 56 e 56b, apologizzanti verso l’incesto e la pedofilia, sono tutti esempi di simulazioni giudaiche convergenti (l’esegesi  delle diatribe rabbiniche nel Talmud richiederebbe però una classificazione a parte, perché contengono sfumature in termini di simulazione giudaica, e per vedere le tattiche giudaiche di “legalizzazione” di un crimine). La simulazione giudaica convergente non deve essere confusa con la simulazione giudaica direzionale, nella quale gli ebrei scrivono e/o dicono cose a cui non credono, nel tentativo di portare le società dei gentili in una determinata direzione, senza apparente dibattito. A tale proposito, la simulazione giudaica sui migranti tra Lilli Gruber e Tito Boeri, è di tipo direzionale, entrambi sono d’accordo sul fatto che le scimmie nere pagheranno le nostre pensioni, quando in realtà non ci credono affatto. In questa simulazione invece (https://t.me/la_questione_giudaica/157) tra gli ebrei Lilli Gruber e Corrado Augias si può notare che sono entrambi in disaccordo con l’Islam, Gruber per dei motivi, Augias per altri, ma sono fondamentalmente d’accordo sull’integrazione di scimmie nere, nessuno dei due dice chiaramente che non si deve attuare. Tale simulazione, dal punto di vista strutturale, è praticamente identica alle simulazioni giudaiche talmudiche sopra menzionate.

****Una simulazione giudaica ambivalente è una simulazione giudaica, in cui gli ebrei si accusano a vicenda di crimini o nefandezze che hanno in realtà commesso entrambi, o comunque tutti o quasi tutti i soggetti coinvolti nella simulazione. “laquestionegiudaica” ritiene che l’Italia, sia il paese nel quale si assiste al più elevato numero di simulazioni giudaiche ambivalenti di tutta Europa.

ARTICOLO IN FASE DI COSTRUZIONE

Fonti:

[1] Elizabeth Dilling, Judaism and its influence today, p. 144. Disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[2] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, pp. 90-91.

[3] Luigi Cabrini, Il potere segreto, p. 51.

[4] http://hugequestions.com/Eric/JIB/disinformation-I.html

[5] A. Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 1, p. 533.

[6] A. Solgenitsin, op. cit., p. 287. Cfr. V. Lenin, Opere in 55 volumi [in russo], t. 32, p. 201.

[7] http://www.ihr.org/jhr/v14/v14n1p-4_Weber.html, cfr. Richard Pipes, The Russian Revolution (New York: Knopf, 1990), p. 352.

[8] David Duke, The Secret Behind Communism, p. 104.

[9] https://en.wikipedia.org/wiki/Vyacheslav_Menzhinsky

[10]  https://spartacus-educational.com/RUS-menzhinsky.htm

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] http://www.fsb.ru/fsb/history/author/single.htm!id%3D10318026%40fsbPublication.html

[14] Idem.

[15] A. Solgenitsin, op. cit., pp. 251-252.

[16] Ibid. Cfr. Izvestia, 1927, 18 dic., pp. 1, 3, 4.

[17] Ibidem, p. 132. Cfr. B. Brutskus, Ievreiskoie naselenie pod kommunistitcheskoi vlastiu [La popolazione ebraica sotto il regime comunista], Sovremennye sapiski, 1928, n. 36, pp. 513-518.

[18]  Ibidem, pp. 286-287. Cfr. D.S. Pasmanik, Tchevo je my dobivaemsia? [Cosa cerchiamo esattamente?], ReE: La Russia e gli ebrei [Rossia i evrei], YMCA Press, Parigi 1978 (ed. originale, Berlino 1924), pp. 194, 195.

[19] Ibidem, p. 287.

[20] Ibidem, p. 288. Cfr. A. Sutton, Wall Street e la rivoluzione bolscevica [tradotto dall’inglese in russo], Mosca 1998, pp. 64-66, 193.

[21] Ibid. Cfr. V. Lenin, Opere complete in 55 volumi, t. 53, p. 267.

[22] Ibid.

[23] Ibidem, pp. 244-245. Cfr. N. Bucharin, La Pravda, 1927, 2 febb., p. 4.

[24] Ibidem, pp. 98-99. Cfr. Oktiabrskaia revoliutsiia pered amerikanskikh senatorov [La rivoluzione d’Ottobre davanti al tribunale dei senatori americani], resoconto ufficiale della Commissione Overmen del Senato, M.; L., GIZ, 1927, p. 7.

[25] http://www.incontrostoria.it/Lenin2.htm.

[26] Idem. Più precisamente la frase sarebbe di un diplomatico tedesco in Svezia: “Soon after his arrival, a German diplomat in Sweden wrote a note to a colleague: “Lenin’s entry into Russia successful. He is working exactly as we would wish”” (https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/lenin-and-the-russian-spark). “Poco dopo il suo arrivo, un diplomatico tedesco in Svezia ha scritto una nota ad un collega:”Entrata di Lenin in Russia riuscita. Sta lavorando proprio come vorremmo””.

[27] Idem.

[28] http://www.orthodoxytoday.org/articles7/SolzhenitsynWarning.php.

[29] Eckart Dietrich, The Gravediggers of Russia, p. 6. Alfred Rosemberg è stato testimone diretto anche della germanofilia degli ebrei durante la Prima Simulazione Mondiale – osservata anche da Solgenitsin – che distribuivano la “propaganda di pace” diffusa dalla Pravda, quotidiano al soldo delle banche ebree “tedesche”: “I myself have seen Jewish students distributing the ‘Pravda’ (Truth) among the wounded, in the hospitals of the Crimea” (Ibidem, p. 1). “Io stesso ho visto studenti ebrei distribuire la ‘Pravda’ (Verità) tra i feriti, negli ospedali della Crimea”.

[30] Arnold Leese, My Irrelevant Defence, p. 33. Disponibile sul nostro canale Telegram: https://t.me/la_questione_giudaica/8.

[31] Hervé Ryssen, Le Judaisme: Unification mondiale, domination mondiale, disponibile sul nostro canale Telegram al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/34.

[32] A. Solgenitsin, op. cit., , pp. 112-113, cfr. Iu. Larin, Evrei i antisemitism v SSSR* [Gli ebrei e l’antisemitismo in URSS], pp. 7-8.

[33] Ibidem, p. 92.

[34] Ibidem, p. 92.

[35] Enzo Biagi, La Rivoluzione Russa, Istituto Geografico De Agostini, 1965, t. 2, p. 29.

[36] Maj. Gen. Count Cherep Spiridovich, The Secret World Government or The Hidden Hand, p. 36.

[37] http://www.orthodoxytoday.org/articles7/SolzhenitsynWarning.php

[38] A. Solgenitsin, op. cit., p. 79. Cfr. V.I. Lenin, Opere in 45 volumi (in russo), Mosca, 1941-1967, t. 4, p. 311.

[39] A. Solgenitsin, t. 1, p. 574.

[40] Ibid. Cfr. V.I. Lenin, Opere complete in 55 volumi [in russo], 1958-1965, t. 49, p. 64.

[41] Ibid.

[42] E. Dilling, p. 144. https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[43] Ibidem, p. 147.  https://t.me/la_questione_giudaica/107.

[44] Gregor Schwartz-Bostunitsch, A Sea of Blood, p. 13. Disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/100.

[45] A. Solgenitsin, op. cit., p. 75.

[46] Ibid.

[47] Ibidem, p. 179.

[48] Ibidem, p. 179n.

[49] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html.

[50] Idem.

[51] Idem.

[52] http://www.independent.co.uk/news/long_reads/alexander-kerensky-russia-bolshevik-revolution-interview-1917-centenary-a8036256.html.

[53] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html

[54] Cfr. A. C. Sutton, Wall Street and the Bolshevik Revolution, Arlington House, New Rochelle 1974, pagg. 82-83. L’episodio fu registrato, tra l’altro, dalla Washington Post del 2 febbraio 1918 in questi termini: «William Boyce Thompson, che è stato a Pietrogrado da luglio fino a novembre scorso, ha offerto un contributo personale di un milione di dollari ai bolscevichi per la propagazione della loro dottrina in Germania e in Austria».

[55] Ibidem, pagg. 91-95.

[56] Cfr. M. Pearson, Il treno piombato, Sperling and Kupfer, Milano 1976, pagg. 311-317.

[57] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html.

[58] Idem.

[59] https://www.timesofisrael.com/before-the-bolsheviks-this-man-abolished-russias-pale-of-settlement/.

[60] Idem.

[61] A. Solgenitsin, op. cit., p. 62.

[62] Ibid., cfr. Retch, 1917, 27 giugno, p. 3; 28 giugno, pp. 2-3.

[63] Ibidem, p. 63. Cfr. Retch, 1917; 2 agosto, p. 3.

[64] Ibidem, p. 64.

[65] https://www.nytimes.com/1970/06/12/archives/alexander-kerensky-dies-here-at-89-alexander-kerensky-who-led-first.html

[66] A. Solgenitsin, op. cit., p. 80.

[67] Ibid.

[68] Ibidem, p. 36. Cfr. La Libertà russa, 1917, 21 aprile, p. 4.

[69] Ibid.

[70] Eckart Dietrich, p. 12.

[71] A. Solgenitsin, t. 1, p. 298. Cfr. V.I. Lenin, Sotchineniia (CEuvres in 45 voll., 4ª ed.), Gospolitizdat, 1941-1967, t. 7, p. 77.

[72] Ibid. Cfr. supra, t. 6, p. 300.

[73] Ibidem, pp. 298-299.

[74] Ibidem, p. 299. Cfr. V.I. Lenin, Sotchineniia (CEuvres in 45 voll., 4ª ed.), Gospolitizdat, 1941-1967, t. 7, pp. 83-84.

[75] Ibid.

[76] Gilad Atzmon, L’errante chi?, pp. 151-152.

[77] Ibidem, p. 152.

[78] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4073133,00.html.

[79] A. Solgenitsin, op. cit., pp. 90-91.

[80] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html. Tecnicamente, Lenin qui propone una delle prime forme documentate di entrismo, cioè l’infiltrazione fisica diretta degli agenti provocatori in una o più organizzazioni, per favorire meglio l’infiltrazione ideologica. In questo caso il “disfattismo rivoluzionario” doveva fare leva sulle necessità comuni dei soldati e far credere che l’ammutinamento fosse negli interessi sia dei comunisti che di coloro che invece volevano una democrazia in Russia, quindi utilizzando il mimetismo ideologico. Nell’opera “Socialismo e guerra” di Lenin si ha quindi uno dei primi esempi documentati di entrismo, ben prima che lo proponessero i trozkisti dunque. Ma su Wikipedia leggiamo comunque:-“L’entrismo è una pratica politica impiegata da alcuni gruppi trotskisti della IV Internazionale che consiste nell’affiliazione nei grandi partiti di massa (comunisti, in primo luogo, ma, se del caso, anche socialisti, socialdemocratici e perfino anche solo genericamente progressisti) dei rispettivi paesi, con l’obiettivo di trasformarli da riformisti a rivoluzionari. Con questa tattica si voleva tentare di mantenere un contatto quotidiano con decine di migliaia di lavoratori, guadagnare il diritto a partecipare alla discussione sugli obiettivi del movimento e allo stesso tempo provare ogni giorno le idee nelle azioni delle masse. […]…Stalin, dopo aver vinto il quindicesimo congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, cominciò a imporre la sua concezione di socialismo in un solo paese sia nell’Unione Sovietica che nel comunismo internazionale. I trotskisti e altri oppositori allo stalinismo, che formavano l’opposizione di sinistra internazionale, erano rimasti in minoranza in tutti i Partiti comunisti, e Stalin cominciò a perseguitarli in tutto il mondo, usando membri dei partiti comunisti locali e agenti del NKVD. […]…In questo contesto venne proposta la pratica entrista, per conquistare simpatizzanti e trasformare i partiti locali da riformisti a rivoluzionari; fu sostenuta dallo stesso Trotski e da altri membri distaccati a partire dagli anni trenta, e ciò provocò grandi polemiche che acutizzarono le fratture interne. Molti attaccarono gli entristi condannandoli come opportunisti che volevano dissolvere la IV Internazionale nella II” (https://it.wikipedia.org/wiki/Entrismo). Tutto questo baccano deve essere interpretato come una serie di simulazioni giudaiche divergenti, utilizzate dagli ebrei quando restano uniti nel fingersi divisi agli occhi dei non ebrei, alterando così la loro percezione della realtà. L’entrismo non è altro che l’ennesima tattica giudaica, antichissima, e proposta ufficialmente da Lenin, ancor prima che da Trotsky, ad ulteriore prova della crittoebraicità del primo. Dopotutto, abbiamo già visto l’entrismo, quando è stato applicato dai crittoebrei che per conversione strategica, si sono infiltrati in Vaticano con l’intento di annacquare il cristianesimo e i suoi dogmi, provando anche a giudaizzarlo tra un’eresia e un’altra.

[81] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html. Il “The New Yorker”, già citato, aggiunge, in merito al viaggio sul “treno piombato”:-“Lenin tried to avoid leaving his carriage, to be able to say later that he had never set foot in Germany, but in Frankfurt the band of passengers secretly stepped off the train to spend the night” (https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/lenin-and-the-russian-spark). “Il Foglio dei Sefarditi”, facendo riferimento allo stesso libro cui fa riferimento il “The New Yorker”, si esprime nel modo seguente: “il treno non era affatto piombato, solo circondato da un servizio di sicurezza, in verità abbastanza lasco; le coincidenze che l’hanno favorito – su tutte, la risposta dell’imperturbabile Miljukov, nel frattempo spostato al dicastero della giustizia, il quale, avvertito dell’arrivo del pericoloso agitatore e invitato a bloccarlo alla frontiera, serafico risponde: “La Russia democratica non vieta l’ingresso ai suoi cittadini”” (https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/06/28/news/recensione-libro-lenin-sul-treno-141933/). È una coincidenza se Miljukov, ministro degli esteri del Governo Provvisorio – che ha consentito ai giudeo-bolscevichi di invadere la Russia – è stato poi oggetto, anche lui, di esfiltrazione all’ultimo secondo? Il già citato Bostunitsch afferma che mentre gli altri ministri del governo provvisorio venivano arrestati, lo stesso giorno, Kerensky e Miljukov venivano esfiltrati: “On the same day the infamous foreign minister of the provisional government, Paul Milyukov, also fled the scene” (Gregor Schwartz-Bostunitsch, A Sea of Blood, 1926, p. 13, Disponibile qui: https://t.me/la_questione_giudaica/100). “Lo stesso giorno il famigerato ministro degli esteri del governo provvisorio, Paul Milyukov, ha altresì lasciato la scena”.

Ancora sul “treno piombato”, “La Repubblica dei Sefarditi”, si esprime così citando un quotidiano tedesco:-“nota Der Spiegel, «ma non è vero che fosse un vagone tutto piombato come si è detto finora: aveva tre porte piombate, ma una libera»” (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/12/10/la-rivoluzione-comprata-cosi-il-kaiser-finanzio.html).

[82] Idem. Il New York Times si spinge oltre, asserendo che la Germania aveva attuato operazioni psicologiche con agenti doppi anche contro la Francia e l’Inghilterra. Inoltre cita altri esempi di queste operazioni psicologiche, attuate da altre nazioni: “In a sense, there was nothing particularly new about a German plot to undermine an enemy government in wartime. For centuries, great powers had played at this game. During the Napoleonic wars, France aided Irish rebels to undermine Britain, and Polish nationalists against Russia. Britain, in turn, backed Spanish guerrillas fighting French occupation forces. The Germans, though latecomers to the arena, were quick learners after Germany’s unification in 1871. They even coined a word for this specific type of influence operation: “Revolutionierungspolitik,” or policy of revolutionizing.
Had the British or French governments been weaker in World War I, they might have been undermined by other Lenins. In fact, Germany did target them, too, though German support for Irish nationalists and French pacifists never amounted to much” (Ibidem).  “Il Foglio dei Sefarditi”, quanto a questo tipo di operazioni psicologiche, afferma che la pace imposta alla Russia, attraverso il soviet di Pietrogrado, sarebbe “per i tedeschi una festa e per gli anglo-francesi una iattura, perché permetterebbe al Kaiser di spostare milioni di soldati dal fronte orientale a quello francese, e ribalterebbe forse le sorti della guerra. Così, ciascuno gioca le sue carte. Gli inglesi mandano in Russia una vecchia gloria del comunismo russo in esilio, Georgij Plechanov, che “seppur marxista, riguardo alla guerra era un uomo affidabile, un patriota che ad altri socialisti poteva dire quale fosse il loro dovere”: proseguire la lotta contro i capitalisti tedeschi. Ma la missione di Plechanov è un fiasco. I tedeschi puntano invece su un avvocato di Pietroburgo, esule in Svizzera, al tempo voce abbastanza isolata nel dibattito del comunismo internazionale ma noto per la sua straordinaria energia, che alla notizia della caduta dello zar ha subito lanciato ai socialisti russi il suo appello, rivoluzione subito, pace al più presto: Vladimir Il’ic Ul’janov, Lenin. Così lo caricano su un “treno piombato”, gli fanno attraversare le zone di guerra e lo recapitano tra i piedi del malfermo governo russo, pacco-bomba destinato a esplodere di lì a poco, con le conseguenze che tutti conoscono” (https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/06/28/news/recensione-libro-lenin-sul-treno-141933/).

[83] https://www.repubblica.it/cultura/2017/05/22/news/al_palazzo_arriva_kerenskij_e_da_ordini_allo_zar-165393025/?refresh_ce

[84] Elizabeth Dilling, p. 134. Cfr. Jewish Communal (Kehillah) Register of New York City, 1917-18, p. 1019.

[85] Ibid., cfr. supra.

[86] A. Solgenitsin, op. cit.,p. 281. Cfr. G. Aronson, Evreiskii vopros v epoku Stalina [La questione ebraica all’epoca di Stalin] p. 137.

[87] Ibidem, pp. 281-282.

[88] Ibidem, p. 282.

[89] Ibid. Cfr. Samuel Ettinger, Russian Society and the Jews, Bullettin on Soviet and East European Jewish Affairs, 1970, n. 5, pp. 38-39.

[90] Ibid. Cfr. Izvestia, 1929, 22 aprile, p. 7.

[91] Anatoliy Golitsyn, New Lies for Old, p. 16.

[92] Ibidem, p. 17.

[93] https://www.ilpost.it/2016/05/16/accordo-sykes-picot/.

[94] Giacomo Gabellini, Israele, p. 67n.

[95] A. Solgenitsin, op. cit., p. 90.

[96] https://www.nytimes.com/2017/06/19/opinion/was-lenin-a-german-agent.html

[97] http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/cos-lenin-trionf-colpi-marchi-doro-forniti-dai-prussiani-1324405.html

[98] Idem.

[99] Idem.

[100] Idem.

[101] Idem.

[102] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/12/10/la-rivoluzione-comprata-cosi-il-kaiser-finanzio.html.

[103] Idem.

[104] Idem.

[105] Idem.

[106] Idem.

[107] Idem.

[108] Idem.

[109] Idem.

[110] http://www.treccani.it/vocabolario/knut/.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

TATTICHE GIUDAICHE: Sovversione ideologica. L’eresia dei giudaizzanti, una delle prime eresie anticristiane fomentate dal giudeo.

INTRODUZIONE

Nei yeshiva per gentili (scuola superiore dell’obbligo) in funzione nelle province di Israele (ovvero tutte le nazioni), viene sempre menzionata in maniera martellante l’attività di proselitismo e di persecuzione che sarebbe stata attuata dalla Chiesa cattolica romana, nel corso dei secoli, a danno di più popoli e religioni. Anche il ruolo dell’Islam viene menzionato ampiamente, specie per quanto riguarda la dominazione della Spagna per settecento anni, anche se sulla stretta alleanza degli ebrei con le società islamiche, a danno dei gentili cristiani, il silenzio sui nostri libri di scuola è stato a dir poco tombale. Ma a tale silenzio ha rimediato Dagoberto Huseyn Bellucci, con l’elenco, nei secoli, delle alterne vicende tra ebrei e islamici che li hanno visti talvolta come alleati anticristiani, altre volte come nemici l’uno dell’altro, come abbiamo potuto constatare parlando dell’usura giudaica in tutte le nazioni, e di un corposo elenco di omicidi rituali commessi in tutte le nazioni, con tanto di casi in flagranza di reato.

Analizzeremo in sede separata il fanatismo degli islamici quando parleremo dei loro crimini in Bosnia durante la loro Jihad, nota come guerra in Jugoslavia. Ovviamente tale Jihad è avvenuta sempre su istigazione dei migliori alleati dell’Occidente: gli ebrei (non c’è bisogno di avere nemici, quando si ha già Israele come alleato). Proprio per questo c’è un referendum secessionista in Catalogna (guarda caso la zona della Spagna con la più forte presenza islamica) e adesso la Bosnia è la porta aperta dell’Islam. Ma riparleremo di nuovo di tale argomento menzionando l’istigazione al genocidio per sostituzione, che quasi tutti gli ebrei, in tutte le nazioni d’Europa come negli Stati Uniti, stanno istigando.

Quanto alla Chiesa Cattolica, se è sempre stata dall’inizio una diversione strategica del giudaismo, oppure lo è diventata con il tempo, verrà discusso in altra sede.

Quello che però nei yeshiva per gentili non viene mai menzionato, e che abbiamo intenzione di fare qui, è il fanatismo ebraico, di gran lunga superiore a quello islamico per qualità. Per quantità forse siamo nello stesso ordine di grandezza, ma la qualità del fanatismo ebraico è insuperata. Gli ebrei utilizzano un patrimonio strategico ottenuto per prove ed errori per tremila anni circa, tale patrimonio di tattiche e strategie è costituito dalla letteratura rabbinica. Il massimo che possono fare gli islamici è ricevere un contentino dagli ebrei per osmosi strategica, come la conversione strategica, o l’antisemitismo a bandiera falsa, e poche altre tattiche. Il fanatismo ebraico è molto più subdolo e isterico di quello islamico, inoltre gli ebrei violano il numerus clausus in istituzioni e posizioni che gli islamici possono solo sognare. Anche molti ebrei che godono di grande prestigio nelle nostre società e sono emancipati, quindi hanno la pancia piena, si fingono ebrei assimilati e occidentali mentre ragionano sempre con il loro etnocentrismo tribale, o per dirla nei termini di Gilad Atzmon (ebreo) “parli universale ma pensi tribale”. Ad ogni modo il fanatismo ebraico – che abbiamo già visto attraverso la logica giudaica di ebrei di destra e di sinistra, politici e giornalisti, rabbini e/o membri rappresentativi delle locali comunità ebraiche, che istigano l’immigrazione di scimmie nere nel nostro paese senza alcuna vergogna, ma con la chutzpah che invece li caratterizza – nella storia si è espresso (anche) attraverso un’attività di sovversione ideologica legata alla religione, o in altre parole, sovversione teologica.

La sovversione teologica consiste nel diffondere eresie, all’interno della religione e degli ambienti religiosi che si intende sovvertire. Se Faurisson ha affermato che il revisionismo storico è il più eccitante viaggio che si possa affrontare dal ventesimo secolo, allora noi affermiamo che lo studio della gnosi spuria (o cabala spuria) e della sua penetrazione in ideologie istituzioni e religioni, rappresenta l’odissea oscura degli ultimi tre millenni.

La gnosi spuria è la riproposizione di menzogne (o se si preferisce, eresie) vecchie. Per fomentare tali eresie c’è bisogno della divergenza assertiva, che deve condurre all’ambiguità ideologica, tale ambiguità conferisce il mimetismo ideologico, propedeutico per l’infiltrazione ideologica, la prima vera grande tappa, della sovversione ideologica. La divergenza assertiva da sola non può bastare, perché una volta individuata la menzogna/errore è necessario riproporla in una maniera diversa per poter ritentare l’infiltrazione ideologica con profitto. Per fare ciò è necessaria la tattica giudaica del rimpasto dei significanti/token, cioè utilizzare parole diverse che abbiano grossomodo lo stesso significato delle parole vecchie con le quali si era proposta la stessa eresia in precedenza. Altra tattica giudaica necessaria è la compartimentazione dei moduli (ideologici), per camuffare meglio l’eresia, che è composta da più moduli ideologici. Cambiando l’architettura dei moduli ideologici, miscelandoli sapientemente, i gentili poco accorti possono cadere nelle autentiche “trappole ideologiche” tese dagli ebrei. Ma anche tutto questo non basta per poter fomentare un’eresia, perché se le eresie sono fomentate dal giudeo, che si ripropone di volta in volta con significanti e moduli diversi per ribadire la stessa eresia, le istituzioni ecclesiastiche riconoscerebbero la fonte come sospetta, e i restanti membri dell’intellighenzia di una nazione si guarderebbero bene dall’ascoltare le parole o leggere gli scritti del giudeo. È proprio a questo punto che entrano in gioco gli agenti crittosionisti (per utilizzare un’espressione ante litteram), che possono essere dei gentili del sabato, oppure delle cellule fantasma, dei crittoebrei che si spacciano per gentili. Abbiamo letto in giro per internet che i membri del B’nai B’rith, negli anni trenta del novecento, in una loro riunione, hanno festeggiato esultando per la crittoebraicità di Giovanni Calvino. Se la notizia fosse vera la cosa non ci stupirebbe affatto, anche perché le cellule fantasma sono da preferire ai gentili del sabato, in quanto “la fiducia è bene, ma il controllo è meglio”, come soleva ripetere Vladimir Lenin (ebreo e cellula fantasma).

Le dichiarazioni degli ebrei in merito all’ebraicità di Calvino e all’efficacia della sovversione ideologica nei nostri confronti, oltre al loro ruolo nelle rivoluzioni, sono state riportate nel “Catholic Gazette”, del febbraio 1936, nell’editoriale “The Jewish Peril and the Catholic Church”. Per il momento non le riportiamo per un semplice motivo: sono anonime. Come abbiamo già chiarito, non siamo “jew basher”, e supponiamo gli ebrei innocenti, e non colpevoli, fino a prova contraria. In aggiunta, non vogliamo citazioni false e/o dubbie su questo blog, in quanto non abbiamo bisogno del “documento Rosenthal”, dei “Protocolli dei Babbioni Anziani di Sion”, della “Profezia di Franklin”, o della presunta lettera del rabbino Baruch Epstein a Karl Marx, per dimostrare l’esistenza del problema ebraico. Qualunque lettore di media intelligenza può convincersi della sua esistenza già soltanto con gli esigui contributi (riscontrabili) che abbiamo fornito noi. Se Giovanni Calvino era un crittoebreo, saranno i marcatori di ebraicità nella sua biografia a dircelo, e non delle citazioni anonime.

In seguito noteremo come molti gentili fomentatori di eresie anticristiane fossero circondati da ebrei che facevano da suggeritori di tali eresie. In realtà pensiamo che molti soggetti classificati come eretici dalla Chiesa siano in realtà degli ebrei. In particolare “laquestionegiudaica” sospetta fortemente che Martin Lutero, il fondatore dell’eresia protestante, sia in realtà una cellula fantasma, ma discuteremo in seguito dei marcatori di ebraicità che lo riguardano. A tale proposito vogliamo premettere il fatto che tutti gli intellettuali, scrittori, filosofi, e teologi, che hanno delle esternazioni antisemite in seguito alla lettura di testi o all’avvicinamento a soggetti ebrei che diffondono la gnosi spuria, ma che al contempo, professano delle idee che contengono tale gnosi spuria, saranno considerati delle cellule fantasma da parte nostra, cioè dei crittoebrei. (Da notare che la gnosi “pura”, quella di cui parlano i cattolici, esiste solo nelle parole di Gesù Cristo e negli Atti degli Apostoli, non conosciamo un documento storico che confermi la propagazione di una gnosi “pura” pre-cristiana extra-biblica, l’origine di tale gnosi è solo successiva al cristianesimo, e i suoi iniziatori sarebbero stati l’ebreo convertito Drach, oppure la dubbia figura di Dionigi l’Aeropagita, quindi la questione della sua stessa esistenza pre-cristiana, resta, per il momento, ancora aperta).

Per poter fomentare un’eresia le cellule fantasma sono di un’importanza capitale, sia per nascondere la matrice ebraica dell’eresia, sia perché si necessita di loro in qualità di “ripetitori” dell’eresia, come un segnale che viene ripetuto nelle telecomunicazioni. Wikipedia fornisce la seguente definizione di ripetitore:

“Nelle telecomunicazioni il termine ripetitore indica un dispositivo elettronico che riceve in ingresso un segnale e lo ritrasmette in uscita tipicamente con un segnale a potenza maggiore cosicché la propagazione di questo può essere garantita anche a lunghe distanze senza eccessiva attenuazione/degradazione” [1].

Rielaborata questa definizione in termini di sovversione teologica, otteniamo la seguente:

“Nella sovversione teologica il termine ripetitore indica una cellula fantasma (crittoebreo) – o più raramente un gentile del sabato – che riceve in ingresso un’eresia e la ripropaga coi suoi discorsi/scritti, tipicamente ad un pubblico più vasto, cosicché la propagazione di tale eresia può essere garantita anche su territori molto estesi, senza eccessive aggiunte/eliminazioni rispetto ai significanti e all’architettura dei moduli ideologici rispetto ai quali è partita originariamente”.

Questa è la nostra definizione di cellula fantasma ripetitore, mutuata prendendo in prestito la terminologia delle scienze delle telecomunicazioni.

Quella dei giudaizzanti e dell’americanismo-giudaismo sono eresie sintomatiche di una profonda infiltrazione di agenti crittosionisti ripetitori, all’interno dei gangli del potere. Prima di parlare nel dettaglio dell’eresia dei giudaizzanti descritta da Aleksandr Solgenitsin nel suo saggio “Due Secoli Insieme”, è bene premettere che un’eresia non può cominciare a diffondersi, se prima non si è raggiunta una cospicua quota di ripetitori dell’eresia all’interno delle istituzioni, per questo diciamo che le eresie seguono la legge del “tutto o nulla”. Bisogna aver raggiunto una soglia di cellule fantasma all’interno dei gangli delle istituzioni per poter propagare con successo un’eresia, raggiunta la soglia di infiltrazione, l’eresia si diffonde a grande velocità come un’epidemia.

Il concetto di soglia e il meccanismo di diffusione di un’eresia da parte del giudeo, si trovano in accordo con la legge del “tutto o nulla” cui obbediscono i potenziali d’azione in elettrofisiologia. L’andamento nel tempo e nello spazio, di un potenziale d’azione, è ciò che più si avvicina al modo in cui si diffonde un’eresia.

Ogni cellula elettricamente eccitabile “dà un proprio potenziale d’azione le cui caratteristiche sono invariabili; in particolare, l’ampiezza di un potenziale d’azione non cresce aumentando l’intensità dello stimolo oltre il livello liminare” [2]. “Si dice perciò che il potenziale d’azione ubbidisce alla legge del “tutto o nulla”: se lo stimolo è sottoliminare, non si osserva alcuna risposta attiva (nulla); quando invece lo stimolo è liminare o sopraliminare, l’ampiezza della risposta è la massima di cui una cellula è capace (tutto)” [3].

In termini di sovversione teologica, possiamo mutuare dall’elettrofisiologia i concetti di soglia, e di ampiezza, di un’eresia, sostituendo “potenziale d’azione” e “risposta” con “eresia”,  e “intensità dello stimolo” con “numero di cellule fantasma (ripetitori)”:

“Un’eresia fomentata dal giudeo ha un proprio decorso temporale le cui caratteristiche nel corso dei secoli sono più o meno sempre le stesse; in particolare, l’ampiezza (geografica) di un’eresia non cresce aumentando il numero di cellule fantasma oltre la soglia necessaria a farla diffondere. Si dice perciò che un’eresia obbedisce alla legge del “tutto o nulla”: se le cellule fantasma (ripetitori) non sono abbastanza, l’eresia resta in attesa di poter essere diffusa (nulla), quando invece i ripetitori raggiungono una certa soglia o la superano, l’ampiezza dell’eresia è la massima possibile in una determinata nazione o area geografica in generale (tutto)”.

I dettagli dell’andamento generale dell’eresia, possono essere in buona parte dedotti dal resoconto di Solgenitsin, ma verranno comunque trattati a parte, in un articolo generico sulla sovversione ideologica. Tra i molti nomi che vedremo in questo articolo, lasciamo all’immaginazione dei gentili le speculazioni su chi è una cellula fantasma e chi invece un gentile sprovveduto.

FINE DELL’INTRODUZIONE


Alla fine del XV secolo, “ebbero luogo nel cuore stesso del potere amministrativo e religioso in Russia degli avvenimenti che senza fare, a quanto sembra, gran rumore, hanno potuto causare minacciosi sommovimenti e profonde conseguenze nell’ambito spirituale” [4]. “È quella che è stata definita l'”eresia dei giudaizzanti”. Secondo l’espressione del suo paladino, Joseph de Volokolamsk, “la pia terra russa non aveva visto una tale tentazione dai tempi di Olga* e di Vladimiro”**. Karamzin ne riferisce gli inizi in questi termini: l’ebreo Skharia, giunto nel 1470 da Kiev a Novgorod, “riuscì a sedurre due sacerdoti, Dionigi e Alessio, convincendoli che solo la legge di Mosè è divina; che la storia della salvezza è un’invenzione; che il Cristo non eraancora nato, che non bisognava venerare le icone, ecc. Così nacque l’eresia giudaica” [5]. “Soloviev aggiunge che Skharia dovette il suo successo “al concorso di cinque complici, tutti ebrei”, e che questa eresia era “a quanto pare una miscela di giudaismo e razionalismo cristiano, che negava il mistero della Santa Trinità e la divinità di Gesù Cristo” [6]. “A seguito di ciò, “il pope Alessio assunse il nome di Abramo, diede a sua moglie quello di Sara, e traviò, con Dionigi, numerosi chierici e laici […] Ma riesce difficile capire come Skharia abbia potuto così facilmente moltiplicare il numero dei suoi discepoli a Novgorod se la sua sapienza consisteva soltanto nel rifiutare il cristianesimo e nell’esultare il giudaismo […] È verosimile che Skharia abbia tratto in inganno i russi con la Cabala, una scienza attraente per gli ignoranti e i curiosi, famosa nel XV secolo, quando i più dotti degli uomini […] cercavano in essa risposta a tutti i misteri della Natura, di poter spiegare i sogni, di prevedere l’avvenire, di comandare agli spiriti” [7].

“Al contrario, J. Hessen, storico ebreo del XX secolo, ritiene – senza citare, in verità, alcuna fonte – “pienamente accertato che gli ebrei non hanno preso alcuna parte né alla sua ulteriore propagazione” [8]. “Il Dizionario enciclopedico di Brockaus ed Efron afferma che “l’elemento ebreo propriamente detto non ha giocato, sembra, alcun ruolo notevole in questa dottrina e si è limitato ad alcuni riti” [9]. “Tuttavia, “l’influenza ebraica sulla setta, dopo la pubblicazione del Salterio dei giudaizzanti, tra altri scritti […], deve essere oggi considerata come decisa in senso affermativo” [10].

“”Gli eretici di Novgorod avevano un aspetto compito, l’aria di umili asceti, zelanti nel compimento di atti di pietà” [11], il che “attirò su di loro l’attenzione del popolo e contribuì alla rapida diffusione dell’eresia” [12]. “Quando Ivan III*** viene a Novgorod dopo la caduta della città, porta con sé i due istigatori dell’eresia, Alessio e Dionigi, e, tenuto conto dei meriti della loro pietà, li eleva nel 1480 al rango di arcipreti delle cattedrali dell’Assunzione e dell’Annunciazione al Kremlino. “Essi vi recarono lo scisma, la cui radice restò a Novgorod. Alessio ottenne i particolari favori del Sovrano, aveva il libero accesso presso di lui”, e, con il suo insegnamento dispensato in segreto, sedusse non soltanto certi alti dignitari dello Stato e della Chiesa, ma convinse il gran principe ad elevare alla dignità di metropolita – in altri termini, a porre alla testa di tutta la Chiesa russa – l’archimandrita Zosimo**** che aveva convertito alla sua eresia. Inoltre, convertì a questa eresia Elena, nuora del gran principe, vedova di Giovanni il Giovane***** e madre dell’eventuale erede al trono, “il nipote diletto” Dimitri” [13].

Aleksandr Solgenitsin si interroga su questa eresia, ma non si è mai posto, o secondo noi non ha mai avuto il coraggio di porsi, la questione delle cellule fantasma, cioè i crittoebrei che diffondono l’eresia fingendosi etnicamente russi, così ha optato per i gemellaggi culturali tra russi ed ebrei e gli interessi politici di Ivan III:

“Il rapido e facile successo di questo movimento non smette di stupire. Probabilmente, si spiega con un interesse reciproco. “Quando furono tradotte in russo il Salterio dei giudaizzanti e altre opere che si prefiggevano di sedurre il lettore russo ed erano nettamente anticristiane, si sarebbe potuto credere che gli unici ad interessarsene sarebbero stati gli ebrei e il giudaismo”. Tuttavia, “anche il lettore russo era interessato alla traduzione dei testi religiosi ebraici”, di qui “il grande successo della propaganda ‘giudaizzante’ nei differenti strati sociali”” [14].

“Tuttavia, verso il 1487, l’arcivescovo di Novgorod, Ghennadio, aveva scoperto l’eresia e inviato a Mosca delle prove irrefutabili, e si era dedicato all’esame e alla confutazione di questa eresia finché, nel 1490, un concilio si riunirà per dibatterne (sotto la guida del metropolita Zosimo, recentemente consacrato). “Con spavento, ascoltarono le accuse di Ghennadio: questi rinnegati inveiscono contro il Cristo e la Madre di Dio, sputano sulla croce, dicono che le icone sono idoli, le fanno a brandelli con i denti, le gettano in luoghi impuri, non credono né al Regno dei cieli, né alla Risurrezione dei morti, e, silenziosi davanti ai cristiani zelanti, cercano impudentemente di sviare i deboli”” [15].

“<<La sentenza emessa dal concilio mostra che i “giudaizzanti” non riconoscevano nel Cristo il Figlio di Dio […] insegnavano che il Messia non era ancora venuto […] veneravano il sabato vetero-testamentario “più del giorno della Risurrezione del Signore”>>” [16]. “In occasione del concilio, si era proposto che gli eretici fossero messi a morte – ma, per volontà di Ivan III, furono condannati solo alla reclusione, e l’eresia fu anatemizzata. “Un tale castigo, visti i rigori del tempo e l’importanza del misfatto, era dei più clementi”” [17]. “Gli storici, unanimamente, spiegano questa mansuetudine di Ivan col fatto che l’eresia, essendo stata incubata proprio sotto il suo tetto, era stata adottata da personalità note, influenti, in particolare dal potentissimo segretario di Stato (facente allora in qualche modo funzione di ministro degli Affari esteri) Fedor Kuritsyn, “famoso per il suo sapere e le sue capacità”” [18]. “”Lo strano liberalismo di Mosca aveva per origine la breve ‘dittatura del cuore’ esercitata da F. Kuritsyn. Le seduzioni del suo gabinetto segreto avevano presa sullo stesso gran principe e sulla sua nuora […] L’eresia non soltanto non si indebolì, ma fiorì sempre di più e si propagò […] Alla corte moscovita […], l’astrologia e la magia erano di moda, così come la tentazione di una revisione pseudo-scientifica dell’antica concezione medievale del mondo”; un’ampia corrente “di libero pensiero sostenuto dalle tentazioni del sapere e l’ascendente della moda” [19]. “L’Enciclopedia giudaica suppone così che Ivan III “non si è opposto all’eresia per considerazioni politiche. Con l’aiuto di Skharia, egli sperava di accrescere la sua influenza in Lituania”, e voleva inoltre preservare le buone disposizioni degli ebrei in Crimea: “del principe-proprietario della penisola di Taman, Zaccaria di Grisolfi”, così come dell’ebreo di Crimea Khozi Kokos, vicino al khan Mengli-Guiré” [20]. “Dopo il concilio del 1490, Zosimo sostenne per alcuni anni una società segreta, ma fu a sua volta smascherato e, nel 1494, il gran principe gli chiese, senza giudizio e senza scalpore di ritirarsi, come di sua spontanea volontà, in un monastero [21]. “”Nondimeno, l’eresia non si affievolì: ci fu persino un periodo (1498) in cui i suoi adepti rischiarono di prendere tutto il potere a Mosca e dove il loro candidato, Dimitri, figlio della principessa Elena, fu incoronato zar”” [22]. “Ma Ivan III non tardò a riconciliarsi con sua moglie, Sofia Paleologo, e, nel 1502, suo figlio Basilio ereditò il trono (all’epoca, Kuritsyn era già morto). Per quanto concerne gli eretici, alcuni furono bruciati vivi, altri imprigionati, altri ancora ripararono in Lituania “dove abbracciarono formalmente il giudaismo”” [23]. “Notiamo che questa lotta contro l’eresia dei “giudaizzanti” diede impulso alla vita spirituale della Russia moscovita della fine del XV secolo e dell’inizio del XVI secolo, alla presa di coscienza della necessità dell’istruzione religiosa e di scuole per il clero; il nome del vescovo Ghennadio è associato alla compilazione e all’edizione della prima Bibbia slavone che nell’Oriente ortodosso ancora non esisteva in quanto corpus” [24]. “Con l’invenzione della stampa, “ottant’anni più tardi, questa stessa Bibbia di Ghennadio […] fu pubblicata a Ostrog (1580-1582), prima Bibbia tradotta in slavone ecclesiastico, superando in tal modo tutto l’Oriente ortodosso”” [25]. “S. F. Platonov trae le seguenti conclusioni generali: “Il movimento dei ‘giudaizzanti’ celava senza dubbio degli elementi del razionalismo occidentale […]; l’eresia era stata condannata, i suoi predicatori martirizzati, ma l’atmosfera di critica e di scetticismo verso il dogma e la struttura della Chiesa, che avevano suscitata, non era sparita”” [26].

“La recente Enciclopedia giudaica ricorda “le supposizioni secondo le quali un atteggiamento molto negativo verso il giudaismo e gli ebrei è nato nella Russia moscovita, dove era sconosciuto fino al XVI secolo”, in occasione di questa lotta contro i “giudaizzanti”” [27]. “Ciò sembra abbastanza verosimile, viste le dimensioni spirituali e politiche di questa eresia. Ma J. Hessen contraddice questa opinione: “È significativo che la colorazione specifica dell’eresia in quanto ‘giudaizzante’ non abbia impedito il successo della setta e, in generale, non abbia suscitato un atteggiamento aggressivo contro gli ebrei”” [28].

*”Santa Olga (?-969), principessa di Kiev, sposa del principe Igor di cui fu vedova nel 945;   esercitò la reggenza fino all’avvento di suo figlio Sviatoslav. Convertita nel 954, non       riuscì tuttavia a diffondere il cristianesimo in tutto il paese [N. d. T.]”. (Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, p. 20n).

**”San Vladimiro (956-1015), figlio di Sviatoslav, divenne il sovrano unico della Russia di Kiev di cui è considerato come il fondatore. Si convertì al cristianesimo bizantino che instaurò in tutto il paese” (A. Solgenitsin, p. 15n).

***”Ivan III il Grande (1441-1505), gran principe di Mosca a partire dal 1402, mise fine alla sovranità mongola [N. d. T.]” (A. Solgenitsin, p. 22n).

****”Elevato alla suprema dignità di metropolita di Mosca nel 1490, che abbandonò nel 1514, ufficialmente per ragioni di salute [N. d. T.]” (A. Solgenitsin, p. 22n).

*****”Giovanni detto “il Giovane”, figlio del gran principe Giovanni III, morì a 32 anni nel 1490 [N. d. T.]” (A. Solgenitsin, p. 22n).

Fonti:

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Ripetitore

[2] Vanni Taglietti, Cesare Casella, Principi di Fisiologia e Biofisica della cellula, vol. 2, p. 99.

[3] Ibid.

[4] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, p. 20. Cfr. N. M. Karamzin, Istoria gosoudarstva Rossiiskogo (Storia della nazione russa), San Pietroburgo 1842-1844, t. 6, p. 121.

[5] A. Solgenitsin, ibidem, pp. 20-21. Cfr. Karamzin, op. cit., p. 121.

[6] Ibidem, p. 21. Cfr. S. M. Soloviev, Istoria Rossii s drevneichikh vremen (Storia della Russia dalle origini) in 15 volumi, 1962-1966, libro III, p. 185.

[7] Ibid. Cfr. Karamzin, t. 6, pp. 121-122.

[8] Ibid. Cfr. J. Hessen, Istoria evreiskogo v Rossii (Storia del popolo ebreo in Russia), in 2 voll., t. 1, Leningrado 1925, p. 8.

[9] Ibid. Cfr. Dizionario enciclopedico in 82 volumi, San Pietroburgo, 1890-1904, t. 22, 1904, p. 943.

[10] Ibid. Cfr. EG (Enciclopedia giudaica in 16 volumi, San Pietroburgo, Società per la promozione delle edizioni giudaiche scientifiche e Brokhaus e Efron, 1906-1913), t. 7, p. 577.

[11] Ibidem, p. 22. Cfr. Karamzin, t. 6, p. 122.

[12] Ibid. Cfr. Soloviev, libro III, p. 185.

[13] Ibid. Cfr. Karamzin, t. 6, pp. 120-123.

[14] Ibidem, pp. 22-23. Cfr. V. N. Toporov, Sviatost i sviatye v russkoi doukhovnoi (La santità e i santi russi nella cultura spirituale russa), t. 1, 1995, p. 357.

[15] Ibidem, p. 23. Cfr. Karamzin, t. 6, p. 123.

[16] Ibid. Cfr. EG, t. 7, p. 580.

[17] Ibid. Cfr. Karamzin, t. 6, p. 123.

[18] Ibid. Cfr. Soloviev, libro III, p. 168.

[19] Ibidem, pp. 23-24. Cfr. A. V. Kartachev, Otcherki po istorii Russkoi Tserkvi (Saggi sulla storia della Chiesa russa) in 2 voll., Parigi 1959, t. 1, pp. 495, 497.

[20] Ibidem, p. 24. Cfr. EG, t. 13, p. 610.

[21] Ibid.

[22] Ibid. Cfr. EG, t. 7, p. 579.

[23] Ibid. Cfr. PEG (Piccola enciclopedia giudaica, Gerusalemme 1976, ed. della Società per lo studio delle comunità giudaiche), t. 2, 509.

[24] Ibidem, pp. 24-25.

[25] Ibidem, p. 25. Cfr. Kartachev, t. 1, p. 505.

[26] Ibid. Cfr. S. F. Platonov, Moskva i Zapad (Mosca e l’Occidente). Berlino 1926, pp. 37-38.

[27] Ibid. Cfr. PEG, t. 2, p. 509.

[28] Ibid. Hessen, t. 1, p. 8.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

EBREI GIUSTI TRA LE NAZIONI: Roger Dommergue.

Ebrei Giusti tra le nazioni: Roger Dommergue

Roger Dommergue è un ebreo francese, un professore di psicologia e un membro della resistenza francese all’epoca della seconda guerra mondiale, scomparso non troppo di recente. Non siamo riusciti a trovare assolutamente nulla sui giornali di questo personaggio, e troviamo la cosa uno scandalo, anche se ce l’aspettavamo. Bisogna parlare di Roger Dommergue, in quanto è un ebreo giusto tra le nazioni. Roger Dommergue ha studiato sia la letteratura “sterminazionista” che quella revisionista dell’Olocausto degli ebrei. E il silenzio assoluto sulle cose che dice/scrive è la prova che provare a smontare le sue tesi risulterebbe controproducente. L’unica cosa che rasenti il giornale e che abbia parlato di Dommergue, è un quotidiano online israeliano francese, “israel-infos.com”, il quale ha titolato un articolo su Dommergue, il 4 giugno 2013, con tale testo:-”Un révisionniste de moins en France : Roger-Guy Dommergue Polacco de Menasce est mort” [1].

“Un revisionista di meno in Francia: Roger-Guy Dommergue Polacco de Menasce è morto”.

I toni dell’ebreo che ha scritto l’articolo sono chiaramente caustici. Solo qualche rigo è stato dedicato a questo ebreo giusto tra le nazioni.

“Le professeur Dommergue Polacco de Menasce était un fidèle révisionniste qui n’avait pas peur de dire que ce sont les Juifs qui ont provoqué la guerre en Allemagne….

Il a été éduqué dans la religion juive, puis a totalement renié son identité pour terminer sa vie dans un cimetière catholique alors qu’ il se disait pourtant libre penseur et agnostique…

Il fut le propagateur des thèses de l’endocrinologue Jean Gautier, sa disparition ne peut être qu’un plus dans le mensonge qu’il a entretenu pendant de longues années contre les six millions de victimes de la Shoah” [2].

“Il professor Dommergue Polacco de Menasce era un fedele revisionista che non aveva paura di dire che sono gli ebrei che hanno provocato la guerra in Germania…

È stato educato alla religione ebraica, poi ha completamente rinnegato la sua identità per terminare la sua vita in un cimitero cattolico mentre si diceva invece libero pensatore e agnostico…

È stato il propagatore delle tesi dell’endocrinologo Jean Gautier, la sua scomparsa non può che essere un di più nella menzogna che ha mantenuto per molti anni contro i sei milioni di vittime della Shoah”.

La nostra traduzione è un pò alla buona, ci scusiamo per eventuali errori.

Abbiamo trascritto un’intervista (sottotitolata in italiano) a Roger Dommergue. “laquestionegiudaica” si premurerà laddove possibile di rintracciare delle fonti aperte che godano di pubblica fede al fine di dare maggiore autorevolezza alle parole di questo professore di psicologia. Lasciamo all’oramai scomparso Dommergue la responsabilità sulle sue affermazioni sull’asserito Olocausto degli ebrei o Shoah. Un elemento sicuro è però quello di Jean Claude Pressac, considerato dagli sterminazionisti come tale, e dai revisionisti come crittorevisionista, il quale ha affermato in un suo libro che il numero degli ebrei morti nell’evento noto come Olocausto sarebbe intorno alle settecentomila unità, e tale libro è edito dalla Klarsfeld, una casa editrice ebraica. Sarebbe ora che la comunità ebraica internazionale e i ministeri della pubblica istruzione, in tutte le nazioni, implementassero questa riduzione nel numero delle vittime o che almeno ammettessero che la cifra sei milioni è oggettivamente una cifra soltanto simbolica, che non trova riscontro né dai censimenti né nel modus operandi in cui si sostiene che siano stati eliminati gli ebrei d’Europa durante la seconda guerra mondiale. Beninteso, questa cifra (sei milioni) compare ben prima dell’avvenimento noto come Olocausto, in un fenomeno noto come propaganda dell’Olocausto prima dell’Olocausto, un aspetto controverso della stessa Shoah, che si colloca in una zona grigia né revisionista né sterminazionista, in quanto è di libera interpretazione (come lo è l’accordo Haavara secondo gli ebrei) pensare che tale propaganda sia una menzogna di Esopo, oppure una menzogna di Ulisse. Questi sono solo alcuni degli aspetti controversi dell’Olocausto, e non potremmo elencarli tutti qui. Ci preme però sottolineare che alla propaganda dell’Olocausto prima dell’Olocausto non sembra esserci stato affatto un atteggiamento coerente da parte dei governi con quanto affermato sui giornali dei primi anni del novecento e anche durante gli anni quaranta, nel senso che Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno accolto gli ebrei della Germania e del resto d’Europa durante la seconda guerra mondiale, nonostante le cifre proposte dai giornali dell’epoca di quattro, cinque, e il più delle volte sei milioni di ebrei in Europa che stavano morendo e/o erano in pericolo, e Dommergue fa notare che gli ebrei inglesi rifiutarono gli ebrei che Hitler voleva consegnargli. Quanto alle asserzioni di Dommergue sulle connessioni tra chirurgia esterna dei genitali ed endocrinologia noi non possiamo esprimere in alcun modo un parere autorevole, in quanto Dommergue sostiene che la circoncisione all’ottavo giorno dalla nascita, provocherebbe, nell’ebreo, una serie di squilibri ormonali indi la natura criminale dell’ebreo stesso, con particolare riferimento alla sua mentalità speculativa. Anche ammettendo che un intervento di chirurgia esterna possa alterare le ghiandole endocrine (con quale meccanismo molecolare?) questo non spiega come le donne ebree siano coinvolte in crimini dal furto al genocidio come gli uomini ebrei. Un esempio può essere Rebecca Plastinina-Maizel (ebrea), “membro del comitato rivoluzionario della provincia di Arkhanghelsk, menzionata sopra:”Famosa per la sua crudeltà nel nord della Russia”, con decisione “bucava le nuche” e le fronti; “di propria mano ha fucilato più di cento persone”” [3]. Ovviamente, questa ebrea dopo essersi dedicata al suo sport preferito, cioé il genocidio, si occuperà di giustizia:-”Quanto a Plastinina, fece carriera fino a diventare membro negli anni Quaranta della Corte suprema della RSFSR! (Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa nda)” [4] . E che dire di Tzipi Livni (ebrea), ministro degli esteri dello stato di Israele durante il governo Olmert nel 2009, quindi durante l’eccidio di migliaia di palestinesi causato dall’operazione “Piombo Fuso”? Vittorio Arrigoni, un gentile rimasto umano tra le nazioni, oltre che un attivista per i diritti umani dei palestinesi, ci fa sapere di Tzipi Livni “che Joseph, autista di ambulanze, definisce (Tzipi Livni nda) “un’ex serial killer del Mossad”” [5]. Tzipi Livni è il responsabile politico dell’eccidio suddetto (in seguito scriveremo di quanti sono stati i militanti di Hamas veri e propri uccisi, e quanti invece i civili palestinesi macellati dagli israeliani. Per il momento ci basti sapere che Tzipi Livni, purtroppo, è protetta in tutte le nazioni a livello politico, infatti si osserva una discrepanza tra il comportamento in ambito politico, e quello in ambito giurisprudenziale e/o delle forze dell’ordine. La giurisprudenza e/o le forze dell’ordine in Inghilterra e in Sudafrica hanno sofferto pressioni politiche per non dare problemi a Tzipi Livni, nonostante i ripetuti appelli delle organizzazioni per i diritti umani ad arrestarla.

“The Palestine Solidarity Alliance (PSA) and the Media Review Network (MRN) had called for Livni’s arrest and prosecution for alleged war crimes over the role she played in Israel’s war on Gaza during the end of 2008 and the beginning of 2009.

B’Tselem, an Israeli human rights group, found that 1,387 Palestinians were killed in the war on Gaza, including 773 civilians, 330 combatants, 248 policemen and 36 people whom the group was unable to classify as combatants or non-combatants” [6].

“L’”Alleanza di Solidarietà per la Palestina” (PSA) e la “Rete di Revisione Mediatica”(MRN) hanno richiesto l’arresto e l’incriminazione di Livni per presunti crimini di guerra per il ruolo che ha avuto nella guerra di Israele a Gaza durante la fine del 2008 e l’inizio del 2009.

B’Tselem, un’organizzazione israeliana per i diritti umani, ha rilevato che 1.387 palestinesi erano stati uccisi nella guerra contro Gaza, inclusi 773 civili, 330 combattenti, 258 poliziotti e 36 persone che il gruppo non era capace di classificare come combattenti o civili”.

Il problema è che la criminale di guerra dovrebbe trovarsi nel luogo in cui viene accusata di crimini di guerra o più in generale crimini contro l’umanità, in pratica il mandato di arresto non può essere internazionale.

“McIntosh Polela, a spokesman for the Directorate for Priority Crime Investigation (DPCI), also known as the Hawks, said the application by the PSA and MRN had been refused because “there are insufficient grounds for us to obtain a warrant of arrest”.

Polela confirmed that the DPCI had jurisdiction to obtain an arrest warrant as requested by the two organisations.

However, he said that the law required that Livni, who cancelled her visit earlier on Wednesday, be in the country for the DPCI to begin an investigation into the allegations of war crimes against her.

“We have concluded that it would be highly irresponsible for us to obtain a warrant of arrest without following the letter of the law,” said Polela.

The postponement of Livni’s visit was announced by the South African Jewish Board of Deputies (SAJBD)” [7].

“McIntosh Polela, un portavoce per il “Direttorato di Investigazione sul Crimine Prioritario” (DPCI), anche noto come “Le Aquile”, ha riferito che la richiesta della PSA e della MRN era stata respinta perché “c’erano basi insufficienti per noi per ottenere un mandato di arresto”.

Polela ha confermato che il DPCI ha giurisdizione per ottenere un mandato d’arresto come richiesto dalle due organizzazioni.

Tuttavia, ha dichiarato che la legge richiede che Livni, che ha cancellato in precedenza la sua visita mercoledì, sia nel paese affinché il DPCI cominci un indagine sulle accuse di crimini di guerra contro di lei.

Abbiamo concluso che sarebbe altamente irresponsabile da parte nostra ottenere un mandato di arresto senza seguire la legge alla lettera”, ha dichiarato Polela.

Il rinvio della visita di Livni è stato annunciato dal Comitato sudafricano dei deputati ebrei (Csade)”.

L’indagine non si fa, e probabilmente Livni è stata avvertita della trappola dai sayanim del Mossad in Sud Africa, o forse dagli stessi deputati ebrei del comitato suddetto. Ma si continua con le accuse reciproche:

“The SAJBD said that Livni, who is the leader of Israel’s Kadima party, had postponed her visit due to a labour strike in Israel.

Zev Krengel, the chairman of the SAJBD, said Livni’s decision “had nothing whatsoever to do with threats by local anti-Israel activists”.

The SA Municipal Workers Union (SAMWU) said that the visit had been postponed due to the calls for Livni’s arrest.

“While the SA Zionist Federation claims [the postponement] is due to travel issues, it is also as a result of the mounting pressure from pro-human rights activists calling for her arrest,” Tahir Sema, a SAMWU spokesman, said in a statement” [8].

“Il SAJBD ha affermato che Livni, che è la leader del partito israeliano Kadima, aveva rinviato la sua visita a causa di uno sciopero in Israele.

Zev Krengel, il presidente del SAJBD, ha affermato che la decisione di Livni “non aveva assolutamente niente a che fare con le minacce di attivisti anti-Israele del posto”.

Il “Sindacato dei Dipendenti Comunali sudafricani” (SAMWU) ha dichiarato che la visita era stata rinviata a causa delle richieste di arresto di Livni.

“Mentre la Federazione Sionista Sudafricana afferma [che il rinvio] è a causa di motivi di viaggio, è anche a seguito della pressione montante da attivisti per i diritti umani che chiedono il suo arresto”, ha dichiarato in un comunicato Tahir Sema, un portavoce del SAMWU”.

Le prove contro Tzipi Livni, secondo le organizzazioni per i diritti umani, ci sono:

“On Sunday, Iqbal Jassat, the chairperson of the MRN, told Al Jazeera that the application for the arrest warrant was in pursuant of an earlier submission filed with South African prosecutors in August 2009.

‘Extensive complaints’

Jassat said the submission was an “extensive compilation of complaints in excess of 3,000 pages containing a wide variety of substantial documentation including evidential material and affidavits from victims” that alleged Livni was one of the architects of the war on Gaza.

“We had also asked for an investigation involving members of the South African Jewish community suspected of violating the country’s Foreign Mercenary Act,” he said, adding that investigations are ongoing.

“Livni’s track record as a perpetrator of war crimes stems from her official leadership roles in various capacities,” he added”[9].

“Domenica, Iqbal Jassat, il presidente del MRN, ha riferito ad Al Jazeera che l’applicazione del mandato d’arresto era in forza di una proposta precedente depositata presso i pubblici ministeri del Sud Africa nell’agosto 2009.

“Estese denunce”

Jassat ha affermato che l’esposto era un “estesa raccolta di denunce di oltre tremila pagine contenente una vasta gamma di corposa documentazione che include elementi di prova e deposizioni delle vittime” che asseriscono che Livni è stata uno degli architetti della guerra su Gaza.

“Avevamo anche chiesto un’indagine che coinvolgesse membri della comunità ebraica del Sud Africa sospettati di violare il Foreign Mercenary Act sud africano”, ha affermato, aggiungendo che le indagini sono in corso.

“I precedenti di Livni come autrice di crimini di guerra derivano dai suoi ruoli di funzionario dirigente dalle varie competenze”, ha aggiunto”.

Anche l’Inghilterra ha avuto gli stessi problemi nell’incriminare Livni:

“Westminster magistrates court issued an unprecedented arrest warrant for Livni in 2009 – a move that led to an review of the issuing of such warrants.

The warrant, which was issued at the request of lawyers acting for Palestinian victims of Israel’s operations in Gaza, was withdrawn amid embarrassment in the Foreign Office” [10].

“I magistrati della corte di Westminster hanno emanato un mandato d’arresto senza precedenti per Livni nel 2009- un’iniziativa che ha portato ad una revisione sull’emanazione di tali mandati.

Il mandato, che è stato emesso su richiesta degli avvocati che agiscono per conto delle vittime palestinesi delle operazioni di Israele a Gaza, è stato ritirato fra l’imbarazzo nel ministero degli esteri”.

Ufficialmente, è per evitare “strumentalizzazioni a fini politici”, in realtà i più avveduti sanno bene che Israele congiuntamente con gli ebrei della diaspora, è in grado di esercitare forti pressioni sul governo, non solo britannico:

“Livni, who is the current Israeli opposition leader, had been due to attend a conference in London in 2009 but cancelled two weeks before the warrant was issued. Palestinian sources claimed to have seen her at the event and alerted lawyers.

Legislation has now brought a new requirement aimed at preventing the courts from being used for political purposes. The justice secretary, Ken Clarke, outlined how changes would give the DPP veto power over arrest warrants.

The move, which critics claimed was motivated by political pressure from Israel, has paved the way for Livni’s visit, which was announced on Monday at a Conservative Party conference fringe event” [11].

“Livni, che è l’attuale capo dell’opposizione in Israle, doveva presenziare ad una conferenza a Londra nel 2009 ma è stata cancellata due settimane prima che il mandato venisse emesso. Fonti palestinesi affermano di averla vista all’evento e aver avvertito i legali.

La normativa ha ora formulato un nuovo requisito volto a impedire alle corti che venga usato a scopi politici. Il segretario di giustizia, Ken Clarke, ha sottolineato come i cambiamenti darebbero al DPP il potere di veto sui mandati d’arresto.

L’iniziativa, che i critici affermano fosse motivata da pressione politica da parte di Israele, ha spianato la strada per la visita di Livni, che è stata annunciata lunedì alla riunione, in seduta straordinaria, del partito conservatore”.

“The arrest warrant followed Livni’s role as foreign minister during Israel’s three-week military campaign in Gaza in December 2008 and January 2009” [12].

“Il mandato d’arresto è derivato dal ruolo di Livni come ministro degli esteri durante la campagna militare di tre settimane di Israele in Gaza dal dicembre 2008 al gennaio 2009”.

Questi sono solo due esempi di un vasto universo femminile ebraico da far rientrare nel novero del problema ebraico per via della eccezionale qualità e quantità dei crimini da esso commessi. Potrebbe essere interessante notare la presenza ebraica tra le donne Cekiste negli anni venti dell’Unione Sovietica, c’è un libro al riguardo: “Bolshevik Women” di Barbara Evans.

Ovviamente rigettiamo i discorsi metafisici che fa Dommergue sulla questione giudaica restando per nostra preferenza nell’ordine della ragione naturale, e non siamo d’accordo quando afferma che gli ebrei “Hanno un idealismo che si ritorce contro la stessa gente che dichiarano di voler difendere. Perché in definitiva gli ebrei sono spesso “onesti”, e questo che è realmente terribile, il loro idealismo è sincero, è questa la cosa più pericolosa”.

In realtà una tattica giudaica è quella del mimetismo ideologico, funzionale all’infiltrazione ideologica, la quale è propedeutica per un’altra tattica, quella nota come sovversione ideologica, di cui parleremo in seguito. Un esempio di mimetismo ideologico, che sarebbe meglio definire “voltagabbanismo” è il riversamento dei menscevichi ebrei (e degli altri partiti altrettanto ebrei) tra le fila dei bolscevichi all’indomani del colpo di stato dei bolscevichi in Russia nell’ottobre del 1917. “Quello che permise al partito bolscevico di occupare una posizione esclusiva, fu la disintegrazione dei vecchi partiti politici ebrei. Il Bund, i sionisti-socialisti e i sionisti del Poalei si erano divisi e i loro leader erano confluiti nel campo dei vincitori, rinnegando gli ideali del socialismo democratico- persone come M.Rafès, M. Frumkina-Ester, A.Weinstein, M.Litvanov” [13]. Per quanto riguarda il Bund, Solgenitsin ci informa che:- “Dopo l’istaurazione del potere sovietico, la direzione del Bund in Russia si è scissa in due gruppi (1920): la destra che, nella sua maggioranza, emigrò, e la sinistra che procedette alla liquidazione del Bund (1921) e aderì in buona parte al partito dei bolscevichi” [14]. Tra gli altri ex membri del Bund, citiamo l’inamovibile David Zaslavski, colui che per decenni metterà la sua penna al servizio di Stalin (sarà incaricato di stigmatizzare Mandelstam e Pasternak). Ugualmente: i fratelli Leplevski, Israel e Grigori (il primo diventerà, fin dall’inizio, agente della Ceka e vi resterà sino alla fine dei suoi giorni, il secondo occuperà fin dal 1920 un posto elevato nella NKVD, poi sarà vice-commissario del popolo, presidente del piccolo Sovnarkom della RSFSR (Repubblica socialista federativa sovietica russa nda), poi vice-procuratore generale dell’URSS nel 1934-1939; sarà vittima della repressione nel 1939). Salomon Kotliar, subito promosso Primo segretario del comitato provinciale di Orenburg, di Vologda, di Tver, del Comitato regionale di Orel. O ancora Abraham Heifets: ritorna in Russia dopo il febbraio 1917, entra nel presidium del Comitato principale del Bund in Ucraina, è membro del Comitato centrale del Bund; nell’ottobre 1917, è già con i bolscevichi e, nel 1919, figura nel gruppo di testa del Komintern” [15]. “All’estrema sinistra del Bund si aggiunse la sinistra dei sionisti-socialisti e del SERP (Sotsial-evreiskaia robotchaia partia, Partito operaio social-ebreo nda); costoro entrarono sin dal 1919 nel Partito comunista. L’ala sinistra del Poalei-Zion fece lo stesso nel 1921” [16]. Ci fu anche una frazione di ebrei che combatté contro il bolscevismo, ma erano una minoranza e una finta opposizione giudaica, tranne rarissime eccezioni per salvare le apparenze, nessuno di loro fu fucilato. “Ma troviamo ebrei anche tra i capi della resistenza ai bolscevichi nel 1918: sulle ventisei firme della “Lettera aperta dei prigionieri sull’affare del Congresso operaio” redatta nella prigione della Taganka, non meno di un quarto sono di ebrei” [17]. “Nell’estate del 1918, R.Abramovic, importante leader menscevico, ha evitato l’esecuzione capitale solo grazie a una lettera indirizzata a Lenin, da una prigione austriaca, da Friedrich Adler, colui che aveva assassinato nel 1916 il Primo ministro austriaco e che era stato graziato. Anche altri si mostrarono stoici: Grigori Binshtok, Semion Weinstein; arrestati a più riprese, finirono con l’essere espulsi fuori dal paese” [18]. “Conosciamo anche un bel po’ di menscevichi passati ai bolscevichi, che barattarono un’etichetta di partito con un’altra. Sono: Boris Maguidov (divenne capo della sezione politica della decima armata, poi di tutto il Donbass, segretario dei comitati provinciali di Poltava, Samara, istruttore al Comitato centrale); Abram Deborin, vero transfuga (ha rapidamente salito i gradini di una carriera di “professore rosso”, imbottendoci la testa con il Materialismo dialettico e il Materialismo storico); Aleksandr Goikhbarg (membro del Comitato rivoluzionario della Siberia, pubblico accusatore al processo dei ministri di Koltchak, membro del collegio del Commissariato alla Giustizia, poi presidente del Piccolo Sovnarkom). Alcuni hanno tenuto duro per un certo tempo, fino al loro arresto, come I. Liakhovetski-Maiski; ” [19]. “[…] gli altri, in numero molto grande, sono stati ridotti presto al silenzio, sin dal processo dell’immaginario “Ufficio unificato dei menscevichi” del 1931 (dove ritroviamo Guimmer-Sukhanov che era stato l’ideatore della tattica del Comitato esecutivo nel marzo 1917). In tutta l’Unione fu organizzata un’immensa retata per arrestarli” [20].

Questa è solo una delle piroette ideologiche che gli ebrei sono in grado di fare, la storia ne è piena. Un esempio banale in un articolo precedente lo abbiamo visto con Giuliano Ferrara (ebreo) già direttore de “Il Foglio” (dei sefarditi), all’inizio militante comunista, poi socialista, e poi nel centrodestra in maniera a metà tra il “nematodico” e il camaleontico, teoricamente ateo, praticamente cattolico non praticante (un “ateo devoto”), veementemente interventista e a supporto dell’invasione della Jugoslavia da parte della NATO, pur difendendo le posizioni di Milosevic, mentre in tempi più recenti ha destato scalpore per le sue affermazioni in merito all’immigrazione, in quanto nonostante sia sempre stato anti-islamico duro e puro , visto che ha anche sputato sulla morte di Vittorio Arrigoni (un gentile rimasto umano tra le nazioni) se ne esce improvvisamente con toni di accoglienza obbligata nei confronti dei parassiti. In realtà vedremo come gli ebrei stiano fomentando l’immigrazione di parassiti secondari (semiti islamici e scimmie nere in genere) in tutte le nazioni d’ Europa, analizzeremo tale fenomeno con un apposito articolo nazione per nazione, per darvi nomi e volti degli ebrei che istigano questo genocidio tramite guerra di immigrazione. In quest’ottica i parassiti primari, al vertice della catena parassitica, sono, ovviamente, gli ebrei. Potete vedere come ad esempio in Francia gli ebrei fomentano l’immigrazione in questo documentario di Hervé Ryssen, caricato appositamente sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo:

https://t.me/la_questione_giudaica/21

Dobbiamo dissociarci anche da ciò che Dommergue dice riguardo la quantità insignificante di artisti ebrei. Infatti afferma:- “ […] Ciò può produrre degli ipofisari, degli scienziati. Può produrre dei tiroidei, come molti attori, prevalentemente tiroidei, alcuni artisti, ad un livello davvero insignificante, poiché non esistono grandi artisti ebrei. Non c’è nessuno Chopin, nessun Beethoven , non c’è nessun Bach ebreo, poiché questi uomini avevano un enorme capacità interstiziale, gli ebrei non ce l’hanno”.

Il sito ufficiale della comunità ebraica di Milano racconta una storia diversa, in realtà non abbiamo nulla contro gli artisti ebrei, in quanto il talento artistico non si può rubare, le loro violazioni di numerus clausus anche in questo ambito sono notevoli, è ovvio che nel mondo dello spettacolo e dell’arte mettano da parte i gentili per fare spazio a se stessi, ma dire che non hanno talento, è cosa inesatta, il trattare di questi tipi di ebrei, è per così dire un “bonus” su “laquestionegiudaica”, in quanto non sono da far rientrare nel novero del problema ebraico secondo noi, ciononostante, la soluzione finale territoriale, andrebbe applicata comunque anche a loro.

“Cosa c’entrano il rock e mondo ebraico? Moltissimo e sono davvero tanti i nomi di cantautori, non solo Bob Dylan, Lou Reed o Leonard Cohen, i chitarristi, i produttori di religione ebraica del rock americano e inglese” [21].

“Tornando ai Beatles, essi erano una brillante creazione non solo del duo immortale Lennon-Mc Cartney con la sua moglie ebrea americana Linda Eastman sposata nel 1969 e rimasta con lui fino alla sua morte nel 1997, ma del produttore, l’imprenditore inglese di origine ebreo polacca Brian Epstein (Vergine ascendente Cancro)” [22].

“Ironia della sorte, John Lennon nel 1970 iniziò una fantastica carriera solistica e gran parte dei suoi album sarebbero stati prodotti da un grande manager ebreo newyorchese Phil Spector noto per aver scoperto talenti come le Ronettes o i Ramones” [23].

“In tema di ebrei e rock, anche i leggendari Doors sono legati al mondo ebraico. Infatti Robbie Krieger il chitarrista della band autore di classici come “Light My Fire”, “Love me two times” o “Touch Me” tutte arrivate in cima alle classifiche è un ebreo californiano di origine tedesca. E il produttore della band era nientemeno che un certo Paul Rotchild che ha prodotto tutti gli album della band tranne “L.A Woman” prodotto dal gruppo assieme a un altro ebreo come il tecnico del suono Bruce Botnick. Nell’establishment doorsiano come se non bastasse c’erano anche Jack Holzman, manager della loro casa disografica Elektra li ingaggiò per il primo album quando nessuno sembrava interessato a loro” [24].

“Sempre in tema di aneddoti fra ebrei e rock, gli autori di successi del mitico Elvis Presley (che dicevano avesse origini ebraiche solo per il suo secondo nome Aaron), Leiber e Stoller che scrissero nientemeno che “Jailhouse Rock” o Hound Dog erano di religione ebraica. Ebrei sono anche  il cantautore americano Burt Bacharach quello di “Rain keeps falling on my head”,il bravo Noah Kaminsky meglio noto come Neil Diamond icona anni ’70 con canzoni come “Solitary Man” “Sweet Caroline” o “Girl you’ll be a woman soon” diventata parte della colonna sonora di un cult anni ’90 come “Pulp Fiction”. E che dire del leader dei Fleetwood Mac Peter Greenbaum autore di classici come “Black Magic Woman” resa celebre dal chitarrista messicano Carlos Santana, della cantante della band dei Mamas and Papas, quelli che cantavano “California Dreamin”, che si faceva chiamare Mama Cass mentre il suo vero nome era Ellen Naomi Cohen e che morì in circostanze misteriose, dovute a problemi di droga e obesità, a soli 35 anni nel 1974. Sull’onda delle curiosità, tralasciando riferimenti agli ovvi esponenti ebrei americani, da Simon and Garfunkel a Lou Reed,  il cantautore Billy Joel non volle mai troppo pubblicizzare le sue origini ebraico-tedesche ed ebbe sempre una visione religiosa agnostica dichiarando di essere stato attratto dal cattolicesimo in gioventù e dedicandosi più al pianoforte e alle donne, ne ebbe diverse, che all’osservanza delle mitzvot” [25].

“Senza dilungarmi troppo, ebrei nascosti e insospettabili erano Gary Brooker cantante e tastierista dei Procol Harum quelli della bellissima “White Shade of pale” era di religione ebraica, così come Norman Greenbaum che cantava uno degli inni dell’era hippie “Spirit in the sky” e la bella cantante Carly Simon che trionfava negli anni ’70 con la sua “You’re so vain”” [26].

Il manager dei Sex Pistols è ebreo:- “Cosa c’entravano con gli ebrei? Qui la vicenda è davvero complessa e sinistra con punte di antisemitismo. Il manager e pigmalione della band è un certo Malcolm McLaren e sua madre era ebrea, lui è un artista visionario e inventa look e parvenze di quei ragazzacci dei Pistols,  molto efficaci  e corrosivi in pezzi come “Anarchy in Uk” e “God Save the Queen” satira aspra della Regina Elisabetta o  tremendamente offensivi come “Belsen was a gas” che susciterà un vespaio fra gli ebrei inglesi dell’epoca. Aggiungiamo anche che la ragazza del turbolento bassista Sid Vicious era l’ebrea americana Nancy Spungen” [27].

“Fra rock e punk c’era anche un certo Marc Feld meglio noto come Marc Bolan guida della band dei T-Rex che segnarono gli anni ’70 con successi come “Twenty Century Boy” e “Hot Love” e morto a 30 anni nel 1977” [28].

“La galleria di rock e ebrei non si ferma e prosegue e si arriva al punk e all’Heavy Metal o alla musica pop di oggi. Due componenti su quattro dei Ramones, erano ebrei come il simpatico e squinternato Joey Hyman e il batterista della band, ma di loro ho già parlato abbondantemente, o due su quattro dei Kiss erano anche loro ebrei e personaggio molto particolare era un certo Chaim Witz conosciuto come Gene Simmons. Israeliano, naturalizzato americano, bassista e cantautore, noto per la lunghezza della sua lingua, per il suo salutismo e le sue posizioni conservatrici e repubblicane e sposatosi con una ragazza di Playboy, si è sempre dichiarato salutista e lontano dagli eccessi del rock. Da segnalare anche Mark Knopfler chitarrista e anima dei Dire Straits è di padre ebreo ungherese, ma si è sempre dichiarato laico essendo già molto schivo su diversi aspetti della sua vita e non solo sulla religione, così come il cantante melodico e che dire degli scatenati Beastie Boys, inventori del “rap bianco” ben prima di Eminem alla fine degli anni ’80. Lì sono tutti ebrei, da Adam Yauch convertitosi al buddismo dopo anni di droghe e eccessi, Michael Diamond e Adam Horowitz. Non potendo scrivere una enciclopedia, fra gli ebrei famosi o nascosti segnalo la cantante inglese Amy Winehouse, carismatica e disperata che ha segnato l’inizio degli anni Duemila con canzoni anni ’60 come “Back to Black” morendo a soli 27 anni e decidendo di farsi cremare contrariamente alla legge ebraica. Di origine ebraica anche Lenny Kravitz, ma egli non si è mai espresso su una precisa appartenenza, Ben Harper, di madre ebrea, così come il batterista degli Aerosmith Steven Adler e il cantautore melodico Michael Bolton. Per non parlare di cantanti come Adam Duritz dei bravi Counting Crows che cantavano la bellissima “Mr Jones” o Brett Gurwitz chitarrista dei rabbiosi “Bad religion”” [29].

Anche il dj David Guetta è ebreo:-“Mi sono occupato di questo nella mia trasmissione radiofonica “Prozadik+” e quattro anni fa avevo parlato sia di celebri cantautori americani di religione ebraica , da Bob Dylan a Lou Reed, a Billy Joel scoprendo però veri e propri “tesori ebraici nascosti” come il deejay David Guetta, il leader dei Dire Straits Mark Knopfler, la cantante inglese Amy Winehouse e pensate un po’ anche i Ramones, il cantante si chiamava Joey Hyman e i Kiss” [30].

A meno che non vogliamo buttare nel water-closet tutti i musicisti più importanti della seconda metà del novecento e anche di parte degli anni duemila, dobbiamo ammettere che tutti questi artisti sono ebrei, hanno fatto la storia, e li si ritrova in tutti i generi. In particolare “laquestionegiudaica” considera, con lacerante rammarico, Peter Green(baum), tra i cinque più grandi chitarristi di tutti i tempi, assieme a Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughn, Jeff Healey, ed Eddie Hazel. Quindi, oggettivamente, non si possono accettare le affermazioni di Dommergue sull’ “artistaglieria” ebraica.

E ancora, ci dissociamo dalle affermazioni di Dommergue sui vaccini, in quanto non ha proposto nessun meccanismo per confutare gli esperimenti del dottor Jenner sul vaiolo bovino per contrastare il vaiolo generico, ben più pericoloso. Gli avremmo potuto dare qualche credito se avesse parlato di adiuvanti o stabilizzanti nei vaccini che possono creare effetti collaterali gravi quanto e anche più delle malattie che certi vaccini si prefiggono di contenere/debellare, infatti si potrebbe discutere del ruolo della formaldeide in alcuni vaccini dal punto di vista citotossicologico, ma questo non è successo nell’intervista a Dommergue.

Tornando al discorso principale di Dommergue, se la circoncisione all’ottavo giorno dalla nascita è la causa del problema ebraico, e rende l’ebreo socialmente pericoloso in maniera acquisita, non si capisce se e come tali alterazioni ormonali possano trasmettersi alle generazioni successive, in quanto bisogna modificare la linea germinale per una trasmissione verticale dei caratteri, altrimenti siamo nel Lamarckismo anziché nel Darwinismo. Se invece la circoncisione all’ottavo giorno è causa di una patologia acquisita che non si trasmette né in maniera verticale né orizzontale, ciò non spiega la presenza nella storia di criminali ebree particolarmente pericolose. Il modello di Dommergue non spiega inoltre la mancata mentalità speculativa dei semiti islamici, che pure hanno nelle loro tradizioni la circoncisione, che però secondo Bobby Fischer (un ebreo giusto tra le nazioni alla cui memoria è dedicato questo sito) sarebbe una mera proiezione giudaica della circoncisione all’ottavo giorno sui semiti islamici appunto, ma questa è un’altra storia. Non ci risulta che la circoncisione islamica venga effettuata all’ottavo giorno, ciononostante i semiti ebrei e islamici hanno molti tratti comportamentali in comune, in particolare proiettano entrambi i loro crimini sui gentili, e condividono alcune tattiche, tra cui appunto la proiezione, ma noi dubitiamo fortemente che questa pratica sia all’origine del problema ebraico. Di conseguenza, non siamo d’accordo neanche sulla sua tesi per cui il problema ebraico avrebbe fine se venisse abolita la circoncisione all’ottavo giorno. Non mettiamo in dubbio che la mutilazione genitale e lo stupro (i rabbini succhiano il pene circonciso, in questo macabro e insensato rituale che è la circoncisione) di neonati all’ottavo giorno dalla nascita possa avere degli effetti traumatici, anche permanenti o di lungo termine su di loro, ma il problema ebraico ha purtroppo delle basi genetiche, come ha affermato Bobby Fischer, che poco o nulla hanno a che vedere coi caratteri acquisiti come la circoncisione. Ma leggere i libri di Dommergue al riguardo per capire se propone dei meccanismi specifici di trasmissione verticale di questi caratteri, potrebbe essere interessante. Ad ogni modo noi rigettiamo la sua tesi, e anche se fosse vero (e non lo è), come abbiamo già specificato in uno dei nostri primi articoli, la soluzione finale al problema ebraico è territoriale, se tutti gli ebrei, in tutte le nazioni, compresi i crittoebrei che si fingono dei gentili in mezzo a noi, verranno arrestati per attività sovversiva e trasferiti forzatamente in Alaska senza possibilità di uscirne, allora il più grande problema dell’umanità sarà risolto, i gentili dell’Alaska verranno esfiltrati in Canada o negli Stati Uniti, e ci saranno così tante di quelle risorse a disposizione che il più povero tra le nazioni sfiorerà l’obesità, mentre in Alaska gli ebrei da parassiti obbligati quali essi sono sempre stati, si auto-selezioneranno naturalmente uccidendosi a vicenda, perché non hanno ospiti da infettare, è lì che gli ebrei si autodetermineranno ed esisteranno assieme al loro stato d’Israele, lontano dai gentili, così come dai semiti islamici. È la scienza dell’ecologia a dire questo, quando dei parassiti obbligati restano senza ospite , la selezione naturale agisce negativamente su di loro, e solo i parassiti facoltativi possono sopravvivere, oppure i parassiti ricorrono alla distruzione reciproca, per stabilire chi deve essere il nuovo parassita e chi il nuovo ospite, tra di loro. Non importa che si circoncidano il pene o il cranio, non potranno più nuocere a nessuno una volta confinati.

Ad ogni modo abbiamo classificato Dommergue come ebreo giusto tra le nazioni, perché ha posto in grande lontananza nel tempo l’esistenza del problema ebraico e ha fatto dei riferimenti riscontrabili e difficili da smentire, oltre che accusare l’intero popolo ebraico e le sue violazioni di numerus clausus, pur non avendo fatto riferimento al suo etnocentrismo. Ha anche mostrato scetticismo nei confronti dell’Olocausto, ed è in una posizione privilegiata per parlare del problema ebraico poiché la sua famiglia (i De Menasce) fa parte dell’alta aristocrazia giudaica mondiale. Inoltre ha affermato che TUTTE LE GUERRE SUCCESSIVE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE SONO SIMULAZIONI GIUDAICHE FINALIZZATE AL RACKET E CHE CAPITALISMO FREUDISMO E COMUNISMO, OLTRE A QUELLO CHE LUI CHIAMA GIUDEO-CARTESIANESIMO, SONO A TUTTI GLI EFFETTI DELLE FORME DI SOVVERSIONE IDEOLOGICA, PUR SOSTENENDO CHE L’IDEALISMO DEGLI EBREI “È ONESTO”.

Di seguito la trascrizione dei sottotitoli all’intervista a Roger Dommergue e l’originale dell’intervista, disponibile sul canale Telegram di “laquestionegiudaica” ai seguenti indirizzi:

https://t.me/la_questione_giudaica/27

https://t.me/la_questione_giudaica/29 (con sottotitoli in italiano)

Dommergue:-“La mia che è una famiglia che si è occupata del commercio del cotone e di banchieri…[..] E sono in disaccordo con tutti i miei “compagni” ebrei Freud, Einstein, Picasso ecc..Uno dei miei amici, il dottor Henri Pradal, che era un esperto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità nda), diceva che io fossi il più emarginato degli emarginati.

Intervistatore:-“Quali sono i libri che ha scritto?”

Dommergue:-“I libri che ho scritto sono essenzialmente quattro, cinque. Sono tutti dinamite, dinamite iper-compressa. Il primo è un romanzo autobiografico, chiamato “J’ai Mal de la Terre” (“Il Male della Terra” nda). Attorno a questo racconto autobiografico, emerge una coscienza totalmente nuova, si evince leggendo il libro, assieme ad una sofferenza metafisica, da che il libro si intitola “J’ai Mal de la Terre”, che non è francese propriamente corretto, ma poetico; questa “scorrettezza” del titolo, calza a pennello, “J’aim Mal de la Terre”, perciò ho mantenuto questo titolo, grammaticalmente disapprovato. Questo libro è importante perché fa comprendere come la mente dell’autore fosse volta ad una ricerca, a causa, se vuoi, dei traumi della sua infanzia, degli shock che ha ricevuto, e del tentativo di uscire dalla sua preminente famiglia ebraica, i De Menasce, mercanti di cotone e banchieri egiziani. Mentre osservava la sua famiglia, il protagonista scopriva una mentalità che lo lasciava attonito, e gli faceva chiedere se fosse lui o loro ad essere pazzi, e solo alla fine realizzò che non fosse lui, ma loro. Così alla fine si proiettò nel mondo moderno dopo gli anni da studente, e comprese che la mentalità che vide nella sua famiglia, che denunciava, fosse in ogni dove! Era nel capitalismo, era nel Marxismo, era ovunque. Fondamentalmente un sistema speculativo di pensiero, assolutamente senza cuore, glaciale, grossolanamente sovra sviluppato, che non tiene conto di alcuna peculiarità umana, tutto ciò quando al contempo esso dice di usarle o almeno di puntare ad esse in ogni modo. Non di usarle, ma di servirle, e […] permanentemente. Una bufala enorme, abbiamo visto i risultati del marxismo, il marxismo pseudo-altruistico, che ha condotto a decine di milioni di morti, ha condotto ad un campo di concentramento delle dimensioni di un paese intero enorme quale è la Russia, e conseguentemente ha condotto alla morte. Queste sono le dottrine della morte. Allo stesso modo, la scienza è nelle loro mani. Anche se è stato detto, o è stato provato, che le scoperte di Einstein derivavano da Poincaré. È un dettaglio insignificante poiché gli ebrei hanno una priorità scientifica, sono estremamente bravi nella fisica, nella chimica, e anche nella medicina, che io chiamo medicina pituitaria, medicina analitica, medicina specialistica. È così che gli ebrei sono campioni di questo genere di cose, ma tutto ciò, senza la capacità di sintesi, senza la capacità del cuore. Sono deprivati del cuore, della sintesi. Hanno un idealismo che si ritorce contro la stessa gente che dichiarano di voler difendere. Perché in definitiva gli ebrei sono spesso “onesti”, e questo che è realmente terribile, il loro idealismo è sincero, è questa la cosa più pericolosa. Ci sono anche i truffatori, i banchieri e i finanzieri che controllano assolutamente ogni cosa. Devi essere ebreo per essere Soros, menziono proprio lui perché era relativamente sconosciuto fino a poco tempo fa, è diventato famoso negli ultimi quattro o cinque anni, e anche il dizionario che riporta tutti gli uomini della finanza, da Coston, edizione 85′-86′, non lo menziona neppure. E per essere capaci di guadagnare in un’operazione, cinquecento miliardi di franchi, e far fallire la banca d’Inghilterra con una telefonata, devi essere un ebreo. Perciò, questo è un discorso tangente, ci ritorneremo in seguito, stavi parlando dei miei libri. Avevo bisogno di estendere un po’ il discorso per spiegare da dove venne questo mio primo libro, e la nuova consapevolezza che ne sarebbe scaturita. A seguire di questa nuova consapevolezza, ho espresso i miei pensieri in altri libri, uno dei quali si intitola “Essais: Dossiers Secrets du XXIème siècle”, in cui narro dove trovai le origini di questa speculazione ebraica, di questa mente speculativo-parassitica, ebraica naturalmente, che per cinquemila anni non ha fatto che appesantire l’intero pianeta, che è la circoncisione dell’ottavo giorno, di cui parleremo più avanti, e così un buon numero di capitoli trattano cose di cui ho fatto esperienza in queste circostanze, inclusa anche la corrispondenza autentica tenuta con Faurisson, il quale ho intervistato con successo sulle questioni più “imbarazzanti” dell’Olocausto, di cui parleremo più a fondo in seguito. Dopo di ciò ho scritto “Auschwitz: il silenzio di Heidegger, la fine del giudeo-cartesianesimo”. Io chiamo giudeo-cartesianesimo la situazione in cui il cartesianesimo, sovra stimolato dagli ebrei, regnerà incontrastato fino alla totale distruzione del pianeta. Ora, quel libro fu ispirato da uno show televisivo, dove un insieme di miei “compagni” ebrei, dato che sono anche io ebreo, “filosofi” come Bernard Henry Levy e dio solo sa chi altro, ce n’erano cinque o sei, discutevano di Heidegger, che era stato un gran filosofo, ma anche una gran canaglia, che non si era mai espresso sull’Olocausto tra il quarantacinque e la sua morte. Ovviamente ciò mi disturbò, poiché io sapevo tutto sull’Olocausto, avendo seguito da vicino entrambe le letterature, sia la sterminazionista che la revisionista, e in particolare i processi a Faurisson, e i processi canadesi al nostro amico, uh.. di nuovo, qual è il suo nome?”

Intervistatore:-“Zundel”.

Dommergue:-“Zundel, esatto! Perciò…quello fu il secondo libro, ispirato da quel drammatico show televisivo, che era ovviamente solo un crogiolo di menzogne, perciò mi sono messo subito a registrare, era insostenibile, la menzogna diventa insopportabile. Così scrissi al riguardo del perché Heidegger mantenne il silenzio sulla questione. Perciò ho analizzato non cosa Heidegger disse, piuttosto cosa non disse, e perché non lo disse. Infine scrissi un libro sulla medicina naturale, intitolato “La Pollution Mèdicale, concrete er abstraite” (“Polluzione Medicale, concreta e stratta” nda) la prima sull’allopatia e la seconda astratta sul Freudismo, un’altra invenzione di questi miserabili malati mentali, il Freudismo, dove i bambini sono pervertiti multiformi, ecc., con il complesso di Edipo, tutto questo cumulo di idiozie, lo stadio anale e il resto, che non sarebbe credibile nemmeno in una caserma dell’esercito; ma in qualche modo tutto ciò è diventato la psicologia ufficiale. Cos’altro posso aggiungere? Fondamentalmente è tutto. In aggiunta ho tutta una serie di libri sulla medicina naturale, piccoli libercoli come quello, di seguito alcuni titoli: “Come la donna moderna vive contro la sua stessa natura”, “La sindrome delle componenti paradossali collegate”, “Comprendere la vera salute”, “Come approcciarsi all’ateismo e alla reincarnazione”, “Comprendere la scienza degli organi genitali interni”- essendo la scienza degli organi genitali interni il fulcro di tutta la tragedia ebraica, “La salute attraverso la natura, piante e minerali”, “Curare patologie comuni”,”Comprendere la salute mentale”, “Quali sono i peggiori nemici della salute”, ecc. Ce ne sono circa venti come questo, sono tutti politicamente corretti, potresti venderli anche in modo convenzionale e non sottobanco come faccio io ora. Ad ogni modo, gli altri di cui ho parlato prima, posso solo venderli ai miei compagni ebrei, ai quali spiego la realtà e intimo di fermare il loro stesso massacro, poiché distruggendo l’umanità stanno distruggendo loro stessi, e io dico loro:- “Mai prima, i parametri dell’antisemitismo, sono stati così concentrati come nella fine di questo ventesimo secolo”. E non c’è alcun esempio, in cui quei parametri così concentrati di antisemitismo, non siano poi sfociati nei più sanguinari pogrom”.

Intervistatore:- “Sì, dove gli innocenti diventano vittime”.

Dommergue:-“Anche gli innocenti sì.., beh, consideri che gli “innocenti” possono anche mettere al mondo un Marx o un Soros. Perciò sfortunatamente non sono così innocenti…Fondamentalmente lo sono, naturalmente, come quelli che stavano nei campi nazisti, solitamente erano persone insignificanti, povere vittime ebree, ma attenzione! Avrebbero potuto essere salvate! Poiché Hitler offrì agli inglesi di scambiarli con un po’ di camion, e la giudaglieria inglese rifiutò quello scambio! Conseguentemente, quelli morti a Dachau, che siano centomila o sei milioni, morirono a causa di quel rifiuto”.

Intervistatore:- “Non c’era forse un regolamento di conti tra sionisti e antisionisti forse?”

Dommergue:-“Forse, ad ogni modo gli anglosassoni sono responsabili per i pochi o per i molti ebrei morti, ad ogni modo sono arrivato alla conclusione che ce ne furono molto pochi, poiché ora Faurisson è sceso a centocinquantamila vittime, tutte le etnie incluse, nei campi, e parleremo di questo in seguito, persino uno scrittore come Jean-Claude Pressac, che è uno sterminazionista, è sceso fino a settecentomila vittime, ufficialmente, poiché il suo libro è stato distribuito dalla Klarsfeld, perciò è una significativa fonte sterminazionista. E nonostante ciò, la TV ogni giorno continua a parlare di sei milioni, nonostante il libro di Pressac e della Klarsfeld.. Questo ovviamente perché i media, come ogni altra cosa, sono mani sconvenienti. A cosa diamo la colpa, o possiamo dare la colpa, obiettivamente, della mentalità giudaica? Bene, sapete che nel commento alla Torah, è scritto che la circoncisione è qualcosa che va oltre l’umana comprensione, che non si deve provare a comprenderla. L’ho letto io stesso nel commento alla Torah, così lo affermo con cognizione di causa. Bene, non è più questo il caso, perché ora sappiamo. E sappiamo, beh io so, e alcune persone sanno. Albert Camus sapeva, lo introdussi io all’argomento, e il dottor Gautier che lo scoprì e naturalmente lo conosceva meglio di me, alcuni filosofi, come Gustav Thibon, ecc., sanno, ma le masse lo ignorano, e gli ebrei ne sono totalmente all’oscuro. La loro disavventura, perché è una disavventura quella che attraversano, sapete, tormentare e uccidere gli altri, è un inferno anche per loro, è una malattia. Sapete, Nietzsche disse:-“Furono i malati ad inventare la malvagità”. Conseguentemente, queste sono persone che hanno bisogno di essere curate, e curare gli ebrei è molto semplice: soppressione radicale della circoncisione all’ottavo giorno. E iniziamo ad addentrarci nel cuore del problema, sapete molto bene, come me d’altronde, che l’antisemitismo è esploso ovunque, in ogni dove, in ogni tempo, in tutti i paesi, i più disparati e lontani geograficamente, e nelle epoche più differenti, paesi differenti, ovunque. Sia nell’era cristiana, ad Alessandria, Antiochia, nel mondo arabo, in Persia…in Europa, nel medioevo, nell’Europa moderna, ovunque andassero, ci fu antisemitismo, bene. Non mi si provi a dire che a secoli di distanza, in paesi che parlavano lingue così differenti, gli antisemiti abbiano fatto il passaparola per praticare l’antisemitismo. È un’idiozia. Bene quindi, l’antisemitismo risiede nell’antisemita, o nell’ebreo? Io certamente rispondo: l’antisemitismo non risiede nell’antisemita, ma nel giudeo, specificamente nel giudeo”.

Intervistatore:-“Questo è ciò che disse Lazare nel suo libro…ha letto il suo libro?”

Dommergue:-“Ah, sì, Bernard Lazare lo spiega, lo spiega e io stesso l’ho citato, per cui è nel giudeo. Ora propongo alcune citazioni da parte di ebrei lucidi come lo sono io, abbiamo Otto Vanlinger con questa citazione sublime:-“Viviamo nell’era della donna e del giudeo”. Bene non ci immergeremo all’interno della stupidità femminile, ci impiegheremmo troppo tempo rispetto a quello che abbiamo, ma ci sarebbe da parlare molto al riguardo della malleabilità delle donne, nei confronti di tutte le idiozie e di tutte le ideologie, particolarmente il femminismo, che distrugge le donne al loro nucleo. È qualcosa d’altro. Ecco un altro testo, di Wilhelm Marr, fu scritto esattamente un secolo fa, e dice, nel suo libro “Lo specchio del giudaismo” (“Miroir du Judaisme” è anche il titolo di un libro di Hervé Ryssen, un gentile pensante tra le nazioni, sulla tattica giudaica nota come “proiezione giudaica” nda):-“Entro un secolo, tutte le posizioni, persino le più alte, saranno nelle mani degli ebrei”. Questo è ciò che Wilhelm Marr disse un secolo fa. Perciò…una profezia perfettamente realizzata…Per quanto riguarda Simone Veil, la grande Simone Veil, la filosofa ebrea:- “I giudei, questo manipolo di genti sradicate, ha causato lo sradicamento del mondo intero”. Questa è Simone Veil nel suo libro “La Pesanteur et la Grace”, a cui aggiunge:-“La menzogna del progresso, è Israele”. Si può andare oltre, in termini di lucidità, al riguardo della questione giudaica? Perciò dobbiamo fare un po’ di luce sulla questione: ora che sappiamo che l’antisemitismo risiede nell’ebreo, dobbiamo chiederci perché. Beh è ovvio che non sono l’educazione religiosa ebraica e la formazione intellettuale ebraica a conferire loro questa peculiare mentalità, non è neppure che a loro sia stato insegnato a lavorare mantenendo il controllo del denaro o cose del genere, nulla di tutto ciò è vero, per niente vero. Tutto ciò è sbagliato, non ha alcun senso. In realtà…per non menzionare che alla maggior parte degli ebrei che ho conosciuto nell’alta aristocrazia giudaica mondiale, non importa assolutamente nulla del giudaismo, e non conosce nulla delle scritture ebraiche. E vi dico ciò con cognizione di causa perché ne ho avuto esperienza diretta. I miei zii, le mie zie, non conoscevano assolutamente nulla della Torah. Andavano ai funerali e ad altre cerimonie ebraiche solo per vantarsi, tutto qui. Per cui non è questa la ragione. Ebbene esiste per gli ebrei, un’operazione che viene eseguita all’ottavo giorno dalla nascita, è chiamata circoncisione. Ora, all’ottavo giorno dalla nascita, comincia, come ha dimostrato il dottor Jean Gautier, la prima pubertà. Questa prima pubertà dura ventuno giorni. Dura ventuno giorni a partire dall’ottavo giorno. Ed è all’ottavo giorno che viene praticata la circoncisione. Come risultato, questa prima pubertà, che è un evento cruciale, viene disturbata. Sarà disturbata, perciò ho scritto molto al riguardo nel mio libro “Dossiers Secrets du XXIème siècle” e anche nel mio libro su Heidegger, ma dobbiamo sintetizzare il problema, senza invischiarci nei dettagli. Ho spiegato in lungo e in largo, come questa operazione influenzi la psiche ebraica e il sistema endocrino degli ebrei. Sottolineiamo ad ogni modo, che non ci sono razze: siamo stati convinti che esiste una sola razza. Esistono le etnie. Le etnie sono molto semplici da definire, e sono il risultato di aggiustamenti endocrini, che dipendono da un ambiente prefissato. Che equivale a dire che per essere nero, devi vivere vicino all’equatore, o in paesi molto caldi, di conseguenza l’azione del sole sull’ipofisi mediana creerà un ragazzo nero, che è un “ipofisario” con manifestazioni acromegaliche. Se andiamo al nord abbiamo gli esquimesi, che sono una tipologia di ipotiroidei poiché hanno pochissimo sole, è freddo, la tiroide non è per nulla stimolata, ed è lo stesso caso dei pigmei, ma per altre ragioni, loro sono un’altra varietà di ipotiroidei. Per quanto riguarda gli ebrei, loro assumono tutti i caratteri dei paesi in cui vivono. La prova è che un grande ebreo polacco biondo e dagli occhi azzurri, non assomiglia per nulla al piccolo ebreo macilento del sud America, per esempio. Cosa hanno in comune? Alcuni, in special modo quelli che governano il mondo, hanno una grande capacità speculativa, e molto spesso delle fisionomie caricaturali che si possono riscontrare ad esempio su Raymond Aron o sul Pr. Schwartzenberg, chi altro, avete sicuramente visto i loro volti prima, che sono volti malati, puoi vederlo chiaramente che sono malati”.

Intervistatore:-“E il loro stato mentale?”

Dommergue:-“Sì esatto, è il loro stato mentale, le nostre facce riflettono la nostra anima, per cui quei volti caricaturali. Non tutti, alcuni di loro sono gradevoli, ma sono estremamente rari. La maggior parte sono veramente brutti, brutti. E alcuni sono odiosi! Veramente odiosi, ne ho visti alcuni, coloro che comandano in questi tempi, sono veramente orribili. I loro visi riflettono la loro anima. Particolarmente quelli del mondo della finanza. Hanno seriamente delle fisionomie senz’anima, carnivore, dai tratti totalmente caricaturali”.

Intervistatore:-“È l’emisfero sinistro del cervello che…è più sviluppato del destro.”

Dommergue:-“Esattamente, nello specifico la componente ipofisaria, la mente analitica. Perciò, sintetizzo… Cosa succede? Cosa accade è che quando si esegue questa operazione (circoncisione), si mettono in circolo degli ormoni contenuti nell’organo genitale interno, che è la ghiandola umana per eccellenza. La ghiandola che fondamentalmente controlla ogni cosa deliberatamente. Deliberatamente, non automaticamente. Gli automatismi sembrerebbe che derivino dall’ipofisi. Perciò è l’organo della libera volontà. Conseguentemente si atrofizzerà a partire da quel giorno. Sto sintetizzando, bisogna leggere i libri (incomprensibile ndt). Sarà atrofizzato e allo stesso tempo condizionerà favorendoli, altri organi, che inizieranno a lavorare senza freno. Perché il ruolo della ghiandola genitale interna, è precisamente quello di orchestrare e bilanciare l’intero sistema ormonale. Non sarà più in grado di farlo. Perciò l’ipofisi e la tiroide, e persino le ghiandole surrenali in minor grado, impazziranno. Saranno fuori controllo, sette, otto o dieci volte più attive che nella maggior parte degli esseri umani. E cosa accadrà? La ghiandola genitale interna che è sottosviluppata nel malato mentale, sarà sottosviluppata nell’ebreo. Il che significa che gli ebrei avranno solo abbastanza capacità “interstiziale”, per orientare le proprie speculazioni che saranno dettate dalla loro ipofisi e dalla loro tiroide. Per cui una sorta di malattia reale, non possono fermarsi, e lo sanno tutti”.

Intervistatore:-“Intende dire che l’effetto è diminuito, alterato”.

Dommergue:-“No no, cosa viene soppresso è il potenziale di controllare la propria attività speculativa, di limitarla, o di fornirle un carattere sintetico. In altre parole, loro scrivono equazioni: Hiroshima, scrivono equazioni: Karl Marx, scrivono equazioni, i mitomani: Freud. Vede? Non sono capaci di considerare…Un’immaginazione impazzita, che corre su un profilo ben delineato, e che semplicemente non ha senso. Così si arriva a queste mostruosità che sono il capitalismo finanziario, il marxismo, il freudismo. Per cui.. il disturbo…gli ormoni si concentreranno sulla ghiandola genitale riproduttiva, il che renderà gli ebrei invasati dal sesso, dei puttanieri. Ciò può produrre degli ipofisari, degli scienziati. Può produrre dei tiroidei, come molti attori, prevalentemente tiroidei, alcuni artisti, ad un livello davvero insignificante, poiché non esistono grandi artisti ebrei. Non c’è nessuno Chopin, nessun Beethoven , non c’è nessun Bach ebreo, poiché questi uomini avevano un enorme capacità interstiziale, gli ebrei non ce l’hanno. Ad ogni modo quando si tratta di “artistaglieria”, sono ovunque. Come nella finanza, nella medicina “ipofisaria”, nella chimica e nella fisica. Va be’…Ma tutto ciò si ritorce contro loro stessi. Tutto ciò è oggettivo e non può essere catalogato come antisemitismo. Ad ogni modo, la parola “antisemita” è senza senso, poiché gli ebrei non sono nemmeno semiti, poiché essi si ritrovano in tutto il mondo. Gli arabi, i musulmani sono semiti. Perciò noi non siamo antisemiti, per niente. Noi siamo anti-giudei, questo perché dobbiamo risolvere l’attitudine di queste persone, che è totalmente suicida, su una scala globale. Bene, perciò non mescoliamo le cose, la parola “antisemita” è totalmente senza senso. In aggiunta, per evitare ogni malinteso, dirò ciò in loro sostegno, aldilà di questa realtà dolorosa in cui viviamo, proverò a parlare ad un livello metafisico. Stavo per dire, con la dovuta modestia, al livello di Dio. Sapete che l’umanità, come ogni altra cosa, vive attraverso dei cicli. E noi stiamo vivendo, l’intero pianeta sta vivendo, in un ciclo chiamato l’”età dell’oscurità”. Il cali-yuga, per usare un linguaggio tradizionale. E sembra piuttosto evidente che gli ebrei abbiano una missione cosmica, che comporta l’ipertrofia di tutti i parametri dell’umanità del giorno d’oggi che è ipofisaria. Che equivale a definire “analitica”. È ipofisaria-analitica. Perché? Ora parlerò di qualcosa di piuttosto peculiare. I bambini evolvono nel seguente modo: prima sono “adrenaliani”, quando sono molto piccoli, e lo sappiamo perché possono stare con un braccio alzato a questo modo, anche per un’ora, cosa che lei non sarebbe mai in grado di fare. E riescono a fare ciò sotto il comando degli ormoni surrenalici. Poi diventano tiroidei, è quando iniziano a farfugliare. Usa le parole, impara a parlare, crea neologismi, dialoga. Poi all’età scolastica diventa ipofisario, analitico. E a diciotto anni, ha il controllo della sua interstizialità, la sua libera volontà. Per dirla in altro modo: basandosi sulla sua natura, e sull’educazione che ha ricevuto, è al picco della sua capacità di libera volontà. Ora non è strano: l’umanità primitiva fu surrenalica, i bruti uomini delle caverne. I Cro Magnons che fecero quei magnifici disegni a Lascaux, erano tiroidei. E l’umanità attuale è analitica e ipofisaria. Perciò se paragoniamo l’evoluzione del singolo all’evoluzione dell’umanità, si capisce che l’umanità è al termine del suo stadio ipofisario, in altre parole l’umanità è vicina al compiere i diciotto anni d’età. Per cui diventerà interstiziale, sta per entrare nello stadio dei pieni valori morali, quello che gli astrologi chiamano l’era dell’Acquario che rimanda a questi valori. Perciò gli ebrei avrebbero una missione satanica, contro la loro volontà, con l’obbligo di non comprendere la propria circoncisione, attraverso la negazione se necessaria. Per raggiungere il termine del loro sentiero satanico. Ipofisario, ecco tutto, non sto nemmeno parlando di satanismo in accezione dispregiativa, io pongo in posizione diametralmente opposta i concetti di satanismo, come un’iperattività analitica, e di angelismo, che sarebbe il perfetto pensiero sintetico. Bene, sono perciò costretti a perseguire questo terribile percorso analitico fino alla fine, e ad imporlo all’umanità intera, e sfortunatamente vi stanno riuscendo senza incontrare alcuna resistenza. Questo è il modo in cui si può comprendere la questione giudaica su un livello metafisico, fondamentalmente sono innocenti, minorati, che soffrono le conseguenze di un’operazione sfortunata, che conferisce loro una mentalità assolutamente “fissata”, che li rende grandi finanzieri… Intendo coloro che governano il mondo, ci sono anche ebrei…Quando ero…dissi molto tempo fa:-“Israele, il solo paese dove non ci sono ebrei”, perché non è là che stanno coloro che governano il mondo. Quelli che governano il mondo, usano Israele nei governi stranieri, come negli Stati Uniti. Ma non vanno in Israele, pagano qualcuno per andarci, come dice il detto. Ma gli ebrei che governano il mondo, hanno questa mentalità a causa della circoncisione, e non possono uscirne. Non possono fuggire, è impossibile. E si può tentare di scrivere loro, di chiedere loro di partecipare ad una beneficenza reale, non risponderanno mai, perché ciò che interessa loro è guadagnare miliardi con una telefonata, è questo ciò che vogliono. Sto “leggermente” semplificando, ma solo perché sto alludendo a Soros di cui abbiamo discusso in precedenza. Bene, per cui, questa circoncisione, è la chiave. Ora, c’è bisogno dell’endocrinologia per comprendere questo fenomeno? Per nulla! Si può comprendere benissimo senza capire una parola di endocrinologia, senza aver compreso la precedenza funzionale del sistema ormonale sul sistema nervoso. Questo è, siamo diretti primariamente dalle ghiandole, e non dal nostro sistema nervoso, che gioca semplicemente un ruolo minore di intermediazione, e perlopiù registra e conserva i nostri automatismi. Poiché se non avessimo un sistema nervoso, saremmo degli “apprenditori” permanenti. È il solo ruolo del sistema nervoso. Il ruolo maggiore, nel comportamento, non importa ciò che fai, lo gioca il sistema ormonale. La velocità corrente della mia dizione deriva dal mio stato naturale, tiroideo, con una tendenza all’iperattività. Capite? Ed è rilevante per tutte le funzioni, tutte le manifestazioni dell’essere umano. Perciò, cosa stavo dicendo? Ah sì, ho detto che non c’è bisogno di comprendere questi fenomeni endocrini, è molto semplice: gli ebrei hanno dei tratti distintivi consistenti perduranti nel tempo e nello spazio. Se si accetta ciò, è semplice. Se non lo si accetta non si comprenderà il mio ragionamento. Ma se si accetta questo, e molte persone lo fanno, allora, è facile da comprendere: qual è il comune denominatore che può spiegare un tratto distintivo così consistente perdurante nel tempo e nello spazio? Beh è molto semplice, ce n’è uno. Ed è la circoncisione”.

Intervistatore:-“Ha analizzato il fenomeno della distruzione delle nazioni da parte degli ebrei?”

Dommergue:-“Beh ovvio! È elementare: si può riassumere in tre parole: finanza, marxismo, freudismo. È facile. La finanza , è la degenerazione di ogni cosa, incluso il cibo di base, attraverso i “supercenters”, che sono l’incarnazione delle corporazioni transnazionali, che creano e commercializzano cibo assolutamente patogenico. Il freudismo, che serve a preparare il terreno per la mentalità marxista, e che prima di ogni cosa, ti dà degli imperativi assolutamente grotteschi. Che pretende che la più lieve frustrazione conduca a una neurosi, quando è esattamente l’opposto ecc. E per quanto riguarda il marxismo, non c’è bisogno di discuterne, penso che i risultati della Russia sovietica, o della Romania di Ceausescu, sono abbastanza per dimostrare cosa può produrre questo tipo di ideologia. Perciò è ovvio che l’intero mondo ne è affetto. Non è difficile da comprendere: tutte le pseudo-guerre post seconda guerra mondiale, sono tutti conflitti capitalistico-marxisti, tutte quante. Sono state tutte create dalla manipolazione dell’alta finanza, che fa uso del marxismo dal suo concepimento, visto che loro stessi lo hanno finanziato! Perché il marxismo fu finanziato fin dagli albori, tutto incluso, dai finanzieri ebrei americani: Hammer, Loeb, Kuhn, ecc.. Warburg, ecc. Questo lo sanno tutti, è ovvio”.

Intervistatore:-“E nell’arte, lo ha notato?”

Dommergue:-“Mi perdoni?”

Intervistatore:-“Nell’arte, c’è una tendenza, ad esempio alle Belle Arti (Scuola di Parigi), che mira alla promozione dell’arte astratta.”

Dommergue:-“Arte astratta? Ah beh sì, arte astratta, lo sa, non significa proprio nulla. L’arte può essere qualunque cosa voglia, ma sicuramente non astratta. È solo un’altra assurda idea sbagliata. L’arte può essere qualunque cosa, ma certamente non astratta. In ogni caso l’ “arte astratta” è orribile, orrenda, io stesso, non metterei mai nemmeno nel mio bagno, uno dei cosiddetti dipinti “astratti”, sarei troppo preoccupato di andare in diarrea”.

Intervistatore:-“Beh io ho sentito quest’informazione che diceva che gli insegnanti alle Belle-Arti, insegnano agli studenti come “non disegnare” perché li aiuta ad assimilare il marxismo, diventerebbero più ricettivi. Allo stesso modo la musica rock ecc.”

Dommergue:-“Ma certamente! La musica rock, al riguardo della musica rock, ti prepara per il marxismo, ma anche per qualunque altra forma di disintegrazione, incluse le droghe! Ne parleremo in seguito se vuole, di quella che io chiamo musica che uccide, di cui parlo in questo libro ad ogni modo, è che è il passaggio diretto per le droghe! Innegabilmente! Da Johnny Halliday a Michael Jackson, è la sala d’aspetto per le droghe. E quando pensi a questa gente, che sono ad ogni modo degli imbecilli, Johnny Halliday è chiaramente un cretino, gli danno la “Legion d’Honneur” (medaglia francese all’onore) è straordinario, hanno messo persino Malraux nel Pantheon! Malraux,che conoscevo personalmente, era un cocainomane, era amico di una amica di mia madre e di mia zia, Josette Clotis con cui ebbe due figli. Per cui lo conoscevo personalmente, poiché io fui cresciuto da Paul Cabanis che era un assessore della Loira, e intimo amico di Malraux e Clotis. E io trasportai, nella zona libera, tutti i documenti di Malraux, avevo sedici anni nel trentanove, portai tutti i documenti di Malraux a Raymond Rethoré, che era un assessore di Angoulème, passando per strade speciali che erano riservate ai politici. Per cui Malraux era un conoscente intimo. Era un cocainomane, un gran cocainomane. E… era anche un ladro, rubò degli affreschi in Indocina, fu anche condannato e mandato in galera per questo. Fondamentalmente era un bolscevico. Un puro bolscevico, poiché combatteva nel nord…in Spagna, per i bolscevichi ovviamente. Di conseguenza, quello era davvero il tipo di persona da piazzare nel Pantheon. Chi ce lo ha messo? Un ebraizzato, uno zombie ebraizzato, anche il presidente francese. Curiosamente, Mitterand non lo avrebbe fatto. Da uomo di sinistra quale provava ad apparire… ”

Intervistatore:-“Io penso che Mitterand fosse più un conservatore e giocava semplicemente il gioco…”

Dommergue:-“Lo stavo proprio per dire! Non osavo dirlo. Mitterand era al cuore un conservatore, ma che si calò le braghe pensando che non c’era altro modo di affermarsi nella società, e alla fine si circondò di ebrei,come se ci fossero soltanto ebrei intorno a lui. Che fosse la moglie, il suo consigliere, ecc…Roger Hanin, non ne parliamo nemmeno…un mucchio di idioti, tutti loro. Perciò è ovvio…Di cosa stavamo parlando? Ho dimenticato la domanda..”

Intervistatore:-“Stavamo parlando, io ho sollevato la questione del… ”

Dommergue:-“Esatto! La distruzione globale! Esatto, nessun problema, bene tutta la loro speculazione, che sfortunatamente è…ma ciò che è straordinario, che è incredibile, è che i soli che possono criticarli, sono loro stessi. E ti darò due fantastici esempi, l’altro giorno Soros, in TV, ha detto, dopo aver spiegato come ha fatto fallire la banca d’Inghilterra e guadagnato cinquecento miliardi in una sola operazione, ha detto:-“Un regime politico che scende a patti con gente come me…c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo”. Bene lei sa che se lo avesse detto lei sarebbe andato in galera? Se lei avesse detto “gli ebrei…” oh sarebbe andato diretto in galera! E Brzerzinsky, un altro ebreo americano molto importante, disse:-“La democrazia non è più possibile”. Bene se Chirac lo avesse detto può immaginarsi lo scandalo? Sì?”

Intervistatore:-“Bene, è una democrazia subdola”.

Dommergue:-“Non c’è proprio nessuna democrazia, non è subdola, è qualc…È una giudeocrazia! Non una democrazia, non c’è dubbio. Nella misura in cui la democrazia si prefigge di rendere chiunque stupido e malato, allora sì è una democrazia. Allora sì, perciò questa è la mentalità giudaica, la circoncisione all’ottavo giorno, facile da comprendere, se si comprende che è il solo e unico comune denominatore che spiega questo tratto distintivo consistente, perdurante nel tempo e nello spazio”.

Intervistatore:-“Ma lei non crede che l’entrata nell’era dell’acquario porti alla nascita di nuove energie?”

Dommergue:-“Oh sì, ci sono”.

Intervistatore:-“E lei ha, nonostante tutto questo, una parola ottimistica per gli anni a venire?”

Dommergue:-“Oh no! Mi ascolti, le dirò: per quanto concerne la rinascita dell’umanità, nessun problema. Ma per quanto riguarda il futuro di questa umanità in cui viviamo, sottomessa a tutti questi “imperativi giudaici”, non ho assolutamente speranza, sarà la distruzione totale, ci stiamo dirigendo verso la distruzione totale. È certo, caos, anarchia sanguinaria, guerra civile, non si può sfuggire, niente ci può salvare. Non ci sono miracoli”.

Intervistatore:-“Ma cosa succederà dopo una guerra civile?”

Dommergue:-“Oh, dopo! Questo è un altro discorso, ci sarà un ritorno di tutto non c’è mai una caduta finale. C’è una caduta, e poi c’è un ritorno in alto, ma ciò che sia io che lei dovremo affrontare…Non sarà divertente, posso assicurarglielo. Non sarà divertente. E gli ebrei corrono il rischio di vedere orribili pogrom, orribili. Persino se sono… ”

Intervistatore:-“Per cui non ci sarà nessun risveglio delle masse?”

Dommergue:-“No, non ci sarà alcun risveglio. No, coloro che esistono oggi sono irreversibilmente zombificati. Moriranno gridando:-“Lunga vita alla democrazia!”. No, sono assolutamente zombificati. Non c’è speranza. Mi ascolti, basta guardare alle folle in TV. Io sono un insegnante, perciò mi occupo di educazione. Ed è incredibile! Mi chiedo se c’è una qualche fratellanza da qualche parte che ha più idioti per metro quadro che tra gli educatori. Sono tutti sinistroidi, tutti sinistroidi! Nessuno di loro ha una singola idea sana. Nessuno, nessuno pensa per esempio che una madre, dovrebbe stare a casa e prendersi cura dei suoi figli, del marito e della casa. Quando questo è un concetto che ogni civiltà ha compreso. Noi? Per nulla. I sinistroidi non lo hanno compreso. Le donne devono lavorare. Che è un’idiozia totale. Lei sa che il professor Leriche ha mostrato attraverso le statistiche, che tutti i minori che passano attraverso il sistema giudiziale, hanno genitori separati, sia da un divorzio o da una madre che lavora fuori casa. È scontato, è ovvio. Non si ha nemmeno bisogno di una prova statistica per comprenderlo. Perlomeno io non ne ho bisogno. Questo è il motivo per cui in Svezia, sono ritornati alla tradizione”.

Intervistatore:-“Beh hanno ragione! Le donne lavorano meno e..”

Dommergue:-“Hanno ragione. Le donne…eccetto quelle che sono mentalmente deviate,poiché molte donne sono state così corrotte che vogliono lavorare. Devi perlomeno permetterlo a quelle che hanno l’aspirazione di essere di nuovo casalinghe, quelle che non sono totalmente degenerate. Questo è ciò che dovremmo fare. È tutto, tutto ciò a causa della mentalità giudaica. Per approfondire, naturalmente, si leggano i miei libri, e avrete la spiegazione completa della circoncisione all’ottavo giorno, la prima pubertà, ventuno giorni dopo l’ottavo giorno, dopo la nascita. Ora l’olocausto, è il più fantastico,come posso dire, non riesco a trovare una parola abbastanza dispregiativa…che calzi con la storia dell’olocausto. È davvero, l’impostura più fantasiosa, e quando dico impostura, la intendo nell’accezione deteriore del termine, un inganno rivoltante, lurido, che la storia ci abbia mai presentato. C’è n’è un’altra, la famosa fuga dall’Egitto. Ci hanno fatto credere che sono fuggiti dall’Egitto, e che il faraone non voleva lasciarli andare. In verità, è l’esatto opposto. Medio oriente…Mosè, che era colpevole di omicidio, ma non era stato giustiziato perché era un principe, e fu fatto tornare, per trovare un accordo con queste genti e portarle altrove. Quella fu la prima menzogna*. Per cui cominciò tutto con una menzogna, vedete, ed è terminato con l’olocausto. Perciò…una menzogna enorme, una menzogna incredibile…un livello elementare di menzogna…Sì, è molto semplice: sei milioni. Comincia con sei milioni. Sei milioni è un paese come la Svizzera, bene, ha presente la dimensione della Svizzera? Bene, naturalmente si possono far entrare sei milioni di persone anche nella metà della Svizzera, anche in un quarto, anche in un ottavo! Immagini le dimensioni del campo di lavoro di Auschwitz, poiché è accaduto, si suppone, in Auschwitz. Non c’era l’acqua, prima di tutto. Non c’era spazio per sei milioni di persone. Questa è la prima cosa. Inoltre se sei milioni di persone fossero state sterminate, ci sarebbero state delle ceneri, migliaia di tonnellate di ceneri. Perché milioni di persone, è una quantità enorme di ceneri, mi creda. Un grande scatolone pieno di ceneri per corpo. Per cui sei milioni di scatoloni, quante tonnellate di ceneri rappresentano? Ora queste ceneri, se fossero stati gasati, conterrebbero inevitabilmente tracce di acido cianidrico. Le ceneri non furono mai trovate, mai analizzate, e l’acido cianidrico non fu mai rilevato. Bene, queste camere a gas si presume fossero adiacenti ai forni crematori. Lo Zyklon-B è un gas super infiammabile ed esplosivo, immagini per un secondo una camera a gas vicino ad un forno crematorio. Di sicuro darebbe luogo a dei magnifici fuochi d’artificio. Il dottor Ra e il dottor Heli furono le persone che dirigevano la Degesch, la grande azienda produttrice e distributrice di Zyklon-B. Furono processati, nel cinquantanove mi sembra, entrambi dissero, in qualità di tecnici, che la gasazione di cui si parlava, era un’idiozia tecnica, e completamente impossibile con il loro gas; e che il loro gas era usato, dai servizi igienici, in tutta la Germania fin dal 1921. Era destinato per essere usato contro i pidocchi, per evitare questa tragedia che si verificava nei campi di concentramento d’inverno, che sono le epidemie tifoidi. Quello sì è qualcosa di serio. Ogni altra cosa è letteratura, propaganda, orrenda e idiota. Lo Zyklon-B , pertanto, non può essere stato…Lo Zyklon-B…Quando si usa l’acido cianidrico per gasare le persone, c’è una camera a gas che è estremamente complessa, usata per una sola persona, alle volte due, ma principalmente una persona. È molto complessa e terribilmente costosa. Chiunque può informarsi, è la modalità con cui vengono effettuate le esecuzioni negli Stati Uniti. E ci fu un uomo che manuteneva queste camere a gas negli Stati Uniti, un certo Leuchter, Fred Leuchter”.

Intervistatore:-“Che non crede alle camere a gas”.

Dommergue:-“Non è che non credesse alle camere a gas, fu mandato come esperto a controllare le presunte “camere a gas” ad Auschwitz da Zundel, (da quanto riporta Andrea Carancini sul suo blog, a recarsi da Fred Leuchter fu “il prof. Robert Faurisson, che all’epoca era consulente della difesa di Zündel. Leuchter accettò di venire a Toronto per esaminare la documentazione sulle “camere a gas” raccolta da Zündel e da Faurisson. Poi, come scrive Faurisson, “a spese di Zündel, partì per la Polonia con una segretaria (sua moglie), il suo disegnatore, un cameraman e un interprete. Ne fece ritorno per compilare un rapporto di 192 pagine (annessi compresi) con 32 campioni prelevati, da una parte, nei crematori di Auschwitz e di Birkenau, sui luoghi delle «gasazioni» omicide, e, dall’altra, in una camera a gas di disinfezione di Birkenau” (https://www.andreacarancini.it/2018/01/omaggio-fred-leuchter-presunto-millantatore-vero-engineer/) nda) e compilò un report così grande, e concluse che non c’era mai stata nessuna camera a gas. Perciò all’epoca, la Polonia richiese una contro-expertise, l’Austria richiese una contro-expertise, e poterono solo confermare le affermazioni di Leuchter, che nessuno vi racconterà mai. E vi dico: confermate da entrambe le expertise, austriaca e polacca”.

Intervistatore:-“Per cui questi documenti, non sono…”

Dommergue:-“Ah, questi documenti sono conosciuti, sono pubblici ed ufficiali, ma nessuno li menziona! Gli ebrei controllano le reti televisive, perché dovrebbero parlare del processo Degesch, o delle contro-expertise austriaca e polacca?”

Intervistatore:-“Questo è il motivo per cui hanno bandito, penso fin dal 1977, tutti i dibattiti sul soggetto revisionista”.

Dommergue:-“Naturalmente! La prova è il Gayssot Act. Ascolti: si ha bisogno di una legge Stalino-Orwelliana per diffondere la verità? Se pongo questa domanda, chiunque risponderà no. Di conseguenza se abbiamo dovuto fare questa legge, è evidente che la storia è una menzogna. Non si ha bisogno di una legge per stabilire la verità. La verità si stabilisce attraverso argomenti e prove. E c’è di più. Il signor Faurisson, professor Faurisson, della facoltà di Lione, ha chiesto un dibattito aperto con tutti gli sterminazionisti che avessero voluto partecipare. Un audience tanto numerosa quanto avessero preferito. Non gli venne mai concesso un confronto del genere! E non glielo concederanno mai! Perché tutti sanno che ha ragione”.

Intervistatore:-“È quello che l’abate Pierre (noto sacerdote nda) ha chiesto recentemente”.

Dommergue:-“Chi?”

Intervistatore:-“Anche l’abate Pierre ha chiesto un dibattito”.

Dommergue:-“Ha chiesto e glielo è stato negato”.

Intervistatore:-“Si”.

Dommergue:-“Hanno fatto finta di accettare e poi hanno rifiutato immediatamente dopo”.

Intervistatore:-“E nessuno lo menziona più”.

Dommergue:-“È un trucchetto sfacciato. Tutta la gente che pensa un minimo conosce la truffa, ma nonostante questo continuano a vederla riproposta in TV ogni giorno! Apri un giornale…Ho visto il padre Michael, quello pseudo-storico, che ancora parla di sei milioni, delle camere a gas, dei poveri ebrei…Deve essere anche lui un ebreo, ma se non lo è, potrebbe benissimo diventarlo, il giornalista medio zombificato. Un giornalista che vuole mantenere il proprio lavoro, o scrive cazzate o lo perde. Per cui è molto semplice no?”

Intervistatore:-“Sarebbe come un dottore che cura i malati, viene tagliato fuori!”

Dommergue:-“Sì, esattamente. Un dottore che dichiara che il sistema immunitario viene completamente distrutto dalla vaccinazione sistematica, che è ovvio anche per un cristiano qualunque, quel dottore è finito. Perciò questo è quanto riguarda l’Olocausto. Dobbiamo insistere? Si può andare più a fondo con i libri e altre cose, penso che queste verità siano fondamentali. Vale la pena menzionare che a Lugano, in Svizzera, ci fu un dibattito televisivo di tre ore sull’Olocausto, che includeva sterminazionisti e revisionisti, e ebbe così tanto successo che fu riproposto il mese successivo. Attrasse l’attenzione di un giornale italiano chiamato “La Storia Illustrata”. Volevano dedicare una colonna a Faurisson, che non durò a lungo perché immagino cosa fecero i miei “compagni” ebrei al riguardo, probabilmente hanno soffocato quel progetto velocemente. Nessuno conosce il dibattito di Lugano. Eppure esiste, potete vederlo, le persone ne parlano, ecc..Era un dibattito televisivo, non radiofonico, televisivo. Per cui si tace ovunque. Ma vi devo dire qualcosa di veramente orribile: stavo guardando un film ieri, intitolato “Mafia” (La Piovra). È come un ritornello in questa civiltà: tutta la storia è falsificata. Ma non era la trama ad essere falsa, piuttosto la sintesi finale. Tutto ciò che raccontavano è vero. Le implicazioni tra la mafia e l’alta finanza, come i politici sono manipolati, tutto quello è vero! Per cui cosa ne deriva, fate attenzione ora, una marea di cinismo. In questo film c’è un uomo della finanza, che gioca su ogni livello, ed è uno dei più importanti personaggi , perché ha influenza su tutti gli altri, è chiamato “Espinoza”. Un tipico nome ebraico, come Spinoza ecc..È interpretato da Bruno Cremer, che ha la fisionomia tipica di un uomo circonciso all’ottavo giorno. Naso enorme, prognatismo, occhi deprivati del sentimento, è un tipico ebreo circonciso all’ottavo giorno. Per cui Bruno Cremer in quel ruolo, è perfetto. Questo è ciò che dice ad un certo punto del film, ascoltate bene:-“L’alta finanza, le reti criminali, la politica, la droga, questo è il potere. La corruzione è l’olio negli ingranaggi delle democrazie. Noi controlliamo ogni cosa”. (In Mafia (titolo originale: “La Piovra”, di Luigi Pirelli) nda)”.

In foto: in alto a sinistra Roger Dommergue, un ebreo giusto tra le nazioni appartenente ad una delle più influenti famiglie dell’aristocrazia giudaica mondiale, i De Menasce. In basso a sinistra, Tzipi Livni (ebrea) è stata ministro degli esteri dello stato di Israele dal 2006 al 2009, ex serial killer del Mossad secondo fonti palestinesi, oltre che figlia di due terroristi dell’Irgun [31], dopo essersi dedicata al suo sport preferito (il genocidio) si è occupata di giustizia, diventando ministro della giustizia dello stato di Israele dal 2013 al 2014. A destra: Rebecca Plastinina-Maizel, di propria mano ha fucilato più di cento russi tra la fine degli anni dieci, e l’inizio degli anni venti del novecento in Unione Sovietica. Dopo essersi dedicata al suo sport preferito (il genocidio), si è occupata di giustizia, diventando negli anni quaranta membro della Corte suprema della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Se fossero vere le teorie endocrinologiche di Dommergue, la nostra domanda semplice è:- “Come hanno fatto queste donne a diventare delle assassine senza pietà, visto che non si possono circoncidere?”. Qual è il meccanismo di trasmissione verticale, dai genitori ai figli, di questo carattere speculativo-parassitico degli ebrei di cui parla tanto Dommergue?

*In realtà, nell’ambito dell’archeologia biblica, esistono diverse prove dell’evento noto come Esodo, a differenza di quanto afferma Dommergue. Il rabbinato in Israele, così come  quello nella diaspora, si pronuncia negativamente sull’Esodo, affermando che è inutile cercarne le prove archeologiche in quanto l’Esodo sarebbe un evento romanzato, per così dire. Siamo arrivati alla conclusione che i rabbini non vogliono guardare alle prove archeologiche (poche ma interessanti) dell’Esodo, poiché se così facessero, non potrebbero più propagarsi né l’Ipotesi Documentale, né quella più recente, nota come Ipotesi dei Frammenti, nel novero dei metodi filologici attraverso i quali si può capire il numero esatto di autori della Bibbia e quanto il testo originale della Bibbia si distacca da quello attuale. Un altro motivo per il quale i rabbini guardano dall’altra parte quando si tratta dell’Esodo, è perché se accreditassero troppo  anche solo la Torah, rischierebbero di non poter più diffondere il loro veleno più potente: la gnosi spuria. Un atteggiamento simile – cioè di sacrificare alcuni elementi della propria religione pur di fare danni a quella dei cristiani – che poi vedremo, è stato riscontrato anche da Mons. Delassus, quando nel suo saggio sull’Americanismo descrive come di proposito gli ebrei rinuncino volontariamente ad una porzione del giudaismo ortodosso, per potersi riciclare nel giudaismo liberale, molto più vicino alle idee americaniste, concepite al solo scopo di infiltrare ideologicamente la Chiesa Cattolica.

Fonti (per una questione di mancanza di tempo, le note all’interno dell’intervista a Dommergue verranno inserite in un secondo momento):

[1] https://infos-israel.news/un-revisionniste-de-moins-en-france-roger-guy-dommergue-polacco-de-menasce-est-mort/

[2] Idem.

[3] Aleksandr Solgenitsin, Due Secoli Insieme, t. 2, p. 161, cfr. S.S. Maslov, Rossia posle tchetyrekh let revoliutsii (La Russia dopo quattro anni di rivoluzione), Paris1922, t. 2, p. 196.

[4] Aleksandr Solgenitsin op. cit., p. 161, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 2, pp. 338-339.

[5] Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, p. 39.

[6] http://www.aljazeera.com/news/africa/2011/01/2011119193118198964.html

[7] Idem.

[8] Idem.

[9] Idem.

[10] http://www.theguardian.com/world/2011/oct/04/tzipi-livni-arrest-warrant

[11] Idem.

[12] Idem.

[13] Aleksander Solgenitsin Op. cit., p. 128, cfr. G. Aronson, Evreiski vopros v epokhu Stalina (La questione ebraica all’epoca di Stalin) pp. 135-136.

[14] Ibidem, p. 128, cfr. PEG (Piccola Enciclopedia Giudaica), t. 1, p. 560.

[15] Ibidem, pp. 128-129, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, p. 478; t. 2, pp.78,163; t. 3, p. 286.

[16] Ibidem, p. 129, cfr. S. Dimanstein, “Revoliutsionnie dvijenie sredi evreev” (Il movimento rivoluzionario tra gli ebrei), in Les Révolutionnaires à travers plusiers essais, a cura di M.N. Pokrovski, t. 3, lib. 1, M.-L, GIZ, p. 215.

[17] Ibidem, p. 130, cfr. “Nezavisimoie rabotcjeie dvijeniie v 1918 godu: Dokumenty i materialy (Il movimento operaio indipendente), a cura di M. Bernstam, YMCA Press, Paris 1981, pp. 291-293, in Ricerche sulla Storia russa contemporanea.

[18] Ibidem, p. 130, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, pp. 135-136, 199-200.

[19] Ibidem, p. 131, cfr. EGR (Enciclopedia Giudaica Russa), t. 1, pp. 331,419; t. 2, pp. 221-222, 230.

[20] Ibidem, pp. 131-132.

[21] http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/taccuino-di-roberto-zadik/jewrock-il-lato-ebraico-del-rock-a-50-anni-dalla-morte-del-produttore-ebreo-dei-beatles-brian-epstein-e-del-loro-trionfale-sgt-peppers

[22] Idem.

[23] Idem.

[24] Idem.

[25] Idem.

[26] Idem.

[27] Idem.

[28] Idem.

[29] Idem.

[30] http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/taccuino-di-roberto-zadik/i-kiss-sono-ebrei-in-concerto-allarena-di-verona-il-prossimo-11-giugno

[31] https://www.haaretz.com/1.4982967  “Sara (Rosenberg) Livni, Foreign Minister Tzipi Livni’s mother, passed away at the age of 85 yesterday following a battle with cancer. Sara Livni, like her husband Eitan, was a fighter in the Irgun, a pre-state underground affiliated with the party that later became Likud”. “Sara (Rosenberg) Livni, la madre del ministro degli esteri Tzipi Livni, è morta all’età di ottantacinque anni ieri a seguito di una battaglia con il cancro. Sara Livni, come suo marito Eitan, era una combattente nell’Irgun, un movimento clandestino pre-stato affiliato con il partito che in seguito è diventato il Likud”.

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)

EBREI GIUSTI TRA LE NAZIONI: Mordechai Vanunu, grazie per aver rivelato la capacità di primo colpo nucleare di Israele e le sue duecento bombe atomiche!

Mordechai Vanunu è un tecnico nucleare ma soprattutto un ebreo giusto tra le nazioni. Mordechai Vanunu è un “whistleblower” o gola profonda, che ha svelato dei segreti sulle armi nucleari israeliane, secondo le sue stime l’impianto nucleare di Dimona aveva già prodotto duecento testate nucleari, nel 1985. Le stime che fanno invece analisti all’estero parlano  di un centinaio di testate.

“JERUSALEM– Israel has 80 nuclear warheads and the potential to double that number, according to a new report by U.S. experts. In the Global Nuclear Weapons Inventories, recently published in the Bulletin of the Atomic Scientists, proliferation experts Hans M. Kristensen and Robert S. Norris write that Israel stopped production of nuclear warheads in 2004. But the country has enough fissile material for an additional 115 to 190 warheads, according to the report, meaning it could as much as double its arsenal. Previous estimates have been higher but the new figures agree with the 2013 Stockholm International Peace Research Institute yearbook on armament and international security. The yearbook estimated 50 of Israel’s nuclear warheads were for medium-range ballistic missiles and 30 were for for bombs carried by aircraft, according to a report in the Guardian” [1].

“Gerusalemme– Israele ha ottanta testate nucleari e il potenziale per raddoppiare tale numero, stando a un nuovo rapporto da parte di esperti statunitensi. Nei “Global Nuclear Inventories” (Inventari Globali Nucleari nda), recentemente pubblicati nel “Bullettin of The Atomic Scientists” (Bollettino degli Scienziati Atomici), gli esperti di proliferazione Hans M. Kristensen e Robert S. Norris scrivono che Israele ha interrotto la produzione di testate nucleari nel 2004. Ma il paese ha abbastanza materiale fissile per testate ulteriori tra le centoquindici e le centonovanta, stando al rapporto, intendendo che potrebbe raddoppirare il suo arsenale. Stime precedenti sono state più elevate ma le cifre attuali sono in accordo con l’annuario del 2013 dello “Stockholm International Peace Research Institute” (Istituto di Ricerca della Pace Internazionale di Stoccolma nda)  sull’armamento e la sicurezza internazionale. L’annuario stima che cinquanta delle testate nucleari di Israele siano per missili balistici a media gittata e trenta siano per ordigni trasportati da velivoli, stando a un articolo sul Guardian”.

Mordechai Vanunu è stato rapito dal Mossad in Italia il 30 settembre 1986 (dopo che attraverso l’inganno un agente del Mossad donna spacciatasi per una turista americana gli aveva consigliato di spostarsi dall’Inghilterra all’Italia), da lì è stato portato in Israele dove è stato condannato a diciotto anni di prigione, dei quali non meno di undici scontati in regime di totale isolamento, per spionaggio e tradimento. “As it turned out, he was lured to Rome by a beautiful blonde Israeli agent and seized there by Mossad agents, who took him back to Israel” [2]. “Come poi è emerso, è stato attirato a Roma da una bellissima agente israeliana bionda (Cheryl Bentov nda) e sequestrato lì da agenti del Mossad, che lo hanno riportato in Israele”. Il contributo di Mordechai Vanunu nel rivelare l’esistenza di questo impianto nucleare di Dimona nel deserto del Negev non si basa sulle sole parole, ma su fotografie che ha concesso al quotidiano inglese “The Sunday Times”.

“A Dimona technician from 1976 to 1985, Vanunu revealed overwhelming evidence of Israel’s nuclear program to Britain’s The Sunday Times in 1986, including dozens of photographs, enabling nuclear experts to conclude that Israel had produced at least 100 nuclear warheads” [3].

“Un tecnico di Dimona dal 1976 al 1985, Vanunu ha rivelato prove schiaccianti del programma nucleare israeliano al The Sunday Times britannico nel 1986, incluse dozzine di fotografie, consentendo agli esperti di nucleare di concludere che Israele aveva prodotto almeno cento testate nucleari”.

Tra l’altro gli è stato concesso recentemente di farsi intervistare sulla tv nazionale PER PARLARE DEL PROGRAMMA NUCLEARE DI ISRAELE, poi però lo hanno arrestato , con la motivazione ufficiale che avrebbe violato limitazioni alla sua libertà personale che gli sono imposte ancora oggi.

“Israel Police on Wednesday opened an investigation into whether Mordechai Vanunu, who exposed Israel’s nuclear weapons program in 1986 and was jailed for treason, broke the terms of his release from jail in an interview that he gave Israel’s Channel 2 last Friday.

Channel 2 reported that the investigation was initiated at the request of the Shin Bet security service. It said that while all the material broadcast in the interview had been approved by Israel’s military censor, the police had asked for the full, unedited footage of the interview, apparently because it was suspected that Vanunu discussed matters he was barred from talking about”[4].

“La polizia di Israele mercoledì ha aperto un’inchiesta per appurare se Mordechai Vanunu, che ha svelato il programma di armamento nucleare di Israele nel 1986 ed è stato incarcerato per tradimento, abbia infranto i termini del suo rilascio dalla prigione in un’intervista che ha concesso a Canale Due di Israele lo scorso venerdì.

Canale Due ha annunciato che l’inchiesta è stata aperta su richiesta del servizio di sicurezza dello Shin Bet. (Canale Due) Ha  affermato che mentre tutto il materiale mandato in onda nell’intervista era stato approvato dal censore, la polizia aveva chiesto il filmato integrale non censurato, a quanto pare perché si sospettava che Vanunu avesse discusso di argomenti di cui gli è stato proibito parlare”.

Come se non bastasse viene continuamente arrestato dalle autorità israeliane per interviste concesse a giornalisti che, dall’estero, vengono in Israele a fargli domande in quanto Mordechai Vanunu non può lasciare il paese da quando è stato “liberato” nel 2004, è sottoposto a forti restrizioni di movimento all’interno di Israele, e deve, per le interviste concesse, rispondere di ventuno capi d’accusa forse anche di più! [5] Ulteriore elemento che rende quanto mai patetici gli israeliani è quello di scrivere ancora sui loro giornali (nel 2009, mentre l’intervista a Vanunu su Channel 2 è del 2015, ma ciò non cambia nulla perché ha ripetuto ciò che ha detto nel 1986) che “si presume” che Israele “abbia armi nucleari”. “Gaddafi said action against Iran could set a dangerous precedent, noting that other countries including India, Pakistan, China, Russia, the United States and Israel have – or in Israel’s case are assumed to have – atomic weapons”[6]. “Gheddafi ha dichiarato che un’azione contro l’Iran potrebbe porre un precedente pericoloso, facendo notare che altri paesi inclusi India, Pakistan, China, Russia, gli Stati Uniti e Israele hanno- o nel caso di Israele si presume che abbiano- armi atomiche”

Perché è importante l’intervento di Mordechai Vanunu? Lo è in quanto Israele vuole condurre un attacco nucleare preventivo contro l’Iran [7] e l’americanismo-giudaismo negli Stati Uniti spinge la CIA affinché i primi a lanciare un attacco preventivo nucleare sull’Iran siano proprio gli Stati Uniti. “The newspaper said during his latest visit to Turkey, CIA head Porter Goss’s asked Prime Minister Recep Tayyip Erdogan that Turkey allows the United States uses military bases in the country for an air strike on Iran planned for 2006” [8]. “Il quotidiano ( Spiegel nda) afferma che durante la sua ultima visita in Turchia, il direttore della CIA Peter Gross ha chiesto al primo ministro Recep Tayyip Erdogan che la Turchia consenta agli Stati Uniti di utilizzare le basi militari nel paese per un attacco aereo sull’Iran pianificato per il 2006″.

Mordechai Vanunu non è un traditore che ha venduto i segreti di Israele per scopi personali, ma un ebreo giusto tra le nazioni, un barlume di razionalità purtroppo isolato nel mezzo del fanatismo criminale giudaico. È accusato di aver venduto segreti nucleari-:”Mordechai Vanunu, the former nuclear technician who sold secrets about Israel’s atomic arms capability to a British newspaper […]” [9]. “Mordechai Vanunu, l’ex tecnico nucleare che ha venduto segreti riguardanti la capacità nucleare di israele ad un quotidiano inglese”. Ma lui afferma di non aver ricevuto alcun compenso:-“He denied that he had exposed the nuclear program as revenge for losing his job, and also denied being paid any money by The Sunday Times or others for his revelations” [10].”Ha negato di aver rivelato il programma nucleare per vendetta per aver perso il lavoro, e ha anche negato di aver ricevuto alcun compenso dal “The Sunday Times” o altri per le sue rivelazioni”. Alle testate nucleari denunciate da Vanunu bisogna forse aggiungere quelle di cui parla un ex comandante in capo delle forze armate degli Stati Uniti, cioé Jimmy Carter (anche se l’articolo dice che le stime fatte derivano dalle informazioni di Vanunu)? Jimmy ha detto “The US has more than 12,000 nuclear weapons; the Soviet Union (sic) has about the same; Great Britain and France have several hundred, and Israel has 150 or more” [11]. “Gli Stati Uniti hanno più di dodicimila armi nucleari, l’Unione Sovietica ne ha quasi le stesse; la Gran Bretagna e la Francia ne hanno qualche centinaio, e Israele ne ha centocinquanta o anche di più” (2008). Le stime che fa Vanunu sono di duecento testate già nel 1985, perché dal 1985 al 2008 (anno delle dichiarazioni di Carter) avrebbero dovuto fermarsi se nessuno glielo ha mai chiesto? È pacifico ipotizzare che non si siano mai fermati nella produzione e abbiano continuato con una media di dieci testate all’ anno dal 1985 ad oggi. Sicuramente bisogna aggiungere le testate nucleari montate sui sottomarini che la Germania ha regalato ad Israele, succube di un continuo “senso di colpa” per l’Olocausto [12] (in realtà lo “Spiegel” ha suddiviso l'”Operazione Sansone” in più articoli, che riprendiamo più in basso). Ad ogni modo mister Vanunu possiede molti se non tutti i tratti dell’ebreo giusto tra le nazioni:

  • Ripudia il Giudaismo, criticandolo
  • Viene isolato e ostracizzato dalla stragrande maggioranza o dalla totalità degli altri ebrei
  • Mette in discussione l’Olocausto
  • Si converte al cristianesimo, proprio perché ha capito la natura anticristiana del giudaismo
  • Parla del problema ebraico apertamente
  • Corre dei rischi personali (prigione, uccisione) per i gentili e/o per gli stessi ebrei anziché per se stesso
  • Denuncia i crimini di Israele
  • Denuncia l’accusa di antisemitismo come tattica giudaica per zittire chiunque critica Israele o gli ebrei e/o denuncia altre tattiche giudaiche
  • NON FA GROSSE DISTINZIONI TRA EBREI SIONISTI ED EBREI CHE SI OPPONGONO AL SIONISMO, IN QUANTO NON ESISTE UNA DEFINIZIONE UNIVOCA DI SIONISMO  E IN QUANTO IL PROBLEMA EBRAICO È ANTECEDENTE ALLA NASCITA DEL SIONISMO, QUINDI COLORO CHE FANNO QUESTA DISCRIMINAZIONE SI FINGONO DEGLI EBREI GIUSTI TRA LE NAZIONI, MENTRE IN REALTÀ NON LO SONO.

Anche gli ebrei shministim sono ebrei giusti tra le nazioni, ma presentano soltanto quattro dei suddetti elementi che ci autorizzano a classificarli come tali.

In questo nostro intervento pubblichiamo due interviste concesse da Mordechai Vanunu, una a Maria Escribano e Sean O’Carroll della “Campagna di Solidarietà Irlanda-Palestina” di Limerick e un’ altra concessa ad un intervistatore italiano. Prima però è doveroso anticipare degli importanti virgolettati per sottolineare i tratti di Vanunu che per “laquestionegiudaica” sono indicativi del fatto che Vanunu è un ebreo giusto tra le nazioni.

  • Ripudia il Giudaismo, criticandolo

“C’è anche un’altra questione, cioè che sono diventato cristiano, un ebreo battezzato alla cristianità a Sidney, in Australia, nel 1986, e questo è un altro motivo per cui non piaccio al governo e al popolo israeliano ed ecco perché sono stati contro di me fino ad ora.”

“Se non sei ebreo, gli israeliani non avranno rispetto per te, non ti daranno gli stessi diritti. Sei considerato un nemico. Ma ho deciso che questa è la mia strada, questo è il mio credo. Non posso accettare questa fede ebraica, questa religione, e sò che non vivrei felice qui, non ricevendo gli stessi diritti.”

“Sono venuto qui (in Israele nda) quando avevo dieci anni e sono cresciuto in una famiglia di religione ebraica. Ma ho cominciato a criticare l’ebraismo da quando avevo sedici anni. Ho cominciato a rifiutarlo e continuo a rifiutarlo e criticarlo.”

  • Denuncia l’accusa di antisemitismo come tattica giudaica per zittire chiunque critica Israele o gli ebrei e/o denuncia altre tattiche giudaiche

“Beh quello è il ricatto degli israeliani. Con esso controllano il mondo, accusando tutti di essere antisemiti. Tutto ciò che fanno è dire che sei antisemita. Ma quello che diciamo agli israeliani, e tutti dovrebbero dire, è che proprio loro, che ci accusano di essere antisemiti, sono loro stessi antisemiti, non rispettando i palestinesi.” Il termine antisemita è oggi indicativo dei popoli medio-orientali, quindi comprensivo anche degli arabi, lo abbiamo spiegato qui.

  • Viene isolato e ostracizzato da stragrande maggioranza o dalla totalità degli ebrei

“Ad esempio quando mi hanno rilasciato, circa duecento coloni religiosi della destra sono venuti alla prigione, per protestare contro il mio rilascio. Protestavano contro la gente che era venuta per vedermi, circa duecento persone da tutto il mondo, venuti a celebrare la mia liberazione.”

“La mia vita è in pericolo se vado tra israeliani; mi attaccano, mi gridano addosso..e sì, non è un posto sicuro questo, ne libero; non mi sento libero. Ma dove siamo adesso, in Gerusalemme est, va molto meglio, un bel posto, mi sento sicuro, vado in giro libero, nessun problema. ”

  • Mette in discussione l’Olocausto

“Così, se Israele vuole ricordare  al mondo dell’Olocausto, QUESTO POPOLO EBREO DOVREBBE INNANZITUTTO PROVARLO, distruggendo le sue bombe atomiche e aprendo la centrale di Dimona alle ispezioni internazionali.”

  • Corre dei rischi personali (prigione, uccisione) per i gentili e/o per gli stessi ebrei anziché per se stesso

“Allo stesso tempo ho criticato il programma di armamento nucleare e ho deciso che dovevo informare la gente del mondo. Non è stato quindi un problema decidere; il problema maggiore stava invece nel sapere che, una volta parlato, ne avrei pagato un prezzo molto alto. Il Mossad e lo Shabak ( meglio conosciuto come Shin Bet, intelligence interna israeliana, il traduttore si è confuso con “Savak”, polizia iraniana [13], nda) e il governo, non sarebbero rimasti in silenzio; avrebbero agito, avrebbero potuto uccidermi, fare qualsiasi cosa. Perciò mi aspettavo di tutto.”

Altri due aspetti che lo classificano come ebreo giusto tra le nazioni si evincono anche dall’altra intervista col traduttore italiano. Sono i seguenti:

  • Parla del problema ebraico apertamente

“Israele ha molto controllo sui media, negli U.S.A.: Hollywood, la CNN, tutti…E anche in Europa…E questo aiuta Israele consentendogli di proseguire il lavaggio del cervello, mostrando solo le cose brutte degli arabi. […] Questa è una Superpotenza Psicologica!”

Vogliamo ricordare che affermazioni del genere, sia pure fatte da un ebreo come mister Vanunu, sono considerate antisemitismo dal direttore dell’ Anti-Defamation League Abraham Foxman, in questo caso Mordechai Vanunu sarebbe un self-hating jew (ebreo che odia se stesso), inoltre per Wikipedia, i cui fondatori ricordiamo essere ebrei e avere forti legami con i sionisti, Mordechai Vanunu è ufficialmente un “teorico della cospirazione”, in quanto crede alla “Teoria del controllo ebraico sui media”:-“Tra le teorie del complotto antisemita una delle più diffuse è, senza dubbio, l’accusa, rivolta agli ebrei, di controllare i media per convergere l’opinione pubblica ai propri interessi. La teoria va a collegarsi alle altre accuse, secondo le quali, gli ebrei controllerebbero la finanza americana e internazionale, ponendosi, inoltre, come pesante forza d’influenza nella scena politica ed economica mondiale” [14]. Nonostante questi ragionamenti stupidi, il direttore dell’Anti-Defamation League ha ammesso che per quanto riguarda l’industria dell’intrattenimento gli ebrei violano il numerus clausus! Il che è proprio una delle due definizioni (non contraddittorie) di “problema ebraico” fornite da “laquestionegiudaica”! Abraham Foxman:-“I think Jews are disproportionately represented in the creative industry. They’re disproportionate as lawyers and probably medicine here as well”. “Penso che gli ebrei siano rappresentati in maniera sproporzionata nell’industria dell’intrattenimento. Sono in sproporzione come avvocati e probabilmente anche tra i dottori qui” [15]. Nell’articolo c’è anche un’arrampicata sugli specchi da parte di Abraham Foxman:-“That’s a very dangerous phrase, ‘Jews control Hollywood.’ What is true is that there are a lot of Jews in Hollywood,” he said. Instead of “control,” Foxman would prefer people say that many executives in the industry “happen to be Jewish,” as in “all eight major film studios are run by men who happen to be Jewish””. “”È una frase molto pericolosa, “gli ebrei controllano Hollywood”. Quello che è vero è che ci sono molti ebrei ad Hollywood,” ha detto. Invece di “controllano”, Foxman preferirebbe che le persone dicessero che molti dirigenti  nell’industria “risultano essere ebrei”, allo stesso modo in “tutti gli otto maggiori studi cinematografici sono gestiti da uomini che risultano essere ebrei”” [16]. In pratica Foxman con la sua espressione “happen to be”, vuole farci credere che “per caso” i dirigenti di Hollywood sono tutti quanti ebrei, ma si dimentica di dire che uno dei motivi per i quali gli ebrei si ritrovano nelle posizioni più importanti è il loro etnocentrismo, o se preferite nepotismo etnico, gli altri motivi sono il ricatto e la minaccia, e/o la truffa e l’omicidio, sempre a danno dei gentili, ma ne riparleremo. Foxman vorrebbe farci credere che è un caso che sono tutti o quasi, ebrei, e che anche se occupano le posizioni che occupano non esercitano un controllo su Hollywood. Ma signor Foxman, se hanno la maggioranza assoluta all’interno di Hollywood o sono in maggioranza anche solo nella sfera dirigenziale non è forse il controllo totale di Hollywood, quello che poi succede puntualmente?

  • Denuncia i crimini di Israele

[…] Allora si potrà costringere Israele a smettere di produrre armi, costruire il muro, mettere cinquemila palestineis in carcere. Sarebbe potente!

1986-Sunday-Times

Nell’immagine si può vedere l’articolo del “The Sunday Times”, quotidiano al quale Mordechai Vanunu concesse all’epoca le immagini esclusive dell’impianto nucleare di Dimona.

Qui, sul canale Telegram di “laquestionegiudaica”, sono disponibili le interviste suddette a Mordechai Vanunu.

Intervista fatta da Maria Escribano e Sean O’Carroll della “Campagna di Solidarietà Irlanda-Palestina” di Limerick: https://t.me/la_questione_giudaica/12

Intervista fatta da un italiano:

Parte 1: https://t.me/la_questione_giudaica/15

Parte 2: https://t.me/la_questione_giudaica/17

Parte 3: https://t.me/la_questione_giudaica/19

Per tornare all’ Operazione Sansone, “laquestionegiudaica” fa notare che:-“The country’s military situation following the Egyptian and Syrian surprise attack during the 1973 Yom Kippur holiday was so desperate that Prime Minister Golda Meir — as intelligence service reports have now revealed — ordered her Defense Minister Moshe Dayan to prepare several nuclear bombs for combat and deliver them to air force units. Then, just before the warheads were to be armed, the tide turned. Israel’s forces gained the upper hand on the battlefield, and the bombs made their way back to their underground bunkers ” [17].

“La situazione militare del paese in seguito all’attacco egiziano e siriano a sorpresa durante la festa dello Yom Kippur del 1973 era così disperata che il primo ministro Golda Meir — come rapporti del servizio di intelligence hanno rivelato attualmente — ordinò al suo ministro della difesa Moshe Dayan di preparare alcuni ordigni nucleari da combattimento e consegnarli alle unità dell’aviazione. Poi, proprio prima che le testate venissero armate, il corso degli eventi cambiò. Le forze di Israele ebbero la meglio sul campo di battaglia, e le bombe tornarono ai loro bunkers sotterranei”.

“The Germans don’t want to know anything about that. “It was clear to each of us, without anything being said, that the ships had been tailored to the needs of the Israelis, and that that could also include nuclear capabilities,” says a senior German official involved during the Kohl era. “But in politics there are questions that it’s better not to ask, because the answer would be a problem”” [18].

“I tedeschi non ne vogliono sapere niente. “Era chiaro ad ognuno di noi, senza che ci dicessimo nulla, che le navi erano state adattate alle esigenze degli israeliani, e ciò poteva anche includere capacità nucleari”, dice un alto ufficiale tedesco durante l’era Kohl. “Ma in politica ci sono domande che è meglio non fare, perché la risposta sarebbe un problema””.

“For their part, experts with the German military, the Bundeswehr, do not doubt the nuclear capability of the submarines, but they do doubt whether cruise missiles could be developed on the basis of the Popeye Turbo that could fly 1,500 kilometers.

Some military experts suggest, therefore, that the Israeli government is bluffing, in a bid to make Iran believe that the Jewish state already has a sea-based second-strike capability” [19].

“Dal canto loro, esperti dell’esercito tedesco, il Bundeswehr, non dubitano della capacità nucleare dei sottomarini, ma dubitano che dei missili cruise possano essere sviluppati sulla base del Popeye Turbo che possano viaggiare per millecinquecento chilometri.

Alcuni esperti militari suggeriscono, perciò, che il governo israeliano stia bleffando, in un tentativo di far credere all’Iran che lo stato ebraico abbia già una capacità nucleare di secondo colpo via mare”.

Di seguito, la collaborazione del governo tedesco alla disinformazione sulle capacità nucleari di Israele.

“When the German Finance Ministry had to report the funds for the financing of submarines 4 and 5 in 2006, the ministry officials were clearly squirming. The planned weapons system is “not suitable for the use of missiles equipped with nuclear warheads. The submarines are therefore not being constructed and equipped for launching nuclear weapons,” reads a classified document from Finance Ministry State Secretary Karl Diller to the Bundestag budget committee dated Aug. 29, 2006″ [20].

“Quando il ministero delle finanze tedesco doveva riportare i fondi per il finanziamento dei sottomarini quattro e cinque nel 2006, i funzionari del ministrero erano chiaramente in imbarazzo. Il sistema d’arma pianificato è “non idoneo all’uso di missili equipaggiati con testate nucleari. I sottomarini perciò non sono stati costruiti ed equipaggiati per lanciare armi nucleari”, recita un documento classificato dal segratario di stato del ministero delle finanze Karl Diller al comitato del budget del Bundestag datato 29 Agosto, 2006″.

“One of the special features is the equipment used in the Dolphin class, which is named after the first ship. Unlike conventional submarines, the Dolphins don’t just have torpedo tubes with a 533-millimeter diameter in the steel bow. In response to a special Israeli request, the HDW engineers designed four additional tubes that are 650 millimeters in diameter — a special design not found in any other submarine in the Western world.

What is the purpose of the large tubes? In a classified 2006 memo, the German government argued that the tubes are an “option for the transfer of special forces and the pressure-free stowage of their equipment” — combat swimmers, for example –, who can be released through the narrow shaft for secret operations. The same explanation is given by the Israelis.

Keeping Options Open

In the United States, however, it has long been speculated that the wider shafts could be intended for ballistic missiles armed with nuclear warheads. This suspicion was fueled by an Israeli request for US Tomahawk cruise missiles in 2000. The missiles have a range of over 600 kilometers, while nuclear versions can even fly about 2,500 kilometers. But Washington rejected the request twice.

Their use as nuclear carrier missiles is readily possible in the Dolphins. Contrary to official assumptions, HDW equipped the Israeli submarines with a newly developed hydraulic ejection system instead of a compressed air ejection system. In this process, water is compressed with the help of a hydraulic ram. The resulting pressure is then used to catapult the weapon out of the shaft.

The resulting momentum is limited, however, and it isn’t enough to eject a three to five-ton midrange missile out of the ship, at least according to insiders. This is not the case with lighter-weight missiles weighing up to 1.5 tons — like the Popeye Turbo or the American Tomahawk, which weighs just that, nuclear warhead included” [21].

“Una delle caratteristiche speciali è l’equipaggiamento utilizzato nella classe Dolphin (classe di sottomarini nda), che è nominato dopo la prima nave. A differenza dei sottomarini convenzionali, i Dolphins semplicemente non hanno camere di combustione da cinquecentotrentatre millimetri di diametro nella prua metallica. In risposta ad una speciale richiesta israeliana, gli ingegneri dell’HDW hanno progettato quattro camere di combustione addizionali che sono di seicentocinquanta millimetri di diametro — un design che non si ritrova in alcun altro sottomarino nel mondo occidentale.

Qual è lo scopo delle camere larghe ? In una nota classificata, il governo tedesco ha sostenuto che le camere sono un’ “opzione per lo spostamento di forze speciali e stivaggio del loro equipaggiamento non pressurizzato” — incursori subacquei, per esempio –, che possono essere eiettati attraverso lo stretto canale per operazioni segrete. La stessa spiegazione viene fornita dagli israeliani.

Mantenere aperte le opzioni

Ad ogni modo, negli Stati Uniti, si è a lungo speculato sul fatto che camere più larghe potessero essere destinate a missili balistici armati con testate nucleari. Questo sospetto fu alimentato da una richiesta israeliana di missili cruise modello Tomahawk statunitensi nel 2000. I missili hanno una gittata di oltre seicento chilometri, mentre le versioni nucleari (di tale modello) possono viaggiare per duemilacinquecento chilometri. Ma Washington ha respinto la richiesta per due volte.

Il loro uso come missili vettori di armi nucleari è facilmente possibile nei Dolphins. Contrariamente alle supposizioni ufficiali, l’HDW ha equipaggiato i sottomarini israeliani con un sistema di eiezione idraulica sviluppato di recente anziché un sistema di eiezione ad aria compressa. Con questo metodo, l’acqua viene compressa con l’aiuto di un ariete idraulico. La pressione risultante viene poi utilizzata per catapultare l’arma fuori dalla camera. Lo slancio che ne risulta è limitato, comunque, e non è abbastanza per eiettare un missile a media gittata dalle tre alle cinque tonnellate fuori dalla nave, almeno secondo gli addetti ai lavori. Non è così con un missile più leggero che pesa fino a una tonnellata e mezza — come il Popeye Turbo o il Tomahawk americano, che pesa esattamente quello, testata nucleare inclusa”.

Strategic Depth

Even then it was becoming apparent, according to Ayalon, “that in the Middle East things were heading toward nuclear weapons,” especially in Iraq. The fact that the Arab states were seriously interested in building the bomb changed Israel’s defense doctrine, he says. “A submarine can be used as a tactical weapon for various missions, but at the center of our discussions in the 1980s was the question of whether the navy was to receive an additional task known as strategic depth,” says Ayalon. “Purchasing the submarines was the country’s most important strategic decision.”

Strategic depth. Or nuclear second-strike capability” [22].

“Profondità strategica

Anche allora stava diventando evidente, secondo Ayalon (ex direttore dello Shin Bet nda), “che nel Medio-Oriente le cose stavano andando verso le armi nucleari”, specialmente in Iraq. Il fatto che gli stati arabi fossero seriamente intenzionati a costruire la bomba ha cambiato la filosofia della difesa di Israele, ha dichiarato. “Un sottomarino può essere utilizzato come arma tattica per varie missioni, ma al centro delle nostre discussioni negli anni ottanta c’era la questione del se la marina avrebbe dovuto assumere un ulteriore compito noto come profondità strategica”, dice Ayalon. “Acquistare i sottomarini è stata la decisione strategica più importante del paese”. Profondità strategica. O capacità di secondo colpo nucleare”.

Dal punto di vista strategico, più fonti di informazione hanno segnalato l’urgenza di un attacco nucleare preventivo sull’Iran come abbiamo visto, ma queste fonti di informazione hanno anche evidenziato la necessità per Israele di utilizzare la profondità strategica in quanto si ritiene complicato entrare nello spazio aereo iraniano per tale operazione preventiva senza rischi e/o danni collaterali, ciò è in accordo anche con la filosofia del “mantenere aperte le opzioni”. Infatti:-“Given the difficulty its jets would face in reaching Iran for anything more than a one-off sortie – ballistic missiles or submarine-launched cruise missiles could serve for Israeli tactical nuclear strikes without interference from Iranian air defenses [23]”.

“Data la difficoltà che i jets affronterebbero nel raggiungere l’Iran per più di una singola missione – missili balistici o missili cruise lanciati da sottomarini potrebbero servire per colpi nucleari tattici israeliani senza interferenza da parte della difesa aerea iraniana”.

LA CAPACITÀ DI PRIMO COLPO NUCLEARE È GIÀ DIMOSTRATA DALL’INTELLIGENCE FORNITA DA MORDECHAI VANUNU, MENTRE È DA QUASI QUARANT’ANNI CHE ISRAELE DISCUTE DI PROFONDITÀ STRATEGICA, E NE HA BISOGNO ORA PIÙ CHE MAI. DAL PUNTO DI VISTA TEORICO SE LA PUÒ PERMETTERE CON FACILITÀ, DAL PUNTO DI VISTA STRATEGICO NE HA BISOGNO, A MAGGIOR RAGIONE SE VUOLE MANTENERE IL SUO MODUS OPERANDI AGGRESSIVO E PREVENTIVO.

Altro elemento importante è che un politico israeliano ha ammesso quello che si sà già: che l’ambiguità nucleare è oramai inutile perché i segreti di Israele sono già stati scoperti. È stato indagato per tradimento.

“Burg is a former member of the Knesset Foreign Affairs and Defense Committee, and may be one of the few Israelis who have direct knowledge of Israel’s nuclear program.

The Sunday letter from the group, the Legal Forum for the Land of Israel, which was addressed to Israel Police Commissioner Yohanan Danino and Deputy State Attorney Eli Abarbanel, called on the authorities to open an investigation into Burg’s statements, accusing him of “treason” for possibly revealing one of Israel’s key national security secrets.

At a conference advocating a nuclear-free Middle East which took place in Haifa last week, Burg said openly that “Israel has nuclear and chemical weapons” and called for an “open and brave public discussion” on the issue, Maariv reported. Israel’s long-standing policy of nuclear ambiguity was “outdated and childish,” Burg stressed, and said that only “regional dialogue, including with Iran” could create a nuclear-free Middle East” [24].

“Burg è un ex membro della Commisione Affari Esteri e Difesa della Knesset, e può essere uno dei pochi israeliani che abbia diretta conoscenza del programma nucleare di Israele.

La lettera di domenica dal gruppo, “Tribunale Legale per la Terra di Israele”, che era indirizzata al sovrintendente della polizia di Israele Yohanan Danino e al procuratore di stato aggiunto Eli Abarbanel, hanno lanciato un appello alle autorità per aprire un’indagine sulle dichiarazioni di Burg, accusandolo di “tradimento” per aver forse rivelato uno dei segreti chiave per la sicurezza nazionale di Israele.

Ad un convegno di sostegno ad un Medio Oriente senza nucleare che ha avuto luogo ad Haifa la scorsa settimana, Burg ha apertamente affermato che “Israele ha armi nucleari e chimiche” e ha richiesto “un aperto e pubblico dibattito” sulla questione, ha riportato il quotidiano Maariv. La politica di lunga data di ambiguità nucleare di Israele è “obsoleta e infantile”, ha accentuato Burg, e ha detto che solo il “dialogo tra regioni, incluso l’Iran”, potrebbe creare un Medio Oriente senza nucleare”.

Dell’ “Operazione Sansone” avevano parlato sia David Ben Gurion che Shimon Peres:-“The German government was also left in the dark at first — with Strauss being the likely exception. The CSU politician was apparently brought into the loop in 1961. This is suggested by a memo dated June 12, 1961, classified as “top secret,” which Strauss dictated after a meeting in Paris with Peres and Ben-Gurion, in which he wrote: “Ben-Gurion spoke about the production of nuclear weapons.” [25]”.

“Anche il governo tedesco fu lasciato all’oscuro all’inizio — ad eccezione probabilmente di Strauss. Il politico del CSU fu apparentemente fatto entrare nel giro nel 1961. Ciò è suggerito da una nota datata 12 Giugno, 1961, classificata come “segretissimo”, che Strauss dettò dopo un incontro a Parigi con Peres e Ben-Gurion, nella quale scrisse:-“Ben-Gurion ha parlato della produzione di armi nucleari.”

I giornalisti dello Spiegel hanno avuto accesso agli interni dei sottomarini israeliani, scoprendo coi loro occhi la capacità di secondo colpo nucleare di Israele.

“Deep in their interiors, on decks 2 and 3, the submarines contain a secret that even in Israel is only known to a few insiders: nuclear warheads, small enough to be mounted on a cruise missile, but explosive enough to execute a nuclear strike that would cause devastating results. This secret is considered one of the best kept in modern military history. Anyone who speaks openly about it in Israel runs the risk of being sentenced to a lengthy prison term.

Research SPIEGEL has conducted in Germany, Israel and the United States, among current and past government ministers, military officials, defense engineers and intelligence agents, no longer leaves any room for doubt: With the help of German maritime technology, Israel has managed to create for itself a floating nuclear weapon arsenal: submarines equipped with nuclear capability.

Lothar Rühl, a former state secretary in the Defense Ministry, says that he never doubted that “Israel stationed nuclear weapons on the ships.” And Wolfgang Ruppelt, the director of arms procurement at the Defense Ministry during the key phase, admits that it was immediately clear to him that the Israelis wanted the ships “as carriers for weapons of the sort that a small country like Israel cannot station on land” [26].

“In profondità negli interni, ai ponti due e tre, i sottomarini contengono un segreto che anche in Israele è conosciuto solo da pochi addetti ai lavori: testate nucleari, piccole abbastanza per essere montate su un missile cruise, ma abbastanza esplosive per eseguire un colpo nucleare dai risultati devastanti. Questo segreto è considerato uno dei meglio conservati nella moderna storia militare  (si, come no nda). Chiunque ne parli apertamente in Israele corre il rischio di essere condannato ad una lunga pena detentiva.

La ricerca che lo Spiegel ha condotto in Germania, Israele e Stati Uniti, tra i ministri dell’odierno e del precedente governo, ufficiali delle forze armate, ingegneri della difesa e agenti dell’intelligence, non lascia alcuno spazio al dubbio: con l’aiuto delle tecnologia marittima tedesca, Israele è riuscito a creare per sé un arsenale di armi nucleari galleggiante: sottomarini equipaggiati con capacità nucleare.

Lothar Rühl, un ex segretario di stato al ministero della difesa, dice di non aver mai dubitato che “Israele collocasse armi nucleari sulle navi”. E Wolfgang Ruppelt, il direttore del rifornimento di armi al ministero della difesa durante la fase chiave, ammette che gli era immediatamente chiaro che gli israeliani volessero le navi ” in qualità di vettori di armi di un tipo che un piccolo paese come Israele non può posizionare a terra”.

Quando però ufficiali americani e israeliani ammettono la capacità di secondo colpo nucleare di Israele è nell’ambito dell’ambiguità nucleare, per terrorizzare i nemici di Israele. Gli ufficiali sono infatti anonimi.

“Israeli and American officials have admitted collaborating to deploy US-supplied Harpoon cruise missiles armed with nuclear warheads in Israel’s fleet of Dolphin-class submarines, giving the Middle East’s only nuclear power the ability to strike at any of its Arab neighbours” [27].

“Ufficiali americani e israeliani hanno ammesso la collaborazione a impiegare missili cruise modello Harpoon statunitensi armati con testate nucleari nella flotta di sottomarini classe Dolphin di Israele, dando all’unica potenza nucleare del Medio Oriente la capacità di colpire qualunque tra i suoi vicini arabi”.

“According to the paper, the disclosure by two US officials is designed to discourage Israel’s enemies from against launching an attack amid rapidly escalating tensions in the region following a raid by Israeli jets on an alleged terrorist training camp near the Syrian capital, Damascus” [28].

“Secondo il quotidiano (The Los Angeles Times nda), la rivelazione da parte dei due ufficiali statunitensi è progettata per scoraggiare i nemici di Israele dal lanciargli contro un attacco nel mezzo dell’inasprimento delle tensioni nella regione, a seguito di un’incursione dei jet israeliani su un presunto campo di addestramento terroristico nei pressi della capitale siriana, Damasco”.

Infatti questo impiego di missili cruise modello Harpoon statunitensi (nel 2003) si contraddice con il rifiuto da parte degli Stati Uniti di fornire missili cruise modello Tomahawk ad Israele ( nel 2000), come abbiamo visto sopra. Ma c’è anche da dire che le amministrazioni erano diverse ai tempi delle rispettive dichiarazioni ufficiali (Clinton nel 2000, Bush Jr. nel 2003). Tra l’altro c’è un test nucleare riportato dal Los Angeles Times nel 2000. Tale test sarebbe avvenuto nell’Oceano Indiano.

“In June 2002, former State Department and Pentagon officials confirmed that the U.S. Navy observed Israeli missile tests in the Indian Ocean in 2000, and that the Dolphin-class vessels have been fitted with nuclear-capable cruise missiles of a new design. However, the Israeli Defense Forces have consistently denied such missile tests” [29].

“Nel giugno 2002, ex funzionari del dipartimento di stato e del pentagono hanno confermato che la marina statunitense ha osservato test missilistici israeliani nell’Oceano Indiano nel 2000, e che i vascelli classe Dolphin sono stati adattati con missili cruise a capacità nucleare dal design nuovo. Ad ogni modo, le forze di difesa israeliane hanno costantemente negato tali test missilistici”.

Che siano missili cruise modello Harpoon o che siano Tomahawk o Popeye Turbo o missili dal “design nuovo” poco importa, Israele ha capacità di secondo colpo nucleare via mare, grazie ai sottomarini acquistati a prezzo scontato dalla Germania.

Siamo riusciti a sconfinare di parecchio oltre il tema originale di questo articolo, che doveva essere incentrato sull’intelligence e l’onestà di un ebreo giusto tra le nazioni, come Mordechai Vanunu, ma si è poi trasformato lentamente in un discorso più generale sulle capacità nucleari di Israele. E non mancheremo di approfondire ancora di più questo discorso. Per il momento forniamo i documenti sulla fornitura di acqua pesante ad Israele da parte della Norvegia, scaricabili dal canale Telegram di “laquestionegiudaica” al seguente indirizzo: https://t.me/la_questione_giudaica/22.

Di seguito le foto fornite da Mordechai Vanunu al “The Sunday Times”, che mostrano chiaramente sezioni sotterranee dell’impianto di Dimona, dove tutt’oggi si costruiscono armi nucleari. Le foto sono state prese dal sito personale di Mordechai Vanunu [30].

Abbiamo scritto personalmente a Mordechai Vanunu, proponendogli di coinvolgere il governo inglese, che ha la possibilità di denunciare lo stato di Israele per crimini contro l’umanità, in quanto la permanenza forzata in Israele che i servizi segreti israeliani impongono a Mordechai Vanunu, oltre ad una serie di limitazioni della sua libertà personale, delineano nel loro insieme la fattispecie di reato di tortura, che è un reato incluso tra i crimini contro l’umanità. Pensiamo che ci siano più possibilità di intervento grazie al governo inglese di liberare Vanunu che non grazie all’ONU, in quanto l’atteggiamento di tale organizzazione nei confronti di Israele, è stato ribattezzato da “laquestionegiudaica” “redarguire senza perseguire”. Tale atteggiamento non è che una conferma secondo noi del controllo pressocché totale che gli ebrei hanno sulle Nazioni Unite, anche e soprattutto quando l’ONU salva le apparenze grazie agli Stati Uniti, che difendono l’indifendibile (Israele) con il loro veto, lasciando pensare ai gentili che almeno hanno provato a fare qualcosa ma gli onnipresenti Stati Uniti glielo hanno impedito. Torneremo a parlare di mister Vanunu in merito alle sue dichiarazioni sulla responsabilità degli ebrei nell’omicidio del presidente degli Stati Uniti John Kennedy, che ha osato tentare di mettere un freno alle capacità nucleari di Israele, ma questa è un’altra storia…

In foto: a sinistra Mordechai Vanunu, un ebreo giusto tra le nazioni. A destra: Abraham Foxman (ebreo) presidente dell’Anti-Defamation League, sostiene che se gli ebrei sono rappresentati in maniera sproporzionata ad Hollywood e in altre istituzioni è un caso, e comunque non esercitano un controllo nelle strutture in cui sono in soprannumero, per “laquestionegiudaica” il signor Foxman si arrampica decisamente sugli specchi.

Fonti:

[1] http://articles.latimes.com/2013/sep/15/world/la-fg-wn-israel-nuclear-weapons-20130915

[2] https://www.jta.org/1989/05/04/archive/vanunu-appeal-opens-in-israel-as-italians-rally-behind-him

[3] https://www.timesofisrael.com/police-probe-nuclear-spy-vanunu-over-israeli-tv-interview/

[4] Idem.

[5] Intervista concessa da Mordechai Vanunu a Sean O’Carroll della “Campagna di Solidarietà Irlanda-Palestina” di Limerick.

[6] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3781816,00.html

[7] https://www.reuters.com/article/us-nuclear-iran-israel-nukes/israel-could-use-tactical-nukes-on-iran-thinktank-idUSTRE62P1LH20100326

[8] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3192864,00.html

[9] https://www.jta.org/1989/05/04/archive/vanunu-appeal-opens-in-israel-as-italians-rally-behind-him

[10] http://www.timesofisrael.com/israel-lets-mordechai-vanunu-detail-its-nuclear-program-on-primetime-tv/

[11] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7420573.stm

[12] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784.html

[13] https://en.wikipedia.org/wiki/SAVAK

[14] https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_controllo_ebraico_sui_media

[15] http://articles.latimes.com/2008/dec/19/opinion/oe-stein19

[16] Idem.

[17] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784-5.html

[18] Idem.

[19] Idem.

[20] Idem.

[21] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784-4.html

[22] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784-3.html

[23] http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/13209

[24] http://www.timesofisrael.com/avraham-burg-panned-for-breaking-nuclear-ambiguity/

[25] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784-2.html

[26] http://www.spiegel.de/international/world/israel-deploys-nuclear-weapons-on-german-built-submarines-a-836784.html

[27] http://www.theguardian.com/world/2003/oct/12/israel1

[28] Ibidem.

[29] http://www.nti.org/analysis/articles/israel-submarine-capabilities/

[30] http://www.vanunu.com/dimona/pix.html

“L’odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente” (Pr 26:26)